Daily Archives: 23 Luglio 2023

Rodi, incendi fuori controllo: dichiarato lo stato di emergenza

L’incendio che sta devastando l’isola di Rodi è ancora fuori controllo. Lo scrivono i media greci, dopo che il 22 luglio le autorità hanno evacuato 30 mila persone nelle zone di Massari, Malonas e Haraki, tra cui numerosi turisti. Oltre 2 mila quelle che hanno dovuto essere trasportate al largo delle spiagge via nave. Evacuato anche il monastero di Tharri, una delle attrazioni religiose più belle dell’isola, dove vivono cinque monaci.

La Farnesina consiglia di non recarsi a Rodi

L’Unità di Crisi e l’Ambasciata ad Atene stanno tenendo contatti con le autorità greche, la Protezione Civile e i connazionali presenti sull’isola. Molti turisti presenti in questo momento sull’isola sono clienti di un importante tour operator, che sta provvedendo ad anticipare i rientri con diversi voli. Tra i vacanzieri autonomi in fuga dalle fiamme anche una famiglia di Trani composta da madre, padre e figlia, che a bordo di un bus ha raggiunto Rodi città, dove è ora ospitata in una scuola gestita dalla protezione civile. La località di Lindos, per cui si temeva inizialmente la possibilità d’incendi e dove sono presenti molti italiani, è comunque al momento al sicuro. la Farnesina consiglia comunque di non recarsi a Rodi.

Lo stato di emergenza sarà in vigore per sei mesi

I soccorritori hanno effettuato «la più grande operazione di evacuazione mai avvenuta in Grecia», ha sottolineato la portavoce della polizia locale Konstantia Dimoglidou. L’incendio ha bruciato una vasta area di foresta, distruggendo anche lussuosi alberghi, oltre a molte abitazioni. Nel tentativo di arginare le fiamme, i pompieri stanno scavando dei fossati tagliafuoco nella zona sud-orientale verso le zone turistiche di Kiotari e a sud-ovest verso Gennadi. Ma al diffondersi dei roghi stanno contribuendo le temperature torride e i forti venti. Il segretario generale della Protezione civile greca ha dichiarato lo stato di emergenza sull’isola greca dell’Egeo meridionale, che sarà in vigore per sei mesi, fino al 18 gennaio 2024.

Rodi, incendi fuori controllo: dichiarato lo stato di emergenza nell'isola della Grecia devastata dalle fiamme.
Elicottero antincendio all’opera a Rodi (Getty Images).

Twitter cambia simbolo: addio all’uccellino, sarà sostituito da una X

Elon Musk ha annunciato l’addio all’uccellino che ha caratterizzato Twitter fin dalla sua nascita nel 2006, rivelando che il nuovo logo sarà una X. Lo ha fatto, ovviamente, con un tweet sul popolare social network acquistato nel corso del 2022. «E presto diremo addio al marchio Twitter e, gradualmente, a tutti gli uccelli», ha scritto il magnate. «Se stasera viene pubblicato un logo X abbastanza buono, lo faremo andare in diretta in tutto il mondo domani».

La lettera X piace molto a Musk, non è un mistero

La X scelta come logo da Musk è un riferimento a X Corp., azienda fondata dall’imprenditore a marzo del 2023 per inglobare la precedente Twitter Inc. e marcare ancora di più il cambio di gestione avvenuto con l’acquisto del social network. La lettera X d’altra parte piace molto all’imprenditore, già proprietario della società aerospaziale SpaceX e di Tesla, marchio automobilistico elettrico che ha nel suo listino il suv Model X. All’annuncio del cambio di logo, gli utenti della piattaforma hanno dato sfogo alla loro immaginazione, proponendo (tra il serio e il faceto) varie versioni della X voluta da Musk: l’imprenditore ha apprezzato in particolare una variante moderna e scintillante.

Twitter deriva dal verbo “to tweet”, cinguettare: da qui l’uccellino

Il nome Twitter venne ideato dal cofondatore Noah Glass, che prese spunto dal verbo inglese “to tweet”, ovvero cinguettare, che richiamava la principale caratteristica della piattaforma: condividere messaggi brevi di massimo 140 caratteri. Da qui appunto il logo, un uccellino. Adesso l’importante passo del cambio di logo, in attesa di altre novità: uno dei tanti obiettivi di Musk sarebbe quello di creare una super app che somigli alla cinese WeChat. Da quando ne ha assunto il controllo a ottobre, si è però alienato gran parte degli utenti di Twitter monetizzando alcuni dei servizi precedentemente gratuiti, come ad esempio la certificazione degli account.

Twitter cambia simbolo: addio all’uccellino, sarà sostituito da una X. Lo ha annunciato il proprietario Elon Musk.
Elon Musk, proprietario di Twitter (Imagoeconomica).

Lukashenko: «I soldati della Wagner vogliono marciare verso Varsavia»

Durante un incontro con il presidente russo Vladimir Putin a San Pietroburgo, l’omologo bielorusso Alexander Lukashenko ha detto che i membri del gruppo Wagner «vogliono marciare verso Varsavia». Lo riferisce l’agenzia di stampa russa Interfax. «I wagneriti stanno iniziando a stressarci. Dicono: “Vogliamo andare in Occidente, permettetecelo”», ha aggiunto Lukashenko, specificando che i mercenari hanno affermato di «voler fare un’escursione a Rzeszow». Sono migliaia i miliziani che si trovano ora sul territorio bielorusso, dopo il tentato ammutinamento di fine giugno.

Lukashenko: «I soldati della Wagner vogliono marciare verso Varsavia». Il più fedele alleato di Putin getta benzina sul fuoco.
Soldati del gruppo Wagner (Getty Images).

Sale la tensione lungo il confine tra Bielorussia e Polonia

Tutto nasce dalla decisione del ministero della Difesa di Varsavia di rafforzare il confine est, spostando unità militari polacche nella zona orientale del Paese a causa della presenza del gruppo mercenario Wagner in Bielorussia e delle sue presunte esercitazioni congiunte con i soldati bielorussi. «La loro presenza rappresenta una minaccia sempre più grave per la Polonia, e per il fianco orientale della Nato», ha detto il premier polacco Mateusz Morawiecki. In risposta, il ministero della Difesa bielorusso ha riferito che i mercenari della Wagner hanno iniziato ad addestrare truppe speciali di Minsk in un poligono militare vicino a Brest, non lontano dal confine con la Polonia (e con l’Ue).

Lukashenko: «I soldati della Wagner vogliono marciare verso Varsavia». Il più fedele alleato di Putin getta benzina sul fuoco.
Vladimir Putin e Alexander Lukashenko (Getty Images).

Lukashenko: «Inaccettabili i piani polacchi per smembrare l’Ucraina»

Durante una riunione operativa con il Consiglio di sicurezza russo, Putin aveva richiamato l’attenzione sul fatto che i leader polacchi, secondo fonti russe, «si aspettano di formare una sorta di coalizione sotto l’egida della Nato e di intervenire direttamente nel conflitto ucraino, per poi strappare un pezzo più grande per loro», come riportato dalla Tass. Nel corso dell’incontro, Lukashenko ha mostrato a Putin una mappa dove era indicato il trasferimento delle forze armate polacche. Parlando con il capo del Cremlino, il presidente della Bielorussia (citato dal canale Telegram Pool One, vicino al suo servizio stampa) ha affermato che «i piani di Varsavia per smembrare l’Ucraina e strappare la sua parte occidentale sono inaccettabili». Lukashenko e Putin hanno poi discusso della controffensiva ucraina: «inesistente» per il primo, «fallita» per il secondo. Entrambi hanno invece valutato in modo positivo l’operato dell’esercito di Mosca in Ucraina, che al fronte «sta agendo in modo eroico».

L’Argentina della sovranità energetica e quel controverso asse col Brasile

Una nuova indipendenza. In Argentina è stato inaugurato il primo tratto di un gasdotto concepito per essere non soltanto una gigantesca infrastruttura, «l’opera di ingegneria più importante degli ultimi 50 anni», come da facile e immediata propaganda. Ancor più elevato è infatti il valore simbolico, certificato dalla data scelta per l’inaugurazione. Il 9 luglio, che per gli argentini non è un giorno qualsiasi ma il punto d’intersezione fra il calendario gregoriano e la mistica nazionale. Il 9 luglio del 1816 il Congresso di Tucuman votava infatti la dichiarazione d’indipendenza dal potere coloniale spagnolo. Cioè l’atto che è il punto di partenza per l’autodeterminazione e la sovranità argentina, e che per effetto-domino innesca il complessivo processo di decolonizzazione del continente sudamericano. E il 9 luglio di due secoli dopo l’Argentina, con l’inaugurazione del gasdotto, comunica al mondo di avere raggiunto la seconda indipendenza: quella energetica. Un obiettivo che per il gigante perennemente malato del Sud America segnerebbe uno scatto verso la ripresa economica, ma soprattutto verso la rigenerazione dell’orgoglio nazionale. E tutto quanto avviene nel quadro di un’operazione il cui sigillo politico non è stato nemmeno nascosto, dato che l’opera è stata battezzata Gasoduto Presidente Néstor Kirchner (Gpnk).

L'Argentina della sovranita? energetica e quel controverso asse col Brasile
L’inaugurazione del gasdotto argentino.

L’opera è costata 2,5 miliardi di dollari, ma se ne risparmiano molti di più

Che l’opera progettata sia imponente è innegabile. In questa prima parte si snoda lungo 573 chilometri che coprono la distanza fra le località di Tratayen, nella provincia Neuquén, e Salliquelò, estrema provincia orientale di Buenos Aires. Altre due sono le province attraversate (Río Negro e La Pampa), per un’opera che è stata realizzata con una tempistica accelerata: 9 mesi. Il costo dichiarato è di 2,5 miliardi di dollari e i posti di lavoro generati (sia diretti che indiretti) sono circa 48.800. Ma ancor più significativi sono i numeri del risparmio stimato dopo la sua entrata in funzione, per via della mancata importazione di gas: 2 miliardi di dollari nel 2023, che diventano 4,2 miliardi di dollari nel 2024. Si tratterebbe di una clamorosa inversione di tendenza se si pensa che, stando ai dati forniti dallo stesso governo argentino, nel 2022 la bilancia energetica del Paese ha fatto registrare un modesto passivo di 6,6 milioni di dollari per via delle importazioni di gas e petrolio.

L'Argentina della sovranita? energetica e quel controverso asse col Brasile
Un manifesto che raffigura l’ex presidente argentino Néstor Kirchner (Getty).

Altri 467 chilometri finanziati coi soldi pubblici del Brasile

Quanto alla nuova tranche del Gpnk, è progettata per coprire altri 467 chilometri e approssimarsi alla frontiera col Brasile. E proprio dall’altro colosso del Sud America potrebbero arrivare i finanziamenti per l’estensione del gasdotto. Un vertice fra i presidenti Luíz Inácio Lula da Silva e Alberto Fernández, tenuto a febbraio, ha avuto fra gli effetti un impegno assunto dal capo di Stato brasiliano verso l’omologo argentino per coprire la seconda parte dell’opera con risorse provenienti dal Banco Nacional de Desenvolvimento Econômico e Social (Bndes), una società pubblica sottoposta al controllo del ministero delle Finanze brasiliano. La mossa di Lula ha provocato vaste polemiche in patria, all’interno del suo stesso governo. Per prima ha preso voce Marina Silva, l’attivista contro il mutamento climatico cui il presidente brasiliano ha affidato il ministero dell’Ambiente. E anche il ministro dell’Industria, Fernando Haddad, ha fatto trapelare disappunto per non essere nemmeno stato avvertito.

L'Argentina della sovranita? energetica e quel controverso asse col Brasile
Il presidente brasiliano Lula col suo omologo Fernández (Getty).

Ambientalisti contro Lula, accusato di essere come Bolsonaro

Ma sono state soprattutto le associazioni ambientaliste ad animare la protesta, rinfacciando a Lula di essersi già rimangiato le promesse di una politica più attenta all’ambiente dopo la vasta attività di eco-distruzione attuata dal predecessore Jair Bolsonaro. Al di là delle argomentazioni ufficiali, sarebbe da capire quanto il mai sopito antagonismo fra brasiliani e argentini possa esercitare un peso nella controversia. Che i brasiliani finanzino con denaro pubblico una grande opera in Argentina, generando per di più l’effetto di potenziare la posizione economica e la competitività internazionale dello storico rivale regionale, è tema che non può essere sottovalutato. Ma per altro verso si può vedere un patto di prospettiva che disegni una nuova alleanza sudamericana, forte abbastanza da conferire un diverso protagonismo nelle sfide della globalizzazione.

In Argentina sfida interna con vista sulle Presidenziali

Vista dal versante argentino, la questione rimane tutta da declinare sul piano interno. Non soltanto nel campo di una competizione politica per le elezioni presidenziali in programma il 20 ottobre 2023, ma anche all’interno del campo peronista. Che esprime il presidente uscente e non più ricandidabile, Alberto Fernández, e il candidato più forte alla successione: il ministro dell’Economia, Sergio Massa. Il quadretto descritto dalle cronache del nuovo 9 luglio argentino è da “Cinquanta sfumature di peronismo”. C’era il presidente uscente, che è stato peronista sia di destra (consulente dell’ex presidente Carlos Menem) sia di sinistra (ministro sotto la presidenza di Nestor Kirchner, salvo andarsene via in dissenso e riavvicinarsi al kirchnerismo in una fase successiva), e che nel nuovo 9 luglio argentino è stato impegnato a elogiare se stesso, provocando il disappunto delle altre due figure di spicco presenti al suo fianco.

L'Argentina della sovranita? energetica e quel controverso asse col Brasile
Cristina Fernández de Kirchner (Getty).

Presente in prima linea anche Cristina Fernández de Kirchner

Uno era il candidato Massa, messo in ombra dall’eloquenza presidenziale. L’altra era Cristina Fernández de Kirchner, presente in prima linea per via delle molteplici identità da associarle: in quanto vicepresidente dello stesso Alberto Fernández; in quanto ex presidente della repubblica argentina per due mandati, dal 2007 al 2015; e soprattutto in quanto vedova dell’ex presidente Néstor Kirchner, colui a cui il gasdotto è stato intitolato. L’orgoglio nazionale per la declamata sovranità energetica ha fatto da sfondo per l’esibizione del Peronismo XXI Secolo, con tutte le sue complessità e contraddizioni. Nel bene e nel male, questo strano animale politico continuerà a segnare la storia argentina per lungo tempo.

Sgarbi lirico: dalle sparate contro le messinscena “infedeli” al passato da regista

La Salome di Richard Strauss, in scena 12 anni fa – marzo 2011 – al teatro Petruzzelli di Bari, era costruita su scelte illustrative piuttosto sofisticate. La scena non proponeva infatti una ricostruzione della reggia di Gerusalemme in cui è ambientata l’opera, basata sulla storia evangelica della figlia di Erodiade, Salomè, che esegue per il patrigno Erode la danza dei sette veli, e ottiene come ricompensa la testa di San Giovanni Battista, imprigionato perché pubblico accusatore dell’immoralità della madre. Ma faceva riferimento al più singolare e raffinato esempio di architettura “orientalista” italiana, l’ottocentesco castello di Sammezzano in provincia di Firenze: le scene di Ezio Frigerio erano lo sviluppo di una serie di fotografie di quel sito. Importanti anche le citazioni di Audrey Beardsley, artista che influenzò notevolmente il teatro del decadentismo e segnatamente quello di Oscar Wilde, l’autore del dramma che era stato il punto di riferimento primario del libretto dell’opera, scritto dalla poetessa Hedwig Lachmann. Citazioni evidenti in particolare nei costumi di Franca Squarciapino.

Sgarbi lirico: dalle sparate contro le messinscena "infedeli" al passato da regista
La Salome di Richard Strauss messa in scena nel 2011 al Petruzzelli (da Antennasud).

Quella Salome ispirata al bunga bunga

L’attualizzazione dello spettacolo all’epoca della composizione e non a quella degli eventi (tipico espediente del teatro di regia, oggi nel mirino di una vasta e sempre più agguerrita contestazione dai forti sostegni politici) non era però l’elemento che più aveva attirato l’attenzione mediatica. Un notevole clamore era sorto invece per le dichiarazioni del regista, secondo il quale la vicenda rispecchiava il bunga bunga allora all’attenzione delle cronache politiche e giudiziarie, con tanto di parallelismo fra personaggi dell’attualità e dell’opera. In un’intervista al Corriere del Mezzogiorno alla vigilia del debutto, ad esempio, si leggeva: «Ho voluto ricostruire una situazione leggendaria con riferimenti precisi a una vicenda dei nostri giorni: per cui Erode è Berlusconi, Erodiade la Minetti, mentre Salomé diventa Ruby Rubacuori». Spulciando sul web, si trova del resto che il regista – abilissimo comunicatore e spregiudicato uomo politico – aveva parlato della sua idea all’allora presidente del Consiglio, che l’aveva asseritamente trovata divertente, immaginando sé stesso nei panni del Battista. L’autore dello spettacolo, però, gli aveva replicato che il ruolo del premier era appunto quello di Erode, perché riservava a sé stesso quello del santo. Tanto è vero che alla fine la testa che veniva porta a Salomè su un vassoio d’argento aveva le sue fattezze. Di totalmente estranea alla drammaturgia, poi, c’era una figura muta, una donna dai folti capelli rossi abbigliata con una toga nera, severa spettatrice della vicenda da un palco di proscenio adeguatamente illuminato. L’allusione a Ilda Boccassini, Pm milanese del caso Ruby, era chiara. Alla fine, si legge nelle cronache, lo spettacolo aveva avuto un buon successo, ma non erano mancati i dissensi. Quel regista era Vittorio Sgarbi.

Sgarbi lirico: dalle sparate contro le messinscena "infedeli" al passato da regista
Vittorio Sgarbi e la ‘sua’ Ilda Boccassini sul palco del Petruzzelli (da Antennasud).

Gli attacchi alla bohème sessantottina di Torre del Lago e a Il turco in Italia del festival di Martina Franca

Il critico d’arte che oggi, da sottosegretario alla Cultura, polemizza sugli spettacoli che «mancano di rispetto» o «tradiscono» gli autori delle opere. Con conseguenze che possono arrivare alla grottesca sceneggiata di Alberto Veronesi, auto-bendatosi a Torre del Lago per non vedere La bohème sessantottina che stava dirigendo e che era stata bocciata dall’esponente del governo. Sul tema, il critico sembra avere iniziato una vera e propria campagna. Pochi giorni dopo il caso toscano, ha attaccato aspramente Il Turco in Italia di Rossini che il 18 luglio ha inaugurato il festival di Martina Franca: uno spettacolo secondo Sgarbi (che parlava prima che fosse andato in scena, evidentemente valutando le foto di scena distribuite ai media) tale da «ridicolizzare» il compositore pesarese, perché la vicenda è ambientata negli Anni 60 in un contesto balneare e con citazioni della commedia all’italiana. Non risulta che ci siano state ulteriori conseguenze, in stile – diciamo – versiliano. Richard Strauss, si sa, era tedesco ed è per questo – forse – che già 12 anni fa poteva essere ridicolizzato o banalizzato o strumentalizzato senza problemi particolari. Nelle sue dichiarazioni incendiarie contro il teatro di regia, infatti, Sgarbi specifica sempre che la sua crociata contro i registi “infedeli” è volta a tutelare i musicisti italiani. Del resto, il discorso riguarda anche i manager: come ha detto, la Scala deve avere un sovrintendente italiano. Quanto alla sua esperienza come regista d’opera, è poco conosciuta ma quantitativamente non insignificante, anche se ovviamente sovrastata dalla sua multiforme attività, legata da un lato agli incarichi politico-amministrativi multipli e sovrapposti e dall’altro all’esercizio della sua vocazione originaria, quella di critico dell’arte dalla cospicua bibliografia, curatore di mostre, dirigente di istituzioni culturali. Senza trascurare la televisione e gli interventi pubblici di ogni ordine e grado, ultimo in ordine di tempo lo speech sessista-maschilista al Maxxi di Roma, causa a sua volta di una bufera mediatica.

Sgarbi lirico: dalle sparate contro le messinscena "infedeli" al passato da regista
La protesta di Alberto Veronesi a Torre del Lago.

Il debutto sgarbiano nel 2002 con Rigoletto e le polemiche per un possibile conflitto di interessi

Il debutto nell’opera risale alla primavera del 2002, quando Sgarbi era sottosegretario alla Cultura nel secondo governo Berlusconi (di lì a poco l’incarico gli sarebbe stato revocato per i continui attacchi all’allora ministro Urbani). Il suo Rigoletto ha avuto una vita rappresentativa discreta, essendo stato ripreso varie volte in teatri di tradizione e rassegne operistiche. Lo spettacolo era caratterizzato da una illustrazione in chiave pittorica con riferimenti a Mantegna e Giulio Romano, i grandi pittori attivi a Mantova fra Quattro e Cinquecento. Quella volta, le polemiche divamparono sul possibile conflitto d’interessi da parte di un esponente del governo attivo in prima persona nel “mercato” dello spettacolo con un allestimento da lui stesso firmato. E non sarebbe mancata l’ironia sulla molto approssimativa conoscenza dell’opera e specialmente del libretto palesata da Sgarbi nella conferenza stampa-spettacolo di presentazione, prima di un’ampia serie. Il collegamento fra opera e pittura ha poi caratterizzato quasi sempre l’attività sgarbiana come regista lirico, oltre a un tradizionalismo piuttosto generico nella drammaturgia, che ha indotto la critica a usare aggettivi come «dignitoso» o «equilibrato» per i suoi spettacoli. Nel suo curriculum si trova la rara L’Arlesiana di Francesco Cilea (da Daudet), presentata a Sassuolo nel 2006, caratterizzata dalle gigantografie di alcuni dipinti del Van Gogh “provenzale” proiettati sullo sfondo; più recentemente, una Vedova allegra di Lehár (Salerno, 2014) con riferimenti alla pittura di Giovanni Boldini e al palazzo Berzieri, sede storica delle Terme di Salsomaggiore, con la sua architettura liberty. A quell’epoca, l’exploit provocatorio della Salome barese era già alle spalle, così come era agli archivi La serva padrona di Pergolesi (parco di Follonica, estate 2008). Nel 2015, sempre a Salerno, sarebbe stata la volta di un Don Giovanni passato alle cronache, una volta di più, per l’incontro pubblico di presentazione, protagonista anche l’allora candidato alla presidenza regionale della Campania, Vincenzo De Luca. Per Sgarbi, riportavano le cronache, Don Giovanni è un personaggio «in tutto e per tutto positivo, spavaldo e solare». E lo paragonava proprio a De Luca. La maggiore trovata visiva dello spettacolo consisteva nella proiezione di alcune immagini del Sacro Bosco di Bomarzo, nel Viterbese, con le sculture “mostruose” a identificare l’ingresso dell’inferno in cui finisce il dissoluto punito. Suggestivo, ma non sufficiente per proseguire l’itinerario mozartiano con Così fan tutte, progetto mozartiano allora annunciato per l’anno seguente, ma a quanto pare rimasto lettera morta.

Sgarbi lirico: dalle sparate contro le messinscena "infedeli" al passato da regista
Vittorio Sgarbi (Imagoeconomica).

Se dopo la campagna contro le regie “mistificatorie” Sgarbi scendesse nuovamente in campo non si stupirebbe nessuno

L’esperienza operistica di Vittorio Sgarbi, ironia della sorte, si è fermata sulla soglia della “Scuola degli amanti”, come recita il sottotitolo di Così fan tutte. Ma non si può escludere che la campagna contro le regie considerate “mistificatorie” preluda a una sua nuova discesa in campo nella lirica. Il fatto di essere esponente del governo non lo fermerebbe, come non lo fermò nel 2002. Semmai, qualcosa ci dice che eviterebbe le provocazioni sull’onda dell’attualità politico-giudiziaria, che avevano caratterizzato la Salome del 2011. Per ora, comunque, il critico ferrarese si accontenta del ruolo di difensore dei compositori italiani. Ma da tuonare contro i registi “dissacratori” a mettersi al loro posto, da qualche parte lungo la Penisola dei mille teatri e dei cento festival, il passo non è poi così lungo. Lo facesse, nell’Italia 2023 non si stupirebbe nessuno.

Proteste per le temperature in cucina, McDonald’s chiude a Bari

Dopo le proteste dei lavoratori e l’annunciato sciopero di domenica 23 luglio per le temperature insostenibili per i lavoratori che si sviluppano in cucina senza «un impianto di condizionamento adeguato», McDonald’s ha deciso di chiudere al pubblico il locale di via Sparano, nel centro di Bari. Lo rende noto la Cgil che esprime «grande soddisfazione per la decisione aziendale».

Proteste per le temperature in cucina, McDonald's chiude a Bari in via Sparano. Sit-in al ristorante di Casamassima, che rimane aperto.
Un ristorante McDonald’s (Getty Images).

A causa delle alte temperature si sono verificati diversi malori tra i lavoratori

«Dopo la dichiarazione di sciopero dei lavoratori, l’azienda ammette le temperature proibitive all’interno del ristorante e dà ragione al sindacato. Si resta chiusi in via Sparano perché le temperature non consentono il lavoro in condizioni di sicurezza», scrive il sindacato. La Cgil, che aveva proclamato una giornata di sciopero a seguito dei ripetuti malori tra i lavoratori,  in giornate in cui vengono abbondantemente superati i 40 gradi, mantiene comunque «lo stato di agitazione di tutto il personale e lo sciopero con sit-in previsto dalle ore 21 di stasera alle ore 23 a Casamassima dove l’azienda ha, al momento, deciso di lasciare aperto il ristorante sostenendo che le condizioni siano diverse e gli impianti siano in condizione di fronteggiare il caldo».

Proteste per le temperature in cucina, McDonald's chiude a Bari in via Sparano. Sit-in al ristorante di Casamassima, che rimane aperto.
Un menù di McDonald’s (Getty Images).

Il sindacato aveva chiesto la chiusura al pubblico nelle giornate da bollino rosso

«Si sono registrati diversi casi di malori tra il personale che lavora con temperature allucinanti e anche quando si è tentato di aggiungere dei condizionatori portatili l’impianto elettrico non ha retto», ha dichiarato Domenico Ficco, segretario della Cgil Bari. In assenza di un impianto di condizionamento adeguato, il sindacato aveva chiesto «con urgenza la chiusura al pubblico nelle giornate da bollino rosso e il relativo ricorso alla cassa integrazione per lavoratrici e lavoratori così come previsto dalle ultime disposizioni Inps».

Verona, due fratelli trovati morti in casa: omicidio-suicidio

Due fratelli di 28 e 24 anni, Patrizio e Edoardo Baltieri, sono stati trovati morti nell’abitazione di famiglia in via Brigata Piemonte a San Massimo (frazione di Verona), con ferite da arma da fuoco. La scoperta è stata fatta dal padre, rientrato a casa nella serata di ieri. Anche se restano da chiarire i contorni della tragedia, si tratta di un omicidio-suicidio: il corpo del 24enne Edoardo era nel soggiorno di casa, mentre quello del fratello maggiore sua camera: al suo fianco una pistola, legalmente detenuta dalla famiglia.

Il pm potrebbe disporre l’autopsia per chiarire la dinamica della vicenda

Secondo una prima ricostruzione, Patrizio avrebbe sparato al fratello minore dopo una lite e poi si sarebbe tolto la vita. L’omicidio-suicidio sarebbe avvenuto il 22 luglio attorno alle 19, quando una vicina del loro piano ha confermato di aver sentito tre colpi di arma da fuoco esplosi a poca distanza di tempo. Il pm potrebbe disporre l’autopsia anche per chiarire la dinamica della vicenda. Sulla vicenda indaga la Squadra Mobile della Questura, la Digos e il pm di turno, Carlo Boranga. Cinque anni fa il maggiore dei fratelli, Leo, era morto per una malattia.

Russia, trovato morto il milionario Anton Cherepennikov: aveva legami con l’Fsb

È stato trovato morto nel suo ufficio di Mosca il milionario Anton Cherepennikov, proprietario della IKS Holding, ovvero la più grande azienda della Russia nel settore della sicurezza informatica e dei sistemi per le intercettazioni. Secondo fonti ufficiali l’imprenditore, che aveva 40 anni, sarebbe morto per un arresto cardiaco: sono una quarantina i manager russi deceduti in circostanze sospette dall’inizio del conflitto in Ucraina.

Russia, trovato morto nel suo ufficio il milionario Anton Cherepennikov, aveva legami con i servizi segreti di Mosca.
Anton Cherepennikov, trovato morto nel suo ufficio di Mosca.

Nel 2023 Cherepennikov e la sua azienda erano stati oggetto di sanzioni occidentali

La IKS Holding di Cherepennikov serve le strutture delle forze dell’ordine russe e, secondo il quotidiano russo Novaya Gazeta, è stata ampiamente utilizzata dall’Fsb, cioè il servizio di sicurezza federale erede del Kgb, per condurre intercettazioni telefoniche sui civili in tutto il Paese. Cherepennikov ha preso inoltre parte allo sviluppo di un sistema di identificazione facciale a Mosca: anche per questo, nel 2023 IKS Holding e il suo proprietario erano stato oggetto di sanzioni occidentali.

La lunga scia di manager russi morti in circostanze sospette da quando è inizia la guerra 

Il corpo senza vita di Cherepennikov è stato trovato nel suo ufficio sulla Michurinsky Prospekt. . Nei giorni scorsi era morto l’oligarca miliardario Igor Kudryakov, ex funzionario governativo e ricco uomo d’affari, trovato esanime nel suo appartamento di Mosca. «Ancora un’altra morte misteriosa di un top-manager in Russia», ha twittato il consigliere ucraino per gli affari interni Anton Gerashchenko. Sono una quarantina i manager russi morti in circostanze sospette dall’inizio del conflitto in Ucraina. Oltre ai casi più recenti di Cherepennikov e Kudryakov, ad aprile si è – almeno ufficialmente – suicidato Igor Shkurko, vicedirettore generale e ingegnere capo della compagnia energetica Yakutskenergo, trovato senza vita in un carcere di Yakuts, dove era detenuto dalla fine di marzo.

Russia, trovato morto nel suo ufficio il milionario Anton Cherepennikov, aveva legami con i servizi segreti di Mosca.
Anton Cherepennikov: era proprietario di IKS Holding.

Ucraina, nuovo attacco su Odessa: colpita la cattedrale della Trasfigurazione

Nuovo pesante attacco alla città di Odessa, da giorni sotto i bombardamenti russi. Nella notte i missili di Mosca hanno fatto due morti e una ventina di feriti tra cui alcuni bambini, colpendo anche la cattedrale della Trasfigurazione. Le immagini che circolano già in rete mostrano un lato della facciata completamente distrutto, oltre a ingenti danni provocati all’interno del luogo di culto.

Completata nel 1808, era stata demolita da Stalin e poi ricostruita a cavallo del millennio

Principale luogo di culto cristiano ortodosso della città, la cattedrale della Trasfigurazione di Odessa fu fondata nel 1794 dal metropolita Gavril B?nulescu-Bodoni, sotto il regno di Caterina La Grande. Costruita in stile neoclassico e dagli interni riccamente decorati con marmi policromi, fu completata nel 1808, quando il governatore di Odessa era il duca di Richelieu. Demolita dalle autorità sovietiche sotto Stalin nel 1936, fu poi ricostruita tra il 1999 e il 2003.

La condanna dell’Unesco, che chiede la cessazione degli attacchi russi

Già nei giorni scorsi era arrivata la dura condanna dell’Unesco, che ha chiesto la cessazione degli attacchi contro i beni culturali protetti dagli strumenti normativi internazionali. Il centro storico di Odessa, dall’inizio del 2023 fa parte infatti del Patrimonio mondiale dell’agenzia delle Nazioni unite. A seguito degli attacchi russi erano stato già registrati danni al museo archeologico, al museo marittimo e al museo della letteratura. «L’Unesco esprime il suo sostegno ai residenti di Odessa e porge le sue sincere condoglianze alle famiglie delle vittime», si legge in un comunicato dell’organizzazione.

Ucraina, attacco su Odessa: distrutta la cattedrale della Trasfigurazione. Morto un civile, diversi feriti tra cui alcuni bambini.
La cattedrale della Trasfigurazione dopo l’attacco (Getty Images).

Zelensky: «Ci sarà sicuramente una rappresaglia nei confronti dei terroristi»

La notte scorsa Odessa è stata colpita da almeno cinque tipi di missili russi: Kalibr, Oniks, Kh-22, Iskander-K e Iskander-M. Lo ha reso noto il Comando operativo Sud dell’esercito di Kyiv. «Missili contro città pacifiche, contro edifici residenziali, contro una cattedrale: non ci possono essere scuse per il male russo. Come sempre, questo male perderà. E ci sarà sicuramente una rappresaglia nei confronti dei terroristi russi per Odessa», ha scritto su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

«Sono grato a tutti coloro che stanno aiutando le persone e a tutti coloro che sono con Odessa nei loro pensieri ed emozioni. Ce la faremo. Riporteremo la pace. E per farlo, dobbiamo sconfiggere il male russo», ha continuato il leader ucraino.

Ucraina, attacco su Odessa: distrutta la cattedrale della Trasfigurazione. Morto un civile, diversi feriti tra cui alcuni bambini.
La devastazione del centro di Odessa (Getty Images).

Raul Gardini stasera su Rai 1: trama, cast e curiosità

Stasera 23 luglio 2023 andrà in onda il docu-film Raul Gardini su Rai 1 alle ore 21.25. Il regista del documentario è Francesco Micchiché che ha scritto anche la sceneggiatura in collaborazione con gli autori Giovanni Filippetto e Denise Pardo. Nel cast ci sono Fabrizio Bentivoglio, Pilar Fogliati, Helene Nardini e Sara D’Amario. Il film sarà disponibile anche in streaming e on demand sulla piattaforma Rai Play.

Raul Gardini è il docu-film che andrà in onda questa sera su Rai 1, ecco trama, cast e curiosità sulla pellicola.
L’auto Fabrizio Bentivoglio (Getty Images).

Raul Gardini, trama e cast del film in onda stasera 23 luglio 2023 su Rai 1

La trama del docu-film si incentra sugli ultimi tre anni di vita dell’imprenditore Raul Gardini (Fabrizio Bentivoglio). La storia del documentario parte l’11 marzo del 1990, con il varo del Moro di Venezia, e termina con la morte per suicidio dell’uomo avvenuta a Milano nel 1993. Nel corso della sua vita, l’imprenditore originario di Ravenna è stato protagonista di diversi eventi come la crisi Enimont, gli scontri con la famiglia Ferruzzi e lo scandalo Tangentopoli. Gardini è stato protagonista anche di imprese incredibili come la vittoria dell’America’s Cup del 1992, un evento che tenne incollati alla televisione milioni di italiani e che fece scoprire loro il mondo della vela.

Il documentario si concentra però non solo sui suoi successi imprenditoriali, ma anche sui legami familiari e sui rapporti con gli affetti più cari, in particolare con la moglie Idina Ferruzzi Gardini (Helene Nardini). Sullo sfondo delle vicende legate a Gardini si susseguono alcuni dei più importanti capitoli della storia recente del nostro paese.

Raul Gardini, 4 curiosità sul film 

Raul Gardini, le location per le riprese della pellicola

Il docu-film è stato girato in location diverse. Tra queste ci sono La Monaldina, la tenuta della famiglia Gardini, il Moro 2, il circolo velico del porto di Marina di Ravenna, il Mausoleo di Teodorico e le Basiliche di San Vitale e Galla Placidia di Ravenna.

Raul Gardini, il commento del regista sui dettagli del film

Il regista Francesco Micchiché ha parlato in merito ai dettagli del documentario e all’accuratezza degli elementi utilizzati per girare le scene. A questo proposito, ha dichiarato: «La penna con cui Idina Gardini-Ferruzzi firmò il miliardario divorzio con i suoi fratelli, quella stessa penna è stata usata sul set. Tutto questo sforzo lo abbiamo fatto non per pignoleria, ma perché da anni diciamo che un luogo, un costume o un oggetto possono trasmettere emozioni. Proprio quell’emozione che trasmette nella scena del divorzio la nostra Helène Nardini, che interpreta Idina, quando usa quella penna».

Raul Gardini, il parere di Fabrizio Bentivoglio sul personaggio interpretato

Fabrizio Bentivoglio ha esplorato la storia del personaggio Raul Gardini prima di interpretarlo in scena. Come riportato da SkyTg24, ha così definito l’imprenditore: «Un pensatore, lui lo sottolinea più volte nelle interviste che ci ha lasciato. Dopo queste grandi sedute di pensiero, è un uomo di azione, lui fa. Una volta che ha deciso che cosa fare, lo fa. E lui ha una tempra da sportivo».

Raul Gardini è il docu-film che andrà in onda questa sera su Rai 1, ecco trama, cast e curiosità sulla pellicola.
Raul Gardini nel 1992 durante l’America’s Cup (Getty Images).

Raul Gardini, la messa in onda a 30 anni dalla morte

La messa in onda del docu-film questa sera, 23 luglio 2023, avviene esattamente 30 anni dopo la morte dell’imprenditore. Si tratta di una sorta di omaggio fatto a Raul Gardini, una prima tv su Rai 1.

Tommaso Paradiso, un tramonto in solitaria

Chi ha ucciso Tommaso Paradiso? È estate, fa molto caldo, e l’idea di trovarci di colpo in un paesaggio autunnale, piovigginoso, fresco seppur inquietante come Twin Peaks non dovrebbe essere altro che di conforto. Per questo la citazione davidlynchiana posta in esergo potrebbe starci tutta, visto che non di omicidio, non scherziamo, ma di sparizione totale dalle scene andremo a parlare. In realtà, però, a parte l’idea horrorifica di vedere il barbuto cantante di Roma Nord al posto della bionda Sheryl Lee nei panni di Laura Palmer – una partenza del genere indurrebbe un lettore distratto a immaginarsi un qualche intrigo, volendo anche di taglio esoterico – si parlerà solo della storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani (e a ogni piano ripete «fino a qui tutto bene», sì, anche questa è una citazione cinematografica, anche questa fuoriluogo, fa caldo, lasciateci cazzeggiare un po’). Meglio quindi partire direttamente da lui, Tommaso Paradiso, e dalle sue parole.

Tommaso Paradiso, un tramonto in solitaria
Tommaso Paradiso con Carolina Sansoni a Venezia nel 2017 (Getty Images).

Le hit ruffiane e l’addio a TheGiornalisti dopo la firma con la Universal

«Ti lascio un vocale di dieci minuti soltanto per dirti che sono felice». Alzi la mano chi, almeno una volta, non si è giustificato, nel mezzo di un vocale un po’ troppo lungo, citando i versi del sommo poeta. Il fatto è che ci sono canzoni, e so che nell’azzardare il paragone che sto per azzardare mi condannerò alla perdizione eterna, che sono destinate a entrare nel nostro immaginario ben più di quanto una canzone non potrebbe di suo fare. Pensate a, che so, «inseguendo una libellula in un prato», che come l’intro della Nona di Beethoven chiama a sé la chiusa perfetta, «un giorno che avevo rotto col passato/quando già credevo d’esserci riuscito/ son caduto». O a «Quella sua maglietta fina», a «Felicità/ è un bicchiere di vino con un panino», tanto per non dare l’impressione che si stia facendo un inchino passivo verso il cantautorato, quello serio. Ecco, Felicità puttana dei TheGiornalisti è una di quelle canzoni lì, quelle che hanno creato uno slogan capace di entrare nel nostro immaginario per rimanerci a lungo. A dirla tutta ben più a lungo di chi quegli immortali versi ha scritto, perché i TheGiornalisti, band romana capitanata da Tommaso Paradiso, di lì a breve – la canzone è stata un tormentone, vero, del 2018, uscita giusto in giugno, tanto per ricalcare il successo precedente di brani come Riccione, uscito esattamente un anno prima, e Pamplona, in realtà nel repertorio di Fabri Fibra ma che aveva Paradiso a cantare il ritornello – nel settembre 2019, Paradiso è uscito dal gruppo, come un novello Jack Frusciante. Sancendo non solo la fine della band, ma anche la sua fine artistica. Felicità puttana, ruffiana già dal titolo, era la seconda traccia incaricata di anticipare l’uscita del primo album per una major, la Universal, album che sarebbe uscito in settembre e dall’altrettanto ruffiano titolo Love. Vera e propria voragine nelle casse della major francese, se è vera la voce secondo cui la band firmà un contratto milionario giusto un anno prima di mandarsi allegramente a quel paese, e giusto un secondo dopo aver riempito, parzialmente e coi soliti trucchetti dei promoter italiani, il Circo Massimo di Roma.

Film, album solisti e canzoni imbarazzanti ci hanno restituito un Tommaso Paradiso imbolsito (artisticamente)

Da quel momento, dopo le prime giornate passate a cercare di capire quel che era ben più che palese, cioè che chi aveva scritto tutte le tracce volesse da un certo momento in poi capitalizzare in solitaria un successo comunque ottenuto in gruppo, è cominciato una sorta di circo (non Massimo) di ipotesi su quello che il futuro avrebbe riservato a Tommaso Paradiso. Perché era indubbio che da un lato il nostro avesse una certa facilità nel tirare fuori motivetti ruffiani, siamo sempre lì, capaci di diventare hit, ma dall’altro, vedi tu la sfiga, la pandemia prima, e un cambio di mode musicali poi, sembravano mettere in dubbio quella deflagrazione tipo Ground Zero che in molti, specie chi aveva posto il contratto milionario sotto il naso dei TheGiornalisti, sembrava dare per certo. Così ecco alcuni singoli, il primo, Non avere paura è uscito praticamente mentre ancora la faccenda della sua fuoriuscita dai TheGiornalisti non era manco chiarissima, e considerando che per caricare le canzoni su Spotify, specie allora, ci voleva ben più di qualche giorno, in molti hanno pensato che fosse tutto stato organizzato per tempo, con buona pace di coloro che sin da subito sono stati “gli altri due dei TheGiornalisti”. Brani quali I nostri anni, Ma lo vuoi capire, Ricordami, accompagnati da pezzi altrettanto imbarazzanti quali La luna e la gatta, in compagnia di Calcutta e Jovanotti, tutti ospiti di Takagi & Ketra per i quali Paradiso aveva già scritto L’esercito dei selfie, cantata da Arisa e Lorenzo Fragola, e con cui aveva collaborato in Da sola/In the night, in compagnia di Elisa. Insomma, una accelerazione couplandiana verso l’effimero e il pop usa e getta, con numeri che però col tempo si sono fatti meno roboanti, e di conseguenza hanno reso il suo nome un po’ meno pesante (fatto che per chi ambisce a essere re della musica leggera potrebbe dar vita a un paradosso). L’uscita del suo film, come autore, Sotto il sole di Riccione, in piena pandemia, del suo primo film da regista, Sotto le nuvole nel 2022, e poi del suo primo album solista, Space Cowboy, manco fosse Jamiroquai, ce lo hanno restituito  imbolsito, non fisicamente ma artisticamente, appannato, e forse fuori tempo massimo (sempre senza circo).

Tommaso Paradiso, un tramonto in solitaria
Tommaso Paradiso al Giorgio Armani Fashion Show nel 2021 (Getty Images).

Amore indiano e l’improbabile collaborazione con i Baustelle

Una sua continuamente ventilata e poi sfumata partecipazione al Festival di Sanremo, ma soprattutto il suo essere uscito dai radar di chi la musica la ascolta di frequente – oggi un pubblico giovanissimo dedito in prevalenza a quella effimera forma di rap che ha gente come Tedua, Lazza o Rkomi come alfieri – l’ha visto passare nel giro da poco tempo dalla figura di gigante a quella di nano (è una citazione di una figura retorica, alla larga i paladini del politicamente corretto). Il singolo dell’estate, Amore indiano, in compagnia dei Baustelle, accoppiata quantomai improbabile, più che provare a spostarlo dalle parti di una musica credibile (Bianconi e soci da sempre sono quasi intoccabili per la critica), sposta questi ultimi nei pressi di un baratro nel quale cadere potrebbe risultare fatale. Non fosse che la musica proposta negli anni – fatta salva qualche eccezione come alcune tracce di Completamente Sold Out e anche Luca lo stesso scritta per Luca Carboni, ma parliamo del 2015 – è di quelle che sì ti si incollano alla testa, ma esattamente come ti si incolla al palato una di quelle caramelle gommose che sai ti porterà via una otturazione, e comunque ti farà cariare almeno un paio di molari – verrebbe da dire che è un peccato che Tommaso Paradiso sia già uscito di scena. Ci consola l’idea che non avremo altri modi di dire quali quello da cui questo articolo ha mosso i primi passi: la corsa che la nostra cultura, parlo di cultura popolare, sta facendo come un gruppo di Lemming verso il burrone è già piuttosto lanciata di suo, possiamo serenamente rinunciare a dover spiegare ai nostri figli che non si dice «faccio a schiaffi con le onde e con il vento e le prendo», a meno che non le vogliano prendere davvero.

Cinque libri da mettere in valigia per l’estate

L’estate da sempre è il periodo per recuperare le valanghe di romanzi che si sono accumulati sui nostri comodini durante l’anno o che giacciono impolverati sugli scaffali della libreria in salotto da troppo tempo. Se non sapete comunque decidervi, per aiutarvi vi proponiamo cinque titoli freschi di libreria, molto diversi tra loro. Si parte con i capolavori di due mostri sacri della letteratura contemporanea publicati da Einaudi nella prestigiosa collana Supercoralli, si prosegue con altri due titoli proposti entrambi dalla casa editrice indipendente 66thand2nd, e si conclude con una chicca edita da Neri Pozza di cui si parla un gran bene.

Il Passeggero, la prima tappa dell’ultimo viaggio di McCarthy

Dopo 16 anni di silenzio è tornato in libreria Cormac McCarthy con Il Passeggero, primo titolo di una dittico che si concluderà con Stella Maris, la cui pubblicazione è prevista il prossimo autunno. Per quelli che non conoscessero McCarthy basta dire che, tra gli altri, è l’autore dell’ultra celebrato Meridiano di sangue, che ha scritto il fortunatissimo Non è un paese per vecchi, da cui i fratelli Coen trassero un formidabile film, e che con l’ultimo suo romanzo, La strada del 2006, aveva ottenuto il premio Pulitzer per la narrativa. Un incrocio tra Faulkner e Melville e considerato a oggi uno dei giganti assoluti della letteratura americana. McCarthy, che a luglio avrebbe compiuto 90 anni, è morto lo scorso giugno nella sua casa di Santa Fe, in New Mexico, e questa cosa ha reso la recente pubblicazione de Il Passeggero un evento ancor più straordinario di quanto già non fosse. Romanzo chiacchieratissimo, si narra che McCarthy ci abbia iniziato a lavorare fin dalla metà degli Anni 80 per raccontare una tortuosa saga familiare. Un romanzo sulla paranoia e sull’ossessione dove il thriller hardboiled si mischia con la filosofia e la fisica quantistica.

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Il passeggero di Comarc McCarthy (Einaudi).

Lezioni, l’epica di McEwan

Lezioni è invece l’ultimo epico romanzo di Ian McEwan, che narra la vita di un uomo, tale Roland, un musicista nato alla fine degli Anni 40, che attraverso la sua storia racconta tutta la seconda metà del secolo scorso e prosegue fino ai giorni nostri. Sullo sfondo 70 anni di grandi eventi globali, tra cui la crisi missilistica cubana, Chernobyl, la caduta del muro di Berlino e la pandemia di Covid. Un libro complesso che tratta l’esistenza di un uomo comune (che somiglia molto all’autore stesso), tra cadute e fallimenti, imprigionato in un labirinto di agghiacciante dolore. Ossessionato dalle opportunità perdute, Roland cerca conforto attraverso ogni mezzo possibile: musica, letteratura, amici, sesso, politica e, infine, l’amore. Il suo viaggio solleva domande importanti per tutti noi. Possiamo assumerci la piena responsabilità del corso della nostra vita senza causare danni agli altri? In che modo gli eventi globali al di fuori del nostro controllo modellano le nostre vite e i nostri ricordi? E cosa possiamo davvero imparare dai traumi del passato?

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Lezioni di Ian McEwan (Einaudi).

Il laureando di Maurizio Amendola, il peso dell’inganno

Nella prefazione di Branchie, fortunato esordio di Niccolò Ammaniti, l’autore racconta che il romanzo nacque «come un tumore di una tesi in biologia». La sua, mai terminata. Ammanniti aveva infatti finto davanti a tutta la sua famiglia di aver concluso il ciclo di esami universitari e, asserragliato nello studio del padre, di trascorrere i pomeriggi nella scrittura della tesi. In realtà stava scrivendo quello che poi diventerà il suo primo romanzo. Parte dallo stesso concetto il libro di Maurizio Amendola, Il laureando, edito da 66thand2nd (nome che richiama l’incrocio tra la 66esima Strada e la Seconda Avenue, a Manhattan, dove gli editori hanno creato il primo nucleo del progetto editoriale) che racconta la storia di Livio Maiorano, studente calabrese di giurisprudenza iscritto all’università di Pisa che sembra essere in procinto di laurearsi ed essere finalmente pronto a raccogliere l’eredità dello studio notarile di famiglia. Ovviamente non sarà così, perché il giovane di esami ne ha sostenuti solamente un paio. Il libro scorre così, seguendo il tremendo inganno e vivendo contemporaneamente l’angoscia di Livio che si interroga su ciò che accadrà quando la verità sarà venuta a galla. Un romanzo spietato che racconta il disorientamento della gioventù, il peso delle ambizioni familiari e che in qualche modo ricorda L’avversario di Emmanuel Carrère senza però avere la coda tremendamente tragica della storia narrata dal romanziere francese.

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Il laureando di Maurizio Amendola (66thand2nd).

Millennial protagonisti in Estate caldissima di Gabriella Dal Lago

Sempre 66thand2nd ha appena pubblicato un libro il cui titolo è tutto un programma: Estate caldissima di Gabriella Dal Lago. Siamo in una delle estati più calde a memoria d’uomo e un gruppo di giovani creativi di una rampante agenzia di comunicazione si ritrova in una casa di campagna prima delle vacanze per provare a formulare una proposta per un cliente. «Come il Decameron, ma senza la peste». Definito dalla critica “il romanzo millennial”, Estate caldissima è non solo adatto a queste temperature roventi ma è capace di restituire a pieno la precarietà delle vite dei ragazzi di oggi, tra l’incertezza di relazioni e un futuro sempre ignoto.

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Estate caldissima di Gabriella Dal Lago (66thand2nd).

In Ultima estate a Roccamare Alberto Riva racconta la pineta delle lettere

Ha sempre l’estate nel titolo l’ultimo consiglio letterario. Si tratta di Ultima estate a Roccamare di Alberto Riva ed edito da Neri Pozza. È la storia di una pineta in Maremma a cui il variegato mondo delle lettere deve parecchio. Luogo elettivo, dell’anima direbbero alcuni, in cui si ritrovavano Italo Calvino e Pietro Citati, Carlo Fruttero e Furio Scarpelli, tanto per citare qualche nome. Luogo magico in cui tra cene, bagni e gite in barca, nel giro di alcuni decenni, sono stati scritti romanzi e film, racconti e articoli che hanno segnato la letteratura e la cultura italiane.

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Ultima estate a Roccamare di Alberto Riva (Neri Pozza).

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Vacanze ai Caraibi stasera su Rete 4: trama, cast e curiosità

Stasera 23 luglio 2023 andrà in onda, sul canale televisivo Rete 4, il film Vacanze ai Caraibi alle ore 21.25. La commedia è diretta da Neri Parenti, regista che si è occupato di scrivere la sceneggiatura in collaborazione con Christian De Sica, Fausto Brizzi, Marco Martani e Domenico Saverni. Nel cast ci sono Christian De Sica, Massimo Ghini, Angela Finocchiaro e Luca Argentero.

Vacanze ai Caraibi, ecco tutti i dettagli del film stasera su Rete 4, ecco trama, cast e curiosità sulla pellicola.
Christian De Sica in una scena del film (Facebook).

Vacanze ai Caraibi, trama e cast del film in onda stasera 23 luglio 2023 su Rete 4

La trama di Vacanze ai Caraibi si articola in diversi episodi. Nel primo episodio, Mario (Christian De Sica) scopre che la sua giovane figlia Anna Pia (Maria Luisa De Crescenzo) si è invaghita di un anziano signore, Ottavio (Massimo Ghini). Mario si oppone a questo amore e ha il supporto di sua moglie Gianna (Angela Finocchiaro): i due non vogliono che la figlia sposi un uomo molto più grande d’età. Tuttavia, la situazione cambia quando i genitori scoprono che Ottavio ha un ricco patrimonio e grazie al matrimonio la loro situazione economica precaria potrebbe migliorare notevolmente. Dopo questa scoperta, Mario e Gianna quasi spingono la figlia a sposare l’uomo, ma non sanno che Ottavio è uno squattrinato con molti debiti.

Il secondo episodio vede come protagonista due personaggi che si incontrano su una nave da crociera: Fausto (Luca Argentero) e Claudia (Ilaria Spada). Tra i due scoppia subito una passione incredibile e decidono di mettersi insieme, interrompendo le relazioni che avevano con i rispettivi partner. Tuttavia, dopo poco tempo capiranno di aver fatto un errore, perché tra di loro ci sono alcune incompatibilità insormontabili. Il terzo e ultimo episodio ha come protagonista Adriano Fiore (Dario Bandiera), uomo estremamente legato alla tecnologia che naufraga su un’isola dei Caraibi, totalmente isolato dal mondo esterno. Riuscirà a resistere senza i suoi amati dispositivi?

Vacanze ai Caraibi, 5 curiosità sul film 

Vacanze ai Caraibi, le location per le riprese

Il film è stato girato in alcune location da sogno. Gran parte delle riprese si sono svolte a Bayahibe, La Romana, in Repubblica Domenicana. Alcune scene del film sono state girate invece sulla nave da crociera Costa Fortuna.

Vacanze ai Caraibi, gli incassi della pellicola

La pellicola al debutto fu un vero successo. Infatti, incassò al botteghino 7.419.000 milioni di euro. Un ottimo risultato, il terzo maggiore incasso nel 2015 nei cinema italiani.

Vacanze ai Caraibi, l’idea del film è nata in un bar

L’idea di realizzare un film ambientato ai Caraibi è nata in un bar di zona Prati, quartiere di Roma. Neri Parenti ha rivelato che l’idea gli è venuta dopo essersi incontrato nel locale con altri produttori e sceneggiatori, imitando i grandi nomi di Hollywood come George Lucas e Steven Spielberg.

Vacanze ai Caraibi, Ilaria Spada ha potuto lavorare con il suo idolo

Nel cast del film c’è Ilaria Spada che interpreta Claudia, l’amore improvviso del personaggio di Luca Argentero. La Spada sul set ha potuto conoscere e lavorare con il suo idolo, l’attore Christian De Sica. Tra una ripresa e l’altra, la Spada imitava le battute dei personaggi dei più grandi film del comico romano.

Vacanze ai Caraibi, ecco tutti i dettagli del film stasera su Rete 4, ecco trama, cast e curiosità sulla pellicola.
L’attrice Ilaria Spada (Getty Images).

Vacanze ai Caraibi, la particolarità dei capelli del personaggio di Massimo Ghini

Massimo Ghini interpreta il personaggio di Ottavio, un playboy attempato che seduce la figlia del personaggio di Christian De Sica. Per interpretare la parte, Ghini ha dovuto tingersi i capelli di biondo ossigenato ma ha avuto dei problemi dopo la fine delle riprese perché doveva realizzare uno spettacolo teatrale a Parigi e si è presentato con una capigliatura decisamente particolare.

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