I dazi di Trump alla prova della Corte Suprema
I giudici hanno ascoltato le argomentazioni delle parti, quella a favore e quella contro le tariffe. Le loro domande hanno fatto trapelare i dubbi sulle tariffe, definite più volte "tasse". E i mercati scommettono sulla sconfitta del presidente
AFP I dazi di Donald Trump davanti alla Corte Suprema. I saggi sono chiamati a pronunciarsi sulla legalità dell'uso da parte del presidente dei poteri di emergenza per imporre dazi sulle importazioni da quasi tutti i partner commerciali americani. La loro decisione avrà enormi conseguenze economiche e politiche, oltre a essere essenziale nell'agenda del secondo mandato di Trump, perfettamente consapevole della portata dell'attesa sentenza: "Il caso della Corte Suprema degli Stati Uniti è, letteralmente, questione di vita o di morte per il nostro Paese", ha scritto sul suo social Truth.
Nel corso dell'udienza che si è tenuta oggi a Washington per ascoltare le argomentazioni delle due parti, quella a favore e quella contro, i saggi (compresi i conservatori nominati da Trump) hanno lasciato trapelare dalle loro domande dubbi sulle tariffe, chiamandole più volte "tasse", e hanno incalzato i legali del presidente, chiedendo spiegazioni sulla loro interpretazione dell'International Emergency Powers Act, quello a cui ha fatto ricorso il presidente per giustificare i dazi del 'Liberation Day'. Molte aziende sono in pressing sulla Corte affinché si pronunci contro le tariffe. La stessa Chamber of Commerce, la Confindustria americana, ha più volte denunciato "danni irreparabili" alle aziende americane.
Se i saggi dovessero pronunciarsi contro Trump, uno dei nodi maggiori da sciogliere sarebbe quello dei rimborsi, calcolando che finora -secondo alcune stime - l'amministrazione ha raccolto quasi 90 miliardi di dollari dai dazi.
Eventualità che per ora non preoccupa il segretario al Tesoro, Scott Bessent, che ha presenziato all'udienza e che si dice "molto ottimista". Non si è però sbilanciato su quale potrebbe essere il piano B nel caso in cui le tariffe fossero ritenute illegali.
L'ipotesi: Trump ha violato il potere impositivo del Congresso
Giudici conservatori e progressisti hanno duramente messo in discussione il procuratore generale D. John Sauer sulla giustificazione legale dei dazi da parte dell'amministrazione Trump, che secondo i critici viola il potere impositivo del Congresso.
I tribunali federali di grado inferiore hanno stabilito che Trump non aveva l'autorità legale da lui invocata ai sensi dell'International Emergency Economic Powers Act (Ieepa) per imporre i cosiddetti dazi reciproci sulle importazioni da molti partner commerciali statunitensi. Sauer, che difende la politica tariffaria, ha affermato che "si tratta di dazi regolatori. Non di dazi che generano entrate".
"Il fatto che aumentino le entrate è solo incidentale", ha sostenuto Sauer. La giudice Sonia Sotomayor, uno dei tre membri liberali della Corte, ha replicato: "Dici che i dazi non sono tasse, ma è esattamente quello che sono". "Stanno generando denaro dai cittadini americani, entrate", ha detto Sotomayor. In seguito ha osservato che nessun presidente, a parte Trump, ha mai utilizzato l'Ieepa per imporre tariffe. Il giudice Neil Gorsuch, uno dei sei conservatori presenti nella Corte, ha incalzato Sauer sul fatto che Trump avesse imposto i dazi unilateralmente, citando un'emergenza internazionale, senza che il Congresso li avesse autorizzati.
Secondo la Commissione per un bilancio federale responsabile, i dazi, se mantenuti, si tradurrebbero in 3.000 miliardi di dollari di entrate extra per gli Stati Uniti entro il 2035. La scorsa settimana, il gruppo ha affermato che il governo federale ha incassato 151 miliardi di dollari dai dazi doganali nella seconda metà dell'anno fiscale 2025, "un aumento di quasi il 300% rispetto allo stesso periodo" dell'anno fiscale 2024. Una sentenza contro Trump potrebbe imporre rimborsi per oltre 100 miliardi di dollari e darebbe un segnale sulll'indipendenza della Corte, controllata dai conservatori. Una vittoria di Trump potrebbe potenzialmente creare un precedente di vasta portata, consentendo ai presidenti di adottare misure radicali in nome della gestione di un'emergenza da loro dichiarata.
Usa. “L’esercito delle ancelle” di Atwood a Washington contro Trump
La protesta delle “ancelle di Atwood" davanti alla Corte Suprema
In occasione del primo anniversario della rielezione di Donald Trump a presidente, una coalizione di organizzazioni progressiste ha dato il via a una serie di proteste pubbliche non violente a Washington. Una delle organizzazioni manifesta davanti alla corte suprema mentre i giudici esaminano la legittimità dei dazi. Si tratta di Handmaid Army Dc, l' "Esercito delle Ancelle" in rosso, donne vestite con mantelli rossi e cuffie bianche, col cartello 'shame' (vergogna): costumi e simboli tratti dal libro Margaret Atwood 'The Handmaid's Tale' (Il racconto dell'ancella) e dalla omonima serie televisiva, in cui le donne sono oppresse e schiavizzate in una società distopica teocratica e patriarcale. Il costume viene indossato per protestare contro l'erosione dei diritti delle donne e dei valori democratici.
Fonte: www.rainews.it
