Cecchini italiani a Sarajevo durante la guerra in ex Jugoslavia, Procura di Milano apre un’inchiesta
L'accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà ed è al momento a carico di ignoti e nasce dall'esposto presentato dal giornalista e scrittore Ezio Gavazzeni
Si torna a parlare di guerra nella ex Jugoslavia, e dei cecchini che a lungo paralizzarono la capitale bosniaca Sarajevo. La procura di Milano indaga su un gruppo di italiani che avrebbero pagato somme "ingenti" ai militari serbi per partecipare all'assedio di Sarajevo e sparare "per divertimento" contro i cittadini durante la guerra. L'inchiesta punta a individuare chi partecipò al massacro di oltre 11mila persone tra il 1993 e il 1995: lo scrivono i quotidiani Il Giorno e La Repubblica.
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Il fascicolo - di cui aveva già scritto Il Giornale a luglio - è stato aperto dal pubblico ministero Alessandro Gobbis con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai motivi abbietti ed è al momento a carico di ignoti e nasce dall'esposto presentato dal giornalista e scrittore Ezio Gavazzeni, con la collaborazione di due avvocati e dell'ex magistrato Guido Salvini. In base alle testimonianze raccolte, da tutto il nord Italia questi 'cecchini del weekend', perlopiù simpatizzanti di estrema destra con la passione per le armi, si radunavano a Trieste e venivano portati poi sulle colline attorno a Sarajevo dove potevano sparare sulla popolazione della città assediata dopo aver pagato le milizie serbo-bosniache di Radovan Karadzic. Nel fascicolo c'è anche una relazione su questi "ricchi stranieri amanti di imprese disumane" inviata alla Procura di Milano dall'ex sindaca di Sarajevo Benjamina Karic.
Fonte: www.rainews.it
