Muggia, madre uccide il figlio di 9 anni. Il padre: "Perché poteva vederlo da sola?"
Il tribunale civile di Trieste nel maggio scorso accordò a Olena Stasiuk di vedere il bambino una volta alla settimana. Il ministero della Giustizia attende una relazione per conoscere le motivazioni dei giudici
Agli uffici del ministero della Giustizia potrebbe arrivare a breve, nei prossimi giorni, una relazione in merito alla decisione del tribunale civile di Trieste del 13 maggio scorso, quando accordò a Olena Stasiuk la possibilità di vedere il figlio di nove anni una volta alla settimana. La donna, 55 anni, è stata arrestata con l'accusa di aver ucciso il bambino tagliandogli la gola. E' successo nella loro casa, a Muggia, durante uno dei primi incontri da sola con lui. La relazione, come da prassi, potrebbe puntare a far luce sulle motivazioni che avrebbero portato i giudici a questa decisione.
Motivazioni che, con la morte del piccolo Giovanni, pesano come un macigno ancor più dopo quanto riferito da alcuni quotidiani locali. La donna avrebbe in precedenza stretto il figlio al collo, causandogli qualche livido che, refertato, era stato giudicato guaribile in tre giorni. Il fatto risale al 2023, stesso anno in cui il Centro di salute mentale che la seguiva concordò una interruzione. Da allora, Stasiuk non avrebbe più assunto alcuna terapia farmacologica .
E' il quotidiano Il Piccolo, poi, a fornire altri dettagli, tratteggiando un contesto matrimoniale burrascoso e una convivenza finita praticamente già alla nascita di Giovanni. "Ricordati bene che se io muoio, anche Giovanni muore con me! E non pensare che io stia scherzando", sarebbe stata una delle minacce rivolte da Olena Stasiuk al marito.
"Ho il grande rammarico legato al fatto che alla madre sia stato consentito di vedere il bambino senza protezione", ha detto, straziato, il padre del piccolo, parlando con il parroco di Muggia, don Andrea Destradi, "sono completamente devastato".
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Visitata fino al 2023, poi “si concordò l'interruzione”
La donna aveva cominciato "un percorso nel 2017, è stata visitata più volte al Centro di salute mentale dopo la problematica separazione dal marito. Ogni tanto, la signora manifestava dei disturbi da ansia soprattutto, come ho letto nella cartella clinica. E' stata seguita fino al 2023 poi è stata concordata una interruzione; non assumeva terapia farmacologica. Noi siamo rimasti a disposizione qualora ci avessero avvertiti che vi erano segnali di malessere, ma nessuno ci ha avvertiti". Così il direttore di tutti i centri di salute mentale di Asugi (Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina), Massimo Semenzin, ai microfoni dell'emittente locale Tele4, mostrando la relativa documentazione.
In pratica, nel 2023 le notizie che arrivarono al Centro di salute mentale centrale di Asugi è che per motivi clinici non c'era più necessità che la donna fosse seguita. Nessuna notizia- perché istituzione non competente - invece in merito alla relazione tra la madre e il figlio: "Non compete a noi, non ci interessiamo di questo, che invece avviene in consultori o in altri servizi".
L'avvocato chiederà la perizia psichiatrica
"Una valutazione clinica psichiatrica sulla capacità di partecipare al processo" della sua cliente. La chiederà l'avvocata Chiara Valente, che assiste Olena Stasiuk. "Dovranno esserci accertamenti" ha precisato. Oggi la donna non ha potuto partecipare all'udienza di convalida del fermo perché, come ha reso noto la stessa legale, è ancora ricoverata all'ospedale Maggiore di Trieste e "le sue condizioni sono riservate". L'accusa nei suoi confronti è di omicidio volontario pluriaggravato.
L'arresto: il bambino accoltellato e la mamma con i tagli sulle braccia
La donna è stata arrestata. Con l'aiuto dei Vigili del Fuoco gli agenti sono entrati nell'abitazione - in Piazza Marconi - rinvenendo il corpo esanime del bambino che presentava ferite di arma da taglio al collo. La madre era in stato di shock, con dei tagli sulle braccia per i quali è stata presa in cura dai sanitari e trasportata nell'ospedale di Cattinara.
Le forze dell'ordine erano state allertate dal padre del bimbo. Non riusciva a contattare i familiari al momento della riconsegna del minore prevista verso le ore 21.
Il nucleo familiare era seguito da diversi anni dai Servizi Sociali del Comune di Muggia e la donna era seguita dal Centro di salute mentale.
Una situazione difficile ma "non drammatica", ha precisato il sindaco di Muggia, Paolo Polidori. Il piccolo frequentava il quarto anno della scuola elementare slovena di Muggia.
Gli incontri protetti
Il bambino era stato affidato al padre dopo che la coppia si era separata. Come da indicazioni del tribunale, però, poteva incontrare la madre, che abita in via Marconi, nel centro di Muggia, ma soltanto da pochissimi giorni erano iniziati gli incontri liberi tra la mamma e il figlio.
In precedenza, per il bambino era stata predisposta una forma protetta di incontri con la donna, alla presenza degli assistenti sociali. Completato questo tipo di percorso, si era deciso di consentire alla donna di stare assieme al figlio senza la presenza di altri adulti.
Il parroco: “Le dicevo di farsi aiutare da medici ma lei rifiutava”
"Conosco la famiglia, molto complicata, i genitori sono separati da anni; vedevo il piccolo sempre con il papà più che con la mamma. C'è una parola che caratterizza questa situazione, ed è fragilità; una fragilità che forse sfuggiva alle capacità della nostra comunità. Registro sempre anche pudore a mettere in mostra la propria fragilità", ha detto il parroco della Diocesi di Trieste, Andrea Destradi.
Il parroco ha poi raccontato di avere visto il padre del bambino "in piazza Marconi a Muggia l'altra sera verso le 21.30. Non mi sono fermato a parlare con lui perché era al telefono e stava cercando di mettersi in contatto con la mamma che non rispondeva, in casa non rispondeva nessuno".
Aveva visto "l'ultima volta insieme il padre con il figlio sabato sera a messa, perché si stava preparando per la prima Comunione. I due coniugi erano separati da molti anni e, solo di recente, la donna di origini ucraine aveva avuto la possibilità di rivedere il bambino senza gli educatori".
"Ero consapevole che lei aveva bisogno di un aiuto. È venuta da me più volte in questi ultimi anni a chiedermi una mano per trovare un lavoro, ma di lavori ne aveva cambiati tanti perché non riusciva a mantenerne uno. Mi rendevo conto benissimo che non era quello il tipo di aiuto di cui lei aveva bisogno. Aveva bisogno di un aiuto più professionale, che trascende le mie possibilità. Le dicevo 'fatti aiutare dai medici', ma lei era convinta di non averne bisogno", spiega.
Fiori e giocattoli davanti alla casa del piccolo Giovanni
Continua anche oggi un silenzioso pellegrinaggio davanti alla casa di Muggia, in piazza Marconi, dove è morto Giovanni, di 9 anni, ucciso dalla madre. Fiori, giocattoli e bigliettini sono stati lasciati anche oggi da compagni di scuola del bambino, da amici e anche da semplici cittadini, davanti a una tragedia che ha colpito fortemente tutta la comunità.
Da ieri sono presenti numerose troupe di giornalisti inviati e operatori televisivi provenienti anche dall'estero, specie dalla vicina Slovenia.
Secondo quanto si apprende, il padre del piccolo potrebbe essere sentito già oggi dagli investigatori. Domani sera, invece, in Duomo si svolgerà una veglia di preghiera.
Fonte: www.rainews.it
