Dazi: Trump abbassa le tariffe su carne bovina, banane, caffè e pomodori
Sotto pressione per abbassare il costo della vita degli americani, il presidente Usa ha firmato un ordine esecutivo che rimuove le tariffe da lui stesso imposte
Getty Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato venerdì un ordine per abbassare i dazi statunitensi sulle importazioni agricole come carne bovina, banane, caffè e pomodori, mentre il suo governo è sotto pressione da parte degli elettori alle prese con l'aumento del costo della vita. L'amministrazione Trump ha deciso che alcuni prodotti agricoli saranno esentati dai dazi "reciproci" imposti quest'anno - per contrastare comportamenti ritenuti sleali - dopo aver valutato questioni quali la capacità interna degli Stati Uniti di produrre determinati beni. Gli altri dazi in vigore continueranno ad essere applicati.
Sotto pressione per abbassare il costo della vita degli americani, il presidente Usa Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che rimuove i dazi da lui stesso imposti, esentando articoli come caffè e frutta esotica. "Ho stabilito che alcuni prodotti agricoli non dovrebbero essere soggetti ai dazi reciproci" introdotti ad aprile, ha spiegato il presidente degli Stati Uniti nell'ordine. L'elenco include prodotti che gli Stati Uniti non possono coltivare, o possono coltivare in quantità insufficienti a soddisfare il proprio fabbisogno, come caffè, tè, banane e altri frutti tropicali, e pinoli. Ma include anche tagli di carne bovina, in un momento in cui il prezzo di questa carne ha raggiunto livelli record nel Paese.
Ad aprile, Trump ha imposto dazi cosiddetti "reciproci" di almeno il 10% sulla maggior parte dei prodotti importati negli Stati Uniti, in nome della riduzione del deficit commerciale del Paese e del sostegno alla produzione interna. Questi dazi si applicavano persino ai prodotti alimentari che non possono essere coltivati negli Stati Uniti.
Dopo una pesante sconfitta alle elezioni locali, la maggioranza repubblicana ha rimesso il costo della vita in cima alle sue priorità. Trump è stato rieletto con la promessa di migliorare il potere d'acquisto degli americani. Questa settimana, la Casa Bianca ha messo in avanti le misure adottate per abbassare i prezzi di beni essenziali come benzina e uova, nonché l'annuncio di un accordo per ridurre i prezzi di alcuni farmaci per la perdita di peso.
Sulla pasta italiana solo indagine antidumping
Guerra ai produttori di pasta italiani? ''No, assolutamente non è vero'' ha sottolineato il vice portavoce della Casa Bianca Kush Desai, intervistato da Sky Tg24, smentendo con decisione le ricostruzioni secondo cui l'amministrazione Trump avrebbe avviato un'azione contro i produttori italiani di pasta. ''Esiste un'indagine antidumping sulla pasta italiana in corso dal 1996 e ci sono frequentemente revisioni annuali di questa indagine. C'è stata una revisione annuale su richiesta di una delle parti coinvolte e che il Dipartimento del Commercio ha richiesto alcune semplici informazioni ai produttori italiani di pasta per calcolare il dazio appropriato''.
"Molte di queste aziende non erano pienamente conformi a quella richiesta di dati e per questo il Dipartimento non è stato in grado di svolgere pienamente il normale processo di revisione. Da qui la determinazione preliminare di un dazio del 92%, che si somma al 15% di tariffe, arrivando a una tariffa del 107%", sottolinea Desai. "È una valutazione preliminare. Hanno ancora mesi, fino a gennaio, prima che venga finalizzata, per presentare quei dati e modificare questo dazio". Il viceportavoce ha poi insistito sulla natura non politica del procedimento: "Non è un'iniziativa dell'amministrazione Trump. Che si tratti del presidente Trump, Joe Biden o Mr. Magoo, questo è un processo giudiziario indipendente, che non può essere influenzato politicamente. È stabilito dal Congresso per legge".
Quali le aziende coinvolte? ''Parliamo di La Molisana, Garofalo e altre. Queste imprese rappresentano solo circa il 16% di tutta la pasta italiana esportata negli Stati Uniti. La grande maggioranza della pasta consumata dagli americani è prodotta direttamente negli Stati Uniti", aggiunge Desai. In ogni caso, eventuali dazi colpirebbero ''solo una manciata di aziende che, per qualunque ragione, non stanno rispettando una richiesta molto semplice. Se avessero rispettato la richiesta di dati, come fanno da molti anni — circa 30 — non saremmo qui. Il Dipartimento del Commercio ha contattato queste aziende in più occasioni dicendo 'Ci manca questo dato, ci manca quell'altro dato' e queste aziende non hanno risposto''. Quanto agli scenari, Desai non si sbilancia sulla tariffa finale: ''Non posso prevederlo o stimarlo. Il dazio viene calcolato da funzionari dal Congresso, non da singoli politici''.
Fonte: www.rainews.it
