Caso Shein, dopo le proteste la Francia verso la sospensione e chiede sanzioni Ue
Dopo le proteste per l’apertura del primo store a Parigi e le polemiche sulla vendita di bambole vietate e armi il governo francese invoca un’azione di Bruxelles
Dalle proteste di ieri davanti al grande magazzino BHV alla richiesta formale di sanzioni europee, la vicenda Shein è diventata in poche ore un caso politico di primo piano. Al centro delle polemiche, la vendita online di prodotti illegali – tra cui armi improprie e bambole a connotazione pedopornografica – che ha spinto il governo francese ad annunciare la sospensione dell’attività del marchio fino al pieno rispetto delle leggi nazionali, chiedendo alla Commissione europea di colpire duramente le infrazioni.
Giovedì mattina il ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot ha invocato “provvedimenti severi” contro Shein, accusata di violare “in modo evidente le norme europee”. “La Commissione ha avviato alcune indagini, ma ora deve accompagnarle con sanzioni”, ha dichiarato a France Info, denunciando il potere dei colossi digitali “guidati da miliardari cinesi e americani che perturbano la vita economica e sociale delle nostre nazioni”.
Il premier Sébastien Lecornu ha già chiesto la sospensione temporanea del sito in Francia, mentre la ministra del Digitale Anne Le Henanff ha fissato per oggi un colloquio con la vicepresidente della Commissione Ue Henna Virkkunen per coordinare un’azione comune. Secondo Bercy, Parigi e Bruxelles stanno valutando una procedura di infrazione per mancata conformità al Digital Services Act, il regolamento europeo che impone alle grandi piattaforme online maggiori obblighi di controllo sui contenuti e sui prodotti venduti.
In parallelo, la Direzione generale della Concorrenza e della Repressione delle Frodi (DGCCRF) ha dato a Shein 48 ore di tempo – fino a venerdì – per ritirare dal mercato tutti gli articoli vietati, pena il blocco del sito sul territorio francese. “È inaccettabile che simili prodotti circolino liberamente online”, ha dichiarato il ministro dell’Economia Roland Lescure, che insieme alla collega Le Henanff ha inviato una lettera a Bruxelles chiedendo “risposte ferme” ai ripetuti “dysfonctionnements” del gruppo.
La giornata di ieri, 5 novembre, è stata segnata da manifestazioni dentro e fuori il BHV, lo storico grande magazzino del Marais che ospita lo store Shein. Centinaia di persone hanno gridato “Vergogna!” e “Complici del genocidio degli uiguri!”, accusando l’azienda di sfruttare lavoro forzato uiguro nella propria filiera produttiva. Tra i presenti, anche esponenti di Jeunes Horizons. La leader Marine Cazard ha dichiarato:
“Rifiutiamo che Shein si installi nel cuore di Parigi o in altre città francesi. È un modello che distrugge posti di lavoro, ambiente e salute pubblica. Dobbiamo difendere il nostro saper fare e la nostra industria tessile.”
La protesta è esplosa poche ore dopo la scoperta delle bambole sessuali dall’aspetto infantile, che ha suscitato indignazione pubblica e portato all’apertura di un’indagine della Procura di Parigi. Shein ha dichiarato di aver sospeso i venditori coinvolti e di aver imposto “un divieto totale” per simili prodotti, ma la polemica è ormai divenuta simbolo di una crisi di fiducia verso il suo modello di business.
Il presidente della Société des Grands Magasins, Frédéric Merlin, che gestisce il BHV, ha espresso “indignazione” per i prodotti controversi apparsi sul sito, ma ha difeso la qualità della selezione presente nello store:
“Questa storia delle bambole è terribile e inaccettabile, l’ho già detto. Ma qui garantiamo la qualità dei prodotti Shein. Chiedo ai dirigenti del gruppo di stabilire regole chiare e rapide per la piattaforma online.”
Il negozio, 1.000 metri quadrati al sesto piano del BHV e 50 nuovi posti di lavoro, resta per ora operativo. Ma il clima politico è incandescente: la sindaca Anne Hidalgo ha criticato la scelta di ospitare il marchio e l’eurodeputato Yvan Verougstraete ha chiesto la convocazione di Shein al Parlamento europeo.
Venerdì è attesa una decisione ufficiale: se la piattaforma non avrà rimosso i contenuti contestati, scatterà la sospensione del sito in Francia, misura che potrebbe preludere a un’azione coordinata dell’Ue. Intanto, le immagini della protesta – cartelli, cori e giovani attivisti con t-shirt riciclate – hanno fatto il giro dei social, trasformando l’apertura del negozio in un caso simbolo della nuova battaglia europea per la regolazione delle piattaforme globali.
Fonte: www.rainews.it
