COP30, per ora nessuno paga l'addio al petrolio
Lotta alle fonti fossili, i Paesi emergenti chiedono fondi e quelli ricchi nicchiano. I popoli amazzonici contro le trivelle: "Distruggono terre e fiumi"
Tagliare le emissioni di gas serra, finanziare la transizione energetica, adattarsi al cambiamento climatico.
Sono le tre grandi sfide del trentesimo vertice Onu sul clima. Obiettivi che però si scontrano con la realtà: perché è vero che le rinnovabili si stanno espandendo più dei combustibili fossili, ma secondo le previsioni dell'Agenzia internazionale per l'energia la domanda di petrolio e gas continuerà a crescere e raggiungerà il picco negli anni '30 del Duemila.
Di questo passo mantenere il riscaldamento climatico entro un grado e mezzo è praticamente impossibile. E a pagarne le conseguenze sono i Paesi più fragili, come le isole caraibiche che rischiano di essere sommerse e i Paesi africani sempre più colpiti da siccità e alluvioni.
Alla Cop30 si discute anche degli impatti dell'intelligenza artificiale, che con i suoi data center - i centri di elaborazione dati - consuma già quasi il 2% della domanda elettrica mondiale.
Ma la novità più vistosa della prima Conferenza delle parti in Amazzonia, fortemente voluta dal governo brasiliano, sono i movimenti indigeni.
Dopo le prime proteste, finite in uno scontro con le guardie di sicurezza, a Belém è arrivata la Flotilla indigena per inaugurare il People's Summit, il “Vertice delle persone”.
Fonte: www.rainews.it
