Ecco perché l'Artico è la nuova frontiera dell'intelligence internazionale
Per l’intelligence internazionale diventa cruciale saper leggere segnali e rischi di un’area sempre meno remota. L'analista: "La presenza di idrocarburi e minerali in questa zona la rende particolarmente interessante"
WikipediaCommons Il rapido mutamento dell’Artico apre nuovi scenari geopolitici, economici e ambientali. Per l’intelligence internazionale diventa cruciale saper leggere segnali e rischi di un’area sempre meno remota. Con Emanuela Somalvico, fondatrice e direttrice dell’Osservatorio di Intelligence sull’Artico della Società Italiana di Intelligence (SOCINT), analizziamo alcuni punti strategici di questa nuova sfida.
1. L’Artico come frontiera della sicurezza allargata
Nel suo lavoro lei descrive l’Artico come una “nuova frontiera della sicurezza allargata”. Quali sono oggi i principali fattori – geopolitici, economici o criminali – che ne fanno un’area sensibile per l’Italia?
L’Artico è destinato a divenire un punto focale degli equilibri internazionali. In una comunicazione congiunta del 2021 dell’Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza della Commissione europea, all’epoca lo spagnolo Josep Borrell, veniva evidenziato come l’impegno dell'UE sulle questioni relative all'Artico fosse da ritenersi “una necessità geopolitica”. La progressiva consapevolezza del fatto che il cambiamento climatico, per quanti sforzi congiunti si stiano mettendo in campo da decenni per contrastarne gli effetti, è una realtà che dobbiamo imparare anche a gestire, ha reso sempre più evidente la possibilità di valutarne anche i risvolti utilitaristici. I grandi player internazionali hanno, infatti, iniziato a guardare alla presenza di idrocarburi e di minerali critici nella regione con sempre maggior interesse, ma si aprono anche opportunità per diverse attività economiche come il turismo, lo sviluppo di tecnologie sostenibili ed un accesso più esteso alle zone ittiche. L’Italia è presente in Artico già da molti anni, sia grazie all’impegno degli istituti di ricerca scientifica e tecnologica nelle regioni polari, e nello specifico l’Istituto di Scienze Polari del CNR, ma anche per la presenza di aziende italiane e, recentemente, anche con la presenza dei nostri militari nella base NATO in Finlandia.
2. L’approccio italiano all’intelligence artica
Ha spesso evidenziato che l’Italia può offrire un contributo unico grazie alla propria esperienza nel contrasto alla criminalità organizzata. In che modo questo know-how può essere applicato concretamente nel contesto artico?
La vivacità che caratterizza una regione artica maggiormente accessibile, apre ad opportunità che la rendono un nuovo orizzonte attrattivo. Significativo il fatto che, oltre un decennio fa, durante la presidenza canadese del Consiglio Artico 2013 2015, nasceva l'Artic Economic Council (AEC) un'organizzazione indipendente per promuovere lo sviluppo economico. Altrettanto indicativo è il progetto Arctic Business Index, ideato nel 2016 e che fa capo alla norvegese Nord University Business School, volto a stimolare la consapevolezza delle opportunità per lo sviluppo economico sostenibile nell'Artico. Tale dinamicità in diversi comparti, potrà implicare una sempre maggiore apertura ad attori statuali e non statuali che vorranno trarre profitto dalla nuove prospettive economiche, aprendo un possibile varco di accesso anche alla criminalità transnazionale, specialmente
grazie ad una implementazione commerciale delle rotte artiche e delle relative infrastrutture portuali. Si rende quindi necessario prevedere opportune misure di prevenzione e contrasto della corruzione e delle infiltrazioni criminali nella sfera economico-finanziaria del nuovo panorama artico. Per mantenere la stabilità sociale nell'Artico, a fronte di sfide del tutto nuove, si rende necessario promuovere una fattiva cooperazione nell'analisi criminale mantenendo come focus principale la tutela delle popolazioni native e l’implementazione di attività economiche strettamente rispettose dei criteri ESG. L’Italia potrebbe proporsi, alla luce della propria esperienza di contrasto ai fenomeni criminali, quale promotrice per la creazione di un organismo a ciò dedicato, partendo dal presupposto che tutti gli Stati membri del Consiglio Artico sono anche firmatari della Convenzione ONU contro la criminalità organizzata transnazionale, che deve proprio all’Italia la sua strutturazione, in nome del principio “follow the money” del giudice Giovanni Falcone.
3. Segnali deboli e costruzione degli scenari
Uno dei punti centrali dei suoi scritti è la capacità dell’intelligence di “leggere i segnali deboli”. Quali sono oggi i segnali deboli nell’Artico che più necessitano di essere intercettati?
Ipotizzare scenari per un mondo artico in divenire può risultare un mero esercizio di stile. Con la bandiera in titanio piantata sulla calotta polare nel 2007 e la progressiva militarizzazione della costa, la Russia ha costretto il mondo ad un brusco risveglio. E’ divenuto, infatti, sempre più evidente che lo scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento delle temperature avrebbe reso le rotte navigabili, i terreni coltivabili e più agevole la possibilità di accedere alle abbondanti risorse naturali presenti nella crosta geologica polare e sui fondali dei mari circostanti. Quelli che fino a poco tempo fa potevano essere considerati segnali deboli, oggi stanno diventando concreti ambiti di minaccia, percepita soprattutto nel nord del globo. La NATO stessa ha cambiato conformazione, con l’ingresso di Finlandia e Svezia e l’apertura di nuove basi logistiche ed operative nei loro territori, oltre allo slittamento della Groenlandia sotto al Comando Settentrionale NATO degli Stati Uniti (USNORTHCOM), fuoriuscendo così dal US European Command. Nonostante, quindi, segnali tutt’altro che deboli che stanno rendendo lo scenario artico un attore principale dell’instabilità geopolitica attuale, permangono sullo sfondo questioni apparentemente meno impattanti, ma non di minor importanza. Ecco allora la scelta dell’Alaska, territorio artico degli Stati Uniti, quale palcoscenico per l’incontro di fine estate dei leader di Russia e Stati Uniti, e la proposta dell'inviato del Cremlino per gli investimenti esteri, Kirill Dmitriev, di un tunnel di collegamento fra Russia e Stati Uniti, definita pubblicamente “interessante” dallo stesso Trump. Sotto osservazione, poi, la possibilità che i Paesi che aderiscono ai BRICS possano strutturare uno strumento organizzativo autonomo, così come i rischi derivanti dal possibile risveglio di virus e batteri, che potrebbero modificare gli scenari più velocemente di quanto si possa ritenere, o la possibile vulnerabilità per le infrastrutture critiche connessa allo sviluppo delle tecnologie quantistiche, ma anche le attività illegali nella gestione dei rifiuti radioattivi. Soltanto lo sguardo attento sotto la lente dell’intelligence, può restituire una efficace lettura complessiva e garantire la stabilità dell’Artico che verrà.
4. Intersezione tra ambiente, economia e intelligence
Nel suo libro Prospettiva Artico sottolinea come l’intelligence debba cogliere l’interconnessione tra cambiamento climatico, risorse naturali e competizione geopolitica. Qual è il nodo più critico in questa intersezione?
Le tensioni internazionali connesse al conflitto sul territorio ucraino sono parte di un più complesso cambiamento connesso alla modifica della postura della Federazione Russa in Artico fin dall’inizio del XXI secolo, connesso con la volontà dichiarata di sfruttarne tutte le potenzialità economiche. Ciò che ho voluto sottolineare nel libro, è il cambiamento cui stiamo assistendo, sospesi tra la preoccupazione per un mondo che rischia di scomparire e la curiosità di esplorare le possibilità che si delineano all’orizzonte. Il cambiamento climatico che, fino a pochi anni fa era considerato un comune nemico dai Paesi artici, che per decenni hanno convogliato le migliori energie per contrastarlo, non solo è divenuto un moltiplicatore di minacce, ma ha persino cambiato le regole del gioco ed il ruolo dei giocatori. Il nodo più critico è senz’altro nella necessità di trovare un equilibrio tra la tutela del fragile ambiente artico nel rispetto delle popolazioni che lo abitano da secoli e la percezione di un mondo che vorremmo poter gestire per placare la nostra voracità in termini energetici. Soprattutto a fronte delle recenti restrizioni cinesi alle esportazioni dei minerali critici che vanno a colpire anche l’industria della difesa europea. Ciò che potrà, inoltre, rappresentare un elemento di notevole impatto, e non solo per il nostro Paese, è il possibile diverso assetto del commercio marittimo internazionale con il consolidarsi delle rotte artiche. E’ già infatti realtà la rotta denominata “Arctic Express” inaugurata lo scorso settembre dalla compagnia di navigazione Sea Legend Line che prevede di istituire viaggi regolari lungo la rotta fin dalla prossima stagione navigabile, quasi dimezzando i tempi di consegna delle merci tra la Cina ed i porti europei. Non possiamo non guardare con fattiva preoccupazione ai possibili contraccolpi che ne potranno derivare per il commercio nel Mediterraneo.
5. Attori esterni e nuovi equilibri
Lei ha analizzato il ruolo di Russia, Cina e nuove rotte polari. Quale di questi attori – o dinamiche – ritiene stia ridefinendo più rapidamente gli equilibri dell’Artico?
L’amicizia “senza limiti” che dichiarano la Repubblica Popolare Cinese e la Federazione Russa, se pur non ancora corroborata dal tempo, sta senz’altro contribuendo a cambiare la percezione del contesto securitario internazionale. I pattugliamenti congiunti delle navi dei due Paesi nello Stretto di Bering e gli accordi sottoscritti per lo sfruttamento congiunto della Northern Sea Route, che per la Cina è parte integrante del progetto Polar Silk Road, lasciano intravvedere un orizzonte che fino a pochi anni fa sarebbe stato impensabile. È, ad esempio, significativa la pubblicazione del 2023 del Danish Security and Intelligence Service rivolta ai cittadini danesi sui diversi ambiti di interesse dello spionaggio straniero, con particolare riferimento ai pericoli rappresentati dagli agenti russi e cinesi, di cui vengono indicate strategie e modalità operative per raccogliere informazioni in comparti sensibili come la green technology, le energie rinnovabili e la quantum technology, oggetto dei laboratori di ricerca Nato Quantum Research, che ha sede proprio nell’Università di Copenhagen. Non si deve poi farsi ingannare dall’atteggiamento della Repubblica Popolare Cinese che nel suo “libro bianco” pubblicato nel 2018 si era autodefinita “near Arctic State”, basando tale asserzione sul concetto, espresso più volte pubblicamente, che i territori polari appartengono al mondo intero e rivendicando un ruolo chiave nelle dinamiche artiche, viste le conseguenze sulla sicurezza globale provocate dallo scioglimento dei ghiacci anche per il cosiddetto “Terzo Polo”. Infatti, mentre nel sopra menzionato Libro programmatico, Pechino definisce l’importanza di implementare misure di cooperazione allo scopo “di promuovere interessi comuni attraverso l'Artico”, volendo quindi apparire pubblicamente come attore benevolo per la tutela del “bene comune Artico”, nel documento di Strategia Militare cinese pubblicato solo due anni dopo dal China Aerospace Studies Institut, i due poli erano annoverati tra i “nuovi domini” e definiti «strategic commanding heights» (alture strategiche) che dominano gli emisferi settentrionale e meridionale di un globo in cui la Cina occupa idealmente lo spazio centrale, dimostrando un approccio ben diverso.
6. Governance e prospettive per l’Italia
Nei suoi interventi istituzionali evidenzia la necessità di una strategia italiana più strutturata per l’Artico. Quali passi concreti dovrebbe compiere il nostro Paese nei prossimi cinque anni?
L’Italia, membro osservatore del Consiglio artico si è dotata di una strategia in materia, in aggiornamento, e del Tavolo Artico istituito presso il MAECI, strumento di dialogo tra le diverse realtà operanti in Artico. E’ arrivato probabilmente il momento di fare un salto di qualità per essere maggiormente presenti nella realtà polare, che fino ad oggi ha visto prevalentemente un coinvolgimento delle istituzioni scientifiche e che in questo mutato contesto internazionale richiede una diversa postura. Proprio a ciò risponde la proposta formulata di recente dalla Sottosegretario alla Difesa On. Rauti, in occasione della prima conferenza nazionale dedicata al tema artico, ovvero la costituzione di un Polo Nazionale Artico e delle Regioni Polari, uno strumento operativo di fondamentale importanza quale riferimento anche per le aziende, che potrebbe altresì fungere da coordinamento tra realtà museali presenti sul territorio e per le attività di tipo accademico e formativo, basandosi sulla specificità italiana nell’approccio alla realtà polare, valorizzando anche gli studi di antropologia culturale accanto a quelli della ricerca scientifica. Per favorire la presenza di imprese italiane sul territorio ed implementare la cooperazione accademica, sarebbe senz’altro utile l’apertura di un consolato nella capitale groenlandese. Infine, come sopra accennato, in nostro Paese potrebbe proporsi come capofila, per l’istituzione di un organismo di coordinamento e cooperazione internazionale per l'analisi criminale e l'intelligence economica al fine di prevenire le infiltrazioni criminali in Artico, considerato il fatto che nessuna attività possa considerarsi “responsabile e sostenibile” se non scevra da infiltrazioni criminali.
*Emanuela Somalvico è il Direttore dell’Osservatorio di Intelligence sull’Artico della Società Italiana Intelligence. Autrice del libro "Prospettiva Artico. Nuove sfide per l'intelligence" (Ed. Fondazione Margherita Hack, luglio 2024), del report "Intelligence al Polo Nord: Ghiacci e Strategie" ( SocintPress, maggio 2024) e coautrice di “La regione artica tra sicurezza e nuove minacce” dell’Osservatorio di Politica Internazionale del Parlamento Italiano. Ha curato il volume "Le dinamiche artiche sotto la lente dell'intelligence. Raccolta di contributi. Volume I" (SocintPress, gennaio 2025), nel quale è contenuto il suo saggio dal titolo "Profili di criminalità organizzata in Artico". Fa parte del Comitato Scientifico della rivista "Il Polo" dell'Istituto Geografico Polare Silvio Zavatti e ricopre l’incarico di responsabile per l’Artico per l’Osservatorio Nazionale per la Tutela del Mare, ONTM.
Fonte: www.rainews.it
