I leader dell'opposizione sul palco di Atreju
Alla kermesse di FdI è stata la volta di Conte, Renzi, Bonelli, Magi e Calenda. Schein declina l'invito
Ci sono tutti, o quasi. All’appello di Atreju, kermesse di FdI in corso a Roma, è il giorno dei leader dell’opposizione. Sul palco sfilano uno dopo l’altro Riccardo Magi (+Eu), Matteo Renzi (Iv), Giuseppe Conte (M5s), Carlo Calenda (Az) e Angelo Bonelli (Avs). All’elenco manca, come noto, Elly Schlein che ha declinato l’invito a causa del mancato duello con la premier Giorgia Meloni, che domani chiuderà l’edizione 2025 in corso a Castel Sant’Angelo dopo aver ascoltato gli interventi di Matteo Salvini e Antonio Tajani.
“L’assenza della segretaria dem? C'è anche una sedia vuota importante qui, quella di Meloni, la padrona di casa”, ‘punge’ Conte ricordando che l’inquilina di palazzo Chigi “mi aveva invitato a venire, aveva esteso l'invito anche a me, e io ho detto di sì. Poteva esserci lei da buona padrona di casa. Però verrà il giorno, io sono sicuro che verrà un giorno in cui faremo questo confronto”. Sul forfait di Schlein, che domani praticamente in contemporanea col discorso di chiusura di Meloni riunirà l'Assemblea nazionale dem, si sofferma anche Renzi sottolineando che “è una questione che riguarda lei e Meloni. Dopodiché la cosa è molto semplice, ognuno ha un suo stile. Io, quando ero presidente del Consiglio, ho dialogato con Meloni, che aveva allora il 3%. Era un po' il mondo alla rovescia rispetto ad oggi, perché io avevo il 40% e Giorgia il 3%. A me mi hanno invitato a parlare di riforme e sono qui a parlare di riforme”.
Panel quello con ospite Renzi che finisce col responsabile organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, che cerca di riportare ordine e il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che sale sul palco e scherzosamente solleva di peso il leader di Iv per ‘agevolare’ la fine di un confronto decisamente acceso e proseguito oltre l’orario prestabilito. Sin dall’inizio, infatti, il confronto si infiamma a più riprese con Renzi che duella su autonomia e premierato sia con Elisabetta Casellati (ministro per le Riforme) che con Roberto Calderoli (Affari Regionali e le Autonomie). “Le riforme costituzionali si fanno insieme se si vuole, noi siamo disponibili a farle, abbiamo sempre dato la disponibilità – ricorda l’ex premier -. Combatto per le mie idee e se dovete fischiarmi per me è un vanto. Non mi tirerò mai indietro di fronte a un confronto, anche di fronte alla falsità della Casellati”. "Matteo, hai finito il comizio?", replica quindi alzandosi Calderoli. "Mettiti a sedere Robertino, stai sereno", controbatte però Renzi. A prendere la parola, quando ormai sono tutti in piedi sul palco, è quindi Casellati: “Mi hai detto che sono falsa, ma falsa non sono. Non te ne vai ora, sei abituato sempre a offendere”. A far calare il sipario è perciò Donzelli che ringrazia ma precisa rivolgendosi al leader di Iv: "Non passi che ti hanno fischiato perché qui non c’è stato un solo fischio nonostante i tuoi tentativi di provocazione”.
Alcuni fischi invece arrivano all’indirizzo di Conte, con la platea che non gradisce quando il leader del M5S afferma che a suo parare “non è patriottismo andare a Washington, inchinarsi e genuflettersi a Trump e promettere acquisti di gas liquido". “Non vorrei rompere il clima di festa – sottolinea subito dopo - ma se volevate sentire altra musica, quella che sentite tutti i giorni, non dovevate invitarmi”. Diversi applausi, invece, accompagnano l’intervento di Calenda incentrato sul dossier Ucraina. “Io sono all'opposizione, per me è più facile, ma non è tanto facile votare con voi quando ritengo una cosa giusta perché mi dicono che faccio la stampella del governo, ma io metto prima l'interesse nazionale e voto ogni cosa che ritengo giusta”, conclude il leader di Azione.
Fonte: www.rainews.it
