Nepal: tre italiani morti, Di Marcello e Kirchler dispersi. La Farnesina: “Scarse speranze”
Nepal, stanno bene i 5 alpinisti comaschi: si continua a cercare i dispersi (Video)
Nepal, stanno bene i 5 alpinisti comaschi: si continua a cercare i dispersi
Soccorritori, trovati ramponi e abbigliamento
Sul ghiacciaio dello Yalung Ri in Nepal sono stati trovati ramponi e abbigliamento di alpinisti. È quanto stato comunicato all'AGI dalla missione di soccorso italiana 'AviaMEA-Evk2CNR' direttamente dall'ultimo villaggio prima del campo base della montagna nepalese. Sul posto è presente Manuel Munari, capo di Avia MEA, istruttore pilota che oggi ha effettuato il sorvolo, in stretto contatto per il coordinamento con il grande esperto di spedizioni in Himalaya, Agostino Da Polenza. In alcuni punti della valanga l'altezza della neve e anche di dieci metri. A seguito della slavina, tra i corpi senza vita recuperati, anche quello di Paolo Cocco.
Escursionisti Como in Nepal verso il campo base del Makalu Irraggiungibili perché senza connessione
Fanno parte del Cai di Menaggio i cinque escursionisti della provincia di Como che oggi, dopo giorni di silenzio, sono tornati in contatto con le autorità nepalesi. Partiti con un'agenzia di Milano, stanno facendo un trekking verso il campo base del Makalu, poco più a ovest della valle del Khumbu, luogo diverso da quello dove si sono verificati gli incidenti che hanno coinvolto gli altri alpinisti italiani. Nel loro caso, si tratta di un itinerario che si svolge a medie-basse quote dove al massimo si giunge a 4.800 metri. Sarebbero stati irraggiungibili perché senza connessione fino ad oggi.
Messner: "Mi fa pena sapere di tutti questi morti"
"Una tragedia, mi fa pena sapere di tutti questi morti. Nonostante i progressi, nelle conoscenze e nell'equipaggiamento, le montagne sono rimaste pericolose. Inoltre, uno dei due incidenti ha coinvolto un gruppo molto numeroso, per questo sono morti in tanti". Lo afferma inun'intervista al Corriere della Sera, Reinhold Messner, commentando la tragedia degli alpinisti italiani morti in Nepal. "Non conosco esattamente cosa è successo - aggiunge -. Due sono stati travolti mentre si trovavano in tenda, una situazione drammatica, non fai in tempo a muoverti, muori soffocato. Gli altri invece stavano facendo trekking sullo Yalung Ri, una camminata con una salita di un seimila, una bellissima forma per fare alpinismo in una zona meravigliosa. Molti anni fa ci sono passato anch'io andando verso Kathmandu, ma non ho scalato quelle vette. È una situazione diversa dagli Ottomila, come l'Everest o il Manaslu, dove gli alpinisti sono così tanti che aspettano il loro turno in fila. Nel trekking non c'è questo rischio, ogni montagna offre diverse possibilità per camminare. In Nepal sono solo due i sentieri strabattuti: il giro dell'Annapurna e l'avvicinamento al campo base dell'Everest". "Mettere un piede in montagna - prosegue Messner - non è come andare sui prati, il rischio c'è sempre. È molto importante che tutti sappiano che la montagna è migliaia di volte più forte di noi. Come umani siamo molto limitati nelle nostre capacità di sfuggire a una valanga, di riuscire a salvarci all'ultimo momento. Finché la gente andrà in montagna, avremo dei morti; e maggiore sarà l'afflusso, maggiori saranno le vittime". "In quasi la metà delle mie salite - afferma ancora l'alpinista - a un certo punto mi sono fermato e sono tornato indietro: per il rischio di valanghe, perché il tempo non mi piaceva, perché il compagno non era in forma oppure io stesso non ero all'altezza di proseguire. Ho rinunciato ad andare avanti e per questo sono rimasto vivo. La montagna - conclude - non è maligna di per sé, ma non va mai dimenticato che è pericolosa".
Il ritratto degli alpinisti italiani morti o dispersi in Nepal (Video)
Il ritratto degli alpinisti italiani morti o dispersi in Nepal
Sorella e compagna di Farronato in partenza per il Nepal
Sono in partenza per il Nepal, Martina, una delle sorelle di Farronato, e Angela, la compagna del 51enne di San Zeno di Cassola (Vicenza). Le due donne - riportano oggi Il Giornale di Vicenza e il Corriere del Veneto - procederanno con il rito della cremazione, dopodiché verrà deciso se riportare le ceneri in Italia o lasciarle nel paese asiatico. Il sindaco Giannantonio Stangherlin ha ribadito che il giorno del funerale sarà indetto il lutto cittadino e che dovrà essere individuato un sito idoneo per la cerimonia, poiché Farronato era molto conosciuto. "Mio fratello - ha detto Martina - ha vissuto come aveva desiderato, con pienezza. Era curioso, amava seguire strade non comuni, possedeva una personalità alternativa. Leggeva tantissimo, si informava su molteplici tematiche e soprattutto le approfondiva. Nutriva una fortissima passione per la montagna, gli alberi, la natura. Non era monotematico, aveva uno spirito che lo portava ad aprirsi verso tanti ambiti".
Alpinisti morti in Nepal, il tetto del mondo fa paura (Video)
Alpinisti morti in Nepal, il tetto del mondo fa paura
Una flebile speranza, il segnale Gps di Di Marcello continua a muoversi
Il segnale della radio satellitare in possesso a Marco Di Marcello, la guida abruzzese dispersa in Nepal, continua ad aggiornarsi costantemente ogni quattro ore. L'ultima rilevazione, quella delle 16:44, mostra la posizione del 37enne ad una distanza di circa 200 metri in quota dall'ultimo segnale. Stando ai dati forniti dalla famiglia, dunque, Di Marcello potrebbe essere ancora in vita e in cammino quando, però, si avvicina la seconda notte dal momento in cui sono cominciate le ricerche.
Nel pomeriggio il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, aveva espresso cordoglio per il ritrovamento del corpo dell’alpinista abruzzese, in una nota della sera invece precisa che “si è limitato ad esprimere il proprio cordoglio sulla base della notizia del ritrovamento del suo corpo che da diverse ore viene diffusa da molte testate online. Dal sindaco di Castellalto, che mi ha prontamente cercato, apprendo che i familiari hanno notizia del fatto che il rilevatore in suo possesso mostra segni di movimento, che lasciano sperare in un esito positivo”. “Speranza che vogliamo fare nostra, nell'augurio che possa concretizzarsi. Dispiaciuti per aver ingenerato tale equivoco, ci scusiamo in particolare con la famiglia della quale comprendiamo lo stato di tensione e sofferenza", sottolinea Marsilio.
Le condizioni estreme e i gruppi coinvolti
Le cause delle tragedie sono da ricondursi a condizioni meteorologiche avverse, con nevicate intense e instabilità della neve che hanno innescato le valanghe. Le operazioni di recupero sono rese estremamente complicate dal maltempo persistente, che ha isolato le zone colpite. Martedì mattina quattro feriti – due alpinisti francesi e due sherpa nepalesi – sono stati evacuati e trasportati a Kathmandu per cure mediche. Tra i sopravvissuti noti ci sono Carole Fuchs, ultrarunner francese, Chhulthim Dolma Gurung, attrice e modella nepalese, e Raj Gurung, un uomo d'affari locale.
I gruppi coinvolti includono spedizioni organizzate da Dreamers Destination (con Cocco, Di Marcello e Tamang), Wilderness Outdoors (Kirchler e Schreiber) e Yatri Treks (Manfredi). La Farnesina, in contatto con il consolato italiano a Calcutta, ha attivato l'unità di crisi: “Diversi connazionali sono irraggiungibili, forse per problemi di comunicazione”, ha dichiarato un portavoce, confermando al contempo le morti di Caputo e Farronato e monitorando la situazione per gli altri tre italiani.
Il dramma sul Panbari Himal e allo Yalung Ri
Tutto è iniziato venerdì scorso sul Panbari Himal, una vetta di 6.887 metri poco battuta e tra le più impervie dell'Himalaya nepalese. Una valanga improvvisa ha travolto un gruppo di tre alpinisti italiani impegnati nella scalata: Alessandro Caputo, 28 anni, milanese e maestro di sci, e Stefano Farronato, 50 anni, arboricoltore di Bassano del Grappa, non ce l'hanno fatta. Il terzo membro del team, Valter Perlino, 64 anni, veterinario di Pinerolo, è sopravvissuto rimanendo al campo base a causa di un infortunio al piede. È stato proprio lui a lanciare l'allarme, fornendo i primi dettagli strazianti: “Qui ogni metro guadagnato è frutto di forza, esperienza e rispetto per la montagna”, era l'ultimo messaggio del gruppo prima della tragedia.
Ma il bilancio più pesante si è registrato lunedì mattina, quando un'altra valanga si è abbattuta sul campo base dello Yalung Ri, un'altra cima himalayana. L'impatto ha provocato la morte di Paolo Cocco, fotografo di Fara San Martino (Chieti), e disperso Marco Di Marcello, 37 anni, biologo e guida alpina di origine abruzzese, e Markus Kirchler, terzo italiano nel gruppo.
Tra le vittime straniere figurano Jakob Schreiber, alpinista tedesco, e Christian Andre Manfredi, trekker francese, oltre a due guide nepalesi: Padam Tamang e Mere Karki. Testimoni oculari, tra cui Phurba Tenjing Sherpa dell'agenzia Dreamers Destination, hanno affermato di aver visto i sette corpi sul luogo, mentre Mingma Sherpa della Seven Summit Treks ha coordinato i primi soccorsi.
Nepal, le salme di Stefano Farronato e Alessandro Caputo arrivate a Kathmandu (RaiNews Link Light Item - Video)
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Di Marcello e Kirchler dispersi. La Farnesina: “Scarse speranze”
Tre italiani morti, due dispersi e altri cinque con i quali si è perso il contatto radio, ma che per le autorità italiane non risulterebbero ufficialmente dispersi. È questo per ora il bilancio tra i nostri connazionali di una serie di devastanti valanghe che hanno colpito le montagne del Nepal, trasformando un sogno di conquista in una strage.
“Non si hanno notizie di sette italiani, tra cui Marco Di Marcello e Markus Kirchler (nella zona di Yalung Ri, considerati dispersi)”, si legge in una nota della Farnesina in cui si ricorda che le autorità locali hanno per ora confermato la morte di tre alpinisti italiani: Alessandro Caputo, Stefano Farronato e Paolo Cocco.
Sempre la Farnesina spiega che Marco Di Marcello e Markus Kirchler sono ancora “dispersi con scarse probabilità di sopravvivenza”. Le loro ricerche riprenderanno domani in un’area ben individuata.
Morti in Nepal: uccisi nei loro sacchi a pelo da una nevicata che li ha sepolti (RaiNews Link Light Item - Video)
Morti in Nepal: uccisi nei loro sacchi a pelo da una nevicata che li ha sepolti
La Farnesina: “Contattati i 5 alpinisti di Como, stanno bene”
Il Consolato Generale a Calcutta rischierato in Nepal ha ricevuto conferma che l'agenzia di Milano e l'agenzia nepalese sono riuscite a comunicare con il gruppo dei cinque escursionisti della provincia di Como con cui da giorni non si avevano contatti. I connazionali hanno riferito di stare bene e che proseguiranno il loro programma, con rientro a Kathmandu in data 8 novembre. Lo rende noto la Farnesina.
Nei loro piani di viaggio un trekking verso il campo base del Makalu, poco più a ovest della valle del Khumbu, cioè in un punto diverso rispetto a quello in cui si sono verificati gli incidenti causati da valanghe e forti nevicate.
Fonte: www.rainews.it
