
La mamma di Paolo: "Le parole possono essere pugni. Bisogna intervenire subito"
Nell'intervista di Skuola.net le parole del padre e della madre di Paolo Mendico: "Noi lasciati soli dalla scuola e dalle famiglie. Un solo compagno di classe al funerale". L'appello ai bulli, ai genitori e alle istituzioni
Le parole o forse il tempismo degli eventi, la fragilità dell'adolescenza, la sensibilità. Potrebbero essere state tante le componenti che hanno portato un ragazzo così giovane a togliersi la vita, ma le parole dei genitori di Paolo Mendico che si è tolto la vita pochi giorni fa a Santi Cosma e Damiano, in provincia di Latina, fanno riflettere sul ruolo di tutti noi e su questo fenomeno chiamato 'bullismo' che evidentemente si fa fatica ad individuare quando ci si sta dentro o ci riguarda.
Vale la pena, quindi, ascoltare quello che dicono questi genitori, anche in un momento di dolore così grande, perché ci ricordano che non bisogna mai fermarsi alle apparenze e ai pochi titoli dei giornali, perché quei genitori - indifferentemente di Paolo o dei 'bulli' - potremmo essere noi.
"Diamo un consiglio anche ai ragazzi che hanno bullizzato mio figlio, devono smetterla, devono imparare a volersi bene, si devono immedesimare nei ragazzi in difficoltà". E poi anche un consiglio per i genitori da parte della mamma: “Invito le mamme a preoccuparsi, cercando di risolvere il problema e non ad alimentarlo ancora di più”.
Nell'intervista realizzata da Skuola.net, il racconto coraggioso dei genitori che ripercorrono gli eventi prima della tragedia.
"Tutto è iniziato addirittura in quinta elementare, quando Paolo venne aggredito proprio da un bambino della sua stessa età con un cacciavite di plastica". Rcconta Giuseppe Mendico, il papà di Paolo.
Dopo questo episodio il genitore spiega di avere denunciato le stesse maestre, scatenando involontariamente un secondo, inquietante, episodio di maltrattamento ai danni del figlio: "Un altro insegnante - racconta invece Simonetta La Marra, madre del ragazzo - chiudeva Paolo in una stanza e cercava di capire cosa volessimo fare (riguardo la denuncia, ndr), imponendogli inoltre di non parlare con noi del tutto".
Poi, il passaggio alle scuole medie, dove Paolo "venne messo in una sezione dove non conosceva nessuno - ricorda il padre - perché la preside aveva pensato bene di non assegnargli l'indirizzo che aveva scelto, parlando di 'incompatibilità'".
Situazione peggiorata anche al liceo: "Paoletta, Nino D'Angelo, nano… Mio figlio si era trovato in un ambiente nuovo, ma la situazione non era cambiata. Nell'ennesimo incontro con la dirigenza, la preside mi promise che avrebbe convocato un Consiglio d'Istituto straordinario ma, che noi sappiamo, non c'è mai stato".
Alla fine dell'anno però, un'altra amara sorpresa: nessuno dei bulli è stato bocciato o penalizzato, al contrario di Paolo: "Venne rimandato in matematica. A quel punto chiamai la vicepreside per chiedere le motivazioni di questa sospensione del giudizio, visto che parliamo di un ragazzo che aveva tutti buoni voti, a parte quel 5 in matematica: mi sembrava una vera e propria punizione".
Paolo, racconta mamma Simonetta "doveva faticare per i voti, mentre si è visto superare da persone che non facevano mai i compiti, avevano una sfilza di 4 ma poi se la cavavano con un 6".
Anche il supporto psicologico offerto dalla scuola, raccontano i genitori, non si è rivelato all'altezza del compito: "C'era caos, confusione, litigi, conflitti - continua la mamma - che lei stessa (la psicologa, ndr) non riusciva a placare. Tanto è vero che, al termine del percorso, ha deciso di andarsene, ammettendo di non essere riuscita a raggiungere l'obiettivo".
Dopo la morte del figlio, della classe "un solo compagno, lo stesso che è venuto al funerale con i genitori è l'unico che mi ha dato le condoglianze, l'unico".
Proprio per evitare che altri ragazzi si trovino soli di fronte a queste situazioni, Giuseppe e Simonetta adesso vogliono stimolare un cambio di passo decisivo: "Alle istituzioni chiediamo di intervenire subito, al primo segnale di allarme, coinvolgendo tutti gli esperti competenti. Non è nascondendo i fatti che si affronta il problema, ma analizzando l'anomalia che ha generato quel fenomeno".
Suicida a 14 anni perché a scuola era vittima di bullismo: la procura apre inchiesta per istigazione
Una fiaccolata per ricordare Paolo Mendico
''Il senso di questa serata è proprio di vicinanza a questa famiglia e anche un po' a questa comunità perché è abbastanza ferita. Sono vicino anche ai tanti ragazzi di qui perché purtroppo in queste cose non è che sono tutti colpevoli. Quindi, a modo nostro, siamo venuti per dire ai ragazzi anche di imparare a parlare in maniera più costruttiva''. Lo ha dichiarato all'Adnkronos monsignor Luigi Vari, arcivescovo di Gaeta, durante la fiaccolata per Paolo che si è tenuta in serata a Santi Cosma e Damiano.
L'intervista a Teresa Manes, madre di Andrea, 15enne suicidatosi nel 2012
Fonte: www.rainews.it