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New York sott’acqua: dichiarato lo stato di emergenza per le piogge

Piogge torrenziali, causate da violenti temporali che si sono abbattuti sulla metropoli venerdì 29 settembre, hanno allagato New York, mandandola in tilt e costringendo il governatore dello Stato Kathy Hochul a dichiarare lo stato di emergenza. I cittadini sono invitati a stare a casa e non spostarsi: «La situazione è pericolosa» e continuerà a esserlo per ore, hanno avvertito le autorità. Le piogge infatti proseguiranno incessanti per un altro giorno, secondo le previsioni meteo.

Metro sospese e stazioni allagate

La metà delle linee della metro sono state parzialmente o totalmente sospese, alcune stazioni allagate sono diventate irraggiungibili causando non pochi disagi ai passeggeri. Anche gli autobus si sono fermati. Un terminal dell’aeroporto di LaGuardia è stato chiuso e decine di voli nei tre principali scali dell’area – Newark, LaGuardia e Jfk – hanno registrato ritardi, così come i treni in arrivo e partenza. Le strade e gli scantinati di molti palazzi sono allagati. I soccorsi e le procedure di evacuazione procedono a rilento: l’acqua in alcune zone, come ad esempio a Brooklyn, è arrivata fino alle ginocchia rendendo più difficile prestare aiuto.

Le polemiche contro il sindaco

Una situazione di totale caos che ha scatenato una serie di polemiche contro il sindaco Eric Adams, accusato di non aver dato l’allarme tramite il sistema di allerta e quindi di aver fatto sì che la città e i suoi residenti fossero impreparati all’emergenza. Gli uffici e le scuole sono infatti rimasti aperti, esponendo lavoratori e studenti a un inutile rischio. Adams ha però difeso le sue scelte: «Abbiamo seguito il protocollo», ha detto assicurando che l’emergenza non è stata sottovalutata. Le sue parole non sono servite a calmare i cittadini, soprattutto quelli rimasti ostaggio del caos nei trasporti. Con la quasi paralisi totale di metro e bus, la domanda di taxi e Uber è esplosa provocando attese di oltre un’ora.

Meloni: «I soliti noti vorrebbero un governo tecnico, lo spread? È stato molto più elevato»

Si è svolto a Malta, nella giornata di venerdì 29 settembre, a margine del vertice Med9, l’incontro trilaterale tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Al centro il dossier migranti e il piano in 10 punti proposto da von der Leyen a Lampedusa.

Macron: «Con Meloni e Ue approccio comune»

«L’incontro con Giorgia Meloni è andato bene, come sempre. È stato efficace. Abbiamo potuto fare passi avanti. Con la Commissione europea abbiamo trovato un approccio comune che proporremo ai colleghi per dare una risposta comune a questa che è una sfida totalmente europea. Penso che la capacità europea di prevenire questi flussi sia la chiave». Ha detto all’Ansa il presidente francese Emmanuel Macron, commentando l’esito del trilaterale sulla crisi migratoria.

Meloni: «Soluzioni strutturali o saremo travolti»

«Chi pensa che il problema dei migranti possa essere rinchiuso entro i confini di una nazione europea prende un abbaglio. Senza risposte strutturali prima saranno travolte le nazioni di primo approdo, ma poi tutti quanti verranno travolti da questo problema», ha affermato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nelle dichiarazioni finali dei leader al termine del vertice. Il «piano di azione presentato da Ursula von der Leyen a Lampedusa è una ottima cornice di partenza, è fondamentale renderlo concreto e operativo».

Sullo spread: «Non vedo questo problema»

La sinistra «continui a fare la lista dei ministri del governo tecnico che noi intanto governiamo»  ha aggiunto la premier. Interpellata sull’andamento dello spread: «Non vedo questo problema, vedo questa speranza da parte dei soliti noti, mi fa sorridere. Voglio tranquillizzare: il governo sta bene la situazione è complessa l’abbiamo maneggiata con serietà l’anno scorso, e anche quest’anno. Lo spread che lanciate come se fosse la fine del governo Meloni stava adesso a 192 punti, a ottobre scorso 250 durante l’anno precedente al nuovo governo è stato più alto e i titoli non li ho visti».

«Non si fa solidarietà con i confini degli altri»

«Non si può fare solidarietà con i confini degli altri» ha detto Meloni a margine del vertice Med9 a Malta, parlando delle richieste della Germania sul regolamento delle crisi inserito nel Patto sulla migrazione e l’asilo. «Ho avuto degli scambi con il cancelliere Scholz nella giornata di ieri. La Germania è arrivata con alcuni emendamenti, uno in particolare, quello che riguarda le ong, per noi rappresenta un passo indietro. Abbiamo chiesto di avere tempo, non si poteva decidere ieri così».

Gli Usa chiedono alla Serbia di ritirare le truppe ammassate al confine con il Kosovo

AGI - Gli Stati Uniti invitano "la Serbia a ritirare le truppe" ammassate al confine con il Kosovo. "Vediamo un importante dispiegamento militare serbo lungo il confine con il Kosovo", compresa l'installazione "senza precedenti" di artiglieria, carri armati e unità di fanteria, ha detto John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca.

Kirby non ha voluto esprimersi sul rischio di un'eventuale invasione del Kosovo, di cui la Serbia non riconosce l'indipendenza, e che è in preda a tensioni molto forti da qualche giorno. Il portavo e ha sottolineato che "a causa dei recenti sviluppi la Kfor", la forza dispiegata dalla NATO in questa ex provincia serba, "aumenterà la sua presenza" nel nord del territorio.

Kirby non è stato in grado di dire se si trattasse soltanto di una ridistribuzione delle truppe della Kfor verso il nord del Kosovo o di un aumento netto del numero di militari schierati da questa forza.

Il funzionario ha riferito che il capo della diplomazia americana Antony Blinken ha chiamato venerdì il presidente serbo Aleksandar Vucic per esprimergli la "preoccupazione" americana e "sottolineare la necessità di una riduzione immediata delle tensioni e di un ritorno al dialogo". Il consigliere per la sicurezza nazionale americano Jake Sullivan ha parlato con il primo ministro del Kosovo, Albin Kurti.

La Serbia rifiuta di riconoscere l'indipendenza che la sua ex provincia meridionale, a maggioranza albanese, ha proclamato nel 2008 un decennio dopo una guerra mortale tra guerriglia indipendentista kosovara e forze serbe.

Un poliziotto kosovaro albanese è stato ucciso domenica in un'imboscata nel nord del Kosovo, dove i serbi sono la maggioranza in diverse città. Ne è seguita una sparatoria tra le forze speciali della polizia kosovara e un commando serbo pesantemente armato. Si tratta di una delle piu' gravi escalation degli ultimi anni in Kosovo.

Facci lascia Libero: la lettera ai colleghi della redazione

Filippo Facci ha lasciato Libero. Appena insediato, il neo direttore Mario Sechi ha eliminato la sua rubrica in prima pagina. Questa la lettera con cui il giornalista ha salutato amici e colleghi del quotidiano

«Oggi mi sono dimesso da Libero – come avevo chiesto a Scaglia di dire in riunione, essendo io stato ancora in uno stracazzo di ospedale per i miei guai interminabili – e ci tenevo a dirvi che voglio bene a voi tutti (sì, anche a te, a Senaldi: giuro) e che le mie dimissioni le avevo praticamente già decise nel giorno dell’insediamento di Sechi, il quale, come primissima cosa, ha eliminato la mia rubrica di prima pagina, che, tra piccole interruzioni umorali, esisteva – passando dal Giornale a Libero – dalla fine degli anni Novanta e figurava anche nel contratto d’assunzione che firmai nella tarda estate 2009. Non mi sono dimesso per andare al Giornale, anche se è una cosa che volevo e che dovevo fare in accordo con Sallusti sin da aprile, ma che poi è saltata per forte opposizione dell’amministratore delegato che mi offrì una cifra provocatoria all’inizio di agosto, cosa che poi non si aggiustò per sostanziale e letterale vacanza di Sallusti sulla questione».

«Mi sono dimesso per la rubrica»

«Non mi sono neanche dimesso per cose tipo l’obbligo di presenziare alle riunioni del mattino, pur io non avendo alcuna mansione: la cosa semmai mi divertiva e costituiva un problema per l’equilibrio neurovegetativo dei presenti e soprattutto di Biasin. L’equilibrio neurovegetativo di alcuni (penso a Scaglia) del resto non è peggiorabile. Senza farla lunga, e se dovessi sintetizzare, io mi sono dimesso da Libero per la rubrica, e per ciò che rappresentava per Sechi: qualcosa che in parte poteva sfuggire al suo controllo. Sechi vuole il controllo totale (già Capezzone è diverso) e lo avete già visto tutti, io l’ho capito da infiniti dettagli e da esperimenti che ho fatto in questo breve periodo.  Tantomeno mi sono dimesso in un qualcosa che è stato «concordato»: no, il direttore non ne sapeva un beato cazzo. Ma voglio bene anche a lui, a Mario Sechi, che mi seguì a Libero nel 2009 assieme a Nuzzi, Bechis, Belpietro e altri tromboni: guadagnavano infiniti soldi più di me, e però, nel tempo, io sono l’unico della brigata che è rimasto, colpevole degli accordi che avevo preso (scrivere e basta, con Belpietro che non mi voleva vedere fisicamente, così stavo a casa) e colpevole di guadagnare quello che chiesi, cioè la somma di quello che percepivo al porto sicuro di Mediaset (che lasciai per l’avventura disperata del Libero orfano del fondatore) più quello che percepivo al Giornale: non un soldo di più. Io volevo e dovevo scrivere: e non mi sembra di essermi risparmiato. Voglio bene a Mario Sechi, dicevo, anche se ne ho conosciuti due: il primo era un cazzone, il miglior capocronista che abbia avuto il piacere di conoscere, e ricordo ancora la volta che, da direttore dell’Unione Sarda, mi telefonò alle 6.00 del mattino completamente ubriaco. Un pazzo che ne cercava un altro. Del secondo Sechi ho sentito parlare, ma io non do mai retta alle voci: non voglio credere che sia diventato un classico esempio del Principio di Peter. Nel caso, non voglio saperlo, scoprirlo.

«Mi sono dimesso al buio, ma non ho paura»

«Mi è bastata la cosa della rubrica, ma non perché stiamo parlando di chissà che cosa, ma perché è stato un gesto fortemente simbolico. A parte che mi hanno levato due rubriche in un mese (la Rai e Libero: vaffanculo) suvvia, pochi cazzi: la rubrica funzionava, e funzionava perché spesso non centrava un cazzo, la sbirciavi anche se non ti piaceva, Sallusti quand’era al Giornale voleva assumermi perché la scrivessi lì, e, comunque era scritta con più metodo di quanto forse immaginiate; ma non è stata affidata a un altro, o messa in una pagina interna, cose così: è stata proprio buttata via, cancellata. E, in un giornale che sta funzionando, ci devi pensare bene prima di cancellare una rubrica che ha 25 anni o demansionare persone come qualcuna di voi. Altrimenti rischi di essere lo stupido secondo la definizione di Carlo Maria Cipolla: uno che fa del male agli altri e anche a se stesso. Vi voglio bene, insomma. Ricordatemi per quando vi portai le granite alla siciliana, per quando scassinai ufficialmente la macchinetta delle merendine, per aver portato qualcuno di voi a scalare montagne (con un ‘duro’ che quasi piangeva, e un interista che si commosse guardando delle capre), per aver rifato sorriso a un paio di ragazze tristi e ricordatemi persino per qualche articolo. Ho 56 anni e mi sono dimesso al buio, ma non ho paura. E, se vi servirà, vi sarò amico».

In Spagna Feijòo non passa, ora tocca a Sanchez

AGI - Alberto Nunez Feijòo è arrivato al capolinea: il tentativo del leader del Partito popolare spagnolo (Pp) di far approvare in Parlamento la sua investitura a premier è stato definitivamente bocciato. In 177 gli hanno votato contro: i socialisti (Psoe) del capo di governo uscente Pedro Sanchez, la coalizione di sinistra Sumar, la Sinistra Repubblicana di Catalogna (Erc), Uniti per la Catalogna (Junts), i baschi di Bildu, il partito nazionalista basco e il Blocco nazionalista galiziano. Come previsto, a suo favore hanno votato - insieme ai conservatori - l'ultradestra di Vox, la Coalizione delle Canarie e la regionalista Unione del Popolo Navarro, per un totale di 172 voti.

È la quarta volta dal ritorno alla democrazia in Spagna che un premier non riesce a passare l''esame' delle Cortes, dopo la bocciatura di Sanchez nel 2016 e 2019 e quella dell'allora leader del Pp, Mariano Rajoy, nel 2016. Alle elezioni anticipate dello scorso luglio, il Pp di Feijòo ha ottenuto il maggior numero di voti e conquistato la candidatura del re ma è stato chiaro fin da subito che non aveva i 176 voti per ottenere la fiducia. Nelle ultime settimane, il leader conservatore aveva provato a lanciare appelli per una 'gran coalition' in salsa iberica in modo da uscire dallo stallo ma Sanchez aveva sempre rifiutato, criticandone "l'atteggiamento dilatorio".

Ora, dopo una paziente attesa durata alcuni mesi, sarà di nuovo il momento del leader socialista di provare a mettere in piedi una maggioranza. Lo scoglio principale restano le richieste, avanzate dai partiti catalani, dell'amnistia per i reati commessi dai leader indipendentisti e di un percorso verso il riconoscimento del diritto all'autodeterminazione come condizioni per sosterne l'investitura in Parlamento. Se nemmeno Sanchez dovesse farcela, la Spagna andrà a nuove elezioni il 14 gennaio 2024.

Re Felipe VI ha convocato il nuovo giro di consultazioni con i rappresentanti dei partiti politici il 2 e 3 ottobre, passaggio preliminare per l'incarico a Pedro Sanchez. 

“Quei nove giorni a Roma quando decidemmo di sposarci”. Parla il fidanzato di Saman

AGI - Saqib Ayub, il fidanzato di Saman, racconta al processo per l'omicidio della ragazza "i nove giorni vissuti insieme a Roma" quando decisero di sposarsi. Tra le figure chiave nella storia della diciottenne, uccisa dopo essersi ribellata a un matrimonio forzato voluto dalla sua famiglia, il ventitreenne si è costituito parte civile.

Affiancato dall'interprete, il connazionale di Saman spiega di averla conosciuta su Tik Tok nel gennaio del 2021 e di averla vista a Bologna una prima volta e poi "altre quattro volte tra Bologna e Roma, solo una prima volta con l'autorizzazione e poi no perchè la comunità non le dava il permesso di uscire". Nell'aprile del 2021, prosegue Ayub, "Saman venne a Roma". "Le dissi io di venire perchè lavoravo lì. Trascorremmo insieme nove giorni durante i quali decidemmo di sposarci. Prima ne parlavamo solo, a Roma prendemmo la decisione. Io comprai il mio abito da sposo e chiesi a mia madre di far arrivare dal Pakistan quello per lei".

Rispondendo alle domande dell'avvocato Mariagrazia Petrelli, che difende uno dei cugini imputati, Ayub ha affermato di avere mandato dei messaggi al telefono di Saman in cui le chiedeva dove fosse, durante i giorni passati insieme a Roma, per mostrare alla comunità che la stava cercando che la fidanzata non era con lei. "Volevamo sposarci in fretta perchè se no sarebbe tornata in comunità e sarebbe stato difficile farlo ma lei doveva recuperare il passaporto, un documento necessario per le nozze. Decidemmo insieme che lei doveva tornare a casa per recuperarlo". Al ragazzo, Saman avrebbe detto "che lei voleva lavorare e studiare ma i genitori non le davano il permesso e che negli otto mesi trascorsi in comunità non avevano fatto nulla per lei". 

"Mi diede un elenco di numeri se le fosse successo qualcosa"

Nell'aula del processo, Ayub risponde mostrando sicurezza alle domande degli avvocati e più volte ripete che la sua fidanzata "era triste e aveva paura", anche nei giorni che trascorsero insieme a Roma "in cui eravamo stati bene". Era così angosciata che a un certo punto "quando lei era in comunità mi diede un elenco di numeri di persone da chiamare se le fosse successo qualcosa".

Il ragazzo precisa che Saman aveva il terrore sia che il padre Shabbar potesse metterla in pericolo ma era anche preoccupata per le minacce ricevute da lui e dai suoi genitori in Pakistan. Nel corso della deposizione, la presidente della Corte d'Assise di Reggio Emilia, Cristina Beretti, ha invitato il giovane a parlare in italiano viste le difficoltà di traduzione dal pakistano da parte dell'interprete che lo affianca. E Saqib non ha mostrato titubanze. "Saman mi disse che suo padre era stato il mandante di un omicidio i cui esecutori erano stati due suoi parenti e un africano che poi erano finiti in galera" dice, tra le altre cose, una circostanza già emersa in precedenza sulla quale poi non erano stati trovati riscontri.

Anche dopo il ritorno da Roma, "Saman mi disse che aveva paura e che, se non l'avessi sentita due o tre giorni, avrei dovuto chiamare i carabinieri. Cosa che poi feci il 4 maggio del 2021". "L'ultima volta che l'ho sentita era preoccupata - aggiunge -. Mi disse che sua madre girava per la stanza". Racconta anche che una volte ricevette "una chiamata di minacce dal profilo Instagram della madre Nazia da parte di un uomo che, secondo Saman, era suo zio Danish".

Il padre Shabbar non parla

Shabbar Abbas non si è sottoposto a esame nè ha reso dichiarazioni spontanee nell'udienza del processo in cui è imputato davanti alla Corte d'Assise di Reggio Emilia assieme alla moglie e a tre familiari per concorso in omicidio della figlia Saman.

Nel calendario stilato dalla Corte, nell'udienza di oggi l'imputato, detenuto a Modena dopo essere stato estradato dal Pakistan, avrebbe avuto la possibilità di illustrare la sua versione. Uno dei suoi legali, l'avvocato Enrico Della Capanna, ha spiegato però all'AGI che la difesa ha deciso "di aspettare l'audizione del fratello di Saman", considerato il principale teste dell'accusa, per avere un quadro completo e poi parlare.

Fedez in ospedale, Chiara Ferragni rientra da Parigi

AGI - C'è preoccupazione sui social e tra i fan per le condizioni di salute di Fedez, ricoverato in ospedale a Milano, probabilmente al Sacco che però non conferma e non smentisce. Intanto la moglie, Chiara Ferragni, è rientrata in fretta da Parigi dove si trovava per la settimana della moda.

Su Instagram l'influencer ha fatto sapere di essere rientrata per "un'emergenza famigliare" e ha pubblicato una foto in cui si vedono le sue mani intrecciate a quelle dell'amica Chiara Biasi mentre sono in volo. A creare apprensione anche quanto detto da Mr. Marra, co-conduttore assieme a Fedez di Muschio Selvaggio, che durante una live su Twitch si è rivolto agli ascoltatori chiedendo loro di mandare un abbraccio a Fedez: "E non dico altro", ha aggiunto. Silenzio sui social dell'artista che un anno fa era stato operato al San Raffaele per un tumore al pancreas. 

Parco dello Stretto, Avs presenta una proposta di legge in alternativa al Ponte

Un parco nazionale che comprenda due Regioni, la Sicilia e la Calabria, al posto del Ponte sullo Stretto di Messina, sul modello delle Cinque Terre in Liguria. Questo è quanto è inserito nella proposta di legge presentata alla Camera da Gerardo Pontecorvo, co-portavoce di Europa Verde nella città metropolitana di Reggio Calabria. Primo firmatario è Angelo Bonelli, ma a sottoscriverla sono stati tutti i membri dell’Alleanza Verdi e Sinistra italiana. L’idea sarebbe quella di creare un’area protetta naturale che comprenda lo Stretto di Messina e la Costa Viola, due zone vicine con un’identità etnica e storica precisa.

Pontecorvo: «Vogliamo dare un’alternativa»

Come racconta Adnkronos, Pontecorvo ha spiegato: «La nostra proposta nasce dall’esigenza di fornire alle popolazione dello Stretto e della Costa Viola un’alternativa alla proposta che incombe sullo Stretto di Messina e in tutta l’area da decenni, ma che negli ultimi tempi ha assunto ulteriore importanza. La proposta tende a creare un parco nazionale che comprende più regioni, ma molto simile a quello delle Cinque Terre in Liguria».

Parco dello Stretto, Avs presenta una proposta di legge in alternativa al Ponte
Gerardo Pontecorvo (Imagoeconomica).

Le zone interessate tra Messina e Reggio Calabria

Il co-portavoce ha sottolineato come alcune norme vigenti in Sicilia e Calabria già tutelino le zone interessate. Nel Messinese, le aree interessate sarebbero la Zps dei Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e l’area marina dello Stretto di Messina. Ed è inclusa anche la Laguna di Capo Peloro, riconosciuta nel 2001 come riserva naturale e una delle più danneggiate in caso di costruzione del ponte. In Calabria, invece, sarebbe inclusa la Costa Viola, che è zona di conservazione speciale cioè una Zcs. L’area è ricca di grotte marine e siti di interesse.

Elisa Romano: «Modernizzare le infrastrutture presenti»

Anche Elisa Romano, membro della direzione nazionale di Europa Verde, ha sottolineato l’esigenza di preservare l’ecosistema dell’area. Per lei bisogna rispettare i luoghi e contemporaneamente «ripristinare e cercare di modernizzare le infrastrutture presenti sul territorio».

Elezioni in Slovacchia, lo spauracchio di Fico e l’Europa

Lo spettro che si aggira in Slovacchia pare risponda al nome di Robert Fico, ex premier, populista di sinistra, anti-europeo e filo-russo. Questo il ritratto in breve del leader di Smer, partito che i sondaggi danno in testa alla vigilia delle elezioni anticipate di sabato 30 settembre, che potrebbero cambiare il panorama politico del Paese, spostandolo su una linea più critica nei confronti di Bruxelles. Tutto ovviamente in teoria, e tutto già visto, sia a Bratislava che altrove, dato che in Europa la lista dei governi nazionalpopulisti, pendenti a destra o a sinistra, è lunga e si agita, a corrente alternata, da almeno tre decenni.

Elezioni in Slovacchia, lo spauracchio di Fico e l'Europa
Robert Fico e il progressista Michal Simecka (Getty Images).

Il precedente di Meciar conferma che l’ondata nazional populista è diventata la regola

Solo per restare in Slovacchia basta pensare a Vladimir Meciar, tre volte primo ministro negli Anni 90, a capo di Hdzs, il Partito popolare di destra, anticipatore del populismo di sinistra di Fico, a sua volta premier tra il 2006 e il 2010 e tra il 2012 e il 2018. Se Fico oggi viene descritto quasi un come un lanzichenecco della Wagner, Meciar in realtà era peggio, ma di lui non c’è più traccia e la Slovacchia è sempre lì, accucciata tra Bruxelles e Washington. C’è poco dunque da saltare sulla sedia o lanciare allarmi per l’ormai consueta ondata nazionalista che è diventata più la regola che l’eccezione. Nessun timore che insomma Bratislava si possa staccare dalla Nato e frantumare l’Europa. Certo le crisi sul continente si sono moltiplicate, da quella finanziaria a quella migratoria passando per la guerra in Ucraina, e i governi in carica, di qualsiasi colore, sono in difficoltà di fronte alle opposizioni, di qualsiasi colore: la polarizzazione è fisiologica, accentuata dai problemi che variano a seconda delle congiuntura e che sono prontamente sfruttati per spostare gli equilibri interni. Per quelli esterni non si devono temere scossoni, dato che Unione europea e soprattutto Alleanza Atlantica costituisco blocchi da cui non tanto è facile, ma soprattutto non conviene, uscire. Finché Bruxelles riuscirà a tenere a bada gli Stati con la bacchetta economica, non rischierà di dover perder colpi a livello politico. Ammesso e non concesso che Fico vincesse le elezioni e riuscisse a formare un governo nazionalista, il segnale sarebbe quello che l’Europa sta andando in una direzione non condivisa dalla maggioranza dell’elettorato slovacco e che Olano, il partito dell’ex premier Igor Matovic, ora rischi di non superare la soglia di sbarramento del 7 per cento.

Elezioni in Slovacchia, lo spauracchio di Fico e l'Europa
Supporter di Vladimir Meciar tre volte primo ministro dal 1990 al 1998 (Getty Images).

Chiunque vinca non potrà governare da solo

Gli ultimi sondaggi mostrano un testa a testa sul 20 per cento tra Smer e Ps, Slovacchia progressista, il partito di Michal Simecka (nipote del filosofo Milan Simecka, uno dei firmatari di Charta 77, il manifesto del dissenso al regime comunista cecoslovacco) al momento uno dei vicepresidenti al Parlamento europeo. La sua formazione sostiene in politica estera una chiara linea europeista e filoccidentale e si pone dunque come alternativa a Smer. Il risultato è però incerto perché parte dell’elettorato è ancora indeciso e come Fico, anche Simecka dovrà vedersela con i partner della coalizione. Forse per i progressisti sarebbe ancora più difficile mettere in piedi un’alleanza di governo con il Partito della Libertà e della Solidarietà (SAS), dato intorno al 7 per cento. Altri possibili alleati potrebbero essere Hlas, derivato dello Smer, il Movimento cristiano-democratico (Kdh) e Olano. Tutti pronti a salire sul carro del vincitore. Una cosa è certa: chiunque la spunterà dovrà esercitare l’arte del compromesso.

Musk su X condivide un post che appoggia la AfD

Che sia di destra o di sinistra, o meglio conservatore o progressista, poco importa. Elon Musk, le cui posizioni politiche sono a dir poco ondivaghe, sul suo X ha condiviso un post di RadioGenoa, profilo genovese seguito da circa 191 mila follower, in cui prima si accusano le navi delle Ong tedesche «finanziate dal governo di Berlino» di «raccogliere immigrati clandestini da sbarcare in Italia» – attacchi pienamente coerenti con il verbo melonian-salviniano –  poi ci si augura la vittoria di Alternative für Deutschland alle elezioni «per fermare questo suicidio europeo». Il miliardario quindi si chiede: i tedeschi ne sono consapevoli? La condivisione sul profilo del miliardario intanto è stata visualizzata da 10 milioni di persone (alle 18 di venerdì 29 settembre).

Musk su X condivide un post che appoggia la AfD
Il post condiviso da Musk.

 

Difficile dire se il patron di Tesla sia a conoscenza della xenofobia e del razzismo che serpeggiano tra le file del partito di estrema destra (accusato di simpatie neonaziste). Più probabile che abbia scelto di cavalcare l’hype con l’ennesimo post divisivo. Del resto Musk, da quando ha acquistato l’ex Twitter, pare testarne il potenziale. E così non è raro che posti, condivida, commenti messaggi politicamente scorretti o addirittura vere e proprie fake news. Per vedere l’effetto che fa, si direbbe. E per continuare la sua ‘crociata’ per la libertà di espressione.

Vladimir Putin ha firmato il decreto per 130 mila coscritti in autunno

Vladimir Putin ha firmato il decreto sulla coscrizione autunnale dei cittadini russi per il servizio militare. Lo riporta la Tass. Il decreto prevede il periodo «dal primo ottobre al 31 dicembre 2023 per effettuare la coscrizione al servizio militare di cittadini della Federazione Russa di età compresa tra 18 e 27 anni che non sono nelle riserve» e riguarderà 130 mila persone.

Putin ha firmato il decreto per 130 mila coscritti in autunno. In primavera erano stati chiamati al servizio militare 147 mila cittadini.
Vladimir Putin (Ansa).

Dal gennaio entra in vigore la legge che innalza il limite massimo dell’età di leva

Secondo quanto riferito dalla Tass, nella precedente coscrizione periodica russa, avvenuta in primavera, sono state chiamate al servizio militare 147 mila persone. Che si sono andate ad aggiungere alle 120 mila dell’autunno precedente. Negli ultimi anni, ogni coscrizione periodica in Russia ha interessato in media circa 130mila persone. Nell’agosto del 2023 è stata adottata una legge per innalzare il limite massimo dell’età di leva da 27 a 30 anni: le modifiche entreranno però in vigore dal primo gennaio 2024.

Putin ha firmato il decreto per 130 mila coscritti in autunno. In primavera erano stati chiamati al servizio militare 147 mila cittadini.
Soldati nella regione di Kherson (Getty Images).

I nuovi arruolati non svolgeranno compiti nell’operazione militare in Ucraina

Vladimir Tsimlyansky, vice capo del dipartimento di organizzazione e mobilitazione dello Stato maggiore russo, ha chiarito che i soldati arruolati durante questa coscrizione autunnale «non saranno schierati nella Repubblica popolare di Lugansk, nella Repubblica popolare di Donetsk, nella regione di Kherson o nella regione di Zaporizhzhia per svolgere compiti nell’operazione militare speciale», come Mosca definisce l’invasione dell’Ucraina. Dove, da inizio anno, la linea del fronte è cambiata davvero poco. Secondo un’analisi pubblicata dal New York Times, infatti, Kyiv ha ripreso 370 chilometri quadrati del suo territorio, mentre Mosca è avanzata di circa 850 chilometri quadrati, soprattutto nel Donbass. Complessivamente sono quindi passati di mano circa 1300 metri quadri sui 603.500 che costituiscono il territorio ucraino, almeno nei suoi confini internazionalmente riconosciuti: lo 0,2 per cento. Resta attualmente occupato dalle forze russe circa il 17 del Paese.

Assegnato a Sos Mediterranee il Premio Nobel alternativo

C’è anche Sos Mediterranee tra i vincitori dei Right Livelihood Awards, i cosiddetti Nobel alternativi creati nel 1980 che ogni anno la Fondazione omonima assegna a chi «offre risposte pratiche ed esemplari alle sfide più urgenti che dobbiamo affrontare oggi». Nella motivazione del riconoscimento si legge che il premio è stato assegnato all’ong «per le sue operazioni umanitarie di ricerca e salvataggio che hanno consentito di salvare vite umane nel mare Mediterraneo».

Premiate anche personalità di Ghana, Cambogia e Kenya

In un post su X si legge: «Sos Mediterranee è onorata di ricevere il Premio Right Livelihood 2023, il Premio Nobel per la Pace alternativo. Di fronte all’aggravarsi della crisi nel Mediterraneo, questo riconoscimento sottolinea il nostro impegno a salvare vite in mare».

Le altre personalità che sono state premiate quest’anno sono l’ex ministra della Salute ghanese Eunice Brookman-Amssiah (per il suo impegno a favore delle leggi sull’aborto), il gruppo ambientalista cambogiano Mother Nature (per l’impegno nel difendere l’ambiente) e Phyllis Omido, ambientalista kenyana detta la «Erin Brockovich dell’Africa orientale».

 New York sott’acqua, dichiarato stato d’emergenza [VIDEO]

AGI - Strade allagate, tombini saltati, sottopassi inondati e linee della metropolitana interrotte. La città di New York sta vivendo ore drammatiche a causa delle forti piogge che da giorni colpiscono tutta l'area e che nelle ultime ore si sono fatte più intense. Alle 10 di mattina (le 16 in Italia) erano caduti più di dieci centimetri d'acqua a Central Park, quasi quindici centimetri a Brooklyn, una delle aree più colpite.

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This is New York right now.
pic.twitter.com/fUe2BKnzPP

— Akanksha Shandilya (@Youngndharmic) September 29, 2023

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La governatrice Kathy Hochul ha dichiarato lo stato d'emergenza. L'alert arrivato a milioni di cellulari dei newyorkesi invita a non uscire da casa e a restare riparati nelle prossime ore. A Manhattan molti collegamenti sono interrotti, le stazioni sotterranee sono allagate in più punti, i treni che servono il centro si fermano qualche stazione prima, raggiungere i due lati della Grande Mela e' quasi impossibile. Molte strade sono allagate, con l'acqua che ha raggiunto in alcuni punti i quaranta centimetri.

"È un momento critico per tutti i newyorkesi - ha dichiarato la governatrice Hochul - stiamo cercando di prendere tutte le precauzioni possibili". Stato d'allerta a Manhattan, Brooklyn e Queens. Allerta anche nel Bronx, a State Island e nella vicina Jersey City. Decine di sottopassi sono impraticabili. 

Enrique Iglesias, nuovo singolo con la star argentina Becerra

È uscito Así Es La Vida, il nuovo singolo dell’icona della musica latina Enrique Iglesias con la star argentina Maria Becerra, brano che anticipa l’uscita dell’attesissimo album Final vol. 2.

Una nuova bachata rivisitata con influenze contemporanee

Il brano, dalle sonorità tropicali, segna il ritorno sulle scene della superstar mondiale che in autunno partirà con il Trilogy Tour, l’attesissima tournée con Ricky Martin e Pitbull che li vedrà esibirsi dal vivo per 25 date tra Stati Uniti e Canada. Grazie alla collaborazione con il talento de La Nena de Argentina, Enrique Iglesias con Así Es La Vida reinventa la bachata, celebrandone l’essenza e fondendola con influenze contemporanee. Queste le parole del cantautore: «La bachata ha un ritmo che ha catturato il mio cuore dal primo momento in cui l’ho sentita. Sono felice di tornare a questo genere così potente e di farlo accompagnato dal grande talento di Maria, che è unica nel suo genere».

Il brano anticipa l’uscita del nuovo album 

Prodotto da Carlos Paucar e masterizzato da Randy Merrill, Así Es La Vida anticipa l’uscita del nuovo album che arriva a due anni di distanza da Final Vol. 1 che ha avuto un grande successo in tutto il mondo, ricevendo un ottimo riscontro da parte della critica e del pubblico.
Enrique Iglesias vanta straordinari record con ben 154 singoli al primo posto delle classifica di Billboard. È anche l’artista con il maggior numero di singoli che hanno raggiunto la vetta della classifica Hot Latin Songs di Billboard, motivo per cui la rivista lo ha definito come il più grande artista latino della storia. Con Así Es La Vida celebra ora un importante capitolo della sua carriera musicale, in attesa della cerimonia dei Latin Billboard Awards 2023 dove è finalista nella categoria Latin Pop Artist of the Year.

Intesa Sanpaolo sceglie iGenius per la generative business intelligence & analytics

Intesa Sanpaolo, prima banca italiana e tra le principali in Europa, ha scelto iGenius, azienda all’avanguardia che applica la propria tecnologia di AI generativa alla business intelligence (BI), per implementare le proprie soluzioni di BI. Si tratta di una piattaforma che semplifica l’accesso ai dati utilizzando il linguaggio naturale, in grado di offrire una configurazione professionale personalizzata perché costruita sulle esigenze dell’utente finale, attraverso anche l’automatizzazione di diverse funzioni.

La banca adotterà Crystal, soluzione basata su una tecnologia di tipo GPT

Intesa Sanpaolo adotterà così Crystal, la soluzione di business intelligence generativa di iGenius già testata con successo all’interno del Gruppo attraverso Fideuram Private Banking. Crystal, basata su una tecnologia all’avanguardia di tipo GPT, sfrutta la potenza dell’AI generativa fornendo approfondimenti efficaci e strumenti decisionali, analizza grandi quantità di dati ed estrae soluzioni per supportare decisioni e progetti. Intesa Sanpaolo potrà, in tal modo, implementare soluzioni di BI che potenzieranno i propri processi, migliorando l’efficienza e la produttività complessiva.

Ditta (Intesa Sanpaolo): «Tecnologia a supporto delle capacità professionali»

Queste le dichiarazioni di Marco Ditta, responsabile Data & Artificial Intelligence di Intesa Sanpaolo: «L’utilizzo di soluzioni di intelligenza artificiale, come quella proposta da iGenius, e di grandi quantità di dati si sta sempre più affermando nel mondo del lavoro e nel nostro panorama aziendale come chiave di trasformazione e semplificazione. Per questo motivo è fondamentale adottare un approccio che vede l’uomo al centro di progetti e processi. Questo approccio dà priorità alle esigenze delle persone nell’organizzazione aziendale e propone un utilizzo della tecnologia a supporto ed esaltazione delle capacità professionali, oltre a creare un ambiente di lavoro più efficiente ed efficace in cui le persone partecipano al disegno delle nuove soluzioni e dei nuovi processi e vengano formate all’utilizzo delle nuove tecnologie, contribuendo così all’evoluzione del modo di lavorare in questa nuova era».

Sharka (iGenius): «Lavoriamo per implementare prodotti con attenzione alla sostenibilità»

Gli ha fatto eco Uljan Sharka, fondatore e ceo di iGenius: «La partnership tra Intesa Sanpaolo e iGenius è una dimostrazione della direzione in cui si sta muovendo il futuro del lavoro, dove tecnologie avanzate come la BI generativa giocheranno un ruolo fondamentale nel guidare il successo aziendale e le decisioni guidate dai dati. Entrambe le aziende adottano un approccio incentrato sull’uomo, garantendo vantaggi a tutti gli stakeholder, primi tra tutti dipendenti e clienti. Inoltre, iGenius e Intesa Sanpaolo stanno lavorando per implementare prodotti con particolare attenzione alla sostenibilità, introducendo modalità intelligenti di elaborazione dei dati che ottimizzano l’uso delle risorse computazionali con effetti green sui data center».

Intesa Sanpaolo sceglie iGenius per la generative business intelligence & analytics
Uljan Sharka (Imagoeconomica).

Taxi a Roma, Nancy Brilli si sfoga: «Sono introvabili, situazione assurda»

Nancy Brilli ha protestato, prima sui social e poi sui giornali, per le difficoltà crescenti relative al trovare taxi a Roma. Su Instagram nella serata del 28 settembre ha pubblicato tre stories: una in cui scrive soltanto «ritardo, la seconda in cui si mostra in pantofole, attendendo un taxi che non arriva, e la terza in cui, finalmente, lo ha preso. Poi, sulle pagine di Adnkronos, ha parlato di «situazione assurda e incomprensibile».

Taxi a Roma, Nancy Brilli si sfoga «Sono introvabili, situazione assurda»
La story su Instagram di Nancy Brilli

L’attrice: «Dove sono finiti i taxi a Roma?»

«Recentemente», ha dichiarato Nancy Brilli, «sono stata ad aspettare un taxi oltre quaranta minuti, perché non avevo altro modo di andare in centro, spesso non rispondono nemmeno. Ma che è successo? Dopo il Covid avevo scelto di non prendere più la macchina e di andare solo in taxi. Pare che non sia più possibile. Avevo l’abbonamento a radiotaxi, mi piaceva anche molto, facevano un servizio utile, aspettavano anche che tu entrassi in casa…poi che è successo? Dove sono finiti i taxi di Roma?». E l’attrice ha insistito: «Mi è capitato che non rispondessero, che si rifiutassero di portarmi nel luogo richiesto o che, quando gli ho chiesto di portarmi a Piazza di Spagna, mi chiedessero: Piazza di Spagna dove? Vicino a cosa? Insomma, è una situazione disastrosa».

Montesano: «Problema incredibile»

Ma Nancy Brilli è soltanto l’ultima vip ad aver denunciato una situazione difficile, già più volte sollevata anche dai turisti. Prima di lei lo hanno fatto anche, tra gli altri, Alba Parietti, Luca Argentero, Guillermo Mariotto, Max Giusti ed Enrico Montesano. Quest’ultimo, poche ore prima dello sfogo dell’attrice, ha dichiarato: « Io mi muovo solo con i taxi e mi sono trovato in qualche occasione veramente disperato, ho chiamato due tre compagnie e non c’erano vetture disponibili. Una città come Roma, che vive di turismo, non dovrebbe avere questo problema. È controproducente per una città a vocazione prettamente turistica come la nostra».

Studenti da Roma a Lampedusa per ricordare la strage di migranti

AGI - Una scuola diventata negli anni esempio di integrazione degli stranieri. Una scuola della periferia di Roma, la 'Pisacane' di Tor Pignattara, che si distingue da 15 anni perché fa dei giovanissimi 'non italiani' un elemento di ricchezza. E per questo è l'unica scuola scelta dal comune di Roma per partecipare a un 'viaggio della memoria' organizzato dal Campidoglio in occasione della 'Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione' che si celebrerà il 3 ottobre, data simbolo del naufragio di Lampedusa che 10 anni fa costò la vita a 368 persone.

Diverse manifestazioni nel nome del ricordo e dell'accoglienza sono previste la prossima settimana a Roma e Milano oltre che a Lampedusa, che accoglie 40 studenti delle terze classi della scuola romana accompagnati da 5 insegnanti. La scuola media dell'istituto comprensivo Salacone ha due sedi: Centocelle e Torpignattara e la preside Rosanna Labalestra spiega all'AGI che le classi che partiranno saranno quelle della sede di Torpignattara, quartiere ad alta densita' di immigrati.

"Il comune di Roma - racconta Labalestra - ha organizzato un 'viaggio della memoria' a Lampedusa, il primo in questo senso, e ha ritenuto di coinvolgere solo la nostra scuola". Perché proprio voi? "Perché il plesso Pisacane di Torpignattara - risponde la preside - vede un'altissima presenza di ragazzi non italiani: almeno il 50% è italiano e l'altro 50% è di non italofoni". "La nostra scuola - prosegue - nel corso degli anni è diventata esempio positivo di convivenza e di valorizzazione, lavorando su alcuni aspetti come quello della lingua inglese. Due anni fa sono arrivati anche dall'ambasciata francese per vedere la tipologia didattica che usiamo qui per integrare".

"È previsto - continua la preside - un fitto calendario di incontri, seminari, concerti fino al momento del 3 ottobre quando ci sarà l'evento finale con la presenza a Lampedusa anche di molti ragazzi che arriveranno dall'Europa". Quale messaggio vuole mandare una scuola come la vostra? "Il messaggio - risponde all'AGI - è che la migrazione è un dato di fatto, non è più acceso adesso né lo era prima, ormai è un dato di fatto. E se è accolto con una scuola che abbia una giusta progettualità può diventare un lancio e una ricchezza".

E ricorda che "un alunno del Bangladesh l'anno scorso grazie al suo talento nella lingua inglese ha partecipato e ha vinto all'Imun" (Italian model United Nations), la simulazione Onu durante la quale gli studenti si confrontano in lingua inglese con altri studenti provenienti da altre scuole, utilizzando le regole di procedura delle Nazioni Unite e i temi che i veri ambasciatori discutono all'interno del Palazzo di Vetro ogni giorno.

"Ha vinto - prosegue nel suo racconto la preside - ed è un orgoglio considerando che questo ragazzino, che aveva problemi economici, possa dare un contributo positivo per l'Italia stessa. La migrazione - sostiene Labalestra - deve essere vista in quest'ottica". Ma che cos'hanno di più o di diverso gli insegnanti della scuola Pisacane per riuscire a ottenere questi risultati con i ragazzi non italiani? "Di fondo c'è l'atteggiamento empatico e l'idea che hanno a che fare con dei talenti da valorizzare. La difficoltà della lingua italiana c'è, l'affrontiamo - ammette - ma loro, gli insegnanti ci mettono questo in più: vedono i talenti e sanno come farli sbocciare, questa è la chiave".

"La Pisacane è una scuola pubblica - rivendica con orgoglio - e ormai da qualche anno tanti docenti chiedono il trasferimento apposta. Questo è il mio quinto anno da preside ma quando sono arrivata ho già trovato questa realtà virtuosa, innescata grazie al territorio, alle associazioni di quartieri e di genitori, che hanno cominciato una 15ina di anni fa. Io quando sono arrivata ho solo messo a sistema ciò che ho trovato. Fondamentale per noi anche il Terzo settore - aggiunge - le onlus, i volontari, tutto questo entra a scuola, dove si fa sport, musica e altro; una scuola che resta aperta fino alle 19". C'è naturalmente, conclude, la "collaborazione con gli enti locali, con il Comune di Roma, con la Regione Lazio e con il ministero dell'Istruzione".

West Nile: altri quattro morti in Italia, i casi salgono a 283

Il virus West Nile fa altri quattro morti in Italia. E salgono a 283 i casi registrati nel nostro Paese. I dati del bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità, aggiornato al 27 settembre, riporta in tutto 17 decessi: quattro in Piemonte, otto in Lombardia (+2), quattro in Emilia Romagna (+2).

Il virus è stato rilevato in 52 Province

Il primo caso umano di infezione da West Nile della stagione è stato segnalato dall’Emilia-Romagna a luglio nella provincia di Parma. Nello stesso periodo sono stati segnalati cinque casi di Usutu virus (due Piemonte, tre Lombardia), quattro identificati in donatori di sangue e un caso che si è manifestato in forma neuro-invasiva. Salgono a 52 le province con dimostrata circolazione del virus West Nile, in 10 Regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna.

Quali sono i sintomi del virus West Nile

La febbre West Nile è causata da un virus trasmesso all’uomo prevalentemente dalle zanzare. La maggior parte delle persone infettate non mostra sintomi: insorgono problemi gravi solo nell’1 per cento circa dei casi. Fra i casi sintomatici, circa il 20 per cento presenta febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati e manifestazioni cutanee. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave: disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Nei casi più critici (circa uno su mille) il virus può causare un’encefalite letale.

iPhone 15 Pro e Pro Max si surriscaldano troppo: cause e rimedi

A meno di una settimana dall’uscita, iPhone 15 Pro e Pro Max devono già affrontare importanti lamentele. Sempre più acquirenti degli smartphone top di Apple stanno infatti riportando eccessivo surriscaldamento del dispositivo, la cui temperatura esterna raggiunge i 47 gradi. «Il telefono è così bollente da non poterlo tenere in mano», ha raccontato un utente al Guardian. «Mi fa male la pelle per il calore», ha aggiunto poi un secondo possessore del melafonino. Per quanto gli esperti stiano cercando una giustificazione comune, al momento non è ancora chiara la ragione del fenomeno. È probabile che dipenda dal backup effettuato da dispositivi più vecchi che ha causato problemi di configurazione e indicizzazione dei dati. C’è poi anche chi punta il dito contro la scocca in titanio, esclusiva dei modelli Pro e Pro Max.

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iPhone 15 Pro e Pro Max, il titanio è cattivo conduttore di calore

Come ha scritto il Wall Street Journal, iPhone 15 Pro e Pro Max si surriscaldano oltre il normale in diverse situazioni. C’è infatti chi nota una temperatura esagerata durante la ricarica cablata del device, chi invece mentre utilizza la fotocamera oppure applicazioni che richiedono un maggiore impiego di memoria Ram. Infine, non mancano coloro che lamentano problemi apparentemente casuali. Ming Chi-Kuo, analista Apple di TF International Securities, è convinto che il surriscaldamento eccessivo di iPhone 15 Pro e Pro Max dipenda dalla scocca in titanio. «I compromessi fatti per alleggerire il peso dello smartphone hanno un impatto negativo sull’efficienza termica», ha scritto in una nota riportata dai media britannici. «La ridotta area di dissipazione del calore e l’uso di un telaio in titanio ne sono la prova».

Aumentano i casi di overheating degli smartphone di Apple. Forse è colpa della scocca in titanio, esclusiva di iPhone 15 Pro e Pro Max.
La pubblicità di iPhone 15 Pro in uno store di Apple (Getty Images).

Kuo ha escluso la possibile influenza del nuovo processore A17. È probabile che Apple risolva al più presto il difetto con alcuni aggiornamenti software che vadano a colmare le falle di progettazione. Bloomberg ha poi riportato il parere di altri esperti, secondo cui il difetto potrebbe essere riconducibile a livello software. Tra coloro che hanno segnalato un surriscaldamento di iPhone 15 Pro e Pro Max, molti hanno da pochi giorni effettuato un backup dei device precedenti. Non si esclude che le alte temperature dipendano da processi di configurazione dello smartphone, che deve indicizzare i contenuti per la ricerca, soprattutto foto e video.

Dal riavvio di sistema alla chiusura delle app, i potenziali rimedi

Non essendoci una comune visione del problema, non è stato possibile fornire una linea guida univoca per quanto riguarda i rimedi. In primis, si consiglia di effettuare un riavvio del sistema, al fine di consentire al software di resettarsi e ripartire al meglio. Si suggerisce anche di disattivare l’aggiornamento in background delle app. Sebbene consenta di accedere rapidamente ai contenuti, sovraccarica la Cpu di iPhone 15 Pro e potrebbe essere ragione di surriscaldamento se attiva per un lungo periodo. Per intervenire, basta andare nelle impostazioni del telefono e cliccare sulla tendina “Generali”. Altre opzioni utili potrebbero essere la luminosità automatica sempre attiva oppure l’uso del device sempre in modalità risparmio energetico.

Aumentano i casi di overheating degli smartphone di Apple. Forse è colpa della scocca in titanio, esclusiva di iPhone 15 Pro e Pro Max.
I modelli di iPhone in un Apple store (Getty Images).

Blue, la data al Fabrique di Milano sold out in 10 minuti: la band ne aggiunge un’altra

Sono stati venduti in 10 minuti, venerdì 29 settembre 2023, tutti i biglietti per quella che doveva essere l’unica data italiana dei Blue, ossia Antony Costa, Duncan James, Lee Ryan e Simon Webbe, il 14 aprile al Fabrique di Milano. Gli organizzatori del concerto, prodotto da Artist First, hanno dunque annunciato il raddoppio del live, il 15 aprile. I Blue hanno affermato: «Non vediamo l’ora di portare il nostro Greatest Hits show al Fabrique di Milano. L’Italia è sempre stata, per noi, come una seconda casa, dove abbiamo avuto molto successo sia come band sia con i nostri progetti solisti. Abbiamo recentemente suonato all’Arena di Verona per un fantastico programma televisivo e non vediamo l’ora di tornare l’anno prossimo». Nati a Londra nel 2000, i Blue hanno venduto 15 milioni di dischi, posizionato numerosi singoli al primo posto della classifica UK, collaborato con star come Elton John e Stevie Wonder e vinto numerosi premi tra cui due BRIT Awards per Best British Breakthrough Act e Best British Pop Act.

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