L’Iran ha convocato a Teheran l’ambasciatore italiano Giuseppe Perrone. Il governo del Paese accusa l’Italia di aver ospitato una «criminale terrorista» durante un evento al Parlamento italiano. Si tratta di Maryam Rajavi, la leader del movimento dissidente Mujahedin Khalq Organization, che per l’Iran è un’organizzazione terroristica. La donna ha twittato, a margine dell’evento, che gli iraniani tengono «in grande considerazione l’Italia». E dopo il colloquio con l’ambasciatore, a rispondere è stato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che spiega come l’evento sia stato organizzato da un’associazione privata e che non c’è stata «alcuna violazione».
L’Iran: «Impedire che l’Italia diventi rifugio di terroristi»
Il governo di Teheran ha attaccato l’Italia: «Ospitare una criminale terrorista significa incoraggiare e promuovere il terrorismo e la Repubblica islamica non tollererà mosse di questo tipo in alcuna forma da parte di nessuno». Poi ha esortato «il governo italiano a dimostrare la propria serietà nell’impedire che il Paese diventi un rifugio sicuro per i terroristi». Per i vertici dell’Iran c’è il rischio che quanto successo possa danneggiare «l’immagine dell’Italia agli occhi dell’opinione pubblica iraniana». Parole smentite dalla stessa attivista, che su Twitter scrive: «Il nostro popolo tiene in grande considerazione l’Italia per il sostegno di lunga data offerto dalla Camera dei Rappresentanti e dal Senato italiani alla Resistenza del popolo iraniano. Ricordano anche l’Italia per l’atto disinteressato di Ema Delforno, una donna italiana che si è data fuoco a Treviso nel dicembre 1981 per protestare contro l’esecuzione di adolescenti iraniani».
Our people hold Italy in high regard due to the longstanding support extended by the Italian Chamber of Representatives and the Senate to the Iranian people’s Resistance. They also remember Italy for the selfless act of Ema Delforno, an Italian woman who set herself on fire in… pic.twitter.com/pnLL3xeYZF
AntonioTajani, vicepremier e ministro degli Esteri, ha commentato la convocazione dell’ambasciatore italiano e le parole pronunciate dal governo iraniano: «Mi pare sia stata una fondazione privata a invitare queste persone, non sono state invitate dal governo o dal ministero degli Esteri. Noi siamo in una democrazia e ognuno fa ciò che ritiene opportuno, senza violare il diritto internazionale o nazionale e in questo caso non c’è stata nessuna violazione».
Lino Guanciale, nato a Avezzano (Abruzzo) il 21 maggio 1979, è un attore che si divide tra fiction, cinema e teatro. Nella sua carriera ha vinto, tra i diversi premi, un Nastro d’Argerno nel 2018 come miglior attore protagonista per il corto Il regalo di Alice di Gabriele Marino e nel 2021 per l’interpretazione nella serie Il commissario Ricciardi.
Lino Guanciale: biografia e carriera
Lino ha iniziato a recitare per caso iscrivendosi a un corso di teatro al liceo e iniziando a frequentarne uno vero e proprio negli anni in cui studiava Lettere e filosofia all’Università La Sapienza di Roma. Lasciato l’ateneo della capitale, si è iscritto all’Accademia d’arte drammatica Silvio d’Amico diplomandosi nel 2003. Il primo spettacolo in cui ha recitato è stato il Giulietta e Romeo diretto da Gigi Proietti. Nel cast c’era anche Michele Placido, che lo ha notato e chiamato per recitare una parte in Vallanzasca – Gli angeli del male (2010). L’anno prima aveva già esordito al cinema con Io, Don Giovanni di Carlos Saura, seguito da Il Gioiellino di Andrea Molaioli e Il mio domani di Marina Spada.
Nel 2011 ha fatto il suo debutto in televisione con Il segreto dell’acqua, in onda su Rai 1, e l’anno seguente è stato nel cast di Una grande famiglia. Il 2012 è l’anno in cui ha girato anche Il volto di un’altra di Pappi Corsicato e La scoperta dell’alba di Susanna Nicchiarelli. Negli anni seguenti ha interpretato altri ruoli in film come Arrivano i profdi Ivan Silvestrin (2018) e Un marziano di nome Ennio, per la regia di Davide Cavuti (2021). Il primo grande successo televisivo è arrivato però nel 2013 col ruolo dell’avvocato Guido Corsi nella seconda stagione della serie televisiva Che Dio ci aiuti. Nel 2015 è stato protagonista della fiction La dama velata insieme a Miriam Leone e l’anno seguente ha partecipato a Non dirlo al mio capo con Vanessa Incontrada. L’ultimo grande successo di pubblico è stato con le fiction L’allieva, accanto a Alessandra Mastronardi, La porta rossa accanto a Gabriella Pession, e soprattutto Il Commissario Ricciardi.
Lino Guanciale: la vita privata
Dopo una lunga relazione con la collega attrice Antonietta Bello, conosciuta tramite amici, il 18 luglio 2020 Lino Guanciale si è sposato a Roma con Antonella Liuzzi, sua compagna dal 2018. Il 14 novembre 2021 è nato il loro primogenito, Pietro. I due si sono conosciuti all’Università Bocconi di Milano, dove Antonella lavora come docente. Lei è figlia di Pietro Liuzzi, ex senatore del Popolo della libertà e sindaco di Noci.
Barbara Pasetti, a processo con rito abbreviato per l’omicidio di Luigi Criscuolo, conosciuto a Pavia come Gigi Bici, è stata condannata dal tribunale di Pavia a 16 anni. Pasetti era imputata anche per occultamento del cadavere, detenzione illegale di arma e anche tentata estorsione. Il giudice ha riconosciuto una provvisionale di risarcimento di 100 mila euro per ciascuna delle cinque parti civili.
Pasetti è in carcere a Vigevano dal 20 gennaio 2022
Criscuolo era scomparso l’8 novembre 2021: il suo cadavere venne poi ritrovato il 20 dicembre in campagna a Calignano, a pochi metri dalla villa di Pasetti che è in carcere a Vigevano dal 20 gennaio 2022. I pubblici ministeri Valentina Terrile e Andrea Zanoncelli avevano chiesto 14 anni per la donna, che durante l’udienza è intervenuta chiedendo scusa ai familiari di Criscuolo, spiegando di aver agito per paura per se stessa e per suo figlio, difendendosi dalle presunte minacce da parte dell’uomo. In un processo celebrato con rito abbreviato, le sono stati inflitti 16 anni: il massimo possibile.
La figlia di Gigi Bici: «Non me ne faccio nulla delle sue scuse»
«Non me ne faccio nulla delle sue scuse e non mi interessano. L’avrei detto anche se l’avessero condannata all’ergastolo», ha dichiarato Katia, seconda figlia di Gigi Bici, all’uscita dal tribunale. «L’unica cosa che conta è che mio padre non me le restituirà nessuno. Senza di lui la mia vita è precipitata. Ho perso 30 chili, non riesco più ad avere un lavoro».
Nuovo scontro tra la maggioranza e i partiti di opposizione sul salario minimo. Il 30 giugno scorso sono stati Pd, Movimento 5 stelle, Azione, Sinistra italiana, Europa Verde e +Europa a firmare e depositare la proposta di legge con cui si chiede di fissare a 9 euro orari la paga minima per subordinati, autonomi e parasubordinati. Nella mattinata di venerdì 14 luglio, giorno in cui è scaduto il termine per presentare gli emendamenti, il centrodestra ne ha presentato uno per sopprimere gli otto articoli del documento in cui si parla del salario minimo, nonostante sia stato adottato come testo base per la discussione in commissione Lavoro alla Camera.
Il centrodestra: «Tema dei salari in agenda»
Martedì 18 luglio saranno esaminati gli emendamenti, compreso quello abrogativo che visti i numeri dovrebbe essere approvato. Il test arriverà ugualmente in Aula il 28 luglio. Dal centrodestra, alcune fonti spiegano i motivi dello stop: «Ci siamo visti costretti a procedere in questo senso e continuare nel lavoro avviato, da maggioranza e governo, su provvedimenti che hanno già dato i loro frutti – come il taglio del cuneo e il dl lavoro – e quelli che tra qualche giorno arriveranno in parlamento come il prossimo disegno di legge lavoro. Il tema dei salari è nell’agenda politica del centrodestra e stiamo lavorando per dare risposte adeguate e non solo strumentali ed inattuabili». E poi l’accusa alle opposizioni, che preferiscono «fare di un tema così importante un totem di propaganda in vista dell’estate, ponendo un muro sulla proposta da noi avanzata di una discussione a 360 gradi sulla contrattazione, il welfare aziendale e lavoro povero da avviare a settembre».
Le opposizioni protestano: «Schiaffo a tre milioni di lavoratori»
Pronta la risposta dei partiti d’opposizione. Per la segretaria dem Elly Schlein «chi sopprime la possibilità di far uscire lavoratori e lavoratrici dallo sfruttamento e dalla povertà si qualifica da solo: stiamo parlando di 3 milioni e mezzo di persone con un salario minimo orario inferiore ai 9 euro». E, ancora: «Dietro quelle retribuzioni da fame ci sono contratti pirata, falsi appalti, false imprese, false cooperative, abuso di contratti precari. Tagliano di miliardi il contrasto alla povertà e danno un euro al giorno con una card una tantum, ma si rifiutano di aggredire il problema della povertà nei luoghi in cui ha origine. Perché sono interessati più alla propaganda e alla presa in giro che alla soluzione dei problemi». Arturo Scotto, capogruppo del Pd alla commissione Lavoro, spiega a Repubblica: «La destra si rifiuta di discutere nel merito di una proposta unitaria dell’opposizione. Presenta un emendamento soppressivo, dimostrando un cinismo politico mai visto, salva i suoi potenti, e dice no di no a tre milioni di lavoratori poveri. Daremo battaglia in commissione e poi in aula il 28 luglio». Gli fanno eco Francesco Boccia, che parla di una «destra italiana è contro la dignità del lavoro e contro i poveri» e Antonio Misiani. Quest’ultimo attacca: «La destra ha gettato la maschera. Nessuna contro proposta, nessuna ricerca di un punto di incontro con le opposizioni. Un no puro e semplice. Pregiudiziale. Ideologico. Uno schiaffo in faccia a tre milioni di lavoratrici e lavoratori sottopagati e sfruttati».
Conte: «Meloni e la maggioranza sono convinti di avere avuto con le elezioni il mandato politico di insultare gli italiani»
Il leader M5s, Giuseppe Conte, risponde: «Carovita? Lavoro sottopagato? Buste paga indegne? Ecco la risposta del governo: un emendamento confezionato in fretta e furia per sopprimere la nostra proposta sul salario minimo legale che darebbe a milioni di cittadini il diritto a una paga dignitosa». Per l’ex premier «Meloni e la maggioranza sono convinti di avere avuto con le elezioni il mandato politico di insultare gli italiani».
Otto studenti universitari, quattro dei quali iscritti alla facoltà di Medicina, hanno accusato forti malori dopo aver consumato una torta a base di marijuana.
Ragazzi intossicati dopo aver mangiato torta alla marijuana
I ragazzi coinvolti nella vicenda sono tutti ventenni, residenti a Monza e nei paesini limitrofi. Nella serata di giovedì 13 luglio 2023, durante una cena in casa, hanno consumato un dolce all’interno del quale erano presenti importanti quantità della pianta con noti effetti allucinogeni. Quando si sono resi conto che c’era qualcosa che non andava, gli studenti si sono così ritrovati costretti a richiedere l’intervento del 118, che li ha rapidamente soccorsi.
«Alcuni di loro vedevano i fantasmi»
Ad arrivare in tempi rapidi nell’appartamento dove si stava svolgendo il party anche i membri dell’arma dei carabinieri che, una volta giunti, hanno riferito di aver trovato «smarriti» i ragazzi che avevano consumato la torta. Come spiegato dai militari, alcuni di loro presentavano «vuoti di memoria e difficoltà ad esprimersi» e «qualcuno si limitava a riferire di vedere i fantasmi». I protagonisti della vicenda sono successivamente stati trasportati al più vicino ospedale per sospetta intossicazione, mentre altri tra i presenti avrebbero rifiutato le cure. Nel frattempo, i carabinieri si sono messi al lavoro per ricostruire con maggior precisione i dettagli della vicenda e per capire in che modalità possa essere stata reperita la marijuana con cui è stata preparata la torta. Come riporta il Dipartimento per le politiche antidroga, se assunta in maniera prolungata e in quantità eccessive la pianta può causare nel lungo termine alterazioni nella percezione della realtà, un minor livello di autocontrollo, alterazioni del coordinamento psicomotorio, deficit dell’attenzione e persino alterazioni genetiche.
Una persona è rimasta uccisa in un incidente avvenuto in un impianto di arricchimento dell’uranio a Novouralsk, nella regione russa degli Urali. Secondo quanto riportato da E1.ru, che cita fonti anonime, un centinaio di dipendenti sono stati portati in un vicino ospedale per controlli. Rosatom, l’azienda pubblica russa attiva nel settore dell’energia nucleare, ha dichiarato che non c’è alcuna minaccia per la salute, né per i dipendenti dello stabilimento, né per i residenti della zona.
I livelli di radiazione nel sito e nell’area circostante sarebbero normali
Un portavoce dell’impianto di Urals ElectrochemicalCombine, sussidiaria di TVEL che a sua volta appartiene a Rosatom, ha spiegato che si sarebbe verificata la depressurizzazione di una bombola contenente esafluoruro di uranio impoverito, sostanza chimica utilizzata nel processo di arricchimento dell’uranio stesso. I livelli di radiazione nel sito e nell’area circostante sarebbero normali, ha dichiarato, citando in modo generico la presenza di «una vittima». Rosatom, che possiede l’impianto, ha spiegato che la forma impoverita del composto è meno radioattiva dell’uranio naturale e che non rappresenta una minaccia per la salute umana: «L’incidente è stato prontamente localizzato e non crea rischi per la popolazione. Il reparto è in fase di sanificazione. Il resto delle officine funziona in modo regolare».
L’impianto produce il 20 per cento dell’uranio arricchito a livello mondiale
Lo stabilimento produce il 50 per cento dell’uranio arricchito della Russia e circa il 20 per cento a livello globale. Oltre l’80 per cento della produzione dell’impianto dove si è verificato l’incidente è destinato all’esportazione: gli Stati Uniti fanno affidamento per un terzo del loro fabbisogno proprio sulla Federazione Russa, a seguito di un accordo del 1993 che fu visto come un gesto di de-escalation dopo la fine della Guerra Fredda. Situata nella oblast’ di Sverdlovsk, Novouralsk è una città chiusa, sottoposta cioè a particolari restrizioni d’accesso e di residenza e di segretezza.
Svolta nelle indagini relative al caso di Marco Conforti, l’imprenditore trovato morto all’interno della sua automobile a Torino a maggio 2023. Le autorità hanno identificato due indagati.
Due indagati per l’omicidio di Marco Conforti
In base a quanto riportato su TorinoToday, le due persone indagate per l’omicidio sarebbero due trafficanti di droga nigeriani, rispettivamente un uomo di 39 anni e una donna di 30 anni. Entrambi residenti a Torino, sono attualmente indagati a piede libero per aver occultato il cadavere del manager e per aver venduto le sostanze stupefacenti che ne hanno causato la morte. Marco Conforti, imprenditore titolare di varie scuole guida, era molto noto in zona. Il suo corpo senza vita era stato recuperato dalle forze dell’ordine all’interno del bagagliaio della sua auto il 28 maggio, all’incrocio tra via Rovigo e la strada del Fortino, alla periferia della città. Le indagini sono ancora in corso ma, in base alle prime ricostruzioni degli inquirenti, poche ore prima di morire avrebbe assunto della cocaina, la stessa che gli avrebbe poi provocato il fatale arresto cardiaco. Stando a quanto aveva rivelato l’autopsia sulla salma, eseguita dal medico legale Roberto Testi, l’uomo non era deceduto per morte violenta. Resta in ogni caso ancora da chiarire con maggior precisione come sia stato possibile che la vittima sia finita nel bagagliaio della sua autovettura.
Ancora da chiarire come il manager sia finito nel bagagliaio della sua auto
Il dettaglio rispetto al corpo nascosto nel bagagliaio è ancora oggetto di indagini: si è, per esempio, ipotizzato che sia stato lo stesso imprenditore a nascondersi al suo interno, per non farsi vedere mentre era sotto gli effetti della sostanza stupefacente. Secondo gli inquirenti, invece, nonostante non siano stati rilevati segni di trascinamento del cadavere, sarebbero stati proprio i due trafficanti a gettare il cadavere all’interno del veicolo, presi dal panico dopo la morte di Conforti. L’avvocato della difesa dei due trafficanti, Manuel Perga, ha in ogni caso contestato il fatto che siano stati proprio i suoi due assistiti a occuparsi dell’occultamento del corpo del manager. In attesa di maggiori chiarimenti, la polizia ha sequestrato i cellulari dei due per confermare l’organizzazione di un eventuale incontro con Conforti nella sera del 23 maggio.
Italia Viva sta vivendo un momento difficile, attorniato dalle voci sui possibili addii di alcuni dei nomi forti del partito. Si tratta di fedelissimi di Matteo Renzi, come Ettore Rosato, Elena Bonetti e Teresa Bellanova. Ma ci sarebbero anche altri big, tra cui Davide Farone, ad aver dimostrato insofferenza per la scelte politiche dell’ex premier. Il fondatore del partito intanto smentisce, come riporta Repubblica: «Tutte balle». E anche i diretti interessati si smarcano dalle indiscrezioni.
Italia Viva smentisce le voci su Rosato e Bonetti
Il primo in ordine temporale è stato Ettore Rosato. L’ex vicepresidente della Camera è stato accostato a Forza Italia. Adnkronos già il 12 luglio ha lanciato l’ipotesi di un annuncio sabato 15, al consiglio nazionale di Forza Italia. Più probabile un passaggio intermedio al gruppo Misto, così da proseguire con i contatti con il partito ora guidato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. E al suo fianco, secondo l’agenzia di stampa, c’è Elena Bonetti. Anche l’ex ministro della Famiglia e le pari opportunità dei governi Conte II e Draghi pensa al cambio di casacca e potrebbe intraprendere lo stesso percorso. Italia Viva ha già smentito con una nota: «Le notizie secondo cui i deputati di Italia Viva Ettore Rosato ed Elena Bonetti sarebbero in procinto di lasciare il partito sono prive di fondamento».
Bonetti: «Voci per screditare»
Elena Bonetti è intervenuta anche in prima persona, parlando di «voci fatte uscire da fuoco presunto amico interno, per screditare». Il motivo sarebbe che «il dissenso si paga» e il suo è «tema politico, per non affrontare il quale, la buttano sul gossip». All’ex ministra però non è piaciuta la rottura dei rapporti con Azione, che ha portato al naufragio del Terzo Polo. E lei stessa, dopo l’assemblea di Italia Viva a Napoli durante la quale è stata nominata Raffaella Paita coordinatrice del partito, ha dichiarato: «Lasciare? Non ci sto pensando più. Il mio obiettivo rimane fare il centro. Io vado avanti sulla stessa strada, se poi mi voltassi e i miei compagni di strada non ci fossero più…».
Bellanova: «Non sono una dama di compagnia»
Che l’addio a Calenda e Azione sia un tema molto discusso all’interno di Italia Viva lo testimonia anche l’allontanamento da Renzi di un’altra ex ministra, Teresa Bellanova. Lei, finora sempre al fianco dell’ex premier, sin dall’addio al Pd, ha lasciato trapelare ai giornalisti la propria insofferenza. Appena pochi giorni fa ha risposto a chi le ha chiesto se resterà in Italia Viva: «A me piace fare politica, non la dama di compagnia». E tra i big, mentre Davide Faraone non conferma né smentisce la propria insofferenza, Luigi Marattin rimanda tutto al a ottobre: «Nessun passaggio a altri partiti, ma alcuni di noi hanno posto problemi politici e infatti faremo il congresso. Siamo in vigile attesa».
Nuovo anticiclone in arrivo sull’Italia. Cerbero sta infatti per cedere il testimone al subtropicale Caronte, massa d’aria calda in arrivo dall’Africa che si protrarrà da domenica 16 luglio almeno fino a sabato 22. Gli esperti preannunciano temperature roventi su tutta la penisola, tanto che diversi record dei precedenti anni potrebbero andare in frantumi. Una volta passate le precipitazioni temporalesche al Nord, soprattutto sull’arco alpino, che hanno abbassato lievemente le massime fino al Sud, da sabato 15 si tornerà a salire. Nel weekend previsti 38-39 gradi in Toscana e Lazio, con particolare attenzione a Firenze e Roma. Circa due gradi in più per la Puglia, la Sicilia e la Sardegna, dove i termometri potrebbero toccare i 40-41 gradi.
Temperature record in Italia, Caronte porta sulla penisola anche notti tropicali
Il quadro è destinato però a cambiare immediatamente con l’arrivo della nuova settimana da lunedì 17. Si prevede infatti un’escalation termica che potrebbe frantumare persino il record di 48,8 gradi centigradi raggiunti a Siracusa nell’agosto 2021. L’anticiclone Caronte farà innalzare le temperature massime fino a 12 gradi oltre la media del periodo. Si preannunciano dunque fino a 41-43 gradi a Firenze e Roma, che in tal caso segnerebbe un nuovo record storico. Valori ancora più alti al Sud con 45 gradi in Puglia, principalmente nelle zone interne, ma soprattutto in Sicilia e Sardegna. Qui le colonnine di mercurio potrebbero infatti oltrepassare i 48 gradi centigradi.
Il caldo torrido dovrebbe protrarsi almeno fino a sabato 22 luglio, quando qualche perturbazione potrebbe abbassare lievemente le temperature. In crescita per tutta la settimana anche i valori notturni, tanto che le minime non scenderanno in media mai al di sotto dei 20 gradi. Ad accrescere il disagio delle notti tropicali anche la presenza di alti tassi di umidità che aumenteranno i valori percepiti dall’organismo. Per questo gli esperti chiedono cautela negli spostamenti durante il giorno, evitando le ore più calde, idratandosi il più possibile e ventilando l’abitacolo della propria auto.
Il movimento femminista e transfemminista Non una di meno Milano ha rivendicato l’affissione di diversi volantini sotto lo studio legale della famiglia di Leonardo La Russa, il figlio del presidente del Senato accusato di violenza sessuale nei confronti di una ragazza di 22 anni. «El violador eres tu. Gli stupratori siete voi» è la frase che campeggia sui poster e che copre occhi e bocca del giovane ritratto.
I volantini di Non una di meno contro Leonardo La Russa
I manifesti sono stati affissi vicino ai locali notturni di corso Como, accanto allo studio legale di Ignazio La Russa in Porta Romana ma anche sotto l’Apophis club di via Merlo, la discoteca nella quale sarebbe avvenuto l’incontro tra Leonardo e la giovane che ha denunciato lo stupro. Un gesto indirizzato tanto al figlio quanto al padre, come ha spiegato il movimento in una nota: «Gli stupratori siete voi. Tu, La Russa Junior, perché fare sesso con una persona che non è presente a se stessa, che non è in grado di parlare, che non riesce ad esprimere il consenso con coscienza, è stupro. E tu, La Russa padre, perché violador è un presidente del Senato che colpevolizza una ragazza stuprata sotto il proprio tetto alimentando la cultura della violenza con il solito vecchio e insopportabile ritornello “è colpa sua, aveva bevuto”, “è colpa sua, era drogata”».
«Vogliamo cacciare La Russa dagli incarichi pubblici»
Nel medesimo comunicato, Non una di meno ha affermato di voler cacciare l’esponente di Fratelli d’Italia da ogni incarico pubblico e di volere chiusi «i locali della famiglia e lo studio legale su cui si fonda il loro potere economico e politico». Non solo: «Vogliamo requisiti i loro soldi affinché siano devoluti ai centri antiviolenza». Ha quindi annunciato un flash mob in programma per le 18.30 di venerdì 14 aprile 2023 in piazza XXV Aprile a Milano. Lo slogan della manifestazione è «Puntiamo il dito contro i violadores» e sarà una protesta «contro le assoluzioni dei giudici che “misurano il tempo” delle violenze sessuali anche a danno di minori, contro la vittimizzazione secondaria della sopravvivente se a stuprare è un rampollo e contro la strumentalizzazione dello stupro in chiave razzista quando viene agito da una persona non italiana».
Archiviato per il momento il dossier Pirelli, e scacciate le presunte ombre cinesi che minacciavano di intaccare le strategie e l’operatività del gruppo, prima o poi il governo Meloni dovrà fare i conti con un nodo ancor più spinoso. La questione chiama in causa le solite quattro variabili: l’Italia, le responsabilità geopolitiche di Roma nei confronti dell’Alleanza atlantica e del blocco occidentale (leggi: Stati Uniti), un asset italiano controllato in parte da un’azionista cinese, e quindi la Cina. Se l’invocazione del golden power – cioè lo strumento che permette al governo di bloccare o limitare specifiche operazioni finanziarie nei settori considerati strategici, per salvaguardare l’interesse nazionale – ha tutelato l’azienda leader nella produzione di pneumatici, resta da capire come – e nel caso se – l’esecutivo meloniano si orienterà nei confronti di Cassa depositi e prestiti Reti, un attore protagonista dell’economia italiana e ancor più rilevante di Pirelli.
Cdp Reti ha quote di rilievo in Italgas, Snam e Terna
Già, perché Cdp Reti, una joint venture tra Cassa depositi e prestiti, l’azienda cinese State Grid Corporation e altri investitori, detiene quote di rilievo in Italgas (25,9 per cento), Snam (31,3 per cento) e Terna (29,8 per cento), ossia in tre soggetti impegnati rispettivamente nel settore del gas, delle infrastrutture energetiche e nelle reti elettriche italiane. Considerando che Cdp Reti è partecipata dal 59,1 per cento da Cassa depositi e prestiti e per il 35 per cento dalla citata State Grid, la società elettrica statale cinese, possiamo affermare che Pechino ha una voce in capitolo, o quanto meno una posizione di monitoraggio privilegiata, in alcune tra le questioni più scottanti dell’Italia. Quali, del resto, lo sono le infrastrutture, lo smistamento di risorse energetiche e il funzionamento della rete elettrica nazionale. Se, a torto o ragione, per motivazioni geopolitiche o economiche, per Pirelli il governo ha ritenuto necessario impugnare il golden power, allora ci si può chiedere cosa avrà intenzione di fare l’esecutivo con il rebus Cdp Reti.
Per State Grid Corporation un’operazione da 2,1 miliardi di euro
Dobbiamo tornare al 2014 per capire come ha fatto la Cina a ritrovarsi una simile posizione. Nella stagione politica dell’apertura verso Oriente, quando cioè fare affari con il Dragone non era considerato un rischio ma una possibile ancora di salvezza per rimpinguare le casse vuote dei governi occidentali, la banca d’investimento statale italiana Cassa depositi e prestiti ha venduto il 35 per cento delle azioni della holding Cdp Reti a State Grid Corporation. Il tutto per un prezzo pari a circa 2,1 miliardi di euro, con la possibilità da parte del Dragone di nominare due amministratori su cinque nel cda di Cdp Reti e membri nei board di Terna, Italgas e Snam. L’operazione è risultata particolarmente fruttuosa anche dal punto di vista economico, visto che negli ultimi due anni il colosso cinese ha incassato 334 milioni di euro di dividendi.
Fattore di preoccupazione per gas ed energia elettrica
In relazione all’ultimo anno, invece, la partecipata di Cassa depositi e prestiti ha approvato la distribuzione agli azionisti di un dividendo 2022 di 551 milioni. Di questi, 331,9 milioni di euro (pari a 2.054,80 euro per azione) sono stati già versati in forma di acconto. All’azionista cinese è stata quindi staccata una cedola da 116 milioni. Al netto della questione economica, e considerando lo scenario geopolitico mutato, la presenza di un attore controllato da Pechino nella governante di un veicolo che gestisce le reti di gas ed energia elettrica dell’Italia potrebbe risultare un fattore di preoccupazione. A maggior ragione per un governo come quello guidato da Giorgia Meloni, che ha dimostrato di volersi allineare il più possibile ai diktat statunitensi in materia di politica estera. Dunque, se per Washington la Cina rappresenta una minaccia, allora deve esserlo anche per i partner Usa. Italia compresa.
Exit strategy come sulla Nuova via della seta?
State Grid, attraverso Cdp Reti, contribuisce insomma a sostenere lo sviluppo delle infrastrutture strategiche di Roma. Ma potrà ancora essere così? I venti sono cambiati e lo dimostra anche la freddezza mostrata da Meloni nei confronti dell’ipotetico rinnovo del Memorandum of Understanding tra Italia e Cina sulla Nuova via della seta. Nel caso della famigerata Belt and Road (Bri) non si è ancora capito cosa intende fare il governo italiano. Certo è che un passo di lato è più auspicabile di un netto passo indietro, dato che qualsiasi mossa ambigua da parte di Roma potrebbe essere mal interpretata da Pechino. Che, dal canto suo, può attivare molteplici leve economiche così da generare una pericolosa ritorsione. Nel caso della Bri, pare che l’esecutivo italiano stia cercando una sorta di exit strategy, un modo per non rinnovare il memorandum ma senza danneggiare le relazioni con la Cina. Impresa difficile, a giudicare dal sempre più fragile equilibrio che regola il rapporto sino-italiano, ormai al centro della disputa sino-americana.
Accordo firmato nel 2014, ai tempi di Renzi, Padoan e Gorno Tempini
L’uscita d’emergenza per Pirelli, almeno parziale, è coincisa con l’adozione del golden power. Quella che dovrà risolvere il rebus Cdp è ancora in alto mare. Per la cronaca, l’ingresso di State Grid nella cassaforte di Cassa depositi e prestiti si è materializzato alla fine del luglio 2014, quando l’amministratore delegato di Cdp, Giovanni Gorno Tempini, e il presidente del colosso cinese, Zhu Guangchao, hanno firmato un accordo in quel di Palazzo Chigi alla presenza dell’allora premier italiano Matteo Renzi. E Pier Carlo Padoan, al tempo dei fatti ministro dell’Economia, descriveva la fumata bianca come una «tappa molto importante di un’integrazione economica tra Italia e Cina che si va rafforzando quotidianamente». Altri tempi, altri governi, altri sogni.
La corsa allo spazio ha un nuovo protagonista. L’India ha infatti lanciato con successo Chandrayaan-3, la nuova missione con l’obiettivo di far atterrare un rover sulla Luna. Il decollo ha avuto luogo alle ore 11.05 italiane (le 14.30 locali) dal Centro Spaziale Satish Dhawan nel Andhra Pradesh. Seguito da oltre 1 milione di persone su YouTube, è appena il secondo tentativo di Nuova Delhi di eseguire un allunaggio morbido dopo il fallimento del 2019. Il primo lancio nel 2008 infatti ebbe il solo obiettivo di orbitare attorno al satellite, tanto che venne fatto schiantare deliberatamente dopo meno di un anno. Privo di un equipaggio, il rover dovrà raccogliere campioni dal suolo lunare al fine di aiutare a comprenderne la composizione. Entusiasta il presidente Narendra Modi: «Si apre un nuovo capitolo dell’odissea spaziale indiana», ha postato su Twitter. «Porterà in alto i sogni e le ambizioni di ogni cittadino»
Chandrayaan-3 scripts a new chapter in India's space odyssey. It soars high, elevating the dreams and ambitions of every Indian. This momentous achievement is a testament to our scientists' relentless dedication. I salute their spirit and ingenuity! https://t.co/gko6fnOUaK
I dettagli della missione Chandrayaan-3 con cui l’India vuole raggiungere la Luna
Giunto nell’orbita terrestre grazie a un razzo Lvm3 di produzione indiana, Chandrayaan-3 (traducibile dal sanscrito con veicolo lunare) dovrà effettuare diverse nuove accensioni prima di allontanarsi dal nostro pianeta e dirigersi verso la Luna. Per percorrere i circa 300 mila chilometri che ci separano dal satellite ci vorranno circa 20 giorni, con arrivo previsto per il 5 agosto. L’avvicinamento alla superficie richiederà poi altre tre settimane di manovre per raggiungere il Polo Sud, designato per la discesa finale. Se la missione avrà successo, il 23 agosto l’India porterà sul suolo lunare il lander Vikram da 1,7 tonnellate con al suo interno il rover Pragyan, dal peso di appena 26 chilogrammi. A bordo tre differenti strumenti scientifici per valutare la composizione di rocce e sedimenti tra cui spettrometri a raggi X e spettroscopi laser.
Gli scienziati dell’Indian Space Research Organization (ISRO) sperano di aver risolto i difetti della missione Chandrayaan-2, che nel 2019 si concluse con uno schianto per problemi al software durante la discesa. Per questo hanno rivisto completamente diversi aspetti, progettandone gran parte ex novo. Nei quattro anni di preparazione, oltre a modifiche sui programmi informatici di bordo l’ISRO ha rinforzato la struttura e i motori per il controllo dell’atterraggio. Come ha riportato la Cnn, Chandrayaan-3 è costato circa 75 milioni di dollari. In caso di successo l’India diventerà la quarta nazione al mondo dopo Stati Uniti, Cina e Russia a far atterrare un rover sulla superficie lunare. Ancora lontani i progetti per una missione con equipaggio.
Non solo la Luna, entro il 2030 è prevista una missione verso Venere
Sebbene sia molto indietro rispetto all’Occidente e alla Cina nella corsa allo spazio, l’India sta compiendo passi da gigante. Nel 2014 è divenuta la prima nazione asiatica a raggiungere Marte con la sonda da 74 milioni di dollari Mangalyaan. Entro il 2030, come ha spiegato il presidente dell’ISRO Kailasavadivoo Sivan, gli scienziati di Nuova Delhi sperano di lanciare una stazione spaziale indipendente per rivaleggiare con la ISS e la cinese Tiangong. Le ambizioni però non si fermano all’orbita bassa della Terra, dato che entro la fine del decennio un orbiter potrebbe partire alla volta di Venere.
I vigili dl fuoco sono attualmente al lavoro per cercare due ragazzi dispersi nel fiume Po dopo essersi tuffati nel corso d’acqua presso il comune di Revere, in provincia di Mantova.
Due ragazzi dispersi nel fiume Po a Revere
Le due persone di cui da ormai diverse ore si sono perse le tracce sono un ventenne e un trentenne, entrambi residenti a Ostiglia, un paesino che si trova sulle sponde del fiume Po proprio di fronte a Revere, dove è avvenuta la sparizione. In base alle prime ricostruzioni della vicenda sembra che i due stessero passando un pomeriggio spensierato in compagnia degli amici e che, per rinfrescarsi dal calore estivo, abbiano deciso di avventurarsi nelle acque del corso d’acqua per un bagno rilassante. Ne uno né l’altro, però, sono più riemersi dalle acque. Entrambi sarebbero di nazionalità marocchina. Le ricerche sono state sospese con il calare del buio mentre sono riprese quest’oggi, come sempre con il supporto dei vigili del fuoco e dei carabinieri.
Le autorità temono lo scenario peggiore
Sembra che non sia stato facile per le forze dell’ordine identificare con precisione i componenti del gruppo che nella giornata di ieri si trovavano con i due dispersi al momento del loro bagno nel Po. Pare che i presenti, infatti, fossero tutti privi di documenti. A commentare la vicenda, con un certo pessimismo, è stato il sindaco di Ostiglia Alberto Borsari: «A quanto ho saputo, il gruppo di ragazzi, tutti giovani, era formato da otto persone. Da quanto è stato ricostruito sembra che uno dei ragazzi si sia tuffato in acqua e poi sarebbe sparito. L’amico avrebbe tentato di aiutarlo ma anche lui è stato inghiottito dai flutti. Uno dei ragazzi sarebbe poco più che ventenne mentre l’altro non è ancora stato possibile identificarlo, ma sarebbe più grande, forse è un 30enne. Le ricerche riprenderanno domani, ma il Po non perdona. La corrente avrà ormai trascinato i corpi lontano».
Karlie Kloss, la modella di Victoria’s Secret, è diventata mamma. L’11 luglio 2023 è nato il suo secondo bambino ma l’annuncio è stato dato qualche giorno dopo dal neo papà, che su Instagram gli ha dedicato un post recante la scritta «Benvenuto al mondo».
Karlie Kloss è diventata mamma
Un messaggio semplice e ricco di emozione quello con cui la coppia ha dato il benvenuto al secondo figlio (il primo, Levi Joseph, era nato nel 2021). Lo scatto pubblicato da Kushner, che ritrae il nuovo arrivato mentre dorme, è stato in breve tempo commentato da migliaia di utenti che hanno voluto porgere i propri personali auguri per il lieto evento. Tra questi vi sono vip come Kim Kardashian, Kate Hudson e Mark Zuckerberg che ha condiviso diverse emoji a forma di cuore.
La modella aveva annunciato la seconda gravidanza durante il Met Gala lo scorso maggio 2023. «C’è con me un più uno», aveva rivelato la modella in quell’occasione dicendosi sorpresa di essere riuscita a tenere la notizia segreta così a lungo. Karlie Kloss e Joshua Kushner stanno insieme dal 2012 e si sono sposati nel 2019 a New York. Dopo due anni è arrivato il primo figlio. Molto unita ed innamorata ma anche molto riservata, la coppia non ha mai nascosto il forte sentimento che li lega. Durante un’intervista di qualche anno fa, Karlie aveva dichiarato: «Ho incontrato, sposato e sono follemente innamorata della mia anima gemella. Lui è il mio partner di vita, è il mio migliore amico, è la mia metà. Non pensavo di poter amare qualcuno così come amo lui».
Gaia Girace, nata a Vico Equense (Campania) il 21 ottobre 2003, è un’attrice e modella. Ha iniziato a studiare recitazione e teatro a 13 anni e si è diplomata al liceo linguistico nel 2022.
Gaia Girace: biografia e carriera
Dopo aver frequentato la scuola La Ribalta di Napoli, ha sostenuto il suo primo provino per il ruolo di Lila in L’amica geniale, film tratto dalla serie di libri di Elena Ferrante. Superati con successo i casting, ha sostituito la giovane Ludovica Nasti a partire dal terzo episodio della prima stagione e fino alla terza. Al termine di quest’ultima, ha lasciato la fiction per lasciar spazio a un’attrice più grande (in linea con lo sviluppo della storia). Gaia ha poi recitato in alcuni cortometraggi come I santi(2020) di Giacomo Abbruzzese e A Future Together (2021) di Wim Wenders. Di recente ha preso parte alla serie televisiva di Disney+ The Good Mothers, interpretando Denise Cosco, mentre l’anno precedente aveva vestito di panni di Caterina De Medici nella miniserie Diane de Poitiers.
Gaia Girace: la vita privata
Come rivelato in un’intervista a Vanity Fair, dopo i 18 anni Girace è andata a vivere da sola a Napoli. Essendo molto riservata e tenendo alla privacy, non si hanno notizie riguardo la sua vita privata. Non è dunque chiaro se sia fidanzata o meno, anche perché sui social preferisce lasciar spazio agli hobby, ai servizi fotografici e a scatti riguardanti la sfera professionale.
La Duma russa ha approvato in terza e ultima lettura la proposta di legge che vieta in Russia gli interventi chirurgici per il cambio di sesso. Il divieto non si applica agli interventi medici relativi al trattamento di anomalie e malformazioni congenite, nonché di malattie genetiche ed endocrine associate alla ridotta formazione degli organi genitali nei bambini. Come riportano i media locali, hanno votato a favore tutti i 386 deputati presenti in aula.
In base alla legge chi ha cambiato sesso non potrà adottare bambini
Per diventare legge, la proposta deve essere ancora approvata dal Consiglio Federale, ovvero la camera alta del parlamento di Mosca, e firmata dal presidente Vladimir Putin: praticamente impossibile che incontri anche la minima opposizione. Il disegno di legge prevede che all’anagrafe sia vietato apportare modifiche ai documenti personali sulla base di certificati medici di cambio di genere. Chi ha cambiato sesso non potrà adottare bambini e, se uno dei due coniugi ha cambiato genere, il matrimonio sarà annullato. Il presidente della Duma russa, Vyacheslav Volodin, ha definito «puro satanismo» l’aumento del numero di transessuali tra gli adolescenti americani.
Negli ultimi cinque anni più di 2.700 russi hanno cambiato sesso sui documenti
Tra il 2018 e il 2022 più di 2.700 russi hanno cambiato sesso sui documenti. A giugno il deputato Pyotr Tolstoy, del partito di Putin “Russia Unita”, aveva dichiarato che la proposta di legge riguardava «l’erezione di una barriera alla penetrazione dell’ideologia occidentale contraria alla famiglia». Ancora prima, a dicembre, Putin aveva firmato una nuova legge che proibisce anche tra gli adulti «la promozione» di «relazioni sessuali non tradizionali» tra i minori. La norma, che ha reso potenzialmente impossibile ogni manifestazione pubblica in difesa dei diritti delle minoranze sessuali, è stata bocciata dalla Corte di Strasburgo perché discriminatoria e in quanto lesiva del diritto alla libertà d’espressione.
Un nuovo mistero si aggiunge al già di per sé piuttosto complicato divorzio fra Francesco Totti e Ilary Blasi: sembra infatti che siano spariti nel nulla i cinque preziosissimi Rolex che il calciatore avrebbe regalato alla conduttrice e ai loro tre figli, per un valore totale a sei zeri.
Spariti cinque Rolex di Francesco Totti
La vicenda è stata ricostruita in esclusiva dal Corriere della Sera. A denunciare la sparizione dei rolex è stata Ilary Blasi: si tratta di un “bottino” importante che fa parte della collezione di oggetti interessati dall’affidamento congiunto in cui è coinvolto anche l’ex marito Francesco Totti. In ogni caso, la conduttrice dell’Isola dei Famosi avrebbe contestato la scomparsa di altri costosi beni, tra i quali spiccano diverse borse e gioielli. In aggiunta, avrebbe sottolineato di essere in possesso di solo due o tre degli orologi di lusso che facevano parte dell’immenso patrimonio della coppia prima della fine della loro storia d’amore. Al momento risulta scomparso nel nulla, tra le altre cose, un preziosissimo Daytona Rainbow dal valore di circa un milione di euro. Il pomo della discordia è dunque una cassetta di sicurezza cointestata all’interno della quale Ilary Blasi avrebbe dovuto riportare in queste ore tutti gli orologi regalati dall’ex marito. La decisione rispetto alla gestione della cassetta in questione e al relativo affido condiviso era stata presa di recente dal giudice civile al lavoro sul caso, Francesco Fettoni.
Dove tutto è iniziato
La querelle fra i due ex coniugi riguardo ad alcuni dei loro averi di lusso si protrae ormai da diversi mesi. La prima volta in cui si è parlato dei tanto chiacchierati Rolex era stato in occasione di un’intervista al Corriere della Sera dove Totti aveva rivelato che l’ex moglie gli aveva rubato i preziosi orologi e che lui, per ripicca, le aveva nascosto le sue adorate borse. Intervistato dal giornale, Totti aveva raccontato: «Non è tutto qui. Con suo padre è andata a svuotare le cassette di sicurezza, e mi ha portato via la mia collezione di orologi. Non ha lasciato neanche le garanzie, neanche le scatole. Ci sono alcuni Rolex di grande valore. Sostiene che glieli ho regalati; ma se sono orologi da uomo… Mi rifiuto di pensare che sia questione di soldi. Semmai, è un dispetto. […] E che dovevo fare? Le ho nascosto le borse, sperando in uno scambio…Ma non c’è stato verso. E non è finita».
Una tragedia famigliare ha sconvolto nelle scorse ore il comune di Voghera, in provincia di Pavia, dove una madre si è resa protagonista dell’omicidio del figlioletto di un anno appena. Stando alla ricostruzione delle autorità sembra che sia stata lei stessa a chiamare, disperata, i soccorsi dopo aver messo le mani al collo del piccolo, soffocandolo e togliendogli così la vita. Le prime ipotesi fanno riferimento a un possibile raptus omicida.
Madre strangola il figlio di un anno e mezzo a Voghera
Secondo quanto emerso, la donna si trovava in casa da sola con il figlio dopo che il compagno era uscito per andare al lavoro. Dopo aver compiuto il gesto e aver allertato i soccorsi, i medici si sono precipitati sul posto per cercare di salvare la vita al bimbo, del quale però non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. La madre si trova in questo momento in ospedale, nel reparto di psichiatria, ed è in attesa di essere sottoposta a fermo da parte dei carabinieri, al lavoro sul caso per cercare di ricostruirne i dettagli.
Il gruppo mercenario Wagner non esiste, almeno dal punto di vista giuridico. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin rispondendo a una domanda di un cronista del quotidiano Kommersant. «Non abbiamo una legge per le organizzazioni militari private, semplicemente non esiste», ha dichiarato lo zar, parlando per la prima volta dell’incontro al Cremlino con Yevgeny Prigozhin, a cui hanno preso parte anche 35 ufficiali della Wagner.
Putin, la proposta alla Wagner di continuare a combattere rifiutata dal fondatore Prigozhin
Nel corso dell’intervista, Putin ha poi rivelato poi di aver presentato agli ufficiali della Wagner diverse opzioni sulle loro possibili attività future, tra cui l’impiego in servizio attivo sotto la guida del loro comandante diretto, come avvenuto negli ultimi 16 mesi. «Non sarebbe cambiato niente. Sarebbero stati guidati dalla stessa persona che era stata il loro comandante per tutto quel tempo». Nonostante l’approvazione da parte di numerosi ufficiali, Prigozhin ha però rifiutato l’offerta («No, i ragazzi non saranno d’accordo con una tale decisione»). Il comandante in questione, la cui identità non è stata indicata da Putin, sarebbe un leader noto con il nome in codice di “Sedoy (“Capelli grigi”): Andrey Troshev, ex colonnello in pensione e veterano delle guerre in Afghanistan e Cecenia, una sorta di
Per gli Usa la Wagner non sta partecipando «in misura significativa» alla guerra
Continua intanto ad aleggiare il mistero sulle sorti dei soldati della Wagner: il ministero della Difesa russo ha fatto sapere che i combattenti della milizia paramilitare hanno consegnato «volontariamente» armi e attrezzature all’esercito russo. Secondo quanto comunicato dal Pentagono, a più di due settimane dal fallito ammutinamento del gruppo in Russia, i mercenari in effetti non partecipano più «in misura significativa» alle operazioni di combattimento in Ucraina.
Gli attori di Hollywood sono ufficialmente in sciopero. Con un discorso divenuto in poco tempo virale sui social, la presidente del sindacato Sag-Aftra Fran Drescher ha confermato uno stop con effetto immediato fino a quando non si troverà un degno accordo per la tutela dei diritti di chi lavora nello spettacolo. Volto noto della tv e del cinema internazionale, l’attrice raggiunse il successo negli Anni 90 con la sitcom della Cbs La Tatain cui prestava il volto alla babysitter Francesca Cacace (Fran Fine in lingua originale). Dal 2021 leader del sindacato, ha raccontato in un’autobiografia la sua lotta contro il cancro.
Fran Drescher, i passaggi più importanti del discorso per confermare lo sciopero
Nel suo discorso, Fran Drescher ha spiegato come il sindacato abbia provato a scongiurare in tutti i modi uno sciopero che si è rivelato inevitabile. «Siamo giunti a questo punto con enorme tristezza», ha precisato l’attrice. «I datori di lavoro si lasciano guidare da denaro e avarizia, dimenticandosi di chi contribuisce a far funzionare la macchina». Rivolgendosi con parole dure alle case di produzione, si è detta sconvolta per il trattamento ricevuto nelle ultime settimane da aziende il cui sguardo è rivolto soltanto su Wall Street. «Non riesco a credere che siamo così distanti su tante cose», ha continuato la presidente del Sag-Aftra. «Sostengono di essere in povertà ma danno milioni di dollari ai loro Ceo. Si vergognino, sono dalla parte sbagliata della storia».
Fran Drescher ha poi esortato i compagni del sindacato a posare per le foto con il pugno chiuso sollevato. «Gli occhi del mondo, e soprattutto di quello del lavoro, sono su di noi», ha concluso. «Tutti i sindacati del mondo sono al nostro fianco, perché ciò che stiamo vivendo accade in ogni settore». Già pochi minuti dopo la conferenza, decine di star hanno manifestato il loro appoggio sui social network. Jamie Lee Curtis ha posto l’accento sull’importanza di restare uniti per vincere, mentre Josh Gad ha scritto «Facciamolo!» con l’hashtag #SagAftraStrong. Immediato il supporto anche di Margot Robbie, che già alla première di Barbie aveva anticipato la sua adesione, oltre a Matt Damon, Emily Blunt e tanti altri. Alcuni media americani non hanno accolto di buon grado invece il viaggio di Fran Drescher in Puglia per presenziare alla sfilata di Dolce & Gabbana del 10 luglio. «Stava lavorando», ha subito replicato il sindacato. «E ogni giorno era su Zoom per le trattative».
Da La Tata alla lotta contro il cancro, chi è la presidente del Sag-Aftra
Classe 1957, Fran Drescher è nota al pubblico italiano soprattutto per aver prestato il volto a Francesca Cacace nella sitcom La Tata. Nelle prime puntate l’eccentrica 30enne di origine ciociara dopo essere stata licenziata si ritrova a vendere cosmetici porta a porta. Un giorno suona a casa di un vedovo benestante che la assume come babysitter per i suoi tre figli. Strampalata e spesso impacciata, la nuova tata cambierà per sempre la vita dei bambini e del loro padre, soprattutto quando arriveranno i suoi parenti da Frosinone. Come riporta il sito del sindacato Sag-Aftra, Drescher è al lavoro per scrivere un adattamento teatrale della sitcom, che già negli Anni 90 scrisse di proprio pugno ispirandosi a eventi della sua vita reale. Oltre a svariati film e serie tv, ha doppiato in lingua inglese Eunice, moglie di Frankenstein nella saga di Hotel Trasnvilvania.
Nel 2000, dopo diversi controlli in ospedale, scoprì di avere un tumore all’utero che ha sconfitto dopo una lunga lotta. Ha raccontato la sua esperienza in un’autobiografia dal titolo Cancer Schmancer, poi nome per la sua organizzazione no profit che aiuta le donne ad affrontare il cancro. Tramite la sua esperienza, infatti, Fran Drescher spera di sensibilizzare la gente sull’importanza della prevenzione e del continuo dialogo con il proprio medico. Quanto alla vita privata ha sposato nel 1978 Peter Marc Jacobson, produttore de La Tata, da cui ha divorziato nel 1999. Nel 2014 è convolata a nozze con lo scienziato indiano Shiva Ayyadurai, da cui si è separata due anni dopo.