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Iran, il velo nel bene o nel male: per la prima volta una donna dirige l'orchestra nazionale
Il velo di paillettes a coprire i capelli, come vuole la sharia iraniana, così la musicista Paniz Faryoussefi scrive la storia del suo Paese, mentre è sparita l'atleta Hanieh Shariati che ha osato allenarsi senza
AFP Un'emozione palpabile pervade la sala concerti Vahdat, nel cuore di Teheran, quando Paniz Faryoussefi, con la bacchetta in mano, sale sul podio per dirigere un'orchestra - la sua - di circa cinquanta elementi.
A ben guardare non sfugge il velo, nero di paillettes, sul lungo abito scuro a coprire i capelli, come vuole la sharia iraniana che impone alle donne l'hijab obbligatorio e forti restrizioni vestimentarie come il cappotto al ginocchio e il divieto di laccarsi le unghie.
Eppure, a 42 anni, Paniz Faryoussefi con la sua arte scrive la storia dell'Iran.
"Dirigere un'orchestra richiede tanta energia mentale e fisica", ha sottolineato la musicista a capo dell'orchestra principale di Teheran. Un segnale raro e incoraggiante per la Repubblica islamica guidata dagli Ayatollah, in cui le donne subiscono ancora molte restrizioni e non solo nel campo della musica. Per legge è vietato alle donne di cantare e ballare in pubblico, che siano professioniste oppure no, stringere la mano del proprio fidanzato per strada, ereditare in quota pari in famiglia alla morte di un familiare.
Di segno opposto invece quanto accaduto in queste ore ad Hanieh Shariati Roudposhti, atleta e allenatrice di taekwondo residente a Teheran: arrestata per essersi allenata per strada senza velo e aver pubblicato il video sui social. La notizia divulgata dall'attivista Masih Alinejad esule negli Usa secondo cui “il velo obbligatorio è per la Repubblica islamica come il muro di Berlino per il Comunismo: se cade il velo cadono gli Ayatollah”.
Secondo l'ong Hengaw con sede in Norvegia e il Daily Mail, la sera di domenica 9 novembre scorso, la polizia avrebbe arrestato la giovane atleta e poi condotta in un luogo segreto. Una fonte vicina alla famiglia ha riferito che l'arresto è stato giustificato dalla "mancata osservanza del codice di abbigliamento pubblico durante un'esibizione all'aperto".
Si sa che Hanieh ha potuto fare solo una breve telefonata alla famiglia, in cui chiedeva aiuto. Da allora non si hanno più notizie di lei. I suoi account social sono stati sequestrati dai servizi di sicurezza iraniani, e il suo Instagram da 160.000 follower che ora mostra lo stemma della Polizia informatica iraniana, è stato bloccato.
Un episodio analogo accadde anche a Elnaz Rekabi la campionessa di arrampicata iraniana che osò gareggiare senza velo durante le proteste per Mahsa Amini: “Mi dà fastidio” disse, e dopo forti pressioni e intimidazioni da parte delle autorità ha dovuto, in seguito, lasciare il paese.
Si allenava senza velo, atleta arrestata in Iran. Ong e media: "È sparita"
Era il settembre del 2022 e il Paese islamico - impegnato oggi in una guerra ibrida senza precedenti nella Regione mediorientale poi devastato dalle sanzioni e dalla guerra dei dodici giorni tra Iran e Israele dello scorso giugno - fu scosso nelle fondamenta dopo la morte di Masha Jina Amini, la studentessa di origini curde dell'Università di Teheran, che morì in custodia della cosìdetta polizia morale, per un velo messo male.
Divenne così l'eroina di un nuovo massiccio movimento di protesta, Donna Vita Libertà, che travalicò i confini nazionali, mostrando al mondo l'oppressione a cui erano sottoposte le iraniane.
Quel movimento guidato dalle donne, molte delle quali adolescenti, portò nelle piazze delle principali città iraniane, studenti, lavoratori e minoranze religiose da sempre discriminate nel Paese. In poco più di un anno furono centinaia di migliaia gli arresti arbitrari e quasi 600 le vittime alcune delle quali morte per impiccagione, pratica usata per sentenza di morte. In Iran è prevista la pena di morte per reati come l'adulterio, l'omosessualità, la prostituzione, il possesso e lo spaccio di droga e ovviamente per blasfemia.
Eppure - tornando alla musica - vedere Paniz Faryoussefi la direttrice d'orchestra all'opera, resta un sollievo.
Oggi che le autorità iraniane fanno ancora i conti con quella protesta di popolo, senza abbassare troppo la guardia, il governo a tratti ha alleggerito il pugno della repressione: sempre di più nelle strade iraniane si vedono donne uscire di casa con i capelli scoperti, anche se il paese resta spaccato tra conservatori e progressisti.
La prova proprio durante il concerto della Maestra iraniana, in cui tra il pubblico seduto in sala si intravedono molte donne svelate applaudire alla loro nuova eroina. “Quando sono salita sul palco, ho visto che tutti gli occhi erano puntati su di me e ho sentito un'immensa responsabilità”, ha detto Paniz dopo l'esibizione visibilmente orgogliosa del suo lavoro.
Fonte: www.rainews.it
