Scandalo corruzione in Ucraina e il timore di interferenze mafiose sui fondi UE
Il criminologo Vincenzo Musacchio analizza lo scandalo corruzione in Ucraina e solleva nuovi interrogativi sull’utilizzo di fondi europei destinati a Paesi terzi
WikipediaCommons Professor Musacchio a quanto ammontano i fondi europei per l’energia concessi all’Ucraina?
Il settore energetico ucraino ha ricevuto un importante sostegno economico da parte dell'Unione Europea, che si è reso concreto in 2 miliardi di euro stanziati sotto forma di sovvenzioni a fondo perduto, cui si sono aggiunti ulteriori 160 milioni di euro destinati specificamente a fronteggiare la critica stagione invernale ormai alle porte. A ciò si somma un prestito di 500 milioni di euro, con garanzie europee, finalizzato all'acquisto di gas naturale. Sin dall'inizio della guerra in Ucraina, l’Europa ha mobilitato risorse pari a quasi tre miliardi di euro per sostenere il settore energetico del Paese. Questi dati, resi pubblici dalla Commissione Europea, dimostrano un impegno finanziario considerevole.
L’uso di questi fondi è associato allo scandalo corruttivo che ha coinvolto pezzi del Governo ucraino? E se sì, c'è il rischio di possibili infiltrazioni mafiose?
L’emergere dello scandalo di corruzione nel comparto energetico ucraino ha sollevato, proprio in questi giorni, interrogativi sul destino effettivo di tali ingenti finanziamenti. Secondo le indagini condotte è stata scoperta una complessa rete criminale che coinvolge direttamente figure apicali del governo ucraino, tra cui diversi ministri e l'ex amministratore delegato di Naftogaz, la principale compagnia statale attiva nel settore petrolifero e del gas naturale. Questo sistema corruttivo sembrerebbe estendersi anche alle infiltrazioni mafiose, che avrebbero trovato nelle operazioni illecite un varco per appropriarsi, almeno in parte, dei fondi versati dai contribuenti europei.
Dove portano le indagini delle Agenzie investigative ucraine?
Le attività investigative intraprese dal NABU (Ufficio Nazionale Anticorruzione Ucraino) e dalla SAP (Procura Speciale Anticorruzione) hanno rivelato una ramificata rete di corruzione collegata alla società statale Enerhoatom, che è responsabile della gestione della produzione nucleare in Ucraina. Gli inquirenti sospettano che quest’organizzazione criminale abbia influenzato procedure d’appalto, decisioni strategiche relative al personale e numerosi processi finanziari. Tra i soggetti coinvolti figurano non solo esponenti del governo e imprenditori di spicco, ma anche rappresentanti della cosiddetta "area grigia", uno spazio ambiguo in cui s’intersecano interessi pubblici e privati. Perquisizioni sono state eseguite nei domicili di ex ministri e industriali legati al settore, per chiarire i contorni di questa vicenda.
In tutto questo scandalo che ruolo possono aver ricoperto le organizzazioni mafiose autoctone?
Proprio alla luce di questo scenario preoccupante, ci si è domandati quale ruolo abbiano avuto le organizzazioni mafiose. L'ipotesi a mio avviso più plausibile è che i fondi europei possano essere finiti nei circuiti della criminalità organizzata ucraina. Tali dubbi non sono solo plausibili ma meriterebbero indagini dettagliate e approfondite. Le mafie ucraine hanno avuto due grandi occasioni da quando è scoppiata la guerra. La prima riguarda la montagna di liquidità criminale che è diventata ossigeno indispensabile nell’asfissia economica e finanziaria frutto del conflitto in atto. La seconda ghiotta occasione è l’accaparramento delle ingenti risorse pubbliche stanziate per fronteggiare l’emergenza bellica. In ballo ci sono milioni di euro e di dollari di fondi che giungeranno ancora e che saranno manna dal cielo per le mafie se non si adotteranno le contromisure necessarie per impedire che ciò accada.
Si pone a questo punto una riflessione rispetto alla gestione e al monitoraggio dei fondi?
Sì, bisogna domandarsi se siano state applicate le rigide regole europee sulla tracciabilità dei finanziamenti erogati a Paesi terzi. Se gli organismi deputati al controllo hanno verificato adeguatamente che le somme trasferite non siano state oggetto di uso fraudolento o illecito. A complicare ulteriormente questo già difficile quadro si aggiunge una recente decisione del Parlamento ucraino: l’approvazione di un disegno di legge che riduce significativamente l’autonomia delle agenzie anticorruzione del Paese. Tali modifiche conferiscono al Procuratore Generale, figura di nomina strettamente politica, poteri estesi e discrezionali per intervenire nei procedimenti penali già avviati o riassegnarli ad altri organi competenti.
Questa proposta di riforma potrà intralciare le indagini in corso?
Questo scenario solleva dubbi sulle possibilità di combattere efficacemente problematiche sistemiche legate alla corruzione e al crimine organizzato. Alla data attuale, manca una mappatura chiara e completa dell’economia criminale emergente dal contesto bellico ucraino. L’assenza di una valutazione strutturata sul fenomeno rappresenta un ostacolo rilevante per affrontare con lucidità l’interconnessione tra mafia, economia e politica nel Paese. Per garantire che la criminalità organizzata non continui a infiltrarsi nel tessuto economico e politico nazionale, dovrà essere prioritario stabilire solidi meccanismi di monitoraggio e trasparenza. Gli sforzi futuri destinati alla ricostruzione dell’Ucraina dovranno includere riforme incisive nel settore giudiziario e nella governance istituzionale, bilanciando il necessario utilizzo dei fondi internazionali con misure stringenti per impedirne l’appropriazione da parte delle sempre più potenti mafie ucraine.
Chi è Vincenzo Musacchio: Giurista, criminologo, docente di strategie di contrasto alla criminalità organizzata, associato al RIACS di Newark. È noto per il suo impegno nella lotta alle mafie e per la sua attività di formazione in ambiti riguardanti la cultura della legalità. Ha insegnato in diverse università italiane e presso l'Alta Scuola di Formazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri in Roma. Attualmente tiene corsi negli Stati Uniti, insegnando tecniche d’indagine antimafia a membri delle forze di polizia, inclusa la Polizia Metropolitana di New York. È ricercatore indipendente e membro ordinario dell'Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute (RUSI) di Londra. È stato allievo di Giuliano Vassalli e ha collaborato con Antonino Caponnetto. Concentra i suoi studi sulla criminologia delle organizzazioni mafiose e sul narcotraffico internazionale. È artefice di programmi educativi, come il progetto "Legalità Bene Comune" nelle scuole di ogni ordine e grado. Interviene regolarmente in trasmissioni televisive della RAI a livello nazionale come “Presa Diretta”, “Newsroom” e “Report” e su altre testate nazionali e locali per commentare vicende di mafia e criminalità. Ha scritto numerosi libri e articoli su temi di diritto penale e criminologia. Nel 2019 a Casal di Principe gli è stata conferita la Menzione Speciale al Premio Nazionale "don Giuseppe Diana" dai familiari del sacerdote assassinato dalla camorra. Il 27 dicembre 2022 il Presidente della Repubblica gli ha conferito l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Il suo lavoro contro le mafie gli ha causato minacce di morte, che non hanno comunque interrotto la sua attività antimafia.
Fonte: www.rainews.it
