Category Archives: Attualità

L’assemblea dei Rabbini contro Papa Francesco: «Ha accusato sia Israele sia Hamas di terrorismo»

L’assemblea rabbinica d’Italia ha criticato papa Francesco. Secondo i rabbini, il Pontefice ha ricevuto in due incontri separati un gruppo di familiari di ostaggi israeliani in mano ad Hamas e un altro di parenti di palestinesi che vivono a Gaza. E questo, per l’assemblea, equivarrebbe a mettere le due comunità sullo stesso piano.

I Rabbini: «Ha accusato entrambe le parti di terrorismo»

Il consiglio dell’assemblea dei Rabbini d’Italia in una nota ha affermato: «Ieri l’incontro del Papa con i parenti degli ostaggi rapiti da Hamas, da tempo richiesto e sempre rinviato, è stato finalmente possibile perché è stato seguito da un incontro con parenti di palestinesi prigionieri in Israele, così come riportato dal Papa, mettendo sullo stesso piano innocenti strappati alle famiglie con persone detenute spesso per atti gravissimi di terrorismo. E subito dopo il Papa ha pubblicamente accusato entrambe le parti di terrorismo. Queste prese di posizione al massimo livello seguono dichiarazioni problematiche di illustri esponenti della Chiesa in cui o non c’è traccia di una condanna dell’aggressione di Hamas oppure, in nome di una supposta imparzialità, si mettono sullo stesso piano aggressore e aggredito. Ci domandiamo a cosa siano serviti decenni di dialogo ebraico cristiano parlando di amicizia e fratellanza se poi, nella realtà, quando c’è chi prova a sterminare gli ebrei invece di ricevere espressioni di vicinanza e comprensione la risposta è quella delle acrobazie diplomatiche, degli equilibrismi e della gelida equidistanza, che sicuramente è distanza ma non è equa».

L'assemblea dei Rabbini contro Papa Francesco «Ha accusato sia Israele sia Hamas di terrorismo»
L’incontro di Papa Francesco con i parenti dei palestinesi residenti a Gaza (Getty Images).

Zuppi: «Il Papa non mette tutti sullo stesso piano»

Papa Francesco, dopo gli incontri, ha dichiarato: «Loro soffrono tanto e ho sentito come soffrono ambedue: le guerre fanno questo, ma qui siamo andati oltre le guerre, questo non è guerreggiare, questo è terrorismo. Per favore, andiamo avanti per la pace, pregate per la pace, pregate tanto per la pace». E secondo quanto detto dagli israeliani, una delle frasi del Pontefice sarebbe stata: «Il terrore non può giustificare altro terrore». A difenderlo poche ore dopo dalle critiche dei Rabbini è stato il cardinale Matteo Zuppi. Quest’ultimo ha spiegato che il Papa è «attento» e questo non significa «mettere tutti sullo stesso piano».

L'assemblea dei Rabbini contro Papa Francesco «Ha accusato sia Israele sia Hamas di terrorismo»
Alcuni cittadini palestinesi a Piazza San Pietro (Getty Images).

Pro Vita e Famiglia contro l’educazione sessuale nelle scuole: «Basta confondere l’identità bambini»

Il comitato Pro Vita e Famiglia ha lanciato una campagna di affissione dal titolo Basta confondere l’identità sessuale dei bambini nelle scuole. Stop gender e carriera alias. L’attacco è all’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, di cui si parla ormai da giorni, soprattutto dopo il caso di Giulia Cecchettin. Il comitato ha deciso di affiggere diversi cartelloni, partendo da Roma, dove sono già comparsi il 22 novembre. Su X il portavoce Jacopo Coghe ha scritto: «È vergognoso che politici come Zan, Cirinnà e Schlein cerchino di strumentalizzare i recenti fatti di cronaca per sponsorizzare l’educazione affettiva nelle scuole».

Pro Vita e Famiglia: «L’educazione affettiva parte del problema»

Il comitato ha diramato un comunicato in cui si attaccano le opposizioni: «Pensano di prevenire la violenza di genere confondendo ancor di più bambine e bambini, ragazze e ragazzi sulla loro identità sessuale e sulla sana relazione tra uomini e donne, andando così ad aumentare proprio i problemi alla base di questi raccapriccianti fatti. Non solo non esiste alcun nesso tra la cosiddetta fantomatica “educazione affettiva” nelle scuole e la diminuzione delle violenze contro le donne, ma nei Paesi in cui la si impartisce da decenni tali violenze sono addirittura aumentate. L’educazione affettiva in salsa relativista e arcobaleno non solo non è la soluzione del drammatico problema, ma è parte del problema stesso».

Pro Vita e Famiglia contro l'educazione sessuale nelle scuole: «Basta confondere l'identità bambini»
Una manifestazione del comitato Pro Vita e Famiglia (Getty Images).

Attacchi a Gualtieri e Sala

Poi il comitato prosegue attaccando i sindaci di Roma e Milano: «Un indottrinamento martellante che purtroppo trova conferme e terreno fertile in alcune amministrazioni locali, che spingono per introdurre la Carriera Alias e il gender nelle scuole. Come a Roma, dove Roberto Gualtieri, appena eletto, ha istituito un Ufficio per i Diritti Lgbt con a capo Marilena Grassadonia, già presidente di Famiglie Arcobaleno. E ormai da mesi sono numerose le iniziative Lgbt nelle scuole con il sostegno del comune o addirittura gli incontri, come al Municipio XI, per spingere gli Istituti e i Licei ad adottare la Carriera Alias. La stessa Grassadonia, durante una manifestazione pro Ddl Zan a Milano, disse espressamente che “bisogna entrare nelle scuole”. Per non parlare di Giuseppe Sala sempre in prima fila ai gay pride che chiedono, tra le altre cose, la transizione di genere per i minori e di parlare nelle scuole di ogni ordine e grado di sessualità fluida, favole arcobaleno e queer e addirittura in alcuni casi di masturbazione e organi genitali».

Mimun assume al Tg5 la nipote di Mogol, lo sgambetto involontario di Onder a Mediaset e le altre pillole del giorno

La musica piace tantissimo a Clemente Mimun. Al Tg5 è stata assunta la collaboratrice Vittoria Frontini, che è la nipote del più grande paroliere italiano, Mogol. Mimun ha un legame fortissimo con lui, tanto da passare quasi ogni fine settimana nella grande tenuta del Centro Europeo di Toscolano, in quel di Avigliano Umbro, in provincia di Terni, dove Mogol ha la sua factory.

Lo sgambetto involontario di Luciano Onder a Mediaset e Auditel

A Canale5, nel telegiornale mattutino di Clemente Mimun, c’è la rubrica di salute di Luciano Onder, da quasi 10 anni alla corte di Mediaset dopo aver lavorato tutta la vita alla Rai e salvato la vita a tanti colleghi, telefonando di notte agli amici medici. E che combina Onder? Consiglia caldamente di «non mettere la tv nella camera da letto». Panico a Cologno Monzese, dalle parti di Pier Silvio Berlusconi. E pure all’Auditel, dove senza i cosiddetti “teledormienti”, ovvero quelli che ronfano alla grande tenendo acceso il televisore, tanti programmi resterebbero a quota zero spettatori…

Mimun assume al Tg5 la nipote di Mogol, lo sgambetto involontario di Onder a Mediaset e le altre pillole del giorno
Luciano Onder (Imagoeconomica).

Roma dà l’ultimo saluto alla moglie di Bepi Nava, Elvira Vaselli e Anna Kanakis

Giornate piene di funerali, a Roma, e tutti di persone famose nel bel mondo della Capitale. Martedì 21 novembre si è partiti con la Rai di una volta a piangere la scomparsa della moglie di Bepi Nava, storico capo ufficio stampa di viale Mazzini che lasciò il suo posto a Fabrizio Casinelli. Oggi tocca alle esequie di Elvira Vaselli, della notissima famiglia di costruttori romani, nella chiesa di San Salvatore in Lauro, a due passi da via dei Coronari: i primi a partecipare, i banchieri Nattino, quelli di Finnat, con Giampietro e Celeste protagonisti. E poi giovedì, nella stessa chiesa, l’ultimo saluto a Anna Kanakis. Poi tutti alla Notte bianca a Villa Medici.

Giorgino e l’allergia per la Rai

A Francesco Giorgino la Rai non deve piacere. Affatto. Sì, perché anche mercoledì, come in altre occasioni, il mezzobusto tornato nel piccolo schermo con il nuovo governo guidato da Giorgia Meloni tiene a presentarsi con il titolo di “giornalista e docente Luiss”. Ovvero, l’università della Confindustria. L’occasione? La plenaria del Banco dell’Energia, intitolata “Insieme per contrastare la povertà energetica”, a Roma. Chi c’è oltre a Giorgino, nelle Scuderie di Palazzo Altieri, quelle dell’Associazione bancaria italiana? Il presidente del Banco dell’Energia Alberto Martinelli, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Iren Luca Dal Fabbro, l’amministratore delegato di Edison Nicola Monti, oltre al parlamentare Walter Rizzetto di Fratelli d’Italia, presidente della commissione Lavoro della Camera dei Deputati.

Mimun assume al Tg5 la nipote di Mogol, lo sgambetto involontario di Onder a Mediaset e le altre pillole del giorno
Francesco Giorgino (Imagoeconomica).

Artemisia Gentileschi mette insieme Sangiuliano e Sgarbi 

Chissà se il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano se ne è accorto: a Genova, nella mostra dedicata al genio di Artemisia Gentileschi, curata dallo storico dell’arte Costantino D’Orazio, nel catalogo sono presenti testi di Pietrangelo Buttafuoco e Vittorio Sgarbi. Si sa, le mostre nascono con largo anticipo, ben prima dello scontro tra Sangiuliano a Sgarbi.

 

Gesto antiviolenza delle 4 dita: cos’è e come si riconosce

Una ragazza di 19 anni è stata aggredita sessualmente a Milano in piazza della Scala, ma per fortuna è riuscita a salvarsi con il gesto antiviolenza delle dita. A comprendere il messaggio di aiuto della giovane è stata una dipendente del McDonald’s, che ha immediatamente contattato la polizia. Per la collettività è cruciale imparare questo segnale, perché intervenire in una situazione di violenza può salvare una vita. Ecco come si fa, da chi è stato ideato e cosa fare nel caso in cui lo si riconosca.

Come fare il Signal for Help

Il Signal for Help è un gesto valido a livello internazionale, ed è stato creato dalla Canadian Women’s Foundation durante la pandemia di Covid-19, a causa dell’aumento di casi di violenza domestica durante il lockdown. Il gesto è molto semplice: per farlo si piega il pollice verso il palmo con le altre quattro dita alzate, che si chiudono a pugno e poi si riaprono a intermittenza, in una sorta di “ciao ciao” a quattro dita. Dopo la sua ideazione, avvenuta nell’aprile del 2020, ben presto si è diffuso tramite la piattaforma di video social TikTok ed è stato adottato dalla rete internazionale di finanziamento delle donne (Wfn), e ha ricevuto ampi elogi per aver contribuito a fornire un contributo al contrasto del problema dell’aumento dei casi di violenza domestica.

Un altro modo per chiedere aiuto è contattare il 1522

La Canadian Women’s Foundation ha sottolineato che il segnale non sempre indica una richiesta di aiuto immediata o un intervento tempestivo delle forze dell’ordine, ma può anche voler dire «sono in difficoltà, raggiungimi in modo sicuro». Il segnale potrebbe anche essere una richiesta di ascolto e informazioni per trovare dei servizi di assistenza. In Italia, un altro metodo per richiedere aiuto in caso di violenza di genere è chiamare il 1522. Il numero è gratuito e attivo 24 h su 24 per accogliere ccon operatrici specializzate le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking.

Black Friday, i lavoratori di Amazon pronti a un nuovo sciopero

Per il quarto anno consecutivo, i lavoratori di Amazon in Italia e in altri trenta Paesi di tutto il mondo hanno deciso di scioperare il 24 novembre. Non si tratta di una giornata qualsiasi, perché è il Black Friday, la giornata dedicata agli sconti e uno dei momenti più attesi per l’acquisto tramite il colosso dell’e-commerce. In Italia, il centro dello sciopero sarà la sede di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza. Ma anche in altri magazzini i dipendenti incroceranno le braccia. A riferirlo sono state Cgil e Ugl. E il sindacato guidato da Maurizio Landini ha ricordato anche che negli ultimi due mesi ci sono già stati tre scioperi: l’11 e il 17 ottobre e il 7 novembre.

Lo sciopero per retribuzioni «inaccettabili»

La Cgil in un comunicato ha parlato di retribuzione «inaccettabile», soprattutto se rapportata all’andamento di Amazon. Il sindacato denuncia anche l’assenza di forme di welfare, il mancato aumento delle cifre dei buoni pasto e la «mancanza di attenzione» della società per temi come la salute e la sicurezza. L’Ugl ha manifestato il «malessere dei lavoratori rispetto al rifiuto dell’azienda a concedere i benefici richiesti e a fronte dell’aumento retributivo di solo l’1,1 per cento». La protesta sarà a carattere internazionale e una delegazione di dipendenti dell’hub di Piacenza parteciperà al presidio di Coventry, nel Regno Unito.

Amazon in disaccordo con la protesta

Dal canto suo, Amazon ha spiegato di essere «in disaccordo con le posizioni espresse dalla campagna “Make Amazon Pay”». I vertici della multinazionale hanno spiegato che dall’arrivo nella penisola sono stati «investiti 16,9 miliardi di euro in Italia e creati  1.000 posti di lavoro a tempo indeterminato, di cui circa 1.700 solo Castel San Giovanni».

Black Friday, i lavoratori di Amazon pronti a un nuovo sciopero
Il logo Amazon su un hub (Getty Images).

E sui pagamenti: «La retribuzione di ingresso prevista dal ccnl commercio è pari a 1655,98 euro. Sulla base di una procedura interna di revisione annuale degli stipendi, a partire dal 1º ottobre 2023, la retribuzione di ingresso a Castel San Giovanni è stata portata a 1.765 euro, cioè circa il 7 per cento in più rispetto a quanto previsto dal ccnl. Ad aprile il ccnl commercio prevedeva un incremento delle retribuzioni. Anziché assorbirlo, poiché i nostri stipendi sono già ampiamente superiori rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale, abbiamo deciso di rilanciare con un ulteriore aumento. Queste revisioni annuali degli stipendi ci permettono di garantire e mantenere una equità di trattamento salariale in tutto il network».

Ecoansia, aumentano le ricerche su Google in tutta Europa

La crisi climatica preoccupa sempre più persone in tutto il mondo. Sono in costante aumento le ricerche online, soprattutto su Google, legate all’ecoansia, ossia la profonda sensazione di disagio e angoscia per possibili disastri ambientali come alluvioni, siccità e incendi. È quanto sostiene uno studio della Bbc 100 Women, disponibile integralmente sulla rivista Sustainability, che ha monitorato i trend sul motore di ricerca su scala globale. Nei primi 10 mesi del 2023, i dati hanno rivelato un numero di ricerche 27 volte superiore rispetto allo stesso periodo del 2017, indicando un interesse sempre maggiore da parte della popolazione. In crescita non solo domande legate ad ansia e depressione, ma anche potenziali risposte e soluzioni alternative.

Crescono le ricerche in Europa su Google per l'ecoansia, disagio e paura della crisi climatica. Soprattutto fra le donne. Lo studio.
Il disastro in Toscana dopo le alluvioni di novembre (Getty Images).

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Ecoansia, dal futuro alle soluzioni: le domande più frequenti

I dati di Google Trends hanno consentito agli esperti non solo di misurare il volume delle ricerche, ma di identificare le tendenze nei vari luoghi del pianeta. Si è scoperto dunque che l’ecoansia è particolarmente presente fra i giovani dei paesi nel Nord Europa. L’intera Scandinavia, dalla Svezia alla Finlandia passando per Danimarca e Norvegia, costituisce infatti da sola il 40 per cento del totale. Cile, Filippine e Sudafrica, contrariamente, hanno fatto registrare i numeri più bassi. Nello stesso periodo, lo studio della Bbc 100 Women ha sottolineato un picco di interesse per la crisi climatica non solo in lingua inglese, ma anche in altri idiomi del pianeta. Le ricerche su Google in portoghese sono aumentate di 73 volte rispetto al 2017, quelle in cinese di otto volte e mezza. In crescita anche le domande legate all’ecoansia nel mondo arabo, dove si registra il 20 per cento in più.

Crescono le ricerche in Europa su Google per l'ecoansia, disagio e paura della crisi climatica. Soprattutto fra le donne. Lo studio.
Disagi al concerto di Taylor Swift in Brasile per il caldo torrido (Getty Images).

Quali sono però le domande più frequenti su Google per chi soffre di ecoansia? «Analizzando tutti i dati, è evidente che la gente cerca di comprendere il problema», ha spiegato alla Bbc un portavoce dello studio. «Tuttavia, dimostrano un interesse anche ad agire per migliorare le cose». Fra i quesiti in tendenza infatti spicca «Come risolvere il cambiamento climatico?» oppure «Quali sono i maggiori rischi legati alla crisi del clima?». I dati di Google testimoniano il 120 per cento in più delle domande legate al futuro, numeri simili a quelle su come adattarsi al nostro pianeta nei prossimi anni. La popolazione si è anche interrogata sui gas serra, dalla composizione a come limitarli, cercando anche possibili azioni in termini di sostenibilità (+ 40 per cento).

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L’ansia da crisi climatica riguarda soprattutto le donne

Come sottolinea lo studio su Sustainability, «le donne sono più predisposte degli uomini all’ecoansia». Fra i soggetti femminili intervistati infatti gli esperti hanno riscontrato maggiori livelli di preoccupazione legata a emozioni negative sulla crisi climatica. Contrariamente, la percentuale maschile si è rivelata più ottimista e fiduciosa nell’operato dei governi mondiali. La ricerca, condotta nel 2021 su 10 mila persone di età fra 16 e 25 anni, ha ricalcato quanto già aveva affermato una precedente analisi dell’European Social Survey di due anni prima. Anche in quel caso, le donne avevano mostrato più angoscia e timore rispetto agli uomini sugli effetti del cambiamento climatico. «Sono fisiologicamente vulnerabili, in quanto alte temperature possono avere effetti sulla gravidanza», ha detto Susan Clayton, autrice della ricerca della Bbc 100 Women. «La crisi climatica potrebbe presentare danni difficili da affrontare».

Crescono le ricerche in Europa su Google per l'ecoansia, disagio e paura della crisi climatica. Soprattutto fra le donne. Lo studio.
La devastazione di Maui dopo gli incendi di agosto (Getty Images).

Pesano anche la disuguaglianza di genere e le violenze sessuali. «Dopo eventi estremi, si riscontrano molte più aggressioni domestiche», ha proseguito la dottoressa Clayton. «Le sfollate sono poi a rischio stupri o tratte degli schiavi». Altri studi, infine, hanno dimostrato che le ragazze che affrontano disastri ambientali nei Paesi poveri si sposano prima per aiutare la famiglia in difficoltà economica. «Quando inondazioni e siccità minacciano l’agricoltura, i genitori preferiscono dare in moglie la figlia a un uomo per avere meno bocche da sfamare», ha concluso la ricercatrice.

Mondo di mezzo, Gianni Alemanno ai servizi sociali: sarà affidato a Suor Paola

Gianni Alemanno è stato affidato ai servizi sociali. Il Tribunale di sorveglianza di Roma ha infatti accolto l’istanza presentata dall’ex sindaco di Roma il 19 ottobre scorso dopo la condanna a un anno e 10 mesi per traffico di influenze in uno dei filoni dell’inchiesta Mondo di mezzo. Come riferito da Il Tempo, Alemanno verrà affidato per 22mesi alla struttura Solidarietà e Speranza gestita da Suor Paola. L’ex sindaco, assistito dall’avvocato Edoardo Albertario, dovrà rientrare entro le 22 e non uscire prima delle 7 del mattino. Tra i divieti, anche l’abuso di alcol e quello di uscire dal Lazio senza il permesso dei magistrati.

Alemanno, dal governo al Campidoglio fino al Forum dell’Indipendenza

Esponente di spicco della destra italiana, Alemanno militò prima nel Movimento sociale italiano e poi aderì al Popolo delle libertà. Dal 2008 al 2013 è stato sindaco di Roma, precedentemente – dal 2001 al 2006 – aveva ricoperto l’incarico di ministro delle Politiche agricole e forestali nel secondo e terzo governo di Silvio Berlusconi. Dopo l’esplosione dell’inchiesta Mondo di mezzo e la condanna, Alemanno ha cercato di ricollocarsi politicamente, tra ospitate tv e iniziative di piazza. Di recente ha difeso le posizioni del generale Roberto Vannacci e ha chiesto che venga creata una commissione parlamentare d’inchiesta sulla pandemia Covid. Attualmente è portavoce del Forum dell’indipendenza italiana, che accorpa destra sociale e sinistra comunista, la cui assemblea di fondazione si terrà il 25 e il 26 novembre al Midas di Roma.

Blitz di Ultima Generazione al Senato, danni alla facciata per 40 mila euro

Ammonta a circa 40 mila euro l’importo dei lavori effettuati per il ripristino della facciata e del portone del Senato dopo il blitz effettuato il 2 gennaio scorso da attivisti di Ultima Generazione, che lanciarono vernice rossa sui muri di Palazzo Madama. È quanto emerge dagli atti depositati il 21 novembre dall’Avvocatura dello Stato, in rappresentanza di Senato e Ministero dei Beni Culturali costituiti parti civile assieme al Campidoglio, nell’ambito del processo, davanti al giudice monocratico di Roma, a carico di tre ambientalisti.

Gli imputati sono accusati di danneggiamento aggravato

Gli imputati sono accusati di danneggiamento aggravato. Nel corso dell’udienza è stata ascoltata anche una consulente di parte, nominata dal difensore degli imputati. «La vernice utilizzata è a base d’acqua. Quella azione non poteva produrre alcun danno permanente. Se non fosse intervenuta l’Ama, la pittura sarebbe scomparsa con la pioggia», ha dichiarato la consulente.

Blitz di Ultima Generazione al Senato, danni alla facciata per 40mila euro. È quanto emerge dagli atti depositati a processo.
Attivista per il clima (Getty Images).

Il 15 novembre l’imbrattamento dell’Arco della Pace di Milano

Il 15 novembre alcuni attivisti di Ultima Generazione si sono resi protagonisti dell’imbrattamento dell’Arco della Pace di Milano. Per ripulire il monumento dalla vernice, ha reso noto il Comune, non sarà possibile procedere con un semplice intervento di idropulizia e potrebbero volerci tempi più lunghi.

Anas, una ricerca rivela che il 10 per cento degli italiani gira video alla guida

Il 10 per cento degli italiani, mentre si trova alla guida, registra un video con il cellulare. Tra questi, il 3,1 per cento ha confessato di averlo fatto personalmente, mentre il 6,9 per cento ha dichiarato di essere stato a bordo di un veicolo mentre il conducente stava filmando. Questi i dati che emergono dalla terza edizione della ricerca sugli stili di guida degli utenti, commissionata da Anas (Società del Polo Infrastrutture del Gruppo FS Italiane). La ricerca è stata presentata durante il convegno Sicurezza stradale: obiettivo zero vittime in occasione della Giornata mondiale in ricordo delle vittime della strada.

Lo studio condotto mediante interviste a campione

Lo studio è stato condotto da CSA Research (Centro Statistica Aziendale) mediante interviste su un campione di 4 mila persone. Inoltre, sono stati impiegati sistemi di rilevazione automatica per valutare velocità, distanza e occupazione delle corsie su tre tratte stradali. Infine, sono state effettuate osservazioni dirette dei comportamenti di guida lungo sei tipologie di strade, tra cui il RA10 Raccordo Autostradale Torino Caselle in Piemonte, la strada statale 51 di Alemagna in Veneto, la strada statale 3bis Tiberina tra Terni e Ravenna, la strada statale 1 Aurelia tra Roma e Livorno, la strada statale 16 Adriatica tra Bari e Otranto, e la A2 Autostrada del Mediterraneo da Salerno a Villa San Giovanni.

I dati sono preoccupanti: i più giovani a rischio

Il 3,1 per cento dei guidatori ha dichiarato di utilizzare il cellulare per registrare video mentre è alla guida, e questa percentuale è equamente distribuita tra uomini e donne, compresi nella fascia di età tra i 24 e i 44 anni. Tra i conducenti di auto berlina, oltre il 64 per cento non utilizza le frecce né durante le manovre di sorpasso né durante quelle di rientro. Durante l’osservazione di oltre 102 mila veicoli al giorno lungo tre direttrici stradali gestite da Anas, nel 38,5 per cento dei casi la distanza di sicurezza non è stata rispettata. Altri comportamenti scorretti includono il mancato utilizzo delle cinture di sicurezza da parte del conducente (10,6 per cento) e soprattutto dei passeggeri posteriori (72,6 per cento), insieme al non utilizzo dei seggiolini per i bambini (46,8 per cento). Inoltre, il superamento del limite di velocità è stato osservato nel 12,9 per cento delle situazioni sulle strade.

Paolo Crepet sul fenomeno: «Emerge una matrice adolescenziale»

Lo psicologo Paolo Crepet ha analizzato il fenomeno: «Emerge con particolare forza la matrice adolescenziale alla base dei comportamenti della maggior parte dei guidatori italiani. Questa colpisce ancora di più quando a mettere in atto determinati atteggiamenti sono gli adulti, anch’essi incapaci di resistere all’irrefrenabile necessità di dover seguire sempre tutto nel momento in cui accade e desiderosi di partecipare in tempo reale agli eventi, anche mentre si è alla guida, anche se questo può determinare rischi altissimi per la propria sicurezza e quella degli altri. Dobbiamo chiederci cosa porta un adulto a voler per forza rispondere ad un messaggio frivolo mentre guida sapendo che potrebbe benissimo farlo in un altro momento. La risposta è che in ognuno di noi c’è un aspetto fanciullesco, incurante di conseguenze e pericoli, su cui è assolutamente necessario lavorare e intervenire soprattutto quando in gioco c’è la vita».

L’allarme dell’Onu: «Il mondo è di fronte a 3°C di infernale riscaldamento climatico»

Diversi record relativi alle temperature sono stati stracciati nel 2023, anno caratterizzato da ondate di caldo sempre più intense, così come da inondazioni e periodi di siccità che hanno causato numerose vittime in tutto il mondo. Ma il peggio, come avvertono gli scienziati in vista della COP28, deve ancora venire. Secondo il nuovo rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), intitolato “Record infranto”, a meno che le emissioni globali di gas serra non diminuiscano drasticamente, il mondo si troverà a fronteggiare un «infernale» aumento delle temperature di 3°C, con impatti climatici ancora più ampi e distruttivi.

L’allarme dell’Onu in vista della COP28: «Il mondo è di fronte a 3°C di infernale riscaldamento climatico».
Il fondo di un fiume prosciugato in Francia (Getty Images).

Lontano l’obiettivo di ridurre il riscaldamento globale a 1,5°C, stabilito dall’Accordo di Parigi

Lontano dunque l’obiettivo di ridurre il riscaldamento globale a 1,5°C come previsto dall’Accordo di Parigi: l’attuazione delle politiche già promesse dai Paesi delle Nazioni Unite ridurrebbe di appena 0,1°C l’aumento delle temperature. E i tagli alle emissioni a cui sono disposti i Paesi in via di sviluppo – a condizione di ricevere sostegno finanziario e tecnico – non permetterebbe comunque di scendere sotto i 2,5°C. Lo scenario si prospetta catastrofico e per questo, ribadisce l’UNEP, c’è da agire presto e con decisione.

L’allarme dell’Onu in vista della COP28: «Il mondo è di fronte a 3°C di infernale riscaldamento climatico».
Inondazione in Brasile (Getty Images).

Guterres: «Estirpare la radice velenosa della crisi climatica: i combustibili fossili»

Per raggiungere l’obiettivo concordato a livello internazionale di 1,5°C è necessario tagliare 22 miliardi di tonnellate di CO2 dal totale attualmente previsto nel 2030, afferma il rapporto. Si tratta del 42 per cento delle emissioni globali, equivalente alla produzione dei cinque peggiori inquinatori del mondo: Cina, Stati Uniti, India, Russia e Giappone. Non riuscirsi, secondo Antonio Guterres, sarebbe «un fallimento della leadership, un tradimento dei più vulnerabili e un’enorme opportunità mancata». Le energie rinnovabili, ha sottolineato l’alto ufficiale delle Nazioni Unite non sono mai state così economiche e accessibili: «Sappiamo che è ancora possibile rendere realtà il limite di 1,5 gradi. Occorre estirpare la radice velenosa della crisi climatica: i combustibili fossili». Guterres ha affermato che i vari Paesi devono impegnarsi alla COP28 a triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030 e ad eliminare gradualmente i combustibili fossili, con un calendario chiaro.

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Nessuno dei Paesi del G20 sta riducendo le emissioni a un ritmo coerente con i propri obiettivi 

All’inizio di novembre l’Onu aveva avvertito che i produttori mondiali di combustibili fossili stavano pianificando espansioni in grado di bruciare più di due terzi del bilancio mondiale del carbonio nei prossimi 30 anni. Il più recente report dell’UNEP sostiene che, se tutti gli impegni a lungo termine dei Paesi di ridurre le emissioni a zero entro il 2050 venissero rispettati, l’aumento della temperatura globale potrebbe essere limitato a 2°C. Tuttavia, si legge, questi impegni «non sono attualmente considerati credibili». Nemmeno quelli dell’Abu Dhabi National Oil Company (Adnoc) di Sultan Ahmed Al Jaber, che presiederà una COP28 nemmeno iniziata e già partita nel segno delle contraddizioni: nel complesso nessuno dei Paesi del G20, che insieme producono l’80 per cento della CO2, sta riducendo le emissioni a un ritmo coerente con i propri obiettivi di zero emissioni nette.

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Ayahuasca, la droga utilizzata dagli sciamani e ora vietata in Italia: «Negano i nostri sacramenti»

L’ayahuasca affonda le sue radici nelle antiche pratiche sciamaniche dell’Amazzonia. Negli ultimi 30 anni, a partire dal 1990, diverse migliaia di persone in Italia l’hanno assunta. Questo consumo avviene in quantità minime, seguendo procedure controllate e all’interno di un contesto religioso, particolarmente tra i fedeli della chiesa del Santo Daime. Nel febbraio del 2022, dopo approfondimenti condotti dall’Istituto e dal Consiglio superiore di sanità, il ministero della Salute ha inserito la sostanza nella lista di quelle vietate, classificandola come stupefacente. Questa decisione ha reso impossibile il sacramento, considerato «equivalente alla comunione per il cristianesimo».

Gli sciamani si ribellano a questa vicenda

A seguito di ciò, la Chiesa italiana del culto eclettico della fluente luce universale (con sede in provincia di Reggio Emilia) e il Centro espírita beneficente união do vegetal in Italia (con sede a Milano) hanno presentato un ricorso, il quale è stato però respinto sia dal Tar che in una recente sentenza del Consiglio di Stato. Che l’ayahuasca possieda un potente effetto allucinogeno è indiscutibile, ed è proprio per questo motivo che è stata utilizzata in cerimonie religiose in Amazzonia da tempi immemorabili. Questa bevanda rituale è un decotto di una liana e di una foglia, collegandosi così al mondo mistico e misterioso che in qualche modo è coinvolto anche in questa questione legale.

Ayahuasca, la droga utilizzata dagli sciamani e ora vietata in Italia: «Negano i nostri sacramenti»
Cerimonia (GettyImages).

Dove è possibile consumare questa sostanza

Nel corso del Novecento, vari culti che incorporano l’uso dell’ayahuasca si sono istituzionalizzati in Brasile, dove la bevanda è legale in ambito rituale e religioso dal 1986. Questi culti si sono successivamente diffusi in numerosi paesi del mondo, compresa l’Europa. In Francia, la sostanza è illegale, mentre nei Paesi Bassi e in Spagna è stata oggetto di procedimenti giudiziari. A metà del secolo scorso, il potere mistico, onirico e allucinogeno della sostanza ha ampliato il suo fascino anche al di fuori dei contesti religiosi. Negli ultimi decenni, la sostanza è stata al centro di decine e decine di pubblicazioni scientifiche che ne hanno esplorato il potere terapeutico.

Effetti e quantità dell’ayahuasca

I documenti presentati davanti al Consiglio di Stato offrono una visione chiara del consumo di ayahuasca a Milano e in Italia, avvenuto «rispettando le norme del disciplinare del governo brasiliano». Secondo i fedeli aderenti, la «bevanda sacramentale Santo Daime» è considerata una «manifestazione del sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, la cui assunzione rituale (equivalente al sacramento della comunione nella Chiesa cattolica)» è «imprescindibile all’interno delle funzioni religiose». Inoltre, secondo le spiegazioni delle associazioni, «sebbene l’ayahuasca sia psicoattiva, ciò non significa che le dosi che di solito vengono ingerite durante le sessioni producano tossicità organica o cerebrale». Nel caso del Santo Daime, tutte le analisi chimiche effettuate dalla polizia in Italia negli ultimi 23 anni mostrano una presenza media molto bassa del principio attivo, quindi gli effetti allucinogeni della sostanza pura «iniettata in vena o sniffata non hanno nulla a che fare» con quelli della sostanza naturale «assunta per via orale nell’arco di 3-4 ore di digestione».

Il Doodle del 21 novembre 2023 è dedicato al chirurgo cardiotoracico Victor Chang

Il Google Doodle di martedì 21 novembre 2023, è dedicato a Victor Chang, medico cinese naturalizzato australiano nato proprio nella data odierna del 1936. Nell’animazione che sostituisce il classico logo dell’azienda informatica americana, dunque, è rappresentato il chirurgo cardiotoracico che ha conquistato la fama mondiale per via degli importanti traguardi raggiunti nel campo della chirurgia a cuore aperto. A firmare l’illustrazione è l’artista australiana Lucy Pescott.

Le valvole cardiache economiche per la salute di tutti i malati 

Figlio di genitori cinesi – britannici nati in Australia -, Victor Chang decise di fare il medico dopo la prematura scomparsa della mamma, morta a 33 anni per via di un tumore al seno. Dopo aver studiato medicina all’Università di Sydney e aver ottenuto una specializzazione in cardiochirurgia negli Stati Uniti, iniziò a lavorare in America e in Regno Unito, per poi tornare nel 1972 in Australia e partecipare alla fondazione del principale centro nazionale per il trapianto di cuore e polmoni all’ospedale St. Vincent. Il suo apporto al mondo della cardiochirurgia è stato di fondamentale importanza, visto che proprio Chang brevettò una valvola cardiaca che, rispetto ai modelli precedenti, era molto più economica e, dunque, di più facile accesso per tutti i pazienti. Nel suo lavoro di cardiochirurgo è stato considerato uno dei migliori, tanto che nel 1984 effettuò un trapianto di cuore alla 14enne Fiona Coote, la più giovane a subire un intervento del genere in Australia. La stessa ragazza, nel 1986, ebbe bisogno di un secondo intervento, eseguito sempre da Victor Chang, ed è a oggi la più longeva persona australiana ad essersi sottoposta ad un trapianto di cuore. Il medico è stato ucciso nel 1991, il 4 luglio, da due giovani che hanno tentato di praticare un’estorsione.

La Victor Chang Foundation eroga, ancora oggi, borse di studio

Pochi anni prima di morire, nel 1984, Victor Chang ha fondato una fondazione a suo nome, la Victor Chang Foundation, che perseguiva e persegue lo scopo di agevolare il percorso accademico di aspiranti chirurghi e chirurghe dei paesi del Sud Est Asiatico che intendono specializzarsi in chirurgia cardiaca e trapianti di cuore all’ospedale St. Vincent. Per il suo «servizio alla scienza medica e alle relazioni internazionali tra Australia e Cina», Chang è stato insignito nel 1986 del titolo di Companion of the Order of Australia e, in seguito alla sua morte, è stato fondato a suo nome un centro di ricerca sulle patologie cardiovascolari. Nel 1996 ha ricevuto il titolo postumo di Australiano del secolo ai People’s Choice Awards.

Oggi è Giulia Cecchettin, ieri Giulia Tramontano: con le solite ricette e le promesse non si cambia

Ormai è diventato una specie di sacrificio rituale collettivo: ogni tot mesi la nazione tutta condivide trepidazione, commozione e sdegno per l’uccisione efferata di una giovane donna da parte di un uomo, in genere il compagno, mentre un assortimento di ierofanti da tastiera e da talk show recita formule sempre uguali («ci vuole una cultura del rispetto», «donne, dovete cogliere i segnali», «è colpa delle mamme», «è colpa dei padri», eccetera). Poi, stanchi ma infelici ma anche, in certo modo, saziati di lutto virtuale, ce ne torniamo alla nostra vita, finché la cronaca non ci propone un’altra vittima degna di mobilitare di nuovo tutto l’apparato. Che non si dispiega per tutti i femminicidi: non per quelli – tantissimi – di donne mature o anziane, madri o nonne uccise da mariti o ex mariti, e nemmeno per quelle troppo derelitte, o per le single ammazzate dall’ex partner di una storia breve.

La commozione popolare si pasce dell’uccisione di vittime giovanissime e fiduciose per mano di esecutori piacioni o figli modello

In Italia la commozione popolare, come nei melodrammi di Verdi e Puccini, si pasce della mala morte di donne giovanissime, graziose, fiduciose come Giulia Tramontano, tradita e incinta, o Giulia Cecchettin, un tesoro di ragazza a due passi dalla laurea. Del resto i sacrifici di esseri viventi, umani o animali, richiedono vittime perfette e senza macchia, perché soltanto ciò che di più bello possiede la comunità è degno di essere sacrificato agli dei per esserne certi di ottenerne il favore o placarne l’ira. Solo che in questi casi a uccidere non è un apposito esecutore-sacerdote, ma un altro ragazzo, anche lui apparentemente perfetto e senza difetti, come il piacione Alessandro Impagnatiello o il “figlio modello” Filippo Turetta, uno con un buon lavoro in un ambiente figo, l’altro alle ultime battute di una laurea in ingegneria, il presunto magico talismano contro la disoccupazione. Bravi ragazzi che, messi alle strette, ammazzano brave ragazze, seguiti spasmodicamente dal pubblico dell’arena mediatica, come i tributi degli Hunger Games.

Oggi è Giulia Cecchettin, ieri Giulia Tramontano: con le solite ricette e le promesse non si cambia
Giulia Cecchettin (Ansa).

Ogni volta si ripetono le inutili ricette: dalle pene più severe alla promessa di prevenzione nelle scuole

Tanto è sinistro e inafferrabile il compiaciuto teatro dell’orrore che mettiamo su per questo tipo e solo per questo tipo di femminicidi, quanto sono ridicoli, nella loro inutilità e ripetitività, i tentativi di contrastare la violenza di genere con le solite ricette: le immancabili pene più severe e la promessa di prevenzione fin dalle scuole con corsi di educazione all’affettività. In un Paese governato da una signora che si è tenuta per anni un partner sessista e molestatore, e che all’opposizione vede un’altra signora che si è fidanzata con una donna (combinazione meno pericolosa per l’incolumità fisica), adulti infelici, poco pagati e spesso alle prese loro stessi con problemi relazionali, pretenderanno di insegnare agli adolescenti come costruire una relazione eterosessuale rispettosa. Platonica, naturalmente, visto che sono più di 40 anni che si chiede invano di fare educazione sessuale nelle scuole. Quarant’anni fa la ministra Roccella era ancora femminista e abortista e Pillon al collo portava solo il fiocco del grembiule, quindi non è proprio il caso di dare la colpa a loro.

Nemmeno la parità di genere riesce a contrastare la violenza sulle donne

Ma anche se l’educazione sessuale venisse finalmente introdotta nelle scuole, se i corsi di affettività non fossero una barzelletta, se (esageriamo) tutta la società italiana facesse passi da gigante sul piano delle pari opportunità, del pay-gap, dell’accesso delle donne a posizioni apicali, insomma, se l’Italia diventasse come la Finlandia, patria del modello scolastico ammirato in tutto il mondo, stroncheremmo la violenza contro le donne? I numeri dell’European Institute for Gender Equality dicono di no. L’uguaglianza di genere non contrasta la violenza di genere, o almeno non abbastanza. In Finlandia il 61 per cento degli omicidi con vittime donne sono perpetrati da partner o familiari, e il 47 per cento delle finlandesi afferma di avere subito molestie e violenze. La legge finlandese non contempla neppure il femminicidio o la violenza di genere come crimini specifici. Il luogo più pericoloso per le donne in Europa è l’Irlanda del Nord, che ha un tasso di violenza domestica triplo rispetto a Inghilterra e Galles. La sessista Italia è quartultima nella classifica europea dei femminicidi, dominata da Lituania e Lettonia, cui seguono Germania, Francia e Paesi Bassi. Che la civilissima Svezia sia penultima sorprende meno del fatto che il Paese europeo con meno femminicidi sia la Grecia, anche se negli ultimi anni si è registrato un clamoroso aumento. Non parliamo degli Stati Uniti, la terra del #MeToo e del politically correct, che marcia al ritmo di tre femminicidi al giorno, il triplo della Turchia di Erdogan.

Oggi è Giulia Cecchettin, ieri Giulia Tramontano: con le solite ricette e le promesse non si cambia
Scarpe rosse, simbolo della lotta alla violenza contro le donne, in Francia (Getty Images).

In Iran la violenza si fa scudo della religione, in Occidente dell’amore passionale: la stessa fetida minestra chiamata patriarcato

L’Occidente cristiano è pieno di cripto-ayatollah in versione domestica che se la loro partner rivendica libertà di uscire, di laurearsi, di viaggiare, e di vestirsi come le pare, o anche di lasciarli, le fanno quello che la polizia morale iraniana ha fatto a Mahsa Amini o ad Armita Geravand. In Iran la violenza di genere si fa scudo della religione, da noi dell’amore passionale, ma è la stessa fetida minestra secolare chiamata patriarcato. Allevati e allevate da millenni con questa minestra, ora dobbiamo inventarcene una nuova e abituarci tutti, e non è cosa né facile né breve. Nel frattempo l’unica soluzione ragionevole per limitare la strage di donne, più che insegnare l’affettività ai maschi (chi ha visto le reazioni degli adolescenti medi durante gli incontri scolastici sulla violenza di genere sa che la partita è difficile, se non persa in partenza) sembrerebbe insegnare l’anaffettività alle femmine.

Giocattoli per anziani, le versioni per combattere isolamento e demenza

Allenare la mente e combattere la solitudine. Negli Usa è boom di giocattoli per anziani, novità oppure versioni aggiornate di quelli già diffusi per bambini. Nonostante un calo nelle vendite dell’8 per cento, l’industria del settore ha registrato importanti valori negli acquisti dei nonni non soltanto per i nipoti, ma anche per sé stessi. Il 5 per cento dei prodotti è finito nelle mani degli adulti, in crescita rispetto al 2022. Per questo, le grandi aziende come Hasbro e Relish, hanno lanciato nuovi giocattoli pensati per chi ha più di 65 anni, molti dei quali acquistabili anche in Italia. Numerosi anche gli sconti durante la settimana del Black Friday.

Alleviando la solitudine e stimolando la memoria, alcuni giocattoli aiutano gli anziani a combattere l'età. I migliori prodotti.
La collezione Joy for All per anziani (Ageless Innovation, Instagram).

Da Scarabeo a Life, Hasbro reinventa i giocattoli con versioni per gli anziani

Fra le più attive nel settore dei giocattoli c’è Hasbro, che ha annunciato una partnership con Ageless Innovation, una global company che punta sul potere del gioco per invecchiare positivamente. Dalla loro collaborazione sono arrivate nuove versioni di tre classici giochi da tavolo, ossia Scarabeo, Trivial Pursuit e The Game of Life. Con l’intento di favorire l’utilizzo per gli Over 65, sono disponibili da giugno 2023 anche prodotti con pezzi da gioco più grandi e facili da afferrare, dimensioni dei caratteri maggiori nonché vari riferimenti che si rivolgono a tutte le età. Per esempio, come ricorda Associated Press, in base all’età del giocatore le risposte di Trivial Pursuit possono indicare la danza zumba o l’allenatore Jack LaLanne, il guru del fitness statunitense scomparso nel 2015.

I prodotti di Hasbro hanno così arricchito la collezione Joy for All di Ageless Innovation che comprende una serie di giochi di carte simili a Memory. Richiede infatti di trovare il collegamento fra due oggetti relativi a differenti epoche del passato e del presente, tra cui per esempio un telefono fisso e uno smartphone. Sugli scudi anche gli animali robot, disponibili anche per l’Italia sul sito ufficiale e su Amazon. Si possono comprare un gatto o un cane, che replicanno fedelmente movimenti e comportamento di un esemplare reale, regalando un po’ di compagnia e affetto al proprietario. Il felino robotico, per esempio, miagola, fa le fusa e risponde alle coccole dell’utente avvicinandosi alle mani o alle gambe. Il prezzo per l’acquisto online è di 160 euro. Ne bastano invece 61 per un uccellino animatronic che cinguetta e rompe il silenzio in casa.

Giochi di carte, scacchi e cruciverba: come stimolare la mente divertendosi

Su Amazon è disponibile un vasto assortimento di giocattoli e giochi da tavolo adatti anche agli anziani. Un esempio è l’All About Us di Relish. Si tratta di una versione progettata per chi soffre di demenza, che però può riunire tutta la famiglia. Per partecipare è sufficiente lanciare un paio di dadi e scegliere una carta, che indica un decennio della storia recente. Tramite alcuni spunti, bisogna porre una domanda agli avversari e chiedere loro di raccontare un ricordo della loro esperienza. In Rete è possibile acquistare anche gli scacchi per allenare la memoria di Eachhaha in legno, disponibili in più versioni. Seppur pensati per i bambini, sono utilissimi anche per gli anziani aiutandoli a rallentare l’invecchiamento e a mantenere alta la coordinazione occhio-mano, divertendosi assieme ai nipoti. Online ci sono poi anche diversi cruciverba e puzzle di forme e contenuto differente.

La temperatura media globale ha superato di 2 gradi i livelli preindustriali

La temperatura media globale sta crescendo a ritmi sostenuti. Venerdì 17 novembre, per la prima volta, ha superato di 2 gradi i livelli preindustriali, risalenti al periodo fra il 1850 e l’inizio del XX secolo. Ad affermarlo è il nuovo rapporto del Copernicus Climate Change Service con sede in Europa, condiviso sulla piattaforma X dalla vicedirettrice Samantha Burgess. «Non significa aver violato l’Accordo di Parigi», ha poi aggiunto la dottoressa alla Cnn. «Evidenzia però che ci stiamo avvicinando ai limiti massimi con frequenza costante». L’allarme arriva a due settimane dall’inizio della Cop28, la conferenza delle Nazioni Unite in programma a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre. Urge un intervento immediato al fine di evitare ripercussioni forti e irreversibili sulla Terra. Occorre sottolineare però come i dati siano ancora preliminari e necessitino di altre conferme con studi e misurazioni previsti per il prossimo futuro.

LEGGI ANCHE: Clima Copernicus: «È stato l’ottobre più caldo di sempre»

Temperatura globale, l’Accordo di Parigi è ancora possibile

Nel suo post su X, Burgess ha confermato che la temperatura registrata venerdì 17 novembre è la più alta della storia. Un’analisi che conferma il precedente report di Copernicus che, a inizio novembre, aveva già identificato il 2023 come l’anno più caldo di sempre. «I valori sono stati, in media, 1,17 gradi superiori al periodo fra il 1990 e il 2020», ha sottolineato la vicepresidente Burgess. «Rispetto all’era preindustriale, prima che l’uomo iniziasse a bruciare combustibili fossili e alterare il clima naturale, parliamo di 2,06 gradi in più». Gli esperti hanno sottolineato come si tratti di un superamento temporaneo e non implica che si assisterà a un riscaldamento permanente dell’atmosfera. È tuttavia un indizio allarmante che conferma gli effetti della crisi climatica in corso sul pianeta.

Il 17 novembre la temperatura media globale ha superato di 2 gradi i valori preindustriali. Dati e previsioni del rapporto di Copernicus.
Una ragazza in Brasile cerca ristoro dal caldo torrido (Getty Images).

Il superamento di 2 gradi della temperatura rispetto all’epoca preindustriale mette dunque a repentaglio il rispetto dell’Accordo di Parigi sul clima stipulato nel 2015. Allora, le superpotenze del mondo si imposero di limitare le emissioni di gas serra al fine di contenere il surriscaldamento globale sotto 1,5 gradi rispetto al periodo 1850-1900. «I nuovi dati non indicano una violazione», ha spiegato Burgess alla Cnn. «Tuttavia evidenziano un peggioramento. Possiamo infatti aspettarci una frequenza crescente di giorni con una simile temperatura media globale nei prossimi anni». Un timore condiviso anche dall’Organizzazione climatica mondiale, secondo cui il pianeta potrebbe superare costantemente la soglia massima già entro il 2027 per via di una combinazione fra il fenomeno del Niño e l’inquinamento. «C’è ancora tempo per intervenire, ma bisogna farlo al più presto».

Incendi e inondazioni, gli effetti del surriscaldamento nel 2023

L’aumento della temperatura media globale rispetto ai livelli preindustriali sta causando una lunga serie di eventi meteorologici estremi. Gli incendi alle Hawaii e le tempeste sul Mediterraneo, senza dimenticare le inondazioni in Nord America, sono però solo la punta dell’iceberg. In aumento le possibilità di un collasso delle calotte polari, con relativo innalzamento dei livelli del mare ed estinzione di massa di tutte le barriere coralline. Difficile, in tal caso, anche l’adattamento per umani ed ecosistemi. «Il superamento dei 2 gradi era prevedibile», ha detto Richard Allan dell’Università di Reading. «Dobbiamo limitare i gas serra». Stando all’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, però, l’attuale impegno non è sufficiente. Per sperare di contenere il surriscaldamento globale, tutti gli Stati dovrebbero dimezzare le emissioni entro il 2030. Al ritmo attuale, però, anche se tutti rispettassero i propri impegni, l’inquinamento sarà il 9 per cento superiore al 2010.

Il 17 novembre la temperatura media globale ha superato di 2 gradi i valori preindustriali. Dati e previsioni del rapporto di Copernicus.
Un termometro segna 40 gradi a Roma a giugno (Getty Images).

La Norvegia vuole gli infermieri italiani e offre contratti da 3.500 euro più bonus e voli

Nursing Up, il sindaco nazionale degli infermieri, ha lanciato un allarme: migliaia di giovani vengono reclutati dalla Norvegia con proposte allettanti, tanto in termini di ingaggio quanto di vivibilità. Secondo quanto spiegato dalla sigla sindacale, il Paese nordeuropeo ha lanciato decine di offerte verso l’Italia, attraverso un’agenzia di recruitment spagnola. Si parla di stipendi da 3.500 euro netti, premi esclusi. E in molti casi a professionisti e neo laureati vengono garantiti anche affitto e bollette, oltre ai voli pagati e contratti a tempo indeterminato. La Norvegia starebbe puntando anche agli studenti dell’ultimo anno.

Il sindacato: «Proposte difficili da rifiutare»

Il presidente nazionale del Nursing Up, Antonio De Palma, ha spiegato: «Possiamo constatare, senza esagerazione alcuna, che negli ultimi tempi le proposte di lavoro dall’estero si stanno addirittura evolvendo, e per gli ambitissimi professionisti italiani si sono fatte decisamente “più aggressive” e soprattutto davvero difficili da rifiutare per un nostro giovane laureato in infermieristica. Siamo di fronte  ad una vera e propria caccia aperta agli infermieri di casa nostra che va avanti da alcuni anni, con una pericolosa emorragia di professionisti che le nostre istituzioni non riescono in alcun modo ad arginare attraverso piani alternativi di valorizzazione».

La Norvegia vuole gli infermieri italiani e offre contratti da 3.500 euro più bonus e voli
Due infermiere preparano alcune siringhe in ospedali (Getty Images).

De Palma: «Andati via 7mila infermieri»

Le offerte norvegesi, per De Palma, sono allettanti. Viene offerto uno stipendio dai 2.700 ai 3.500 euro al mese anche se il costo della vita, in città come Oslo o Bergen, spiega Repubblica, risulta elevato. A tentare i professionisti italiani sono soprattutto i contratti a tempo indeterminato, i bonus, i premi e le ore di lavoro, 37,5 a settimana di media. Il presidente del Nursing Up ha concluso: «Negli ultimi tre anni, ben 7mila infermieri italiani hanno lasciato il nostro Paese». Un messaggio forte che arriva a pochi giorni dalla protesta del prossimo 5 dicembre, quando i professionisti «stanchi e logorati come non mai, incroceranno le braccia in uno sciopero insieme ad alcuni sindacati dei medici».

Qualità della vita 2023, Bolzano al primo posto nella classifica

L’indagine sulla qualità della vita del 2023 realizzata da ItaliaOggi e Ital Communications, in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma, è giunta alla sua 25esima edizione e quest’anno il primo posto è toccato alla città di Bolzano (seconda nel 2022). Milano e Bologna conquistano il secondo e il terzo posto. Come accadde nel 2022, in fondo alla classifica c’è Crotone, insieme alle province siciliane di Messina e Caltanissetta.

Bolzano si conferma al primo posto per qualità della vita

Lo studio prende in considerazione nove settori: affari e lavoro, ambiente, reati e sicurezza, sicurezza sociale, istruzione e formazione, popolazione, sistema salute, tempo libero e turismo, reddito e ricchezza. Dai risultati della ricerca emerge una tendenza confermata: la disparità tra il Centro-Nord, più performante e resiliente, e l’Italia meridionale e insulare, caratterizzata da una persistente vulnerabilità. Quest’anno, la qualità della vita è stata valutata come buona o accettabile in 63 delle 107 province esaminate. Tradotto in termini di popolazione, ciò significa che 21 milioni e 909 mila residenti (pari al 37,2 per cento della popolazione italiana) vivono in territori con una qualità della vita scarsa o insufficiente, rispetto ai 21 milioni e 789 mila della passata edizione, equivalenti al 36,9 per cento della popolazione. Si registra quindi un lieve peggioramento rispetto al 2022. La provincia di Bolzano si conferma al primo posto per qualità della vita, dopo aver ottenuto la medaglia d’argento l’anno precedente.

Il sindaco della città: «L’impegno è tanto»

Ad Adnkronos, il sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi ha così commentato la vittoria: «L’impegno è tanto. Abbiamo un bilancio con debiti zero per la città e una grande capacità di investimento. C’è una capacità di programmazione previsionale dei vari interventi e una capacità a spendere bene i soldi che, vorrei sfatare il luogo comune, non arrivano da Roma perché la provincia di Bolzano contribuisce con circa 400 milioni all’anno alla riduzione del debito nazionale».

Il caso della lettera di Osama bin Laden diventata virale su TikTok

Lunedì 13 novembre 2023 un utente di TikTok con 371 follower che utilizza il nome “_monix2” ha pubblicato un video in cui leggeva parti della “Lettera all’America” di Osama bin Laden, in cui il defunto leader terrorista affermava, tra le altre cose, che gli attacchi dell’11 settembre erano stati giustificati anche dal sostegno degli Stati Uniti all’occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele. Giovedì pomeriggio, quando TikTok ha annunciato di aver bandito l’hashtag, i video taggati #lettertoamerica avevano ottenuto più di 15 milioni di visualizzazioni.

Perché la lettera è diventata virale 

Una parte rilevante della lettera, originariamente pubblicata nel 2002 dal Guardian, riguarda appunto Israele e la Palestina, uno degli argomenti forti della propaganda di bin Laden. Il leader di Al Qaida sosteneva che «il sangue che sgorga dalla Palestina deve essere vendicato in maniera proporzionale», e accusava l’Occidente di essersi «arreso agli ebrei», aggiungendo numerosi pregiudizi antisemiti. Alcuni utenti di TikTok, dopo aver letto la lettera di bin Laden, hanno commentato di aver «aperto gli occhi» sui crimini degli Stati Uniti e di Israele. La lettera è stata diffusa in momento di estrema polarizzazione emotiva legata al conflitto tra Israele e Hamas. Ma la diffusione della lettera riflette anche uno dei problemi principali legati ai social media, dove le persone– molte delle quali sono giovani nati dopo l’11 settembre e che tendono ad essere più critici dei propri genitori nei confronti dell’Occidente – condividono e ricevono informazioni su delle app progettate per rendere i video virali, spesso disincentivando l’approfondimento delle notizie e degli eventi storici.

TikTok e il Guardian hanno rimosso il contenuto dalle loro piattaforme

Quando nel 2002 il Guardian aveva pubblicato la “Lettera all’America”, l’aveva collegata a un articolo di spiegazione in cui forniva il contesto su chi era bin Laden e su quali erano gli intenti della lettera, cioè di giustificare gli attacchi terroristici del gruppo. Sui social network, invece, alcuni utenti hanno interpretato la lettera come un appello morale contro gli Stati Uniti. Il portavoce di TikTok, Alex Haurek, ha dichiarato che la società sta rimuovendo i video che diffondo la lettera per aver violato le regole dell’azienda sul «sostegno a qualsiasi forma di terrorismo» sulla piattaforma. Un portavoce del Guardian, invece, ha dichiarato in un comunicato che la lettera è stata rimossa dal sito della testata giornalistica inglese dopo essere stata «ampiamente condivisa sui social media senza il contesto completo».

Jovanotti ai fan: «Non so quanto ci vorrà per rimettersi in piedi»

Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, ha voluto aggiornare i fan sulle sue condizioni di salute. A distanza di quattro mesi dall’incidente in bicicletta ai Caraibi, l’artista ha parlato della sua situazione attuale durante una diretta Facebook. Jovanotti ha spiegato: «Sono quattro mesi dal botto. Non cammino ancora senza stampelle ma conto per dicembre di cominciare. Adesso sto iniziando ad appoggiare il piede. I muscoli fanno male ma insomma procediamo».

Jovanotti: «Non so quanto mi ci vorrà»

Il cantante è alle prese con fratture di vario tipo tra la spalla e il femore. Quelle alle gambe sono le più gravi. Jovanotti ha proseguito: «Non so quanto ci vorrà per rimettermi in piedi. Forse sei mesi. Non lo so. Nessuno lo sa, nemmeno gli ortopedici. Mi fanno delle previsioni però poi io le smentisco. Tra poco dovrò operarmi di nuovo per togliermi la placca alla clavicola perché mi sta staccando. Rido per non piangere. Volevo fare un breve bollettino perché in tanti mi scrivete e mi chiedete come va. Va bene. Ci vuole tempo e pazienza ma va bene, va molto bene. Appena mi rimetto ci vediamo e festeggiamo. Nel frattempo prendo appunto, scrivo, leggo molto. Sto leggendo un sacco di libri belli, poi faccio la fisioterapia due volte al giorno e poi penso a quando ci rivedremo».

«Che casino ho combinato»

Poi ridendo ha raccontato: «Che casino che ho combinato. Ho combinato un gran casino. Chi se l’aspettava? Ma gli incidenti non te li aspetti mai. Sto ascoltando tantissima musica, mi sono rimesso ad ascoltare anche del jazz. Soprattutto del jazz elettrico. Mi sono rimesso a sentire musica, soprattutto quella che non ha forma di canzone tradizionale. Musica cosmica che mi apra spazi. Se ascolto canzoni, dopo mi metto a scrivere canzoni. Invece voglio stare senza gravità, visto che la forza di gravità in questo momento è il mio problema. Ci sono tre modi per evitarla: andare nello spazio, che per ora non è previsto, stare nell’acqua, che mi fa stare bene, e ascoltare musica».

Bologna, la torre Garisenda a rischio collasso: «Massima allerta»

La torre Garisenda, assieme a quella degli Asinelli, è una delle principali attrazioni di Bologna e rappresenta un simbolo per la città e per l’Italia intera. Mercoledì 15 novembre 2023, i membri del comitato presieduto dalla dirigente dei Lavori pubblici di Palazzo d’Accursio Manuela Faustini hanno siglato un report di 30 pagine per aggiornare sulle condizioni della struttura, il cui basamento è gravemente malmesso. Una relazione recapitata al primo cittadino Matteo Lepore e che gli dà quindi ragione sulla scelta di transennare l’area delle due torri e inibire il passaggio di pedoni, auto e bus.

Condizioni peggiorate dal 2018

Il deterioramento era già stato evidenziato in maniera significativa negli anni precedenti. La prima segnalazione risale al 2018 quando, a seguito dell’analisi dei dati del monitoraggio avviato da Comune e Università di Bologna nel 2011, emersero delle anomalie portate all’attenzione della giunta all’epoca guidata dal sindaco Virginio Merola. In risposta a questa situazione, all’inizio del 2019 venne istituito il primo comitato tecnico-scientifico il quale, alla fine dello stesso anno, consegnò una relazione conclusiva sottolineando la necessità di un piano di emergenza e sicurezza, in quanto superati i limiti di prudenza.

Bologna, la torre Garisenda a rischio collasso: «Massima allerta»
Vista della Torre degli Asinelli (Getty Images).

Gli scenari: caduta verso la chiesa o contro l’altra torre

Durante la riunione più ristretta del comitato del 4 ottobre 2023, è stato chiaramente indicato un livello di criticità «codice rosso». La relazione presentata il 15 novembre suggerisce soluzioni operative moderate, come la posa di barriere di protezione e interventi provvisori. Tuttavia, i professionisti presenti nel comitato hanno avanzato l’ipotesi che, dopo una prima fase di implosione, la Garisenda potrebbe rovesciarsi verso la chiesa di San Bartolomeo. Viene anche menzionata la possibilità di un crollo in direzioni diverse, compresa la torre degli Asinelli. La torsione a Sud della torre, emersa nelle scorse settimane, è un motivo di ulteriore preoccupazione nel comitato, che elogia la scelta precauzionale del sindaco di modificare la mobilità per il bene dei cittadini.

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