La polizia libera gli studenti chiusi nelle classi dopo la sparatoria all'Università
Nell'attacco alla scuola di Providence sono morti due studenti e 9 sono rimasti feriti, la polizia ha arrestato un sospetto
C'è un sospetto arrestato nelle indagini sulla sparatoria di sabato al campus della storica Brown University di Providence, uno dei blasonati atenei della Ivy League dove due studenti sono stati uccisi ed altri nove feriti. La polizia, che continua a raccogliere prove, per ora non ha divulgato le sue generalità per non compromettere l'inchiesta. Anche perché al momento ha a disposizione solo il breve video già diffuso in cui si vede un uomo vestito di nero uscire dall'edificio della sparatoria ma di spalle, senza l'inquadratura del volto.
È stato fermato nella notte all'Hampton Inn di Coventry, sempre nel Rhode Island, vicino all'aeroporto, a mezz'ora d'auto (30 km circa) dal campus. Una troupe della Cnn, che alloggiava nell'hotel, ha visto gli agenti bussare con forza alla porta di una stanza e intimare alla persona di uscire, mentre un'ingente presenza di forze dell'ordine federali e locali si radunava all'esterno dell'edificio. È stato trovato in possesso di due armi, non meglio precisate. Gli investigatori le confronteranno con i bossoli già recuperati. È stato descritto come una persona sui 20 o 30 anni, non iscritto come studente alla Brown University.
Secondo l'ex vice capo della polizia di Providence, Thomas Verdi, basandosi sui suoi 35 anni di servizio, "il tiratore conosceva l'edificio. Conosceva l'area. E non mi sorprenderebbe se fosse uno studente, un ex studente, un lavoratore. Sapeva dove si trovavano. C'erano esami il sabato. È entrato praticamente senza che nessuno notasse nulla e se ne è andato".
Nessuna ipotesi però sul movente.
Sui media intanto piovono le testimonianze degli studenti, costretti a rimanere barricati per ore nelle aule o nei bagni del campus. Tra loro Joseph Oduro, 21 anni, uno studente del quarto anno e assistente didattico che stava facendo una lezione di economia in un'aula al primo piano dell'edificio di ingegneria, dove è avvenuta la sparatoria. La lezione era quasi terminata e gli studenti stavano per andarsene. "All'improvviso, abbiamo sentito degli spari e delle urla nel corridoio", ha riferito. Circa tre secondi dopo, ha raccontato, "un uomo con una maschera sul viso e un fucile è entrato in classe e ha iniziato a sparare. Gli studenti seduti nella fila centrale hanno avuto più difficoltà a sfuggire ai colpi". L'uomo ha urlato qualcosa che, a detta di Oduro, era incomprensibile. "È proprio questo che io, gli studenti e gli investigatori stiamo cercando di ricostruire", ha affermato. Chiang-Heng Chien, 32 anni, stava lavorando in laboratorio quando sul suo telefono è suonato l'allarme: "sparatore nel campus. Riparatevi". "Abbiamo chiuso la porta, spento le luci e ci siamo messi sotto i banchi, aspettando per ore al buio", ha riferito. Gli esami di fine semestre sono stati cancellati e quindi ora gli studenti rientreranno a casa per le festività, mentre affiorano sui media i primi interrogativi sulla sicurezza del campus, dove le porte esterne dell'edificio di ingegneria erano sbloccate. La comunità cittadina intanto si riunisce in serata per stringersi intorno alle vittime, in un evento originariamente previsto per l'accensione dell'albero di Natale e della menorah per la prima notte di Hanukkah.
Da Donald Trump sono arrivate poche parole di circostanza ("che cosa terribile") e l'invito a pregare, ma nessun commento sull'epidemia delle armi da fuoco che miete numerose vittime in America. Il Gun Violence Archive, che definisce le sparatorie di massa come qualsiasi incidente in cui quattro o più persone vengono colpite da arma da fuoco, ne ha contate 389 quest'anno negli Stati Uniti, di cui almeno sei nelle scuole. Lo scorso anno negli Usa si sono verificate più di 500 sparatorie di massa, secondo l'archivio.
Fonte: www.rainews.it
