Caso Epstein, il movimento MAGA si spacca e attacca Trump
La guerra tra il presidente e la deputata super-trumpiana Marjorie Taylor Greene rende evidente la frattura nella destra Usa. Trump è accusato di non essere abbastanza populista e di tradire le promesse elettorali
Ap Negli ultimi mesi il movimento MAGA – la rete di media, attivisti e influencer di destra che ha sostenuto Donald Trump per oltre otto anni – è passato dall’essere il blocco più compatto e influente della politica statunitense a un insieme di fazioni in lotta tra loro. Solo sei mesi fa era considerato l’attore più determinante nel definire agenda e linguaggio del dibattito pubblico; oggi appare diviso su Israele, nazionalismo bianco, test di purezza e dispute tra le sue personalità più importanti.
Ha contribuito a far eleggere il presidente Trump per un secondo mandato, a difendere Trump, a fare pressione e a punire qualsiasi repubblicano che non lo sostenesse. Il MAGA era Trump, e Trump era il MAGA.
Ma il potere e l'influenza portano con sé conflitti e rivalità. In questo caso, il dibattito verte sul significato reale dell'America First: mentre Trump, leader politico e spirituale del MAGA, concentra l'attenzione su Israele o Venezuela, la classe operaia americana impoverita, la sua base elettorale, non vede i benefici promessi anche se resta in gran parte 'trumpiana'.
Trump ha riconosciuto pubblicamente la centralità del movimento, ricordando di averne coniato il nome: «So meglio di chiunque altro cosa vuole dire MAGA». Ma proprio mentre ribadisce la sua leadership, alcune delle principali figure del mondo America First lo accusano di aver perso la direzione su temi centrali, privilegiando dossier internazionali rispetto alle questioni sociali ed economiche della classe lavoratrice: insomma di non essere ‘abbastanza’ populista.
In questo clima è esploso lo scontro con la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene, storica alleata di Trump e simbolo del MAGA più estremista: Trump ha revocato il suo sostegno, definendola “Marjorie la pazza” e poi "traditrice". Greene ha risposto con toni altrettanto duri, sostenendo che il presidente starebbe deviando dai principi America First e denunciando che “minacce contro di me sono alimentate dall’uomo più potente del mondo”.
La rottura nasce soprattutto dalla richiesta di Greene di pubblicare integralmente i documenti sul caso Epstein, una posizione che Trump non condivide e che ha creato un inedito fronte a lui contrario dentro la sua stessa base.
La frattura tra Marjorie Taylor Greene e Trump segna una divisione tra MAGA e America First. Per anni i due sono stati quasi sinonimi. Ma i sostenitori di America First come lei ora pensano che MAGA assecondi troppo Trump sugli impegni internazionali, in particolare su Israele. Insospettabili come Tucker Carlson sono sempre più critici nei confronti di Trump per il suo illimitato sostegno a Israele. Ritengono che ciò costituisca un'enorme distrazione e una totale violazione dei principi dell'America First.
Steve Bannon e altre personalità del MAGA vedono gli elettori della classe operaia, i soldati semplici del loro movimento, essere schiacciati dalle élite economiche, big tech e sostenitori miliardari che circondano Trump e lo allontanano dalla sua base originaria. Bannon ha citato un post di Charlie Kirk pubblicato un mese prima del suo assassinio, in cui si chiedeva “urgenza” su sei questioni, tutte interne e di interesse per la Generazione Z. Contemporaneamente, figure influenti della destra mediatica – compresi i gruppi di nazionalisti bianchi legati a Nick Fuentes – criticano Trump per il suo appoggio a Israele, giudicato incompatibile con l’idea di America First.
Per ora le divisioni non sembrano minacciare la posizione di Trump come leader del movimento, ma il voto alla Camera sulla pubblicazione dei file Epstein – previsto nei prossimi giorni – potrebbe accentuare ulteriormente le divisioni interne.
A riprova delle divisioni interne del mondo MAGA c'è il caso di Laura Loomer, l'attivista trumpiana di ferro, che ha attaccato Marjorie Taylor Greene con una provocazione: "dovrei trasferirmi in Georgia?", ha chiesto ai suoi milioni di follower dopo che il presidente ha ritirato il sostegno a Taylor Greene, deputata repubblicana della Georgia, e dichiarato che appoggerà chiunque la sfiderà. In una serie di post critici su X contro Taylor Greene, Loomer ha ricordato che aveva messo in guardia Trump e la sua squadra sulla deputata, e le ha infine dato della "prostituta politica".
Fonte: www.rainews.it
