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Scacchipugilato, il campione del mondo è italiano: storia e regole

Nicolò Tiraboschi, 23enne di Bergamo, è il nuovo campione del mondo di scacchipugilato. Sport emergente che unisce la boxe agli scacchi, il chessboxing è una delle discipline in ascesa in tutto il mondo, tanto che in appena 20 anni di vita ha visto la formazione di numerosi federazioni fra Italia, India, Regno Unito e Francia. Alla sua prima partecipazione in assoluto a una competizione ufficiale di tale disciplina, l’azzurro ha battuto nel torneo di categoria Under 65 chilogrammi disputato a Riccione il francese Tony Infantino, che si è arreso a poche mosse dallo scacco matto. L’Italia vanta anche due talenti internazionali fra i pesi massimi: si tratta di Sergio Leveque, attuale campione d’Europa, e Gianluca Sirci, ex detentore del titolo.

Scacchipugilato, la storia e le regole dello sport che unisce boxe e scacchi

Mix perfetto fra cervello e muscoli, lo scacchipugilato ha una storia ancora molto recente. Nacque infatti nel 2003 per opera di Iepe Rubingh, artista olandese che ha vissuto a lungo in Germania, che per primo ne organizzò un incontro ufficiale. L’idea originale è frutto però di una graphic novel. Lo inventò infatti Enki Bilal, fumettista francese ma originario di Belgrado, che lo rappresentò nelle sue tavole di Freddo Equatore, pubblicato nel 1992. Grazie all’intuito di Rubingh però ha ben presto catturato l’attenzione dei giocatori di scacchi e dei pugili di tutto il mondo, tanto che oggi esistono federazioni non solo in Italia, ma anche in Usa, Iran, Polonia, Francia, Russia e India. Numerose anche le competizioni, che mettono in palio non solamente titoli nazionali ma anche europei e mondiali.

Il bergamasco Nicolò Tiraboschi è il nuovo campione del mondo di scacchipugilato. Lo sport, ispirato a un fumetto, unisce boxe e scacchi.
Il campione mondiale di scacchipugilato è italiano (Getty Images).

Le regole di questo singolare sport combinato sfruttano le direttive già note per quanto riguarda la boxe e il gioco degli scacchi. Come si legge sul sito ufficiale delle Federazione italiana, i due contendenti si affrontano sulla distanza di 11 riprese, in cui si alterna un round sul ring e uno con le pedine. Si parte solitamente con il duello sulla scacchiera e ogni ripresa dura tre minuti. Si può vincere sia per scatto matto sia per KO in pedana, anche se ciascuno sfidante può decidere di ritirarsi in qualsiasi momento in entrambe le discipline. Tra un round e l’altro vige una pausa di appena 60 secondi, utile affinché i giocatori possano cambiarsi per fare lo switch tra uno sport e l’altro. Ciascun atleta ha massimo nove minuti sul personale orologio di scacchi per fare tutta la partita. Alla scadenza del tempo, la partita si conclude.

Le categorie e la variante nelle riprese per le donne

In Italia esistono sette categorie, differenti come per la boxe in base al peso degli atleti. Si parte dai Mosca (45-50 chilogrammi), salendo poi ai Gallo (50-56), Piuma (56-63), Leggeri (63-71) e Medi (71-80). In vetta ci sono poi i Mediomassimi (80-90) e i Massimi (oltre i 90 chilogrammi). Per quanto riguarda le donne, cambia la durata delle 11 riprese di un match. Le ragazze infatti combattono per un massimo di due minuti sul ring e giocano per tre minuti con le pedine degli scacchi. L’ultimo talento italiano è Nicolò Tiraboschi, che fino ai 20 anni ha mostrato il suo talento solo sulla scacchiera. Ex studente di Filosofia, poi passato a frequentare corsi di programmazione, durante il Covid ha scoperto la boxe, avvicinandosi poi allo scacchipugilato.

Il bergamasco Nicolò Tiraboschi è il nuovo campione del mondo di scacchipugilato. Lo sport, ispirato a un fumetto, unisce boxe e scacchi.
Una partita di scacchipugilato in Francia (Getty Images).

Bandiere per Gaza, il Celtic sospende abbonamenti di 250 tifosi

Il Celtic ha sospeso gli abbonamenti di circa 250 suoi tifosi per aver esposto bandiere palestinesi o filo-palestinesi nel corso degli ultimi incontri del club scozzese. Il provvedimento è entrato in azione già nel match casalingo dell’1 novembre, vinto contro il St Mirren. Assenti gli esponenti delle Brigate Verdi, storico gruppo organizzato della curva del Celtic raggiunto dal provvedimento del club di Glasgow.

«Comportamenti inaccettabili non conformi alle norme»

La motivazione ufficiale fornita dal club per giustificare il divieto d’accesso al Celtic Park è stata «un’escalation sempre più grave di comportamenti inaccettabili non conformi alle norme». Ma i più concordano nel ritenere che la sospensione sia scattata per la presa di posizione della frangia di tifo sul conflitto in Medio-Oriente. Fin dalle prime ore della rappresaglia militare di Tel Aviv, le Brigate Verdi avevano espresso la loro vicinanza alla causa della Striscia di Gaza, esponendo il 7 ottobre due grandi striscioni recanti le scritte «Palestina Libera» e «Vittoria alla Resistenza».

Lazio, Patric: «Ho avuto ansia e depressione per il Covid»

Il difensore della Lazio Patricio Gabarrón Gil, noto come Patric, ha confessato di aver sofferto di ansia e di depressione nel 2020, quando il mondo si è fermato a causa della pandemia da coronavirus e dei lockdown. Il centrale difensivo spagnolo ne ha parlato in conferenza stampa, alla vigilia del match dei biancocelesti contro il Bologna. Ha raccontato: «Ho sofferto tanto, perché sono stato chiuso da solo in casa con il Covid. Ho cercato di fare le stesse cose perché mi sentivo in crescita. Poi dal nulla ho avuto problemi di depressione, ansia: per me era tutto buio».

Il racconto di Patric: «Mollare era la cosa più facile»

Patric ha proseguito: «Ho iniziato a lavorare con un mental coach e mi sono ritrovato. La stagione senza tifosi ha inciso tanto, è stata la peggiore. Poi si era infortunato Luiz Felipe e quindi dovevo giocare tutte le partite, anche se non stavo bene. Ma non mi sono mai tirato indietro, perché le persone si vedono anche in queste cose. Quell’anno fu difficilissimo, la cosa più facile era mollare ma non l’ho fatto. Se a oggi sono migliore è anche grazie a quel momento di difficoltà».

Lazio, Patric «Ho avuto ansia e depressione per il Covid»
Patric durante un match della Lazio (Getty Images).

Sul momento attuale: «Pensiamo alla prossima partita»

Patric poi è tornato a parlare del momento attuale della Lazio e della gara contro il Bologna: «È una squadra organizzata, che sta concedendo anche meno gol. Stanno trovando una solidità e davanti hanno calciatori forti: Orsolini, Zirkzee… Abbiamo lavorato come sempre, ma da quando c’è Thiago Motta il Bologna sta facendo veramente ottime cose. Ormai il calcio di oggi è così, dobbiamo pensare partita per partita. Quella di domani è la più importante, poi arriva una settimana in cui ci giochiamo tanto. Ma sono tre punti uguali agli altri. Il Bologna sta facendo una grande stagione, dobbiamo pensare solo a questa partita».

Sinner si ritira da Parigi Bercy: salta l’ottavo con De Minaur

La notizia era nell’aria da qualche ora, ma adesso è ufficiale. Jannik Sinner ha annunciato il suo ritiro dal torneo di Parigi Bercy, l’ultimo Master 1000 della stagione. L’Azzurro numero 4 al mondo non disputerà il suo match degli ottavi di finale contro l’australiano Alex De Minaur, in programma per giovedì 2 novembre alle ore 17. L’altoatesino era però reduce da oltre due ore di battaglia contro lo statunitense Mackenzie McDonald, chiuso nella tarda notte fra l’1 e il 2 novembre, precisamente alle 2.37 del mattino. «Non è ideale giocare così tardi», aveva già spiegato Sinner durante la conferenza stampa post-partita. «Deciderò al risveglio». Tra le interviste e il defaticamento dopo il match, il tennista azzurro è rincasato solamente alle 5 del mattino, 12 ore prima della nuova partita. Il campione di Vienna tornerà in campo per le ATP Finals di Torino, previste dal 12 al 19 novembre, in cui è già certo di essere quarta testa di serie del seeding.

LEGGI ANCHE: Da eroe a peccatore, la strana parabola di Sinner nel 2023

Non solo Sinner, la polemica di Wawrinka, Thiem e Ruud

La programmazione del torneo di Parigi Bercy, fra i maggiori indoor dell’ultima parte di stagione ATP, non è nuova a polemiche e attriti. Già in passato infatti i tennisti avevano lamentato orari sempre più difficili per disputare le partite, motivati dai pochi campi a disposizione per distribuire al meglio gli incontri. Nel 2023 tuttavia la situazione è peggiorata, in quanto si è deciso di inserire sei match sul campo Centrale, iniziando però solamente alle 11 del mattino. Impossibile pertanto, prevedendo sfide da tre ore ciascuna, pensare di poter finire in tempo. Una scelta che ha indispettito anche il pubblico, come testimoniano le tribune vacanti durante la partita tra Sinner e McDonald. «Non tengono conto della salute dei giocatori», ha sbottato Darren Cahill, allenatore dell’altoatesino. «Felice per la vittoria di Jannik ma zero attenzione durante questa programmazione».

Dure anche le parole di Casper Ruud, norvegese numero 11 al mondo, che ha difeso Sinner con un post su X. «Complimenti per come avete gestito uno dei migliori nel circuito», ha postato il tennista. «Ha chiuso il suo match alle 2.37 e ha 14 ore e mezza per recuperare. Cos’è, uno scherzo?». Più pacata ma ugualmente pungente la polemica di Dominic Thiem e Stan Wawrinka, che 24 ore prima avevano terminato la partita solamente alle 2.23 del mattino con la vittoria dell’austriaco. Che non ha mancato di puntualizzare l’orario, scrivendo sulla telecamera dopo il successo un «Grazie Parigi» allegando l’orario. Lo svizzero, che avrebbe dovuto giocare in doppio con Sinner contro la coppia serba di Novak Djokovic e Miomir Kecmanovic, ha alzato bandiera bianca annunciando il ritiro. Nel 2025 Parigi Bercy dovrebbe spostarsi in una nuova sede, con stadio da 30 mila posti e più campi a disposizione.

Tennis, Ons Jabeur dona parte del suo premio delle Wta Finals ai palestinesi

La tennista tunisina Ons Jabeur ha annunciato l’intenzione di donare parte del suo premio in denaro delle Wta Finals per aiutare il popolo palestinese a Gaza. Lo ha detto a margine della vittoria del primo turno del torneo in corso a Cancun.

Non un messaggio politico ma una «questione di umanità»

Le Wta Finals sono considerate la rassegna più importante dell’anno dopo le quattro prove del Grande Slam, cui prendono parte le prime otto tenniste della classifica del singolare e le prime otto del doppio. L’ex numero due del mondo ha vinto il primo turno delle fasi a gironi contro Markéta Vondroušová per 6-4, 6-3. Nell’intervista post partita ha trattenuto le lacrime mentre parlava del conflitto in corso a Gaza. «Sono molto contenta della vittoria, ma la situazione nel mondo non mi rende felice», ha detto la tre volte finalista del Grande Slam. «È molto dura vedere bambini e neonati morire ogni giorno. È straziante. Ho deciso di donare parte del mio premio in denaro per aiutare i palestinesi. Non posso essere contenta di questa vittoria», ha aggiunto. La decisione di donare parte del suo premio, ha spiegato, «non è un messaggio politico, è umanità».

«Fatico a concentrarmi sul tennis, ogni giorno vedo immagini orribili»

Nella conferenza stampa post-partita, Jabeur ha proseguito parlando delle difficoltà nel mantenersi strettamente concentrata sul tennis di fronte a quanto sta accadendo in Medio Oriente. «Cerco di stare il meno possibile sui social media, ma è molto difficile. Ogni giorno mi imbatto in video e foto orribili, che non mi aiutano a dormire o a recuperare nella maniera che vorrei. Mi sento senza speranza, sento che non posso fare nulla. Mi piacerebbe avere una bacchetta magica e far finire tutto questo per riportare la pace. Forse posso dare un piccolo aiuto donando una parte del mio premio, anche se so che, alle persone che vivono la guerra, i soldi interessano poco», ha concluso.

Coppa Italia, diritti tv a Mediaset per 52 milioni: la Rai ne ha offerti 20

I diritti tv della Coppa Italia e della Supercoppa italiana sono stati assegnati a Mediaset. La decisione dell’Assemblea della Lega è arrivata lunedì 30 ottobre, una settimana dopo l’assegnazione della Serie A a Dazn e Sky. L’azienda di Cologno Monzese manterrà così i diritti per le gare delle due manifestazioni per un altro triennio, fino al 2027, dopo essersi aggiudicata già quello precedente, in scadenza a giugno. Battuta la Rai, la cui offerta non è stata considerata congrua.

Mediaset ha offerto oltre 50 milioni più bonus

A votare per Mediaset, secondo quanto spiega Il Sole 24 Ore, sono stati 18 presidenti su 20. Si è astenuto Aurelio De Laurentiis, numero uno del Napoli, in protesta dopo le polemiche contro la Lega per i diritti tv del campionato. L’offerta è stata di 51,8 milioni di euro, quasi 4 milioni in più rispetto a quanto sono costati i diritti per il triennio precedente. I club hanno comunque incassato meno di quanto previsto nel bando.

Coppa Italia, diritti tv a Mediaset per 52 milioni la Rai ne ha offerti 20
L’Inter ha vinto la Coppa Italia 2022/2023 (Getty Images).

I club avrebbero voluto incassare almeno 62 milioni

Il minimo era di 62 milioni. Con la parte variabile dell’accordo, invece, Mediaset potrà spendere al massimo 58 milioni, con 2 di costi di produzione. Questa deriva dai bonus legati agli ascolti: bisognerà toccare quota 6,5 milioni di spettatori per le semifinali e 8,5 milioni per la finale.

Pier Silvio Berlusconi: «Caso unico»

L’Ad di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, ha commentato: «È un caso unico, e un orgoglio, per un broadcaster commerciale poter offrire una grande competizione calcistica per squadre di club italiane tutta in esclusiva e senza alcun costo per i telespettatori».

La Rai si è fermata a 20 milioni 

L’offerta della Rai, unica contendente di Mediaset, è stata inferiore. A portare avanti le trattative private con i club sono stati alcuni esponenti della Lega. L’offerta non è andata oltre ai 20 milioni, meno della metà rispetto a quella presentata dalla società di Cologno Monzese.

Mondiali 2034 in Arabia Saudita, Human Rights Watch attacca la Fifa

Dopo la rinuncia dell’Australia, l’Arabia Saudita è rimasto l’unico Paese candidato a ospitare i Mondiali di calcio del 2034. Si tornerebbe in Asia e in Medio Oriente dodici anni dopo il contestato torneo in Qatar. E le polemiche sono già arrivate. Il direttore di Human Rights Watch Germania, Wenzel Michalski, ha commentato la rinuncia australiana attaccando la Fifa. All’agenzia tedesca Dpa, ha dichiarato: «La Fifa si è data un’agenda sui diritti umani in cui si afferma che i paesi ospitanti della Coppa del Mondo devono aderire ai diritti umani. E come sappiamo questo non è il caso dell’Arabia Saudita».

Mondiali 2034 in Arabia Saudita, Human Rights Watch attacca la Fifa
L’Argentina è campione del mondo in carica dopo Qatar 2022 (Getty Images).

Michalski contro la Fifa

Secondo Michalski, far disputare i Mondiali in Arabia Saudita sarebbe ancora peggio di quanto già fatto in Qatar. Ha spiegato i motivi durante l’intervista: «Prendiamo solo la libertà di stampa, che secondo lo statuto della Fifa deve essere garantita. E lì non esiste. O la parità di diritti. O nessuna discriminazione contro le persone Lgbt, per esempio. O semplicemente il diritto alla libertà di espressione». Nei mesi che hanno preceduto la Coppa del Mondo in Qatar, il Paese è stato attaccato più volte sul tema dei diritti umani violati. Amnesty International ha lanciato diversi appelli, uno di questi rivolto a David Beckham, invitato a parlare in difesa delle donne e della comunità Lgbtqia+ da ambasciatore del torneo.

L’Australia non ha ancora dato spiegazioni

Intanto molti addetti ai lavori si interrogano su cosa abbia spinto l’Australia a rinunciare. I vertici della federazione locale non hanno fornito alcuna spiegazione. In una nota hanno affermato: «Dopo aver preso in considerazione tutti i fattori, siamo giunti alla conclusione di non farlo per la competizione del 2034. Football Australia ambisce a portare sempre più tornei importanti sulle nostre coste. Crediamo di essere in una posizione forte per ospitare la Coppa d’Asia femminile nel 2026 e poi accogliere le più grandi squadre del calcio mondiale per la Coppa del mondo per club Fifa 2029».

Calcio: l’Australia rinuncia ai Mondiali 2034, Arabia Saudita unica candidata

L’Australia ha deciso di rinunciare alla propria candidatura all’organizzazione della Coppa del mondo di calcio del 2034, favorendo l’Arabia Saudita, che a questo punto (tranne clamorosi sviluppi) ospiterà l’evento. Il termine ultimo per l’invio delle candidature era stato fissato al 31 ottobre dalla Fifa, limitato alle confederazioni asiatica e oceanica: con il passo indietro dell’Australia, il massimo torneo calcistico tornerà così nella penisola arabica a 12 anni da Qatar 2022, Con i medesimi problemi: dal caldo soffocante ai tifosi “finti”, fino al divieto di bere alcolici.

Calcio: Australia rinuncia ai Mondiali 2034, Arabia Saudita unica candidata. A 12 anni da Qatar 2022 il torneo tornerà nella penisola araba.
La Coppa del Mondo (Getty Images).

L’assegnazione del Mondiale 2030 a tre continenti aveva spianato la strada all’Arabia Saudita

«Abbiamo considerato la possibilità di candidarci per ospitare la Coppa del Mondo Fifa e, dopo aver considerato tutti i fattori, abbiamo deciso di non farlo per la competizione organizzata nel 2034», scrive la Federcalcio australiana in un comunicato stampa. Le norme Fifa non consentono di ospitare la manifestazione nello stesso continente per le due edizioni successive. Considerando che l’edizione 2026 si disputerà tra Canada, Usa e Messico (Nord America) e che quella del 2030 è stata assegnata a Marocco, Spagna e Portogallo, con tre gare da disputare in Sudamerica tra Uruguay, Argentina e Paraguay (dunque Africa, Europa e Sud America), per il torneo del 2034 rimanevano solo le opzioni Oceania e Asia. La decisione della Fifa di assegnare il Mondiale del 2030 a tre continenti, molto discussa, è stata vista da molti come un trucco per favorire l’Arabia Saudita. Verità o meno, di sicuro ha spianato la strada al Paese del Golfo, interessato a ripulirsi l’immagine a livello internazionale tramite lo sportwashing.

Calcio: Australia rinuncia ai Mondiali 2034, Arabia Saudita unica candidata. A 12 anni da Qatar 2022 il torneo tornerà nella penisola araba.
Gianni Infantino, presidente della Fifa (Getty Images).

La candidatura saudita è stata subito sostenuta dalla Confederazione asiatica

Solo la candidatura dell’Australia, unico Paese dell’Oceania in grado di ospitare l’evento, poteva portare una certa competizione nell’assegnazione. C’è stata anche la possibilità di una candidatura congiunta con l’Indonesia, per un Mondiale tra Oceania e Asia. Ma la federazione calcistica di Giacarta si è poi tirata indietro, appoggiando la candidatura saudita, ufficializzata il 10 ottobre e già ufficialmente sostenuta dalla Confederazione asiatica di calcio. Nel 2023 Australia e Nuova Zelanda hanno ospitato la Coppa del Mondo femminile e la competizione è stata considerata un successo: nonostante ciò è arrivato il passo indietro.

Chi è Aitana Bonmatí, la stella del Barça vincitrice del Pallone d’Oro 2023

Aitana Bonmatí, centrocampista del Barcellona, è stata premiata con il Pallone d’Oro femminile come miglior calciatrice professionista al mondo della passata stagione. Ad agosto aveva già vinto il premio come miglior giocatrice del Mondiale del 2023, vinto dalla Nazionale spagnola, e il premio Uefa come migliore giocatrice europea dell’anno.

Bonmatí è il frutto di un Paese che ha investito nel calcio femminile

La Spagna sta vivendo un momento straordinario, continuando a dominare il mondo del calcio femminile. Bonmatí, 25 anni, ha afferrato il testimone della compagna di squadra Alexia Putellas, centrocampista del Barça che ha vinto il Pallone d’Oro nelle due edizioni precedenti. Ed è stata proprio Bonmatí, catalana e nelle fila del Barcellona femminile fin dalle giovanili, la calciatrice che nel 2022 ha tenuto a galla la Spagna dopo l’infortunio di Putellas, rimasta fuori dal campo per oltre un anno. Quel trauma vissuto dal Barça, di avere la giocatrice più forte al mondo sulla panchina, nel 2022 si è dissolto tra i piedi di Aitana, che è riuscita a trovare un feeling eccezionale con la squadra portandola alla vittoria della Champions League. Un passo dopo l’altro, nell’estate del 2023 la giovane ha coronato una serie di successi, portando la nazionale alla vittoria del Mondiale. Il successo di Bonmatì è anche quello di una Spagna che ha saputo investire con successo nel calcio femminile, diventando uno dei movimenti più vincenti e seguiti del panorama globale.

Chi è Aitana Bonmatí, la vincitrice del Pallone d'Oro 2023
Tifosi spagnoli festeggiano la vittoria dei Mondiali femminili del 2023 (Getty Images).

Guardiola: «È la versione femminile di Iniesta»

Bonmatì è nata nel 1998 nella piccola città catalana di Sant Pere de Ribes, dove ha iniziato a giocare a calcio fin da bambina prima di essere convocata da Jorge Vilda nelle giovanili del Barcellona. È amatissima dai suoi compaesani, che nel 2023 hanno rinominato in suo onore il campo in cui iniziò a giocare. Bonmatì fu convocata in prima squadra nel 2016, quando in Spagna la rivoluzione tecnica per il comparto femminile era già in corso, ed è oggi una calciatrice forte da un punto di vista atletico, ma che vanta sopratutto di doti analitiche e realizzative che la lasciano ridefinire le azioni e crearne di nuove in aerea. Una calciatrice che ha conquistato anche un certo Pep Guardiola, che l’ha paragonata a uno degli idoli della centrocampista: «Aitana Bonmati è una calciatrice di cui sono innamorato per il suo modo di giocare. Posso dire che è la versione femminile di Iniesta».

L’impegno nelle questioni sociali

Ma oltre a essere una grande calciatrice, Aitana è una figura che si è spesso schierata su questioni sociali di primo piano. Ha partecipato insieme alle compagne agli scioperi in protesta al coach Jorge Vilda e al presidente della federazione spagnola Luis Rubiales, per i comportamenti misogini per i quali sono stati recentemente licenziati. Inoltre, dal 2022 è ambassador dell’Unhcr, contribuendo al progetto d’inclusione per ragazze migranti attraverso il calcio. Ha raccontato che questa sua coscienza politica la deve ai genitori, due indipendentisti catalani che quando nacque le diedero il cognome della madre per protesta contro la legge spagnola che prevede l’anteposizione di quello del padre.

Pallone d’oro: a chi sarebbe andato senza Messi e Ronaldo?

Leo Messi ha vinto il Pallone d’oro 2023 grazie alla vittoria del Mondiale in Qatar con la sua nazionale argentina. Si tratta dell’ottava volta per l’ex Barcellona, con il premio che dal 2008 a oggi ha avuto davvero poca varietà, passando da Messi a Ronaldo e viceversa. Il portoghese, per l’esattezza, ha vinto cinque Palloni d’oro. Solo la pandemia da Covid, Luka Modric e Karim Benzema sono riusciti a interrompere questo flusso di vittorie, provocando un’inevitabile calo di attenzione per il premio personale più ambizioso per i calciatori. Ma a chi sarebbe andato il Pallone d’oro se sia Messi che Ronaldo non fossero stati giocatori di questo tempo?

Il pallone d’oro senza Messi e Ronaldo

A rispolverare l’archivio dei ricordi ci ha pensato la Gazzetta dello Sport, che ha visto chi, negli ultimi 15 anni, avrebbe meritato il Pallone d’oro, salvo poi doversi accontentare del secondo o terzo posto in graduatoria dietro i due extraterrestri del calcio.

Fernando Torres, Xavi, Iniesta
Fernando Torres, Xavi, Iniesta (Getty Images).

L’inizio della dinastia

Partiamo dal 2008. In quell’anno vinse Cristiano Ronaldo, seguito subito dopo da Messi e dallo spagnolo Fernando Torres che realizzò ben 23 gol nella stagione e fu l’attaccante di riferimento della Spagna campione d’Europa ad Euro 2008. L’anno successivo, nel 2009, il trionfo spettò a Messi, seguito da Ronaldo e dal blaugrana Xavi. Arriviamo al 2010, quando il Pallone d’oro restò saldo nelle mani di Messi in quanto leader indiscusso del triplete messo a segno dal suo Barcellona. Era un anno nero per Cristiano Ronaldo che, infatti, arrivò solo sesto nella classifica del premio di France Football: dietro l’argentino trionfatore c’erano solo suoi compagni di squadra del Barcellona, ovvero Iniesta e Xavi.

Franck Ribéry
Franck Ribéry (Getty Images).

Nel 2011 vinse, ancora una volta, Messi con Ronaldo secondo, anche se il premio secondo molti sarebbe dovuto andare a Xavi Hernandez, più o meno la stessa dinamica dell’anno successivo, quando però l’argentino incantò con ben 91 gol in 12 mesi e lasciò dietro il portoghese e Andres Iniesta. Per Ronaldo, competitivo come pochi altri calciatori, era il momento di una scossa e la sua determinazione gli consentì nel 2013 di tornare ad alzare il Pallone d’oro, lasciandosi dietro Messi e soprattutto i calciatori del Bayern Monaco, capaci in quell’anno di vincere tutto. Il francese Franck Ribéry, terzo in classifica, parlò di vero e proprio furto del premio da parte del portoghese.

Neuer, Neyman, Griezmann e Van Dijk
Neuer, Neyman, Griezmann e Van Dijk (Getty Images).

Solo Modric, Benzema e il Covid riescono a fermarli

Nel 2014, 2015, 2016 e nel 2017 il premio andò rispettivamente a Ronaldo, Messi e ancora Ronaldo per due volte di fila. Il secondo in classifica è sempre stato l’altro extraterrestre del calcio, mentre in terza posizione nei diversi anni troviamo il portiere Neuer, vincitore dei Mondiali in Brasile, Neymar, Griezmann e ancora Neymar. Nel 2018, invece, dopo ben 10 anni di dominio incontrastato Messi – Ronaldo, il Pallone d’oro è andato ad un altro giocatore, cioè a Luka Modric, vincitore con il Real Madrid della Champions League. La dinastia,  tuttavia, non si interrompe del tutto e Messi, nel 2019, si è ripreso il Pallone d’oro sfilandolo, secondo alcuni ingiustamente, al fortissimo difensore del Liverpool Van Dijk.
Luka modric, Robert Lewandowski, Karim Benzema
Luka modric, Robert Lewandowski, Karim Benzema (Getty Images).

Il filotto di vittorie si è interroto ancora nel 2020, quando a fermare il portoghese e l’argentino è stato il Covid. France Football annullò il premio che, secondo molti, sarebbe andato quell’anno a Robert Lewandowski. Nel 2021, altro trionfo a sorpresa di Messi malgrado il suo rendimento al Psg, sua nuova squadra, non fosse dei migliori. Arriviamo così ai tempi più recenti, al 2022, quando a vincere il Pallone d’oro è stato l’attaccante del Real Madrid Karim Benzema, davanti a Messi e Luka Modric. Il resto è storia recente, con Messi che trionfa per l’ottava volta nel 2023, quasi sicuramente l’ultima. Cristiano Ronaldo gioca in Arabia Saudita e, verosimilmente, anche per lui sono finiti i tempi di France football.

La pista da bob che punge nell’orgoglio il governo sovranista

Tra i tanti drammi italiani (cose gravi ma mai serie, direbbe Ennio Flaiano) la vicenda del bob olimpico merita un capitolo a parte. Specie nel giorno in cui una delegazione governativa di gran rango – ci sono niente meno che il vicepremier Antonio Tajani e il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo – sarà a Cesana, ridente località piemontese, per verificare come rimettere in sesto la pista da bob dove nel 2006 ci furono le gare delle Olimpiadi invernali. Costato uno sproposito, 110 milioni di ero, l’impianto durò poco più di un segretario del Pd e dopo aver ospitato una manciata di manifestazioni chiuse ingloriosamente per manifesta inutilità e complicanze idrogeologiche che andavano di pari passo col crescere delle spese di gestione.

La pista da bob che punge nell'orgoglio il governo sovranista
Paolo Zangrillo e Antonio Tajani (Imagoeconomica).

Una disciplina che in Italia è praticata da una cinquantina di persone…

Ora la pista in disarmo però torna buona, per il semplice motivo che a due anni dalle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 gli organizzatori stanno freneticamente cercando la sede per accogliere una disciplina che in Italia, stando agli ultimi numeri disponibili, è praticata da una cinquantina di persone (per l’esattezza 17 di bob, 13 di skeleton e 23 di slittino), che non si capisce per altro dove pratichino visto che piste non ce ne sono. Probabilmente all’estero, dove non è che  abbondino ma qualcuna pur c’è, e anche non lontano da noi. Infatti si era pensato di trasferire le gare a Saint Moritz o Innsbruck, i cui impianti olimpici sono durati nel tempo.

O chiediamo aiuto all’Intelligenza artificiale, o all’estero

Naturalmente tutta questa spasmodica ricerca deriva dal fatto che il progetto per la costruzione di una nuova pista nella sede naturale dei Giochi, a Cortina, dopo lo smantellamento della vecchia che aveva ospitatoquellidel 1956, è stato archiviato. In primis per il solito problema dei costi esorbitanti – anche qui siamo sul filo dei 100 milioni – e poi, dettaglio non trascurabile, perché nessuna impresa si era offerta di costruirla. D’accordo le gare al ribasso, ma non così tanto che un’aziendasi ritrovi a lavorare in perdita. A questo punto le alternative erano due: o chiedere al Comitato olimpico internazionale la soppressione del bob e la sua trasformazione in gara virtuale, magari usando le astuzie dell’Intelligenza artificiale, come la neve prodotta dai cannoni causa vertiginoso rialzo dello zero termico e relativa scomparsa di campi innevati. Oppure chiedere aiuto oltreconfine, con qualche buontempone che (c’eravamo cascati anche noi) aveva infilato nella ridda delle località possibili anche Pechino, sede delle ultime Olimpiadi.

La pista da bob che punge nell'orgoglio il governo sovranista
Daniela Santanchè (Imagoeconomica).

A Cesana spuntarono rovine romane: che occasione per Santanchè…

Ma per un governo sovranista che fa dell’italianità la sua ragion d’essere portare la gara all’estero sarebbe inammissibile. Una palese dimostrazione di incapacità della razza italica che certo non può recedere di fronte agli imprevisti. Di qui l’ultimo disperato tentativo di ripercorrere la via piemontese, con Milano che tace – in fondo la capitale morale c’entra con lo sci più o meno come le Maldive – e i veneti che mugugnano per il vulnus cortinese. Sarà dunque Cesana la panacea che risolverà ciò che finora è apparso irrisolvibile? Le cronache narrano che i lavori della sua costruzione vennero rallentati perché a un certo punto, scavando nel terreno, spuntarono resti di rovine romane. Che imperdibile occasione, direbbe la ministra Daniela Santanchè. Farci passare una pista di bob in mezzo potrebbe aggiungere glamour, dando luogo a una promettente contaminazione storico-culturale. Perché è sì Cesana che riapre il solco (del bob), ma è Roma che è caput mundi.

Lionel Messi vince il Pallone d’oro 2023

Il Pallone d’Oro 2023 va a Lionel Messi.  L’attaccante dell’Inter Miami e capitano della nazionale Argentina campione del mondo conquista il premio per l’ottava volta in carriera. Tra le donne, il Pallone d’Oro è andato alla spagnola Aitana Bonmati del Barcellona.

«Grazie ai miei compagni, a mia moglie e a Diego»

«Ringrazio tutte le persone che mi hanno votato. Lo condivido con i compagni della Nazionale argentina, Lautaro Martinez, Julian Alvarez, e tutti loro. Non voglio dimenticare Erling Haaland e Kylian Mbappé, che hanno avuto un’annata incredibile. Haaland ha vinto tutto e senza dubbio nei prossimi anni porterà a casa questo premio. I giocatori si rinnovano ma il livello non si abbassa mai, ci divertiremo ancora per tanti anni», ha detto Messi dopo l’incoronazione. «L’unico sogno che mi mancava era diventare campione del mondo, è stato speciale perché tante persone di nazionalità diverse tifavano per l’Argentina campione. Grazie a mia moglie, che c’è sempre stata anche nei momenti difficili. E poi ringrazio Diego, non c’è posto migliore per augurargli buon compleanno», ha aggiunto il 36enne argentino.

Alle sue spalle si sono classificati l’attaccante del Manchester City Erling Haaland, centravanti del Manchester City, e il francese Kylian Mbappè, attaccante del Psg. Il trofeo Kopa per il miglior giocatore under 21 va a Jude Bellingham, il premio Yashin (miglior portiere) a “Dibu” Martinez, mentre il premio Muller, destinato al miglior attaccante se lo è aggiudicato Haaland.

La classifica

1. Lionel Messi (ARG, 36 ans, Paris-SG, Inter Miami)

2. Erling Haaland (NOR, 23 anni, Manchester City)

3. Kylian Mbappé (FRA, 24 anni, Paris-SG)

4. Kevin De Bruyne (BEL, 32 anni, Manchester City)

5. Rodri (ESP, 27 anni, Manchester City)

6. Vinicius Jr. (BRA, 23 anni, Real Madrid)

7. Julian Alvarez (ARG, 23 anni, Manchester City)

8. Victor Osimhen (NGA, 24 anni, Napoli)

9. Bernardo Silva (POR, 29 anni, Manchester City)

10. Luka Modric (CRO, 38 anni, Real Madrid)

11. Mohamed Salah (EGY, 31 anni, Liverpool)

12. Robert Lewandowski (POL, 35 anni, Barcellona)

13. Yassine Bounou (MAR, 32 anni, Siviglia/Al-Hilal)

14. Ilkay Gündogan (GER, 33 anni, Manchester City/Barcellona)

15. Emiliano Martinez (ARG, 31 anni, Aston Villa)

16. Karim Benzema (FRA, 35 anni, Real Madrid/Al-Ittihad)

17. Khvicha Kvaratskhelia (GEO, 22 anni, Napoli)

18. Jude Bellingham (ING, 20 anni, Borussia Dortmund/Real Madrid)

19. Harry Kane (ING, 30 anni, Tottenham/Bayern Monaco)

20. Lautaro Martinez (ARG, 26 anni, Inter)

21. Antoine Griezmann (FRA, 32 anni, Atlético Madrid)

22. Min-jae Kim (CDS, 26 anni, Napoli/Bayern Monaco)

23. André Onana (CAM, 27 anni, Inter/Manchester United)

24. Bukayo Saka (ING, 22 anni, Arsenal)

25. Josko Gvardiol (CRO, 21 anni, RB Lipsia/Manchester City)

26. Jamal Musiala (GER, 20 anni, Bayern Monaco)

27. Nicolo Barella (ITA, 26 anni, Inter)

28. Martin Odegaard (NOR, 24 anni, Arsenal)

28. Randal Kolo Muani (FRA, 24 anni, Eintracht Francoforte/Paris-SG)

30. Ruben Dias (POR, 26 anni, Manchester City)

Rubiales, tre anni di squalifica per il bacio a Hermoso

Dopo la sospensione di 90 giorni, Luis Rubiales resterà fermo per tre anni. La Commissione disciplinare della Fifa, infatti, ha deciso di inibire l’ex presidente della Federcalcio spagnola da ogni attività calcistica a livello nazionale e internazionale. Rubiales, protagonista dello scandalo scoppiato al termine della finale del Mondiale femminile, quando ha baciato la calciatrice Jenni Hermoso, avrà dieci giorni per richiedere le motivazioni della sentenza e presentare ricorso alla Commissione d’appello della Fifa. E lo ha anche già annunciato: «Farò ricorso, la decisione della Fifa è senza fondamento».

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Rubiales, tre anni di squalifica per il bacio a Hermoso
Jennifer Hermoso durante un match della Spagna a Salerno contro l’Italia (Getty Images).

La Fifa: «Proteggere l’integrità di tutti»

La decisione è stata presa lunedì 30 ottobre, a distanza di diversi mesi dal bacio con cui si è aperto il caso. In una nota la Fifa ha ribadito «l’impegno assoluto a rispettare e proteggere l’integrità di tutte le persone e a garantire il rispetto delle regole fondamentale di una condotta dignitosa». Rubiales è stato accusato di aver violato l’articolo 13 del codice disciplinare della federazione internazionale, che ha sede a Losanna.

Rubiales: «Decisione senza fondamento»

L’ex presidente della federcalcio spagnola ha già annunciato che presenterà «ricorso contro la decisione della Fifa sino all’ultima istanza affinché venga fatta giustizia e trionfi la verità». Rubiales ha definito la squalifica comminata oggi dalla Fifa «senza alcun fondamento». Poi ha aggiunto: «Malgrado i molteplici sforzi di alcuni politici, dei media e delle istituzioni, sta diventando sempre più evidente la sproporzione e l’ingiustizia commessa. Ma per le persone e la stragrande maggioranza è tutto chiaro».

Il bacio a Hermoso la notte del 20 agosto

La vicenda risale al 20 agosto 2023. Al termine del match vinto dalla Spagna contro l’Inghilterra, con cui le atlete iberiche hanno conquistato il Mondiale femminile, è arrivato il bacio di Rubiales a Hermoso. Poche ore più tardi, la stessa calciatrice ha chiesto sanzioni per l’allora presidente della federazione spagnola. Lui, però, ha resistito e non si è dimesso, spiegando: «Ho ricevuto molte pressioni. Magari lunedì troveranno la formula per cacciarmi. Intendo difendermi e lottare sino alla fine. E spero che si compia la legge e siccome non c’è niente non mi aspetto niente di male». Dopo è arrivata la sospensione e ora la squalifica per tre anni.

Rubiales, tre anni di squalifica per il bacio a Hermoso
Il bacio tra Rubiales ed Hermoso in un video social (Twitter).

Tennis, Jannik Sinner vince il torneo di Vienna

È terminata con la vittoria di Sinner la finale del torneo Atp 500 di Vienna contro Daniil Medvedev, con lo score di 7-6(7), 4-6, 6-3 dopo 3 ore e 4 minuti di gioco. L’altoatesino, reduce dalla vittoria del 28 ottobre su Andrej Rublev, si è imposto dopo una partita non facile, vinta anche grazie alla sua tenuta mentale. Per l’azzurro è il decimo titolo in carriera, eguagliato Adriano Panatta.

«Tra le cinque partite più belle della mia vita»

Le parole di Sinner dopo la finale: «È stata una lotta fisica e mentale. Ho giocato bene nel primo set, sono riuscito a rientrare quando lui era avanti di un break. Nel secondo set lui ha cercato di allungare gli scambi, nel terzo ho avuto tante palle break e sono riuscito a sfruttarle. Sono contento di come ho gestito il match. È tra le prime cinque partite della mia vita. Giocare finali è speciale, soprattutto contro Daniil con cui ho perso tante volte. La vittoria a Pechino mi ha dato fiducia, ma stavolta è stato diverso perché mi sono adattato».

Medvedev: «Spero di giocare altre finali con te»

«Congratulazioni Jannik, a te e il tuo team. Spero di giocare altri finali con te. Il risultato non è quello che avrei voluto, spero di fare meglio la prossima volta» ha detto il russo Daniil Medvedev al vincitore.

Stefano Tacconi lascia l’ospedale, le parole della moglie Laura e del figlio Andrea

L’ex portiere della Juventus e della Nazionale, Stefano Tacconi, sabato 28 ottobre è stato dimesso dall’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, dove era ricoverato dal 21 giugno scorso per proseguire la riabilitazione dopo l’emorragia cerebrale che lo aveva colpito nell’aprile del 2022. Come riportato dall’Ansa, prima di partire, in compagnia della moglie Laura e del figlio Andrea, Tacconi ha incontrato tutti gli operatori dell’unità di Medicina Fisica e Riabilitativa, salutando medici, infermieri, fisioterapisti e personale sanitario.

«È stato da stimolo per gli altri»

«Stefano è un uomo forte ha affrontato il percorso riabilitativo con tanta tenacia. È stato da stimolo e da esempio per gli altri e i risultati si sono visti» ha spiegato il primario Domenico Intiso. «Ha colto sempre di buon grado anche il fatto che molti si avvicinassero per delle foto con lui o per scambiare due chiacchiere  Questo suo lato umano è andato sempre migliorando nel tempo. Io con lui scherzavo molto sulle nostre differenti fedi calcistiche. Mi diceva sempre col sorriso: ‘A me che sono juventino proprio un medico interista doveva capitarmi» ha sottolineato Michele Gravina, medico fisiatra, che lo ha conosciuto in questi mesi.

I ringraziamenti della famiglia

La moglie di Stefano, Laura Speranza, ha ringraziato l’intero ospedale Casa Sollievo con queste parole: «Ringrazio tutti, i medici, i fisioterapisti, gli infermieri, gli operatori sociosanitari e i religiosi che ci sono stati sempre vicini. Stefano tornerà a casa a Milano dove proseguirà la riabilitazione. Ma ci torna con una grande carica emotiva e fisica. A San Giovanni Rotondo abbiamo trovato veramente un mondo di emozioni, di aiuto, di forza. Sia da parte della scienza, sia da parte della fede, con Padre Pio, al quale, come sapete, siamo sempre stati molto devoti. Torniamo a Milano con tutto questo nel cuore e nella mente».

Il figlio: «Finisce un incubo»

«Finalmente finisce un incubo durato quasi due anni. Ieri è stata una grande emozione vedere papà finalmente fuori dall’ospedale. Ovviamente dovrà continuare a Milano un percorso di mantenimento ma si parla di un paio d’ore a settimana», ha detto Andrea, figlio di Stefano Tacconi. «Abbiamo lottato con lui fino ad oggi» – riporta l’agenzia – è un traguardo di tutta la famiglia, non ci siamo mai abbattuti e ci siamo dati supporto a vicenda. Ringrazio le tantissime persone che ci sono state vicine in questo percorso».

Muore un giocatore di hockey in Inghilterra, il pattino gli taglia la gola

L’incidente mortale è avvenuto nella serata di sabato 28 ottobre a Sheffield. A perdere la vita è stato il 29enne americano Adam Johnson, impegnato con i Nottingham Panthers mentre stava affrontando i padroni di casa degli Steelers in una partita valida per la British Ice Hockey Cup. La tragedia si è verificata al 15emo minuto del secondo tempo, quando il pattino dell’avversario degli Steelers è finito all’altezza del collo di Johnson. L’attaccante americano si è accasciato sul ghiaccio. I medici intervenuti hanno tentato di rianimarlo ma poche ore dopo è stato dichiarato il decesso.

Rinviate le partite del fine settimana

Dopo il violento impatto mortale, gli 8 mila spettatori sono stati invitati a lasciare il palaghiaccio e tutte le partite in programma questo fine settimana sono state rinviate. I Panthers hanno espresso il dolore per la perdita di «uno straordinario giocatore, di un grande compagno di squadra e di un’incredibile persona che aveva tutta la vita davanti».

La carriera di Johnson

Originario di Hibbing nel Minnesota, Johnson, nella stagione 2018/2019, aveva debuttato in National Hockey League con la maglia dei Pittsburgh Penguins con cui disputò sei incontri. Giocò con loro sette match anche nella stagione successiva per poi arrivare in Europa durante la pandemia di Covid. Nel 2020/2021 in Svezia per i Malmoe Redhawks  con cui disputò 21 incontri, poi il ritorno in Nord America (Ontario Reign e Lehigh Valley Phantoms) e infine ancora in Europa, più precisamente lo scorso anno in Germania con gli Augsburger Panthers e in questa stagione era approdato ai Nottingham Panthers.

Il Consiglio olimpico d’Asia e le losche trame della famiglia Al Sabah

È un gioco dell’Oca di nome e di fatto. E a giocarlo è la famiglia regnante del Kuwait, gli Al Sabah, che nel patrimonio personale annoverano un asset cui molte altre dinastie della penisola araba aspirerebbero: la presidenza dell’Olympic council of Asia, il Consiglio olimpico d’Asia, cioè l’associazione dei comitati olimpici del continente. Il cui acronimo è Oca, appunto. L’organizzazione-ombrello che raduna 45 comitati olimpici asiatici è roba loro. Lo rimarrà ancora per poco, come ha chiesto il comitato etico del Cio presieduto dalla giurista francese Paquerette Girard-Zappelli. Fine del gioco che riporta tutto alla casella di partenza, quella degli Al-Sabah. Ma che sia stato necessario un fatto eclatante, per rompere una situazione in cui una dinastia regnante è proprietaria di un segmento rilevante dello sport internazionale, è già di per sé elemento indicativo di cosa sia lo sport internazionale e di quanto di feudalesimo persista in seno al Comitato olimpico internazionale (Cio). Che dal canto suo si sforza di proiettare all’esterno un’immagine di modernità e dinamismo, ma poi continua a fare i conti con sacche di pre-modernità.

Il Consiglio olimpico d'Asia e le losche trame della famiglia Al Sabah
Fahad Al-Ahmed Al-Jaber Al Sabah (Getty).

Al Sabah senior e la storica scenata al Mundial 1982

Fondata nel 1982, l’Oca ha avuto il suo quartier generale dapprima a New Delhi, per vederlo spostare nel 1991 a Kuwait City, cioè a casa di colui che ne è stato presidente sin dalla fondazione: Fahad Al-Ahmed Al-Jaber Al Sabah. Che è stato un membro di punta della famiglia regnante kuwaitiana ma non è arrivato a veder celebrare il trasferimento di sede: un anno prima era stato ucciso nel corso dell’invasione del Kuwait per mano delle truppe irachene di Saddam Hussein, avvenuta il 2 agosto 1990. Sulle circostanze che hanno portato alla sua morte permane il mistero. Ma ancor più rimane nella memoria ciò che lo sceicco è stato capace di compiere in occasione del Mondiale di Spagna 1982, lo stesso anno dell’elezione a capo dell’Oca. È passata alla storia la scena del suo ingresso in campo durante Francia-Kuwait (4-1) giocata allo stadio José Zorrilla di Valladolid. Convinto che un gol del francese Alain Giresse fosse stato segnato in fuorigioco, lo sceicco scese dalle tribune e ne pretese l’annullamento dall’arbitro sovietico Miroslav Stupar, minacciando di ritirare la squadra dal campo qualora il suo desiderio non fosse stato eseguito. L’arbitro obbedì. Una delle scene più grottesche e vergognose nella storia universale del calcio.

Il figlio non è stato molto più sobrio: un accumulatore di poltrone

Chiaro che i figli di cotanto padre non potessero essere particolarmente sobri. Il primo a proseguire la carriera sportiva è stato Ahmad Al-Fahad Al-Sabah, che nel 1991 è succeduto al padre come presidente dell’Oca e ha deciso di spostare il quartier generale a casa sua. Ahmad Al-Sabah è stato presidente dell’Oca per vent’anni, fino a settembre 2021. Un ventennio durante il quale lo sceicco Ahmad non si è risparmiato di piazzare gesta degne del genitore. Oltre a cumulare cariche sportive (a quella di presidente dell’Oca vanno aggiunte la presidenza del comitato olimpico nazionale, la presidenza della federazione asiatica di pallamano e la vicepresidenza della federazione mondiale della stessa disciplina, oltre a una poltrona da membro Cio mantenuta fino al 2022) è stato anche allenatore della nazionale di calcio kuwaitiana. In quel ruolo è stato protagonista di una polemica contro la nazionale australiana, “colpevole” di avere eliminato il Kuwait dalla corsa al Mondiale di Germania 2006. Nell’occasione lo sceicco Ahmad ha invitato la confederazione asiatica del calcio (Afc) a espellere dai propri ranghi gli australiani, che negli anni precedenti avevano scelto di lasciare la confederazione dell’Oceania per passare da quest’altra parte.

Il Consiglio olimpico d'Asia e le losche trame della famiglia Al Sabah
Ahmad Al-Fahad Al-Sabah (Getty).

Il sospetto di aver intascato tangenti per Qatar 2022

A metterlo fuorigioco dalla presidenza dell’Oca è stata una serie successiva di investigazioni. Fra le altre, il sospetto di avere percepito tangenti per l’assegnazione del Mondiale 2022 al Qatar e una condanna avvenuta in Svizzera nel 2021 riguardo a una falsa accusa di tentativo di colpo di Stato rivolta a un membro rivale della famiglia regnante. In conseguenza di questi scandali Ahmad Al Sabah è stato costretto a lasciare la carica di presidente dell’Oca, oltre a tutte le altre che aveva conquistato nelle organizzazioni dello sport internazionale. A reggere l’associazione dei comitati olimpici asiatici è stato designato l’indiano Randhir Singh, cui è stato dato il compito di pilotare l’organizzazione verso le elezioni del 2023. Missione compiuta con voto tenuto l’8 luglio. Chi ha vinto la corsa? Lo sceicco Talal Al-Ahmad Al-Sabah. Che è figlio di Fahad Al-Ahmed Al-Jaber Al-Sabah e fratello di Ahmad Al Fahad Al Sabah. Sembrerebbe l’ennesimo passaggio di poteri all’interno della famiglia. Ma stavolta il meccanismo si è inceppato.

L’ingerenza fraterna: annullato l’esito dell’elezione di Talal

Prima che si andasse al voto era giunto un ammonimento all’Al-Sabah dimissionario: non provi a influenzare il percorso elettorale, tanto più che uno dei candidati sarebbe stato il fratello Talal. Esortazione inascoltata. Ahmad è intervenuto e Talal ha vinto. Ma a quel punto è arrivata l’investigazione del Comitato etico del Cio, il cui esito ha bloccato gli effetti del risultato elettorale. Risultò ciò che tutti sapevano: il fratello dimissionario era intervenuto pesantemente per favorire la corsa del fratello candidato. Annullata quindi l’elezione del nuovo presidente, con prolungamento dell’interim tenuto dall’indiano Randhir Singh e divieto al fratello appena eletto (Talal) di ripresentarsi alla prossima tornata.

Il Consiglio olimpico d'Asia e le losche trame della famiglia Al Sabah
Talal Al-Ahmad Al-Sabah (Getty).

Il mondo olimpico è un mix di familismi e condizioni feudali

Dunque si dovrebbe essere giunti al termine della vicenda che vede l’Oca come un pezzo del patrimonio personale della famiglia regnante kuwaitiana. Per la prima volta nella sua storia l’organizzazione potrebbe avere un presidente non appartenente alla dinastia degli Al-Sabah. Usiamo il condizionale, perché non si sa mai. Di fratelli, zii e nipoti la famiglia regnante kuwaitiana abbonda, né la sua presa sull’organizzazione può essere smantellata da un giorno all’altro. Ma soprattutto c’è che sullo sfondo rimane il Cio. Che ama definirsi «la famiglia olimpica». Innumerevoli volte è capitato di sentire pronunciare questa espressione. E ogni volta l’intento è stato quello di comunicare il senso del radicato legame che unisce il mondo dello sport e genera concordia fra i vari attori. Ma a forza di concentrarsi sul suo senso metaforico si è finito per smarrirne quello letterale, concreto: che il mondo olimpico è una geografia di familismi e particolarismi, e che il Cio riproduce plasticamente questa condizione feudale nonostante provi in tutti i modi di dare un’immagine di modernità. Arriverà mai il giorno dell’ingresso del Comitato olimpico internazionale nella modernità?

Tennis, Sinner vola in finale a Vienna

Jannik Sinner ha battuto Andrej Rublev e si è così qualificato per la finale del torneo Atp 500 di Vienna. L’azzurro, numero 4 Atp, si è imposto in due set, per 7-5 7-6 (7-5), sul russo n.5. In finale, Sinner sfiderà Daniil Medvedev, numero 3 al mondo, che ha superato il greco Stefanos Tsitsipas per 6-4 7-6.

 

 

Sci alpino, al via la Coppa del Mondo: calendario, azzurri e favoriti

Tutto pronto per la 58esima edizione della Coppa del Mondo di sci alpino. Nel weekend del 28 e del 29 ottobre sul Rettenbach di Sölden avrà inizio la nuova stagione femminile e maschile. Si chiuderà a marzo 2024 con le finali di Saalbach, sempre sulle vette dell’Austria, sede dei Mondiali 2025. Nel mezzo ben 90 appuntamenti, equamente suddivisi per le donne e gli uomini, che vedranno i migliori talenti del mondo sfidarsi tra slalom speciale, gigante, discesa libera e Super G. Tante le gare in Italia con Cervinia, Madonna di Campiglio e Cortina d’Ampezzo, solo per citarne alcune. Favoriti alla vigilia sono ancora una volta Marco Odermatt e Mikaela Shiffrin, detentori del titolo e fuoriclasse del circuito. L’Italia punta nel maschile sulla riscossa di Alex Vinatzer e Dominik Paris, mentre fra le donne occhi puntati su Sofia Goggia, Marta Bassino e Federica Brignone. Grande assente il norvegese Lucas Braathen, che a 23 anni ha annunciato il ritiro.

Al via la 58esima Coppa del Mondo di sci alpino. A Sölden parte la caccia ai campioni Marco Odermatt e Mikaela Shiffrin. Il calendario.
Marco Odermatt e Mikaela Shiffrin con i trofei 2023 (Getty Images).

Sci alpino, tutte le tappe italiane del calendario

Dopo l’esordio in Austria, il calendario maschile farà subito tappa in Italia. L’11 novembre si volerà infatti a Cervinia-Zermatt per la discesa libera. Belpaese di nuovo protagonista il 15 e 16 dicembre con il Super G e un nuovo appuntamento con la discesa prima di lasciare spazio, nei due giorni seguenti, al gigante e il 22 dicembre allo slalom speciale. Le gare si terranno rispettivamente in Val Gardena, Alta Badia e Madonna di Campiglio. Lo sci alpino resterà in Italia per tutto il 2023 chiudendo l’anno solare il 28 e 29 dicembre a Bormio prima di andare in Svizzera per le piste di Wengen e Adelboden di gennaio, che precederanno il più atteso appuntamento a Kitzbühel, in Austria. Le finali sono previste per il 22 e 24 marzo a Saalbach.

Per quanto riguarda il calendario femminile di sci alpino, Cervinia-Zermatt saranno protagoniste il 18 e il 19 novembre per la discesa, dove è attesa la prestazione di Sofia Goggia, prima di volare a Kellington, negli Usa di Shiffrin. Le regine dello sci torneranno in Italia soltanto il 26 gennaio per un nuovo appuntamento di discesa e Super G a Cortina d’Ampezzo, seguito dal gigante di Plan de Corones quattro giorni dopo. Spazio anche alle gare in Val di Fassa del 24 e 25 febbraio, prima di volare in Norvegia e Svezia, attendendo infine le ultime manche a Saalbach, in Austria. La stagione 2023-24 si concluderà il 22 e 23 marzo, dove avverrà anche la consegna della Coppa del Mondo.

Marco Odermatt e Mikaela Shiffrin, parte la caccia ai due fenomeni

Tra le donne Mikaela Shiffrin si appresta a scrivere nuove pagine di storia dello sci alpino. Favorita già nel gigante di Sölden, la 28enne americana è già la più vincente – e a detta di tutti la più forte – di sempre. In carriera ha raggiunto 88 vittorie, record assoluto, cui si aggiungono altri 25 secondi posti e altrettante medaglie di bronzo. Un totale di 138 podi, che la vedono a 17 lunghezze dal primato generale di Ingemar Stenmark fermo a 155. Regina della competizione, ha in bacheca già cinque Coppe generali (vinta nel 2023 con oltre 2200 punti), sette in slalom speciale, due in gigante e una in Super G accanto a sette medaglie d’oro ai Mondiali e due alle Olimpiadi. Proveranno a rubarle lo scettro la svizzera Lara Gut-Behrami e la slovacca Petra Vlhova, che a Pechino 2022 le ha già strappato l’oro nello slalom.

Detentore della Coppa del Mondo generale, lo svizzero Marco Odermatt ha vissuto una stagione unica, cui ha aggiunto anche l’oro nel gigante ai Giochi di Pechino 2022. Il 26enne elvetico, campione del mondo anche nel 2021 con oltre 400 punti di vantaggio sul secondo, è il dominatore assoluto del circuito. Nel 2022-23 ha inanellato 13 successi tra gigante e supergigante per un totale di 22 podi complessivi. Un percorso netto che gli ha permesso di segnare il nuovo record di punti in una singola stagione superando quota 2 mila per la prima volta nella storia. Il tutto senza dimenticare l’oro nel gigante e – a sorpresa – in discesa libera ai Mondiali di Courchevel-Meribel 2023. Fra gli avversari occhi puntati sui norvegesi Alexander Kilde e Henrik Kristoffersen, oltre al veterano francese Alexis Pinturault, che a marzo 2024 compirà 33 anni.

Al via la 58esima Coppa del Mondo di sci alpino. A Sölden parte la caccia ai campioni Marco Odermatt e Mikaela Shiffrin. Il calendario.
Marco Odermatt durante le finali 2023 di Andorra (Getty Images).

Il sogno italiano da Sofia Goggia ad Alex Vinatzer

E l’Italia? Nel maschile, a 25 anni di distanza dall’ultima gara di Alberto Tomba, si fatica a trovare un erede capace di dare filo da torcere ai fuoriclasse. Nel 2023-24 si punterà ancora una volta su Dominik Paris, che nell’ultima stagione è salito una sola volta sul podio, e soprattutto Alex Vinatzer, bronzo al Mondiale nello slalom speciale. Probabile exploit anche per Filippo Della Vite, reduce da due Top 10 in gigante nel 2022. Fra le donne invece ci saranno Marta Bassino, Federica Brignone, Elena Curtoni e Sofia Goggia. La prima vorrà dare continuità alle buone prestazioni degli ultimi 12 mesi, mentre la seconda – alla soglia dei 34 anni – spera di ritornare sul tetto del mondo dopo l’incredibile successo del 2020, che la rende l’unica italiana ad aver vinto la Coppa del Mondo generale. Riflettori puntati però su Goggia, quattro volte campionessa in discesa libera, che vorrebbe confermare i progressi anche in gigante.

Al via la 58esima Coppa del Mondo di sci alpino. A Sölden parte la caccia ai campioni Marco Odermatt e Mikaela Shiffrin. Il calendario.
Sofia Goggia, campionessa del mondo in discesa libera (Getty Images).

Scommesse, Zaniolo in procura a Torino per essere sentito dal pm

Dopo Fagioli e Tonali, anche Nicolò Zaniolo, calciatore dell’Aston Villa e della Nazionale, è comparso in procura per essere interrogato dal pm Manuela Pedrotta, titolare del fascicolo d’inchiesta sul caso scommesse che hai coinvolto i giocatori.

Zaniolo ha sempre negato le accuse

Zaniolo, che ha sempre negato di aver mai scommesso sul calcio, è assistito dagli avvocati Antonio Conte e Gianluca Tognozzi. I tre calciatori sono indagati per esercizio abusivo di attività di gioco o di scommessa.

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