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Messi, la valanga di gol in Mls e il livello imbarazzante delle difese avversarie

Lionel Messi non si ferma più. Nella notte italiana tra il 15 e il 16 agosto l’argentino ha segnato il suo nono gol in sei partite dal suo arrivo negli States, contribuendo al 4-1 dell’Inter Miami su Philadelphia. Una vittoria che ha portato la formazione allenata dal “Tata” Martino in finale di Leagues Cup, in programma domenica 20 agosto (gara di andata, ritorno il 31) contro Nashville. La Pulce ha ricevuto palla ancor prima della trequarti senza trovare ostacoli, avendo poi il tempo di mirare e calciare in tutta tranquillità. Un sinistro preciso da una trentina di metri che ha trovato l’angolino basso di sinistra, con la compartecipazione di portiere e difesa. Messi sta facendo quello che vuole in America, e il suo impatto è devastante: nove gol in sei partite. Ma il livello scadente del campionato si intuisce in ogni match, anche solo dagli highlights. Mentre in Arabia Saudita continuano a sbarcare nuovi campioni – in ultimo Neymar Jr. all’Al-Hilal – in Mls la strada verso la qualità sembra essere ancora in salita.

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Nono gol in sei partite per Lionel Messi negli States e l'Inter Miami è in finale di Leagues Cup. Ma le difese avversarie dove sono?
Lionel Messi festeggia un gol con Sergi Busquets e Jordi Alba (Getty Images).

Messi, difensori nel panico e reti da lontanissimo: la Pulce fa quello che vuole

I numeri di Lionel Messi dal suo arrivo negli States sono devastanti per la Mls. Contro Philadelphia, secondo i dati di ESPN Deportes, ha messo a segno il secondo gol da più lontano nella sua carriera, circa 32 metri. In precedenza aveva già realizzato due calci di punizione diretta, messo a referto un assist e vinto cinque volte il premio come miglior giocatore del match. Su sei apparizioni in totale. Sebbene i numeri siano in linea con il recente Mondiale in Qatar e con la carriera straordinaria dell’argentino, vanno tuttavia contestualizzati con il livello scadente dei suoi avversari. Emblematica in tal senso la goffa giocata di Jakob Glesnes, centrale norvegese di Philadelphia, andato nel pallone per la presenza della Pulce in area. Dopo essere incespicato sulla sfera, ne ha lasciato il controllo a Messi che però non è riuscito a siglare la sua doppietta. Un esempio di sudditanza psicologica già denotato in altre partite.

Discorso simile anche per il match contro Charlotte, valido per i quarti di finale di Leagues Cup. Messi ha sigillato il risultato sul 4-0 finale con un gol dal centro dell’area di rigore. Partito dalla linea mediana dopo aver mandato a vuoto un avversario, l’argentino ha tagliato il campo senza alcuna copertura fino a entrare nel cuore dell’area, dove ha ricevuto la palla libero e indisturbato, quando si trovava a pochissimi metri dalla linea di porta. Si potrebbe parlare allo stesso modo di Sergi Busquets, ex centrocampista del Barcellona giunto nel mercato estivo assieme a Jordi Alba dai blaugrana. All’età di 35 anni, uno in meno di Leo, l’ex numero 5 del Barça ha rivoluzionato l’Inter Miami dettando i tempi di gioco e i movimenti dei compagni. «E se il calcio nordamericano diventasse il migliore al mondo?», disse Federico Bernardeschi approdando a Toronto. Per citare Leonardo Bonucci, forse ne «devono mangiare di pastasciutta».

Le difficoltà dell’Mls e il confronto con l’Arabia Saudita  

Inevitabile però il confronto fra Mls e Saudi Pro League, il campionato dell’Arabia Saudita, che continua ad attirare campioni dall’Europa. Ha abbracciato l’Al-Hilal anche Neymar Jr., che ha firmato un biennale da 160 milioni di euro. A 31 anni, conferma che nel Golfo non sbarcano solo calciatori al tramonto della carriera. Arrivati anche il 24enne ex Roma Roger Ibañez e il 25enne Merih Demiral, che hanno firmato per l’Al-Ahli. Facendo leva su contratti faraonici e benefit esorbitanti – per il brasiliano si parla di aereo privato e 500 mila dollari per ogni post sui social – gli sceicchi sperano infatti di poter competere molto presto con le superpotenze europee.

A fronte di fenomeni come Karim Benzema, Kalidou Koulibaly e Riyad Mahrez, un confronto con il calcio occidentale è impietoso. L’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo, neo vincitore della Champions League araba, ha perso in amichevole 5-0 con il modesto Celta Vigo e 4-1 contro il Benfica. Nonostante una preparazione atletica più consolidata. Difficile però predire il risultato di un match contro una squadra di Mls, magari proprio l’Inter Miami di Messi. Forse, per un ritorno d’immagine, sceicchi e americani ci faranno un pensierino e organizzeranno un’amichevole: Cr7 contro Messi, ancora una volta…

Saudi Pro League al via: squadre, format e top player

La faraonica campagna acquisti non è ancora finita, ma in Arabia Saudita è già tempo di campionato. L’11 agosto parte infatti la Saudi Pro League con la prima giornata, che si protrarrà fino ai posticipi di lunedì 14. Ai nastri di partenza, per la prima volta nella storia della competizione nata a metà degli Anni 70, ci saranno 18 squadre, due in più rispetto al passato. Al termine della stagione, le prime tre staccheranno il pass per la Champions asiatica assieme alla vincente della Coppa del Re. Le ultime tre in classifica invece scenderanno in Prima Divisione, il campionato cadetto, con un sistema di promozioni e retrocessioni simile alla Serie A. Quattro le favorite alla vigilia, tra l’altro le più ricche: Al-Nassr, Al-Ittihad, Al-Hilal e Al-Ahli. In Italia, La7 ha acquistato in esclusiva i diritti televisivi e trasmetterà la partita migliore di ogni turno.

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Saudi Pro League, da CR7 a Milinkovic-Savic: le squadre dei big

Al-Nassr, con Cristiano Ronaldo anche l’ex Liverpool Mané e Brozovic

Favorito per i bookmakers è l’Al-Nassr, che nel 2023 avrà in panchina l’ex allenatore dello Shakhtar Luis Castro, che ha preso il posto di Rudi Garcia volato a Napoli. Stella della squadra, seconda nella stagione precedente, è Cristiano Ronaldo, primo grande acquisto della Saudi Pro League. Con lui ci saranno anche il brasiliano Talisca, ma soprattutto l’ex Inter Marcelo Brozovic. Il croato ha lasciato i nerazzurri per 18 milioni di euro, accettando un ingaggio monstre da oltre 20 milioni a stagione. In rosa anche Sadio Mané, secondo nella classifica del Pallone d’Oro 2022 dietro Karim Benzema. L’ex Liverpool e Bayern Monaco dovrebbe percepire uno stipendio di circa 30 milioni annui. Dall’Europa sono giunti anche Seko Fofana, passato in Italia dal 2016 al 2020 dove ha vestito la maglia dell’Udinese, e l’ex portiere del Napoli David Ospina.

Dall'Al-Nassr di Ronaldo all'Al-Ittihad di Benzema fino all'Al-Hilal di Koulibaly. Una guida sulla Saudi Pro League, al via l'11 agosto.
Cristiano Ronaldo con la maglia dell’Al-Nassr (Getty Images).

Al-Ittihad, i campioni in carica tentano il bis con Benzema e Kanté

L’Al-Nassr di CR7, che non vince la Saudi Pro League dal 2019, proverà a strappare lo scettro dalle mani dell’Al-Ittihad. Fra i primi acquisti del club nel 2020 figurano il brasiliano Bruno Enrique, con un passato in Italia con la maglia del Palermo, e l’egiziano ex Fiorentina Ahmed Hegazy. Nell’estate 2023 però sono arrivati i pezzi da novanta con cui tentare il bis, tra cui Karim Benzema. L’ex Real Madrid ha lasciato la Spagna a parametro zero per accasarsi alla corte di Nuno Espirito Santo, ex coach di Tottenham e Porto. Al suo fianco ci sarà il portoghese classe 1999 Jota, ex Benfica e Celtic Glasgow. In mediana spazio al francese N’Golo Kanté, stella del Leicester di Claudio Ranieri. Percepirà ben 100 milioni di euro all’anno, così come Benzema. In rosa anche l’ex Liverpool Fabinho e il capocannoniere del 2022 Adberrazak Hamdallah.

Dall'Al-Nassr di Ronaldo all'Al-Ittihad di Benzema fino all'Al-Hilal di Koulibaly. Una guida sulla Saudi Pro League, al via l'11 agosto.
La presentazione di Karim Benzema all’Al-Ittihad (Getty Images).

Al-Hilal, Milinkovic-Savic e Koulibaly in finale di Champions contro CR7

Fra le formazioni più in forma già prima dell’inizio della Saudi Pro League c’è indubbiamente l’Al-Hilal che, con i 18 titoli in bacheca su 48 edizioni, è la più titolata nell’albo d’oro. Sabato 12 agosto, due giorni prima dell’esordio in campionato, giocherà infatti la finale della Champions asiatica contro l’Al-Nassr. Nella rosa di Jorge Jesus, allenatore del Benfica fra il 2020 e il 2022, spicca l’ex Lazio Sergej Milinkovic-Savic, pagato 40 milioni ai biancocelesti e con uno stipendio da 20 milioni netti all’anno. In difesa ci sarà invece un’altra vecchia conoscenza del calcio italiano, l’ex Napoli e Chelsea Kalidou Koulibaly. Terminale offensivo sarà invece il portoghese Ruben Neves, ex punta del Wolverhampton, in attesa del potenziale colpo dell’estate. È nota da tempo la corte a Viktor Osimhen per cui sarebbe pronto un contratto da 50 milioni all’anno. Potrebbe arrivare infine anche Marco Verratti dal Psg.

Dall'Al-Nassr di Ronaldo all'Al-Ittihad di Benzema fino all'Al-Hilal di Koulibaly. Una guida sulla Saudi Pro League, al via l'11 agosto.
Sergej Milinkovic-Savic in azione con l’Al-Hilal (Getty Images).

Al-Ahli, con i neopromossi in Saudi Pro League Mahrez, Mendy e Firmino

Triplo acquisto dalla Premier League invece per l’Al-Ahli, neopromosso in Saudi Pro League. Dal mercato sono arrivati infatti il portiere Edouard Mendy dal Chelsea, Roberto Firmino dal Liverpool ma soprattutto Riyad Mahrez dal Manchester City vincitore del Treble. Per la stella del calcio algerino 30 milioni di euro a stagione, cinque in meno di quelli spesi per strapparlo ai Citizens di Pep Guardiola. Gli ultimi ad approdare all’Al-Ahli sono stati invece l’ex rossonero Frank Kessié, a lungo cercato anche dalla Juventus, e il difensore ex Roma Roger Ibanez, per cui manca solo l’ufficialità. Avviati anche i contatti per portare in Arabia Saudita Piotr Zielinski dal Napoli.

Al-Ettifaq, due ex stelle del Liverpool in campo e in panchina

Dopo il settimo posto in classifica del 2022, per il rilancio in Saudi Pro League l’Al-Ettifaq ha fatto spesa ad Anfield. In panchina si è seduto infatti Steven Gerrard, leggenda dei Reds con cui ha vinto la Champions League nel 2005 contro il Milan. In rosa potrà contare su colui che ne aveva ereditato la fascia da capitano sotto la Kop, Jordan Henderson, che in estate ha lasciato Liverpool dopo 12 anni. Il centravanti sarà invece Moussa Dembele, talento classe 1996 strappato a parametro zero dal Lione. Probabile anche l’arrivo dal West Ham di Michail Antonio, che secondo i media inglesi spingerebbe per andare in Arabia Saudita.

Buffon, il saluto al calcio su Instagram: «Finisce qua, mi hai dato tutto»

Ora è ufficiale. Gianluigi Buffon lascia il calcio a 45 anni, 28 dei quali trascorsi a difendere la porta di Parma, Juventus, Paris Saint-Germain e Nazionale italiana. «Finisce qua», ha postato l’ex numero 1 sui social. «Mi hai dato tutto, ti ho dato tutto. Abbiamo vinto insieme». Le sue parole accompagnano un breve video che, sulle note del brano Viva la vida dei Coldplay, ne ripercorre successi e giocate migliori. Si ritira così uno dei più forti portieri della storia del calcio, capace di vincere 10 Scudetti con la Juventus, record assoluto in Serie A, ma anche sei Coppe Italia, sette Supercoppe italiane, una Ligue 1 e una Supercoppa di Francia. A livello di club manca la Champions League, sfiorata tre volte ma persa in finale. Spicca però il Mondiale del 2006 con l’Italia di Marcello Lippi di cui fu indiscusso protagonista contro Germania e Francia. Suo anche il record di imbattibilità nel campionato italiano, fermo a 974 minuti nella stagione 2015-16.

Da Donnarumma a Candreva e Rakitic, gli omaggi del calcio mondiale

Centinaia i commenti al post, tra cui spiccano le parole di altri campioni del calcio italiano e internazionale. «Gigi sei unico», ha scritto Miralem Pjanic, centrocampista e suo ex compagno di squadra alla Juventus. «Grazie per tutto amico mio, sei leggenda». Gli ha fatto eco anche il croato Ivan Rakitic, avversario di tante partite fra club e nazionale: «Idolo, leggenda. Buona fortuna per questa tua nuova tappa della vita». Fra gli omaggi anche quello dell’account ufficiale della Lega Serie A che, giocando con il numero di maglia, ha solo scritto «G1G1». Per Joe Hart, ex portiere del Torino e della Nazionale inglese, Buffon è «indubbiamente il re della porta», per Antonio Candreva semplicemente un «campione». Gli hanno dedicato un messaggio anche l’ex Napoli Faouzi Ghoulam e il neo acquisto dell’Inter Marcus Thuram, figlio di Lilian che con Gigi ha trascorso parte della carriera.

Con un post sui social Buffon ha ufficializzato l'addio al calcio. Tra i commenti tanti ex compagni di squadra, da Pjanic a Candreva.
Gianluigi Buffon alza da capitano la Coppa Italia 2019 (Getty Images).

«Per sempre parte della nostra storia» è invece la didascalia di un post della Juventus che ha pubblicato un video con alcune interviste di Gigi in bianconero. «Gigi per sempre», ha scritto su Instagram il Parma, che ha ricordato l’esordio del portiere azzurro il 19 novembre 1995 proprio con i gialloblu, contro il Milan. La Nazionale, per cui Buffon ricoprirà il ruolo di capo delegazione, ha invece scritto semplicemente «grazie numero 1» con alcuni scatti del trionfo di Germania 2006. «Grazie di tutto Gigione», ha infine postato Gianluigi Donnarumma, che da Buffon ha ereditato la maglia da titolare con la Nazionale.

Mondiale femminile, l’Italia eliminata: battuta 3-2 dal Sudafrica

Sfuma il sogno degli ottavi di finale per l’Italia al Mondiale di calcio femminile. Le Azzurre di Milena Bertolini hanno infatti perso il terzo e ultimo match della fase a gironi per 3-2 contro il Sudafrica. Decisivo il destro della centravanti Kgatlana al secondo minuto di recupero del secondo tempo. Eppure la partita si era subito messa bene con il vantaggio iniziale di Arianna Caruso su calcio di rigore. A cavallo fra primo e secondo tempo il ribaltone sudafricano, prima del pareggio azzurro ancora una volta con la centravanti juventina. A pochi minuti dal termine però la beffa con il gol su cross basso delle nostre avversarie. L’Italia termina al terzo posto del Gruppo G dominato dalla Svezia, che ha chiuso a punteggio pieno battendo 2-0 l’Argentina nel terzo match. Agli ottavi il Sudafrica affronterà l’Olanda. «Abbiamo avuto un po’ di paura, la gara scorsa ci ha tolto certezze», ha commentato a Sky Sport la ct. «Non ho rimpianti, questa Nazionale ha un buon futuro».

Mondiale femminile, la cronaca della partita dell’Italia contro il Sudafrica

L’Italia di Milena Bertolini ha iniziato subito con il piglio giusto la gara, cercando di mettere in discesa il match e il discorso qualificazione. Il vantaggio è arrivato dopo appena 11 minuti, quando Dhlamini ha atterrato in area Beccari, concedendo il calcio di rigore alle Azzurre. Con freddezza si è presentata dal dischetto Caruso che ha trasformato il penalty spiazzando il portiere avversario. Lo svantaggio ha però svegliato il Sudafrica, costretto alla vittoria per sognare di proseguire il suo torneo. Dopo aver preso campo all’Italia, hanno saputo sfruttare il primo errore della retroguardia azzurra per trovare il gol del pari grazie a un incredibile e rocambolesco autogol di Benedetta Orsi. In controllo del pallone e senza pressioni, ha scaricato la sfera al portiere Francesca Durante che però si trovava da tutt’altra parte.

L'Italia cade 3-2 nel recupero contro il Sudafrica e salute il Mondiale di calcio femminile ai gironi. Inutile la doppietta di Caruso.
La festa sudafricana dopo il gol del 3-2 (Getty Images).

Il primo tempo si è concluso con un palo di Chiara Beccari e altre buone occasioni di Valentina Giacinti. Nella ripresa, al 67’ minuto il vantaggio sudafricano con Magaia, brava a sfruttare una verticalizzazione di Klagana per battere con il sinistro Durante. Dopo un iniziale sbandamento dovuto al gol subito, le Azzurre si sono riprese combinando buone trame offensive fino a trovare la rete del 2-2. Da calcio d’angolo, un colpo di testa di Cristiana Girelli ha trovato sul secondo palo ancora una volta Caruso che da pochi passi ha messo dentro. Tutto sembrava andare per il verso giusto con l’Italia in controllo fino all’inizio del recupero. Al 92’ infatti Magaia ha anticipato due difensori azzurri ed effettuato un cross basso verso il centro dove Klagana ha trovato il tap-in vincente. Inutile il forcing finale nonostante i 17 minuti di recupero concessi dall’arbitro. Beffa azzurra che lasciano la competizione al primo turno, senza riuscire a ripetere il percorso del 2019 dove arrivarono fino ai quarti di finale.

Henderson in Arabia, l’Al-Ettifaq oscura la fascia arcobaleno

L’ex giocatore del Liverpool Jordan Henderson, per 12 anni nelle fila dei Reds, ha lasciato la Premier League per approdare in Arabia Saudita. Dalla stagione 2023-24 sarà un nuovo centrocampista dell’Al-Ettifaq, team che milita in Saudi Pro League e allenato da un altro ex di Anfield, Steven Gerrard. Il suo trasferimento alla corte degli sceicchi arabi aveva già destato polemiche, soprattutto nel Regno Unito, in quanto Henderson non ha mai nascosto il suo impegno in favore dei diritti Lgbt, tanto da scendere in campo sempre con una fascia da capitano color arcobaleno. Tuttavia, nel video di presentazione sui social, l’Al-Ettifaq ha pensato bene di oscurarla, facendo apparire il suo braccio in bianco e nero. In Arabia Saudita l’omosessualità infatti è illegale nonché punibile persino con la pena di morte.

Il tweet di Thomas Hitzlsperger su Henderson: «Lo credevo genuino, che stupido»

Immediata l’indignazione e il disappunto di numerosi calciatori, tra cui il 41enne ex Aston Villa, West Ham ed Everton Thomas Hitzlsperger: «Pensavo che il suo sostegno fosse genuino, ma sono stato uno stupido». Tra i primi a fare coming out nel calcio, dichiarò la sua omosessualità nel 2014 soltanto a fine carriera. «Sia chiaro, Henderson può giocare dove vuole», ha proseguito l’attuale direttore sportivo dello Stoccarda. «Sono curioso di sapere quale direzione prenderà il nuovo brand JH, il vecchio ormai è morto». Polemiche anche dal gruppo Lgbt della Kop, la tifoseria più calda del Liverpool, che ha parlato di «dolori e divisioni» dopo il trasferimento del calciatore in Arabia Saudita. «Si è distinto come calciatore modello e ha sempre promosso l’inclusione», hanno spiegato i supporter dei Reds. «Per questo siamo delusi da lui».

Il 33enne Jordan Henderson ha accettato la corte dell’Al-Ettifaq soprattutto grazie alle esorbitanti cifre che ormai stanno diventando tradizionali nei contratti arabi. Il centrocampista guadagnerà infatti circa 815 mila euro a settimana, arrivando a poco meno di 40 milioni di euro a stagione. Nativo di Sunderland, con i Reds ha vinto due Coppe di Lega nel 2012 e nel 2022, una Premier League nel 2020 e una FA Cup nel 2022. A livello internazionale spicca la Champions League nel 2019, anno in cui seguirono anche la Supercoppa europea e il Mondiale per club. Con la Nazionale inglese ha invece conquistato il secondo posto a Euro 2021 e il quarto nella Coppa del Mondo di Russia 2018.

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Infortunio grave in Manchester United-Wrexham: polmone perforato

Caos e rissa sfiorata nell’amichevole fra il Manchester United e il modesto Wrexham, squadra di proprietà dell’attore Ryan Reynolds che milita nella Football League Two, quarta divisione britannica. Al decimo minuto del primo tempo, il portiere 23enne dei Red Devils Nathan Bishop si è reso protagonista di una sconsiderata uscita fuori dalla sua area di rigore, scontrandosi duramente con l’attaccante avversario Paul Mullin. Il centravanti dei gallesi è apparso sin da subito in condizioni gravi, tanto da rimanere a lungo a terra in difficoltà respiratoria. Immediato l’intervento dei medici di entrambe le squadre che, dopo sei minuti di trattamento, lo hanno ristabilizzato con l’aiuto di una maschera per l’ossigeno. Giunto in ospedale, al capocannoniere 28enne del Wrexham è stata riscontrata una lieve perforazione al polmone, che ha richiesto l’immediato ricovero. Lo stesso Mullin ha rassicurato tutti con una storia Instagram dalla sua stanza. «Grazie per i messaggi», ha detto l’attaccante. «Tutto bene qui».

Le scuse del portiere del Manchester United e le accuse del coach avversario

Bishop, ammonito dall’arbitro per l’intervento, è stato ricoperto di fischi dal pubblico per tutto il primo tempo, tanto da essere sostituito all’intervallo dall’allenatore Erik Ten Hag. «Volevo condividere le mie più sincere scuse con Mullin», ha spiegato il portiere del Manchester United dopo la gara. «È stato un totale errore di valutazione e un vero incidente senza intenti malevoli». Furioso però l’allenatore del Wrexham Paul Parkinson, che ha parlato con i media americani al termine del match. «È stato un intervento goffo e spericolato in una partita di pre-campionato, non sono affatto contento», ha spiegato il mister, che dovrà fare a meno del suo bomber per alcune settimane. «Sono furioso, è meglio che stia alla larga da noi per il momento».

Scontro duro fra il portiere del Manchester United e l'attaccante del Wrexham. L'ira dell'allenatore gallese: «Stia alla larga da noi».
Paul Mullin dolorante a terra dopo il colpo subito dal portiere avversario (Getty Images).

Sulla questione si è espresso persino lo stesso Ryan Reynolds, che tuttavia non era allo stadio per seguire l’incontro. «Paul Mullin spende fino all’ultima goccia di sangue in tutto quello che fa», ha twittato la star di Hollywood. «L’intera famiglia del Wrexham spinge per una pronta guarigione». Mullin, come ha spiegato Associated Press, oltre ad essere il centravanti di riferimento dei gallesi, è anche un vero e proprio idolo della tifoseria. «Super Paul Mullin» e «Welcome to Wrexham» sono solo alcuni dei cori intonati dalla curva sia durante i match casalinghi sia in trasferta.

Dynamo Kyiv, allarmi antiaerei nello spot per le nuove maglie

«Unità del club e di tutti gli ucraini nel loro desiderio di vittoria». Con queste parole la Dynamo Kyiv ha presentato le maglie da gara per la stagione calcistica 2023-24, che partirà venerdì 28 luglio, firmate per il sesto anno consecutivo da New Balance. Particolare lo spot ufficiale, che presenta chiari e inconfondibili riferimenti all’invasione russa. Nel filmato infatti i tifosi della squadra allenata da Mircea Lucescu, con indosso il kit dei loro beniamini, si trovano per strada quando improvvisamente sentono gli allarmi antiaerei. Si dirigono dunque verso uno dei tanti rifugi della capitale ucraina, dove attendono la fine dell’attacco russo guardando filmati di vecchie partite. Intanto i calciatori hanno concluso il ritiro in Austria e fatto rientro nella capitale per iniziare la preparazione al loro primo incontro in campionato. Esordio in programma per il 30 luglio contro il modesto Klub Mynaj.

Dynamo Kyiv, su tutte le maglie campeggia la bandiera dell’Ucraina

Invariate le colorazioni delle tre maglie rispetto alla stagione precedente. La divisa di casa è nuovamente bianca con numeri e dettagli in azzurro che richiamano alla memoria la lunga storia vincente del club. Spicca il motivo a rombi sul petto, in riferimento allo stemma della squadra per indicare il «ricco patrimonio della società». Sotto il colletto campeggia la bandiera dell’Ucraina, mentre sul retro si può leggere FCDK, acronimo di Football Club Dynamo Kyiv. Invariata anche la maglia da trasferta, che presenta colori invertiti rispetto a quella casalinga. Differente però il motivo sulla parte anteriore, dato che i rombi lasciano il posto a linee circolari che si estendono verso l’esterno. Patriottica invece la terza maglia, che anche per il 2023-24 si presenta con i colori giallo e blu della bandiera nazionale.

Su Instagram la Dynamo Kyiv ha presentato le maglie ufficiali per la stagione 2023-24. Nello spot ci sono riferimenti alla guerra in Ucraina.
La terza maglia con i colori dell’Ucraina (Dynamo Kyiv, Facebook).

Per la realizzazione di ciascuna casacca, New Balance ha tenuto conto delle richieste dei calciatori. «È bello che l’azienda ascolti i nostri consigli», ha detto il centrocampista e capitano della squadra Serhii Sydorchuk. «Lotteremo per il titolo». La nuova divisa è già in vendita dal 18 luglio scorso sugli store ufficiali online e nei negozi della capitale. In 95 anni di storia, la Dynamo Kyiv ha vinto 29 volte il campionato nazionale, l’ultima volta nella stagione 2020-21, e si è aggiudicata 22 coppe di Ucraina e 12 Supercoppe nazionali. A livello europeo ha invece vinto due Coppe delle Coppe e una Supercoppa Uefa nel 1975 contro il Bayern Monaco. Nel 2023-24 la Dynamo parteciperà alla Conference League dopo il quarto posto in campionato della stagione 2022.

Su Instagram la Dynamo Kyiv ha presentato le maglie ufficiali per la stagione 2023-24. Nello spot ci sono riferimenti alla guerra in Ucraina.
Prima e seconda maglia della squadra (Dynamo Kyiv, Facebook).

Mondiale di calcio femminile, l’Italia batte l’Argentina 1-0 all’esordio

Esordio vincente per l’Italia al Mondiale di calcio femminile di Australia e Nuova Zelanda. Le Azzurre della ct Milena Bertolini hanno infatti battuto per 1-0 l’Argentina nel primo incontro della fase a gironi all’Eden Park di Auckland. Decisiva una rete di testa di Cristiana Girelli all’87’ minuto, dopo che la prima frazione si era conclusa a reti inviolate. Entrata dalla panchina a 10 minuti dal fischio finale, la calciatrice della Juventus ha sfruttato al massimo il poco tempo concessole dalla commissaria tecnica per indirizzare la gara. L’attaccante bianconera ha battuto in rete con un perfetto colpo di testa in anticipo sul cross dalla trequarti di sinistra di Lisa Boattin. Imparabile la traiettoria a pallonetto per il portiere argentino Correa.

Con un gol di Cristiana Girelli l' Italia batte l'Argentina al Mondiale di calcio femminile. Il 29 luglio sfida alla Svezia.
Cristiana Girelli festeggia il gol al Mondiale di calcio (Getty Images).

La Nazionale è così prima nel Gruppo G a pari merito con la Svezia, che nel suo primo match al Mondiale ha battuto di misura il Sudafrica per due reti a una. Le Azzurre torneranno in campo sabato 29 luglio alle 9.30 italiane proprio contro le scandinave in una partita che potrebbe già risultare decisiva per il passaggio agli ottavi di finale. L’ultima gara è in programma invece mercoledì 2 agosto alle 9 italiane contro il Sudafrica. In caso di passaggio del turno, l’Italia incrocerà sul suo cammino probabilmente una fra Olanda e Stati Uniti, favoriti per la vittoria finale della competizione.

Mondiale femminile, per l’Italia in campo le giovanissime Dragoni e Beccari

Due giovanissime e tanta esperienza per le Azzurre di Milena Bertolini che sono scese in campo con qualche novità di formazione. Fra i pali l’interista Francesca Durante e non la veterana Laura Giuliani. In mezzo al campo la 16enne Giulia Dragoni, talento classe 2006 del Barcellona, e in attacco la 18enne Chiara Beccari del Sassuolo, in prestito dalla Juventus. La prima occasione è però firmata Barbara Bonansea e Valentina Giacinti che non ha impensierito il portiere avversario. Nella prima frazione l’Italia aveva trovato due volte il vantaggio, ma con reti in evidente fuorigioco della stessa Giacinti e di Arianna Caruso. Le nostre avversarie ci hanno provato soprattutto a inizio ripresa da palla inattiva, impegnando Durante in un paio di occasioni. Dopo una lunga lotta a centrocampo, la mossa vincente è arrivata all’83’ con l’ingresso della numero 10 Girelli poi premiata come migliore in campo. Euro 2021, chiuso ai gironi con un punto in tre gare, sembra definitivamente alle spalle.

Serie C a rischio rinvio per il caso Alcione e Arena Civica di Milano

Rischio di blocco per l’inizio dei campionati di calcio di Serie C. È ormai guerra infatti tra il Tar della Lombardia e la prefettura di Milano per l’iscrizione di una squadra. Il motivo è legato all’Arena Civica di Milano. Sì, proprio il più antico impianto sportivo milanese inaugurato nel 1807 come Anfiteatro di Milano, che nel 1870 divenne Arena Civica a seguito dell’acquisizione da parte del Comune. Nel 1910 tenne a battesimo la prima partita della Nazionale italiana contro la Francia. Da allora, ininterrottamente fino allo scorso campionato, ha ospitato partite di calcio tra cui, a cavallo degli Anni 30 e 40, quelle dell’Inter e del Milan. E negli ultimi due anni dell’Alcione, in Serie D. Insomma uno stadio, intitolato al giornalista Gianni Brera dal 2002, certificato dalla Federazione e considerato un fiore all’occhiello del Coni. Un impianto di cui anche il sindaco Beppe Sala va orgoglios, e dove è appena stato organizzato un concerto con più di 10 mila persone. Ebbene, per il prefetto di Milano Renato Saccone l’Arena Civica non è un luogo adeguato a ospitare la domenica le poche centinaia di persone che andrebbero a vedere giocare l’Alcione calcio. Ossia la terza squadra di Milano che, a pieno diritto sportivo, dopo i playoff potrebbe essere promossa al campionato di Serie C.

Serie C a rischio rinvio per il caso Alcione e Arena Civica di Milano
Il prefetto di Milano Renato Saccone (Imagoeconomica).

Problemi di sorveglianza e illuminazione: ma il prefetto è andato a controllare?

La prefettura non ha trovato il tempo per andare a controllare se le richieste di adeguamento (sorveglianza e illuminazione) erano state messe a norma. Di fronte al diniego è intervenuto il Tar, ma tutto il mondo sportivo si chiede come mai questo atteggiamento di chiusura: qualcuno è arrivato addirittura a paventare che la squadra stessa garantisca la viabilità attorno allo stadio, come se i dirigenti calcistici dovessero mettersi a fare i vigili urbani al termine delle partite. La vicenda si è colorata di giallo quando all’Alcione calcio è stato contestato, con un provvedimento discutibile (un parere che però non esprime un parere) che l’Arena Civica non sarebbe idonea al campionato di Serie C, sancendo una condanna (quasi) definitiva del club.

Serie C a rischio rinvio per il caso Alcione e Arena Civica di Milano
L’Alcione ha conquistato sul campo la Serie C.

Pronti a beneficiarne la Casertana o il Fano: forse in prefettura batte un cuore da tifoso

Lettera43 ha voluto capirci di più parlando anche con i dirigenti di Milan e Inter, tutti felici per la promozione dell’Alcione e l’utilizzo dell’Arena. Non sarà allora, è stata la battuta che qualcuno ha simpaticamente avanzato, che nel petto del “prefetto tifoso” Renato Saccone, integerrimo e bravo funzionario dello Stato nato a Santa Maria Capua Vetere, batta un cuore campano? Se venisse escluso l’Alcione dal campionato, infatti, a beneficiarne potrebbero essere la Casertana o il Fano (anche quest’ultima ha “interessi” campani: il presidente infatti è casertano). Già, perché nel campo della tifoseria nessuno può dirsi “terzo” (vi ricordate il pm dell’inchiesta Prisma sulla Juventus, Ciro Santoriello, che aveva dichiarato pubblicamente di essere anti-juventino?): chi valuta i requisiti per la promozione è (o potrebbe essere) anche un tifoso.

Serie C a rischio rinvio per il caso Alcione e Arena Civica di Milano
Il decreto del Tar della Lombardia.

Federazione verso una deroga per far giocare l’Alcione fuori sede

Possibile? Intanto il Tar della Lombardia ha in extremis sospeso il “non parere” negativo rilasciato dalla Commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo in merito all’agibilità dell’Arena, ma la prefettura non scioglie la riserva. Ora sembra che la Federazione per dar via ai campionati stia predisponendo una deroga, così come è già stato fatto in altre occasioni, affinché l’Alcione giochi le prime partite fuori sede in attesa che il prefetto trovi il tempo di mandare qualche funzionario a vedere se l’Arena può o meno ospitare partite di calcio. Si eviterebbe così che, in attesa dei vari gradi di giudizio della magistratura, il campionato di Serie C non possa prendere avvio. La storia quindi non è ancora finita.

Mondiale di calcio femminile: gironi, calendario e partite dell’Italia

È iniziata a Auckland con Nuova Zelanda-Norvegia, match vinto per 1-0 dalle padrone di casa, la nona edizione del Mondiale di calcio femminile, in programma dal 20 luglio al 20 agosto proprio fra Nuova Zelanda e Australia. Partita dunque la caccia agli Stati Uniti campioni in carica e quattro volte vincitori del torneo. Sono 32 le nazionali in gara, suddivise in otto gironi da quattro squadre. Le prime due di ogni raggruppamento avanzeranno alla fase a eliminazione diretta che partirà dagli ottavi. La finalissima è prevista per il 20 agosto a Sidney. Le Azzurre di Milena Bertolini esordiranno lunedì 24 luglio alle 8 italiane contro l’Argentina. In pole per la vittoria finale anche l’Inghilterra campione d’Europa e la Spagna del Pallone d’Oro Alexia Putellas. Il torneo si svolgerà regolarmente nonostante la paura a Auckland per una sparatoria in cui hanno perso la vita tre persone a poche ore dalla cerimonia di apertura. La Fifa e il premier neozelandese Chris Hipkins hanno infatti escluso problemi di sicurezza in vista dei match. Previsto un minuto di silenzio prima di Australia-Irlanda, con fischio d’inizio alle 12 italiane.

Mondiale di calcio femminile, il calendario dell’Italia e le convocate di Milena Bertolini

Le Azzurre giocheranno il loro primo incontro conoscendo già il risultato dell’altra partita del Girone G fra Svezia e Sudafrica. Si tornerà in campo il 29 luglio alle 9.30 italiane proprio contro le scandinave, favorite ma già battute nel match di Euro 2017 con un gol di Cristiana Girelli nel finale. Ultimo match in programma il 2 agosto contro il Sudafrica alle 9 italiane, in contemporanea con Svezia-Argentina. In caso di passaggio del turno, negli ottavi di finale la Nazionale di Milena Bertolini se la vedrà con le qualificate del Gruppo E. Si tratterà probabilmente degli Usa o dell’Olanda, che nell’ultima edizione ha spezzato il sogno azzurro nei quarti. Tutte le partite dell’Italia andranno in onda su Rai1 e sulla piattaforma RaiPlay. Dagli ottavi in poi, in base al calendario e al cammino italiano, i match saranno trasmessi anche su Rai2 e RaiSport.

Al via in Nuova Zelanda e Australia il Mondiale di calcio femminile 2023. Gli otto gironi, il calendario dell'Italia e le star più attese.
Le convocate dell’Italia per il Mondiale di calcio femminile (Getty Images).

Fra le 23 azzurre per il Mondiale di calcio femminile non mancano le sorprese. Per la porta ci sono Rachele Baldi, Laura Giuliani e Francesca Durante. In difesa spicca l’assenza di Sara Gama, a lungo capitana della nazionale, che ha sfogato con un post sui social la mancata convocazione: «Nutro grande rispetto dei ruoli e, seppur con amarezza, accetto la scelta della ct». Al Mondiale ci saranno invece Elisa Bartoli, Lisa Boattin Lucia Di Guglielmo, Martina Lenzini, Elena Linari, Benedetta Orsi e Cecilia Salvai. A centrocampo fiducia a Valentina Cernoia, Arianna Caruso, Giulia Dragoni, Manuela Giugliano, Giada Greggi ed Emma Severini. Le attaccanti dell’Italia saranno invece Chiara Beccari, Barbara Bonansea, Sofia Cantore, Valentina Giacinti, Cristiana Girelli, Benedetta Glionna e Annamaria Serturini.

Gli altri gironi e le stelle del torneo

Per quanto riguarda i raggruppamenti, nel Girone A, con la Nuova Zelanda padrona di casa, ci saranno Norvegia, Filippine e Svizzera. Nel B spazio ad Australia, Irlanda, Canada e Nigeria. Nel Gruppo C la Spagna dovrebbe avere vita facile contro Giappone, Zambia e Costarica, mentre nel Girone D riflettori puntati sull’Inghilterra vincitrice di Euro 2021. Le britanniche se la vedranno con Cina, Haiti e Danimarca. Nel Gruppo E, che incrocerà negli ottavi quello delle Azzurre, oltre a Usa e Olanda ci saranno anche Portogallo e Vietnam. La Francia se la vedrà nel Gruppo F con Brasile, Panama e Giamaica, nel Girone H giocheranno Germania, Marocco, Colombia e Corea del Sud.

Al via in Nuova Zelanda e Australia il Mondiale di calcio femminile 2023. Gli otto gironi, il calendario dell'Italia e le star più attese.
Alexia Putellas con la maglia della Spagna (Getty Images).

Fra le calciatrici più attese del Mondiale di calcio femminile c’è indubbiamente la centrocampista spagnola del Barcellona Alexia Putellas, l’unica a vincere due volte il Pallone d’Oro. Impossibile dimenticare poi le statunitensi Alex Morgan e Megan Rapinoe che, a 38 anni, ha annunciato il ritiro dopo la competizione. Per il Brasile ci sarà ancora una volta la numero 10 Marta che, con 17 reti al Mondiale, è la miglior marcatrice nella storia della competizione. Ha fatto meglio anche di Miroslav Klose, bomber del torneo maschile con 16 gol. Fra le britanniche merita una menzione speciale invece Lucy Bronze, difensore del Barcellona con cui ha vinto la Champions League 2022-23.

Van der Sar su Twitter: «Non sono più nell’unità di terapia intensiva»

Edwin van der Sar è stato dimesso dalla terapia intensiva. L’ex portiere di Ajax e Juventus, quasi due settimane fa, era rimasto vittima di un’emorragia cerebrale. E’ stato lui stesso, attraverso i social, a condividere la speranza di «tornare a casa la prossima settimana».

La vacanza in Croazia e il malore

Al momento del malore, il 52enne si trovava in vacanza su un’isola della Croazia con la famiglia. Nella foto postata sul proprio account social accanto a Edwin van der Sar, sdraiato sul suo letto d’ospedale, si trova la moglie Annemarie: «Sono felice di annunciare che non sono più nell’unità di terapia intensiva. Tuttavia, sono ancora in ospedale. Spero di tornare a casa la prossima settimana e fare il passo successivo nella mia guarigione!».

Cristiano Ronaldo: «Campionato saudita top», ma perde 5-0 con il Celta Vigo

Disastrosa prima uscita stagionale per Cristiano Ronaldo e il suo Al-Nassr. CR7 e compagni hanno infatti perso malamente 5-0 in amichevole contro il Celta Vigo, formazione spagnola che ha concluso la stagione 2022-23 al 13esimo posto della Liga. In campo anche il neo acquisto Marcelo Brozovic, giunto dall’Inter per rinforzare la rosa. Nonostante la debacle, però, il portoghese è convinto della competitività della Saudi Pro League. «Il campionato saudita è già top, inferiore solo alla Premier», ha spiegato a margine della partita, prima di lanciare una stoccata all’Italia. «La Serie A, quando sono arrivato, era morta, poi si è ringiovanita». Definendosi «al 100 per cento il pioniere del calcio in Arabia Saudita», ha poi anticipato l’arrivo di altri campioni.

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Cristiano Ronaldo: «L’Europa ha perso qualità, non tornerò più»

Con il suo passaggio all’Al-Nassr nel 2022, Cristiano Ronaldo ha chiuso definitivamente la porta a un suo nuovo ritorno in Europa, confermando quanto anticipato al suo debutto in Arabia Saudita. L’ultima esperienza con la maglia del Manchester United non aveva soddisfatto nessuno, dal team ai tifosi, ma non ha lasciato rimpianti. «Non tornerò, ho 38 anni e mezzo», ha spiegato il portoghese, puntando il dito contro un calo degli standard nel vecchio continente. «L’Europa ha perso molta qualità». Secondo CR7, nonostante l’umiliazione subita dal Celta Vigo, la Liga, in cui ha giocato nove anni con la maglia del Real Madrid dal 2009 al 2018, non è «così forte come una volta». Ancor più dura la sua opinione sulla Serie A: «Solo il mio arrivo ha risollevato l’interesse».

Nonostante la sconfitta per 5-0, Cristiano Ronaldo parla di «campionato arabo top» e attacca la Serie A: «Era morta, poi sono arrivato io».
Cristiano Ronaldo nel match amichevole contro il Celta Vigo (Getty Images).

Spazio anche per una stoccata a Lionel Messi, pronto al suo esordio negli States con l’Inter Miami. «Sono certo che non giocherò più in Europa così come sono sicuro che la Saudi Pro League sia migliore dell’MLS». Convinto delle potenzialità del campionato arabo, Cristiano Ronaldo si è soffermato sull’arrivo di grandi campioni giovani e non solo a fine carriera. «Sbarcheranno in Arabia Jota e Ruben Neves (rispettivamente 24 e 26 anni, ndr.)», ha spiegato. Ai due è possibile aggiungere anche Sergej Milinkovic-Savic, 28enne in arrivo dalla Lazio, ma anche l’ex Napoli Kalidou Koulibaly, che a 32 anni ha lasciato la Premier per approdare all’Al-Hilal. Sirene arabe anche per l’interista Joaquin Correa, 28 anni, e il 32enne talento del Manchester City Riyad Mahrez.

Cuadrado, Lukaku, Kessié e gli intrecci pazzi di questo calciomercato

Giugno 2021, l’Inter guidata dalla bandiera juventina Antonio Conte si laureava campione d’Italia. Romelu Lukaku era l’idolo della tifoseria nerazzurra. Juan Cuadrado era stato nella sua carriera nemico storico, con la maglia bianconera della Juventus, accusato spesso di comportamenti al limite del regolamento (leggi simulazioni). E Franck Kessié? A Milanello comunicava che sarebbe andato in scadenza di contratto, giocando la stagione successiva con la maglia del Milan per poi lasciarlo a parametro zero. Non prima di aver baciato lo stemma giurando amore eterno e di aver portato a casa lo scudetto. Domani potrebbe essere tutto diverso. L’ivoriano reduce da una stagione con più ombre che luci a Barcellona potrebbe tornare in un campionato che conosce bene, sponda Juve. Cuadrado invece in un blitz domenicale della squadra mercato dell’Inter, è diventato un giocatore a disposizione di Simone Inzaghi. Lukaku, dopo una inattesa piroetta, vestirà una maglia che non sarà quella nerazzurra. Nonostante la litania che ha accompagnato il suo nome dal giorno successivo al ritorno in maglia blues del Chelsea. «Voglio tornare all’Inter», aveva detto a dicembre 2021. Era tornato ad Appiano Gentile a giugno 2022. Ha rifiutato il trasferimento definitivo a luglio 2023, sedotto (così dicono i rumors) dall’offerta della Juventus. Insomma, il mondo sottosopra in questi intrecci di calciomercato.

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Confronto Franck Kessié e Juan Cuadrado nella stagione 2021/22 (Getty).

Arabia, soldi facili e i sentimenti dei tifosi calpestati

Per molti è inspiegabile quello che sta accadendo. Bandiere, o presunte tali, che cambiano. Passando proprio dall’altro lato della barricata. I soldi sì, i consigli pure. Se è vero come e è vero che spesso i soldi contano tanto, per una carriera così breve come è quella di uno sportivo dovrebbe avere un valore anche la credibilità. La capacità di rimanere lì dove si regalano grandi prestazioni. Ecco allora i consigli. Per alcuni anni si è gettata la croce addosso ai procuratori, brutti e cattivi. Federico Pastrorello fu il regista dell’operazione Lukaku-Chlesea tris. E prima il compianto Mino Raiola aveva realizzato operazioni tra le più machiavelliche: Mario Balotelli dall’Inter al Milan dopo due stagioni al Manchester City. Zlatan Ibrahimovic dall’Inter al Milan via Barcellona. E  ancora, Paul Pogba riportato a Manchester, sponda United, dalla Juve pagato a peso d’oro dopo essere uscito gratuitamente proprio dai Red Devils. Ora che la stagione dei procuratori è finita, è il turno dei consulenti. Mamme, avvocati o amici. Big Rom sarebbe stato convinto da Sebastien Ledure a scaricare il progetto nerazzurro, in favore di altri lidi. Causa panchina nella seconda metà di un campionato in cui la punta belga è stato per lunghi tratti impalpabile. Kessié al Barcellona ci era andato consigliato dai genitori, convinti che avrebbe fatto il grande salto. Incappato invece in una ripida discesa nel vuoto. Ora tutti cercano un riparo sicuro e ricco. Chi dice no all’Arabia cambia ugualmente strada, perché un nuovo inizio forse risulta essere più facile di un riscatto tutto da dimostrare.

Da dove spunta questa Italia Under 19? Chi sono gli azzurrini campioni d’Europa

Filippo Missori, Samuele Vignato, Iacopo Regonesi, Davide Mastrantonio. Ancora in parte sconosciuti al grande pubblico, potrebbero rappresentare il futuro del calcio italiano. Sotto la guida di Alberto Bollini, ex allenatore, tra le altre, della Lazio Primavera, l’Italia Under 19 ha infatti vinto l’Europeo di categoria, battendo 1-0 in finale il Portogallo dopo aver eliminato nel turno precedente la favorita Spagna. Decisivo il gol al 18’ del primo tempo di Michael Kayode, esterno destro delle giovanili della Fiorentina di origine nigeriana. Torna così nel nostro Paese un trofeo che mancava dal lontano 2003, formazione in cui figuravano i giovanissimi Giorgio Chiellini, Alberto Aquilani, Gianpaolo Pazzini e Raffaele Palladino. Ecco chi sono i baby talenti azzurri, alcuni dei quali militeranno – prestiti permettendo – già nelle squadre di Serie A.

Da Vignato a Kayode, passando per i cugini Dellavalle e Iacopo Regonesi. Chi sono gli azzurrini dell'Italia Under 19 campione d'Europa.
Samuele Vignato durante una sessione di allenamento (Getty Images).

Da Missori a Vignato, chi sono gli azzurrini campioni d’Europa con l’Italia Under 19

Nonostante una fase a gironi non sempre convincente, in finale Davide Mastrantonio ha dimostrato sicurezza fra i pali dell’Italia Under 19 con ottimi interventi. Cresciuto nelle giovanili della Roma, a giugno è tornato in giallorosso dopo un anno in prestito alla Triestina in Serie C. Sulla linea difensiva merita una menzione di merito Filippo Missori, terzino destro classe 2004 del Sassuolo ma ex Roma, con cui ha esordito in Serie A contro l’Inter a novembre 2022. Al centro della difesa hanno giocato invece i cugini Lorenzo e Alessandro Dellavalle, rispettivamente nella Primavera di Juventus e Torino. Sulla fascia sinistra si è fatto invece notare Iacopo Regonesi, figlio di Pierre che giocò in Serie A con la maglia dell’Atalanta dal 1996 al 1999.

Da Vignato a Kayode, passando per i cugini Dellavalle e Iacopo Regonesi. Chi sono gli azzurrini dell'Italia Under 19 campione d'Europa.
Filippo Missori in allenamento (Getty Images).

In mediana spicca un altro gioiellino lanciato in Serie A da José Mourinho. Come Missori, contro l’Inter ha infatti debuttato anche Niccolò Pisilli, autore di uno dei gol nella semifinale contro la Spagna. Romanista anche il collega di reparto Giacomo Faticanti, che ha diviso la linea centrale del campo con lo juventino Luis Hasa, originario dell’Albania che nel 2023-24 potrebbe entrare nella rosa bianconera Under 23. Nell’Italia Under 19 hanno brillato anche Luca Lipani e Lorenzo Amatucci, rispettivamente nella Primavera di Genoa e Fiorentina. Sulla trequarti invece merita una menzione speciale Samuele Vignato, talento del Monza che vanta già diverse presenze fra Serie A e B. Passaporto statunitense e canadese per Luca Koleosho, esterno offensivo dell’Espanyol che ha già segnato in Liga. Decisivo in finale Michael Kayode, nato a Borgomanero, in provincia di Novara, che gioca nella rosa Primavera della Fiorentina. Punta centrale invece è stato Francesco Pio Esposito, fratello di Sebastiano e Salvatore, che ha giocato anche il Mondiale Under 20.

Azzurrini campioni d’Europa dopo 20 anni: chi c’era in campo nel 2003

L’unico altro trionfo dell’Italia Under 19 all’Europeo di categoria risale al 2003. Commissario tecnico era l’allora 55enne Paolo Berrettini, che tre anni dopo andò in Senegal per fondare un’accademia per giovani talenti. In rosa figuravano invece Giorgio Chiellini, poi colonna della Juventus e della Nazionale maggiore, ma anche l’attuale tecnico del Monza Raffaele Palladino e Giampaolo Pazzini, autore del 2-0 finale nel match decisivo. Tra coloro che hanno avuto successo fra i professionisti Alberto Aquilani, mezzala e regista di Roma, Milan e Liverpool ma allora nella Triestina, e Simone Padoin, in quegli anni al Vicenza e poi nella rosa della Juventus di Antonio Conte e Massimiliano Allegri fra 2012 e 2016.

Da Vignato a Kayode, passando per i cugini Dellavalle e Iacopo Regonesi. Chi sono gli azzurrini dell'Italia Under 19 campione d'Europa.
Giorgio Chiellini festeggia la vittoria dell’Under 19 nel 2003 (Getty Images).

Diverso il destino per altri calciatori che nonostante il successo sono poi spariti dai radar. Fra questi il portiere Marco Paoloni, che ha giocato in Serie B fino al 2011 quando venne coinvolto in uno scandalo scommesse. Il difensore Mauro Belotti invece non è mai andato oltre la Serie C dove ha vestito la maglia dell’Albinoleffe. Singolare il caso di Damiano Ferronetti, esterno destro ritiratosi a 31 anni per troppi infortuni che ha scelto di lavorare in uno studio medico. Poca fortuna anche per il centrocampista Adriano Astolfo, che ha collezionato appena una presenza in Serie B con la Ternana e ha giocato quasi sempre fra i dilettanti.

Lukaku-Inter, è rottura: trattativa col Chelsea verso la chiusura?

Sarebbe ormai insanabile la frattura tra l’Inter e Romelo Lukaku dopo i silenzi degli ultimi giorni del calciatore proprio mentre il club nerazzurro stava concludendo la trattativa col Chelsea per riportarlo a Milano. In una telefonata intercorsa nella notte tra venerdì 14 e sabato 15 luglio tra le parti, sarebbe emersa tutta l’irritazione della società calcistica nei confronti del belga, che sarebbe stato zittito nel giro di 30 secondi dal ds Piero Ausilio (così riporta il Corriere della Sera).

Il calciatore belga stava trattando anche con la Juventus

L’indisposizione è dettata dall’atteggiamento di Lukaku (sette giorni senza dare un cenno) e soprattutto dal sospetto, poi diventato certezza, che mentre l’Inter convinceva il Chelsea ad accettare l’offerta di 35 milioni più bonus lui stava trattando con altri club. Primo tra tutti la Juventus, che gli avrebbe offerto una cifra simile (37,5 milioni più bonus) ma condizionata alla vendita di Dusan Vlahovic, eventualità che non sembra così rapida. In viale della Liberazione si sta dunque meditando se continuare a cercare di riattrarre il belga o scaricarlo e virare su altri obiettivi (La Repubblica fa il nome di Mehdi Taremi). Anche perché in molti (compresi i vertici del Chelsea) sono stupiti della necessità di un’opera di convincimento così grande per fargli indossare la maglia che ha sempre detto di amare.

Il Chelsea spinge per la vendita

Dall’altro canto i Blues spingono per venderlo a chi per primo porterà i soldi a Londra. Il club britannico dovrà capire, con il giocatore, se Lukaku dovrà trasferirsi all’Inter (se i malumori verranno risanati), alla Juve o in Arabia, dove ha ricevuto qualche proposta. Intanto occorrerà aspettare lunedì 17, quando Big Rom dovrebbe presentarsi al ritiro dopo aver chiesto cinque giorni di permesso. Una scelta dettata dall’amarezza dell’ultima settimana fatta di chiamate senza risposta, silenzi eloquenti e incertezza sul proprio destino.

 

Jay-Z e gli affari nel calcio italiano, un’occasione per la Serie A

E se Jay-Z, unico rapper miliardario, stando a quanto certificato da Forbes, decidesse di comprarsi una squadra del nostro campionato di Serie A? Nulla di così strano. Del resto da anni il calcio europeo – italiano, certo, ma anche e soprattutto inglese, spagnolo e via discorrendo – è diventato terreno di conquista dei ricchissimi oligarchi russi, prima, e degli sceicchi in cerca non tanto di ritorni economici diretti – anche quelli, certo -, ma piuttosto di alzare di parecchio il livello del loro campionato: spesso infatti l’acquisto di squadre europee è il primo passo verso una sorta di spostamento interno, come quello dei vasi comunicanti, degli assi del pallone, tutti destinati, sembrerebbe, prima o poi ad andare a giocare da quelle parti, in modo da poter ottenere la possibilità di ospitare un Mondiale di calcio, sorte già toccata al Qatar. Nulla di così strano, perché già in passato ci sono stati altri artisti che hanno indossato i panni dei patron di squadre di calcio, anche panni piuttosto improbabili: ricorderete tutti il clamore quando a comprarsi una squadra di seconda fila come il Watford, campionato inglese, fu Sir Elton John, coi suoi occhialoni colorati e le giacche glitterate. Mica sarà un caso che proprio dal Watford uscì quel Luther Blissett destinato poi a passare come comparsa dal Milan e a diventare nome mitologico del nostro primo “scrittore multiplo”.

Jay-Z e gli affari nel calcio italiano, un'occasione per la Serie A
Dopo il basket, Jay-Z vuole investire nel calcio (Getty).

Con la sua Roc Nation Sports fa affari anche nello sport

Succede, ora, che dopo aver acceso una collaborazione con la Serie A già nel 2019, Jay-Z, che per i non appassionati del genere rap è anche noto per essere il marito di Beyoncé, oltre colui che ha scoperto un’altra popstar assoluta come Rihanna, abbia deciso di alzare ulteriormente il tiro e non solo confermare, ma addirittura aumentare la sinergia tra la sua Roc Nation Sports e la Serie A, l’intento di portare il nostro campionato negli Usa come mission primaria. Jay-Z ha iniziato la sua storia, iconica e quasi da manuale, nei panni dello spacciatore, salvo poi diventare non solo uno dei rapper più famosi di sempre, ma anche un imprenditore di primissimo successo, con la sua Roc Nation, appunto, ma anche con Tidal, competitor di qualità di Spotify, con lo champange Armand de Brignac’s Brut Gold, con il brand Sagage X Fenty di Rihanna, oltre che con la musica, ovviamente: sua la Roc-A-Fella Records, che ha lanciato, tra gli altri, oltre alla già citata Rihanna, anche Kanye West e Beanie Sigel.

Jay-Z e gli affari nel calcio italiano, un'occasione per la Serie A
Beyoncé (Getty).

Proprio Rihanna, da poco entrata nel Guinness dei primati essendo la prima artista donna ad avere 10 brani con oltre un miliardo di stream, era stata, ai tempi, oggetto di alcune leggende metropolitane, che vedevano di volta in volta Jay-Z come suo amante: notoriamente Beyoncé laverà poi i panni sporchi di famiglia in pubblico con l’epico album Lemonade, ma lì le corna da lei esibite saranno quelle che il marito le ha messo con Solange, sua sorella, e anche come suo alter ego musicale. Una voce, questa, che prenderà ancora più corpo nel caso di un’altra popstar, a sua volta famosa non solo per le sue canzoni ma anche per i suoi atteggiamenti decisamente provocanti, Nicki Minaj. È infatti l’inizio degli Anni 10 quando cominciano a girare insistenti voci, in alcuni casi supportate anche da discutibili prove scientifiche, che la voce della rapper di Pink Friday sia in realtà quella di Jay-Z, debitamente camuffata e rielaborata dalle macchine. Quasi una nuova versione dei Milli Vanilli – noto duo pop Anni 80 che si scoprì non avessero in realtà cantato neanche una nota delle loro canzoni -, solo molto più formosa e sguaiata.

Jay-Z e gli affari nel calcio italiano, un'occasione per la Serie A
Rihanna (Getty).

Dopo i Brooklyn Nets perché non si compra il Genoa?

Leggende, ripeto, che del resto ben si addicono a un personaggio come Jay-Z, partito letteralmente dalla strada e arrivato, oggi, a un patrimonio di circa un miliardo e mezzo di dollari, alcuni dei quali arrivati anche dallo sport. Dopo aver quindi acquistato una squadra di basket, i Brooklyn Nets (di cui è stato co-proprietario, un tempo di stanza in New Jersey, dal 2004 al 2013), lo sguardo del rapper imprenditore si è posato sul calcio, allacciando una collaborazione con la Serie A che, ha dichiarato, vede in sempre maggiore crescita. Dopo aver visto Megan Thee Stallion, una delle star del rap al femminile, assistere entusiasta alle non troppo eccelse gesta calcistiche del suo compagno, il calciatore belga di forze all’Inter Romelu Lukaku, vuoi vedere che prima o poi ci capiterà di guardare Beyoncé al fianco di suo marito in un qualche stadio di calcio italiano? Squadra di proprietà americane in Serie A già ce ne sono, da tifoso rossoblu la butto lì: al Genoa manca giusto uno scudetto per conquistare la stella. Per uno abituato a vincere su tutto come Jay-Z potrebbe essere una bella sfida.

I disastri di Todd Boehly col Chelsea e quegli strani intrecci finanziari

Il signor compro-tutto-io. L’americano Todd Boehly è entrato nel calcio con un piglio faraonico e non gli è ancora riuscito dismetterlo. Conosce soltanto il linguaggio del dollaro sonante e lo utilizza a profusione. È nel mondo del pallone da circa un anno ma ha già speso una quantità di denaro da manovra finanziaria di uno Stato di media taglia. Soltanto per comprare il Chelsea dall’oligarca russo Roman Abramovich ha speso 4,1 miliardi di sterline. Che in euro fanno 4,9 miliardi, quasi come il Prodotto interno lordo 2021 del Montenegro (5,17 miliardi di euro). E dato che una squadra bisogna rafforzarla, oltreché comprarla, ecco che sono stati impegnati altri 600 milioni di euro per acquistare calciatori a prezzi da Arabia Saudita. Con record dell’insensatezza toccato durante la finestra invernale del 2023, che per definizione dovrebbe essere dedicata soltanto a qualche intervento di aggiustamento, e invece ha visto il patron statunitense dei Blues spendere 327 milioni di euro in nuovi calciatori. Record assoluto per un calciomercato invernale, almeno fino a gennaio 2024.

I disastri di Todd Boehly col Chelsea e quegli strani intrecci finanziari
Todd Boehly ha speso nel Chelsea oltre 6 miliardi (Getty).

Tuchel, Potter, Lampard e Pochettino: la girandola degli allenatori

Basterebbero questi pochi dati per dare il senso di una dismisura forse ineguagliabile. Ma non sarebbe ancora abbastanza, se non si tenesse conto della schizofrenica gestione degli allenatori. Prima il licenziamento di Thomas Tuchel, l’allenatore tedesco vincitore della Champions League del 2021 e cacciato nel mese di settembre 2022 alle 8 del mattino, dopo una chiacchierata durata tre minuti. Al suo posto è arrivato Graham Potter, che era sotto contratto col Brighton e per questo è costato al Chelsea 26 milioni di euro soltanto perché il tecnico si liberasse dal vincolo. A lui è stato concesso un contratto da circa 60 milioni di euro netti per 5 anni, rotto però già a aprile 2023 con sostanziosa buonuscita la cui entità è rimasta sconosciuta. E dopo il disastroso passaggio da traghettatore di Frank Lampard è arrivato il turno di Mauricio Pochettino. Che ha firmato un contratto da 12 milioni di euro netti annui, che significa 233 mila euro alla settimana. E almeno in questo caso il vincolo è soltanto triennale, rispetto al quinquennale di Potter. Quanto al tecnico argentino, ha la certezza di cominciare la stagione sulla panchina dei Blues. Salvo varie e eventuali.

I disastri di Todd Boehly col Chelsea e quegli strani intrecci finanziari
L’allenatore del Chelsea Mauricio Pochettino (Getty).

La stagione più misera della storia recente del Chelsea: 12esimo posto

Un’ultima annotazione: i quasi 6 miliardi di euro spesi fra acquisizione del club, rafforzamento della squadra e un turnover di allenatori degno del miglior Luciano Gaucci hanno prodotto, in termini di risultati sportivi, la stagione più misera nella storia recente del Chelsea. In Premier League 12esimo posto, fuori al terzo turno sia in FA Cup sia in Coppa di Lega, fuori ai quarti di finale di Champions League. Una disfatta su tutta la linea, ma pagata a peso d’oro.

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Il magnate americano Todd Boehly (Getty).

Capitalismo americano senza scrupoli nel mondo del calcio

Lo si dovesse giudicare soltanto dal raccapricciante ingresso nel mondo del calcio, mister Boehly andrebbe ben oltre la bocciatura senza appello. Che molto stride con la sua carriera da businessman. E questo contrasto porta a interrogarsi. Perché un così fragoroso fallimento? Soprattutto: davvero molti dei proprietari di club europei che provengono dagli Usa si stanno comportando molto meglio di mister Boehly? Che certo di suo è un caso eclatante, ma rappresenta comunque una tendenza del capitalismo americano nel suo avvicinamento a uno spettacolo globale, quale il calcio è, che sfugge alla sua matrice culturale.

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Enzo Fernandez, uno degli acquisti più cari del Chelsea (Getty).

Il pasticcio delle multiproprietà e quelle ibridazioni azzardate

A dominare, tra questi nuovi padroni che giungono dall’altra sponda dell’Atlantico, è un confuso mix tra enfasi dell’innovazione, tendenza pasticciata alla multiproprietà calcistica e sportiva, ibridazioni azzardate fra distinte industrie dello svago, affarismo e un’imperizia che non si perdonerebbe a un dirigente di società di Serie D. Ma nonostante tutto ciò, i soggetti come mister Boehly perseverano nel tirare dritto senza dare retta a chicchessia. E non paghi dei disastri già cumulati, pensano a espandere il proprio impero anziché fermarsi un attimo per rimettere in ordine ciò che già hanno sotto il proprio controllo. Infatti il presidente e proprietario del Chelsea sta continuando a comprare. E oltre a annettersi calciatori e allenatori, mira a creare un sistema di club seguendo il modello inaugurato dal City Football Group e presto seguito da altri.

I disastri di Todd Boehly col Chelsea e quegli strani intrecci finanziari
Il super agente dei calciatori Jorge Mendes (Getty).

Triangolazione tra Blues, Strasburgo e Rio Ave, con lo zampino di Mendes 

A giugno 2023 ha acquisito una quota di maggioranza dello Strasburgo, club che milita nella Ligue 1 francese. E adesso si appresterebbe a fare altrettanto col Rio Ave. Che è un club portoghese e mica uno qualsiasi. È infatti uno fra i più allineati e coperti rispetto ai voleri e alle manovre del super agente dei giocatori Jorge Mendes. Che non per caso ha ripreso a fare affari col Chelsea da quando il club londinese è passato sotto la proprietà di Boehly, dopo che per anni Abramovich gli aveva chiuso le porte. Se davvero il Rio Ave dovesse andare sotto il controllo del magnate americano, si aprirebbe un flusso di calciatori e denaro tra Portogallo, Francia e Inghilterra da far perdere la testa. E mister Boehly continuerebbe a spendere come se non ci fosse un domani. A che pro, lui solo sa.

Juventus, Bonucci fuori rosa: niente tournée negli Stati Uniti

Leonardo Bonucci non rientra più nei piani della Juventus e per questo è stato messo fuori rosa: non prenderà parte alla tournée negli Stati Uniti e non indosserà la maglia bianconera nel suo ultimo anno di contratto. Lunedì 17 il giocatore si presenterà regolarmente alla Continassa, dove però farà lavoro a parte assieme a tutti i suoi compagni sul mercato, come Weston McKennie, Denis Zakaria e Arthur.

Juventus, Bonucci fuori rosa: niente tournée negli Stati Uniti. Danilo nuovo capitano. Out anche McKennie, Zakaria e Arthur.
Leonardo Bonucci esulta dopo un gol nella stagione 2022/23 (Getty Images).

Il difensore ha un altro anno di contratto

La decisione della società è stata comunicata al giocatore – che è rimasto sorpreso – da Cristiano Giuntoli e Giovanni Manna, direttore sportivo e tecnico della Juventus, che hanno raggiunto Bonucci nella sua residenza estiva in Toscana. Il futuro del difensore ora è nelle sue mani e di quelle del suo agente, Alessandro Lucci: avrebbe voluto restare per l’ultimo anno di contratto, anche per provare a conquistare una maglia per il prossimo Europeo, e adesso deve guardarsi intorno alla ricerca di una nuova sistemazione, perché la decisione della Juventus è definitiva. Bonucci chiuderà quindi la lunga esperienza alla Juventus, iniziata nel 2010 con la parentesi di un anno al Milan, con 502 presenze condite da 35 reti, nove scudetti vinti e quattro Coppe Italia alzate al cielo.

Juventus, Bonucci fuori rosa: niente tournée negli Stati Uniti. Danilo nuovo capitano. Out anche McKennie, Zakaria e Arthur.
Leonardo Bonucci nel giorno delle 500 presenze in bianconero (Getty Images).

Juventus-Bonucci, i motivi dello strappo 

A pesare sulla decisione della Juventus un’ultima stagione passata più in infermeria che sul campo, lo scarso feeling con l’allenatore Massimiliano Allegri, l’età del giocatore (classe 1987) e l’ingaggio da 3,5 milioni. I prossimi saranno giorni di valutazioni per il difensore, che recentemente è stato accostato alla Sampdoria allenata dall’ex compagno di squadra Andrea Pirlo, che però disputerà la Serie B, così come all’Arabia Saudita, prospettiva che però non entusiasma il giocatore, il quale non vorrebbe uscire dai radar del ct Roberto Mancini. Intanto, la fascia di capitano della Juventus è passata al brasiliano Danilo, che l’ha già indossata quasi sempre nella scorsa stagione.

Dele Alli, la verità sulla crisi: «Molestato a sei anni, a otto spacciavo droga»

Fra il 2015 e il 2019, in Premier League non si parlava altro che di Dele Alli. Centrocampista del Tottenham con il vizio del gol – ne segnò 67 in oltre 250 presenze con gli Spurs – a meno di 20 anni aveva stupito il mondo del calcio. Poi il declino prima sotto la guida di José Mourinho, con cui ebbe un difficile rapporto, fino ai trasferimenti all’Everton e in prestito al Besiktas, in Turchia. A 27 anni il calciatore ha deciso di raccontare a tutti la sua infanzia travagliata, concedendo un’intervista all’ex Manchester United Gary Neville per il podcast The Overlap. «Ho subito abusi a sei anni, a sette fumavo e a otto spacciavo droga». Il tutto prima di essere adottato dagli Hickford, che lo hanno cresciuto fino a permettergli di sfondare nello sport professionistico. Dopo aver fatto uso di alcol e sonniferi per «intorpidire i sentimenti», ha deciso di farsi curare in una clinica. «Spero che uscire allo scoperto e parlarne possa aiutare le persone».

Dele Alli parla al podcast di Gary Neville: «Usavo sonniferi e alcol, ma in clinica mi sono ripreso la mia vita. Mourinho? Pensai al ritiro».
Un momento dell’intervista di Dele Alli da Gary Neville (Twitter).

L’infanzia di Dele Alli fra molestie e spaccio di droga fino all’adozione

Classe 1996, nativo di Milton Keynes nel Buckinghamshire inglese, Dele Alli è cresciuto nei primi anni della sua infanzia con la madre alcolizzata. «A sei anni una sua amica mi ha molestato», ha raccontato a Neville. «Poi mi hanno mandato in Africa per imparare la disciplina, ma subito sono stato rimandato indietro». Di nuovo in Inghilterra, Dele Alli ha detto di aver iniziato a fumare e, molto presto, si è avvicinato alla droga, spacciando con la sua bicicletta. «Una persona anziana mi disse che non avrebbero mai fermato un bambino», ha spiegato il calciatore. «Nascondevo gli stupefacenti sotto al pallone». Un’attività che lo ha portato a inimicarsi diverse persone, tanto che a 11 anni un uomo lo appese da un ponte. Soltanto l’anno successivo è arrivata l’adozione da parte della famiglia Hickford. «Sono fantastici, non avrei potuto mai chiedere persone migliori».

Dele Alli è rimasto sempre con loro, che lo hanno aiutato a esordire nel calcio professionistico a 16 anni con la squadra della sua città, l’Mk Dons. Vero enfant prodige del calcio britannico, tanto da essere considerato fra i giovani più promettenti della nazione, nel 2015 sbarcò al Tottenham firmando un quinquennale. Sotto la guida di Mauricio Pochettino la vera consacrazione. In un anno convinse tutti, tanto da ottenere nel 2016 il titolo di miglior giovane della Premier League ed entrare nella Top 11 della stagione. La sua carriera seguì una parabola ascendente fino al 2019, quando con gli Spurs si spinse fino alla finale di Champions League, poi persa contro il Liverpool per 2-0. Con l’addio di Pochettino e l’arrivo di José Mourinho però, la svolta, in negativo. «Smise di farmi giocare», ha ricordato Dele Alli con un nodo alla gola. «Pensai di ritirarmi anche se avevo solo 24 anni».

Dele Alli parla al podcast di Gary Neville: «Usavo sonniferi e alcol, ma in clinica mi sono ripreso la mia vita. Mourinho? Pensai al ritiro».
Dele Alli ai tempi del Tottenham con José Mourinho (Getty Images).

L’Everton, il Besiktas e la definitiva decisione di entrare in clinica

Ai margini della rosa, Dele Alli interruppe il suo rapporto con il Tottenham il primo febbraio 2022, chiudendo sette anni di cui cinque da protagonista. Per il rilancio scelse l’Everton, ma anche con i Toffees di Goodison Park andò male. Dopo 13 apparizioni venne mandato in prestito in Turchia al Besiktas, senza riuscire però mai a imporsi. Al rientro, il crollo. «Mentalmente stavo male», ha spiegato al podcast di Neville. «Usavo alcol e sonniferi per intorpidire i miei sentimenti, quindi ho deciso di entrare in clinica». Dopo sei settimane di riabilitazione, a fine giugno ha lasciato la struttura, ritrovando la serenità. «Ringrazio l’Everton per avermi supportato al 100 per cento», ha concluso, augurandosi un nuovo inizio. Ha infatti ancora un contratto che lo lega ai Toffees per la stagione 2023-24, che spera possa riportarlo nel giro della nazionale inglese.

Qatar 2022, la Fifa distribuisce 187 milioni ai club per i giocatori forniti: la Juventus è la squadra italiana che incassa di più

Dopo la Coppa del Mondo in Qatar 440 club di 51 associazioni affiliate hanno ottenuto dalla Fifa 187 milioni di euro per per il rilascio dei giocatori che hanno preso parte al torneo con le rispettive Nazionali. Sono 27 i club italiani hanno ricevuto questo “rimborso” dalla Fifa. La Juventus è quella che ha incassato di più con 2,7 milioni di euro. Al secondo posto l’Inter con 2 milioni, poi il Milan con 1,4, la Fiorentina con 1,3, l’Atalanta con 1,2. Non solo big e club abituati a disputare le coppe: il Benevento ha ricevuto infatti 200 mila euro, il Mantova 86 mila euro, il Venezia oltre 74 mila e la Cremonese 59 mila. In tutto la Figc ha ricevuto 16,7 milioni di euro, pari all’11,7 per cento dei proventi destinati alla Uefa.

Qatar 2022, la Fifa distribuisce 187 milioni ai club per i giocatori forniti: la Juventus è la squadra italiana che incassa di più.
Lo juventino Adrien Rabiot, che ha giocato il Mondiale con la Francia (Getty Images).

Ai club Uefa sono andati in tutto 142,5 milioni di euro

Per quanto riguarda le federazioni continentali, alla Uefa sono andati 142,5 milioni di euro (divisi tra 275 club), all’Afc asiatica 21,3 milioni (67 club), alla Concacaf del Nord e Centro America 13,8 milioni (53 club), alla Conmebol sudamericana 5,2 milioni (divisi tra 26 società), alla Caf africana 4,1 milioni (18 club) e alla Ofc dell’Oceania 86 mila euro (tutti a un’unica società, il Wellington Phoenix). All’interno della Uefa, la maggior fetta dei rimborsi è andata alla Federazione inglese, che ha avuto 33,8 milioni. Davanti alla Figc anche la federazione spagnola con 21,7 milioni e quella tedesca con 18,8.

Qatar 2022, la Fifa distribuisce 187 milioni ai club per i giocatori forniti: la Juventus è la squadra italiana che incassa di più.
Gianni Infantino, presidente della Fifa (Getty Images).

La cifra aumenterà in vista dei Mondiali 2026 e 2030

La Fifa distribuirà un importo giornaliero di 10.950 dollari per ogni giocatore, indipendentemente da quanti minuti abbia giocato durante il torneo: la somma per ogni atleta verrà divisa e distribuita alla/e squadra/e con cui il giocatore era registrato nei due anni che hanno preceduto la competizione. Il CBP fa parte di un memorandum d’intesa tra la Fifa e l’Eca, che è stata prorogata fino al 2030 in occasione dell’Assemblea generale dell’Eca a Budapest di marzo. La stessa cifra era stata erogata anche dopo Russia 2018, ma aumenterà in vista dei Mondiali del 2026 e del 2030.

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