Almasri, il 9 ottobre l'Aula vota sull'autorizzazione a procedere per Nordio, Piantedosi e Mantovano
Il cittadino libico, arrestato il 19 gennaio in Italia è stato poi rilasciato due giorni dopo. I reati contestati e la ricostruzione della vicenda. La Giunta per le autorizzazioni si riunirà di nuovo il 30 settembre

L'Aula della Camera voterà il prossimo 9 ottobre sulla decisione della Giunta per le autorizzazioni a procedere nei confronti dei ministri della Giustizia, Carlo Nordio, dell'Interno, Matteo Piantedosi e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, nell'ambito della vicenda Almasri, il generale libico rimpatriato lo scorso gennaio. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
La Giunta per le autorizzazioni prosegue intanto i suoi lavori dopo che il relatore Federico Gianassi (Pd), ha chiesto, con la sua relazione, di concedere l'autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri e del sottosegretario. L'organo parlamentare si esprimerà al riguardo il 30 settembre.
Tribunale dei ministri non compente su Bartolozzi
Il Tribunale dei Ministri, intanto, in base a quanto si apprende da fonti parlamentari, ha inviato alla Giunta per le autorizzazioni della Camera la risposta a quanto sollecitato dalla maggioranza il18 settembre. I giudici specializzati nei reati ministeriali hanno dichiarato - in sintesi - all'organo parlamentare la loro incompetenza in relazione alla posizione della capa di gabinetto del ministro Nordio, Giusi Bartolozzi. L'alta funzionaria è attualmente indagata dalla Procura di Roma per il reato di false informazioni a pubblico ufficiale.
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Gianassi: "Violati obblighi internazionali"
"Alla luce di quanto emerso, deve affermarsi che i Ministri Nordio, Piantedosi e il sottosegretario Mantovano non abbiano perseguito né un interesse costituzionalmente rilevante né un preminente interesse pubblico, ma abbiano compiuto una scelta di mero opportunismo politico, fondata su timori generici e non suffragati da evidenze concrete, che mostrano la debolezza del Governo italiano dinanzi a bande armate che operano all'estero e che violano i diritti umani commettendo crimini internazionali". È quanto si legge nelle conclusioni della relazione di Federico Gianassi (Pd) in Giunta per le Autorizzazioni della Camera sul caso Almasri.
"La debolezza del Governo rispetto a potenziali ricatti di milizie armate e a ritorsioni - prosegue il relatore - generiche non sono sufficienti per consentire alla Giunta di concedere ai Ministri accusati di avere violato la legge l'immunità dal processo penale. La loro condotta ha determinato una grave violazione degli obblighi internazionali dell'Italia e ha compromesso l'interesse superiore della comunità internazionale a vedere perseguiti i responsabili di crimini di guerra e contro l'umanità. Le scriminanti previste dall'articolo 9 della legge costituzionale n. 1 del 1989 non possono dunque trovare applicazion". "Resta, infine, la responsabilità politica di avere occultato la natura reale delle decisioni assunte, presentandole al Parlamento come inevitabili conseguenze giuridiche, quando in realtà sono state il frutto di un calcolo politico censurabile e di un cedimento a pressioni esterne. Una condotta che ha minato la credibilità internazionale dell'Italia e la trasparenza interna del rapporto fiduciario tra Governo e Parlamento", conclude Gianassi.
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L'arresto e il rilascio di Osama Elmasri (anche detto Almasri) Njeem
Le Autorità italiane hanno rilasciato Osama Elmasri (anche detto Almasri) Njeem, sospettato di crimini contro l’umanità e crimini di guerra al cospetto della Corte Penale Internazionale, il 21 gennaio 2025. L'ordinanza è stata emessa dalla Corte di Appello di Roma nel procedimento 11/2025 R.G.A.I..
Il cittadino libico era stato precedentemente arrestato su iniziativa della polizia giudiziaria italiana il 19 gennaio 2025 in forza del mandato di arresto internazionale emesso dalla Corte Penale Internazionale il 18 gennaio 2025 a carico dell’interessato.
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I reati contestati a Nordio, Piantedosi e Mantovano
Omissione di atti di ufficio per il ministro della Giustizia Carlo Nordio, concorso in favoreggiamento per i ministri Matteo Piantedosi e Nordio e per il sottosegretario Alfredo Mantovano, concorso in peculato per Piantedosi e Mantovano.
Sono questi i reati, con aggravanti, che il Tribunale dei ministri contesta agli indagati nella richiesta di autorizzazione a procedere per il caso Almasri, il torturatore libico inseguito da un mandato di arresto della Corte Penale Internazionale che invece di essere fermato dalle autorità italiane fu rimpatriato in Libia su un volo di Stato del nostro Paese. Sulla base delle risultanze d'inchiesta, il Tribunale chiede l'autorizzazione a procedere nei confronti dei due ministri e del sottosegretario Mantovano.
Nelle 90 pagine dell'inchiesta depositate, i giudici del tribunale dei Ministri - la presidente Maria Teresa Cialoni, Donatella Casari e Valeria Cerulli - ricostruiscono in ordine cronologico i fatti, dalla richiesta di arresto da parte della Corte penale internazionale fino alla liberazione e al rimpatrio del libico. In mezzo sono citate mail, dichiarazioni fatte tra vertici di governo e istituzioni, stralci di discorsi in Parlamento. Fino ad arrivare alle conclusioni con i reati contestati. Ma vediamo in dettaglio i tre reati contestati.
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Fonte: www.rainews.it