Una terribile tragedia ha sconvolto la vita di Naldo, ex calciatore di Bologna e Udinese. È infatti morto suo figlio di quattro anni, vittima qualche settimana prima di un tremendo incidente stradale.
Morto il figlio di Naldo: era da un mese in terapia intensiva
La notizia è giunta dalla Turchia, dove attualmente Naldo sta giocando nelle fila del Antalyaspor. Circa un mese e mezzo prima il piccolo era rimasto coinvolto in un grave sinistro stradale che aveva costretto i medici a intubarlo in terapia intensiva con la speranza di riuscirlo a rianimare. Speranze vane, purtroppo, visto che alla fine il piccolo non ce l’ha fatta. A confermare la tragedia è stato proprio il club turco, con un post pubblicato sui social che riporta: «Non ti dimenticheremo mai, Davi! Abbiamo appreso con profonda tristezza la notizia della morte di Davi, figlio del nostro calciatore Naldo Pereira, che un mese fa ha avuto un incidente. Che Dio possa avere pietà del piccolo Davi. Esprimiamo le nostre condoglianze al nostro calciatore Naldo e alla sua famiglia, in particolare ai suoi tifosi, ai parenti e a tutta la comunità».
Seni unutmayaca??z Davi!
Geçti?imiz ay kaza geçiren futbolcumuz Naldo Pereira’n?n o?lu Davi'nin vefat etti?i haberini derin bir üzüntü ile ö?renmi? bulunmaktay?z.
Minik Davi'ye Allah'tan rahmet; futbolcumuz Naldo ve ailesi ba?ta olmak üzere sevenleri, yak?nlar? ve camiam?za… pic.twitter.com/JHRaKqbjfx
Edinaldo Gomes Pereira, da tutti conosciuto con il nomignolo di Naldo, è nato nel 1988 in Brasile, dove ha giocato al fianco di colleghi del calibro di Cruzeiro e Gremio prima di trasferirsi in Europa per giocare con il Granada in Spagna. I suoi primi passi in Italia li ha mossi con il Bologna, per poi passare all’Udinese e tornare ancora una volta in Spagna con il Getafe. Prima di ritornare all’Antalyaspor, ha lavorato in Russia per il Krasnodar, poi ancora nella Serie A spagnola con l’Espanyol. Per un anno, inoltre, è stato in prestito al Al-Taawoun in Arabia Saudita. Nel suo curriculum c’è anche lo Sporting Lisbona, con cui ha vinto una Supercoppa del Portogallo.
Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha annunciato nella mattinata del 16 ottobre che a Cortina D’Ampezzo non verrà costruita alcuna nuova pista per disputare le gare di bob, slittino e skeleton durante le Olimpiadi invernali del 2026. Si punterà, quindi, su impianti esteri. Una scelta che è stata applaudita dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che ha dichiarato: «Credo che, con rispetto di Cortina e del mio collega sindaco, sia una decisione giusta trovare un’altra alternativa alla pista di bob. Se fosse Saint Moritz a noi andrebbe molto bene perché farebbe risparmiare». A criticare Malagò, invece, è stato il presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro: ««Non ci meritiamo di essere visti come quelli che non sono in grado di raggiungere l’obiettivo nel contesto internazionale. Non se lo merita il Veneto e non se lo merita l’Italia».
Zaia deluso: «Chiederemo di avere qualche altra disciplina»
Tra i più delusi c’è il presidente del Veneto, Luca Zaia. Il governatore del Veneto ha dichiarato che chiederà altre discipline da disputare nella sua Regione agli organizzatori dei Giochi olimpici: «A Cortina si terranno le Olimpiadi e se non ci sarà più il bob, a questo punto su dovremo ragionare su quante discipline delle Olimpiadi invernali 2026 si faranno a Cortina. Non è tutto mummificato. Vedo che c’è chi esulta perché il bob non c’è più. Vorrà dire che faranno un sacrificio e ci daranno qualche disciplina olimpica che oggi hanno».
Luca Zaia, presidente della Regione Veneto (Imagoeconomica).
Avs ed Europa Verde: «La pista uno spreco di denaro pubblico»
Dai partiti d’opposizione sono arrivate molte critiche a Zaia e al governo. Tra i primi a commentare la notizia, attaccando il ministro Matteo Salvini, ci sono stati la capogruppo di Avs alla Camera, Luana Zanella, e il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli: «Salvini ha continuato a sostenere, con la sua consueta leggerezza, che si dovesse costruire la pista proprio a Cortina: se ne dovrà fare una ragione, fosse per lui cementificherebbe l’ultimo cm quadrato verde rimasto libero. La pista sarebbe stata uno spreco di denaro pubblico ad altissimo impatti ambientale».
I 5 stelle contro Zaia: «Ha perso lui»
A criticare direttamente Zaia, invece, sono stati il deputato Enrico Cappelletti e la senatrice Barbara Guidolin, in quota Movimento 5 stelle: «Alla fine sono prevalsi il buon senso, la tutela dell’ambiente e la volontà di non buttare ingenti risorse pubbliche dalla finestra. Ha vinto la società civile che è riuscita a far sentire forte la propria voce, hanno vinto le tante associazioni che si sono opposte al progetto, hanno vinto i gruppi di opposizione come il M5s che su questo progetto avevano sollevato una sfilza di perplessità, inanellate non da ultimo nella conferenza stampa tenuta al Senato, solo qualche giorno fa. Ha perso Zaia e chi, come lui, ha dimostrato di non possedere un grande interesse sull’utilizzo, senza sprechi, di fondi pubblici: non a caso la regione Veneto ospita Pedemontana, una superstrada che da sola ha registrato oltre 10 miliardi di sovra costi, ben difficili da giustificare».
Barbara Guidolin, senatrice del Movimento 5 stelle (Imagoeconomica).
Andrea Martella del Pd: «Governo ha sottovalutato la situazione»
E contro il governo si è schierato anche Andrea Martella, segretario regionale del Pd del Veneto: «Hanno colpevolmente sottovalutato la complessità della situazione. Le difficoltà relative alla pista da bob, infatti, erano assolutamente note ed è molto grave che il Governo abbia informato il Coni solo due giorni fa e, soprattutto, che non lo abbia ancora fatto pubblicamente e nelle sedi istituzionali opportune».
Il tennista italiano Andrea Vavassori ha denunciato sui social network quanto gli è successo dopo una sconfitta. Il 28enne torinese, venerdì 13 ottobre, ha perso ai quarti di finale del Challenger di Malaga contro il connazionale Mattia Bellucci (6-3, 7-5). Un ko amaro, ancora di più perché il giorno dopo, sabato 14, è sceso nuovamente in campo per tentare di raggiungere il tabellone principale del torneo Atp 250 di Stoccolma passando dalle qualificazioni. Pur trattandosi sulla carta di un match agevole, contro il libanese Benjamin Hassan, Vavassori ha perso al tie break del terzo set dopo un match durato tre ore. E dopo aver perso l’incontro, il tennista è stato minacciato e insultato da alcuni utenti su internet.
Andrea Vavassori (Getty Images).
Insulti e minacce: «Muori all’inferno, tennista corrotto»
Sui suoi profili social, Andrea Vavassori ha fatto i conti con insulti e minacce. C’è chi gli ha scritto: «Muori all’inferno, tennista corrotto». Mentre un altro: «Spero che tu possa romperti entrambe le gambe». Lui stesso lo ha raccontato su Instagram e si è difeso. Il tennista ha dichiarato: «Sono arrivato alle 4 del mattino da Malaga, ho testato le condizioni qui a Stoccolma appena 30 minuti prima della partita. Ho giocato una partita fantastica contro un tennista davvero bravo che alla fine ha giocato in modo fantastico sotto pressione: 3 match point e una partita combattuta fino alla fine. Questo è ciò che merito. Grazie».
Il precedente caso di Maestrelli
Non si tratta della prima volta. Quello di Vavassari ricorda un altro episodio simile. Al 20enne Francesco Maestrelli, infatti, venne contestata una sconfitta con modalità simili. Il giovane tennista lo ha raccontato al Corriere, ricordando alcune delle frasi che gli sono state rivolte. C’è chi gli ha scritto «ritardato» o «bastardo» e «idiota». Chi gli ha rivolto insulti omofobi e chi ha attaccato la sua famiglia: «Spero che tua madre muoia nel dolore più grande per il cancro». A causare insulti e minacce potrebbero essere le scommesse sportive, con la rabbia di chi punta tutto sul tennis e perde centinaia o migliaia di euro.
Era scomparso la mattina del 12 ottobre scorso, Alvaro Prieto, il calciatore del Cordoba appena diciottenne il cui cadavere è stato rinvenuto nella stazione di Siviglia-Santa Justa. Il corpo si trovava tra due vagoni, come riportato da El País, nella stessa stazione in cui, una settimana fa, era scomparso mentre cercava di tornare nella sua casa di Cordoba.
Il giocatore, che si trovava a Siviglia per una festa, secondo le prime ipotesi potrebbe essere stato travolto da un treno. Grazie a un filmato della Rtve, la tv nazionale spagnola, nel quale si intravedeva la presenza di un paio di gambe nello spazio tra due vagoni di un mezzo in sosta, è stato possibile individuare il corpo del giovane. Le ricerche sono state effettuate anche con il coinvolgimento dei cani.
L’ipotesi dell’incidente è stata smentita dalla Renfe, la compagnia ferroviaria spagnola, che sui social ha spiegato: «Il treno dove è stato trovato il corpo del giovane scomparso era fuori servizio da settimane. Era guasto e durante questi giorni non ha fatto alcun movimento né è stato sottoposto a nessuna revisione o manutenzione. Il treno era parcheggiato su un binario di separazione del centro di trattamento tecnico di Santa Justa e non si era mosso dal 24 agosto. Quel treno stava eseguendo una manovra interna senza fornire un servizio di viaggiatori». Renfe si è messa a disposizione della polizia per fornire tutti i dati necessari per l’indagine.
COMUNICADO OFICIAL -Renfe expresa su pésame a la familia de Álvaro -El tren donde ha aparecido no prestaba servicio por avería. -Desde agosto no se ha movido ni ha pasado revisión. -Hoy realizaba una maniobra sin viajeros. -Renfe colabora en la investigación con la policía
«Credo che, con rispetto di Cortina e del mio collega sindaco, sia una decisione giusta trovare un’altra alternativa alla pista di bob. Se fosse Saint Moritz a noi andrebbe molto bene perché farebbe risparmiare». Lo ha detto il sindaco di Milano, GiuseppeSala dopo che il presidente del Coni, Giovanni Malagò, aveva annunciato che l’impianto per le Olimpiadi invernali del 2026 non sarà costruito in Italia ma che si opterà per l’estero. «Obiettivamente non è contemporaneo spendere così tanti soldi per un’opera che poi non viene utilizzata», ha aggiunto Sala, «e credo che si possa avere un Villaggio olimpico unico a Livigno».
L’ipotesi Cina
Nelle scorse settimane, tra ritardi nella realizzazione degli impianti e polemiche, si era palesata la possibilità che le gare di bob, skeleton e slittino di Milano-Cortina 2026 potessero essere disputate in Cina, a Pechino, non potendo l’Italia contare su piste adeguate. Anche quella di Torino 2006, infatti, è inutilizzabile.
Giovanni Malagò, predidente del Coni (Getty Images).
Confindustria Veneto: «Non se lo merita l’Italia»
Contrario alla decisione di Malagò e del Coni è il presidente di Confindustria veneto, Enrico Carraro, che ha parlato della sconfitta di un intero Paese: «Non ci meritiamo di essere visti come quelli che non sono in grado di raggiungere l’obiettivo nel contesto internazionale. Non se lo merita il Veneto e non se lo merita l’Italia. Non è un problema solo di Giochi Olimpici ma di credibilità del nostro sistema imprenditoriale, industriale e valoriale. Vincerla sarebbe stata la più bella medaglia olimpica e il Veneto poteva farcela, come sottolineato a più riprese anche dal presidente Luca Zaia». Contrariato anche il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo che ha sottolineato come la Regione Piemonte avesse proposto di utilizzare gli impianti di Torino e della città metropolitana. «Mi dispiace che il governo abbia scartato questa opzione preferendo investire all’estero somme dei contribuenti italiani, invece che usarle per riqualificare i nostri impianti italiani», ha detto il primo cittadino. «Oltretutto con questa decisione sfuma un’occasione unica di ripensare anche al futuro della pista di Cesana, impianto che Torino e il Piemonte avevano messo a disposizione dei Giochi».
In pochi lo stanno sottolineando e forse pure notando – l’argomento certo è da addetti ai lavori – ma lo scandalo scommesse che ha travolto il calcio italiano durante la pausa per le nazionali di ottobre ci dice molto sul modo di ragionare e di procedere del nostro Paese. O meglio, sarebbe più opportuno dire, di non funzionare affatto, considerato che spesso e volentieri il tafazzismo di cui si rende protagonista riesce a toccare vette davvero notevoli. Basti pensare, appunto, a cosa sta accadendo nel mondo del pallone dopo l’esplosione del caso che ha visto (per ora) coinvolti i nomi dei giocatori Nicolò Fagioli, Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo, più Nicola Zalewski non ancora indagato ma tirato in mezzo dalle sparate di Fabrizio Corona. L’ennesimo esempio di cos’è successo troppo spesso nel dibattito pubblico italiano in tutti questi anni.
I concessionari pubblici autorizzati avrebbero riconosciuto i calciatori
Una vicenda – va evidenziato con chiarezza – che ci ricorda ancora una volta quanto possano essere pervasive in Italia, in tutte le loro forme, l’illegalità e la criminalità organizzata. D’altro canto, è su siti fuorilegge, non autorizzati dallo Stato italiano attraverso l’Agenzia delle dogane e dei monopoli, che i calciatori accusati erano soliti fare le loro puntate. Non certo attraverso i concessionari pubblici autorizzati, presso i quali non avrebbero mai potuto giocare, perché i rigidi sistemi di controllo previsti dalla normativa non gli avrebbero certo consentito di farlo in anonimato. Sarebbero stati riconosciuti subito grazie alle verifiche incrociate e approfondite che gli operatori sono tenuti a svolgere, e bloccati ancor prima di poter cominciare.
Nicolò Zaniolo e Sandro Tonali in un vecchio Milan-Roma (Getty).
Una battaglia per la legalità che dovrebbe essere condivisa da tutti
Ricostruzione sintetica, ma sufficiente per fissare un assioma difficile da contestare: che per contrastare il mondo di mezzo e anche quello di sotto è necessario vi sia sempre maggiore legalità, con una battaglia che deve essere netta, senza mezzi termini e tentennamenti e, soprattutto, condivisa a tutti i livelli. Una considerazione di buon senso, verrebbe da dire, che in questo specifico caso dovrebbe portarci a legittimare e valorizzare il ruolo di tutti quei soggetti chiamati per legge dallo Stato a esercitare la funzione di concessionari del gioco pubblico, con l’obiettivo che questa attività possa essere svolta in piena sicurezza e responsabilità.
Benaltrismo di chi critica tout court il mondo del gioco pubblico
Concetto lineare, semplice, quasi elementare, eppure tanto difficile da affermare in un Paese sempre capace di guardare il dito e mai la luna, bloccato dall’ideologia e dalla tendenza cronica a perdersi in ragionamenti che definire ombelicali è un eufemismo. Non è un caso che anche stavolta abbiano iniziato a levarsi nel dibattito pubblico – tra il benaltrismo di un pezzo fortunatamente minoritario della politica e le solite tirate di opinion leader più o meno presunti – voci sporadiche, ma non per questo meno percepibili e fastidiose, di critica tout court al mondo del gioco pubblico. Come se le colpe fossero da attribuire a chi è in campo ogni giorno per garantire la legalità e non a un sistema confuso e insufficientemente unito nel combattere l’illegalità, che, per inciso, nel settore vale 24 miliardi di euro l’anno, tutti appannaggio della criminalità organizzata.
I giocatori di Serie A si appoggiavano a siti illegali per scommettere (Getty).
Chiacchiere che finiscono con l’indebolire il fronte di chi si batte contro l’illegalità guidato dalla magistratura e dalle forze dell’ordine, che anche nella vicenda del calcio scommesse sono entrate subito in azione per far rispettare la legge. Ecco, per voltare definitivamente pagina e superare questa ennesima brutta vicenda del calcio italiano, bisognerebbe ripartire da qui: dalla difesa comune, senza distinzioni, della legalità. Provando a ricominciare dai fondamentali.
Circuiti clandestini dove si usano esclusivamente i contanti
Ma quali sono, nello specifico, le dimensioni e le cause del gioco illegale in Italia? Parliamo di trasmissione di dati utilizzati da soggetti non in possesso delle concessioni statali, di siti illegali privi di autorizzazioni e di circuiti clandestini di scommesse esclusivamente in contanti. Siamo di fronte soltanto alla punta dell’iceberg di un fenomeno in continua espansione. In Italia diversi studi di settore riportano infatti che la raccolta di gioco collegata alle attività illegali sia pari, come già accennato prima, a un valore prossimo a 24 miliardi di euro l’anno, di cui le attività di raccolta del gioco online illegali sono stimate in circa 18,5 miliardi di euro e le attività di raccolta del gioco illegale sul canale retail sarebbero circa 5,5 miliardi.
Siti di bookmaker illegali gestiti da società straniere
Tra le modalità di raccolta di scommesse illegali sono risultate estremamente diffuse le condotte illecite che consistono nell’operare attraverso la Rete fisica su piattaforme di bookmaker illegali gestite da società straniere, i cui server sono collocati in Paesi a fiscalità agevolata. Si tratta in particolare di piattaforme che presentano in genere un’estensione “.com“, ma comunque diversa da quella “.it“, ad appannaggio dell’offerta legale.
Le tre ragioni per cui i giocatori scommettono illegalmente
Le motivazioni che possono spingere i giocatori italiani a scommettere illegalmente sono di tre tipi, secondo gli esperti: un vantaggio di prezzo, ossia quote più alte; minori vincoli (alla registrazione, ai limiti delle puntate, alle attività di gioco o ai palinsesti consentiti e alle vincite) e anche minori controlli (giocatori bannati per comportamenti irregolari sul circuito legale possono infatti trovare accoglienza su quello illegale).
Il gioco illegale in Italia sottrae 24 miliardi di euro l’anno allo Stato (Getty).
Questi sistemi paralleli di gioco non solo drenano risorse ingenti all’Erario dello Stato, ma alimentano un perverso circuito economico/finanziario che inquina sempre più la società, senza garantire tutele per il giocatore ingolosito, probabilmente, da quote più vantaggiose. Se questo è il quadro dentro cui l’attuale caso scommesse deve essere contestualizzato, è evidente come quelli coinvolti non siano tanto calciatori ludopatici che vogliono soddisfare una dipendenza dal gioco, quanto giocatori di servizi di gioco illegale volto al mantenimento di un opportuno e “vitale” anonimato. Comprendere la reale entità del fenomeno del gioco illegale contestato ai calciatori in questione consente di capire le dimensioni, le cause e le modalità del problema e, conseguentemente, di agire a supporto dell’argine di questo fenomeno: il circuito legale delle scommesse.
Sandro Tonali ha deciso di raccontare tutto quello che sa sul calcioscommesse, senza più bugie. L’ex centrocampista del Milan, ora al Newcastle, sarebbe distrutto dall’inchiesta del tribunale di Torino che lo vede tra i protagonisti e avrebbe deciso di collaborare, sia con la procura della Repubblica sia con quella federale sul fronte sportivo. Proprio il fatto di voler parlare anche con la Figc lascerebbe intuire che il calciatore possa aver scommesso anche sul calcio, con la Federazione che per agire attende di avere prove certe dall’analisi del telefono del calciatore. Il mediano azzurro avrebbe sviluppato una profonda ludopatia, contro la quale avrebbe deciso di rivolgersi a uno specialista.
Tonali rischia una lunga squalifica: fino a 5 anni
Il centrocampista azzurro è nella lista dei giocatori che avrebbero utilizzato delle piattaforme illegali di scommesse puntando diverse migliaia di euro sui risultati di eventi sportivi. I rischi per Tonali sono limitati da un punto di vista prettamente giuridico, con il tribunale di Torino che potrebbe infliggere un’ammenda di poco conto, mentre aumentano sul lato della giustizia sportiva. L’articolo 24 del Codice di giustizia sportiva, infatti, prevede che i giocatori non possano puntare su competizioni sportive organizzate dalla Figc, Fifa e Uefa: al venir meno di questa legge è prevista la squalifica di 3 anni, che salgono a 5 se il calciatore ha scommesso su una partita della propria squadra. La squalifica può tuttavia essere ridotta se vi è una solida collaborazione con la procura. Proprio quest’aspetto potrebbe aver spinto Tonali a voler parlare, seguendo dunque la via che dovrebbe essere seguita anche da Nicolò Fagioli, giocatore della Juventus coinvolto nell’inchiesta.
Ipotesi di patteggiamento, come per Fagioli
Una lunga squalifica, per la carriera breve di un calciatore, potrebbe rappresentare la fine. Ecco dunque spiegato perché Nicolò Fagioli potrebbe patteggiare con la Procura federale, arrivando ad un accordo prima del deferimento la pena. Seguendo questa strada è previsto un taglio del 50 per cento della pena, da 3 anni a 18 mesi, più un’altra riduzione per essere stato il primo a fornire informazioni. Lo stop definitivo potrebbe essere dunque di 10 mesi. Lo stesso percorso, così come riferito dalla Gazzetta dello Sport, potrebbe interessare anche Sandro Tonali, ma andrà prima accertato che il giocatore non abbia scommesso su partite del Milan, sua ex squadra. A questo aspetto va aggiunto che la Federcalcio sembrerebbe essere intenzionata a dare un segnale forte all’opinione pubblica e ai tifosi appassionati di calcio, evitando cioè di far passare il messaggio di sottovalutare quanto sta avvenendo nel calcio italiano.
Nicolo? Fagioli con la maglia della Nazionale italiana (Getty Images).
La Figc sentirà Tonali, ma aspetta le carte della procura di Torino
Nel momento in cui Sandro Tonali deciderà di autodenunciarsi alla Figc, dovrà farlo di fronte al procuratore federale GiuseppeChinè che, così come per Fagioli, attende le carte elaborate dalla Procura di Torino con l’esito dell’analisi degli smartphone e dei tablet dei calciatori. Le versioni dei giocatori, dunque, dovranno combaciare con il materiale della Procura. L’intero iter, basandosi su quanto già avvenuto nel caso di Fagioli, potrebbe durare alcuni mesi.
La Federcalcio vuole lanciare un messaggio contro la ludopatia
Il pugno duro della Federcalcio si vede anche nell’intenzione di trasformare i giocatori coinvolti nel fenomeno del calcioscommesse in testimonial – in negativo – degli effetti drammatici che può avere il gioco d’azzardo sulla vita delle persone. Secondo LaGazzetta dello Sport, se Tonali dovesse cercare il patteggiamento, gli potrebbe essere chiesto di andare nelle comunità che ospitano i ludopatici e raccontare la sua storia. Stesso iter potrebbe essere seguito con i giovani calciatori, cui il centrocampista azzurro dovrebbe raccontare i pericoli relativi al gioco d’azzardo. Il giocatore, nel frattempo, viene descritto come emotivamente provato e chi gli sta più vicino si sarebbe reso conto che dietro le scommesse ci sarebbe una patologia più che un vizio. Lo stesso ex Milan si sarebbe impegnato a curarsi dalla ludopatia e avrebbe preso contatti con uno psichiatra di fama internazionale per confrontarsi sul suo problema.
Mancava solo l’ufficialità, che adesso è arrivata: a Cortina D’Ampezzonon verrà costruita una nuova pista da bob e per le gare appunto di bob, slittino e skeleton delle Olimpiadi invernali del 2026 si dovrà cercare una soluzione all’estero. Lo ha comunicato il presidente del Coni, Giovanni Malagò, durante la sessione del Comitato olimpico internazionale a Mumbai, spiegando di aver avuto comunicazione dal Governo che non c’era più l’intenzione di andare avanti con il progetto per la nuova pista. Sulla comunicazione c’è stata la condivisione da parte del Cio.
Il momento dell’assegnazione dei Giochi Olimpici a Milano-Cortina (Getty Images).
Si fa sempre più largo l’ipotesi-Pechino, che ha ospitato l’edizione 2022
E adesso? Il costo dell’impianto sarebbe stato di 80 milioni e le aste sono andate deserte. A poco più di 800 giorni dall’inaugurazione dei Giochi invernali di Milano-Cortina, l’Italia è senza una pista da bob. E così rimarrà, vista l’impossibilità di ripristinare quella di Torino, usata nel 2006. Dopo aver scartato Sankt Moritz, in Svizzera, e Innsbruck, in Austria, si sta facendo largo un’ipotesi clamorosa: la Cina, per la precisione Pechino, dove nel 2022 si è svolta l’ultima edizione delle Olimpiadi invernali.
Un anno vissuto pericolosamente è stato messo alle spalle. Rimane un futuro da decifrare. E nel mezzo c’è un presente reso possibile dal complicato procedimento condotto per impedire che la società fallisse e fosse costretta a ripartire dai dilettanti, come toccato a altre realtà del calcio italiano. Continua a essere travagliata la vicenda della Sampdoria, che in Serie B viaggia al penultimo posto in classifica. A trascinarla lì sono state le nuove magie del Maestro Andrea Pirlo, capace di accumulare quattro sconfitte nelle quattro gare casalinghe. Ma la verità è che per la società blucerchiata è stato già un grande traguardo esserci, in questo campionato di Serie B. Sul tema crescono le perplessità, espresse dal moltiplicarsi delle analisi che circolano via web e chat o già esplicitate in articoli di stampa. La situazione economico-finanziaria rimane drammatica, in attesa di un nuovo compratore che ancora non si è manifestato. Per il momento governa il duo AndreaRadrizzani-Matteo Manfredi, che è dichiaratamente di passaggio. In questa situazione anche due così possono sembrare i salvatori della patria. Che però si è salvata soprattutto grazie allo scattare di altri meccanismi utilizzati per evitare il fallimento della società, ma alquanto generosi. C’è inoltre la questione della probabile sopravvalutazione di un credito iscritto a bilancio. Ma vediamo quali sono i punti maggiormente contestati.
Andrea Radrizzani (Imagoeconomica).
L’anno prossimo in Serie A, altrimenti sono guai…
Il piano di ristrutturazione del debito presentato da UC Sampdoria SPA al tribunale di Genova prevede, fra le condizioni di scenario, la promozione in Serie A della squadra blucerchiata al termine dell’attuale stagione e la permanenza nella massima categoria al termine della stagione 2024-25. Una condizione quantomeno aleatoria, ma evidentemente presa sul serio. Invero, da un estratto dell’accordo che Lettera43 ha avuto modo di leggere, emerge che è stato valutato anche uno scenario alternativo, in cui si prevede la permanenza in B anche per le stagioni 2024-25 e 2025-26. Con annessa previsione di perdita d’esercizio abbastanza rilevante, specie se si tiene conto che andrebbe a impattare su una situazione già complessa. Ma questa seconda ipotesi viene data come secondaria nonché poco spendibile per il piano di risanamento. Dunque si scommette tutto sull’immediato ritorno in Serie A.
L’allenatore della Samp Andrea Pirlo (Imagoeconomica).
Tutti gli sconti sui debiti: dalle Entrate ai tassi agevolati
C’è stata una certa generosità da parte dei creditori nei confronti della società blucerchiata. A partire dai creditori pubblici. L’Agenzia delle entrate, creditrice di 49,1 milioni di euro, ha accettato di incassarne soltanto 17,7 milioni, così rinunciando a 31,4 milioni. Un capitolo a parte è quello relativo all’esposizione col sistema finanziario, che ammontava a circa 71 milioni e è stata in buona parte coperta dall’escussione della garanzia Sace, messa a disposizione dallo Stato durante la crisi generata dal Covid. Si tratta di circa 48 milioni che la società blucerchiata deve allo Stato. Per farlo sono state contrattate condizioni di restituzione di tutto comodo. La Sampdoria potrà ridare l’intero debito in unica soluzione il 31 dicembre 2043, cioè fra vent’anni. Il tasso d’interesse applicato sarà del 2,5 per cento, nettamente inferiore a quelli di mercato. Gli interessi decorreranno soltanto dal 2026. Alla Sampdoria è stata data anche la possibilità di pagare soltanto lo 0,25 per cento annuo e capitalizzare il restante 2,25 per cento. Inoltre, in caso di cessione prima del 2043 (ciò che da tutti è auspicato), l’investitore sarebbe tenuto a pagare soltanto il 50 per cento di quanto dovuto a Sace, mentre il restante 50 per cento dovrebbe essere versato soltanto se per la cessione della società giungerà una quantità rilevante di denaro.
Una protesta dei tifosi blucerchiati per le vicissitudini giudiziarie (Getty).
Il possibile buco di bilancio: occhio a quel credito legato a Ferrero
Nel bilancio chiuso al 31 dicembre 2022 viene calcolato fra gli attivi un credito da concordato fiscale con Sport Spettacolo Holding (Ssh), il veicolo attraverso cui l’ex presidente e proprietario Massimo Ferrero controllava la società blucerchiata. Si tratta di una posta da 28 milioni di euro che, viene fatto notare, rischia di essere virtuale per due motivi. Il primo: dopo il passaggio di proprietà la US Sampdoria non ha più rapporti con Ssh, dunque decade anche lo schema di concordato fiscale con l’effetto che quei crediti si trasformano in debiti per la società blucerchiata. Il secondo: quand’anche la Sampdoria fosse stata ancora in regime di concordato fiscale con Ssh, sarebbe stata ipotesi molto audace immaginare che dalla galassia societaria di Ferrero giungessero quelle risorse. Dunque il bilancio della società doriana conterrebbe un buco potenziale da 28 milioni di euro, che se tenuto in considerazione avrebbe completamente ridisegnato l’equilibrio dei conti societari. Con conseguenze determinanti per il complesso piano di salvataggio.
L’ex presidente della Samp Massimo Ferrero (Imagoeconomica).
Un favore pure sul “paracadute”? Il Coni ha detto no
Intanto la società blucerchiata ha cercato in questi giorni l’ennesimo sconto, ma stavolta la missione era impossibile. La coppia di proprietari Radrizzani-Manfredi aveva provato a ottenere dalla Lega di B uno sconto sulla percentuale del cosiddetto “paracadute” (la cifra di indennizzo che viene versata alle retrocesse dalla Serie A per ammortizzare le perdite da declassamento) da corrispondere alle altre società di Serie B. Si tratta del 10 per cento su 25 milioni di euro. Il Collegio di garanzia del Coni ha bocciato la richiesta: quei 2,5 milioni di euro dovranno essere versati. Non tutti gli sconti riescono col buco.
C’è una lite con epilogo violento alla base della decisione del tecnico della nazionale di calcio Under 21, Carmine Nunziata, di mandare a casa Marco Nasti. L’attaccante del Bari, riporta l’Ansa, ha colpito con un pugno il compagno di nazionale Matteo Ruggeri, dell’Atalanta, provocandogli la sospetta frattura del setto nasale.
Le scuse e l’espulsione
Dopo l’accaduto, Ruggeri è tornato a Bergamo per le cure, mentre Nasti ha presentato le sue scuse, pubblicandole anche sui social: «Ho grande rispetto per i valori dello sport e della maglia azzurra. Mi dispiace molto per quanto accaduto nel ritiro della Nazionale, questa deve essere e sarà per me un’occasione di crescita». Le sue parole non sono tuttavia bastate a evitare il provvedimento di esclusione dal gruppo degli azzurrini.
La notizia è ufficiale: Davide Mazzanti non è più il ct della nazionale femminile di pallavolo. Ad annunciarlo è la stessa federazione, spiegando che «la Fipav e il tecnico marchigiano hanno stabilito che non ci fossero più i presupposti per proseguire il loro cammino insieme» con l’Italdonne. In un clima di «commozione generale tutti i membri del Consiglio Federale hanno ascoltato con grande attenzione e partecipazione l’intervento appassionato di Mazzanti, che ha ripercorso i sette anni del suo mandato e in particolare l’ultima stagione».
Sotto la guida di Mazzanti, in carica dal 2017, le azzurre hanno conquistato l’oro ai Campionati Europei 2021, l’oro alla Nations League 2022, l’argento ai mondiali 2018, l’argento al World Grand Prix 2017, il bronzo ai mondiali e un bronzo agli europei 2019. Al termine di questo percorso comune, si legge nella nota ufficiale della Fipav, il presidente Manfredi e tutto il Consiglio Federale «ci tengono a sottolineare, nei confronti di Davide, la stima e l’apprezzamento per le sue qualità umane e tecniche, ringraziandolo per l’eccellente lavoro svolto e al tempo stesso augurandogli le migliori fortune per il suo futuro professionale».
Nicola Zalewski potrebbe essere il quarto calciatore coinvolto nel caso scommesse. Dopo Fagioli, Tonali e Zaniolo, l’inchiesta potrebbe allargarsi ancora dopo che Fabrizio Corona ha diffuso, sul suo sito Dillinger News, il nome promesso a inizio giornata. L’esterno mancino milita nella Roma guidata da Josè Mourinho. Dopo aver concluso positivamente la passata stagione ed essere entrato nel giro della nazionale polacca, il classe 2002 ha iniziato al di sotto delle aspettative il campionato in corso. Tanto da aver mancato la convocazione con la Polonia nella sosta d’ottobre ed essere stato relegato in Under 21.
Non ci sono ancora conferme ufficiali sul suo coinvolgimento. Secondo quanto rivela Repubblica, la Roma sarebbe pronta a pubblicare un comunicato stampa in difesa del calciatore. E lo stesso Zalewski sta pensando a come difendersi dalla notizia: i suoi legali sarebbero pronti a sporgere querela contro Fabrizio Corona.
Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, ha commentato la vicenda che ha scosso il calcio italiano, con Nicolò Fagioli, Nicolò Zaniolo e Sandro Tonali al centro del caso calcioscommesse. Il numero uno del calcio italiano al Festival dello sport di Trento ha dichiarato: «È evidente che la vicenda non è stata preventivata, non era assolutamente preventivabile. Io credo che questa situazione abbiamo risposto con grande serietà e coerenza, grande rispetto per le situazioni e per i ragazzi e in particolar modo per la maglia azzurra. Stiamo parlando di una delle piaghe sociali che interessa diversi giovani e concittadini ed è molto diffusa a livello internazionale. La ludopatia non è un problema del calcio ma corrode dall’interno senza guardare in faccia a nessuno».
Dal ritiro della Nazionale, è intervenuto anche il ct Luciano Spalletti: «È stata una notte difficile, c’era molta amarezza per quello che è successo, tutta la squadra era vicina a loro e lo faremo anche quando caleranno i riflettori. È giusto cercare di aiutarli a difendersi, poi c’è la giustizia farà il suo corso. Ma se sono state fatte delle cose irregolari è giusto pagare. Dobbiamo parlare del rischio di cadere in queste tentazioni, spiegare a questi giovani che ci sono queste insidie».
Parlando di calcio giocato, a poche ore dalla gara contro Malta, Spalletti ha poi dichiarato: «Zaniolo è un giocatore straordinario e pulito da alcuni vizietti di campo e ora parlo di campo». I due calciatori, Tonali e Zaniolo, sono stati interrogati a Coverciano dalla polizia giudiziaria, prima di lasciare il ritiro.
Luciano Spalletti durante un allenamento con la Nazionale (Getty Images).
Donnarumma: «Dispiaciuti e vicini a Sandro e Nico»
Anche il capitano della Nazionale, Gigi Donnarumma, ha parlato dei compagni: «Ci dispiace tantissimo perché sono due ragazzi forti, noi tutti siamo vicini e lo saremo sempre a Sandro e a Nico. Io non ho avuto modo di parlare direttamente con loro prima della loro partenza, ma sono molto dispiaciuto e, ripeto, vicino a entrambi». Il portiere del Psg guarda poi all’impegno contro Malta: «Quanto è successo non ci tocca, siamo professionisti e dobbiamo dare tutto in campo. Abbiamo lavorato benissimo in settimana, il ct si ha stimolato e noi siamo pronti, per domani con Malta e per l’Inghilterra, a dare il massimo. Da parte mia provo una grande emozione a tornare a Bari, dove ho debuttato in nazionale. Non vedo l’ora di giocarci. Ci sarà un grande pubblico a sostenerci».
«Lavorerò per l’elaborazione di una carta dei doveri, i contratti e i codici etici non bastano». Lo ha assicurato il ministro dello Sport Andrea Abodi, a margine dell’evento Tennis&Friends al Foro Italico, per commentare il caso calcioscommesse che sta colpendo la Serie A.
Abodi vuole un’ulteriore stretta su chi sbaglia
Il ministro dello Sport si è detto pronto a confrontarsi con gli «altri colleghi e il mondo dello sport, per l’elaborazione di una carta dei doveri, nella quale doping, scommesse illecite e visioni di trasmissioni su piattaforme pirata siano esplicitate in un atto che ogni tesserato, soprattutto di sport professionistici, dovrà sottoscrivere, perché evidentemente quello che recitano i contratti e i codici etici non bastano». Poi ha aggiunto: «Ci vuole un’ulteriore presa di coscienza e assunzione di responsabilità, individuale e di sistema».
Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo in Nazionale (Getty images).
Giusto mandare via dal ritiro della Nazionale Tonali e Zaniolo
Già nella giornata del 12 ottobre, Abodi era intervenuto sul caso calcioscommesse dichiarando di aver ritenuto giusto l’allontanamento dal ritiro di Coverciano dei calciatori coinvolti nell’indagine. Si tratta di Tonali e Zaniolo, che per il ministro sarebbero stati in questo modo tutelati. «Su Fagioli era già emerso qualcosa» ha detto Abodi, «sugli altri abbiamo appreso in questa giornata, fermo il fatto che ci dobbiamo adeguare alle attività investigative che verranno svolte. Da queste situazioni bisogna saper cogliere l’opportunità, quel che emerge si affronta con tempestività e la giusta cautela. Questo fenomeno della ludopatia non lo abbiamo saputo interpretare in profondità. Non c’è solo il rispetto per il lavoro che è stato fatto, ma anche la necessità di comprendere la dimensione del fenomeno». E ancora: «Non bisogna voltarsi dall’altra parte. Sapremo affrontarlo insieme anche con qualche scelta dolorosa».
Continuano a girare le indiscrezioni sulla vicenda calcioscommesse. Fabrizio Corona, l’ex re dei paparazzi, è pronto a rendere pubblici i nomi di altri giocatori che avrebbero scommesso illegalmente sul campionato di calcio e, dopo Fagioli, Zaniolo e Tonali, l’attenzione potrebbe finire su un altro protagonista della Serie A. Sui suoi social Corona ha detto solo che il quarto calciatore «gioca nella Roma». Non ci sono al momento altre indicazioni, con la rivelazione che dovrebbe arrivare alle ore 14. Da Trigoria (ovviamente) tutto tace. Lo scandalo che sta travolgendo il calcio italiano è solo all’inizio?
Il caso del calcioscommesse sembra essere destinato ad allargarsi. Oltre a Nicolò Fagioli, Sandro Tonali e NicolòZaniolo, infatti, potrebbero essere coinvolti altri 10 calciatori che avrebbero utilizzato le piattaforme online per scommettere illegalmente. L’obiettivo degli investigatori, che hanno interrogato Tonali e Zaniolo a Coverciano, è quello di capire l’entità delle scommesse e se i calciatori si siano indebitati per giocare. Sarà fondamentale comprendere anche se i soggetti coinvolti abbiano scommesso su partite di calcio che li vedevano protagonisti in prima persona e, soprattutto, chi abbia fatto da tramite per la piattaforma priva di licenze. Secondo alcune ricostruzioni, dietro il circolo di scommesse per clienti danarosi potrebbe esserci la criminalità organizzata e il fatto che a coordinare le indagini sia la pm Manuela Pedrotta, solitamente impegnata nella lotta alla mafia, è un ulteriore indizio.
Il sequestro dei telefoni dei calciatori
Così come emerge da più fonti, le indagini avrebbero dovuto essere rese pubbliche dopo la partita Italia-Malta in programma nella giornata di sabato 14 ottobre 2023, ma la fuga di notizie avrebbe accelerato l’intero processo. Il primo a essere indagato è stato lo juventino Nicolò Fagioli e, dall’analisi delle sue chat, sarebbe emerso anche il coinvolgimento di Nicolò Zaniolo, ex Roma oggi all’Aston Villa, e di Sandro Tonali, del Newcastle e con un passato al Milan. Dalle conversazioni avute con Fagioli emergerebbe la prova, inequivocabile secondo la Repubblica, che i due abbiano scommesso. Entrando più nello specifico, Zaniolo avrebbe scommesso avvalendosi delle piattaforme Evoz9.fx e Gaming.net, mentre Tonali di worldgame365.me. Si tratta, in tutti i casi, di sistemi illegali privi di licenze. Come detto, gli inquirenti nella giornata del 12 ottobre sono arrivati nella sede del ritiro della Nazionale italiana di calcio e hanno interrogato Tonali e Zaniolo, consegnato ai due gli avvisi di garanzia e sequestrato i telefoni che utilizzavano per collegarsi alle piattaforme. Dalla ricostruzione dei fatti, inoltre, sarebbe emerso che la Figc avrebbe conoscenza dei fatti da agosto e sarebbe stata informata direttamente dall’avvocato di Fagioli.
Coinvolti altri 10 calciatori: ci sarebbe almeno un altro juventino
L’indagine potrebbe presto allargarsi. Ne è convinta laRepubblica che parla di almeno altri 10 giocatori coinvolti. Tra questi ci sarebbe un altro giocatore della Juventus descritto, però, come «non di primo piano», mentre, secondo l’Ansa, tra i nomi ancora non noti ci sarebbe uno dei nuovi giocatori dei bianconeri. Fondamentali nel capire la rete di calciatori scommettitori sarebbero le chat avute dagli stessi con dei loro colleghi coinvolti. Queste, tuttavia, non sono al momento pubbliche.
Fabrizio Corona saprebbe i nomi di tutti i calciatori coinvolti
Un ruolo, quantomeno mediatico, in tutto il sistema del calcioscommesse lo sta esercitando Fabrizio Corona che, nella giornata del 12 ottobre, ha annunciato sul suo canale Telegram e sul suo sito DillingerNews di essere in possesso dei nomi di altri calciatori coinvolti e di essere pronto a rivelarli. L’ex re dei paparazzi sarebbe ben informato sui fatti, almeno stando a quanto sostenuto da La Stampa, e avrebbe un dossier molto dettagliato sulla vicenda. Corona sostiene che la sua fonte gli avrebbe riferito che Zaniolo avrebbe scommesso mentre era in panchina con la Roma per una partita di Coppa Italia e che la Juventus sarebbe stata a conoscenza della situazione di Fagioli già ad agosto, ma avrebbe omesso di denunciare l’accaduto all’autorità giudiziaria. Quest’ultima informazione Corona l’ha rivelata nel corso di un suo intervento telefonico a Sportitalia dove ha anche comunicato di aver ricevuto, sempre nella giornata del 12 ottobre 2023, un visita dalla squadra mobile di Milano interessata a sentire la sua versione e per, come dice lui, «non fare la figura» di chi non riesce a tenere segreta un’indagine delicata.
Cosa rischiano la Juventus e i calciatori coinvolti
Benché ancora all’inizio, l’inchiesta sul calcioscommesse potrebbe portare a importanti conseguenze per i club e i giocatori coinvolti. Per Fabrizio Corona la Juventus, per aver omesso di rendere nota la notizia di Fagioli, meriterebbe la retrocessione. Al di là delle vedute dell’ex re dei paparazzi, cerchiamo di comprendere cosa dice la legge. L’articolo 720 del Codice penale prevede che chi partecipa al gioco d’azzardo possa essere punito con un massimo di 6 mesi di carcere e un’ammenda di 516 euro. Queste pene, tuttavia, possono essere aumentate in presenza di cifre rilevanti e sembra essere proprio questo il caso. Sembrerebbe, per esempio, che il solo Fagioli possa aver scommesso centinaia di migliaia di euro. I rischi più grandi per i soggetti e le società coinvolte, tuttavia, derivano dall’articolo 24 del Codice di giustizia sportiva, secondo il quale i tesserati non possono scommettere sugli incontri di Figc, Uefa e Fifa. Al venir meno di questa legge, i calciatori possono essere soggetti a tre anni di squalifica, riducibili solo nel caso in cui vi sia un collaborazione con la giustizia. Per quanto riguarda le società, invece, non c’è nessun rischio, a meno che non vi sia un caso di illecito sportivo.
Poche ore dopo le dichiarazioni in questura di Fabrizio Corona, la polizia giudiziaria incaricata dalla procura di Torino, è arrivata a Coverciano, sede del ritiro della Nazionale, attorno alle 18 di giovedì 12 ottobre, per ascoltare i due centrocampisti di Galatasaray e Newcastle Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo. Gli ex giocatori di Milan e Roma, sono coinvolti anche loro nell’inchiesta della procura di Torino sul calcio scommesse, la stessa che riguarda Nicolò Fagioli, centrocampista della Juventus.
La dichiarazione della Figc
«La Federazione» – si legge nella nota della Figc – «comunica che, nel tardo pomeriggio di oggi, la procura della Repubblica di Torino ha notificato atti di indagine ai calciatori Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo, attualmente in raduno con la Nazionale presso il Centro tecnico federale di Coverciano. A prescindere dalla natura degli atti, ritenendo che in tale situazione i due calciatori non siano nella necessaria condizione per affrontare gli impegni in programma nei prossimi giorni, la Federazione ha deciso di consentire il loro rientro presso i propri club, anche a tutela degli stessi».
Nessuna bandiera israeliana allo stadio di Wembley, in Inghilterra, anche se, prima dell’amichevole con l’Australia, prevista per venerdì 13 ottobre, sarà osservato un minuto di silenzio, e i giocatori indosseranno fasce nere al braccio per ricordare le vittime degli attacchi terroristici in Israele. Ai tifosi che assisteranno alla partita sarà vietato inoltre di introdurre nello stadio bandiere diverse da quelle delle due squadre che giocano, per evitare manifestazioni filo-palestinesi o filo-israeliane.
Joining us for England v tomorrow?
A reminder that Wembley Stadium is a cashless venue.
NO kiosks, including programme sales, will accept cash. Contactless & Card payments will be accepted at all kiosks inside the stadium.
La Federcalcio inglese ha anche respinto la proposta del consigliere del governo sull’antisemitismo, Lord John Mann, di illuminare l’iconica struttura di Wembley nella serata di giovedì 12 ottobre invece che durante la partita. La FA e la Football Australia avevano pensato di spegnere le luci dell’arco di Wembley in segno di rispetto. Immediata la condanna arrivata dal Chelsea Jewish Supporters Group, che ha postato su X: «Questa risposta senza spina dorsale è il motivo per cui abbiamo bisogno che le persone si esprimano contro il terrorismo».
This spineless response is why we need people to speak out against terrorism. https://t.co/qJsbJPdZSe
— Chelsea Jewish Supporters’ Group (@ChelseaJewishSG) October 12, 2023
«E la solidarietà ai russi?»
La decisione non è stata presa con favore neanche dal Jewish LeadershipCouncil: «La FA ha mostrato solidarietà ai russi che sono stati colpiti dalla risposta ucraina alla sua invasione?» L’arco di Wembley infatti era stato illuminato con i colori della bandiera ucraina a distanza di 24 ore dopo l’invasione da parte della Russia. Intanto, la bandiera israeliana è stata proiettata a Downing Street e su altri monumenti di Londra.
FA refuse plea to light up Wembley Stadium to show solidarity with Israel https://t.co/n2PLhWykGV
Il presidente del Milan Paolo Scaroni fa sognare i tifosi rossoneri. Durante un’intervista a Sky Sport, il numero uno del club ha parlato della struttura che nel prossimo futuro dovrebbero sorgere a San Donato. Scaroni ha dichiarato: «Vogliamo costruire lo stadio più bello del mondo. Nei nostri piani la prima partita sarà all’inizio della stagione 2028-2029. Quindi direi luglio-agosto 2028». E analizzando il progetto ha spiegato: «Sarà un luogo che vivrà tutto l’anno. Ci saranno partite e concerti. Sarà un’area viva. Faremo un’attività commerciale, ci saranno ristoranti e attività di entertainment».
Scaroni: «Sarà da 70 mila spettatori ed ecofriendly»
Il presidente del Milan ha proseguito: «Sarà un impianto da 70 mila spettatori ed ecofriendly. Vogliamo portare valore a un’area isolata e persa. Intorno a Milano ci sono tanti comuni che sono vicini al centro della città. Questa è una soluzione da grandi club. Ci piaceva anche San Siro, meno costosa perché avremmo diviso tutto, ma non ci avrebbe dato quel senso di identità che ci darà il nuovo stadio. Così abbiamo deciso di fare lo stadio da soli a San Donato. Sarà un investimento miliardario, ci sarà una parte di capitali propri, circa un terzo del valore della costruzione, e due terzi di denaro preso a prestito».
Tifosi del Milan (Getty Images).
Su San Siro: «La questione si è trascinata»
Poi Scaroni ha parlato anche dello storico stadio San Siro: «Sto lavorando da anni su questo tema. Fin dal primo giorno, parlando con il sindaco Sala, ho cercato di convincerlo nello scegliere San Siro. La questione si è trascinata per anni, poi è arrivato il colpo di grazia con l’indicazione della Sovrintendenza sul secondo anello di San Siro. Questo non ha chiuso la questione definitivamente, ma ha bloccato i sogni di Milan e Inter. E così abbiamo iniziato a valutare la possibilità di costruire un nuovo stadio da soli. Se nel 2018 fossimo riusciti a convincere l’amministrazione a costruire il nuovo San Siro, ora lo stadio sarebbe probabilmente già in costruzione. Abbiamo perso tempo, ma a volte gli ostacoli si trasformano in opportunità. E per me San Donato lo è. Deve diventare iconico come San Siro».
Il Cio ha sospeso il Comitato olimpico nazionale russo «con effetto immediato», per aver posto sotto la sua autorità diverse organizzazioni delle regioni ucraine occupate, ovvero Donetsk, Kherson, Luhansk e Zaporizhzhia. Il Comitato olimpico russo, afferma il Cio, non ha più il diritto di operare come Comitato olimpico nazionale e non può perciò ricevere alcun finanziamento dal movimento a cinque cerchi.
Il Cio deve ancora decidere sulla partecipazione dei russi a Parigi
La «decisione unilaterale della Russia», ha detto a Mumbai il portavoce del Cio Mark Adams, costituisce una violazione della Carta Olimpica perché intacca l’integrità territoriale del Comitato olimpico nazionale dell’Ucraina. Il Cio si riserva il diritto di decidere sulla partecipazione di singoli atleti neutrali con passaporto russo ai Giochi Olimpici di Parigi 2024 e ai Giochi Olimpici Invernali di Milano Cortina 2026 al momento opportuno. Tra le altre conseguenze della sospensione c’è l’esclusione dalla distribuzione dei fondi destinati periodicamente ai comitati olimpici nazionali.
Thomas Bach, presidente del Cio (Ansa).
L’Ucraina ha minacciato di boicottare i Giochi olimpici del 2024
Dall’inizio dell’invasione, il Cio ha vietato agli atleti russi e bielorussi di gareggiare anche sotto una bandiera neutrale. A marzo del 2023 è arrivata una apertura per una partecipazione degli atleti come neutrali. Ma la decisione non è stata presa. Intanto, l’Ucraina ha minacciato di boicottare i Giochi di Parigi se non verrà rispettato il divieto totale per gli atleti russi e bielorussi. A fine settembre, con una votazione in Bahrain, il Comitato Paralimpico Internazionale ha stabilito che, dopo l’esclusione ai Giochi invernali di Pechino 2022, gli atleti russi potranno partecipare alle Paralimpiadi di Parigi 2024: con ogni probabilità gareggeranno senza bandiera in qualità di atleti neutrali.