Le pressioni del governo italiano, le minacce israeliane
51 barche, 500 attivisti, 40 italiani, 4 parlamentari sono in acque internazionali per forzare il blocco navale israeliano. Tel Aviv li considera una provocazione, Crosetto e Tajani li invitano a tornare indietro
Gli occhi di tutti sono puntati sulla Global Sumud Flotilla, che prosegue la navigazione verso Gaza dopo la sosta a Creta. L'avanzamento della spedizione è monitorato dall'alto da droni e dalle navi della marina militare, le quali, pur fornendo assistenza umanitaria e alla navigazione, non interverranno in caso di attacco.
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, esprime cautela. Nell'incontro con la portavoce della Flotilla, Maria Elena Delia, ha avvertito che "forzare il blocco navale comporterebbe pericoli elevatissimi e non gestibili". A bordo delle 51 imbarcazioni, tra i 500 attivisti totali, ci sono 40 italiani, inclusi quattro parlamentari di PD, AVS e Movimento Cinque Stelle. Il rischio per Crosetto è che l'impegno di portare gli aiuti a Gaza possa avere “effetti drammatici” a causa della risposta dei militari israeliani.
Secondo gli organizzatori, che ribadiscono di navigare in totale legalità, mancherebbero pochi giorni all'ingresso della Flotilla nella zona ad alto rischio.
Anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è intervenuto: "Se mio figlio fosse lì – ha dichiarato – gli direi di non proseguire", esortando a non forzare il blocco navale. Israele mantiene tale blocco per impedire l'arrivo di armi via mare e considera la missione non un trasporto di aiuti, ma una provocazione al servizio di Hamas.
Intanto, alla Sumud Flotilla si è aggiunta la Freedom Flotilla: una decina di barche partite da Catania, anche loro con l'intenzione di portare aiuti e rompere il blocco navale israeliano.
Fonte: www.rainews.it