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Caso Osimhen, De Laurentiis indagato a Roma per falso in bilancio

I pm della procura di Roma hanno proceduto all’iscrizione nel registro degli indagati del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis per l’accusa di falso in bilancio. Si tratta di un atto dovuto dopo la trasmissione degli atti da parte dei pm partenopei. L’inchiesta è quella legata a presunte plusvalenze fittizie intorno all’acquisto dell’attaccante Victor Osimhen nel 2020 dalla squadra francese del Lille.

Caso Osimhen, De Laurentiis indagato a Roma per falso in bilancio
De Laurentiis festeggia lo scudetto vinto al termine della stagione 2022/2023 (Getty Images).

Osimhen pagato 71 milioni e 250 mila euro

Gli atti sono stati trasmessi a Roma ad agosto, dov’è stata spostata l’inchiesta sulle presunte plusvalenze fittizie, poiché nella capitale è stato approvato il bilancio del Napoli. Il Napoli ha acquistato l’attaccante nigeriano tre estati fa, pagandolo al Lille una cifra complessiva di 71 milioni e 250 mila euro. Ma il club azzurro ha versato nelle casse della società francese soltanto 50 milioni. Gli altri 21 milioni, invece, sono stati pagati con i cartellini i quattro calciatori. Si tratta del portiere greco Orestis Karnezis e i tre giovani del vivaio Luigi Liguori, Claudio Manzi e Ciro Palmieri. Fino a oggi Osimhen è il calciatore più pagato nella storia del Napoli.

Caso Osimhen, De Laurentiis indagato a Roma per falso in bilancio
Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis in tribuna per assistere la match tra gli azzurri e il Frosinone (Getty Images).

I pm indagano sul valore dei tre giovani

Proprio il valore dei tre giovani e del portiere ex Napoli e Udinese sono alla base dell’inchiesta. Per i pm Vincenzo Piscitelli e Francesco De Falco, si tratta di una «operazione in parte oggettivamente inesistente per l’importo di 21.250.000 euro, e plusvalenze fittizie pari a complessivi euro 19.947.363». A giugno dello scorso anno sono stati iscritti nel registro degli indagati a Napoli per falso in bilancio e dichiarazione fraudolenta sia il presidente De Laurentiis, sia la moglie Jaqueline Baudit e i figli Edoardo e Valentina. La giustizia sportiva ha escluso illeciti da parte del club partenopeo.

Real Madrid, Xabi Alonso sostituirà Ancelotti: l’annuncio dalla Spagna

Il Real Madrid ha scelto l’erede di Carlo Ancelotti. Secondo Radio Marca, dalla stagione 2024-25 arriverà infatti Xabi Alonso, ex centrocampista spagnolo proprio dei Blancos e attualmente sulla panchina tedesca del Bayer Leverkusen. Lo ha riferito Matias Prats, nel corso dell’ultimo appuntamento del suo programma sull’emittente spagnola. Superata dunque, almeno stando a quanto riportano diversi media iberici, la forte concorrenza di un altro ex volto noto e bandiera dei Galacticos, l’ex centravanti Raul per cui si vociferava di una possibile promozione dal Real Madrid Castilla, seconda squadra della società di Florentino Perez, che attualmente guida in Primera Federacion, terza divisione spagnola. «Ha una grande conoscenza del calcio» ha detto Ancelotti in conferenza stampa in merito alla notizia. «Auguro a lui, ma anche a Raul e altri grandi campioni, di allenare un giorno il Real Madrid».

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Xabi Alonso, chi è il potenziale nuovo tecnico del Real Madrid

Classe 1981, originario della città basca di Tolosa, Xabi Alonso ha scritto una pagina importante del calcio spagnolo. Fu infatti pilastro della Nazionale che, fra 2008 e 2012, dominò in tutto il mondo, vincendo uno dopo l’altro due Europei e un Mondiale. A livello di club, dopo l’esordio con la Real Sociedad nella stagione 1999-2000, passò in prestito all’Eibar l’anno dopo, ma fece ritorno presto a San Sebastian. Con tre gol in 33 partite, contribuì al secondo posto in Liga nella stagione 2002-03, due punti dietro proprio al Real Madrid. Nell’agosto 2004 volò a Liverpool dove, sotto la guida di Rafa Benitez, vinse la Champions League contro il Milan nella finale di Istanbul segnando anche il gol del momentaneo 3-3. In cinque stagioni con i Reds vinse una Supercoppa Uefa e una FA Cup, ma mai la Premier.

Radio Marca ha anticipato che il Real Madrid ha scelto Xabi Alonso per la panchina nel 2024. Ancelotti: «Un grande conoscitore del calcio».
Xabi Alonso con la maglia del Liverpool nel 2008 (Getty Images).

Nel 2009 il passaggio al Real Madrid, dove trascorse altri cinque anni. Con le Merengues vinse tutto, dalla Liga nel 2011-12 alla Champions League nel 2014, la prima con Carlo Ancelotti in panchina. Quell’anno lasciò anche la Nazionale spagnola dopo il disastro del Mondiale in Brasile, dove da detentrice del trofeo uscì ai gironi. In estate passò poi al Bayern Monaco, dove ritrovò proprio il tecnico italiano e con cui chiuse la carriera nel 2017. Nel mezzo tre campionati tedeschi, una Coppa e una Supercoppa di Germania. Da allenatore, dopo tre anni alla Real Sociedad B, nell’ottobre 2022 ha preso la panchina del Bayer Leverkusen. Dopo aver raccolto la squadra al penultimo posto con soli cinque punti in otto gare, ha chiuso la stagione in sesta posizione, spingendosi anche in semifinale di Europa League perdendo dalla Roma di José Mourinho. Nella stagione 2023-24 è in testa alla Bundesliga con 13 punti, a pari merito con il Bayern Monaco.

Radio Marca ha anticipato che il Real Madrid ha scelto Xabi Alonso per la panchina nel 2024. Ancelotti: «Un grande conoscitore del calcio».
Carlo Ancelotti e Xabi Alonso ai tempi del Bayern Monaco (Getty Images).

Fischi durante il minuto di silenzio per Napolitano: cinque club multati

Il minuto di silenzio in onore dell’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, morto a 98 anni venerdì 22 settembre, non è piaciuto ad alcune tifoserie. E così gli ultras hanno interrotto il silenzio con cori, fischi e altre azioni di disturbo che ora pagheranno le società. Il giudice sportivo ha infatti deciso di sanzionare con multe da 5 mila euro cinque club per la mancanza di rispetto dei propri tifosi. A essere multati sono l’Empoli, la Fiorentina, l’Hellas Verona, la Lazio e l’Udinese.

Fischi durante il minuto di silenzio per Napolitano cinque club multati
I tifosi del Verona a San Siro (Getty).

Multe anche a Lecce, Milan e Salernitana

Oltre alle cinque società multate per i fischi durante il minuto di silenzio, ce ne sono altre tre per lancio di oggetti in campo. Al Lecce la multa più salata: 4 mila euro. Poi 1.500 euro ciascuno per Milan e Salernitana. Tra i calciatori, invece, c’è soltanto uno squalificato: il terzino del Genoa Aaron Martin, che ha rimediato il cartellino rosso nella gara contro il Lecce.

Le calciatrici spagnole tra lotta di classe e di genere

Girls Power? No, Poder Feminino. Perché ciò che sta accadendo in Spagna va ben oltre il calcio e riguarda un mutamento sociale complessivo, al quale i Paesi dell’Europa mediterranea farebbero bene a guardare con attenzione. Qui succede infatti che le professioniste del calcio hanno intrapreso una durissima battaglia per i diritti, sulla linea di confine fra lotta di classe e rivendicazione di genere. Nel farlo possono anche giovarsi di una posizione di forza, che viene dall’essere il movimento calcistico femminile fresco campione del mondo. E che invece di adagiarsi sulla gloria è partito all’attacco per rivendicare in via definitiva il ruolo che alle calciatrici compete. Perché le spagnole, nel pallone, non sono l’altra metà del cielo (che poi nemmeno metà sarebbe, vista la pesantezza del grado di sperequazione); loro sono un cielo a parte e per questo chiedono di essere trattate nella loro specificità. Per riuscire nell’intento hanno accettato di affrontare la lotta dura. L’hanno condotta fino in fondo. E infine sono riuscite a spuntarla, portando a casa tutti gli obiettivi che si erano prefissate. In questo momento le donne spagnole del calcio sono una chiara potenza. E da loro parte un segnale forte per tutti gli altri sistemi sportivi nazionali, che al calcio femminile continuano a conferire, sia pure per gradi diversi, un’importanza secondaria.

Le calciatrici spagnole tra lotta di classe e di genere
I festeggiamenti della Nazionale di calcio femminile spagnola dopo la vittoria ai Mondiali (Getty Images).

Rubiales e il bacius belli della protesta

Sarà banalizzante far partire tutto da lì, eppure è un dato di fatto. Il bacio inflitto dall’allora presidente della Federcalcio spagnola, Luis Rubiales, alla calciatrice Jenni Hermoso ha fatto da detonatore. I motivi di malessere nel movimento erano già vasti e nemmeno tanto latenti. Ma dopo l’episodio che si è verificato sul palco della premiazione dei Mondiali di Australia e Nuova Zelanda la scena è cambiata. Che ciò sia avvenuto a causa di un episodio estemporaneo e di un gesto assolutamente sconsiderato è l’ennesimo segno di come, sovente, le grandi mobilitazioni esplodano per caso, nonostante esistano tutte le pre-condizioni per farle scaturire. Ma al di là di tali considerazioni resta il fatto che da quella vicenda giunge una dimostrazione netta su quanto il tempo sia cambiato e su come le calciatrici non abbiano più intenzione di rassegnarsi a un ruolo di subalternità. E le dimissioni di Rubiales ne sono evidente dimostrazione. Quanto il personaggio sia attaccato al potere è noto, e il suo tentativo di resistere a capo della RFEF nonostante avesse un Paese intero schierato contro è stata l’ennesima prova di impermeabilità al senso etico-morale della leadership. Con formidabile faccia da tolla Rubiales aveva persino provato a far passare per consensuale il bacio dato alla calciatrice fresca campione del mondo. Il fatto che un soggetto così resistente a qualsiasi pressione sia stato costretto a farsi da parte per effetto di una mobilitazione del calcio femminile è un segno potente. Da qui in avanti le cose sono cambiate e il nuovo regime politico del calcio spagnolo non potrà non tener presente questo mutamento sociale.

Le calciatrici spagnole tra lotta di classe e di genere
Luis Rubiales (Getty Images).

La defenestrazione del ct campione del mondo e la sfida di Montessat Tomé

Da questo mutamento nella distribuzione del potere non si salva nessuno. Nemmeno il commissario tecnico campione del mondo, giusto colui che aveva appena portato la nazionale femminile in cima al mondo, Jorge Vilda. A lui non è bastata la gloria conquistata sul campo. Sulla bilancia dei meriti e dei demeriti ha pesato molto di più l’atteggiamento di consenso verso il presidente federale arroccato alla poltrona. Il pessimo spettacolo di quel giorno di fine agosto, quando tutti si aspettavano le dimissioni di Rubiales e invece hanno dovuto constatare che bisognasse rimuoverlo con la gru, ha lasciato il segno sul Ct. Quel giorno Jorge Vilda era in prima fila e quando Rubiales ha esclamato per ben cinque volte «No voy a demitir!» ha applaudito. Da quel momento in poi il suo rapporto con le campionesse del mondo è finito. Tutte hanno preteso il suo licenziamento, annunciando che altrimenti non avrebbero più risposto alle convocazioni. A ricoprire il suo posto è stata chiamata una donna, l’ex calciatrice Montessat Tomé. Che certo dovrà misurarsi con un’eredità scomoda (quando sostituisci il commissario tecnico campione del mondo in carica puoi soltanto pareggiare), ma che se la si mette sul piano del nuovo potere femminile nel calcio spagnolo è una risposta perentoria.

Le calciatrici spagnole tra lotta di classe e di genere
Il ct Jorge Vilda con Luis Rubiales (Getty Images).

La battaglia per la dignità salariale

Rubiales o non Rubiales, il fronte del conflitto fra il calcio femminile spagnolo e la RFEF era comunque aperto sul versante del professionismo e dei diritti salariali. Che come succede in altri Paesi è un fronte estremamente turbolento. La questione era in agenda da tempo, ma dopo il trionfo della nazionale ai Mondiali è diventata ancora più urgente. Le calciatrici si sono trovate in una posizione di forza e l’hanno sfruttata. Come era giusto che accadesse. Al centro delle rivendicazioni c’era la questione del salario minimo, da portare a livelli di dignità. Che nella fattispecie significa fargli toccare i 25 mila euro lordi annui entro il 2026. Cifre lontanissime da quelle dei colleghi uomini, ma che costituiscono già una conquista. Per ottenere l’obiettivo le calciatrici hanno minacciato il blocco del campionato nazionale e, ancora una volta, il rifiuto di rispondere alle convocazioni in nazionale. La RFEF, che deve pure fare i conti col vuoto di potere lasciato da Rubiales, non è riuscita a controbattere. È dovuto intervenire il Consiglio Superiore dello Sport per convocare un tavolo delle riforme che vada incontro alle richieste delle calciatrici. Dunque per adesso lo sciopero è revocato, ma rimane lì come opzione nel caso si dovesse scoprire che sono in corso tentativi di cincischiare. Le ragazze del calcio non scherzano né sono disposte a farsi prendere in giro.

Inter, un fondo mediorientale vuole acquistare il club

L’Inter potrebbe essere acquistata da un fondo mediorientale. L’indiscrezione è stata lanciata da Tuttosport Corriere dello Sport, che parlano di grosse novità in arrivo per il club nerazzurro. Secondo alcune fonti, l’interesse sarebbe tale da lasciar presagire un’offerta già in tempi rapidi, alle condizioni del gruppo Suning, da tempo interessato a vendere la società. Raine Group e Goldman Sachs hanno da mesi l’incarico di proporre agli investitori il dossier e adesso un potenziale acquirente che possa accontentare la proprietà e rilevare la maggioranza sembra essere arrivato.

Inter, un fondo mediorientale vuole acquistare il club
Il presidente Zhang in panchina prima della finale di Coppa Italia 2022 (Getty Images).

Zhang vuole vendere entro maggio 2024

Nei piani della famiglia Zhang, la cessione dell’Inter ha anche una scadenza. È la stessa del prestito ottenuto dal presidente Steven Zhang nel maggio 2021 da 275 milioni di euro, da ripagare entro lo stesso mese del 2024. Il gruppo Suning, però, dovrà restituire a Oaktree quasi 400 milioni di euro a causa degli interessi. L’alternativa è quella di rifinanziare, ma con l’ingresso di un partner in società.

Inter, un fondo mediorientale vuole acquistare il club
Zhang festeggia la vittoria della Coppa Italia nel 2022 (Getty Images).

Il gruppo Suning potrebbe anche restare

I due quotidiani, però, avanzano anche un’altra ipotesi. Difficile, ma non del tutto impossibile, che il gruppo Suning possa decidere di restare, nonostante i debiti e un bilancio da risanare. La scelta dipenderebbe soprattutto da due fattori. La possibilità di disputare il Mondiale per club, grazie alla finale di Champions League raggiunta lo scorso maggio, e quindi di incassare molto tra sponsor e diritti televisivi. E l’affare stadio. L’Inter, come il Milan, ventila la possibilità di realizzare il proprio impianto. Se ne parla ormai da tempo e la struttura privata andrebbe a garantire nuovi fondi, non appena costruita, per le casse della società. Il progetto andrebbe realizzato tra Rozzano e Assago, ma qualora il Milan dovesse cominciare (e finire) prima, i nerazzurri potrebbero restare anche a San Siro, come una squadra dello storico stadio.

Milan, contro il Newcastle in Champions con una maglia speciale

Manca sempre meno all’esordio del Milan in Champions League. I rossoneri debutteranno il 19 settembre alle ore 18.45 contro il Newcastle dell’ex Sandro Tonali, in una sfida che promette già spettacolo. Speciale anche la maglia che la società milanista ha deciso di utilizzare per la nuova edizione della Coppa dei Campioni. La nuova divisa infatti omaggerà, con il font di numeri e lettere dei nomi, quella della stagione 2002-03 in cui i rossoneri vinsero la Champions ai calci di rigore contro la Juventus nella finale di Manchester. Come comunicato dalla società, il design forato richiamerà alla memoria le maglie di 20 anni fa, ma si presenterà con un look rivisitato in chiave moderna. Differente rispetto al campionato anche il colore, bianco invece del tradizionale nero per la Serie A, che invece resterà per la seconda maglia in total white.

Sarà un omaggio alla vittoria della Coppa dei Campioni nel 2003. Il Milan la indosserà anche contro Borussia Dortmund e Psg.
La prima e la seconda maglia del Milan per la Champions (X).

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Il Milan utilizzerà la nuova maglia in tutte le partite di Champions League

Il Milan sarà il primo club italiano ad adottare un font speciale per la Champions League dal 2020-21, anno in cui la Lega Serie A ha introdotto un carattere standard per tutte le squadre. Da quel momento, infatti, le società del nostro campionato iniziarono a utilizzare lo stesso formato anche per le competizioni europee, equiparando così lo stile delle divise. Oltre alla prima maglia con i tradizionali colori rosso e nero, il nuovo font sarà applicato anche sulla seconda e sulla terza maglia, quest’anno di colore fucsia per sensibilizzare i tifosi e il mondo del calcio sul tema dell’inclusione.

Sarà un omaggio alla vittoria della Coppa dei Campioni nel 2003. Il Milan la indosserà anche contro Borussia Dortmund e Psg.
I gadget del Milan per la partita contro il Newcastle (Getty Images).

Per la Champions League 2023-24, il Milan è stato sorteggiato in un gruppo di ferro. Nel Girone F, oltre al Newcastle, ci sono infatti il Borussia Dortmund e soprattutto il Paris Saint-Germain che, seppur orfano di Neymar Jr. e Leo Messi, può ancora contare sul talento di Kylian Mbappé. Dopo l’esordio con i Magpies, i rossoneri torneranno in campo il 4 ottobre in casa dei tedeschi, mentre voleranno al Parco dei Principi di Parigi per affrontare gli uomini di Luis Enrique il 25 ottobre. Le sfide di ritorno inizieranno a San Siro il 7 novembre proprio contro i transalpini, in una partita che molto probabilmente potrà risultare decisiva per il cammino europeo. Rossoneri al Meazza anche il 28 novembre contro i gialloneri di Dortmund e infine al St. James’ Park di Newcastle il 13 dicembre.

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La crisi climatica minaccia i Mondiali 2026 fra caldo, umidità e incendi

A poco meno di tre anni dal fischio di inizio dei Mondiali 2026 di calcio, la Fifa si ritrova ad affrontare un primo grande problema: la crisi climatica. La prossima edizione del torneo, in programma fra Stati Uniti, Canada e Messico nei mesi di giugno e luglio, dovrà fare i conti con temperature sempre più elevate, cui si aggiungeranno un elevato tasso di umidità e una pessima qualità dell’aria. I dati del 2023 infatti hanno infranto diversi record nel Nord e nel Centro America, ma a causa del climate change con ogni probabilità saranno ancor più negativi fra 36 mesi. L’esperimento di giocare a novembre, come avvenuto a Qatar 2022, non è possibile: l’inverno canadese è troppo rigido per le competizioni sportive. «Bisogna prepararsi», ha spiegato alla Bbc il dottor Mike Tipton dell’Università di Portsmouth. «Occorre pensare a soluzioni diverse».

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Caldo e umidità, gli ultimi dati in Usa e Canada in vista dei Mondiali 2026

La prossima edizione dei Mondiali di calcio sarà la prima allargata a 48 squadre. Ciò significa, per calciatori e arbitri, più partite da giocare in un totale di sei settimane in piena estate. Temperature troppo elevate e un altrettanto alto tasso di umidità potrebbero però mettere a repentaglio prestazione e sicurezza degli atleti. Per farsi un’idea, è sufficiente guardare ai recenti US Open, dove molti tennisti hanno lamentato un affaticamento e problemi nel disputare le gare. «Prima o poi, qualcuno ci morirà», aveva persino detto Daniil Medvedev al temine di un suo incontro. Già nell’estate 2023, numerose città americane hanno infranto record di calore per più giorni consecutivi. A Phoenix, in Arizona, la temperatura ha raggiunto i 48 gradi, superando i 43 per quasi tre settimane di fila. Non è andata meglio in Texas, dove la colonnina di mercurio non è scesa sotto i 38 gradi per un mese.

Impossibile giocare i Mondiali 2026 in inverno, per temperature troppo rigide. La Fifa: «Cooling break e monitoraggio costante negli stadi».
Un termometro di Phoenix mostra il record di calore (Getty Images).

Secondo gli esperti, l’indice di calore per l’attività sportiva richiede estrema cautela a 32 gradi, mentre è già un pericolo per la salute a 39 gradi. Miami, che ospiterà diverse gare dei Mondiali 2026, fra giugno e luglio ha registrato una temperatura media poco sotto i 40 gradi. «Bisogna seriamente considerare di spostare il torneo», ha proseguito Tipton. «Primavera e autunno sarebbero ideali». Improponibile infatti, giocare come in Qatar, a novembre. Nel Nord America, da Vancouver a Seattle, si registrano infatti valori ben al di sotto dello zero. «All’orizzonte c’è un serio incubo logistico», ha aggiunto Michael Koehle, accademico alla British Columbia University. «Cosa fai se, all’ultimo momento, l’agenzia sanitaria pubblica ti dice che non puoi far giocare un match? Anche se questi scenari potrebbero mutare nel 2026, il climate change è molto chiaro».

Incubo fumo per gli incendi, alimentati dalle alte temperature

Oltre a caldo e umidità, gli scienziati temono anche il peggioramento della qualità dell’aria dovuto agli incendi che da anni minacciano l’estate canadese. Nel 2023, le fiamme hanno distrutto circa 15 milioni di ettari, con quasi mille roghi a settimana. La coltre di fumo ha raggiunto persino gli Usa, tanto che 18 Stati hanno consigliato ai cittadini di restare in casa e hanno posticipato le partite di baseball e della Mls. «Non è possibile prevedere questi eventi con largo anticipo», ha affermato Koehle. «L’esposizione al fumo però potrebbe avere conseguenze sulla salute dei giocatori ai Mondiali 2026». Per ovviare al problema, al pari di caldo e afa, sono al vaglio varie ipotesi tra cui impianti climatizzati e monitoraggio costante. «Prevedremo cooling break a cadenza regolare», ha spiegato il vicepresidente della Fifa Vitor Montagliani. «Controlleremo tutti gli stadi per verificare gli effetti del caldo sulla salute».

Italia 90, all’asta otto magliette originali: c’è anche quella di Giannini

Otto magliette ufficiali di altrettante nazionali andranno all’asta da Hansons Auctioneers, nel Derbyshire britannico. Risalenti al Mondiale di Italia 90, sono state raccolte durante le sette partite giocate in quella edizione dall’Inghilterra, sconfitta nella finale per il terzo posto proprio dagli Azzurri padroni di casa allo stadio San Nicola di Bari. «Per ovvie ragioni di riservatezza, non posso rivelare il nome di quale ex stella dei Tre Leoni ne fosse il proprietario», ha detto alla Bbc Charles Hanson, a capo della casa d’aste. «Ha giocato però un ruolo cruciale nel cammino dei britannici al Mondiale italiano, godendo di una carriera stellare nel calcio». Il valore dell’intera collezione è stato stimato intorno alle 300 mila sterline, poco meno di 350 mila euro.

Fra le maglie di Italia 90 anche quella azzurra di Giuseppe Giannini

La divisa più gettonata della collezione è quella del portiere dei britannici Peter Shilton. Indossata durante la semifinale persa contro la Germania Ovest, presenta l’autografo di tutti i calciatori della Nazionale dei Tre Leoni all’altezza del petto. Il suo valore si aggira fra 40 e 50 mila sterline (46-58 mila euro). «La regalò al nostro attuale venditore negli spogliatoi dopo la fine della partita», ha raccontato Hanson. «Arricchisce questo set unico di magliette rétro che ci riporta a un torneo che rimarrà per sempre nei nostri ricordi». Fra le altre sette divise, ciascuna di una formazione differente, c’è anche quella del nostro Giuseppe Giannini, centrocampista e bandiera della Roma dal 1981 al 1996 con oltre 300 presenze in giallorosso. Per lui un gol in quel Mondiale di Italia 90 contro gli Stati Uniti nella fase a gironi.

Il valore della collezione è di quasi 350 mila euro. In vendita la maglia di Italia 90 del portiere Shilton con l'autografo della squadra.
Peter Shilton durante il Mondiale di Italia 90 (Getty Images).

Nel lotto anche la divisa indossata a Italia 90 da Andy Townsend della Repubblica d’Irlanda, Johannes van ‘t Schip dell’Olanda e Sader Eid dell’Egitto. È possibile anche accaparrarsi la maglia del belga Marc van der Linden, del camerunense Emmanuel Kunde e di Klaus Augenthaler, allora difensore della Germania Ovest. Proprio i tedeschi si aggiudicarono la Coppa del Mondo, battendo l’Argentina di Diego Armando Maradona detentrice del titolo nella finale di Roma con un rigore dell’interista Andreas Brehme a cinque minuti dallo scadere. Il cammino degli Azzurri si era interrotto proprio contro i sudamericani in semifinale all’allora San Paolo di Napoli. Dopo l’1-1 nei tempi regolamentari firmato da Salvatore Schillaci e Claudio Caniggia, dal dischetto sbagliarono Roberto Donadoni e Aldo Serena.

Bonucci, la lettera della moglie alla Juventus: «Nemmeno uno squallido abbraccio»

«Cosa ci rimane dunque? Nemmeno uno squallido, ultimo abbraccio». Comincia così la lunga lettera che Martina Maccari, moglie di Leonardo Bonucci, ha scritto alla Juventus e pubblicato sui profili social. Con un lungo post ha detto la sua sulla rottura del marito e difensore della Nazionale, ora all’Union Berlino, con i bianconeri all’indomani della sua decisione di fare causa al suo ex club per averlo messo fuori rosa. Parole di odio e amore, di rimpianti e tanta amarezza per quello che sarebbe potuto essere e non sarà mai. «È in una mattina di pioggia torinese che dovevo venirti a guardare», ha proseguito Lady Bonucci, accompagnando le sue parole con una foto dell’Allianz Stadium di Torino in una giornata uggiosa. «Perché guardarti fa credere che, per un momento, tu possa sentirmi».

Bonucci-Juventus, il post della moglie su Instagram: «Sei stata il suo primo pensiero»

«Per 13 lunghi anni Tu e io siamo state amiche. E Tu lo sai», ha proseguito Martina Maccari, come se stesse parlando direttamente con la personificazione della Juventus. «Di quelle che una è più grande e l’altra è più piccola, una amata da tutti e l’altra deve invece faticare per trovare il suo spazio». Ricordando la passione e l’amore che l’avrebbe legata sin dal primo momento ai colori bianconeri, la moglie di Bonucci ha ricordato come ha sempre fatto un passo indietro nei confronti del calcio. «Hai sempre vinto tu», ha scritto Maccari. «Sei stata sempre il suo primo pensiero, la priorità. Io ero quella del tempo che rimane. Sei stata sempre quella che c’è anche quando non la vedi». Un secondo piano che avrebbe fatto maturare sentimenti molto contrastanti. «È per questo, forse, che in questo mio amore assorbito per osmosi, ti ho odiata spesso».

«Ti ho odiata nell’ombra della solitudine a cui mi costringevi con cadenza programmata, calendarizzata», ha proseguito Martina Maccari su Instagram. «Oltre l’orizzonte dei sentimenti incontrollabili come amore e odio, avevo la certezza però che saresti stata un faro per sempre». Nel lungo post, la moglie di Bonucci ha poi ribadito che, nonostante le ovvie difficoltà ad accettare il suo ruolo nella vita del marito, era convinta di poter trovare un giusto equilibrio. Credendo nella fedeltà reciproca, sperava di veder ripagati i sacrifici con una profonda riconoscenza, prontamente disattesi. «Oltre il moderno tritacarne, pensavo ci saremmo curate l’una dell’altra», ha concluso Maccari. «Mi spiace, non cambierò strada incontrandoti. Ai patti tengo fede. Perdendo tanto, rinunciando a quello che per tanti anni ci siamo contese. Buona vita».

Il commento dei tifosi: «Adesso però parlaci del passaggio al Milan»

Numerosi i commenti al post, soprattutto di tanti supporter della Juventus che non hanno mai perdonato il passaggio di Bonucci al Milan nell’estate 2017. «Sei ridicola», ha scritto un utente su Instagram. «Quando siete andati a Milano cos’eravate?». In tanti non hanno soprattutto digerito il gol del difensore con la maglia rossonera segnato all’Allianz Stadium contro la sua ex squadra. Con tanto di esultanza in faccia agli ultras della curva. «31 marzo 2018, io non dimentico», hanno infatti postato alcuni, ricordando l’episodio. «Colpa di tuo marito, che dopo 500 presenze in bianconero ora vuole andare in tribunale», ha sbottato poi un altro tifoso. «Chiedete a Del Piero come si esce di scena da signore».

Martina Maccari ha difeso Bonucci sui social con una lettera alla società: «Ti ho odiata nell’ombra della solitudine». L'ira dei tifosi.
Leonardo Bonucci esulta dopo il gol alla Juventus con la maglia del Milan (Getty Images).

Italia-Ucraina stasera su Rai1: orario, arbitro e probabili formazioni

Dopo il pareggio per 1-1 contro la Macedonia del Nord, la nuova Italia di Luciano Spalletti torna in campo per le Qualificazioni a Euro 2024. Nel quarto match del Gruppo C, gli Azzurri affronteranno allo stadio San Siro di Milano l’Ucraina, con fischio d’inizio stasera 12 settembre alle 20.45 in diretta su Rai1 e RaiPlay. Per la Nazionale è obbligatorio vincere, così da migliorare una classifica che al momento ci vede al terzo posto, condannandoci agli eventuali spareggi. In vetta c’è infatti l’Inghilterra con 13 punti in cinque partite, seguita dall’Ucraina con sette punti in quattro incontri. L’Italia è ferma a quattro, avendo però giocato solo tre match per via della Nations League disputata a giugno. Seguono la Macedonia a pari punti con gli Azzurri ma con una partita in più all’attivo e Malta, ancora ferma al palo. Arbitrerà la gara lo spagnolo Alejandro Hernandez, assistito dai connazionali José Naranjo e Diego Sanchez Rojo. Quarto uomo Alejandro Muniz Ruiz, al Var Carlos del Cerro Grande e Guillermo Cuadra.

Italia-Ucraina, le parole di Spalletti e le statistiche favorevoli

«Sarà una partita fondamentale da giocare con intelligenza e serietà», ha spiegato alla vigilia il neo ct della Nazionale Luciano Spalletti. «Dopo la Macedonia ho trovato i ragazzi dispiaciuti del risultato e un po’ anche per la prestazione». Pur parlando di una buona gara, l’ex allenatore del Napoli campione d’Italia 2023 non può essere del tutto soddisfatto, soprattutto della seconda frazione, dove la sua squadra ha abbassato il ritmo e il baricentro subendo gli attacchi avversari. La Nazionale potrà contare anche su un dato molto confortante. In tutto il XXI secolo, gli Azzurri hanno infatti perso solamente una partita in casa nelle Qualificazioni europee, quella con l’Inghilterra del 23 marzo scorso. Inoltre, negli otto precedenti contro l’Ucraina, la Nazionale vanta sei successi e due pareggi, senza aver mai perso un incontro ufficiale. Gli ultimi confronti risalgono al 2006-07, sempre per le qualificazioni europee, con due vittorie azzurre.

Italia in campo contro l'Ucraina a San Siro in diretta su Rai1 con l'obbligo di vincere. Le statistiche, i precedenti e le formazioni.
Luciano Spalletti, neo commissario tecnico dell’Italia (Getty Images).

«Sarà una sfida importante per l’Italia, ma dobbiamo pensare a noi stessi», ha invece spiegato il tecnico ucraino Serhij Rebrov. «Giocheremo contro una squadra fortissima, non capisco perché sento parlare di momento difficile per loro». Ha poi ricordato come ogni nuovo ct abbia bisogno di tempo per poter impiantare la sua idea di gioco in una nuova formazione: «Ho il massimo rispetto per Spalletti, ho visto qualche partita del suo Napoli». Dal suo arrivo sulla panchina della Nazionale di Kyiv a giugno, Rebrov ha ottenuto due successi e altrettanti pareggi, l’ultimo nel match contro l’Inghilterra di sabato 9 settembre. Quanto alle statistiche, l’Ucraina dal canto suo può vantare un ottimo score nelle trasferte europee, con appena due sconfitte nelle ultime 12 partite. Non ha però segnato in quelle contro squadre nei primi 10 posti del ranking Uefa, ossia Spagna, Portogallo e Inghilterra.

Italia-Ucraina, le probabili formazioni del match di stasera 12 settembre su Rai1

Qui Italia, Immobile in panchina, c’è Raspadori

«Donnarumma sarà titolare, è un ragazzo prodigio e c’è il costume di attaccare quelli come lui». Spalletti ha difeso così il numero uno della Nazionale dopo l’errore costato la vittoria contro la Macedonia del Nord. «A soli 20 anni era già al top, ma può ancora migliorare». Davanti a lui ci saranno Scalvini e Bastoni al centro, con Di Lorenzo e Dimarco sulle corsie laterali. In mediana non ci sarà invece Tonali, fermato da un fastidio muscolare che lo mette a rischio anche per il match del suo Newcastle contro il Milan in Champions League. Al suo posto ci sarà Frattesi al fianco di Cristante e Barella. In attacco, chance dal primo minuto per Zaniolo e Zaccagni ai lati di Raspadori, con il neo capitano Immobile pronto a partire dalla panchina.

Qui Ucraina, occhio a Zinchenko e Mudryk

Quanto all’Ucraina, Rebrov dovrebbe confermare gli stessi 11 che hanno fermato sul pari l’Inghilterra. Fra i pali ci sarà il portiere della Dynamo Kyiv Bushchan, mentre sarà in panchina il giovane Trubin, a lungo cercato dall’Inter in estate. In difesa ci sarà una linea a quattro con Konoplya, Zabarnyi, Kryvtstov e Mykolenko. A centrocampo ci saranno Stepanenko e l’ex City, da questa stagione all’Arsenal, Zinchenko, che abbandonerà la sua tradizionale posizione da terzino sinistro. Sulla trequarti spazio per Tsygankov, Sudakov e il giovane talento del Chelsea Mudryk, mentre il riferimento offensivo sarà Dovbyk.

Rubiales si è dimesso da presidente della Federcalcio spagnola

Il presidente della Federcalcio spagnola Luis Rubiales si è dimesso. Al centro dello scandalo per un bacio senza consenso alla calciatrice Jenni Hermoso dopo la vittoria del Mondiale femminile, era stato sospeso già in precedenza dalla Fifa per tre mesi. «Non posso più continuare il mio lavoro», ha spiegato durante il programma televisivo britannico Piers Morgan Uncensored. Ha poi aggiunto, con una lettera pubblicata sui suoi canali social il 10 settembre, di essere stato al centro di una «campagna sproporzionata» e di voler difendere la sua onorabilità e la sua innocenza. «Ho fede nella verità», ha concluso Rubiales. «Ho fiducia nel futuro». Nella mattinata dell’11 settembre ha infine pubblicato un altro post su Instagram con una sua foto mentre indossa la maglietta della nazionale. «Dopo molto tempo e molto rumore, addio gente di Spagna».

Rubiales lascia anche il posto di vicepresidente della Uefa

«Insistere e aggrapparsi alla sospensione non contribuirà a nulla di positivo, né per la Federazione né per il calcio spagnolo», ha dichiarato Rubiales durante la sua intervista. «Anche perché ci sono dei poteri che impediranno il mio ritorno». In parallelo ha anche annunciato di aver lasciato il posto di vicepresidente della Uefa. «La mia famiglia e i miei amici mi dicono di concentrarmi sulla mia dignità e continuare così la mia vita», ha proseguito l’ex vertice della Federcalcio spagnola. «Altrimenti potrei danneggiare le persone che amo e lo sport che amo». Sin dal giorno successivo alla vittoria della Spagna al Mondiale femminile di calcio, Rubiales aveva provato a resistere parlando di una «dimostrazione d’affetto insignificante» per poi scusarsi con Hermoso. Dopo aver parlato di un «gioco al massacro contro di lui», era stato però sospeso dalla Fifa.

Sui social Rubiales ha parlato di campagna sproporzionata e promesso di confidare nella verità per difendersi. Lascia anche l'incarico alla Uefa.
Luis Rubiales con Jorge Vilda, ex ct della Spagna anch’egli dimissionario (Getty Images).

Come ha riportato la Cnn, il consiglio di amministrazione della Federcalcio spagnola costituirà ora un comitato di gestione per indire le nuove elezioni e scegliere il sostituto di Luis Rubiales, che rimarrà in carica fino a settembre 2024, la data di scadenza del mandato quadriennale dello stesso ex presidente. Subito dopo l’annuncio delle dimissioni, la ministra del Lavoro in Spagna Yolanda Diaz ha espresso la sua felicità sui social. «Il Paese femminista avanza sempre più velocemente», ha scritto in un post su X. «La trasformazione e il miglioramento delle nostre vite sono inevitabili». Ha poi manifestato tutto il suo sostegno per la calciatrice Jenni Hermoso e tutte le donne in generale. «È finita», ha invece sentenziato la ministra per le Pari opportunità Irene Montero. In parallelo, il presidente del Consiglio superiore dello sport Victor Francos ha anticipato alcune modifiche alla legge sportiva per aumentare il controllo pubblico sulle istituzioni.

LEGGI ANCHE: Non solo il bacio a Hermoso, tutte le ombre su Rubiales

Milan, rimossa la divisa pre-gara nerazzurra dopo le polemiche degli ultras

È durato poco più di qualche ora il nuovo kit pre-gara del Milan. La società rossonera ha infatti dovuto rimuovere la divisa dal proprio store per le accese polemiche dei suoi tifosi, tra cui gli ultras. Il motivo? Richiamava troppo da vicino i colori degli acerrimi rivali dell’Inter, tra l’altro a poco più di una settimana dal derby. La nuova giacca e la T-Shirt allegata, infatti, si presentavano con un motivo a fantasia su sfondo nero, una fascia rosa sulla spalla destra e, soprattutto, un’altra di colore azzurro sul lato sinistro. Non è ancora chiaro però se la rimozione del kit sia definitiva oppure temporanea. Immediati anche gli sfottò dei tifosi nerazzurri, che hanno accusato i cugini di copiare l’altra sponda di Milano sia in alcuni cori e ora anche per le divise ufficiali.

Una fascia azzurra sulla manica sinistra del kit del Milan richiamava i colori dell'Inter. L’ira della Curva Sud: «Gesto irrispettoso e inaccettabile».
La divisa pre-gara del Milan che ha scatenato le polemiche (Twitter).

Milan, la rabbia della Curva Sud su Instagram: «Inaccettabile»

Oltre che scatenare una polemica sui social tra i tifosi del Diavolo, la nuova divisa aveva acceso le ire della Curva Sud rossonera che su Instagram ha pubblicato un comunicato su cui campeggia la scritta a caratteri cubitali «Adesso Basta». Pur riconoscendo le strategie di marketing che, con il tempo, hanno portato tutte le società a modificare le maglie da gioco e allontanarsi dalla tradizione, gli ultras ritengono che stavolta si sia oltrepassato il limite. «Produrre una divisa con un richiamo ai colori sociali delle m***e è qualcosa di irrispettoso e inaccettabile», hanno scritto i supporter del Diavolo. «Siamo fiduciosi che, chi di dovere, sistemi tutto quanto prima e contestualmente invitiamo a non acquistare questo scempio».

I “Banditi”, come sono noti gli ultras del Milan, hanno fatto affidamento su una «società seria e attenta alle tematiche che caratterizzano il mondo di oggi». Il riferimento è alla terza maglia 2023-24 dei rossoneri che celebra l’inclusione grazie ai suoi colori fosforescenti e combatte ogni forma di discriminazione. «Vogliamo unire la generazione unica e diversificata dei tifosi milanisti di tutto il mondo», ha scritto il club in una nota ufficiale. «La combinazione cromatica è poi un richiamo all’illustre eredità del Milan».

Renzi Jr., gol all’esordio negli Stati Uniti: rete dopo due minuti

Un destro da fuori area, di prima intenzione, all’angolino basso di sinistra. È il gol di Francesco Renzi, il figlio dell’ex premier e senatore di Italia Viva Matteo Renzi, all’esordio negli Usa. Al 40esimo minuto della ripresa, appena 120 secondi dopo il suo ingresso in campo, ha infatti girato senza pensarci due volte un pallone che gli è giunto dopo un rimpallo al limite dei 16 metri. La sua marcatura, valida per 2-2, ha permesso alla Fiu Men’s Soccer, squadra sportiva intecollegiata della Florida International University, di evitare la sconfitta contro i pari età dell’Orlando. Il classe 2001 ha poi esultato vicino alla bandierina, accogliendo l’abbraccio dei compagni e della sua panchina. «Un autentico bolide», ha postato l’account social della squadra assieme al video del gol.

Per Francesco Renzi si tratta dunque del primo acuto della nuova carriera calcistica. Il giovane fiorentino ha infatti abbracciato gli States grazie a un nuovo percorso accademico che, dopo la laurea conseguita nella sua città, lo ha portato oltreoceano. «Un grande cannoniere arrivato dall’Italia», recitava il messaggio di benvenuto del club al momento dell’annuncio. Una fiducia ripagata già dopo pochi minuti di gioco. Prima di approdare negli Stati Uniti, Renzi Jr. aveva già mostrato le sue qualità da prima punta indossando le maglie dell’Udinese Under 19 e, in seguito di Pistoiese, Poggibonsi ma soprattutto Prato. In Rete circolano ancora i video di una sua splendida rovesciata contro San Donnino con tanto di dedica alla mamma Agnese Landini.

Il figlio di Matteo Renzi ha segnato il gol del pareggio con i suoi Fiu Men's Soccer, squadra dell'Università della Florida. Il video.
Francesco Renzi in un’intervista in Italia (YouTube).

Neymar: «Io e Messi abbiamo passato l’inferno al Psg»

«Io e Messi abbiamo passato l’inferno al Psg». La stella del calcio brasiliano Neymar Jr., passato durante il mercato estivo agli arabi dell’Al-Hilal, ha ricordato le dure critiche subite negli anni trascorsi a Parigi. «Siamo stati trattati ingiustamente, soprattutto Leo», ha spiegato il calciatore in un’intervista al quotidiano O Globo. «Non meritava di lasciare il Paris Saint-Germain in questo modo, per tutto quello che ha fatto e per quello che rappresenta. Chi lo conosce, sa che è un ragazzo che si allena, che lotta e che, se perde, è arrabbiato». Il fuoriclasse e numero 10 della Seleção ha poi spiegato di aver voluto «scrivere la storia in Francia», senza però riuscirci. Con Messi ha giocato assieme per due anni sotto la Torre Eiffel dal 2021 al 2023, conquistando due campionati francesi e una Supercoppa nazionale, ma non la tanto agognata Champions League.

Duro sfogo dell'attaccante brasiliano, oggi in Arabia: «Leo non meritava di andarsene così». L’ex Arsenal Pires: «Neymar e Messi? Piagnoni».
Lionel Messi e Neymar Jr. durante una sessione di allenamento (Getty Images).

Prima dell’esperienza con il Psg, avevano anche condiviso il terreno di gioco nel Barcellona dal 2013 al 2017, coronando il percorso con il Triplete nel 2015 vincendo la Champions contro la Juventus in finale. Le parole di Neymar Jr. arrivano a poca distanza da quelle dell’amico Messi, che in un’intervista negli States, dove gioca con l’Inter Miami, ha dichiarato di aver passato «momenti difficili con il Psg». La Pulce ha infatti spiegato di non aver mai voluto lasciare Barcellona, descrivendo i suoi anni parigini come un’esperienza negativa. «Ho ritrovato la felicità qui a Miami», ha concluso il sette volte Pallone d’oro argentino, campione del mondo con la sua Nazionale a Qatar 2022.

LEGGI ANCHE: Messi, la valanga di gol in Mls e il livello imbarazzante delle difese avversarie

Robert Pires contro Messi e Neymar: «Sono solo due piagnoni»

Dura però la replica di Robert Pires, ex centrocampista francese che vestito la maglia dell’Arsenal per sei stagioni dal 2000 al 2006. «Sapete come li chiamo io? Piagnoni», ha sbottato ai microfoni di Canal+. «Sono professionisti e devono sapere come gestire la pressione. Fa parte del gioco, tutti veniamo criticati». Il 49enne di Reims ha ricordato il suo arrivo a Londra dall’Olympique Marsiglia, dove venne chiamato per sostituire l’olandese Marc Overmars passato al Barcellona. «Quando giunsi all’Arsenal tutti pensarono: “Chi è questo? Fa schifo”», ha ricordato Pires. «Ho subito lavorato duro e alla fine ho portato i miei risultati». A Parigi intanto i tifosi non rimpiangono l’addio di Neymar, come dimostrato da uno striscione in curva in un match casalingo del Psg: «Finalmente siamo liberi dalla sua maleducazione». Non è andata meglio a Messi, dato che alcuni supporters transalpini sono arrivati negli States per festeggiare il suo passaggio in Florida.

Sorteggio Europa League e Conference: i gironi di Roma, Atalanta e Fiorentina

Dopo il sorteggio Champions che ha sorriso alle italiane, a esclusione del Milan finito in un girone infernale, è toccato alle nostre squadre impegnate in Europa League e Conference League conoscere il loro destino. Qualche insidia, ma gruppi abbordabili, soprattutto perché stiamo parlando di due finaliste delle edizioni 2022/2023. La Roma dovrà guardarsi dallo Slavia Praga e dallo Sheriff dell’italiano Bordin, l’Atalanta dallo Sporting Lisbona che l’anno scorso fu eliminato dalla Juve. Si può fare, la strada per le partite a eliminazione diretta non è impossibile.

Questi i gironi dell’Europa League 2023-24 determinati dal sorteggio:

Gruppo A West Ham (Ing), Olympiacos Pireo (Gre), Friburgo (Ger), Backa Topola (Ser).

Gruppo B Ajax (Ola), Marsiglia (Fra), Brighton (Ing), Aek Atene (Gre).

Gruppo C Rangers (Sco), Betis (Spa), Sparta Praga (Cec), Aris Limassol (Cip).

Gruppo D Atalanta (Ita), Sporting Lisbona (Por), Sturm Graz (Aut), Rakow Czestochowa (Pol).

Gruppo E Liverpool (Ing), Lask Linz (Aut), Union SG (Bel), Tolosa (Fra).

Gruppo F Villarreal (Spa), Rennes (Fra), Maccabi Haifa (Isr), Panathinaikos (Gre).

Gruppo G Roma (Ita), Slavia Praga (Cec), Sheriff (Mol), Servette (Svi).

Gruppo H Bayer Leverkusen (Ger), Qarabag (Aze), Molde (Nor), Hacken (Sve).

Sorteggio Europa League e Conference: i gironi di Roma, Atalanta e Fiorentina
I giocatori della Fiorentina sotto la curva (Ansa).

Conference League: Fiorentina con Ferencvaros, Genk e Cukaricki

La Fiorentina, dopo aver eliminato il Rapid Vienna nel turno preliminare, affronterà il Ferencvaros, il Genk e i serbi del Cukaricki nel gruppo F di Conference League. Nel sorteggio effettuato a Nyon, la squadra viola era in seconda fascia ed è stata pescata nel girone della squadra ungherese, che era testa di serie.

Sardar Azmoun alla Roma, il Messi dell’Iran che va contro il regime

Dopo lo stop alla trattativa con l’Atalanta per Duvan Zapata, la Roma punta forte su Sardar Azmoun. Stella del calcio iraniano, il fantasista del Bayer Leverkusen è stato a lungo seguito anche dal Milan. Nel mirino di José Mourinho già ai tempi dello Zenit San Pietroburgo, il “Messi dell’Iran”, come lo chiamano in patria, rappresenta il rinforzo della disperazione per i giallorossi in vista del doppio impegno in Europa e in Serie A, dato che il calciomercato sta per finire e la casella del centravanti da affiancare in rosa al “Gallo” Belotti era ancora vuota. Classe 1995, Azmoun ha fatto parlare di sé non solo in campo, ma anche fuori. Convinto dissidente del regime di Teheran, nel 2022 si espresse in favore delle proteste scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini, tanto da attirarsi le antipatie del governo che aveva fatto pressioni sul ct dell’Iran per non convocarlo al Mondiale in Qatar.

Sardar Azmoun, il rapporto complicato con la nazionale già dal 2018

«Sono con voi sorelle, orgoglioso di tutte voi», aveva scritto su Instagram a settembre 2022, dopo lo scoppio delle proteste in Iran. «Lunga vita alle donne». In precedenza, con un altro post però prontamente rimosso – o fatto cancellare – dal profilo, aveva aggiunto: «Essere cacciato dalla nazionale sarebbe solo un piccolo prezzo da pagare in confronto a un solo capello delle donne iraniane. Vergognatevi per aver ucciso le persone così facilmente». Esternazioni che non erano piaciute per nulla al regime di Teheran che aveva intimato al commissario tecnico Carlos Queiroz si lasciare Sardar Azmoun fuori dai convocati per Qatar 2022. Una provocazione però rispedita al mittente, dato che il fuoriclasse di Gonbad è stato poi regolarmente in campo per tutte le partite del girone.

Nel 2022 si schierò in favore delle donne dopo le proteste in Iran, gridando vergogna a Teheran. Chi è Sardar Azmoun, in arrivo alla Roma.
Sardar Azmoun al Mondiale in Qatar 2022 (Getty Images).

Il rapporto fra Sardar Azmoun e il “Team Melli” ha attraversato vari alti e bassi. Soprattutto nel 2018 quando, dopo il Mondiale in Russia, decise di lasciare la nazionale per le troppe critiche ricevute ad appena 23 anni. «Mia madre sta di nuovo male», aveva scritto in un lungo post su Instagram. «Aveva superato una brutta malattia, ma le troppe accuse che abbiamo ricevuto le hanno di nuovo rovinato la salute. Devo fare una scelta e ovviamente vado con la mia famiglia». Eppure nel girone l’Iran arrivò terzo, soltanto un punto sotto il Portogallo, con cui pareggiò 1-1, e la Spagna, contro cui perse di misura per la rete di Diego Costa. Immediato però il suo ripensamento, tanto da accettare la convocazione già per la Coppa d’Asia 2019 e, successivamente, per il Mondiale 2022 in Qatar, dove tornerà il 12 gennaio 2024 per la nuova edizione della Coppa d’Asia.

Dal Rubin Kazan allo Zenit, una carriera trascorsa quasi solo in Russia

Figlio del pallavolista della nazionale iraniana Khalil, pensò di seguirne le orme nel mondo del volley.  Cresciuto nelle giovanili dell’Etka Gordan, passò appena 18enne al Rubin Kazan, in Russia, dove dopo un breve periodo di ambientamento esordì in prima squadra il 27 luglio 2013. Nemmeno 180 minuti e già il primo gol, nella gara di Europa League vinta per 3-0 contro il Molde. Passato al Rostov nel 2015, l’anno seguente debuttò in Champions, segnando persino nella storica vittoria dei russi in casa del Bayern Monaco. In quegli anni provò a prenderlo anche la Lazio, ma l’affare sfumò. Le maggiori soddisfazioni sono però arrivate con la casacca dello Zenit San Pietroburgo, che ha vestito dal febbraio 2019 al gennaio 2022. Nel mezzo tre campionati, una Coppa nazionale e due Supercoppe di Russa. A livello individuale il titolo di capocannoniere nel 2019-20 con 17 centri e quello di miglior giocatore del torneo l’anno successivo. La personalità fuori dal campo non gli manca: alla Roma riuscirà a dimostrare il suo talento calcistico?

Nel 2022 si schierò in favore delle donne dopo le proteste in Iran, gridando vergogna a Teheran. Chi è Sardar Azmoun, in arrivo alla Roma.
Sardar Azmoun ai tempi dello Zenit contro la Juventus (Getty Images).

Serie A, il romano Doveri arbitrerà i giallorossi a Verona

Svolta storica nella designazione arbitrale della Serie A. Per la seconda giornata del campionato italiano, l’arbitro romano Daniele Doveri dirigerà il match dei giallorossi contro il Verona in programma sabato 26 agosto alle 20.45 al Bentegodi. Cade dunque così completamente la preclusione territoriale che finora aveva impedito a un direttore di gara di arbitrare squadre della città di residenza. Si conclude così una lunga battaglia del designatore Gianluca Rocchi, che già da tempo aveva provato a far cadere un tabù per le partite della Serie A, aprendo così nuovi potenziali scenari. È probabile che in futuro altri arbitri di Roma, da Federico La Penna a Valerio Marini passando per Francesco Fourneau, dirigano i match di giallorossi e biancocelesti. E chissà che un giorno non succeda in un derby, come avvenne nell’unico precedente del 1977 quando il milanese Paolo Cesarin arbitrò Milan-Inter.

Cade definitivamente la preclusione territoriale per un direttore di gara in Serie A. L’unico precedente risale al derby di Milano del 1977.
L’arbitro Daniele Doveri durante un match di Serie A (Getty Images).

Lo stesso Doveri, nato a Volterra ma trasferitosi a Roma sin da ragazzo, in estate aveva paventato a Sky Sport la possibilità di dirigere le squadre della Capitale. «Sarei contento», aveva detto il direttore di gara della sezione di Roma 1 “Generoso Dattilo”. «Sarebbe un passo avanti culturale per tutto il movimento calcistico, riconoscendo il merito alla professionalità di un arbitro». Già in passato era caduta invece la preclusione provinciale, dato che nel 2019 Fabrizio Pasqua di Tivoli aveva diretto Lazio-Bologna.

Mariani per il Milan, Fabbri per l’Inter: le designazioni della seconda giornata di Serie A

Per quanto riguarda la altre designazioni per la seconda giornata di Serie A 2023-24, Juan Luca Sacchi dirigerà il match di sabato 26 alle 18.30 fra Frosinone e Atalanta. Alla stessa ora invece Gianluca Aureliano arbitrerà Monza-Empoli. In serata, alle 20.45, Maurizio Mariani sarà invece il fischietto per Milan-Torino. A Maria Sole Ferrieri Caputi toccherà la partita del Franchi tra Fiorentina e Lecce domenica alle 18.30, mentre Marco Di Bello è stato designato per Juventus-Bologna alla stessa ora. Alle 20.45 Livio Marinelli dirigerà Lazio-Genoa all’Olimpico, mentre Antonio Giua arbitrerà i campioni d’Italia del Napoli al Maradona contro il Sassuolo. Quanto ai posticipi di lunedì 28 agosto, Davide Massa arbitrerà Salernitana-Udinese alle 18.30, mentre a Michael Fabbri toccherà la trasferta a Cagliari dell’Inter delle 20.45.

Perché tra Lukaku e la Juventus non è ancora finita

Lukaku-Juventus, chi ha detto che è finita? La stagione ha già preso il via ma, come è ormai tradizione da anni, il calciomercato rimane aperto ancora per qualche settimana. Il primo settembre è la deadline per le operazioni in entrata per la Serie A, tutte le formazioni del campionato italiano continuano a cercare giocatori per migliorare la rosa.  Tantissimi i nomi che circolano, ma uno su tutti attira l’attenzione delle big italiane ed europee: Romelu Lukaku, sempre lui. L’attaccante belga, ai margini del Chelsea, vuole cambiare aria e, dopo aver voltato le spalle all’Inter, il suo futuro può ancora colorarsi di bianconero. Con buona pace dei tifosi juventini, che hanno fatto capire in tutti i modi di non volerlo.

Lukaku: no all’Arabia, aperta l’ipotesi Juventus

Nonostante la partenza a razzo in campionato, grazie a Dusan Vlahovic e Federico Chiesa, la Juventus, per gli esperti Sisal, rimane la grandissima favorita per accaparrarsi Big Rom in questa sessione di mercato, vista la quota di 1,75. L’incastro non è semplice perché il Chelsea ha detto di non essere interessato a Vlahovic, ma il ds Cristiano Giuntoli ci proverà fino alla fine. Lukaku finora ha sempre rifiutato le proposte arrivate dalla Saudi Pro League, un suo approdo lì si gioca a 3,00, ma non è detto che, in mancanza di altri accordi, non possa cambiare idea e raggiungere Cristiano Ronaldo e compagnia nel campionato saudita.

Tottenham o Roma le alternative possibili

Resiste anche l’ipotesi Tottenham, appaiato in quota al campionato arabo, ancora alla ricerca di un sostituto ideale di Harry Kane passato al Bayern Monaco. Quella degli Spurs sarebbe la quinta maglia di Premier indossata dall’attaccante belga dopo Chelsea, West Bromwich, Everton e Manchester United. Ma in Italia non c’è solo la Juve a sognare Big Rom. La Roma è ancora alla ricerca disperata di un attaccante di caratura internazionale per alzare il livello delle sue ambizioni. Per caratteristiche, Lukaku si sposerebbe a meraviglia con il tipo di gioco espresso dai giallorossi ma qui sorgono dei problemi di natura economica: il Chelsea vorrebbe vendere subito il giocatore, che percepisce uno stipendio faraonico, mentre la Roma lo vorrebbe in prestito con diritto di riscatto. L’ipotesi Roma, offerta a 4,00, appare complessa ma le ultime ore di mercato, se Big Rom non dovesse ancora aver trovato una squadra, potrebbero regalare sorprese.

Guardiola operato alla schiena: sarà fuori un mese

Pep Guardiola salterà i prossimi impegni con il Manchester City. Il tecnico catalano si è infatti sottoposto a un’operazione alla schiena a Barcellona, per risolvere guai fisici che lo tormentavano da tempo. Lo ha reso noto il club con un comunicato sul sito ufficiale in cui ha rassicurato che l’intervento, eseguito dalla dottoressa Mireia Illueca, è perfettamente riuscito. L’allenatore dei campioni d’Europa resterà in Spagna per il riposo e la riabilitazione, prima di rientrare in Inghilterra a metà settembre. Il ritorno in panchina è previsto infatti per sabato 16 contro il West Ham, dopo la sosta per le nazionali. Salterà dunque la trasferta di Premier League contro lo Sheffield del 27 agosto e l’impegno in casa contro il Fulham del 2 settembre. In sua assenza, alla guida dei Citizens ci sarà il suo vice Juanma Lillo, rientrato a Manchester dopo un anno in Arabia Saudita.

Guardiola operato alla schiena: sarà fuori un mese
A destra della foto Juanma Lillo, vice di Pep Guardiola (Getty Images).

Pep Guardiola, virale il siparietto in strada con un vigile urbano

Intanto Pep Guardiola è protagonista di un siparietto già virale sui social network. In un video girato per le strade di Manchester da un passante e pubblicato su TikTok, il tecnico dei Citizens si trova a discutere con un tutore della legge che lo ha multato per divieto di sosta. Alla richiesta di un selfie da parte del vigile, l’ex allenatore del Barcellona ha risposto scherzando: «Se la vuoi, mi devi pagare». Poche ore prima, durante la partita contro il Newcastle all’Etihad Stadium, aveva fatto uno scambio di battute con un tifoso seduto alle spalle della sua panchina e polemico per la gestione della gara. «Vuoi allenare tu?», aveva detto Guardiola, invitando a bordo campo il supporter che chiedeva a gran voce un cambio. Anche in quel caso, come con il vigile, Guardiola aveva chiuso tutto con un ampio sorriso.

Riparte una Serie A mai così povera e senza padroni: ci divertiremo?

Senza padroni. Il campionato di Serie A comincia e mai come quest’anno si presenta aperto. La nobiltà tradizionale del calcio italiano, quella che nel corso di oltre un secolo si è consolidata lungo l’asse Mi-To, stenta a riprendere un ruolo egemone. E alla borghesia emergente del Centro-Sud (il Napoli campione in carica e le romane perennemente in cerca di stabilità al vertice della gerarchia) tocca dimostrare di poter stare lassù con continuità. Alle loro spalle club come Atalanta, Bologna e Fiorentina si attrezzano per essere in grado di dire la loro. Tutto può succedere e questa è cosa buona per il campionato, che quanto più è imprevedibile tanto più è godibile. Ma poiché c’è equilibrio e equilibrio, che tipo di equilibrio è quello che s’intravede come motivo della Serie A 2023-24? Si tratta di equilibrio in alto o in basso?

Prima vendere, poi comprare: la formula magica dell’«offerta irrinunciabile»

Ecco l’interrogativo cui per carità di patria è meglio non rispondere. Ma poiché qualche indicazione bisognerà pur darla, un dato oggettivo va richiamato: i club del nostro calcio di vertice, anche quelli che aspirano alla élite internazionale, sono definitivamente entrati nella logica del «prima vendere, poi comprare». Sempre più si sente circolare la formula «davanti a un’offerta irrinunciabile», l’alibi buono per dire che tutti i calciatori sono vendibili e che l’esigenza di fare cassa ha sempre priorità sulle necessità tecniche. Il mercato dei trasferimenti lo fanno sempre più i chief financial officer anziché i direttori sportivi su indicazione dei tecnici.

Chi ha perso di più? Napoli senza Kim e soprattutto senza Spalletti

La rassegna dei cambiamenti giunti in sede di calciomercato (che, va ricordato, si chiude soltanto alle ore 20 del primo settembre) deve guardare innanzitutto a cosa le squadre hanno perso rispetto a un anno fa, o a quanto ancora non sono riuscite a rafforzarsi. E per rendere l’idea si deve partire dalla squadra che si presenta ai nastri di partenza con lo scudetto cucito sulla maglia, il Napoli. Che ha visto partire soltanto uno dei suoi calciatori di maggior spessore (il difensore sudcoreano Kim, passato al Bayern Monaco), ma deve fare i conti con partenze rilevanti fuori dal campo: il tecnico Luciano Spalletti e il direttore sportivo Cristiano Giuntoli. Fin qui la società di Aurelio De Laurentiis ha dimostrato di saper sostituire anche i calciatori di maggior quotazione. Dunque si attende con curiosità di vedere cosa dimostrerà sul campo Natan, sostituto del partente. Quanto ai cambi in panchina (Rudi Garcia) e dietro la scrivania (Mauro Meluso), l’eredità rischia di essere più pesante da reggere.

Riparte una Serie A mai così povera e senza padroni: ci divertiremo?
Osimhen, attaccante del Napoli campione d’Italia (Getty).

Il Milan rivoluzionato, un mercato rischioso per l’Inter

Indicazioni contrastanti per le milanesi. Il Milan ha ceduto molto bene Sandro Tonali (al Newcastle) per poi passare alle operazioni di rafforzamento con manovra monstre: Pulisic e Loftus-Cheek dal Chelsea, Okafor dal Salisburgo, Reijnders dall’AZ Alkmaar, Chukwuedze dal Villarreal, Musah dal Valencia. Il campo dirà. E dovrà dire anche quanto ha rischiato l’Inter con una campagna trasferimenti così estemporanea. Gli stenti della società nerazzurra nel coprire i ruoli di portiere (partito Onana) e centravanti (persi Dzeko e il contestato Lukaku) hanno provocato imbarazzo e la soluzione di prendere Arnautovic per l’attacco sa di mossa disperata. Per il resto, invece, gli arrivi di Frattesi, Thuram e Carlos Augusto sono di alto livello.

Riparte una Serie A mai così povera e senza padroni: ci divertiremo?
Rafa Leao, attaccante del Milan (Getty).

Juve, ricostruzione complicata anche con Giuntoli

Un caso a sé è quello della Juventus, che deve affrontare una complicata ricostruzione. In tal senso l’acquisizione più rilevante è quella di Cristiano Giuntoli come direttore sportivo. Fin qui, sul campo, la sola entrata di peso è quella di Tim Weah dal Lille. La Lazio prova a compensare la perdita di Milinkovic Savic (andato in Arabia Saudita). I malumori del tecnico Maurizio Sarri hanno prodotto un’accelerazione con gli arrivi di Rovella, Castellanos e Kamada, fra gli altri. Sul fronte opposto della capitale, la Roma continua la politica dei prestiti e dei parametri zero. Partiti Ibanez e Matic, sono arrivati due calciatori dal Paris Saint Germain, Paredes e Renato Sanches, dopo Wijnaldum un anno fa. Quanto alle tre che mirano a inserirsi nelle zone alte, l’imperativo di cedere prima di rinforzarsi ha accomunato Atalanta, Bologna e Fiorentina. E altrettanto vale per tutte le rimanenti società della Serie A 2023-24.

Riparte una Serie A mai così povera e senza padroni: ci divertiremo?
Federico Chiesa della Juventus (Getty).

Poveri, ma… consoliamoci con l’Under 19 e 20

La fase del calcio italiano continua a essere di grande trasformazione. La scorsa stagione ha visto tre squadre del nostro campionato giungere in finale delle tre coppe europee. Tutte sconfitte, ma il segnale di vitalità rimane. Così come lo sono la vittoria nell’Europeo Under 19 e il secondo posto nel Mondiale Under 20. Dunque non è proprio tutto da buttare. Piuttosto, bisognerebbe darsi una linea manageriale chiara e puntare di più sulla scuola italiana. Un tempo si diceva «poveri ma belli». Ci limitiamo a dire «poveri ma». Il secondo aggettivo verrà aggiunto a fine stagione.

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