Il piano Trump e la Linea Gialla: verso una Striscia di Gaza spaccata in due
Prende forma il disegno americano e israeliano per il futuro di Gaza tra basi militari al confine e la Striscia spaccata in due: vediamo i dettagli nel servizio di Katia Cerratti
Sembra prendere sempre più corpo l'ipotesi di una divisione di fatto di Gaza tra un'area controllata da Israele e un'altra governata da Hamas.
Secondo fonti europee e statunitensi infatti, la cosiddetta Linea Gialla che inizialmente indicava soltanto l’area di un primo ritiro delle Forze israeliane, potrebbe diventare un vero e proprio confine permanente tra le aree controllate dalle due parti in conflitto - israele e Hamas - dividendo di fatto in due la Striscia a tempo indeterminato.
Il piano tuttavia allo stato attuale sembra destinare la ricostruzione soltanto all'area controllata da Israele. Secondo fonti statunitensi, è qui che l'amministrazione Trump punterebbe a costruire alloggi temporanei per 25 mila palestinesi non affiliati ad Hamas, una sorta di ‘Comunità sicura alternativa’ con un centro medico e una scuola.
A stabilire la non affiliazione al gruppo armato, lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno dello Stato ebraico, con una clausola: gli aspiranti idonei non potranno più tornare indietro, in una Gaza concretamente divisa in due.
Washington intanto va avanti e secondo i media israeliani, avrebbe già messo in cantiere un progetto per realizzare una base militare nel sud di Israele, vicino al confine con la Striscia. Con un costo di 500 milioni di dollari, la base dovrebbe ospitare circa 20mila militari della Forza internazionale di stabilizzazione prevista dall'accordo di pace, al momento non ancora formata.
Una Forza di pace di cui non sono ancora chiare le regole di ingaggio e dunque, un potenziale ostacolo all’attuazione del piano stesso. La ricostruzione ora sembra destinata a essere limitata all'area controllata da Israele.
Una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu concederebbe alla forza multinazionale e a un organo di governo transitorio un mandato di due anni ma molti paesi, in particolare europei e arabi, esitano a inviare truppe nel timore che si arrivi a uno scontro diretto, oltre il mantenimento della pace.
Fonte: www.rainews.it
