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Kamala Harris ai suoi sostenitori: “Non disperate”

AGI - "La luce della promessa americana brillerà sempre finché continueremo a lottare" e "sono orgogliosa della campagna che abbiamo fatto "Il mio cuore è colmo oggi: pieno di gratitudine per la fiducia che avete riposto in me, pieno di amore per il nostro Paese e pieno di determinazione". Sono le prime parole con le quali la vicepresidente degli Stati Uniti d'America e sconfitta delle elezioni Usa, Kamala Harris ha salutato i suoi sostenitori riuniti a Washington che l'hanno accolta calorosamente. 

 

La voce di Kamala Harris si è incrinata mentre ringraziava i suoi sostenitori e nel ringraziare il marito Doug Emhoff ha pianto. Emozionato anche il vicepresidente candidato, Tim Walz. "Ringrazio il Presidente Biden per il suo sostegno" ha detto. 

 

Con un cenno alle future elezioni che potrebbero aiutare i Democratici a riconquistare il potere politico, Kamala Harris ha esortato i suoi sostenitori a rimanere impegnati nel processo democratico.

“La lotta per la nostra libertà richiederà un duro lavoro, ma come dico sempre, a noi piace il duro lavoro. Il lavoro duro è un buon lavoro. Il lavoro duro può essere un lavoro gioioso. E la lotta per il nostro Paese vale sempre la pena”, ha detto Harris.

 

 

La vicepresidente si è rivolta ai giovani "va bene sentirsi tristi e delusi, ma sappiate che andrà tutto bene. In campagna elettorale dicevo spesso: “Quando combattiamo, vinciamo”. Ma il fatto è che a volte la lotta richiede un po' di tempo. Questo non significa che non vinceremo. Non significa che non vinceremo. L'importante è non arrendersi mai".

 

"Quindi, a tutti coloro che stanno guardando, non disperate. Non è il momento di alzare le mani. È il momento di rimboccarsi le maniche. È il momento di organizzarsi, di mobilitarsi e di impegnarsi per la libertà, la giustizia e il futuro che sappiamo di poter costruire insieme" ha ribadito "noi siamo fedeli non a un presidente o a un partito ma alla Costituzione degli Stati Uniti".

 

 

 

 

 

 

Champions: la Dea espugna Stoccarda, 2-0 con Lookman e Zaniolo

AGI -  Reduce dalle tre vittorie di fila in campionato tra cui quella prestigiosa a Napoli, l'Atalanta torna a vincere anche in Champions League battendo in trasferta lo Stoccarda. In terra tedesca finisce 2-0 per i nerazzurri con il sigillo del solito Lookman e il primo acuto bergamasco di Zaniolo: la squadra di Giampiero Gasperini sale così a 8 punti in classifica, mentre gli uomini di Hoeness, dopo il successo esterno con la Juve, ritrovano un ko restando fermi a quota 4.

 

La prima occasione della gara arriva all'8' e capita sul destro di Pasalic, che calcia a lato di destro dopo una buona sponda di Retegui. Tre giri di lancette più tardi ecco la risposta tedesca con Rouault, impreciso sotto porta con un colpo di testa terminato alto sulla traversa. Il match è molto equilibrato e combattuto, nessuna delle due squadre riesce a prevalere sull'altra anche se poco dopo la mezz'ora la Dea avrebbe una potenziale chance per il vantaggio: Ederson imbuca in area per Pasalic, che sbaglia il controllo perdendo il tempo per la battuta a rete solo davanti al portiere. L'ultimo squillo del primo tempo invece è dei padroni di casa con Undav, che a ridosso dell'intervallo calcia sull'esterno della rete dopo una verticalizzazione di Fuhrich. Ad inizio ripresa Gasperini cambia subito qualcosa inserendo De Ketelaere al posto di Pasalic e proprio il belga, al 51', indovina la giocata per servire a Lookman l'assist vincente che vale l'1-0 bergamasco. Lo Stoccarda non ci sta e prova a rispondere subito con il neo entrato Demirovic, ma al 73' è l'Atalanta a sfiorare il raddoppio: stavolta De Ketelaere colpisce di testa su cross di Zappacosta, senza però angolare la conclusione e favorendo la parata del portiere.

 

Nel finale Malanga e Stenzel fanno correre due brividi lungo la schiena dei nerazzurri, poi all'88' Zaniolo mette al sicuro il successo dei suoi realizzando il 2-0 che chiude anticipatamente i conti. 

 

 

Il tabellino

STOCCARDA (4-2-3-1): Nubel 6; Vagnoman 5.5, Chase 5.5 (36'st Stenzel sv), Rouault 5, Mittelstadt 5; Karazor 6 (29'st Rieder 6), Stiller 5.5; Millot 6.5, Undav 5.5 (11'st Demirovic 6.5), Fuhrich 5 (29'st Chabot 6); Touré 5 (36'st Malanga sv). In panchina: Bredlow, Seimen, Al-Dakhil, Keitel, Kratzig, Stergiou.

Allenatore: Hoeness 5.5

ATALANTA (3-4-1-2): Carnesecchi 6; Djimsiti 6.5, Hien 7, Kolasinac sv (13'pt Kossounou 6.5); Bellanova 6.5 (39'st Brescianini sv), De Roon 6.5, Ederson 7, Zappacosta 6.5; Pasalic 5.5 (1'st De Ketelaere 7); Retegui 6 (24'st Zaniolo 7), Lookman 7.5 (39'st Brescianini sv). In panchina: Rui Patricio, Rossi, Toloi, Godfrey, Cuadrado, Samardzic, Palestra. Allenatore: Gasperini 7.5 ARBITRO: Rade Obrenovic (Slovenia) 5.5 RETI: 6'st Lookman, 43'st Zaniolo NOTE: terreno di gioco in buone condizioni. Spettatori: 60.000. Ammoniti: Chase, Hien, Ederson, Demirovic, Bellanova. Angoli: 4-3. Recupero: 1'pt, 4'st.TOCCARDA (4-2-3-1): Nubel 6; Vagnoman 5.5, Chase 5.5 (36'st Stenzel sv), Rouault 5, Mittelstadt 5; Karazor 6 (29'st Rieder 6), Stiller 5.5; Millot 6.5, Undav 5.5 (11'st Demirovic 6.5), Fuhrich 5 (29'st Chabot 6); Touré 5 (36'st Malanga sv). In panchina: Bredlow, Seimen, Al-Dakhil, Keitel, Kratzig, Stergiou. Allenatore: Hoeness 5.5 ATALANTA (3-4-1-2): Carnesecchi 6; Djimsiti 6.5, Hien 7, Kolasinac sv (13'pt Kossounou 6.5); Bellanova 6.5 (39'st Brescianini sv), De Roon 6.5, Ederson 7, Zappacosta 6.5; Pasalic 5.5 (1'st De Ketelaere 7); Retegui 6 (24'st Zaniolo 7), Lookman 7.5 (39'st Brescianini sv). In panchina: Rui Patricio, Rossi, Toloi, Godfrey, Cuadrado, Samardzic, Palestra. Allenatore: Gasperini 7.5 ARBITRO: Rade Obrenovic (Slovenia) 5.5 RETI: 6'st Lookman, 43'st Zaniolo NOTE: terreno di gioco in buone condizioni. Spettatori: 60.000. Ammoniti: Chase, Hien, Ederson, Demirovic, Bellanova. Angoli: 4-3. Recupero: 1'pt, 4'st.

In Germania il governo è appeso a un filo. Scholz licenzia il ministro delle Finanze e chiede voto di fiducia il 15 gennaio

AGI - È crisi a Berlino. Il cancelliere Olaf Scholz dopo aver licenziato il ministro delle Finanze, Christian Lindner che chiedeva nuove elezioni

chiederà il voto di fiducia del Parlamento il 15 gennaio. "In questo modo, i membri del Parlamento potranno decidere se aprire la strada per le elezioni anticipate", che potrebbero tenersi entro la fine di marzo.

 

Il vertice di maggioranza per tentare di evitare una crisi di governo che si annuncia da giorni, non sembra quindi aver portato i frutti sperati.

Per evitare la caduta dell'esecutivo "nel momento peggiore", Scholz nel pomeriggio aveva riunito i leader della sua coalizione in un incontro che era stato già annunciato prima del risultato delle elezioni presidenziali americane. Il destino della coalizione 'semaforo' composta dai socialdemocratici, Verdi e liberali è appeso a un filo dopo mesi di litigi sulla rotta economica e di bilancio da dare alla Germania, sull'orlo della recessione. I leader della maggioranza sono riuniti in cancelleria dove potrebbero trascorrere parte della notte. L'esito è incerto.


Gli allarmi sono aumentati nel corso della giornata. Il vicecancelliere verde e ministro dell'Economia Robert Habeck ha invitato gli alleati alla ragione, sottolineando che con il ritorno di Trump al potere "il governo deve essere pienamente in grado di agire".

 

"Questo è il momento peggiore per il fallimento del governo", ha detto. La posta in gioco è alta, tanto che il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ha parlato separatamente con Olaf Scholz e con il leader dell'opposizione conservatrice Friedrich Merz, scrive il quotidiano Bild. La vittoria di Donald Trump potrebbe costringere la coalizione a serrare i ranghi.

 

Il risultato delle elezioni americane "cambierà il mondo", ha avvertito mercoledì il leader dell'SPD Lars Klingbeil, invitando a trovare dei compromessi perché "non possiamo permetterci settimane di trattative all'interno del governo adesso". La Germania ha bisogno di un nuovo esecutivo unito e determinato, capace di parlare a Donald Trump "da pari a pari, con concetti chiari", ha invece sostenuto uno dei leader conservatori della CDU/CSU Jens Spahn, che chiede nuove elezioni. Le rotture della coalizione sono molto rare in Germania e Olaf Scholz vuole guidare il suo governo fino alle prossime elezioni legislative previste per il 28 settembre 2025. Il cancelliere ha invitato i suoi partner a dimostrare "pragmatismo" e non "ideologia" per "affrontare la sfida".

 

Un altro argomento contro le elezioni anticipate: i conservatori sono molto avanti nei sondaggi e Friedrich Merz diventerebbe molto probabilmente cancelliere. E il partito di estrema destra AfD, che ha fatto grandi progressi nelle ultime elezioni, è in agguato. Ma il divario tra i partiti della coalizione è diventato più evidente negli ultimi giorni, dopo la pubblicazione di un documento riservato del ministro delle Finanze Christian Lindner (FDP), che contiene proposte economiche contrarie alla linea centrista seguita finora governo. I disaccordi si concentrano sulle soluzioni per rilanciare la più grande economia europea, che rischia di essere in recessione per il secondo anno consecutivo.

 

I socialdemocratici di Scholz cercano di preservare le loro priorità sociali; i Verdi di Robert Habeck spingono per la lotta al cambiamento climatico nonostante i costi della transizione, mentre i liberali sono ostinatamente concentrati sul rispetto dei drastici limiti costituzionali della Germania sul deficit di bilancio e sul debito. Lindner chiede anche la fine della "tassa di solidarietà" introdotta nel 1991, inizialmente per finanziare i costi della riunificazione della Germania, e l'abbandono da parte del suo Paese degli obiettivi climatici più ambiziosi di quelli fissati dall'Unione europea. Ha descritto il periodo attuale come "l'autunno delle decisioni", e ha minacciato che il suo partito potrebbe lasciare la coalizione se non ottenesse delle concessioni.

 

"Non fare nulla non è un'opzione", ha detto alla vigilia delle discussioni di mercoledì. La guerra dei nervi potrebbe continuare anche fino alla prossima settimana, quando il governo dovrà finalizzare la sua proposta di bilancio 2025. 

Hezbollah rivendica una serie di attacchi ad Haifa e Tel Aviv

AGI - Non si fermano gli scontri in Medio Oriente. Hezbollah rivendica una serie di attacchi, tra cui due che hanno preso di mira basi navali vicino alla città israeliana di Haifa e due vicino a Tel Aviv. E l'Idf sui social comunica che nella giornata sono suonate per ben due volte le sirene nel centro di Israele. 

 

I combattenti di Hezbollah hanno “preso di mira la base navale Stella Maris a nord-ovest di Haifa con una salva di missili di alta qualità e uno squadrone di droni d'attacco”, ha dichiarato il gruppo in un comunicato. È stato il quarto attacco alla base in altrettante settimane.

 

Più tardi, sono stati lanciati “droni d'attacco sulla base navale di Haifa nella baia di Haifa, per la prima volta”. In serata, ha dichiarato di aver preso di mira una base a sud di Tel Aviv.  

 

La polizia israeliana afferma che una persona è rimasta uccisa nell'attacco missilistico di Hezbollah nel kibbutz Kfar Masaryk. Si tratta di un residente locale e non un lavoratore straniero come inizialmente supposto. Secondo i media ebraici, si tratta di un diciottenne del kibbutz che stava lavorando nei campi e che sarebbe stato colpito dalle schegge di un razzo.

 

Hezbollah ha iniziato a sferrare attacchi transfrontalieri a bassa intensità contro Israele a sostegno del suo alleato palestinese Hamas dopo l'attacco del 7 ottobre 2023 contro Israele.

Più di un anno di scontri, degenerati in guerra a settembre, hanno ucciso almeno 3.050 persone in Libano, secondo i dati del ministero della Sanità.

Harris chiama Trump e si congratula per la vittoria

AGI - La vicepresidente Usa Kamala Harris "ha chiamato il presidente eletto Trump per congratularsi con lui per la vittoria alle elezioni presidenziali del 2024. Ha discusso dell'importanza di un pacifico trasferimento di potere e di essere un presidente per tutti gli americani". Lo riportano i media Usa. Una persona a conoscenza della telefonata ha dichiarato alla CNN che la chiamata è durata solo pochi minuti.

 

 

Anche il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha chiamato Trump per congratularsi per la sua vittoria e ha invitato il suo successore repubblicano a tenere un incontro nel "prossimo futuro". Lo rende noto la Casa Bianca.
 

Il referendum sul diritto all’aborto passa in 7 stati Usa

AGI - Gli elettori americani hanno scelto un presidente anti-abortista ma, in alcuni Stati, come il conservatore Missouri, hanno votato per l'estensione dei diritti sull'aborto. Sono sette gli Stati dove i referendum sul diritto all'interruzione di gravidanza sono passati. In tre, invece, no. La Florida ha rischiato di diventare il simbolo di questa apparente contraddizione: lo Stato Repubblicano ha eletto in modo netto Donald Trump, ma allo stesso tempo ha votato a maggioranza un referendum statale che prevedeva l'estensione dei diritti all'aborto.

 

Solo che non è stata raggiunta la soglia minima del 60 per cento, prevista dalla legge statale e necessaria per approvare la proposta che permetteva l'interruzione di gravidanza fino alla ventiquattresima settimana. Anche in Nebraska e South Dakota gli emendamenti non sono passati, mentre via libera in Arizona, Colorado, Maryland, e nei due Stati repubblicani Montana e Missouri. I residenti del Nevada hanno approvato un emendamento ma, in base alla legge statale, dovranno approvarlo una seconda volta nel 2026 perché diventi effettivo. Un altro testo che vieta la discriminazione sull'aborto "in base agli esisti" è stato approvato nello Stato progressista di New York.

“Incubo” Trump per Starmer. Adesso Londra appare meno speciale

AGI - "Quali più stretti alleati, il Regno Unito e gli Stati Uniti continueranno a lavorare insieme per proteggere i nostri valori condivisi di libertà e democrazia": dietro le congratulazioni del premier laburista, Keir Starmer, per la "storica vittoria" di Donald Trump si nasconde un "incubo", come lo definiscono i media inglesi. Quello che lungi dal far "prosperare", come scritto nel messaggio, il ritorno di Trump possa definitivamente incrinare il rapporto 'speciale' con Washington, quanto mai indispensabile alla Londra post-Brexit. Starmer, un avvocato 61enne esponente della 'soft left', vegetariano e moderato, è quanto di più lontano ci sia dal tycoon di 'Maga'.

 

Lui si è sempre guardato dall'attaccare direttamente l'ex presidente, persino dopo l'assalto a Capitol Hill, e assicura di aver "creato un buon rapporto personale" quando si sono incontrati a New York a settembre. I laburisti, però, sono già entrati nel mirino dei trumpiani: il 23 ottobre il comitato elettorale dell'ex presidente aveva presentato un reclamo contro il Labour Party davanti alla Commissione elettorale federale (Fec) accusandolo di "palese interferenza straniera" e di "contributi illegali" perché i suoi volontari avevano prestato servizio per la campagna di Kamala Harris.

 

La nuova leader dell'opposizione Tory, Kemi Badenoch, ha subito ricordato al premier come i laburisti si fossero opposti alla possibilità che Trump parlasse a Westminster, quando visitò la Gran Bretagna nel 2017. "Starmer dimostrerà che il Labour è più di un'organizzazione di apprendisti politici invitandolo a parlare ai Comuni nella sua prossima visita?", si è chiesta. Una visita che potrebbe essere imbarazzante per il ministro degli Esteri, David Lammy, che nel 2018 definì Trump "un misogino e sociopatico con simpatie neonaziste" e "una grave minaccia all'ordine internazionale che è stato alla base del progresso occidentale per così tanto tempo".

 

Del resto i dossier di potenziale scontro tra Usa e Regno Unito sono numerosi, dalle armi all'Ucraina all'accordo sul commercio che neppure il corteggiamento politico dell'ex premier conservatore Boris Johnson era riuscito a strappare. L'allora presidente si era limitato a ricambiare la calorosa accoglienza definendo Johnson "il Trump britannico". Chi Oltremanica esulta per Trump è Nigel Farage: il leader di Reform UK che fu in prima linea per la Brexit è un amico del tycoon ed era negli Usa per queste presidenziali. La sua confidenza con il presidente rischia di allontanare ancora di più il Trump-bis da un premier britannico che lo stesso candidato repubblicano aveva definito "di estrema sinistra" in campagna elettorale. 

Dona 50 euro all’esercito ucraino. Russo condannato a 13 anni di carcere

AGI - La Russia ha  condannato un uomo a 13 anni di carcere per aver trasferito 50 euro a sostegno dell'esercito ucraino. Lo rende noto l'associazione per i diritti umani Memorial.

 

“Il tribunale di Mosca ha giudicato Alexandr Kraichik, 34 anni, colpevole di alto tradimento e lo ha condannato a 13 anni in un carcere di massima sicurezza”, ha dichiarato Memorial sul suo sito web. Secondo il portale indipendente Mediazona, la sentenza è stata emessa quasi una settimana fa, il 1° novembre.

 

Il Servizio di sicurezza federale russo (FSB) lo ha accusato di aver trasferito 50 euro il 26 febbraio 2022, due giorni dopo l'inizio della campagna militare russa in Ucraina, su un conto presso la Deutsche Bundesbank per raccogliere fondi a sostegno dell'esercito ucraino. Nell'aprile 2023 gli agenti dell'FSB si sono presentati sul posto di lavoro di Kraichik e hanno sequestrato il suo telefono.

 

Successivamente è stato arrestato all'aeroporto Vnukovo della capitale mentre si recava a Istanbul ed è stato trattenuto per cinque giorni per teppismo perché, secondo le autorità, avrebbe pronunciato diverse parolacce nell'aerostazione. A questo sono seguiti altri tre arresti amministrativi per teppismo e oltraggio alla polizia, e successivamente è stato arrestato per alto tradimento. 

 

Nel luglio 2023, l'Fsb ha riferito dell'arresto di un dipendente di una banca commerciale nella città russa di Perm per alto tradimento, senza identificarlo, ma il progetto per i diritti umani Pervi Otdel ha ipotizzato che si trattasse di Kraichik, residente a Mosca dal 2011.

 

Secondo i difensori dei diritti umani, solo nella prima metà di quest'anno sono state condannate 52 persone per alto tradimento.

Per aver inviato denaro all'esercito ucraino, la magistratura russa ha precedentemente condannato la russo-americana Ksenia Karelina a 12 anni di carcere per aver trasferito 52 dollari a un fondo ucraino.

 


 

Ucciso dall’ex assessore leghista di Voghera. Atti del giudice al pm, “fu omicidio volontario e non legittima difesa”

AGI - L'allora assessore leghista Massimo Adriatici commise un omicidio volontario, "quantomeno nella forma del dolo eventuale", cioè "prevedendo e accettando" le conseguenze delle sue azioni, quando da terra esplose un colpo di pistola che freddò il senzatetto marocchino Youns El Boussetaoui a Voghera la sera del 20 luglio 2021. La decisione della giovane giudice di Pavia Valentina Nevoso arriva dopo due ore di camera di consiglio dalla quale esce leggendo una lunga e complessa ordinanza con l'effetto di disintegrare l'imputazione della Procura che aveva chiesto tre anni e mezzo di carcere per 'eccesso colposo di legittima difesa'.

 

I familiari della vittima si abbracciano in lacrime, stringendosi poi agli avvocati di parte civile Marco Romagnoli e Debora Piazza, e applaudono quando la giudice termina la lettura che apre un nuovo capitolo della vicenda. La sorella Bahija si rivolge direttamente al fratello morto: "Chi ti ha ucciso impedendoti di essere qui con noi sarà punito come un omicida, come un assassino. Da Adriatici non ci è mai arrivata una scusa, una condoglianza. Era tutto chiaro sin dall'inizio ma oggi finalmente abbiamo la verità". Gli atti tornano alla Procura che dovrà riformulare l'ipotesi di reato sulla quale dovrà pronunciarsi la Corte d'Assise essendo un ipotetico omicidio.

 

Secondo il pm Roberto Valli, quella sera Adriatici avrebbe colposamente esagerato nel difendersi dall'aggressione di El Bousseatoui facendo fuoco con la sua Beretta dopo che la vittima l'aveva colpito in piazza Meardi con una manata al volto, scaraventandolo a terra lui e i suoi occhiali "per poi riavvicinarsi con l'intenzione di colpirlo di nuovo". Ma i fatti, dice il magistrato, non andarono cosi'. 

 

 

 

 

Quando uscì di casa quella sera per la consueta passeggiata, con l'arma regolarmente detenuta addosso, l'assessore e anche ex poliziotto e avvocato, "nella consapevolezza di essere incautamente armato decise di inseguire El Boussetaoui, non appena riconosciutolo, con l'intento di tenerlo d'occhio e di sorprenderlo con tempestività in azioni tali da consentire alle forze dell'ordine di sopraggiungere per tempo nonostante non fosse titolato per un'operazione del genere". Lo decise dopo averlo incrociato in un bar e avere ascoltato le lamentale del titolare proprio sul suo comportamento fastidioso e lo pedinò "per un cospicuo lasso di tempo pari a dodici minuti" osservando che disturbava altre persone in una pizzeria e "si rivolgeva aggressivamente" nei confronti degli avventori di un altro locale.

 

Adriatici chiamò allora le forze dell'ordine che in quel momento non avevano auto di servizio libere. Fu a quel punto che "in rapida sequenza" El Boussetaoui si accorse della chiamata e si informo' se l'assessore stesse chiamando la polizia, i due vennero a contatto, Adriatici crollò a terra e mostrò, secondo la sua versione, l'arma che teneva in tasca "come deterrente" da cui partì il proiettile fatale. Ed è qui che si incrinerebbe in questa lettura la versione della legittima difesa perché "pur avendo percepito l'aggressività di El Boussetaoui da quando questi, ad apprezzabile distanza, si accorgeva della sua presenza, Adriatici scelse deliberatamente di non allontanarsi quando avrebbe potuto fuggire senza alcun pregiudizio viste le precarie condizioni dell'altro o rifugiarsi in locali attigui".

 

 

Tradotto giuridicamente: fu lui a volersi mettere in condizione di pericolo e questo farebbe venire meno la legittima difesa. Non si trattò di "un'aggressione a sorpresa". E a maggior ragione in quanto ex poliziotto "pluridecorato", avrebbe dovuto capire in che guaio si stava cacciando immaginando la reazione del giovane uomo per di più consumatore di droghe. "Non si vede quindi - è questo il cuore del ragionamento della giudice - come Adriatici abbia deciso di mostrare la pistola che sapeva essere carica e senza sicura, se non avendo aderito psicologicamente all'evento nefasto, quantomeno in termini di accettazione del rischio".

 

Tutto ciò sarebbe maturato in un "contesto di forte ostilità verso la vittima nei confronti di un uomo che l'imputato ha ammesso di considerare 'il problema di Voghera'". "E' da tre anni che lottiamo, finalmente viene scritto il giusto capo d'imputazione, questo era ed è un omicidio volontario - commentano gli avvocati Piazza e Romagnoli -. Meno male che c'è questo giudice competente, che ha accolto tutte le nostre osservazioni, perché se avessimo aspettato la Procura...".

 

La difesa dell'ex assessore, "non concordiamo col giudice"

"Non condividiamo il contenuto dell'ordinanza con cui il giudice ha ritenuto il fatto diverso e restituito gli atti al pm ad avviso di questa difesa travisando quanto emerso in dibattimento e con una interpretazione solo ed esclusivamente sfavorevole all'imputato". L'avvocato Gabriele Pipicelli commenta così la decisione della giudice di Pavia. "Siamo convinti che si sia trattato di legittima difesa, quantomeno putativa e faremo valere i nostri argomenti avanti al prossimo giudice" aggiunge.

 

 

 

 

La ragazza che si è spogliata a Teheran è stata trasferita in un centro specializzato (VIDEO)

AGI -  La ragazza iraniana arrestata a Teheran dopo essersi spogliata in pubblico è stata "trasferita in un centro di cura specializzato". Lo riferisce in una nota l'ambasciata della Repubblica islamica dell'Iran a Parigi. "La studentessa in questione soffre di fragilità psichica ed è stata trasferita in ambulanza dai servizi di emergenza sociale a un centro di assistenza specializzato", si legge nel comunicato, in cui si afferma che si tratta di un caso "di ordine privato". Il video della ragazza è diventato virale e ha riacceso l'attenzione sulla condizione delle donne nel paese. 

 

Il ministro iraniano della Scienza, della Ricerca e della Tecnologia, Hossein Simaei, ha dichiarato che il comportamento della donna iraniana che si è spogliata in pubblico fuori da un'università di Teheran è "immorale".

"Ha infranto le regole e il suo comportamento non era basato sulla Sharia (la legge islamica, ndr), era immorale e contrario ai costumi", ha dichiarato Simaei, a margine di una riunione di governo. Il ministro ha aggiunto che la studentessa "non" è stata espulsa dalla sua università.

 

Il video virale

Il video della giovane donna in biancheria intima, che prima si siede e poi cammina lentamente fuori dall'università Azad di Teheran, è diventato virale sui social network dal fine settimana. I media iraniani hanno trasmesso le immagini della scena, sfocando la giovane. "Coloro che hanno ripubblicato queste immagini hanno propagandato la prostituzione", ha condannato Hossein Simaei, sostenendo che l'atto non è 'nè moralmente nè religiosamente giustificato'. 

 

"I motivi e le ragioni del gesto di questa studentessa sono oggetto di indagine", ha dichiarato sabato Amir Mahjoub, responsabile delle relazioni pubbliche dell'università Azad. "La sicurezza dell'università è intervenuta e l'ha consegnata alla stazione di polizia", ha scritto sul social network X, bloccato in Iran, affermando che la studentessa era 'sotto pressione e soffriva di problemi mentali'.

 

 


La portavoce del governo iraniano Fatemeh Mohajerani ha smentito le notizie secondo cui la studentessa sarebbe stata arrestata brutalmente. Amnesty International sostiene che la studentessa "si è tolta i vestiti per protestare contro l'applicazione abusiva del velo obbligatorio da parte delle guardie di sicurezza" all'universita'.


Dall'istituzione della Repubblica islamica nel 1979, la legge iraniana ha imposto un rigido codice di abbigliamento alle donne, che sono tenute a indossare foulard e abiti larghi che nascondono le loro curve. In un'insolita dichiarazione, l'ambasciata iraniana in Francia ha affermato che "questa studentessa soffriva di alcuni problemi familiari e di fragili condizioni psicologiche". E ancora: "Segni di comportamento anomalo erano già stati osservati da chi le stava intorno". 


 

 

Sicilia a secco. Manifestanti gridano “Acqua” di fronte alla regione

AGI - Protesta e sit-in davanti alla Regione siciliana, in piazza Indipendenza, a Palermo, organizzati dai Comitati contro la crisi idrica di Agrigento, Caltanissetta ed Enna. Al loro fianco anche il sindaco ennese Maurizio Dipietro. Gridano "Acqua, acqua", come naufraghi, superstiti della grande sete che comprime drasticamente la qualità della vita e appassisce paesaggi, sempre più devastati. Contestano i turni estenuati di distribuzione, con black-out idrici di sei giorni. "Siamo costretti a vegliare di notte per attendere l'arrivo dell'acqua", dicono alcuni.

 

"Chiediamo che si accorcino queste interruzioni, non ce la facciamo più", affermano stanchi. Tra siccità, inefficienze del servizio e vetustà degli impianti e delle condutture colabrodo, intere province sono quasi alla resa. Fra i manifestanti ci sono anche le donne del Comitato Mamme di Caltanissetta che per giorni hanno bloccato la città allo scopo di ottenere "condizioni di vita più dignitose", perché "senza acqua non si vive".

 

Per l'acqua, "un bene primario - denunciano - paghiamo un caro prezzo, anche per la depurazione, e siamo costretti a subire ingiustizie, a comprare l'acqua per cucinare e per lavarci". "Vogliamo l'acqua equa per tutti", si legge in alcuni lenzuoli bianchi, sgualciti come i volti stremati di chi in piazza reclama un diritto elementare, essenziale per vivere. 

 

 Intanto, Siciliacque comunica che a partire dalle ore 6 di venerdì prossimo sarà interrotto l'esercizio dell'acquedotto Ancipa basso per eseguire la ricollocazione del sistema di presa galleggiante in una zona dell'invaso a maggiore pescaggio. La distribuzione programmata in calendario nei comuni di Caltanissetta e San Cataldo non potrà essere effettuata. Siciliacque ha sospeso la distribuzione anche ai serbatoi Montelungo e Caposoprano, nel comune di Gela, a causa di un guasto lungo l'adduttore denominato San Leo. 

 

Pd, nessuna programmazione in Sicilia

 "Non c'è visione e non c'è programmazione da parte del governo guidato da Schifani. Un punto su tutti colpisce e fa riflettere: l'intero settore che riguarda questo ambito è sotto commissariamento: dalla depurazione, ai dissalatori, dai consorzi di bonifica al dissesto idrogeologico. In alcuni casi si tratta di commissariamenti che hanno prodotto scarsi risultati oppure che non sono serviti a nulla". Così il segretario del Pd siciliano, Anthony Barbagallo, nel corso di una conferenza stampa all'Assemblea regionale siciliana alla quale hanno preso parte anche il capogruppo Pd all'Ars, Michele Catanzaro, e i deputati Dem, Renzo Bufalino, sindaco di Montedoro e segretario della federazione provinciale del Pd di Caltanissetta, una delle province più colpite dal fenomeno, e Franco Piro, responsabile del dipartimento regionale Economia del Pd Sicilia che ha realizzato un dossier su analisi e proposte per la scarsità di acqua nell'Isola.

 

Secondo il Pd occorre portare avanti e in tempi rapidi "politiche di modernizzazione fisica dei sistemi irrigui (tubazioni, sistemi diprelievo elettronici - acquacard - sistemi di irrigazione a goccia) esistenti, spesso ad efficienza molto bassa. E risulta evidente che sono necessari forti investimenti, buona parte dei quali concentrati in tempi ravvicinati, se si vuole dare realmente una svolta alla situazione delle risorse idriche nella regione".

 

Qui emergerebbe "la contraddizione che è caratteristica della Regione siciliana". Ci sono risorse, anche notevoli, da tempo stanziate "che ristagnano così come gli interventi e le opere che hanno finanziato". Dall'altro lato il fabbisogno finanziario espresso dalle Ati e non solo, è imponente - più di 8 miliardi di euro in un periodo non lungo - e la sua copertura "non è assicurata. Non si può non pensare - conclude Barbagallo - ai 15 miliardi di euro che il governo nazionale (con l'avallo e con parte delle risorse del governo regionale) ha deciso di buttare nell'avventura del Ponte sullo Stretto e di quanto queste risorse potrebbero far comodo ai cittadini e alle imprese siciliane".

 

 

 

Naufragio di Cutro: il pm chiede la condanna dei tre ‘scafisti’. L’organizzatore del ‘viaggio’ rischia 18 anni

AGI - Nel giorno in cui la Procura della Repubblica di Crotone ha chiesto il rinvio a giudizio per i 6 militari - 4 della Guardia di Finanza e 2 della Capitaneria di porto - accusati di aver contribuito a provocare il naufragio del febbraio 2023 davanti alle coste di Steccato di Cutro in cui morirono 94 migranti, sono arrivate le richieste di pene fra gli 11 e i 18 anni per i tre presunti scafisti a bordo dell'imbarcazione. L'accusa nei loro confronti è di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, naufragio colposo e morte come conseguenza del delitto di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

 

A conclusione della requisitoria davanti al Tribunale di Crotone, il pubblico ministero Pasquale Festa ha sollecitato la condanna a 18 anni di reclusione e 4,5 milioni di euro di multa per Hasab Hussain, 22 anni, pakistano; a 14 anni e 6 mesi e 3,6 milioni di euro di multa per Khalid Arslan, 26 anni, pakistano; a 11 anni e 2,7 milioni di multa per Sami Fuat, turco di 51 anni. "Non sono scafisti veri e propri ma hanno avuto un ruolo attivo nella gestione dei passeggeri del caicco naufragato a Cutro anche se la loro responsabilità nel naufragio non è equiparabile a quella di chi guidava la barca", ha sostenuto il pm Festa che, nel ricostruire la vicenda, ha differenziato i comportamenti dei tre imputati contestando soprattutto ad Hasab Hussain la posizione più grave.

 

Per il pm Hasab Hussain era "un organizzatore del viaggio avendo trovato nel suo telefono 74 foto con documenti di identita', assegni, transazioni bancarie di altre persone che in alcuni casi avevano già raggiunto l'Italia". Festa ha riconosciuto che Khalid Arslan ha pagato il viaggio ma facendo da traduttore e tenendo l'ordine tra i passeggeri ha svolto un ruolo nell'agevolare gli organizzatori. Sul turco Sami Fuat, ha detto il pm, "faccio fatica a pensare che era un migrante come gli altri, visto che lui si era imbarcato sul caicco da solo già alcuni giorni prima e poi è partito insieme all'equipaggio per andare in soccorso della prima imbarcazione partita dalla Turchia". 

 

"In carcere mi chiamano assassino di bambini, ma io quella notte ho salvato 5 persone. Io ero venuto in Italia per un futuro e mi trovo in galera solo perché parlo la lingua turca ed ho fatto da interprete. Per favore datemi giustizia". Khalid Arslan, pakistano di 26 anni, uno dei tre imputati nel processo contro i presunti scafisti del caicco naufragato a Cutro il 26 febbraio 2023, parla in lacrime davanti al Tribunale di Crotone dopo aver ascoltato la richiesta di condanna a 14 anni e mezzo avanzata dal pm.

 

"Io non ho guidato quella barca, io non sono scappato come hanno fatto i veri scafisti: se ero scafista non restavo. Io mi sono buttato in acqua a salvare le persone" ha spiegato Arslan consegnando una lettera scritta a mano al presidente del Tribunale nella quale, in italiano, ripercorre la sua vicenda. "Alcuni migranti litigavano tra loro perché volevano salire sopra la barca. Gli scafisti hanno chiesto chi parlava la lingua turca. Gli altri migranti hanno indicato me e chiesto di aiutarli. Altri migranti hanno litigato con me se non facevo l'interprete. Tutti gli afgani chiamavano me. Se non facevo l'interprete c'era il rischio di cominciare una rissa e di morire tutti in mare. Ma io non sapevo che fare l'interprete potesse costarmi così, che può costarmi 14 anni di carcere. Fatemi capire: aiutare le persone deboli è un reato di favoreggiamento? Ho sbagliato a fare questo: se ora vedrò qualcuno che muore davanti a me potete stare certi che faccio finta di essere cieco, sordo e muto".

 

Il 26enne pakistano ha ribadito di aver pagato il viaggio 7000 euro. "Ci sono video che dimostrano che ho viaggiato come passeggero e non ho guidato. Quando ero vicino al timone questo era bloccato e tutti si facevano i video lì. Se ero uno scafista non facevo i video, non li postavo su Tik Tok. Io in quel momento ero orgoglioso, felice che eravamo arrivati in Italia".

Con il ritorno di Trump trema la Fed, analisti dubbiosi sulla sorte di Powell

AGI - La vittoria di Trump apre un importante capitolo nella storia della Federal Reserve e pone interrogativi nel mondo finanziario: cosa accadrà alla poltrona occupata ora da Jerome Powell? Nonostante qualche scintilla in passato, i presidenti americani si sono sempre schierati a favore dell'imparzialità e dell'indipendenza della banca centrale. Ma è anche vero che Powell - nominato da Trump nel 2017 e confermato da Biden per un secondo mandato nel maggio 2022 - non è ora ben visto in ambienti repubblicani. "Gli permetterei di completare il suo mandato, soprattutto se pensassi che sta facendo la cosa giusta", ha dichiarato Trump a Bloomberg Businessweek in un'intervista rilasciata a giugno. Ma, nel febbraio scorso parlando a Fox News, lo aveva definito "un politico" perché tagliando i tassi, avrebbe favorito i democratici nella corsa elettorale. Nei mesi scorsi, in un'altra circostanza, parlando coi giornalisti nella sua tenuta di Mar-a-Lago a Palm Beach, in Florida, Trump espresse ancora dei dubbi: "Ho avuto molto successo. E credo di avere un istinto migliore di quello di chi, in molti casi, fa parte della Federal Reserve - o del presidente".

 

Il fatto è che nonostante lo abbia nominato proprio lui, nel 2017, due anni dopo Trump non aveva digerito alcune decisioni del banchiere centrale che, a suo giudizio, non stava tagliando i tassi velocemente. E secondo gli analisti, a breve termine, queste tensioni potrebbero ora riprendere vigore. Intanto la Fed, che si riunisce proprio oggi e che renderà pubbliche le sue decisioni domani, si trova in un momento delicato della sua battaglia contro l'inflazione. A settembre, ha deciso un taglio dei tassi jumbo, ossia dello 0,50% a settembre e si prepara ad un'ulteriore riduzione dello 0,25% che dovrebbe essere annunciata domani.

 

Ma lasciare i tassi troppo alti (ora al 4,75%-5%) che portano ad un aumento dei disoccupati e alla riduzione della domanda, puo' essere considerato un rischio: per questo secondo gli analisti, il neo presidente farà probabilmente pressione sulla Fed affinché tagli i tassi. Ed è proprio quello che temono i mercati: veder compromessa l'indipendenza della Fed. Peraltro ad aprile scorso, il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo che descrive in dettaglio un piano degli alleati di Trump per smussare l'indipendenza della Fed e consentire al presidente di essere coinvolto nelle decisioni sui tassi di interesse. I responsabili della campagna di Trump Chris LaCivita e Susie Wiles hanno pero' affermato che il rapporto non dovrebbe "essere considerato ufficiale".

 

Da parte sua, Powell ha a lungo sostenuto che lui e altri funzionari della Fed non tengono conto della politica quando decidono in tema di politica monetaria. Durante il suo mandato, Powell ha guidato un'economia forte successivamente scossa dalla recessione economica dovuta al Covid. Quando la pandemia è finita, gli Stati Uniti si sono trovati ad affrontare un'inflazione alle stelle, con un picco di circa il 9% nel estate del 2022. Tuttavia, per gli analisti Powell e' riuscito ad ottenere un "risultato enorme" e cioe' quello di "controllare l'inflazione senza entrare in recessione". La riunione della Fed che si concluderà domani è di fatto l'ultima che puo' ragionevolmente basarsi sulle proiezioni attuali "Questa è la mia quarta elezione presidenziale alla Fed", ha dichiarato Powell ai giornalisti durante la consueta conferenza stampa post-riunione di luglio.

 

"Qualsiasi cosa faremo prima, durante o dopo le elezioni si baserà sui dati, sulle prospettive e sull'equilibrio dei rischi e non su altro". Il suo destino, giurano gli osservatori, dipenderà proprio da come si muoverà in direzione di una discesa dei tassi. Il suo mandato peraltro scade nel 2026. Con l'elezione di Trump, gli analisti ricordano quando nel 2018 e nel 2019 il presidente condusse una palese campagna di pressioni sulla Fed, esortando la banca centrale a "sfruttare la vittoria" di un'economia cosi' forte e attaccando Powell in quanto "sprovveduto".

 

Anche dopo che la Fed, nell'agosto 2019, inizio' in effetti ad abbassare i tassi, le lamentele di Trump non cessarono. "La mia unica domanda è: chi è il maggiore nemico della nostra economia, Jay Powell o il presidente Xi?", scrisse su Twitter. Powell respinse tali pressioni, e in un'audizione al Senato del luglio 2019 sentenzio': "Faremo sempre il nostro lavoro in modo obiettivo, basandoci sui dati, con trasparenza, e faremo ciò che pensiamo sia giusto per l'economia statunitense". D'altronde, i rapporti tra la Casa Bianca e la banca centrale non sono sempre stati sereni. Ad esempio, nel 1965, il presidente Lyndon B. Johnson avrebbe convocato l'allora presidente della Fed William McChesney Martin nel suo ranch in Texas e lo avrebbe spinto contro un muro dopo la decisione di aumentare i tassi di interesse. Ma è anche vero, e lo sanno anche i presidenti, che una banca centrale indipendente è essenziale per raccogliere i benefici della stabilita' economica e finanziaria. 

Quindicenne si suicida vicino Enna, ipotesi istigazione

AGI - Con l'ipotesi di istigazione al suicidio, la procura di Enna ha aperto un fascicolo sulla morte di una studentessa di 15 anni che nel primo pomeriggio di martedì si è tolta la vita a Piazza Armerina (Enna). Il procedimento è stato aperto d'ufficio per consentire gli accertamenti necessari a capire se la ragazza, che si è impiccata usando la corda di un'altalena che si trovava nel giardino di casa, sia stata in qualche modo vittima di azioni che l'hanno spinta al gesto.

 

La famiglia della ragazza si era trasferita dal Nord Italia a Piazza Armerina alcuni mesi fa. Al mattino la quindicenne avrebbe lasciato la scuola prima della fine delle lezioni, sembra dopo un litigio, ma si tratta di voci che devono essere verificate. L'apertura del fascicolo consente di effettuare gli accertamenti su cellulare, Pc e supporti informatici della quindicenne, esaminando chat e messaggi, per accertare se contengono indicazioni che possano spiegare o avere innescato il gesto. A trovare nella casa di campagna la ragazzina senza vita, ieri pomeriggio è stata la madre. 

Sferrò 9 fendenti a un coetaneo per uno sguardo di troppo, 20enne arrestato a Palermo

AGI - Giovane accoltellato in un locale del centro di Palermo. In manette un 20enne per tentato omicidio. I carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Piazza Verdi hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip su richiesta della procura della Repubblica, nei confronti del giovane palermitano per fatti che risalgono allo scorso 21 settembre, un sabato notte, in un locale in pieno centro.

 

Una lite tra ragazzi sfociata per uno sguardo di troppo, poi un pugno e la reazione: una rapida escalation di violenza che avrebbe portato il 20enne a tirar fuori un coltello e a colpire il suo contendente (anch'egli palermitano e di soli 21 anni) con almeno nove fendenti.

 

La vittima, trasportata da un amico all'ospedale Villa Sofia, era stata ricoverata in prognosi riservata. L'indagine ha consentito ai Carabinieri di individuare il locale, sottoposto a sequestro in attesa di effettuare gli ulteriori accertamenti tecnici e, di ricostruire l'episodio. Il 20enne è stato condotto nel carcere Lorusso Pagliarelli. 

La battuta di Francesco: “Pregate per tutti… anche per la suocera”

AGI - Lo Spirito Santo ci insegna la preghiera di intercessione, "la più gradita a Dio perché gratuita e disinteressata". Cosi' Papa Francesco durante l'Udienza Generale. "Pregare per questa persona - ha continuato a braccio -, pregare per quel malato, per quello che è in carcere, pregare per la suocera pure - ha poi scherzato -, pregare sempre, sempre".
La preghiera di intercessione, ha spiegato, "è particolarmente gradita a Dio perché è la più gratuita e disinteressata. Quando ognuno prega per tutti, tutti pregano per ognuno; la preghiera si moltiplica. La preghiera è cosi'...".

Assalto ad un portavalori nel Barese, usati bombe e kalashnikov (VIDEO)

AGI - Un commando armato, composto da almeno dieci persone, ha assaltato un portavalori, che viaggiava sulla Strada statale 96 all'altezza di Grumo Appula (Bari). Secondo quanto si apprende, il colpo è riuscito e sarebbe stato sottratto oltre un milione di euro.

 

I banditi hanno fatto esplodere due bombe carta e diversi colpi d'arma da fuoco da più armi da guerra, presumibilmente dei kalashnikov, per bloccare la marcia del mezzo e minacciare chi era alla guida. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco per spegnere l'incendio di due Lancia Y e il Fiat Ducato portavalori. Fortunatamente non si sono registrati feriti. Sulla vicenda indaga la polizia di Stato.

 

 

Uiltucs, sit-in in prefettura per la sicurezza

"Questa mattina abbiamo assistito all'ennesima tragedia mancata per poco: un assalto ai furgoni portavalori realizzato addirittura con l'esplosione di due bombe mentre gli equipaggi erano all'interno. Solo per una fortunata coincidenza le guardie giurate coinvolte non hanno perso la vita", scrive in una nota Marco Dell'Anna, segretario pugliese di Uiltucs. "È l'ennesimo segnale di un livello di criminalità violenta e disposta anche a far vittime pur di realizzare queste rapine - racconta -. Siamo stanchi di dover registrare periodicamente questi assalti senza avere alcuna risposta dalle istituzioni che pure puntualmente coinvolgiamo". Dell'Anna spiega come "sono anni che chiediamo più presenza delle forze dell'ordine per bonificare un territorio evidentemente sfuggito al controllo dello Stato. Eppure le tratte dei furgoni porta valori sono preventivamente comunicate alla questura. Abbiamo chiesto più volte alla Prefettura di Bari di essere convocati per esporre le nostre ragioni e condividere misure ed interventi atti a garantire maggiore sicurezza".

 

 

 

Anticiclone addio, a metà mese arriva il freddo

AGI - Il sole e il clima mite stanno per lasciare il posto al freddo. Secondo le previsioni del Centro Meteo Italiano, si avvertono già i primi segnali di cedimento dell'anticiclone che fino a ora ha regalato bel tempo e temperature gradevoli. Nei prossimi giorni vedremo nuvolosità in transito soprattutto all'estremo sud con possibilità di piogge sparse su Calabria, Sicilia e Sardegna. Entro il weekend le temperature saranno rientrate intorno alle medie del periodo e a seguire, avremo una goccia fredda in arrivo dai quadranti orientali che potrebbe portare un peggioramento delle condizioni meteo. Entro meta' novembre avremo l'arrivo di aria via via più fredda da est sull'Europa centro-occidentale. Non si esclude l'arrivo anche delle prime nevicate a bassa quota.

 

Ecco le previsioni per oggi

Al Nord

Tempo stabile al mattino con cieli sereni o poco nuvolosi, nebbie e nubi basse su Pianura Padana e coste adriatiche. Al pomeriggio cieli per lo piu' soleggiati ed ancora qualche addensamento basso in pianura. In serata ancora cieli sereni o poco nuvolosi, con nuova formazione di nebbie e foschie.

Al Centro

Tempo stabile al mattino con addensamenti bassi sul versante adriatico e sereno altrove con locali foschie. Al pomeriggio poche variazioni con nubi basse sui settori adriatici e soleggiato altrove. In serata, ancora cieli sereni o poco nuvolosi e addensamenti bassi sugli stessi settori.

Al sud e sulle Isole

Tempo stabile al mattino tra cieli sereni e addensamenti bassi, possibili piogge tra Sicilia orientale e Calabria meridionale. Al pomeriggio possibili temporali sulla Sicilia centro-orientale, invariato altrove. In serata e nottata ancora instabilita' sulla Sicilia, stabile altrove con cieli sereni e nubi sulla Sardegna. Temperature minime stabili o in lieve rialzo e massime stazionarie o in lieve calo su tutta la Penisola.

 

Ecco le previsioni per domani

Al Nord

Tempo stabile al mattino sulle regioni settentrionali ma con nebbie e nubi basse su Pianura Padana e coste adriatiche, ampie schiarite altrove. Al pomeriggio sole prevalente e qualche addensamento sparso; in serata e in nottata non sono attesi cambiamenti sostanziali con ancora nebbie o nubi basse lungo la Pianura Padana.

Al Centro

Condizioni di tempo asciutto al mattino al Centro, da segnalare solo qualche foschia sulle zone interne e qualche nube bassa sulle coste adriatiche. Al pomeriggio nuvolosita' irregolare sul Lazio, tempo invariato altrove. In serata tempo ancora asciutto con qualche velatura in transito e nubi basse lungo le coste Adriatiche.

Al Sud e sulle Isole

Giornata all'insegna del tempo asciutto al Sud con cieli sereni o al piu' poco nuvolosi sia al mattino che al pomeriggio. In serata e nottata maggiori addensamenti attesi sulla Sicilia, nessuna variazione sugli altri settori. Temperature minime e massime stabili o in lieve calo su tutta la Penisola.

Trump vince a valanga. È il 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America

AGI -Donald Trump ha rivendicato la vittoria nelle presidenziali americane quando gli mancano solo tre voti elettorali. L'attuale conteggio dell'AP lo vede a 267 dei 270 grandi elettori di cui ha bisogno per tornare alla Casa Bianca. E' in testa negli Stati chiave ancora da assegnare, tra cui Michigan e Wisconsin.

Bitcoin al massimo storico, punta tutto sulla vittoria di Trump

AGI - Il Bitcoin raggiunge un nuovo massimo storico superando lievemente la soglia dei 75.000 dollari (a 75.005 dollari) spinto dalla prospettiva di un alleggerimento normativo favorevole alle valute digitali in caso di vittoria del repubblicano Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi. All'apertura della borsa giapponese la criptovaluta è cresciuta all'unisono con il dollaro.

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