L’Istat frena sulla manovra: "Impatto nullo su Pil nel 2026, minimo nel 2027-28"
Istat: "La manovra da 16 miliardi prevista dal governo non spingerà la crescita". Mercoledì il vertice di maggioranza per trovare le coperture

Secondo l’Istat, la manovra da 16 miliardi prevista per il 2026 non avrà effetti significativi sull’economia italiana. L’istituto, ascoltato martedì dalle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha stimato che l’intervento da 16 miliardi di euro previsto dal governo “non inciderà sul Pil” nel primo anno di applicazione, e che negli anni successivi – 2027 e 2028 – avrà un impatto “espansivo” di appena un decimo di punto percentuale.
La manovra, spiega l’Istat, vale in media lo 0,7 per cento del Pil e sarà finanziata quasi interamente in pareggio, per circa il 60 per cento con tagli alla spesa pubblica e il resto attraverso misure sulle entrate.
Il contesto
In un contesto della finanza pubblica indubbiamente molto ristretto, con spazi di bilancio ridotti dall’aumento degli interessi sul debito e dal rallentamento dell’economia, il governo si è dato l’obiettivo primario di mantenere il deficit sotto controllo per chiudere la procedura europea per disavanzo eccessivo.
L’esecutivo ha deciso di puntare su misure limitate e simboliche – come il taglio dell’Irpef e il sostegno alle famiglie – finanziate in gran parte da tagli di spesa. L’Istat, però, ha segnalato che un’impostazione così prudente difficilmente potrà stimolare la crescita nel breve periodo.
Il vertice di maggioranza
Mercoledì 8 ottobre è previsto a Palazzo Chigi un vertice di maggioranza con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Sarà l’occasione per definire le misure principali della legge di bilancio, che dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri intorno al 14 ottobre.
Il Documento programmatico di finanza pubblica, presentato la scorsa settimana, ha anticipato che la manovra sarà “di rigore”, con una base di 16 miliardi e margini di spesa molto limitati. Le risorse dovranno essere concentrate su pochi interventi considerati prioritari: il taglio dell’Irpef per il ceto medio, misure per la natalità e sostegni alle imprese.
Le richieste dei partiti
I partiti della maggioranza si presenteranno al vertice con priorità diverse.
La Lega punta su una nuova “pace fiscale” con una rottamazione leggera, Forza Italia chiede di estendere il taglio dell’Irpef ai redditi fino a 60mila euro e di stabilizzare l’Ires agevolata per le imprese. Fratelli d’Italia, però, frena sulle proposte più costose: l’obiettivo del governo è chiudere la procedura europea per deficit eccessivo entro il 2025, con un rapporto deficit/Pil intorno al 3%.
I conti da far tornare
Giorgetti avrebbe chiesto ai ministeri di ridurre la spesa di circa 10 miliardi per liberare risorse a favore delle misure principali. Solo il taglio dell’Irpef dal 35% al 33% per i redditi fino a 50mila euro, che dovrebbe portare un beneficio medio di 440 euro, costerebbe circa 4 miliardi. Tra le ipotesi anche l’eliminazione di alcune agevolazioni fiscali per i redditi più alti.
Il capitolo pensioni
Il governo sta valutando un intervento per evitare l’aumento di tre mesi dell’età pensionabile previsto nel 2027. Una delle ipotesi è bloccare l’adeguamento solo per chi ha già compiuto 64 anni, con un costo stimato intorno a 1,5 miliardi.
Sul tavolo anche un possibile contributo delle banche, stimato tra i 2 e i 3 miliardi: la Lega spinge per coinvolgere di nuovo gli istituti di credito, mentre Forza Italia resta contraria.
I segnali dell’economia
Negli allegati al Dpfp, l’Istat segnala che il reddito lordo pro capite nominale continuerà a crescere anche nel 2024, proseguendo il trend iniziato nel 2021. Aumenta però, seppur leggermente, la distanza tra i salari più alti e quelli più bassi.
Il confronto con le parti sociali
Venerdì 10 ottobre, alle 16.30, i leader di Cgil, Cisl e Uil incontreranno il governo a Palazzo Chigi per conoscere le linee guida della manovra. Lunedì 13 sarà invece il turno delle principali organizzazioni datoriali e di categoria, tra cui Confindustria, Ance, Ania e Confcommercio.
Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha ribadito la necessità di mettere “l’industria al centro della manovra”. Domani la Cgil presenterà le sue proposte: aumenti salariali e pensionistici, contrasto alla precarietà, una riforma fiscale più equa e maggiori investimenti in sanità e scuola.
Fonte: www.rainews.it