Daily Archives: 15 Luglio 2023

Intelligenza artificiale, prospettive e rischi nell’Asia Pacifico

Un’opportunità per aumentare la produttività o un vaso di Pandora che, una volta scoperchiato, falcidierà milioni di posti di lavoro e cancellerà intere professioni? È l’interrogativo che si pone davanti allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale (IA). Per avere un’idea di cosa aspettarsi in un futuro non troppo lontano, è utile dare un’occhiata a cosa sta succedendo in Asia, un continente da sempre precursore in materia di hi-tech. Dalla Cina al Giappone, dalla Corea del Sud all’India, quasi tutti i Paesi dell’area stanno cercando di sfruttare al meglio i vantaggi dell’IA. Secondo l’ultima Worldwide Artificial Intelligence Spending Guide dell’International Data Corporation, la spesa nell’Asia-Pacifico per l’intelligenza artificiale – inclusi software, servizi e hardware – crescerà fino a raggiungere la cifra di 49,2 miliardi di dollari nel 2026. Per la società di consulenza Detons, si tratta del mercato dell’IA in più rapida crescita al mondo. Escludendo il Giappone, si prevede inoltre che entro la fine del 2023 gli investimenti in nuove tecnologie rappresenteranno quasi il 40 per cento degli investimenti totali nell’informazione e nella comunicazione. Una tendenza che dovrebbe proseguire almeno per il prossimo decennio, mentre si stima che il resto del mondo si fermi a un tasso del 22 per cento. Ma per quale motivo il continente asiatico è così in vantaggio? E quali potrebbero essere le controindicazioni socio-economiche dell’IA?

Intelligenza artificiale, prospettive e rischi nell'Asia Pacifico
Il logo di ChatGpt (Getty Images).

Dall’agricoltura alle assicurazioni: le applicazioni dell’IA in Cina

Paesi come Cina, Giappone, Corea del Sud, India, Taiwan e Singapore hanno annunciato strategie nazionali sull’IA da svariati milioni di dollari per promuovere e regolamentare il settore. Analogamente altre nazioni, tra cui Australia, Thailandia e Indonesia, hanno stabilito programmi mirati. In particolare, la crescita della Cina è la più rilevante e, almeno in parte, può essere attribuita ai visionari del settore privato. Un esempio su tutti è Kai-Fu Lee, ex presidente di Google Cina considerato il guru dell’intelligenza artificiale che gestisce un fondo di investimento a doppia valuta da 1,7 miliardi di dollari e che ha supportato sette start-up diventate tutte “unicorni”. Parlando di esempi più concreti di applicazione dell’IA, non va poi dimenticato Alibaba, il gigante dell’e-commerce che nel 2018 ha lanciato piattaforma Agriculture Brain consentendo agli agricoltori di aumentare i raccolti e ridurre la perdita di profitti attraverso l’accesso a strumenti “intelligenti”. Il modello di apprendimento automatico della piattaforma elabora vari dati, comprese le immagini satellitari, prevede i disastri naturali e si affida al riconoscimento visivo e vocale per rilevare le malattie negli allevamenti. In altri settori, come quello delle assicurazioni, l’IA è sfruttata da conglomerati tcome Prudential Singapore e Sompo Japan che hanno entrambi automatizzato numerosi aspetti del ciclo di gestione dei sinistri, incorporando l’apprendimento automatico per rilevare e ridurre le frodi e semplificare le valutazioni.

Intelligenza artificiale, prospettive e rischi nell'Asia Pacifico
Il guru cinese dell’IA Kai-Fu Lee (Getty Images).

Con l’IA è possibile automatizzare le attività che oggi assorbono il 60-70 per cento dei dipendenti

Dietro le opportunità offerte dall’IA si nascondono però zone d’ombra. Secondo un rapporto McKinsey pubblicato lo scorso giugno l’IA generativa ha il potenziale per automatizzare le attività lavorative che oggi assorbono il 60-70 per cento del tempo dei dipendenti. Ciò significa che le attività individuali nel marketing o nel settore ricerca & sviluppo potranno essere automatizzate rendendo superfluo il lavoro umano. Molto più pessimista è il report dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico: più di un quarto dei posti di lavoro dell’area Ocse si basa su competenze che potrebbero essere facilmente automatizzate nella prossima rivoluzione dell’intelligenza artificiale. In soldoni, lo sviluppo della tecnologia potrebbe portare a licenziamenti di massa. Tanto più in Asia. Da questo punto di vista, ha sottolineato il South China Morning Post, l’unica risposta a un cambiamento così radicale sarà consolidare il sistema educativo per formare i cittadini di domani. Il trucco, spiegano gli esperti, consiste insomma nell’anticipare quali settori e competenze richiederanno una riqualificazione. Per poi lasciare il resto nelle mani dell’IA.

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La World Artificial Intelligence Conference di Shanghai (Getty Images).

In Asia Pacifico entro il 2040 andranno persi 63 milioni di posti

Lo scenario non è dei più rassicuranti. Secondo uno studio di Forrester, in India, Cina, Corea del Sud, Australia e Giappone il rischio di perdere il lavoro a causa dell’automazione 4.0 è più alto che in Occidente. E questo nonostante le opportunità offerte dall’economia verde e dalle tlc. Si stima che entro il 2040, questi Paesi – con i dovuti distinguo – creeranno 28,5 milioni di nuovi posti di lavoro nelle rinnovabili, nell’edilizia sostenibile, nelle città e nelle infrastrutture intelligenti. Allo stesso tempo si prevede che 63 milioni di posti nella regione Asia-Pacifico andranno perduti a causa dell’automazione, con oltre 247 milioni di posti a rischio nell’edilizia e nell’agricoltura.

Israele, il premier Netanyahu ricoverato in ospedale con forti dolori al petto

Il primo ministro d’Israele Benyamin Netanyahu è stato ricoverato in ospedale «con forti dolori al petto». Ad annunciarlo è stato l’ufficio stampa del politico rendendo noto che le sue condizioni sono buone e che sta attualmente svolgendo esami medici. Il premier, 73 anni, è arrivato nella struttura di Ramat Gan, alla periferia di Tel Aviv, dopo che aveva lamentato di non sentirsi bene mentre stava trascorrendo il weekend nella sua casa di Caesarea. In pronto soccorso è giunto in stato di coscienza con il suo seguito ed è stato subito sottoposto agli accertamenti necessari. In ospedale è arrivato anche il direttore del nosocomio Yitzhak Kreis.

Il premier rassicura in tv: «Sto molto meglio»

A una prima valutazione, Netanyahu avrebbe sofferto di una disidratazione effetto di una visita fatta ieri al lago di Tiberiade in ore di forte calura. Ha avuto un «leggero giramento di testa» e il suo medico personale gli ha consigliato di recarsi in ospedale per accertamenti. Poche ore dopo il ricovero, il premier ha rassicurato di persona sulle sue condizioni di salute in televisione: «Ringrazio tutti per la preoccupazione, mi sento molto bene. Sono stato al sole sul lago di Tiberiade senza cappello e senza acqua e non è stata un buona idea. Consiglio a tutti di non esporsi al calore e di bere molta acqua».

 

 

 

Lukaku-Inter, è rottura: trattativa col Chelsea verso la chiusura?

Sarebbe ormai insanabile la frattura tra l’Inter e Romelo Lukaku dopo i silenzi degli ultimi giorni del calciatore proprio mentre il club nerazzurro stava concludendo la trattativa col Chelsea per riportarlo a Milano. In una telefonata intercorsa nella notte tra venerdì 14 e sabato 15 luglio tra le parti, sarebbe emersa tutta l’irritazione della società calcistica nei confronti del belga, che sarebbe stato zittito nel giro di 30 secondi dal ds Piero Ausilio (così riporta il Corriere della Sera).

Il calciatore belga stava trattando anche con la Juventus

L’indisposizione è dettata dall’atteggiamento di Lukaku (sette giorni senza dare un cenno) e soprattutto dal sospetto, poi diventato certezza, che mentre l’Inter convinceva il Chelsea ad accettare l’offerta di 35 milioni più bonus lui stava trattando con altri club. Primo tra tutti la Juventus, che gli avrebbe offerto una cifra simile (37,5 milioni più bonus) ma condizionata alla vendita di Dusan Vlahovic, eventualità che non sembra così rapida. In viale della Liberazione si sta dunque meditando se continuare a cercare di riattrarre il belga o scaricarlo e virare su altri obiettivi (La Repubblica fa il nome di Mehdi Taremi). Anche perché in molti (compresi i vertici del Chelsea) sono stupiti della necessità di un’opera di convincimento così grande per fargli indossare la maglia che ha sempre detto di amare.

Il Chelsea spinge per la vendita

Dall’altro canto i Blues spingono per venderlo a chi per primo porterà i soldi a Londra. Il club britannico dovrà capire, con il giocatore, se Lukaku dovrà trasferirsi all’Inter (se i malumori verranno risanati), alla Juve o in Arabia, dove ha ricevuto qualche proposta. Intanto occorrerà aspettare lunedì 17, quando Big Rom dovrebbe presentarsi al ritiro dopo aver chiesto cinque giorni di permesso. Una scelta dettata dall’amarezza dell’ultima settimana fatta di chiamate senza risposta, silenzi eloquenti e incertezza sul proprio destino.

 

Sciopero aerei, come ottenere il rimborso e riprogrammare il volo

Lo sciopero del comparto aereo in programma oggi, sabato 15 luglio 2023, dalle 10 alle 18 sta causando non pochi disagi ai viaggiatori che avevano acquistato il biglietto per uno dei centinaia di voli cancellati. Sono oltre 200 le partenze annullate da Roma Fiumicino, circa 150 da Milano Malpensa e Milano Linate e 118 da Napoli. Ecco chi e come può chiedere il rimborso del biglietto.

Rimborso o imbarco alternativo: cosa fare in caso di volo cancellato

Come spiegato dall’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile), in caso di cancellazione del volo è sempre dovuta da parte della compagnia aerea la tempestiva informativa e l’assistenza al passeggero, che può scegliere tra le seguenti opzioni:

  • rimborso del prezzo del biglietto per la parte del viaggio non effettuata
  • imbarco su un volo alternativo quanto prima possibile in relazione all’operativo della compagnia
  • imbarco su un volo alternativo in una data successiva più conveniente per il passeggero

Qualora rinunci a partire in altro orario o altra data rispetto a quelli originariamente programmati, il viaggiatore ha diritto al rimborso totale del biglietto aereo acquistato. La richiesta va fatta direttamente alla compagnia aerea con raccomandata, utilizzando come motivazione «cancellazione volo» e allegando tutti i dati utili (biglietto aereo, carta di imbarco, documento identità, etc). Alcune compagnie, come Ryanair, mettono a disposizione sul sito un form da compilare per agevolare il passeggero.

Non è dovuta la compensazione per il disagio subito

In alcuni casi si ha diritto a ottenere ulteriori soldi come compensazione del disagio subito, il cui ammontare varia a seconda della tratta e della distanza percorsa. La compensazione, che va da un minimo di 250 a un massimo di 600 euro, non è però dovuta se la cancellazione del volo è indipendente dalla compagnia, come è lo sciopero del personale di terra del 15 luglio.

 

 

 

Schlein a Napoli contro l’autonomia differenziata: De Luca assente

Elly Schlein ha ribadito la sua contrarietà all’autonomia differenziata nella seconda delle due giornate dell’iniziativa Una e indivisibile indette dal Partito democratico nel capoluogo campano. Un progetto, quello nella mente del governo, che secondo lei dividerebbe ulteriormente il Paese aumentandone le diseguaglianze. «E noi non lo possiamo accettare, perché crediamo che non ci sia riscatto per l’Italia senza il riscatto per il Sud». Assente sia il governatore campano Vincenzo De Luca sia esponenti locali considerati a lui vicini.

«Imbarazzante il silenzio di alcuni governatori»

Queste le dichiarazioni  della segretaria dem al suo arrivo presso la Fondazione Foqus nei Quartieri Spagnoli, sede dell’evento: «L’autonomia differenziata è un progetto che ha voluto scavalcare il Parlamento e che gioca con i diritti fondamentali delle persone. È imbarazzante che ci siano presidenti di Regione che non stanno dicendo nulla per fedeltà politica. Fanno prevalere l’interesse di parte su quello del Paese e dei territori. Vergogna». Quindi il duplice attacco a Fratelli d’Italia e Lega, accusati di aver trovato un compromesso per portare avanti due delle rispettive battaglie: «Il governo ha con arroganza suggellato un patto di potere con un orrido baratto: il presidenzialismo per l’autonomia differenziata. Ci dobbiamo mobilitare per fermarli». Parlando di ricatto del Carroccio a Giorgia Meloni, si è quindi rivolta direttamente alla premier: «Non si governa contro gli italiani, ma si governa per gli italiani. Non si governa contro il Sud, ma si governa per il Sud. Per Pasquale di 14 anni che viene da un contesto difficile, per l’Italia tutta intera, che è una e indivisibile».

Nessun commento sull’assenza di De Luca

Nessun commento e nessuna risposta, invece, sulla mancata presenza di De Luca e dei suoi all’iniziativa. E nemmeno sulla bomba che ha trovato al suo arrivo a Napoli, un documento con cui tutto il gruppo regionale e i segretari provinciali chiedono lo stop al commissariamento del partito in Campania (da lei disposto). Scelta diversa quella di Stefano Bonaccini, presidente del Pd, che si è augurato un immediato appianamento delle divergenze: «Evitiamo di dividerci almeno tra di noi. Faremmo un regalo alla destra. Vincenzo è un ottimo presidente di Regione mi auguro che quelle che possono essere le divergenze si possano appianare il prima possibile».

 

 

 

 

Pnrr, i ritardi del governo e le lacune su welfare e disabilità

Bene ma non benissimo, anzi malino. Così si potrebbe riassumere lo stato dell’arte sull’attuazione delle misure contenute nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). A oggi l’Italia ha completato solo 10 delle 27 scadenze previste entro giugno e non ha ancora inviato a Bruxelles la richiesta di pagamento della quarta rata di fondi. Anche la terza non è ancora stata erogata, perché subordinata al completamento delle scadenze dello scorso dicembre, sulle quali il processo di valutazione da parte della Commissione Europea è ancora in corso. Entro il 31 agosto il governo dovrà presentare la proposta di revisione del Piano e Bruxelles avrà due mesi di tempo per valutarne l’ammissibilità.

Finanziati 2036 progetti regionali, 89 in meno rispetto agli iniziali 2125

Rispetto alle risorse già assegnate non siamo messi meglio: i soldi finora stanziati dall’Unione Europea al nostro Paese ammontano a circa 67 miliardi (a cui ne vanno aggiunti altri 19 a completamento delle fasi di controllo) ma ne sono stati spesi solo 25,7. Entro la fine dell’anno dovremmo averne spesi complessivamente 58,3 e riceverne circa 120, un obiettivo che sembra difficilmente raggiungibile. Dati poco rassicuranti che rischiano, tra l’altro, di minare l’efficacia degli interventi di promozione del welfare inseriti nel Pnrr. È quanto è emerso lo scorso 10 luglio a Roma durante l’incontro di presentazione del rapporto “Pnrr, politiche sociali e Terzo Settore”, a cura di Forum Nazionale del Terzo Settore e Fondazione Openpolis, che si focalizza in particolare sulle misure destinate agli anziani non autosufficienti, alle persone con disabilità e e quelle senza fissa dimora. Il report parla chiaro: dei circa 1,45 miliardi investiti per finanziare i progetti rivolti a queste tre categorie di beneficiari, solo 1,32 miliardi sono stati finora assegnati ai territori. E i restanti 133 milioni? Difficile rispondere. Dal rapporto però emerge che i territori hanno avuto difficoltà nel presentare un numero di progetti sufficiente. Un ostacolo probabilmente dovuto anche alla mancanza di personale nelle pubbliche amministrazioni, alle complesse procedure burocratiche che il Pnrr richiede e alla necessità di tempi rapidi per realizzare i progetti. A oggi in otto Regioni è stato finanziato un numero di progetti minore del previsto. In totale solo 2036, 89 in meno rispetto agli iniziali 2125.

Pnrr, i ritardi del governo e le lacune su welfare e disabilità
Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum del Terzo Settore (dal sito ufficiale).

Mancano dati organici e trasparenti per il monitoraggio dei finanziamenti

Forum Nazionale del Terzo Settore e Fondazione Openpolis denunciano anche la carenza di dati organici e trasparenti per il monitoraggio dei finanziamenti e dei progetti. Recentemente il governo ha reso disponibili nuovi dati sulla piattaforma OpenPnrr ma mancano ancora le informazioni relative alle risorse destinate ai singoli progetti e effettivamente erogate ai territori e anche quelle relative allo stato di avanzamento dei progetti stessi. Un altro obiettivo mancato riguarda l’assunzione di under 36 e donne: il 70 per cento degli appalti del Pnrr prevede una deroga alla clausola che obbliga le imprese a assumere almeno il 30 per cento di queste categorie. Al quadro si aggiunge il mancato coinvolgimento delle realtà del Terzo settore nella progettazione dei bandi per l’attribuzione dei progetti e delle risorse: da sempre a fianco delle categorie socialmente più svantaggiate,  sono stati invece considerati dei meri esecutori dei progetti ideati da Regioni, Province e Comuni. Entrando nel merito delle misure a favore delle persone con disabilità, dei 500 milioni euro stanziati per finanziare principalmente interventi di abbattimento delle barriere architettoniche, potenziamento dei servizi di assistenza domiciliare e inclusione lavorativa, solo 409,7 sono stati effettivamente assegnati ai territori ma non si sa se e quanti siano già stati erogati. «Da ora in poi è molto importante che vengano promossi processi di co-progettazione. Finora ci sono state politiche calate dall’alto, non tutti i territori sono riusciti ad avanzare proposte progettuali. Il Pnrr e i suoi fondi sono destinati a migliorare la vita delle persone e a superare le disuguaglianze», dice a Lettera43 Vanessa Pallucchi, portavoce di Forum Terzo Settore che, rispetto al tema disabilità, aggiunge: «Il Pnrr porta con sé due riforme: quella della non autosufficienza e quella sulla disabilità. Siamo riusciti a dare una nostra impronta verso l’autonomia della persona. Ora è possibile costruire un progetto di vita in maniera autonoma. La sfida del futuro è consolidare il risultato nel tempo, anche con investimenti economici». Politiche non imposte dall’alto ma condivise con i territori e il terzo settore. Solo così il Pnrr potrà diventare un’opportunità per le persone con disabilità e le associazioni che le rappresentano.

Jay-Z e gli affari nel calcio italiano, un’occasione per la Serie A

E se Jay-Z, unico rapper miliardario, stando a quanto certificato da Forbes, decidesse di comprarsi una squadra del nostro campionato di Serie A? Nulla di così strano. Del resto da anni il calcio europeo – italiano, certo, ma anche e soprattutto inglese, spagnolo e via discorrendo – è diventato terreno di conquista dei ricchissimi oligarchi russi, prima, e degli sceicchi in cerca non tanto di ritorni economici diretti – anche quelli, certo -, ma piuttosto di alzare di parecchio il livello del loro campionato: spesso infatti l’acquisto di squadre europee è il primo passo verso una sorta di spostamento interno, come quello dei vasi comunicanti, degli assi del pallone, tutti destinati, sembrerebbe, prima o poi ad andare a giocare da quelle parti, in modo da poter ottenere la possibilità di ospitare un Mondiale di calcio, sorte già toccata al Qatar. Nulla di così strano, perché già in passato ci sono stati altri artisti che hanno indossato i panni dei patron di squadre di calcio, anche panni piuttosto improbabili: ricorderete tutti il clamore quando a comprarsi una squadra di seconda fila come il Watford, campionato inglese, fu Sir Elton John, coi suoi occhialoni colorati e le giacche glitterate. Mica sarà un caso che proprio dal Watford uscì quel Luther Blissett destinato poi a passare come comparsa dal Milan e a diventare nome mitologico del nostro primo “scrittore multiplo”.

Jay-Z e gli affari nel calcio italiano, un'occasione per la Serie A
Dopo il basket, Jay-Z vuole investire nel calcio (Getty).

Con la sua Roc Nation Sports fa affari anche nello sport

Succede, ora, che dopo aver acceso una collaborazione con la Serie A già nel 2019, Jay-Z, che per i non appassionati del genere rap è anche noto per essere il marito di Beyoncé, oltre colui che ha scoperto un’altra popstar assoluta come Rihanna, abbia deciso di alzare ulteriormente il tiro e non solo confermare, ma addirittura aumentare la sinergia tra la sua Roc Nation Sports e la Serie A, l’intento di portare il nostro campionato negli Usa come mission primaria. Jay-Z ha iniziato la sua storia, iconica e quasi da manuale, nei panni dello spacciatore, salvo poi diventare non solo uno dei rapper più famosi di sempre, ma anche un imprenditore di primissimo successo, con la sua Roc Nation, appunto, ma anche con Tidal, competitor di qualità di Spotify, con lo champange Armand de Brignac’s Brut Gold, con il brand Sagage X Fenty di Rihanna, oltre che con la musica, ovviamente: sua la Roc-A-Fella Records, che ha lanciato, tra gli altri, oltre alla già citata Rihanna, anche Kanye West e Beanie Sigel.

Jay-Z e gli affari nel calcio italiano, un'occasione per la Serie A
Beyoncé (Getty).

Proprio Rihanna, da poco entrata nel Guinness dei primati essendo la prima artista donna ad avere 10 brani con oltre un miliardo di stream, era stata, ai tempi, oggetto di alcune leggende metropolitane, che vedevano di volta in volta Jay-Z come suo amante: notoriamente Beyoncé laverà poi i panni sporchi di famiglia in pubblico con l’epico album Lemonade, ma lì le corna da lei esibite saranno quelle che il marito le ha messo con Solange, sua sorella, e anche come suo alter ego musicale. Una voce, questa, che prenderà ancora più corpo nel caso di un’altra popstar, a sua volta famosa non solo per le sue canzoni ma anche per i suoi atteggiamenti decisamente provocanti, Nicki Minaj. È infatti l’inizio degli Anni 10 quando cominciano a girare insistenti voci, in alcuni casi supportate anche da discutibili prove scientifiche, che la voce della rapper di Pink Friday sia in realtà quella di Jay-Z, debitamente camuffata e rielaborata dalle macchine. Quasi una nuova versione dei Milli Vanilli – noto duo pop Anni 80 che si scoprì non avessero in realtà cantato neanche una nota delle loro canzoni -, solo molto più formosa e sguaiata.

Jay-Z e gli affari nel calcio italiano, un'occasione per la Serie A
Rihanna (Getty).

Dopo i Brooklyn Nets perché non si compra il Genoa?

Leggende, ripeto, che del resto ben si addicono a un personaggio come Jay-Z, partito letteralmente dalla strada e arrivato, oggi, a un patrimonio di circa un miliardo e mezzo di dollari, alcuni dei quali arrivati anche dallo sport. Dopo aver quindi acquistato una squadra di basket, i Brooklyn Nets (di cui è stato co-proprietario, un tempo di stanza in New Jersey, dal 2004 al 2013), lo sguardo del rapper imprenditore si è posato sul calcio, allacciando una collaborazione con la Serie A che, ha dichiarato, vede in sempre maggiore crescita. Dopo aver visto Megan Thee Stallion, una delle star del rap al femminile, assistere entusiasta alle non troppo eccelse gesta calcistiche del suo compagno, il calciatore belga di forze all’Inter Romelu Lukaku, vuoi vedere che prima o poi ci capiterà di guardare Beyoncé al fianco di suo marito in un qualche stadio di calcio italiano? Squadra di proprietà americane in Serie A già ce ne sono, da tifoso rossoblu la butto lì: al Genoa manca giusto uno scudetto per conquistare la stella. Per uno abituato a vincere su tutto come Jay-Z potrebbe essere una bella sfida.

Sciopero aerei, Codacons presenta esposto. Salvini: «Pronto a intervenire»

Il Codacons ha presentato un esposto a 104 procure e 20 Corti dei conti regionali contro lo sciopero del comparto aereo che, nella giornata di sabato 15 luglio, ha portato alla cancellazione di centinaia di voli causando disagi per circa 250 mila passeggeri. L’associazione dei consumatori ha evidenziato come indire uno stop dei trasporti nel bel mezzo delle partenze estive rischi di recare un danno economico alla collettività e anche al settore del turismo.

L’associazione ipotizza la fattispecie di interruzione di pubblico servizio

Nello specifico, il Codacons ha chiesto alle procure di avviare un’indagine ipotizzando la possibile fattispecie di interruzione di pubblico servizio, accertando le responsabilità non solo di sindacati e lavoratori che hanno aderito alla protesta ma anche della controparte, ossia delle società che non hanno accolto le richieste dei lavoratori sul fronte dei contratti concorrendo a determinare la situazione attuale. Alle Corti dei conti, invece, è stato chiesto di verificare possibili danni erariali determinati dallo sciopero con particolare riferimento a quelli sul fronte del turismo». Secondo il presidente Carlo Rienzi, l’astensione dal lavoro da parte del comparto aereo rappresenta «una forma di violenza inaudita verso i cittadini e verso gli operatori turistici, con centinaia di migliaia di viaggiatori che rischiano di rimanere a terra perdendo giorni di vacanza e soldi pagati per strutture ricettive e servizi vari».

Salvini si appella al buon senso e si dice pronto a intervenire

Sullo sciopero è intervenuto anche il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini che, a margine della visita allo stabilimento della Ferrosud a Matera, ha dichiarato: «Faccio appello al buon senso. Nessuno mette in dubbio il diritto a scioperare. Appoggio le giuste richieste dei lavoratori inascoltate da anni e lavoro perché le trattative continuino, ma non accetto che alcuni sindacati blocchino l’Italia causando disagi e danni a milioni di lavoratori italiani e turisti stranieri. Se non prevarrà il buonsenso, sono pronto a intervenire come ho già fatto per evitare il blocco totale dei treni». In occasione dello sciopero di Trenitalia, Italo e Trenord di giovedì 13 luglio, il leader della Lega aveva infatti firmato un decreto che ne imponeva il termine alle ore 15.

200 voli cancellati a Fiumicino, 150 a Malpensa e Linate

Intanto l’Enac (Ente nazionale aviazione civile) ha pubblicato la lista di voli garantiti da e per l’Italia mentre Ita Airways ha diffuso l’elenco dei voli nazionali e internazionali cancellati, varando un piano straordinario per limitare i disagi dei passeggeri e riprenotando sui primi voli disponibili il maggior numero possibile di persone coinvolte nelle cancellazioni. Sono circa 200 i voli annullati all’aeroporto di Roma Fiumicino, mentre tra Milano Malpensa e Milano Linate ne sono stati cancellati circa 150. A Napoli 118, a Palermo 34, a Torino Caselle una trentina, a Genova 8, a Bologna 43 e a Venezia 101.

Forza Italia, Tajani eletto segretario e non presidente: «Realizzeremo i sogni del nostro fondatore»

È il giorno del consiglio nazionale di Forza Italia, che segna l’avvio ufficiale dell’era post-Berlusconi. Nella convinzione che «c’è solo un presidente», Antonio Tajani, braccio destro del Cavaliere, ha proposto di modificare lo statuto sostituendo la parola “presidente” con “segretario nazionale”. Una scelta che è stata approvata all’unanimità dai presenti, che l’hanno eletto tale, e accolta con un applauso di cinque minuti rivolto al leader recentemente scomparso. Presenti in prima fila la ministra Annamaria Bernini, il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, il sottosegretario Paolo Sisto, il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani e i capigruppo al Senato e alla Camera Licia Ronzulli e Paolo Barelli.

Tajani legge la lettera dei figli di Berlusconi al partito

Dopo l’ok di oggi alla modifica statutaria, Tajani si chiamerà dunque segretario nazionale e non presidente, carica che resterà per sempre al fondatore Berlusconi. Prima dell’elezione ufficiale, il politico ha letto una lettera che i figli del Cav gli hanno scritto pregandolo di condividerla con il partito: «Carissimo, grazie per la vicinanza che avete dato al nostro papà. E per quello che farete per portare avanti i suoi ideali di libertà e democrazia». Parole che Tajani ha commentato così: «È un incoraggiamento. Realizzeremo i sogni di Berlusconi ma abbiamo bisogno di tutti». Il Consiglio nazionale ha quindi votato, sempre all’unanimità, il documento che affida a lui e agli organi dirigenti monocratici il compito di guidare il movimento fino al Congresso nazionale che dovrebbe tenersi prima delle elezioni europee in programma a giugno 2024.

La proposta di dedicare a Berlusconi il ponte sullo Stretto

Nel documento programmatico è presente anche la proposta di dedicare il ponte sullo Stretto a Berlusconi, idea lanciata già a pochi giorni dalla morte del leader azzurro. C’è anche la proposta di elezione diretta del presidente del Consiglio, il cosiddetto premierato, che rientra in un percorso di riforme costituzionali che il governo Meloni vorrebbe realizzare.

 

 

 

Caldo, bollino rosso in 15 città: domani attesi oltre 40 gradi al Sud

Per la giornata di oggi, sabato 15 luglio 2023, il ministero della Salute ha previsto il più alto livello di rischio, corrispondente al cosiddetto bollino rosso, per 15 città italiane (ieri erano 10). Con l’arrivo dell’anticiclone africano Caronte, le temperature raggiungeranno livelli molto elevati fino a 12 gradi sopra la media.

Le città da bollino rosso sabato 15 luglio 2023: presenti Roma a Firenze 

In dettaglio, le città in rosso sono Bari, Bologna, Cagliari, Campobasso, Catania, Civitavecchia, Firenze, Frosinone, Latina, Messina, Perugia, Pescara, Rieti, Roma e Viterbo. Domani vi si aggiungerà anche Palermo. In arancione, colore che indica il massimo livello di rischio per la popolazione fragile come anziani, bambini e portatori di malattie croniche, vi sono invece Ancona, Bolzano, Genova, Palermo, Reggio Calabria e Trieste. Gialle Brescia, Milano, Napoli, Venezia e Verona, mentre l’unica città con bollino verde delle 27 attenzionate dal ministero è Torino. Le temperature non dovrebbero superare i 35-36 gradi su gran parte delle città, prima di diventare roventi a partire da domenica.

Domenica 16 luglio oltre 40 gradi al Sud

Domani sono infatti attesi 38-39 gradi a Firenze e Roma e fino a 40-41 gradi su Puglia, Sicilia e Sardegna. Le città con bollino rosso saranno 16, le stesse di oggi con l’aggiunta di Palermo. Arancioni invece Brescia, Milano, Venezia e Verona. La giornata costituirà l’inizio di un’escalation termica che, settimana prossima, potrebbe far segnare diversi record su numerose città italiane. Caronte raggiungerà infatti il massimo della potenza e le temperature massime saliranno ulteriormente. In Toscana e Lazio saranno possibili 41-43 gradi, rispettivamente a Firenze e Roma (per la capitale sarebbe un record), in Puglia sono previsti fino a 45 gradi mentre in Sicilia e Sardegna si attendono picchi di 48 gradi, col rischio di battere il record di caldo italiano che è di 48,8 gradi. Anche al Nord si potrebbero toccare i 39-40 gradi. Queste condizioni dovrebbero durare per gran parte della settimana e soltanto dopo il 22 luglio potrebbe essere una stemperata.

Michela Murgia si è sposata con Lorenzo: «Niente auguri, l’abbiamo fatto controvoglia»

Michela Murgia si è sposata con l’attore Lorenzo Terenzi. A renderlo noto è stata la stessa scrittrice tramite un post su Instagram, spiegando che le nozze sono state celebrate con rito civile ma non nelle modalità in cui avrebbe voluto. Attore, musicista, autore e regista, il neo sposo fa parte della sua «queer family», ovvero «un nucleo familiare atipico in cui le relazioni contano più dei ruoli».

«Lo abbiamo fatto in articulo mortis»

«Qualche giorno fa io e Lorenzo ci siamo sposati civilmente. Lo abbiamo fatto in articulo mortis perché ogni giorno c’è una complicazione fisica diversa, entro ed esco dall’ospedale e ormai non diamo più niente per scontato». Inizia così il racconto di Murgia, che da mesi sta lottando contro un tumore (un carcinoma renale al quarto stadio) non più curabile. Un gesto, quello di unirsi in matrimonio, che la coppia ha fatto controvoglia, almeno per le modalità imposte dalle norme: «Se avessimo avuto un altro modo per garantirci i diritti a vicenda non saremmo mai ricorsi a uno strumento così patriarcale e limitato, che ci costringe a ridurre alla rappresentazione della coppia un’esperienza molto più ricca e forte, dove il numero due è il contrario di quello che siamo». La scrittrice non ha infatti mai nascosto di vivere in una grande famiglia con amiche, colleghi e persone che ama e sostiene con energia inesauribile. Un nucleo che non lascia spazio a legami convenzionali ma che si basa «sulla certezza che essersi casa l’un l’altro resta l’unico indirizzo sicuro».

 

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Il matrimonio come atto politico

Niente auguri, dunque, «perché il rito che avremmo voluto ancora non esiste». «Ma esisterà e vogliamo contribuire a farlo nascere», ha promesso la scrittrice che nei prossimi giorni darà vita alla sua idea di celebrazione della famiglia queer nel giardino della sua nuova abitazione, dove le promesse che scambierà con le persone a lei care non saranno quelle che è stata costretta a fare in Comune. «Vogliamo condividerlo a modo nostro e lo faremo da questo profilo, senza giornalisti o media vari. Il nostro vissuto personale, come quello di tutti, oggi è più politico che mai e, se potessi lasciare un’eredità simbolica, vorrei fosse questa: un altro modello di relazione, uno in più per chi nella vita ha dovuto combattere sentendosi sempre qualcosa in meno», ha concluso.

 

Bimbo di 18 mesi colpito da uno sparo partito dalla pistola del nonno: è grave

Un bimbo di 18 mesi è stato ricoverato in terapia intensiva dopo che un colpo di pistola partito dalla pistola del nonno l’ha raggiunto all’altezza dell’addome. La polizia sta indagando sui fatti, verificatisi nella serata di venerdì 14 luglio 2023 a Pomigliano D’Arco (Napoli).

L’arma caduta al nonno mentre la stava pulendo

Secondo una prima ricostruzione della squadra mobile, il colpo sarebbe partito da una Beretta calibro 6,35 legalmente detenuta dal nonno, che è un istruttore di tiro. Se in un primo momento non era ancora chiaro chi stesse maneggiando l’arma al momento dello sparo, l’uomo oppure il bambino, è emerso che la pistola è caduta dalle mani del familiare mentre la stava pulendo. Il piccolo, dopo aver riportato gravi ferite all’addome, è stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale pediatrico Santobono di Napoli dove è stato affidato alle cure dei medici. Qui è stato ricoverato in terapia intensiva e sottoposto a un delicato intervento chirurgico. Le sue condizioni sono ancora critiche ma stabili. Saranno decisive le prossime 48 ore.

Nell’abitazione erano presenti 11 pistole

Nel frattempo gli agenti hanno effettuato una perquisizione nell’abitazione in cui si è consumata la vicenda. Qui hanno trovato numerose armi, tra cui 11 pistole e 6 fucili. La posizione del nonno è al vaglio degli investigatori, anche se al momento non ci sarebbero dubbi sulla natura accidentale dell’episodio.

 

«L’Apophis? Mai sentito nominare. Ormai sono fuori dal giro»: il racconto della settimana

Arrivati a Portofino da Milano con il treno delle 6 e 10 e con tre ore di sonno alle spalle, ordino un caffè doppio al cameriere del bar Mariuccia in piazzetta senza togliermi gli occhiali da sole e con ancora indosso la felpa rossa con il cappuccio tirato su anche se si muore già di caldo. Mi guardo intorno, tormento la copertina carta da zucchero del piccolo libro di Julien Green pubblicato da Adelphi intitolato Parigi che mi sono portato dietro, accendo l’ennesima Gauloises rossa, la terza, anche se non sono ancora le nove del mattino. La piazzetta è ancora deserta, non ci sono a quest’ora le orde di turisti che tutto il giorno, incessantemente, si riversano nel borgo sputati fuori dalle love-boat, con le bottiglie di plastica di acqua minerale e i panini nello zaino. «Che poi questa cosa non l’ho mai capita. Che cosa ci vengono a fare i turisti qui a Portofino?», chiedo a Ofelia. «Non ci si abbronza, non si nuota, non si fanno tuffi. Non c’è una striscia di sabbia a pagarla oro, un pattino, un ombrellone. Nada». «Esatto», risponde lei caustica, «infatti vedo in giro solo qualche marinaio di qualche equipaggio e un paio di miliardari con l’artrosi scesi da qualche yacht». Tutt’intorno a perdita d’occhio solo una giungla di alberi e di scafi, che tra poco molleranno gli ormeggi diretti verso la Sardegna o altre mete, come accadrà tra poco a noi due, pronti a imbarcarci su una barca a vela presa a nolo e fare rotta verso la Francia. «Pensa che la prossima volta che toneremo qui a Portofino», le dico, «probabilmente avranno ribattezzato Piazza Martiri dell’Olivetta Piazza Silvio Berlusconi. Leggevo l’altro giorno sul Messaggero che sarà il primo Comune a intitolare una via al Cav. Probabilmente sarà una piccola strada che porta al cancello di una villa qui sopra dove stava quando veniva da queste parti. Villa dell’Olivetta, per la precisione. La inaugureranno a settembre, nel giorno del suo compleanno». «Non mancherò per nessun motivo al mondo», risponde lei, ancor più acida, alzandosi dal tavolo e, contemporaneamente, chiedendo il conto al cameriere. «Andiamocene».

«Pensa che la prossima volta che toneremo qui a Portofino probabilmente avranno ribattezzato Piazza Martiri dell’Olivetta Piazza Silvio Berlusconi. Leggevo che sarà il primo Comune a intitolare una via al Cav. La inaugureranno a settembre, nel giorno del suo compleanno»

Avevamo salpato l’ancora alle nove del mattino precise e l’equipaggio, oltre allo skipper e la sua fidanzata che ricopriva il ruolo di hostess, era così composto: io & Ofelia, la mia amica Stella e mia cugina Rebecca più i loro rispettivi fidanzati, Carlo e Leonardo. Per tutta la durata del giorno il mare si era mantenuto calmo e per vaste estensioni la superficie delle acque era trasparente e tiepida. Arrivati a destinazione, dopo quasi nove ore di navigazione filate, intorno alle sei di sera nella baia di Villefranche, erano state stappate diverse bottiglie di vino, soprattutto etichette francesi tipo Chablis e Muscadet, e l’aperitivo andò avanti finché tutte le bottiglie non furono vuote. Quasi tutti gli italiani che arrivano in barca qui in Costa Azzurra da Sanremo, Alassio o dalla stessa Portofino, preferiscono generalmente compiere la prima tappa nel porto di Monaco. Noi come il mese scorso abbiamo deciso invece di fermarci in rada davanti al bellissimo porticciolo di Saint Jean-Cap Ferrat, una piccola penisola rocciosa e immersa nel verde, a pochi chilometri da Montecarlo, in cui la vita scorre lenta, e dove è del tutto normale vedere la gente passeggiare con la baguette sottobraccio o sorseggiare rosè in spiaggia all’ora del tramonto. Leopoldo II del Belgio, che da queste parti possedeva 50 ettari di terreno, la definiva «la proiezione terrestre del Paradiso». Imponenti recinzioni, sistemi d’allarme e guardie del corpo difendono quello che succede all’interno delle ville delle due punte. «Quando venivamo qui da piccoli con i miei, prima che comprassimo la casa in Sardegna», dice mia cugina Rebecca, mentre ci beviamo una birra seduti uno di fronte all’altra al solito Le Cadillac, «ricordo che tutta la vita di giorno si svolgeva in mezzo al mare, sulle barche, perché in alto, nella zona delle ville, praticamente non c’è spiaggia. I condomini per i comuni mortali come noi, invece, stanno tutti qui intorno».

«L'Apophis? Mai sentito nominare. Ormai sono fuori dal giro»: il racconto della settimana
Cap Ferrat.

Mentre parla la osservo, ancora bellissima come è sempre stata, con le gambe nude e una felpa con il cappuccio blu, e mi rendo conto che da tempo non è più la bambina che tenevo sulle ginocchia ma una donna di 35 anni, con tre figli e le idee chiare. Mentre penso a tutte queste cose mi accorgo che due tavoli di fianco a noi è seduto un ragazzo di Milano che conosco: il Duca. È in compagnia di una ragazza, tra di loro, appoggiata in un secchiello del ghiaccio sul tavolo, troneggia una bottiglia di Tattinger. «Andrea Spider!», urla appena mi vede, «cosa ci fai da queste parti?», mi domanda incredulo, e quando mi alzo per andargli incontro e salutarlo sorridiamo entrambi, perché ci rendiamo conto quasi in contemporanea di essere vestiti esattamente nella stessa maniera: t-shirt bianca, bermuda beige, scarpe da barca. «Come diceva lo scrittore inglese William Somerset Maugham, che qui era di casa, cos’è la Costa Azzurra se non un luogo soleggiato per gente losca? Ciao Duca, come te la passi? Lei è mia cugina Rebecca», gli dico. «Ah scusatemi, che maleducato, lei è Valentine», mi risponde lui, alzandosi a sua volta dal tavolo e indicando la ragazza seduta di fronte. «Conosco il Duca dal 1998», dico a mia cugina, «siamo finiti insieme un anno al liceo in una di quelle scuole private per disadattati che facevano recupero anni e poi abbiamo lavorato assieme per parecchio tempo nei locali. Era il periodo delle discoteche minorili, delle one night, delle serate. È grazie a lui che ho cominciato a parlare al microfono dalle consolle di mezza Milano», aggiungo. «Eri già Andrea Spider, una star delle pubbliche relazioni dei pomeriggi milanesi», risponde lui e poi continua, «io ho fatto solo in modo che diventassi una street legend. All’epoca erano in pochi quelli che parlavano al microfono. Poi sei arrivato tu e la cosa di colpo è diventata cool. Da quel momento in poi tutti i ragazzini volevano farlo». Poi ci sediamo al tavolo tutti e quattro assieme, il Duca ordina un’altra bottiglia di Tattinger e il discorso scivola inevitabilmente su Apache e l’Apophis, la discoteca dove è iniziata la brutta storia che per tutta questa settimana ha occupato le prime pagine dei giornali. «Cosa ne pensi?»  chiedo al Duca. «Dove vuoi arrivare? Dimmelo subito». «Mah, non voglio arrivare da nessuna parte e nemmeno entrare nei dettagli della vicenda. Però devo dirti che la storia mi ha parecchio incuriosito, a prescindere dal cognome dell’indagato, fondamentalmente per due motivi. Primo, perché il fatto sarebbe avvenuto praticamente davanti a casa mia. Secondo, perché l’Apophis è un locale che non ho mai sentito nominare e la cosa mi ha fatto sentire terribilmente fuori dal giro. Oltre che, ovviamente, tremendamente vecchio». «I tempi cambiano Spiderino, è normale».

L’Apophis è un locale che non ho mai sentito nominare e la cosa mi ha fatto sentire terribilmente fuori dal giro. Oltre che, ovviamente, tremendamente vecchio

Tra l’università e la biblioteca Sormani c’è una piccola stradina che si chiama via Merlo. In fondo, quasi all’angolo con via San Bernardino, sormontato da una verandina blu navy con sopra un serpente stilizzato c’è l’ingresso dell’Apophis, un piccolo club di 180 mq tra i più esclusivi in città. Disegnato da un noto studio di architettura il locale è una bomboniera da 200/300 persone. Solito giro milanese di pierre e deejay che organizzano feste e one night, all’Apophis ci vanno i figli dei politici, dei professionisti, degli industriali. I cognomi in vista della Milano che conta, insomma. Hanno più o meno tutti intorno ai 20 anni, hanno frequentato i migliori licei e le più esclusive scuole ambrosiane, il Parini, il Berchet, il San Carlo, il Leone XXIII e solitamente fanno avanti e indietro da Londra, dove studiano economia o design. Per entrare bisogna essere soci, la tessera annuale costa intorno ai 500 euro e si dice che tra i suoi divani di velluto raso, oltre a fiumi di vodka e caviale Beluga, giri anche parecchia cocaina. Così dicono i giornali, stupendosi quasi della cosa, come fosse strano che nelle discoteche del centro giri della droga e come fosse inconsueto che i rampolli delle famiglie bene milanesi frequentino certi locali. Succedeva anche ai miei tempi con il Madame Claude, con lo Yachting Club, con lo Stage di via Manzoni, con il Propaganda e compagnia bella, anche se a essere totalmente sincero io di droga ne ho vista sempre più a scuola che nei locali. Come all’Oppenheimer ad esempio, dove si basava cocaina nei bagni e dove al cambio dell’ora per 10 mila lire potevi farti una riga lunga quanto la diagonale del diario dell’istituto. E anche in quanto alla violenza, a parte qualche sparuto gruppo di pistoleri figli di avvocati e notai che giocavano a fare i cow-boy, sotto le luci strobo delle discoteche frequentate da certi giri, non ce n’è mai stata granché. Ci si sfogava più che altro sulle cose che sulle persone. Si vandalizzavano le feste, si depredavano gli appartamenti patrizi, si distruggevano salotti e camere da letto dei genitori di qualche malcapitato che aveva avuto l’ardore di festeggiare il compleanno a casa. Null’altro. Di stupri e robaccia simile in tanti anni non ne ho mai sentito parlare. Nemmeno una volta. Non era roba per noi. Mai si sarebbe messa della droga nel bicchiere di una ragazza per portarsela a letto. Se c’era della droga volevamo spararcela tutta noi, qualsiasi essa fosse.

«L'Apophis? Mai sentito nominare. Ormai sono fuori dal giro»: il racconto della settimana
Io in hangover nel 1999.

Il giorno dopo in rada a Cap Ferrat il sole in cielo era una palla di fuoco e il caldo africano rendeva incandescente perfino il ponte in tek della barca. Anche l’acqua del mare era troppo bollente per offrire un vero sollievo: lavava via il sudore ma non riusciva a raffreddare il sangue che scorreva dentro i nostri corpi. Di tanto in tanto qualche piccola onda increspava di verde smeraldo l’orizzonte, riflettendo la luce del sole con malcelata eleganza e rallentando il turbine di pensieri che si avvicendavano per la malata scatola cranica. Le ragazze stavano a prua, stese su teli color turchese e io le osservavo seduto sono il tendalino al centro del pozzetto, mentre scrivevo con l’iPad sulle ginocchia con indosso una t-shirt con sopra la faccia di Notorious BIG e un cappellino da baseball degli Yankees portato con la visiera a rovescio. Hip-hop anche in barca a vela. Sottocoperta sventolava maraglia la bandiera verde smeraldo della Giraglia con al centro il simbolo giallo della Rolex e mancavano meno di quattro ore alla partenza del treno che da Nizza ci avrebbe riportato a Milano. Fu proprio in quel momento che l’iPhone iniziò a vibrare e aprendo whatsapp si materializzò un’immagine di me, 19enne, appena sveglio in pieno hanghover, in mutande e con indosso la t-shirt dello Stage di via Manzoni, davanti alla portafinestra dell’appartamento di mia zia in Piazza Adigrat. A corredo un messaggio del fido Baj, uno degli amici di una vita: «Guarda nei meandri di una vecchia scatola di scarpe cosa ho trovato? Estate 1999. Ciao!». «Andrea Spider», penso, «la street legend». Già, la street legend che non esiste più.

La procura di Milano ha sequestrato il telefono di Leonardo La Russa

Continuano le indagini su Leonardo Apache La Russa, il figlio del presidente del Senato accusato di violenza sessuale nei confronti di una ragazza di 22 anni. La procura di Milano ha sequestrato il suo telefono cellulare perché, essendo in «uso personale ed esclusivo» a lui, potrebbe avere in memoria elementi utili agli investigatori come foto e messaggi. Il decreto di sequestro è stato notificato nel tardo pomeriggio di venerdì 14 luglio 2023 e Leonardo, accompagnato dalla madre e dall’avvocato Adriano Bazzoni, si è recato negli uffici della Squadra mobile per consegnare il dispositivo.

La sim è assente perché intestata a una società legata al padre

Il telefono è stato sequestrato senza sim poiché questa risulta intestata a una società che fa capo allo studio legale del padre, coperto da immunità parlamentare in quanto membro del Senato. La legge prevede infatti che, senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun esponente del Parlamento possa essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare. Allo stesso modo, senza via libera, non può essere sottoposto a intercettazioni di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza. Per questo la magistratura dovrà escludere dalle indagini tutte le conversazioni con persone coperte da garanzie costituzionali. Se avesse invece necessità di acquisire sim o tabulati telefonici, dovrà chiedere l’autorizzazione al Senato prevista dall’articolo 68 della Costituzione. La ricerca all’interno del telefono, da quanto si apprende da fonti investigative, verrà fatta dalla polizia giudiziaria con precise parole chiave per cercare di ricostruire le eventuali interazioni del giovane a partire dal 19 maggio. Per il momento sotto la lente di ingrandimento c’è una chiamata via Instagram che Leonardo avrebbe fatto alla presunta vittima il giorno dopo i fatti contestati (alla quale, come lei stessa ha dichiarato, non avrebbe risposto per paura).

Ascoltata un’amica della giovane che l’ha denunciato

Intanto venerdì sono stati ascoltati nuovi testimoni tra cui un’amica che la ragazza aveva incontrato nella discoteca Apophis la sera prima. Quest’ultima ha confermato che a inizio serata la 22 enne le era apparsa in condizioni normali, e che però non sa cosa sia le sia successo dopo.

 

La questione immigrazione è umanitaria prima che politica: dove sbaglia l’opposizione

Lo scrive benissimo Giorgio Gori rispondendo a chi gli chiede perché il Partito democratico non dice che gli sbarchi sono più che raddoppiati: «Il problema, più ancora degli sbarchi, è la totale incapacità dell’attuale governo di gestire i flussi migratori, di organizzare un’accoglienza dignitosa, di attivare politiche di formazione e di integrazione, di evitare la moltiplicazione delle situazioni di irregolarità e illegalità, di costruire relazioni internazionali che consentano di realizzare gli eventuali rimpatri. Non che i precedenti governi abbiano brillato per visione ed efficienza, ma qui siamo allo sbando: sbarchi fuori controllo e nessuna capacità di governare il fenomeno».

All’opposizione vogliono rivendersi come i prossimi guardiani dei porti?

Nell’eterna discussione sull’immigrazione una parte grottesca dell’opposizione in questi giorni sta attaccando la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il suo governo perché «gli sbarchi sono raddoppiati e non ha mantenuto la promessa di chiudere i confini». La frase è scivolosa e pericolosa. Accusare la propria avversaria politica di non essere in grado di attuare l’empietà che aveva promesso è un’idiozia. A chi si parla svolgendo un’opposizione del genere? Ci si vuole rivendere come i prossimi guardiani dei porti?

La questione immigrazione e? umanitaria prima che politica: dove sbaglia l'opposizione
Migranti sbarcati in Italia (Imagoeconomica).

Gli aspetti umanitari sono una questione pre-politica

Il punto che rende colpevole questo governo non è politico. Scivolare nella politicizzazione è il più grande favore che si possa fare a Matteo Piantedosi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e compagnia. Il cuore della questione è umanitario e gli aspetti umanitari, in qualsiasi democrazia sana, sono una questione pre-politica. I diritti umanitari non rientrano e non possono rientrare nelle legittime scelte politiche dei partiti e dei governi che si susseguono. L’elefante dentro la stanza non è come gestire i flussi migratori, ma come evitare le morti sulla rotta balcanica e sulla rotta mediterranea. Va detto e ripetuto con forza, ogni volta, in ogni dove.

La questione immigrazione e? umanitaria prima che politica: dove sbaglia l'opposizione
Giorgia Meloni e Matteo Salvini (Imagoeconomica).

Il gioco meschino di chi non si dichiara apertamente razzista

Confondere la discussione umanitaria con il diritto di ingresso in Europa è il gioco meschino di chi lucra sull’immigrazione perché non ha le palle di dichiararsi apertamente razzista. Salvare le persone che affogano in mare non è questione di leggi e regolamenti. Non è plausibile sopire i soccorsi per usare l’arma della paura (di morire) come deterrente delle partenze. Molte associazioni di diritti umani contestano al decreto che fu di Piantedosi esattamente questo: non si può regolamentare il salvataggio delle persone, non si può normare il dovere di portare dei naufraghi il più velocemente possibile nel porto sicuro più vicino possibile. Non è politica, è vigliaccheria.

La questione immigrazione e? umanitaria prima che politica: dove sbaglia l'opposizione
Salvataggio in mare (Imagoeconomica).

Legalizzazione della disumanità come strumento di governo

Per questo fa specie ascoltare da certa opposizione l’accusa di non essere stati all’altezza della disumanità promessa in campagna elettorale. Ed è per questo che gli accordi per la ridistribuzione dei migranti in Unione europea non possono essere confusi con le persone che abbiamo il dovere di salvare dalle onde o dal gelo o dalle sevizie nei boschi. Si intravede una maggioranza trasversale (che attraversa i partiti di governo e qualcuno dell’opposizione) che legalizzerebbe la disumanità come strumento di governo. La differenza è tra chi ritiene inalienabile il diritto alla vita e chi invece lo ritiene negoziabile con gli interessi interni di una nazione.

Per quelli in mare da che parte si decide di stare? Quella è la linea

Sull’immigrazione si può discutere di tutto. Si potrebbe discutere degli hotspot “esterni” se la Libia non fosse un crogiolo di violenze e morte. Si potrebbe discutere del ruolo dei Paesi di frontiera se si risolvesse prima la loro inclinazione alla crudeltà. In Italia e in Europa ci si ostina a scavalcare il prerequisito essenziale di ogni proposta politica (il rispetto per la vita) come se la Convenzione europea sui diritti dell’uomo fosse semplicemente un decalogo di buoni propositi per la letterina di Babbo Natale. Gli sbarchi riguardano i già salvi. Per quelli in mare da che parte si decide di stare? Quella è la linea che divide le due parti.

Arrivano i prof stasera su Rai Movie: trama, cast e curiosità

Stasera 15 luglio 2023 andrà in onda il film intitolato Arrivano i prof sul canale televisivo Rai Movie alle ore 21.10. Si tratta di una pellicola che appartiene al genere commedia e ha debuttato nei cinema italiani nel 2018. Il regista è Ivan Silvestrini mentre la sceneggiatura è stata scritta da Michele Abatantuono e Giorgio Glaviano. All’interno del cast ci sono diversi attori e comici molto famosi in Italia come Claudio Bisio, Maria Di Biase, Lino Guanciale e Maurizio Nichetti.

Arrivano i prof è il film che andrà in onda questa sera 15 luglio 2023 sul canale televisivo Rai Movie, ecco trama, cast e curiosità.
Il rapper Rocco Hunt in una scena del film (Facebook).

Arrivano i prof, trama e cast del film in onda stasera 15 luglio 2023 su Rai Movie

La trama della pellicola si incentra sulle vicende che accadono all’interno del liceo Alessandro Manzoni. In questa scuola, mentre tutti gli studenti in Italia festeggiano la promozione e il diploma, i risultati sono davvero scarsi e appena il 12 per cento degli studenti è stato promosso. Il provveditore Montini (Francesco Procopio) del ministero dell’Istruzione decide quindi di imporre al preside della scuola (Andrea Pennacchi), un gruppo di professori da assumere per cercare di salvare il salvabile e ottenere almeno il 50 per cento di promozioni. In realtà i professori scelti sono definiti «i Sette Samurai» perché sono ritenuti tra i peggiori d’Italia: ognuno di loro ha un metodo di insegnamento molto particolare ma che si spera possa essere efficace. Tra loro ci sono il prof. di matematica Mario Locuratolo (Claudio Bisio), il prof. di storia Antonio Cioncoloni (Lino Guanciale), il prof. di chimica Gaetano Fanfulla (Maurizio Nichetti), la prof. di inglese Sandra Melis (Maria Di Biase), la prof. di italiano Amina Venturi (Shalana Santana), il prof. di educazione fisica Davide Golia (Alessio Sakara) e il prof. di filosofia Eliseo Maurizi (Pietro Ragusa).

Tra gli alunni, invece, ci sono Luca Pagliarulo (Rocco Hunt), dispettoso e sempre pronto a prendersi gioco dei professori, e Camilla Brandolini (Irene Vetere), ragazza di bell’aspetto sempre pronta per studiare e ottenere buoni voti. Il rapporto tra alunni e professori, dopo alcune difficoltà, migliorerà e i metodi poco ortodossi si riveleranno incredibilmente efficaci. Tuttavia, il liceo rischia di chiudere perché non è stato ancora raggiunto il risultato del 50 per cento di promozioni. Sembra che l’istituto sia vicino alla chiusura ma un gesto eroico e coraggioso di Luca Pagliarulo cambierà le carte in tavola e darà una nuova speranza alla scuola.

Arrivano i prof, 4 curiosità sul film 

Arrivano i prof, il remake di un film francese

La commedia è il remake di un film francese del 2013 intitolato Les Profs. La pellicola transalpina non è mai stata distribuita in Italia e a sua volta era tratta da un fumetto che ha avuto un grande successo in Francia.

Arrivano i prof, l’incasso al botteghino

La pellicola ha avuto un buon risultato al botteghino. Secondo quanto riportato da Wikipedia, in totale al box office ha incassato circa 2 milioni di euro.

Arrivano i prof, la colonna sonora di Rocco Hunt

Il rapper Rocco Hunt, che nel film interpreta il personaggio di Luca Pagliarulo, si è occupato anche di scrivere la colonna sonora del progetto intitolata proprio Arrivano i prof, pubblicizzata anche da 01 Distribution sui canali social per promuovere la commedia.

Arrivano i prof è il film che andrà in onda questa sera 15 luglio 2023 sul canale televisivo Rai Movie, ecco trama, cast e curiosità.
Il rapper Rocco Hunt (Getty Images).

Arrivano i prof, una commedia che fa riflettere secondo l’attrice Shalana Santana

L’attrice Shalana Santana, che nel film interpreta la professoressa di italiano Amina Venturi, in un’intervista riportata su Giornalettismo.com ha così spiegato il senso della commedia: «Spero davvero che Arrivano i Prof faccia riflettere sul futuro dei ragazzi una volta finita la scuola. Ma anche sul ruolo degli insegnanti che sempre di più hanno le mani legate e sempre di più trovano davanti studenti dispettosi e maleducati».

Ritorno al futuro stasera su Italia 1: trama, cast e curiosità

Stasera 15 luglio 2o23 andrà in onda, alle ore 21.20 su Italia 1, il film intitolato Ritorno al Futuro. Si tratta di un cult cinematografico che debuttò in tutto il mondo durante l’anno 1985 e che appartiene ai generi cinematografici fantascienza, avventura e commedia. Il regista di quest’opera è Robert Zemeckis mentre la sceneggiatura è stata scritta da Bob Gale in collaborazione con lo stesso regista. All’interno del cast sono presenti diversi attori molto famosi come Michael J. Fox, Christopher Lloyd, Lea Thompson e Crispin Glover.

Ritorno al futuro è il che andrà in onda stasera 15 luglio 2023 su Italia 1, ecco trama, cast e curiosità sulla pellicola.
Michael J. Fox sul set del film (Facebook).

Ritorno al futuro, trama e cast del film in onda stasera 15 luglio 2023 su Italia 1

La trama della pellicola ruota intorno alle avventure di Marty McFly (Michael J. Fox), uno studente californiano del 1985 che ama lo skateboard ed è molto amico dello strampalato «Doc» Emmett Brown (Christopher Lloyd). Un giorno lo scienziato lo invita in un parcheggio di un supermercato per mostrargli la sua ultima novità: una macchina del tempo costruita all’interno di una DeLorean modificata. L’esperimento che l’esperto vuole fare è quello di lanciare il suo cane indietro nel tempo e farlo apparire pochi minuti dopo. Se ciò dovesse avere successo, Emmett Brown scoprirà il viaggio nel tempo e passerà alla storia come uno dei più grandi scienziati di sempre. Tuttavia, Doc confessa a Marty che la macchina del tempo funziona a plutonio e che ha rubato il prezioso materiale a un gruppo di terroristi libici. Per provare ulteriormente il suo esperimento, Brown inserisce come data da raggiungere il 5 novembre 1955. Poco prima di partire, però, i terroristi trovano la sua posizione e lo aggrediscono per farsi consegnare il plutonio e Marty, per scappare, si rifugia nella macchina del tempo. Inavvertitamente raggiunge la velocità di 88 miglia orarie e inizia a viaggiare indietro nel tempo.

Una volta nel passato, si imbatte in George McFly (Crispin Glover), suo futuro padre, e conosce anche il bullo che lo tormenta, il bruto Biff Tannen (Thomas F. Wilson). Marty si ritrova intrappolato nel passato e rischia addirittura di essere cancellato dalla storia quando incontra la sua futura madre Lorraine (Lea Thompson), che si innamora di lui. Per evitare di essere cancellato, Marty si rivolgerà a un giovane Doc Brown e cercherà di riparare la macchina del tempo, ormai senza plutonio e senza alimentazione. Allo stesso tempo, dovrà far innamorare i suoi genitori e combattere contro il bullo Biff Tannen. Sembrerà un’impresa titanica ma tra mille peripezie il giovane ritornerà nel suo tempo e potrà salvare sia la sua famiglia che la sua stessa esistenza.

Ritorno al futuro, 5 curiosità sul film 

Ritorno al futuro, la scelta dell’auto DeLorean come macchina del tempo

La produzione prese del tempo per decidere quale auto scegliere come macchina del tempo. In una delle prime bozze gli sceneggiatori avevano pensato ad un frigorifero che fungesse da macchina del tempo e solo in seguito venne scelta la DeLorean perché aveva un design particolare e rendeva credibile la gag della famiglia di contadini che nel 1955 la scambia con un disco volante.

Ritorno al futuro, inizialmente l’attore protagonista era diverso

La produzione aveva inizialmente ingaggiato l’attore Eric Stoltz per interpretare Marty McFly. Dopo sei settimane di riprese venne sostituito con Michael J.Fox. Tuttavia, quest’ultimo prendeva parte anche a un programma televisivo e a volte doveva registrare le scene di Ritorno al futuro durante le ore notturne. L’attore fu comunque soddisfatto del risultato e il suo ruolo divenne iconico nella storia del cinema.

Ritorno al futuro, la sceneggiatura rifiutata da moltissimi studios

C’è voluto molto tempo per produrre la sceneggiatura. Tantissimi studios rifiutarono la produzione perché la definirono un flop annunciato. Addirittura la Disney ritenne il film incestuoso per il rapporto che Marty sviluppa inizialmente nel passato con la madre. Tuttavia, Ritorno al futuro divenne un successo incredibile ed è oggi considerato uno dei migliori film di fantascienza di sempre.

Ritorno al futuro, le origini dell’aspetto di «Doc» Brown

L’aspetto di Emmett Brown, lo strampalato Doc, è ispirato parzialmente alla capigliatura di Albert Einstein e al direttore d’orchestra Leopold Stokowski. Inoltre, l’aspetto curvo è dovuto dal fatto che l’attore Christopher Lloyd, alto 1.85 metri, doveva rientrare nell’inquadratura insieme a Michael J. Fox, alto solo 1.67 metri.

Ritorno al futuro è il che andrà in onda stasera 15 luglio 2023 su Italia 1, ecco trama, cast e curiosità sulla pellicola.
Gli attori Christopher Lloyd e Michael J. Fox oggi (Getty Images).

Ritorno al futuro, la scritta finale aggiunta in un secondo momento

La pellicola si conclude con la scritta To Be Continued…, ma in realtà questa venne aggiunta solo in un secondo momento. Quando il film uscì al cinema non doveva avere un seguito e, solo dopo il successo al box office, venne annunciata la produzione di due sequel. Per questa ragione, la scritta venne aggiunta nell’edizione home video della pellicola, diventata «ufficiale» oggi.

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