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Euro 2024, Ceferin “tifa” Italia: «Deve qualificarsi, se non ci fosse sarebbe un disastro»

Aleksander Ceferin, presidente dell’Uefa, ha rivolto un pensiero alla Nazionale italiana di calcio. Dalla Fiera del Libro di Francoforte, come riporta LaPresse, il numero uno della federazione europea ha dichiarato: «L’Italia deve qualificarsi a Euro 2024, altrimenti sarebbe un disastro». E Ceferin lo ha sottolineato diverse volte: «L’Italia è troppo importante». Poi, parlando delle prossime due gare degli Azzurri, ha fatto il suo pronostico: «Penso che vincerà con l’Ucraina». Spazio anche alle domande sul calcio scommesse: «I giocatori dovrebbero rappresentare un modello di comportamento. Alcuni lo sono, altri purtroppo no».

Euro 2024, Ceferin tifa Italia «Deve qualificarsi, se non ci fosse sarebbe un disastro»
Aleksander Ceferin (Getty Images).

Abodi fiducioso: «Sono convinto, l’Italia ci sarà»

Anche il ministro dello Sport, Andrea Abodi, ha parlato di Euro 2024. Intervenuto a Un Giorno da Pecora su Radio 1 ha parlato della sconfitta con l’Inghilterra: «Intanto bisogna sempre saper riconoscere i meriti degli avversari. Poi dico che è iniziato un nuovo ciclo, va data un minimo di fiducia e sono convinto che andremo agli Europei. Qualche giocatore è mancato dal ritiro di Coverciano nei giorni prima, una scelta opportuna e di garanzia, ma ci sono ragioni che spiegano anche il secondo tempo della partita perché il primo lo abbiamo giocato bene». E poi ha parlato di impianti. Prima San Siro: «Ha un vincolo che mi auguro possa esser superato, serve un modo nuovo di mettere in relazione la storia, il presente e il futuro. Stiamo rischiando di mettere in contrapposizione la storia moderna con quella futura». Poi quella che la Roma vuole costruire a Pietralata: «Spero che la società riesca a farlo, che ci siano le condizioni perché ce n’è bisogno».

Dalla Spagna: «Papu Gomez positivo al doping, per lui due anni di squalifica»

Il portale spagnolo Relevo ha sganciato una vera bomba, l’ennesima, su una squadra di Serie A. Secondo quanto rivela il sito d’informazione sportiva, Alejandro Gomez, calciatore ex Atalanta e da qualche settimana al Monza, avrebbe ricevuto una squalifica di due anni da parte della Uefa. Il Papu è stato trovato positivo a una sostanza proibita durante un controllo antidoping effettuato mentre si allenava con il Siviglia, nel novembre 2022, pochi giorni prima del Mondiale in Qatar.

Dalla Spagna «Papu Gomez positivo al doping, per lui due anni di squalifica»
Papu Gomez con la maglia del Siviglia (Getty Images).

Gomez potrebbe aver preso uno sciroppo proibito

I giornalisti di Relevo, rilanciati su X anche dall’esperto di mercato e di calcio internazionale Fabrizio Romano, hanno spiegato che Gomez avrebbe ammesso di aver ingerito uno sciroppo di uno dei figli senza consultare i medici del club spagnolo, con il quale era tesserato. Ma proprio questo farmaco l’avrebbe portato a infrangere le regole antidoping e, adesso, alla sospensione per due anni. In Spagna sono certi che sia il calciatore sia il Siviglia fossero a conoscenza della questione già da mesi. E proprio per questo Gomez e il club si sarebbero accordati per la rescissione durante l’estate 2023.

Il Papu potrebbe fare ricorso

A 35 anni, il Papu rischia di non tornare più a giocare, ma non è escluso che possa presentare ricorso tramite i suoi avvocati per tentare di ricevere una sanzione minore. Si attende l’ufficialità della squalifica. Né il Monza né il calciatore hanno ancora commentato. Si tratta del secondo caso doping in poche settimane, dopo quanto accaduto a Paul Pogba a inizio campionato.

MotoGp Australia, gara anticipata a sabato per maltempo: domenica la Sprint

Invertito il programma del Gran Premio di Australia di MotoGp a Phillip Island a causa delle impegnative condizioni metereologiche nella località oceanica australiana. La gara tradizionale di 27 giri, inizialmente prevista per domenica, si correrà alle ore 6.10 italiane di sabato 21 ottobre. La Sprint Race di 13 giri si disputerà, se il tempo lo consentirà, alle 5:00 di domenica 22.

Il forte vento impone la modifica del programma

A convincere i piloti a chiedere un intervento agli organizzatori sono state soprattutto le forti raffiche di vento che hanno raggiunto anche i 55 km orari. «Questa decisione è stata presa in modo proattivo per garantire lo spettacolo migliore e più sicuro possibile per tutti i concorrenti e i fan che partecipano al Phillip Island Grand Prix questo fine settimana», ha detto l’organizzazione della tappa australiana di MotoGp. Il programma della Moto2 e della Moto3 rimane invariato, ma anche questo può essere modifica in base alle condizioni del tempo.

L’escamotage delle pubblicità di scommesse e le contraddizioni di chi fa la predica

Improvvisamente si sono accorti tutti dell’elefante nella stanza. Il (presunto) grosso male che attanaglia il calcio italiano, quello delle scommesse. Sull’onda emotiva dell’ultimo scandalo che ha coinvolto, per ora, giocatori come Nicolò Fagioli, Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo, è diventato facile puntare il dito su un sistema in cui tutti perdono, tranne il banco. O, per rovesciare la prospettiva: in cui molti ci guadagnano, tranne chi scommette. Certo, il doveroso distinguo è che i calciatori finiti nei guai e che ora devono fare i conti con lunghe squalifiche – lo juventino ha patteggiato sette mesi, l’ex milanista rischia almeno un anno, se davvero sarà dimostrato che puntava pure sulla sua squadra – giocavano cifre considerevoli sui siti illegali, perché in quanto tesserati impossibilitati ad accedere ai circuiti gestiti dallo Stato, anche in un’ottica di garanzia del regolare svolgimento delle partite e dei campionati. Intanto però l’altro ramo, quello perfettamente legale del gioco pubblico, si è fatto sempre più martellante nella quotidianità di qualsiasi appassionato, in barba a norme che in teoria vieterebbero tutta questa invasività.

Siti di intrattenimento e news per aggirare il decreto Dignità

Ci avete fatto caso? È impossibile assistere a una partita di calcio senza venire bombardati da quelle che a tutti gli effetti sono pubblicità di scommesse, nei pannelli luminosi a bordo campo oppure nelle rubriche inserite dentro i programmi sportivi in tivù (ma anche sul web), affollati da ragazze che comparano le quote offerte dai bookmaker, prima del match e nell’intervallo. Ma come, la pubblicità sul gioco d’azzardo non era stata proibita nel 2018 dal primo governo Conte, quello gialloverde formato da Movimento 5 stelle e Lega, tramite il decreto Dignità? L’obiettivo doveva essere quello di tutelare le categorie più vulnerabili, cioè i minori e gli anziani, ma è bastato creare dei siti di intrattenimento ad hoc e di news sportive con nomi che chiaramente rimandano alle agenzie di scommesse (starcasino.sport, pokerstarsnews.it, leovegas.news, per esempio), per aggirare la norma e far sì che potessero continuare ad apparire sui cartelloni pubblicitari e nei vari banner.

L'escamotage delle pubblicita? di scommesse e le contraddizioni di chi fa la predica
Luigi Di Maio e Matteo Salvini ai tempi del governo gialloverde (Imagoeconomica).

Pure La Gazzetta e Dazn hanno le loro piattaforme di scommesse

Persino il giornale sportivo più letto d’Italia, La Gazzetta dello Sport, ha una sua piattaforma di scommesse, così come Dazn, che ha i diritti per trasmettere le partite della Serie A: prima di accedere a qualsiasi contenuto l’immancabile spot di Dazn Bet Fun ti invita a pronosticare quanti calci d’angolo ci saranno, o magari quanti cartellini, con in palio, tra le altre cose, buoni Amazon.

Il controverso ok dell’Agcom e la restaurazione annunciata da Abodi

In più ci si è messa pure l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), che nel 2019 ha dato il suo ok alle già citate rubriche di confronto delle quote, contenitori considerati di informazione e non pubblicità. Risultato: divieti quasi completamente elusi e continui messaggi, più o meno impliciti, che assillano ogni tifoso durante la fruizione dell’evento. E la situazione potrebbe anche peggiorare visto che il ministro dello Sport Andrea Abodi si è detto pronto a «rendere nuovamente legali pubblicità e sponsorizzazioni delle aziende del betting», coi relativi introiti per i club e tutto il sistema calcio.

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Il ministro dello Sport Andrea Abodi (Imagoeconomica).

Un milione e mezzo di persone soffrono di dipendenza dal gioco d’azzardo

Di fronte a questo quadro, era complicato che soprattutto gli addetti ai lavori non si accorgessero di tanta invadenza. A cui spesso, anzi, hanno contribuito. I numeri certificano l’incremento di un fenomeno che ha ripercussioni anche sociali. L’Agenzia delle accise, dogane e monopoli (Adm) ha calcolato in 136 miliardi di euro la cifra totale delle puntate degli italiani nel 2022, in netta crescita sugli anni precedenti. Qualcuno sviluppa una forma di dipendenza dal gioco d’azzardo: secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, aggiornati al 2018, si tratta di un milione e mezzo di persone. Tra questi, stando agli sviluppi delle inchieste della procura di Torino, ci sarebbe anche qualche giocatore professionista, che si rifugia nell’illegalità gestita dalla criminalità organizzata per poter dare sfogo al “vizio”, come lo definisce qualcuno, o alla patologia, come sarebbe meglio dire. E qui si arriva al secondo punto centrale, quello delle prediche che si rincorrono nei confronti di «giovanissimi milionari dotati di talento che stanno buttando via un dono e la carriera».

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Sandro Sabatini.

Il giornalista di Mediaset ed ex addetto stampa dell’Inter Sandro Sabatini è stato tra i più duri a condannare quello che sta succedendo ai calciatori italiani finiti nel tunnel: «È un affare per tutti, meno gli scommettitori. Il banco vince, la punta perde. Alla lunga, va soltanto così. Non potrebbe essere altrimenti», ha scritto su calciomercato.com dopo l’uscita dei primi nomi coinvolti. Per poi aggiungere: «Tutti inzuppano nella torta, che però è dolce per pochi e amara per gli scommettitori, che pure accettano quasi “godendo” di perdere soldi. È il segnale del vizio. La malattia. Ludopatia».

L’ascesa dei tipster, che danno consigli sulle quote

Sabatini è lo stesso che si vede ospite del talk show online su Twitch e YouTube Kick off, assieme ad altri personaggi di un certo rilievo come il telecronista Riccardo Trevisani o il campione del mondo Luca Toni, e dove il conduttore è il Pengwin, influencer da oltre 870 mila follower su Instagram che di “mestiere” fa il tipster, cioè colui che dà le dritte (dall’inglese “tip”) sulle scommesse. Si autodefinisce il più seguito in Italia, «nonché quello con maggiore esposizione mediatica». E in effetti lo si vede su Sportitalia, è il volto social di Prime video per la partite di Champions league, fa i pronostici sul Corriere dello Sport. Tra le altre cose, è ideatore di un presunto “metodino”, un sistema che dovrebbe «costruire un rendimento costante nel tempo a basso rischio», come spiega lui stesso, permettendo «a migliaia di persone di speculare». Tutto fornito gratis, o al massimo «a pagamento invece per 4/5 benestanti milionari, perché solo un milionario può permettersi di acquistare il mio tempo».

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Il Pengwin con Fabio Caressa.

Non esiste metodo, perché «il ruolo della fortuna è predominante»

Il problema è che “metodo”, da definizione, è un procedimento atto a garantire il risultato. E nelle scommesse sportive nulla è garantito. Sul sito di Sisal si legge: «Non è possibile elaborare precisi calcoli percentuali che indicano le probabilità di vincita di una scommessa sportiva. Sono infatti infinite variabili che condizionano un evento. Un atteggiamento razionale può avere una certa positiva influenza sull’esito della giocata. Tuttavia, ancora una volta non bisogna ingannarsi. Anche nelle scommesse il ruolo della fortuna è predominante. I singoli episodi in campo, spesso, hanno la meglio perfino sulla più meditata delle decisioni».

Guru dei pronostici che guadagnano sui nuovi iscritti (e sulle perdite?)

Ma come guadagnano i tipster, che spesso si vantano di offrire agli utenti i loro preziosi suggerimenti senza pretendere soldi in cambio? Di solito grazie ad accordi coi siti di scommesse, venendo pagati a ogni nuova iscrizione che riescono a procacciare. Poi ci sono i banner pubblicitari presenti nei loro portali a ingrossare il flusso degli introiti. Alcuni guru del betting sfruttano abbonamenti “premium” ai propri canali, indicando ulteriori giocate per i follower che versano un canone mensile o annuale. C’è infine, in certi casi, una possibilità tanto logica quanto inquietante, analizzata dalla Bbc già nel 2016: e cioè che i tipster, prendendo una percentuale da un bookmaker, guadagnino quando il giocatore perde. Quindi paradossalmente non hanno nessun vantaggio se la loro soffiata risulta vincente, ma al contrario sono spinti a incoraggiare la propria community a reinvestire sempre di più, in modo da incassare una quota maggiore dalle scommesse andate male. A lungo termine quindi ai tipster conviene essere seguiti da giocatori d’azzardo perdenti.

Il creator che vuole «educare il pubblico», ma sbaglia come tutti

Su X, l’ex Twitter, è pieno di video impietosi che ripercorrono tutte le previsioni sbagliate del Pengwin: lui suggerisce una puntata, ma la partita va inesorabilmente nella direzione opposta. Capita. Il Pengwin in realtà si chiama Kristian, è un creator di origini polacche nato a Latina e ha 26 anni. Promette di «educare il pubblico» – i suoi follower sono prevalentemente giovanissimi – con degli insegnamenti. Ogni tanto gli è capitato di uscire dal seminato e di spaziare su altre sfere, tipo i diritti. Per esempio commentando il bacio tra Fedez e Rosa Chemical sul palco di Sanremo 2023, aveva scritto su Instagram: «È esattamente la società del domani che non voglio e nella quale non mi identifico! E lo dico senza paura perché sono stufo di una società che va sempre di più al contrario!». Una specie di antesignano del generale Vannacci in salsa betting, insomma.

Durante lo scorso campionato ha puntato 10 mila euro sulla vittoria del Napoli contro la Cremonese quotata a 1,19, guadagnando in questo modo quasi 2 mila euro netti. Si è giustificato così: «L’ho fatto alla faccia di tutti gli invidiosi che ci sono in Italia. La prossima volta ne metto anche 100 mila, qual è il problema? Mentre voi per fare 2 mila euro vi dovete fare un culo così per un mese, io li faccio sul Napoli».

Sabatini, prima di tirare fuori tutta la sua indignazione per gli speculatori del mondo delle scommesse, andava (e andrà ancora?) in trasmissione col Pengwin mostrandosi interessato al suo “metodino”: «Mi devi spiegare cos’è. Se c’è da guadagnare… io volentieri, capito? Perché io mi fido di questo ragazzo».

Guai però a parlare di ludopatia col Pengwin, che su Instagram si scalda facilmente, minimizza e bolla come «patetici» e «ridicoli» quelli che avanzano qualche dubbio sul presunto incitamento al gioco d’azzardo veicolato tramite i social: per parlare della patologia è stato persino invitato dalla redazione del quotidiano Libero in qualità di esperto del mondo scommesse. In un intervento sul sito del Corriere dello Sport (ovviamente nella sezione scommesse), ha scritto che «la ludopatia è una malattia, non un alibi da utilizzare sotto consiglio del proprio legale».

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Alcune stories dal profilo del Pengwin.

I calciatori esposti a due fattori di rischio maggiori

Il tema è che l’insorgere di una dipendenza dal gioco d’azzardo (Tonali ha ammesso di aver iniziato un percorso di terapia per curarsi) può colpire chiunque a prescindere dal portafogli: anzi, è stato sottolineato come tra i calciatori esistano due fattori di rischio maggiori: innanzitutto il contesto di perenne e forte competitività e il sottile equilibrio tra vittoria e sconfitta che respirano durante la loro vita in campo, che li potrebbe portare a ricercare quella stessa adrenalina anche “fuori”. A questo si aggiungono le ingenti disponibilità economiche che li possono spingere a osare sempre di più, sottovalutando la portata delle perdite.

A qualcuno servono puntate sempre più alte e frequenti

Chi ha un disturbo psicologico non riesce a tenere a bada l’impulso di giocare d’azzardo in maniera abitudinaria, manifestando un’irrefrenabile necessità di scommettere. Servono puntate sempre più alte e frequenti per continuare a provare le stesse emozioni. Nella sua ultima “sfida” lanciata sui suoi canali, il Pengwin si è dato l’obiettivo di una “scalata” fino a 100 mila euro, con 10 puntate consecutive che raddoppiano la somma precedentemente giocata. Oltre 162 mila persone sono pronte a seguirlo in questo tentativo.

Caressa e quel consiglio su come non farsi beccare

«Delle tante cose che si sono scritte vedo che c’è un po’ di ignoranza sulle scommesse», ha detto Fabio Caressa, storico telecronista di calcio e uno dei condirettori di Sky Sport. «Sento parlare di ludopatia, ma non è che se uno gioca è ludopatico. C’è una serie di cose che devono andare al posto giusto per definire la ludopatia». E ancora: «Non è semplice, perché questa è una dipendenza psicologica ed è difficile da dimostrare. C’è una dimensione economica ormai insopportabile perché c’è una quantità di denaro ingestibile e facciamo credere ai giovani che i soldi siano tutto». Durante la puntata di sabato 14 ottobre della trasmissione Deejay Football Club condotta assieme al direttore del Corriere dello Sport Ivan Zazzaroni, Caressa aveva fatto discutere per un commento con tanto di suggerimenti su come non farsi beccare: «È un problema soprattutto culturale e di educazione. Tonali piange? Perché ti hanno beccato, piangi. Sono sconcertato dalla stupidità di queste azioni. Se proprio vuoi giocare, non c’hai un amico tuo che si può iscrivere a un sito legale e giochi in maniera moderata con lui? Ma dai, ma chi li segue questi ragazzi?».

Anche Caressa è stato ospite del Pengwin, il maghetto dei pronostici. A cui ha riconosciuto le capacità di predizione: «È facile analizzare la partite dopo, è più difficile fare come fai te, che le analizzi prima. Non t’ho seguito su alcune scommesse quest’anno, ho fatto male…».

@ilpengwin

Avete visto la mia puntata speciale con Fabio Caressa? Vi è piaciuta? ??

? suono originale – Kristian Pengwin

Belgio-Svezia termina 1-1, omologato il risultato della gara sospesa per l’attentato

Belgio-Svezia, sospesa a metà gara la sera del 16 ottobre a causa dell’attacco terroristico in cui sono rimasti uccisi due tifosi svedesi a Bruxelles, non si recupererà. La Uefa ha comunicato in una nota ufficiale che la partita è stata dichiarata definitivamente interrotta sul punteggio di 1-1. Il risultato è stato confermato come finale e, quindi, omologato. Entrambe le squadre, quindi, avranno un punto in classifica nel gruppo F del torneo di qualificazione agli Europei 2024. Il Belgio, già qualificato, sale a 17 punti. La Svezia è terza a quota 7. Già qualificata anche l’Austria, seconda con 16 punti.

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Belgio-Svezia termina 1-1, omologato il risultato della gara sospesa per l'attentato
La maglia della Svezia durante una commemorazione dei due tifosi rimasti uccisi nell’attentato (ANSA).

L’Uefa: «Impossibile riprendere il giorno dopo»

Per assumere tale decisione, l’Esecutivo «ha preso atto in primis dell’impossibilità di disputare la restante parte della partita del giorno successivo, quindi che sia la Federcalcio belga sia la Federcalcio svedese, date le circostanze, hanno espresso la volontà di non far disputare il tempo rimanente della partita e di considerare definitivo il risultato all’intervallo. Inoltre, il risultato non incide sulla qualificazione del Gruppo F in quanto il Belgio è già matematicamente qualificato alla fase finale dell’Europe (insieme all’Austria) e la Svezia era già matematicamente eliminata. Infine, i rispettivi calendari non consentono l’utilizzo di alcuna data nella prossima finestra internazionale di novembre, quando dovrà concludersi la fase a gironi preliminare della competizione, seguita dal sorteggio degli spareggi e dal sorteggio della fase finale del torneo».

Belgio-Svezia termina 1-1, omologato il risultato della gara sospesa per l'attentato
I tifosi lasciano lo stadio (Getty Images).

Milan, Emil Roback scomparso da 14 giorni

Emil Roback, attaccante 20enne di proprietà del Milan in prestito all’IFK Norrköping, è scomparso nel nulla. Così come riferito dal direttore sportivo del club svedese Tony Martinsson, il calciatore non si presenta agli allenamenti da 14 giorni e non risponde alle chiamate. Nessuno del club sa dove sia, anche se sembrerebbe che la sua sparizione sia legata soltanto a questioni di carattere sportivo.

Ipotesi ragioni calcistiche dietro la sparizione

«Voglio sapere se sta bene», ha detto Martinsson al giornale svedese Norrköping Tidningar. Ha poi aggiunto: «È preoccupante che non riusciamo a contattarlo, ma non so cos’altro possiamo fare. Ho provato a chiamarlo molte volte, ma è difficile raggiungerlo. Voglio che venga qui. Possiamo trovare una soluzione che funzioni per tutti. Non ho rinunciato alla speranza che ritorni, ma è difficile capire se non lo vediamo da 14 giorni». Con il passare delle ore sarebbe emerso che l’assenza del giocatore dal campo di allenamento dell’IFK Norrköping sarebbe dovuta soltanto a ragioni calcistiche e, dunque, l’allarme lanciato dalla dirigenza sarebbe rientrato. Il Milan, che è proprietario del cartellino del giocatore, sarebbe in contatto sia col Norrköping che con l’agente di Roback e nelle prossime ore potrebbe esserci un incontro tra le parti per cercare di chiarire la situazione.

Emil Roback con la maglia del Milan
Emil Roback con la maglia del Milan (Getty Images).

Chi è Emil Roback

Emil Roback è un calciatore svedese classe 2003. È stato acquistato dal Milan il 14 agosto del 2020 dal Hammarby, club di cui è proprietario anche Zlatan Ibrahimovic, per la cifra di circa 1 milione e 200 mila euro. Il calciatore è stato aggregato alla Primavera rossonera, debuttando con la prima squadra il 13 gennaio 2022 nella partita di Coppa Italia contro il Genoa. Ad agosto 2022 è stato dato in prestito in Danimarca, al Nordsjælland, mentre a marzo del 2023 è tornato in Svezia, all’IFK Norrköping, squadra dove però non ha mai brillato. Il prestito terminerà alla fine di novembre, con il calciatore che dovrebbe tornare al Milan in virtù del contratto che scade nel 2025.

Caso scommesse, la procura: non ci sono evidenze su El Shaarawy, Casale e Gatti 

Da parte della procura di Torino, non ci sono evidenze in merito al presunto coinvolgimento nel giro di scommesse su piattaforme online illecite dell’attaccante della Roma Stephan El Shaarawy, del difensore della Juve Federico Gatti e del difensore della Lazio Nicolò Casale. È quanto appreso da fonti giudiziarie e riportato da LaPresse in merito agli ultimi nomi rilanciati in queste ore da Fabrizio Corona.

Legale di Casale: «Quereliamo autori calunnie»

«Nicolò Casale non ha mai scommesso su una competizione sportiva e ha consacrato la sua vita sempre e solo all’impegno agonistico: ciò nonostante sono state messe in circolazione accuse infondate e calunniose sul suo coinvolgimento nell’inchiesta riguardante le scommesse nel mondo del calcio». A dichiararlo, in una nota, è l’avvocato Guido Furgiuele, legale del calciatore della Lazio, in merito alle voci che stanno circolando sul coinvolgimento del difensore nella cosiddetta indagine sul calcio-scommesse.

«Sporgeremo querela»

Nella mattinata di mercoledì 18 ottobre, Striscia la Notizia ha anticipato sul proprio sito i contenuti di un’intervista a Fabrizio Corona, in onda durante la serata, in cui vengono fatti i nomi di Casale e altri due giocatori in relazione a un presunto giro di scommesse. «Attesa la sua totale estraneità all’indagine, e ai fatti a cui si riferisce, e la gravità delle accuse mosse nei suoi confronti» – ha aggiunto l’avvocato Guido Furgiuele – «sporgeremo querela e perseguiremo in ogni sede giudiziaria gli autori della diffamazione e/o calunnia, nonché gli editori e i responsabili dei canali d’informazione con cui siano divulgate tali illecite accuse.

Scommesse, Antonio Esposito: «Sono disperato, non c’entro niente»

«Sono distrutto, quello che sta succedendo è allucinante. Non c’entro niente, la gente su questa vicenda delle scommesse fa i nomi a caso». È la dichiarazione di Antonio Esposito, l’ex primavera dell’Inter, rilasciata al telefono con l’Ansa.

«Non sono indagato»

Individuato da La Verità come il nipote della ‘talpa’ di Fabrizio Corona che lo accusa di essere coinvolto addirittura come allibratore dei vip nello scandalo, ha negato tutto. Alla domanda «Ma era suo zio la persona nel video con Corona?» ha rispoto: «Ho riconosciuto  la sua voce. Perché lo fa? Chiedetelo a lui. E comunque io non sono indagato».

Andrea Iannone torna a correre: nel 2024 sarà con la Ducati Go Eleven in Superbike

«Aspettavo questo momento da tempo, finalmente torno dove ho trascorso tutta la mia vita». È con queste parole che Andrea Iannone ha confermato ai suoi supporter che presto tornerà a correre, dopo uno stop forzato causa positività al test per doping durato ben quattro anni.

Andrea Iannone torna a correre: nel 2024 sarà con la Ducati Go Eleven in Superbike

Il noto pilota abruzzese, che negli ultimi anni è stato anche al centro dei gossip per le sue chiacchierate relazioni amorose, riprenderà ufficialmente la sua attività in pista grazie a un nuovo accordo con la Ducati del team Go Eleven. Lo sportivo correrà già nel corso della prossima stagione del Mondiale Superbike. A sua disposizione avrà una Panigale V4-R e un contratto per il 2024 con opzione per il 2025. Iannone, che nella Moto GP vanta a oggi un totale di sette stagioni con una sola vittoria, si è così rivolto a chi ha voluto credere ancora in lui: «Ringrazio Gigi Dall’Igna, Paolo Ciabatti, Claudio Domenicali, Marco Zambenedetti e tutto il team Go Eleven per la fiducia concessa. Con il loro supporto ho ritrovato l’entusiasmo che avevo da bambino».

Il test a Jerez il 31 ottobre e l’1 novembre

Il primo contatto tra Andrea Iannone e la Rossa di Borgo Panigale preparata dal Team Go Eleven avverrà nei test di Jerez, in data 31 ottobre e 1 novembre 2023. Tecnicamente, i quattro anni di squalifica per doping dovrebbero scadere il prossimo 16 dicembre 2023, ma in base al regolamento in vigore nulla vieta a un atleta sospeso di riprendere gli allenamenti due mesi prima del termine.

Scommesse, la fonte di Corona è lo zio dell’ex Inter Antonio Esposito: «L’ho fatto per lui»

La fonte da cui Fabrizio Corona ha attinto nomi e informazioni relativamente ai calciatori coinvolti nel caso scommesse è stata rivelata. Si tratta di Maurizio Petra, 55enne dello spezzino, zio di un calciatore ex Inter, Antonio Esposito. A dichiararlo è stato lo stesso 55enne, in un’intervista a Il Secolo XIX in cui ha spiegato le ragioni per cui ha raccontato tutto a Corona. Petra ha affermato di averlo fatto per «aiutare» il nipote, oggi giocatore del Finale Ligure.

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Petra: «Ho raccontato solo fatti veri»

Maurizio Petra ha raccontato com’è andata: «Ho sentito Fabrizio Corona e gli ho raccontato solo fatti veri che possono essere verificati. L’ho fatto per aiutare mio nipote, Antonio Esposito, che è a conoscenza di puntate illecite fatte da calciatori. Mio nipote mi ha messo in questa condizione per farsi aiutare. L’ho fatto solo per quello, non mi interessano soldi o notorietà». Lo zio del calciatore corrisponde all’identikit che lo stesso Corona ha fatto durante un’intervista a Radio Radio. Il re dei paparazzi e fondatore di Dillinger News ha dichiarato di avere una «fonte a La Spezia» con un «nipote protagonista della vicenda, con prove oggettive».

Esposito «si dichiara estraneo ai fatti»

Intanto a commentare la rivelazione è stato anche il presidente del Finale Ligure. Ed è stata smentita la versione di Maurizio Petra: «Esposito si dichiara estraneo ai fatti e si difenderà nelle sedi opportune. È molto scosso». Oggi 33enne, il calciatore è cresciuto nelle giovanili dello Spezia, insieme a Nicolò Zaniolo con cui ha stretto un rapporto d’amicizia concluso ai tempi della Roma. Nel mezzo, l’avventura all’Inter, con Esposito spesso aggregato alla formazione nerazzurra guidata da Josè Mourinho, con cui ha vinto il Triplete nel 2010 pur senza giocare.

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Il Nizza sospende il difensore Youcef Atal per apologia di terrorismo

Il Nizza ha annunciato di aver sospeso «fino a nuovo ordine» il difensore Youcef Atal, al centro di un’indagine preliminare per apologia di terrorismo dopo un post legato al conflitto tra Israele e il movimento palestinese Hamas. Anche se il nazionale algerino ha cancellato subito la pubblicazione e si è scusato, il club francese ha spiegato in un comunicato di aver scelto di «adottare immediatamente» le sanzioni, prima di quelle che potrebbero essere adottate dalle autorità sportive o giudiziarie, «data la natura delle sanzioni il post condiviso e la sua gravità».

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Apologia di terrorismo, il Nizza sospende Youcef Atal: ha postato un video di un predicatore che incitava alla violenza contro gli ebrei.
Il difensore algerino Youcef Atal (Getty Images).

Il video del predicatore, poi cancellato

Atal aveva condiviso su Instagram il video del predicatore musulmano Mahmoud al-Hasanat, intento a pronunciare frasi che incitavano alla violenza antisemita, nel contesto del conflitto israelo-palestinese. A prendere posizione contro il terzino destro del Nizza, allenato dall’italiano Francesco Farioli è stato inizialmente Christian Estrosi, sindaco della città colpita da attentati islamisti nel 2016 e nel 2020: «Se si è lasciato strumentalizzare, presenti delle scuse, altrimenti non ha posto nel nostro Nizza». Atal aveva cancellato il video del predicatore, postando un messaggio a sostegno della pace e in ricordo di tutte le vittime. Ma non è servito.

Apologia di terrorismo, il Nizza sospende Youcef Atal: ha postato un video di un predicatore che incitava alla violenza contro gli ebrei.
Youcef Atal con la maglia dell’Algeria (Getty Images).

Atal è atteso dalla Procura di Nizza

In ritiro con l’Algeria dal 9 ottobre, il difensore è atteso a Nizza dai dirigenti del club. E anche dalla Procura locale. «Vogliamo sottolineare che la reputazione del Nizza deriva dal comportamento di tutti i suoi dipendenti, che devono essere conformi ai valori difesi dall’istituzione», ha spiegato il club, ribadendo «il fermo impegno a garantire che la pace prevalga su tutte le altre considerazioni». Classe 1996, Atal ha esordito come professionista nel Paradou di Algeri, approdando poi in Europa all’inizio del 2018, ingaggiato dai belgi del Kortrijk. Nell’estate di quell’anno è poi passato al Nizza. Vanta 32 presenze con l’Algeria, con cui ha vinto la Coppa d’Africa nel 2019.

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Il Magonza aveva già sospeso El Ghazi

Il 17 ottobre, in seguito a un post pubblicato su Instagram (e poi rimosso) nel quale si schierava apertamente contro Israele e a favore della causa palestinese, Anwar El Ghazi è stato sospeso dal club tedesco del Magonza, che ha da poco ingaggiato a parametro zero dopo la fine della sua avventura al PSV Eindhoven.

 

Il presidente del Barcellona indagato per il caso Negreira

L’attuale presidente del Barcellona, Joan Laporta, è stato iscritto sul registro degli indagati in Spagna per il cosiddetto “caso Negreira”, riguardante sospetti di presunti pagamenti illeciti ad arbitri da parte del club calcistico catalano. Come si apprende da una nota ufficiale, a Laporta (presidente del Barça tra il 2003 e il 2010 e di nuovo a partire dal 2021) sono attribuite principalmente accuse di corruzione e corruzione sportiva.

Il presidente del Barcellona Laporta indagato per il caso Negreira. Per il giudice non vale la prescrizione del reato.
La sede della Federcalcio spagnola (Getty Images).

Il club avrebbe pagato sette milioni per avere favori arbitrali

Tra i principali sospettati della trama c’è José María Enríquez Negreira, ex arbitro e poi vicepresidente del Comitato Tecnico Arbitrale spagnolo, a cui il club catalano avrebbe pagato oltre sette milioni per ottenere favori durante le partite. Il Barcellona e i suoi ex presidenti Josep Maria Bartomeu e Sandro Rosell erano già stati accusati di corruzione, così come Negreira e suo figlio.

Il presidente del Barcellona Laporta indagato per il caso Negreira. Per il giudice non vale la prescrizione del reato.
Tifosi del Barcellona (Getty Images).

Laporta, per il giudice non vale la prescrizione del reato

Laporta sarebbe stato coinvolto nell’inchiesta perché il giudice Joaquín Aguirre non ha condiviso i criteri della Procura Anticorruzione, che lo escludevano in quanto il reato era andato in prescrizione. Secondo Aguirre, infatti, vanno presi in considerazione tutti gli eventi accaduti dal 2008 in poi. Avvisi di garanzia sono arrivati infatti anche ad altri dirigenti della prima presidenza di Laporta. In ambito Uefa, se dovessero emergere nuovi elementi potrebbe essere possibile l’esclusione da tutte le competizioni europee per la stagione successiva. Per quanto riguarda invece la Liga, è ormai tutto andato in prescrizione in quanto sono passati più di tre anni dall’ultimo versamento: Impossibile dunque intervenire per cancellare i successi della squadra nel massimo campionato spagnolo.

Fagioli, le confessioni alla procura sulle presunte minacce e i prestiti da Gatti e Dragusin

Nicolò Fagioli, il primo calciatore di Serie A a essere indagato per la vicenda del calcioscommesse, ha deciso di patteggiare con la giustizia sportiva e ha ricevuto per questo una pena ridotta, 7 mesi di squalifica dal campo, cui si aggiungono 5 mesi di pena rieducativa voluti dalla Federcalcio, per un totale di 12 mesi e oltre a 12.500 euro di ammenda. Il calciatore della Juventus potrà tornare in campo il 18 maggio e, nel frattempo, ha parlato con la procura federale per raccontare come è nata e si evoluta la sua ludopatia, quali sono stati i suoi atteggiamenti e i pericoli che ha corso per via dei debiti di gioco accumulati. Sui giornali sono filtrate diverse cose dette alla giustizia dal giocatore, che però ha in parte smentito via social, prendendosela con la stampa. Ma andiamo con ordine.

Le presunte minacce: «Se non paghi ti spezziamo le gambe»

Il calciatore della Juventus avrebbe raccontato di come il suo problema con il gioco sia nato e cresciuto nel tempo. Fagioli a settembre 2022, appena rientrato dalla Cremonese alla Juventus, avrebbe accumulato un debito di 250mila euro. Ad accorgersi che qualcosa non andava era stata sua mamma che gli aveva consigliato di andare al Sert per farsi curare. «Io ci andai alcune volte», si legge nei verbali fatti emergere dalla procura federale.«Ebbi l’illusione di poterne fare a meno», ma così evidentemente non è stato e i debiti continuavano ad aumentare, malgrado la madre avesse il controllo del suo conto corrente. «Nel periodo successivo a settembre 2022 giocavo in modo compulsivo davanti alla tv su qualsiasi evento sportivo che stessi vedendo, calcio compreso… anche Serie B e Lega Pro», avrebbe ammesso Fagioli, prima di aggiungere: «Inizialmente giocavo sul tennis, poi da settembre 2022, poiché dovevo restituire somme ingenti a varie piattaforme, iniziai a scommettere anche sul calcio, per provare a recuperare». Così si arriva al 2023, quando il debito totale sarebbe stato di 3 milioni di euro, circa 3 volte il suo stipendio stagionale alla Juventus. «Aumentando il debito e ricevendo pesanti minacce fisiche, tipo ti spezzo le gambe, anche durante la notte pensavo solo di giocare per recuperare il mio debito».

Federico Gatti e Radu Dragusin
Federico Gatti e Radu Dragusin (Getty Images).

I presunti debiti anche con i compagni Gatti e Dragusin, ma la Juventus non sapeva nulla

La mamma, come detto, controllava i conti del figlio e questo rappresentava un limite per la sua ossessione del gioco e per i debiti accumulati. Il calciatore avrebbe iniziato così, a ottobre 2022, a chiedere soldi ai suoi compagni. «Ho pianto per i debiti, ho chiesto soldi ai compagni», pare abbia detto lo juventino alla procura, spiegando anche di dover ancora restituire le somme avute in prestito. Il racconto nel dettaglio sarebbe questo: «Gatti mi prestò 40 mila euro. Ancora devo restituirglieli. Gli dissi che mi servivano per comprare un orologio. Anche Dragusin mi prestò 40 mila euro». I prestiti venivano accreditati «tramite bonifico alla gioielleria di Milano dove acquistavo gli orologi di lusso da consegnare ai gestori delle piattaforme», secondo la versione che avrebbe dato Fagioli. Malgrado la necessità di soldi fosse emersa con alcuni compagni di squadra, Fagioli avrebbe assicurato che la Juventus non era a conoscenza delle scommesse: «Lo sapevano solo mia mamma e qualche amico non calciatore». Poi ancora sulla Juve: «Dovevo rinnovare il contratto e temevo che una notizia del genere lo avrebbe impedito». Gatti (il cui nome è stato fatto da Fabrizio Corona) e Dragusin, al momento, sono comunque estranei all’indagine.

Fagioli su Instagram
Le parole di Fagioli sul caso calcioscommesse (Instagram).

Fagioli poi tramite social se la prende con la stampa

Sul suo profilo Instagram, Nicolò Fagioli ha voluto ridimensionare tutte le sue dichiarazioni emerse sulla stampa, dicendo che avrebbe voluto iniziare con un messaggio di scuse verso i suoi compagni di squadra, la Juventus e tutti i tifosi di calcio e dello sport «per l’errore ingenuo» che ha commesso, ma che la priorità è diventata quella di difendersi dallo «schifo che scrivono i giornali». Cioè «persone solo per mettermi in cattiva luce con mille falsità… o forse meglio, solo per conquistare due visualizzazioni in più. Presto parlerò».

Tonali ha ammesso di aver scommesso sul Milan

Nicolò Fagioli ha patteggiato sette mesi di squalifica e cinque mesi di pene alternative per il caso scommesse. Sandro Tonali rischia molto di più: secondo la Gazzetta dello Sport, infatti, il centrocampista del Newcastle avrebbe ammesso di aver scommesso anche sulle partite del Milan, ovvero la sua ex squadra. Questo aggraverebbe molto la sua posizione.

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Tonali ha ammesso di aver scommesso sul Milan. L’ex rossonero, passato in estate al Newcastle, rischia un anno di squalifica.
Sandro Tonali con la maglia del Milan (Getty Images).

Avrebbe scommesso su partite in cui non ha giocato

Scommettere sulla propria squadra è particolarmente rischioso perché si potrebbe configurare il reato di illecito sportivo. Interrogato per quasi tre ore dalla Procura federale, Tonali si sarebbe autodenunciato all’organo di giustizia sportiva e avrebbe detto non solo di aver scommesso sul calcio, ma anche sulle partite del Milan, quando appunto vestiva il rossonero, su partite in cui però non era sceso in campo.

Tonali ha ammesso di aver scommesso sul Milan. L’ex rossonero, passato in estate al Newcastle, rischia un anno di squalifica.
Sandro Tonali con il Newcastle (Getty Images).

Il calciatore è stato collaborativo: un anno di squalifica?

Per questo, nonostante le puntate sulla sua squadra, spiega la Gazzetta dello Sport, la violazione contestata a Tonali non sarebbe quella dell’illecito sportivo (articolo 30) ma resterebbe nel recinto dell’articolo 24 del Codice di giustizia sportiva, che punisce i giocatori che scommettono sul calcio con una pena minima di tre anni. Un patteggiamento in tempi brevi, percorso già intrapreso da Fagioli, permetterebbe a Tonali un consistente sconto di pena. Il giocatore si è poi dimostrato molto collaborativo. L’ipotesi più probabile, visto il fresco precedente del collega juventino, è – suggerisce la Gazzetta – quella di 12 mesi di squalifica sul campo e 6 di prescrizioni alternative, visto che anche Tonali ha dichiarato di essere affetto da ludopatia.

Scommesse, Fagioli patteggia: sette mesi di squalifica

Nicolò Fagioli non sarà squalificato per tre anni ma per sette mesi. L’annuncio sul patteggiamento, da parte della Procura federale, dovrebbe arrivare già nelle ore successiva ai vari colloqui intercorsi tra i giudici e il calciatore della Juventus. Quest’ultimo avrebbe così uno sconto di pena importante, grazie all’autodenuncia e alla collaborazione nel caso scommesse che sta sconvolgendo il calcio italiano ed europeo. Decisivo anche l’aver messo a nudo la sua ludopatia. Come sottolinea Gazzetta dello sport, ai colloqui in Procura ha partecipato anche Paolo Jarre, lo psichiatra che segue Fagioli da due mesi.

Scommesse, Fagioli patteggia sette mesi di squalifica
Nicolò Fagioli durante una partita con la maglia della Juventus (Getty Images).

Fagioli salterebbe l’intera stagione

Il patteggiamento e la collaborazione hanno permesso a Fagioli di abbattere metà della pena, sfruttando quanto previsto dal codice Figc. E poi è stato chiesto uno sconto ulteriore, grazie al comma 2 dell’articolo 126 del Codice. Il testo specifica che resta «la possibilità di applicare le ulteriori diminuzioni derivanti dall’applicazione di circostanze attenuanti». Adesso la Procura informerà il procuratore generale dello Sport del Coni, Ugo Taucer, che avrà tempo dieci giorni per formulare eventuali «rilievi». Poi toccherà al presidente della Figc Gabriele Gravina confrontarsi con il Consiglio federale. Bisognerà aspettare 15 giorni e sarà deciso se la sanzione è da considerare congrua. Se così sarà, la proposta di accordo diventerà definitiva e Nicolò Fagioli rientrerà dopo sette mesi. Salterà tutta la stagione 2023/2024 e potrà tornare arruolabile dalla prossima.

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Gravina sulla ludopatia: «Una piaga»

Proprio il presidente della Figc ha parlato in mattinata della vicenda, nel corso di un evento all’ambasciata italiana a Londra in vista di Inghilterra-Italia. Gravina ha dichiarato: «Mi attribuiscono le responsabilità su quelli che successo. Ma non mi sento minimamente coinvolto. Umanamente si. Per me i ragazzi sono dei figli. Questi ragazzi non sono carne da macello. Non si possono lanciare elenchi così. La ludopatia è una piaga sociale. Non del calcio. Non solo del calcio. Un milione e mezzo sono malati di ludopatia. Chi ha sbagliato deve essere punito, ma chi chiederà aiuto, e c’è chi lo ha già fatto, noi lo aiuteremo. Non li abbandoneremo mai questi ragazzi».

Scommesse, Fagioli patteggia sette mesi di squalifica
Il presidente Gravina (Getty Images).

Scommesse, la presunta fonte di Corona: «Su Zalewski ho inventato tutto»

La presunta fonte di Fabrizio Corona ha rivelato al Cerbero Podcast di essersi inventato il nome del terzino della Roma Nicola Zalewski, inserito tra quelli dei calciatori al centro del caso legato alle scommesse nel calcio. L’uomo ha dichiarato: «Non conosco Zalewski e non ho le prove che scommetta. Corona mi aveva offerto un compenso di 20 mila euro». Un’offerta accetta a fronte di una «una situazione economica finanziaria difficile». Tutto sarebbe nato da un commento sulla pagina Dillinger News. La presunta fonte ha dichiarato «di possedere delle informazioni. In realtà non avevo niente. Poco dopo vengo contattato dalla redazione».

La chiamata di Corona: «Mi ha proposto tre nomi»

Il racconto dell’uomo poi è ancora più dettagliato. Corona lo avrebbe chiamato dopo qualche ora: «Ha cominciato a parlare di alcune situazioni di cui era a conoscenza e mi dice tre nomi della Roma. Tra questi c’era Zalewski. Mi disse che se avessi confermato questo nome mi avrebbe dato una ricompensa di 20 mila euro. Così mi propone un’intervista a volto coperto dove sarei stato irriconoscibile». E ancora: «Mi propone una cena. Ma prima avrei dovuto dare delle informazioni telefoniche». Ed è qui che è arrivata la conferma.

Scommesse, la presunta fonte di Corona «Su Zalewski ho inventato tutto»
Fabrizio Corona è al centro, con le sue rivelazioni, dell’intera inchiesta (Getty Images).

«Ha registrato la chiamata senza il mio consenso»

Ma la presunta fonte ha proseguito nel racconto: «Senza il mio consenso registra la chiamata e diffonde l’audio». Poi non c’è stato alcun altro contatto tra i due. L’uomo si è anche pentito e ha spiegato di aver «scritto un messaggio su Instagram a Zalewski per chiedergli scusa. Sono sicuro della sua innocenza». La versione è stata smentita dallo stesso Fabrizio Corona. L’ex re dei paparazzi ha spiegato sui social che porterà «le prove in televisione».

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Tennis, Peter Lundgren costretto all’amputazione del piede per un’infezione

L’allenatore che portò al primo trionfo Slam Roger Federer, ha subito l’amputazione del piede sinistro in seguito a un’infezione. A dare la notizia sui social è stato lo stesso Peter Lundgren, 58 anni, che nel mese di settembre, come riportano i media svizzeri, si era fratturato la caviglia. Da quel momento in poi, complice il diabete di tipo 2 di cui soffre, sono iniziate le difficoltà che hanno portato prima all’infezione e, successivamente, all’amputazione.

Presto la riabilitazione

Lundgren, ex tennista professionista arrivato fino al n. 25 della classifica mondiale, è in condizioni stabili e inizierà presto la riabilitazione. Solo nel mese di marzo, l’allenatore si stava dedicando come coach al 21enne Dominic Stricker. L’allenatore, oltre a Federer, nella sua carriera ha seguito campioni come Marat Safin, Stan Wawrinka, Grigor Dimitrov, Marcos Baghdatis.

Bayern, il caso Noussair Mazraoui e il post pro Palestina

Un video postato su Instagram e una frase pronunciata da una voce esterna: «Dio, aiuta i nostri fratelli oppressi in Palestina, affinché ottengano la vittoria. Possa Dio concedere la grazia ai morti, possa Dio guarire i feriti». Il “caso” Mazraoui è scoppiato dopo che, nei giorni scorsi, il difensore marocchino del Bayern Monaco, in ritiro con la propria nazionale, ha condiviso sui social il breve contenuto, senza fare alcun riferimento alle vittime israeliane e invocando la vittoria dei palestinesi.

La reazione del club tedesco

«Il Bayern ha immediatamente contattato Noussair Mazroui dopo i suoi post su Instagram domenica. Il giocatore è attualmente in Africa con la nazionale del Marocco. Dopo il suo ritorno è previsto un incontro personale dettagliato con la dirigenza del club a Monaco» ha reso noto il club tedesco. «Tutti» si legge nella nota «ogni dipendente e ogni giocatore, sanno quali valori rappresenta il Bayern. Li abbiamo già espressi pubblicamente e inequivocabilmente subito dopo l’attacco terroristico contro Israele. Abbiamo a cuore i nostri amici in Israele e siamo al loro fianco. Allo stesso tempo, speriamo in una coesistenza pacifica di tutti i popoli del Medio Oriente».

«Caro Bayern, cacciatelo subito»

Anche la politica è scesa in campo per condannare il post di Mazraoui. «Il club di Kurt Landauer, che fu chiamato “club ebreo” dai nazisti, non può lasciar passare questa situazione così. Caro Bayern Monaco, per favore cacciatelo subito. Inoltre, dovrebbero essere sfruttate tutte le possibilità a livello statale per espellerlo dalla Germania». Sono le parole del deputato Cdu Johannes Steiniger, tra i più giovani del parlamento tedesco, che ha chiesto al Bayern l’allontanamento del difensore.

Serie A, stallo sui diritti tv: la decisione sulle offerte è stata rinviata

Lo stallo sui diritti tv della Serie A per il triennio 2024-2027 o per il quinquennio 2024-2029 prosegue. La Lega ha reso noto che nell’odierna assemblea non è stata presa alcuna decisione riguardo alle offerte presentate da Dazn, Mediaset e Sky. In una nota hanno spiegato che «dopo un’analisi delle offerte pervenute oggi da parte dei broadcaster che hanno partecipato alle 5 giornate di trattative private, sono stati approfonditi anche i modelli di realizzazione del canale ufficiale della Lega Serie A».

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Serie A, stallo sui diritti tv la decisione sulle offerte è stata rinviata
Il monitor di servizio di una telecamera a bordo campo (Getty Images).

Il 23 ottobre nuovo incontro e scadenza per le offerte

La nota prosegue: «Le società hanno deciso di dedicare tutta la settimana corrente ad incontri quotidiani di studio e analisi dei possibili scenari, ivi inclusa l’ipotesi di attivazione del canale. I club torneranno a riunirsi in assemblea in presenza, presso la sede della Lega, il prossimo 23 ottobre, giorno di scadenza della validità delle offerte presentate oggi dai broadcaster». Già in estate erano stati diversi i rinvii dopo l’apertura delle buste.

Iervolino: «Assemblea è spaccata»

A spiegare quanto sta accadendo è stato il patron della Salernitana, Danilo Iervolino: «È stato tutto rimandato, la proposta dei broadcaster a mio avviso è molto molto bassa e quindi non soddisfa me come altre squadre che hanno espresso perplessità. Io spingo per il canale di Lega, credo sia un atto di grande coraggio e modernità. Dobbiamo spingere a un modello di coinvolgimento differente anche per i giovani quindi è giusto che ci sia un canale dedicato e gestito dalla Lega Offerte? Anche la migliore, che comprende Dazn e Sky, è bassa. A me non piace, poi ognuno la valuterà lunedì prossimo in un’altra assemblea di Lega. Mediaset ancora in corsa? Parrebbe di no. Le ipotesi sono tutte non soddisfacenti. Stiamo aspettando lunedì, se non convergiamo sulle proposte dei due broadcaster apriremo l’offerta dei fondi. L’assemblea è spaccata, non tra big e piccole ma tra chi vede un futuro roseo stando in equilibrio come oggi e chi invece ha il coraggio di cambiare e vedere un futuro differente. Abbiamo visioni e strategie differenti, ci sono proprietari e manager, non c’è omogeneità totale. Mi sembra che insieme a Fiorentina e Napoli abbiamo espresso chiaramente il nostro pensiero a favore del canale».

Casini a luglio parlava di «massimo 30 giorni»

A luglio il presidente Lorenzo Casini ha spiegato i motivi della prima proroga: «L’amministratore delegato ha avvisato i club delle trattative in corso. L’assemblea ha deciso di deliberare una proroga per le trattative private, che proseguiranno nelle prossime settimane. Siamo arrivati nel momento decisivo. Abbiamo semplicemente replicato quanto previsto dalle linee guida e dal bando. Le trattative private possono essere prorogate di un ulteriore termine, massimo 30 giorni. Nei giorni scorsi avevamo ipotizzato che questo lavoro di trattativa potesse concludersi oggi. Ma è un lavoro molto intenso che va avanti e necessitava della proroga. Siamo nel pieno delle trattative». E ancora: «Io non comunico cifre. Le buste sono state aperte, ma non è stato comunicato l’importo in assemblea, visto che non è stato considerato un importo definitivo, proprio perché le trattative sono in corso».

Serie A, stallo sui diritti tv la decisione sulle offerte è stata rinviata
Lorenzo Casini (Imagoeconomica).

Secondo il segretario di Federbet «il 90 per cento dei calciatori scommette»

«Secondo me il 90 per cento dei calciatori scommette, e la cosa non mi sorprende affatto, ho parlato con tantissimi di loro. Hanno molto tempo libero, amano l’adrenalina, hanno spirito di competitività e hanno tanti soldi. E questo li rende molto inclini al gioco d’azzardo, è un problema enorme». Lo ha detto Francesco Baranca, segretario generale di Federbet, organizzazione internazionale che lotta contro le scommesse illegali nello sport, parlando ai microfoni della spagnola Cadena Ser.

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Secondo il segretario di Federbet, Francesco Baranca, «il 90 per cento dei calciatori scommette. Non parliamo di partite truccate».
Nicolò Fagioli (Getty Images).

«Non parliamo di partite truccate, ma di scommesse»

Il problema è tornato d’attualità in Italia. Ma ciò che è successo con la Nazionale per Baranca è solo la punta dell’iceberg: «Se andiamo a vedere tutti i calciatori che scommettono, nella nazionale italiana o in un’altra andiamo a giocare voi e io. Negli ultimi 10 anni non è cambiato nulla». In ogni caso «non parliamo di partite truccate, ma di scommesse», ha specificato Baranca, evidenziato che (almeno per adesso) il caso che vede al centro Nicolò Fagioli, Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo è molto diverso da altri che in passato hanno travolto il calcio italiano.

Secondo il segretario di Federbet, Francesco Baranca, «il 90 per cento dei calciatori scommette. Non parliamo di partite truccate».
Nicolò Zaniolo e Sandro (Getty Images).

«Il profilo del calciatore è il più simile a quello del ludopatico»

«Il profilo del calciatore è il più simile a quello di un ludopatico e ora c’è bisogno di parlarne apertamente e di cambiare mentalità. Invece, purtroppo, dopo una settimana ce ne dimentichiamo tutti, la verità è questa», ha continuato Baranca. «Dovremmo parlare ogni settimana dei rischi che si corrono, e creare un vero codice etico: pensate al Newcastle, ha speso 80 milioni per Tonali e ora rischia di vederselo squalificare, che danno è per il club? Io direi enorme».

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