Iraq: la coalizione del premier Al Soudani vince in quasi tutte le province
La coalizione "Ricostruzione e Sviluppo" guidata dal premier è arrivata prima con un' affluenza del 56%. Secondo il partito "Taqaddum" di Mohammed al-Halbousi, che si afferma soprattutto a Baghdad
AFP La Commissione elettorale irachena ha annunciato oggi i risultati preliminari delle parlamentari 2025: la coalizione "Ricostruzione e Sviluppo" guidata dal premier Mohammed Shia al-Sudani si è affermata al primo posto nella maggior parte delle province, con un'affluenza superiore al 56%. Secondo posto per il partito "Taqaddum" di Mohammed al-Halbousi, soprattutto a Baghdad. Nel Kurdistan iracheno il Partito democratico curdo di Masoud Barzani ha dominato a Erbil, Dohuk e Ninive; l'Unione patriottica curda ha prevalso a Sulaymaniyah e Kirkuk. A Bassora primo il blocco "Tasmeem" di Asaad al-Eidani.
Al Soudani ha affermato di voler tenere conto, nella formazione del prossimo governo, della “volontà di tutti gli elettori e degli interessi di tutto il nostro popolo, compresi quelli che hanno scelto di boicottare” le elezioni, come l'influente leader sciita Moqtada Sadr. Soudani dovrà anche preservare il fragile equilibrio tra i due principali alleati dell'Iraq, l'Iran e gli Stati Uniti, mentre il Medio Oriente attraversa un periodo di profondi sconvolgimenti sulla scia della guerra a Gaza.
Soudani si è imposto sulla scena politica irachena dopo essere stato portato al potere nel 2022 grazie al sostegno di un'alleanza che riunisce partiti e fazioni sciite tutti legati all'Iran, il Quadro di coordinamento. Le elezioni aprono la strada alla nomina di un nuovo presidente, carica largamente onorifica riservata a un curdo, e di un primo ministro tradizionalmente sciita. Un sunnita occuperà la carica di presidente del Parlamento. Poiché è impossibile ottenere la maggioranza assoluta con una sola lista, Soudani, se la sua vittoria sarà confermata, dovrà nuovamente federare le fazioni sciite per assicurarsi la riconferma. I partiti sunniti si sono presentati separatamente alle elezioni, caratterizzate da un'affluenza superiore al 55% secondo la commissione elettorale, con l'ex presidente del Parlamento Mohamed al-Halboussi dato per favorito. Nella regione autonoma del Kurdistan, la rivalità tra il Partito Democratico del Kurdistan (PDK) e l'Unione Patriottica del Kurdistan (UPK) rimane accesa. L'Iraq ha conosciuto una stabilità insolita negli ultimi anni, dopo diversi decenni di guerra e repressione sotto Saddam Hussein e dall'invasione guidata dagli Stati Uniti nel 2003 che lo ha rovesciato. Gli elettori erano chiamati a scegliere tra oltre 7.700 candidati, di cui quasi un terzo donne, per occupare 329 seggi di deputati con mandato quadriennale. L'affluenza alle urne ha registrato un forte aumento rispetto al minimo storico del 41% del 2021, nonostante un sentimento generale di apatia e scetticismo, nonché il boicottaggio delle elezioni da parte dell'influente leader sciita Moqtada Sadr, che ha denunciato un'elezione “dominata da interessi settari, etnici e di parte”.
Durante la sua campagna elettorale, Soudani si è impegnato a proseguire la sua politica di ricostruzione e sviluppo. Durante i suoi tre anni di mandato, Baghdad si è trasformata in un vasto cantiere, con la costruzione di nuovi tunnel e ponti in tutta la capitale. Soudani afferma inoltre che il suo governo ha preservato l'Iraq dalle turbolenze regionali negli ultimi due anni. L'esito di queste elezioni è seguito da vicino dall'Iran e dagli Stati Uniti. L'Iran spera di preservare la sua influenza sul vicino dopo aver visto i suoi altri alleati regionali (Hezbollah libanese, Hamas palestinese, Houthi yemeniti) indeboliti negli ultimi due anni dai conflitti con Israele. Teheran ha inoltre perso un alleato importante con la caduta di Bashar al-Assad in Siria alla fine del 2024. L'Iraq è sotto pressione da parte degli Stati Uniti, che mantengono circa 2.500 soldati nel Paese, affinché disarmi i gruppi filo-iraniani. L'amministrazione del presidente Donald Trump ha nominato un inviato speciale per il Paese, Mark Savaya, di origine irachena, che ha insistito sulla necessità di vedere l'Iraq “liberato dalle interferenze straniere malevole, in particolare quelle dell'Iran e dei suoi alleati”.
Fonte: www.rainews.it
