Caso Garlasco, le date che non tornano: i quattro pilastri dell'inchiesta. E ora il Dna di Chiara
Dna su Chiara valido, ora si va verso un confronto anche con quello di Andrea Sempio. La svolta nelle indagini, il ruolo delle chat, il denaro, le intercettazioni
L'ultima, in ordine tempo, è la notizia che potrebbe (condizionale d'obbligo) cambiare tutta la vicenda. Con il dna, quello trovato sulle unghie di Chiara Poggi, che sarebbe valido. Fonte: il genetista Marzio Capra, storico consulente della famiglia della vittima. Verrà confrontato con quello di Andrea Sempio e di altri.
E' l'ultima dal caso Garlasco, che 18 anni dopo l'omicidio di Chiara Poggi, continua nel furore della nuova inchiesta della Procura di Pavia, quella che solo due giorni fa, aveva sconvolto con il blitz di finanza e carabinieri all'alba, le perquisizioni lampo ed i 9 nuovi indagati, e l'accusa di corruzione per l'ex procuratore, Venditti.
Il dna sulle unghie di Chiara "è valido"
La difesa dell'ex procuratore sta preparando il ricorso al Tribunale del Riesame contro il decreto di perquisizione e sequestro di venerdì scorso firmato dalla Procura di Brescia che lo accusa di aver ricevuto denaro per scagionare già nel 2017 Sempio. Per quel che si sa, vari sono i punti che la difesa potrebbe affrontare nel ricorso: si va dal fatto che l'appunto di una riga, ritenuto importante per le contestazioni, sarebbe un elemento privo di fondamento, al dato che in generale ad archiviare una indagine non è un pm ma un gip, fino alla posizione dei genitori di Sempio. I quali sono stati sentiti come testimoni nonostante, secondo l'ipotesi accusatoria, abbiano prelevato - in particolare il padre - denaro cash che, e questo è ancora tutto da riscontrare, avrebbero poi consegnato al magistrato ora in pensione e che, come annunciato, si è dimesso da presidente e membro del Consiglio d'amministrazione del Casinò di Campione d'Italia.
Sul fronte omicidio, c'è attesa per l'analisi di quell'aplotipo Y, eventualmente idoneo ad individuare la discendenza in linea paterna, rintracciato sulle unghie della vittima. L'esame di quella porzione di cromosoma di Ignoto 1 - secondo una recente consulenza dei pubblici ministeri riconducibile all'attuale indagato - è il passaggio finale, e forse il più delicato, dell'accertamento irripetibile di cui la perita Denise Albani ha chiesto e ottenuto una proroga di 70 giorni.

L'inchiesta, le nuove ed il blitz all'alba
Secondo la Procura ad insospettire un "pizzino", e poi i presunti contatti "opachi" dell'epoca, e poi ancora: chat "dimenticate" - scomparse dai verbali insomma - e movimenti bancari. Si tratta di quattro punti che costituiscono i pilastri per Brescia, che la famiglia di Andrea Sempio sta tentando di sbriciolare tra documenti e interventi tv.
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La tesi della Procura
Una difesa da non indagati sebbene la logica li vedrebbe come presunti corruttori: l'ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti avrebbe ricevuto una somma di denaro, nell'ordine di 20-30.000 euro, per favorire Andrea Sempio nel procedimento che otto anni fa lo vedeva indagato per l'omicidio di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto del 2007.
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Venditti: "Non ho mai preso soldi da nessuno"
Per il fascicolo nato su impulso della madre di Alberto Stasi, allora già condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per il delitto della fidanzata, Venditti (co-titolare con la pm Giulia Pezzino) chiede l'archiviazione, accolta nel marzo 2017 dal giudice per le indagini preliminari di Pavia Fabio Lambertucci. E' solo sulla prima archiviazione e non sulla seconda del 2020 - sempre inoltrata da Venditti e disposta dal giudice pavese Pasquale Villani - che il procuratore di Brescia Francesco Prete e la pm Claudia Moregola - titolari delle indagini che riguardano ex magistrati del distretto milanese - avanzano dubbi. Un'accusa che "mi offende come uomo e come magistrato che per 45 anni ha servito lo Stato - dice Venditti -. Non ho mai preso soldi da nessuno e archivierei ancora Sempio".
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Lo shock dopo le perquisizioni
La nuova indagine svelata due giorni fa - con le perquisizioni all'ex aggiunto, a casa dei genitori e degli zii di Sempio, e a due carabinieri (Giuseppe Spoto e Silvio Sapone) -, riaccende l'attenzione sul delitto, ma non ha ripercussioni sulla verità giudiziaria. A occuparsi dell'omicidio di Chiara Poggi è stata la Procura di Vigevano, a condannare Stasi (dopo una doppia assoluzione) è stata la Corte d'Appello di Milano e nel 2024 la Corte europea dei diritti dell'uomo nel 2024 ha ritenuto "manifestamente infondato" il ricorso del condannato che lamentava un processo non equo. E mentre Domenico Aiello, avvocato di Venditti, auspica l'arrivo degli ispettori del Guardasigilli Carlo Nordio in Procura a Pavia, lamentando l'assenza di misura sul caso Garlasco, al centro del dibattito restano i quattro elementi della presunta corruzione.
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I pizzini citati nell'ordinanza
I pizzini - Da alcuni appunti manoscritti sequestrati lo scorso 14 maggio a casa dei genitori di Sempio "emergerebbe che agli inizi del mese di febbraio 2017 - e dunque in concomitanza con le indagini conseguenti alla prima iscrizione del nel registro degli indagati in relazione all'omicidio - fosse stata proposta o comunque ipotizzata la corresponsione al procuratore aggiunto Mario Venditti di una somma di denaro correlata alla archiviazione del procedimento, come ricavabile dalla scritta 'Venditti gip archivia x 20. 30. euro'" si legge nel decreto di perquisizione e sequestro della Procura di Pavia. Archiviazione richiesta il 15 marzo 2017 e accolta dal gip Lambertucci il 23 marzo, pochi giorni dopo.
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Due i temi su cui si concentrano gli investigatori: i tempi stretti delle indagini e il fatto che quell'appunto scritto a mano è del febbraio del 2017 quando l'archiviazione sembrava lontana da venire.
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Padre di Sempio: "Io davo i soldi agli avvocati"
Giuseppe Sempio, padre dell'indagato, sentito di nuovo come testimone, ha riconosciuto come suo quel biglietto (ed altri) scritto a mano e conservato per anni, ma di quella sequenza di parole fornisce una spiegazione diversa da chi indaga. "Io davo i soldi agli avvocati per le pratiche, io portavo la busta li e poi si arrangiavano loro. Loro lavorano, hanno le loro parcelle e non potevo portargli le caramelle. Noi avevamo tre avvocati e andavano pagati perché sono loro che hanno fanno tutto", dice in tv.
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E se l'avvocato Massimo Lovati, che da sempre assiste Sempio, sembra non negare di preferire i pagamenti in contanti, la collega Angela Taccia - da poco parte della difesa - offre un'altra spiegazione.
"Nell'appunto scritto si fa riferimento a 20-30 euro non a 20-30 mila euro. Se sono somme così esigue di solito sono delle marche da bollo, mi sembra una cosa che si può contestualizzare con i diritti di copia", insomma beghe di cancelleria per costi di giustizia. Sui tempi 'sospetti' dell'ipotetica archiviazione, invece, basta verificare l'esistenza di lanci di agenzia - datati 6 gennaio 2017, quindi un mese prima - che annunciano 'si profila una richiesta di archiviazione di Sempio'.
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Le ombre sulle indagini del 2017
Le indagini condotte nel 2017 su Sempio "sono state caratterizzate da una serie di anomalie" si legge nel provvedimento firmato dalla Procura di Brescia, "tra cui l'omissione, da parte della polizia giudiziara di Pavia incaricata delle indagini della trascrizione di alcuni passaggi rilevanti delle intercettazioni ambientali; alcuni contatti opachi di Sempio con Spoto e Sapone (rispettivamente addetto e responsabile della sezione di pg), i quali risultano avere intrattenuto con i Sempio, poco prima della loro audizione in Procura, dei contatti non relazionati" si legge nel decreto di perquisizione.
In particolare, Sapone avrebbe incontrato Andrea Sempio "pur non risultando una ragione investigativa", mentre il maresciallo Spoto si sarebbe trattenuto con l'indagato per una "durata incongrua rispetto all'attività da svolgere": più di un'ora per notificare l'invito a comparire. Entrambi i rappresentanti dell'Arma sono stati ascoltati come testimoni. Il luogotenente Sapone deve rispondere anche di "rapporti di particolare confidenza e correlazione" con l'ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti. Sotto la lente anche "la breve durata" dell'interrogatorio di Sempio, "la verosimile conoscenza anticipata, da parte della famiglia Sempio, dei temi su cui sarebbero stati sentiti dai pubblici ministeri" e la conclusione dell'annotazione d'indagine datata 7 marzo 2017 "con formula tranchant circa la 'completa assenza di elementi a supporto delle ipotesi accusatorie a carico di Andrea Sempio'".
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Contatti, suggerimenti, presunti trattamenti di favore che la famiglia Sempio respinge. "La famiglia Sempio non ha corrotto nessuno. Non conosciamo il dottor Venditti personalmente e nessuno della famiglia Sempio gli ha mai dato una lira. Tutte le accuse contro di lui sono emerite schifezze" le parole di Daniela Ferrari, madre di Andrea, a 'Quarto grado'. "Non sapevamo le domande prima. Eravamo tranquilli perché sapevamo di avere una consulenza del generale Garofano che ci diceva esattamente cosa c'era contro mio figlio ed eravamo tranquilli perché sapevamo che contro mio figlio cose non ne sarebbero state trovate".
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Il punto intercettazioni
Dal riascolto delle intercettazioni ambientali, disposte dallo stesso procuratore aggiunto Venditti, nell'auto dei Sempio, "emergeva che già il 9 febbraio 2017 - e dunque il giorno precedente a quello fissato per l'interrogatorio - Andrea Sempio era a conoscenza di alcuni elementi rappresentati nell'esposto presentato dalla madre di Stasi", denuncia che ha dato origine al procedimento. E così assume significato l'aver "cannato" la risposta sullo scontrino che costituisce l'alibi per il 13 agosto 2007 o la frase "a parte che erano dalla nostra... perché mi han fatto alcune domande che io ho capito perché me le facevano".
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Fonte: www.rainews.it