Addio ad Arnaldo Forlani, uno dei massimi esponenti della Democrazia cristiana nonché uno dei più importanti politici italiani dagli Anni 70 fino ai primi Anni 90. Ex presidente del Consiglio e più volte ministro, è morto all’età di 97 anni nella sua abitazione romana. A darne notizia è stato il figlio Alessandro.
Gli esordi in politica e il primo ministero sotto il governo Rumor
Più longevo ex capo del governo italiano di sempre, ha attraversato tutta la Prima Repubblica per poi venire travolto dallo scandalo di Mani Pulite senza riuscire a transitare nella Seconda. Con un passato da calciatore in serie C, ottenne il suo primo incarico nella Dc nel 1948 come responsabile della sezione provinciale di Pesaro. Dopo essere stato consigliere provinciale e comunale, entrò nella direzione nazionale del partito nel 1954. Eletto vicesegretario nel 1962, sei anni dopo è arrivata la prima esperienza da ministro sotto l’esecutivo guidato da Mariano Rumor (Forlani si è occupato delle Partecipazioni statali).
Da segretario della Dc alla caduta con Tangentopoli
Nel 1969 è diventato segretario della Democrazia cristiana e ha mantenuto la carica fino al 1973, per poi riassumerla dal 1989 al 1992. Nel frattempo è stato ministro della Difesa (1974-1976), degli Esteri (1976-1979), presidente del Consiglio (1980-1981) e vicepresidente nel governo Craxi (1983-1987). Il 1992 è stato l’anno della sua caduta, sia come segretario della Dc sia perché sconfitto nel voto parlamentare per la presidenza della Repubblica. Sarà poi Tangentopoli a segnare la sua definitiva uscita di scena dalla vita pubblica, dopo l’imputazione e la condanna per finanziamento illecito nel processo per la maxi-tangente Enimont. La sua deposizione, nel corso delle udienze, resterà tra le più celebri per le risposte date ad Antonio Di Pietro, un’alternanza tra «Non so» e «Non ricordo».
Le reazioni alla sua morte
Tra i primi ad aver espresso il proprio cordoglio per la scomparsa di Forlani c’è Pier Ferdinando Casini, suo storico collaboratore:
Gli ha fatto eco Gianfranco Rotondi, ex segretario nazionale della Democrazia Cristiana per le Autonomie ora presidente di Verde è popolare:
Addio ad Arnaldo FORLANI, il più onesto dei leader democristiani, che ha pagato per tutti: spero che gli rendano omaggio in morte i tanti che lo hanno dimenticato in vita.
Queste invece le parole del ministro della Difesa Guido Crosetto:
È morto Arnaldo Forlani, un protagonista rilevante della storia politica italiana del secolo scorso. Ha rappresentato l’anima moderata della Democrazia Cristiana forse più di ogni altro. Alla sua famiglia, al mio amico Marco, le mie condoglianze e la mia vicinanza. A Dio.
Cordoglio anche da Italia viva, il cui esponente Ettore Rosato ha così scritto sui propri canali social in ricordo dell’ex premier:
Arnaldo #Forlani è stato un leader, con ruoli di grande responsabilità nella #DC e nel Paese. Perdiamo un protagonista, un pezzo della nostra storia recente, fatta di molte più luci che ombre. Un abbraccio affettuoso alla sua famiglia. pic.twitter.com/oeYv5FaRx6
La dotazione finanziaria del decreto legge per la ricostruzione nei territori colpiti dal maltempo, che ammonta in tutto a 2,741 miliardi, era già stata approvata il 27 giugno dal Consiglio dei ministri, ma è ora pronta per approdare in Gazzetta ufficiale, come riportato da Il Sole24ore. Il testo (88/2023) confluirà come emendamento al Dl alluvione (61/2023). Il commissario straordinario per la ricostruzione, il generale Francesco Paolo Figliuolo, sarà in carica sino al 30 giugno 2024, dopo il quale si potrà valutare la rinnovabilità, e avrà il compito di programmare le risorse e coordinare gli interventi per la ricostruzione pubblica e privata.
Alluvione Emilia Romagna (Getty Images).
Cabina di coordinamento: aggiornamenti semestrali
Come riporta il quotidiano, la cabina di coordinamento, il nuovo organo presieduto proprio dal commissario e composto dai capi dipartimento di Protezione civile e Casa Italia, dai governatori, dai sindaci metropolitani e dai rappresentanti di Anci e Upi, dovrà ricevere aggiornamenti sullo stato attività almeno con cadenza semestrale. Nel triennio 2023-2025, per la ricostruzione delle zone dell’Emilia-Romagna, delle Marche e della Toscana colpite dall’alluvione di inizio maggio, è previsto un fondo da 2,5 miliardi complessivi.
Cinque piani speciali entro due mesi
Per quanto riguarda la ricostruzione privata, il compito del commissario sarà quello di individuare gli interventi sul patrimonio danneggiato, differenziandoli tra quelli di «immediata riparazione» e quelli di «ripristino o ricostruzione puntuale» delle strutture. In riferimento alla ricostruzione pubblica, il generale Figliuolo dovrà predisporre cinque piani speciali entro due mesi «per le opere pubbliche e per i beni culturali danneggiati, per gli interventi sui dissesti idrogeologici, per le infrastrutture ambientali e per quelle stradali». Previsto lo stanziamento di 21 milioni tra il 2023 e il 2024 per il commissario straordinario e la struttura di supporto di 60 persone.
Lo sciopero nazionale che impatterà sul trasporto pubblico, previsto per venerdì 7 luglio, è stato indetto dal sindacato Faisa Confail. A rischio i servizi di bus, tram e metro. Nella capitale, sarà interessata la rete Atac e i collegamenti periferici gestiti dalla Roma Tpl. Il servizio verrà garantito nelle fasce orarie fino alle 8,30 e dalle 17 alle 20. Sulla rete Atac lo sciopero riguarderà anche i collegamenti eseguiti da altri operatori in regime di subaffidamento. Nel Lazio, possibili disagi sui collegamenti di Cotral.
Stazione metropolitana (Getty Images).
Linee bus notturne Roma
Il servizio notturno, sulle reti di Atac e Roma Tpl, non sarà garantito nella notte tra giovedì 6 e venerdì 7 luglio. Non dovrebbe essere impattato, invece, il servizio delle linee diurne che hanno corse programmate oltre le ore 24 e le corse notturne delle linee 38, 44, 61, 86, 170, 246, 301, 314, 404, 444, 451, 664, 881, 916 e 980. Nella notte tra venerdì 7 e sabato 8 luglio, non sarà garantito il servizio delle linee diurne con corse oltre le ore 24 e le corse notturne delle linee 38, 44, 61, 86, 170, 246, 301, 314, 404, 444, 451, 664, 881, 916 e 980.
La situazione a Milano e a Napoli
Nel capoluogo lombardo il trasporto pubblico locale interessato è quello gestito da Atm. L’agitazione su autobus, tram e le linee della metropolitana partirà dalle 8:45 fino alle 15:00 e poi ancora dalle 18:00 a fine turno. Le fasce di garanzia scatteranno dall’inizio del turno diurno fino alle 8:45 e dalle 15:00 alle 18:00. Sempre nella giornata del 7 luglio a Napoli, l’Eav aderirà allo sciopero per 4 ore, dalle 9:00 alle 13:00. L’agitazione riguarda le linee della Cumana e della Circumvesuviana.
Si difende Francesca Galati, 51 anni, dopo che si è vista imporre dalla Guardia di finanza una multa pari a 2.170 euro. La donna è responsabile per non aver comunicato alla direttrice scolastica che stava svolgendo un secondo lavoro: «Non sono una ladra, quei soldi servivano per la famiglia».
Collaboratrice scolastica (Getty Images).
Il doppio lavoro serale in un bar
La 51enne, che di giorno svolgeva la professione di bidella all’istituto Sartori di Lonigo mentre la sera faceva la barista in un locale di Sossano, ha spiegato di aver agito in buona fede, inserendo i guadagni nella dichiarazione dei redditi. I rappresentanti sindacali si sono espressi parlando di legge ingiusta: «È da un paio d’anni che seguo la signora» – ha detto Doriano Zordan di Snals – «parliamo di una persona che sta vivendo una situazione difficile, con uno stipendio talmente basso da non permetterle di andare avanti. La stortura della legge è che i dipendenti pubblici, a differenza di quelli del settore privato, devono avere l’autorizzazione dei capi d’istituto, che però la negano sistematicamente. La signora è stata costretta per stato di necessità, e credo che riusciremo a risolvere la questione».
La gara di solidarietà
Da quando la vicenda è approdata sui social, sono arrivate numerose manifestazioni di solidarietà. La stessa Francesca ha ringraziato «per il supporto di tutte le persone che mi conoscono, ma soprattutto coloro che non mi conoscono e che mi hanno espresso la loro vicinanza. Da tutta questa brutta situazione è venuto fuori un lato positivo, ovvero che ancora esistono persone di buon cuore che supportano la verità. Moralmente, però, mi sento a pezzi».
E’ avvenuto attorno alle 15.30 di giovedì 6 luglio il tragico incidente durante il quale un’auto ha travolto una famiglia di turisti che passeggiava nel centro di Santo Stefano di Cadore. A perdere la vita sono stati la nonna, il papà e il figlioletto di soli due anni. Il violento impatto si è verificato in via Udine.
Soccorsi, ambulanza (getty images).
Sconosciute le cause dello schianto
Sono ancora da chiarire le cause che hanno portato la conducente dell’auto, una 31enne tedesca, a investire la famiglia di turisti, composta dai nonni e dai genitori dei due bambini, anch’essi travolti. La madre del piccolo che ha perso la vita è stata ricoverata all’ospedale di Pieve di Cadore. Sul posto sono intervenuti i sanitari del Suem 118, i vigili del fuoco e i carabinieri. Disposti gli esami tossicologici per la donna alla guida.
Sembra non esserci pace per il Paris Saint-Germain. Dopo Lionel Messi con il suo addio e Kylian Mbappé con le voci di un passaggio al Real Madrid, a riempire le pagine dei giornali francesi è il presidente Nasser Al Khelaifi. Ma lo fa con una vicenda che non ha nulla a che vedere con il calcio. La polizia francese, infatti, ha fatto irruzione nella casa del milionario numero uno del club parigino a causa di un’indagine su detenzione illegittima e tortura di un uomo in Qatar. A sporgere denuncia, secondo Afp, è stato il franco-algerino Tayeb Benabderrahmane.
Il presidente del Psg Nasser Al Khelaifi (Getty).
La denuncia del 42enne: «Trattenuto per sei mesi»
Secondo la versione di Tayeb Benabderrahmane, il 42enne si è trasferito nel gennaio del 2020 in Qatar per lavorare come lobbista. Ma lì è stato trattenuto per sei mesi e interrogato dalla polizia locale, che gli imputava il possesso di documenti compromettente contro Al Khelaifi. Il franco-algerino è stato poi messo agli arresti domiciliari e soltanto nel novembre 2020 è arrivata l’autorizzazione a lasciare il Paese, dopo aver firmato un accordo di non divulgazione dei documenti. Il presidente del Psg, tramite il proprio portavoce, aveva spiegato il 5 luglio che «il giudice istruttore ha chiesto ulteriori informazioni e l’accesso, che gli sono stati completamente forniti in piena trasparenza e collaborazione con le autorità».
Per l’intelligence francese tra i documenti anche video intimi
La Dgsi, il servizio di intelligence francese, ha diramato una nota in cui si parla di documenti che includerebbero anche video intimi di Al Khelaifi con una donna. Ma ci sarebbero anche diverse conversazioni che il presidente del Psg, ex segretario generale della Fifa, avrebbe avuto con Tamim bin Hamad Al Thani, emiro del Qatar, riguardo alla vicenda dei Mondiali del 2022. Si parla non soltanto dell’assegnazione della manifestazione al Paese qatariota, ma anche della gestione milionaria dei diritti tv. Benadberrahmane è stato inserito in un’indagine separata rispetto alle accuse avanzate nei confronti di Al Khelaifi.
Al Khelaifi durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore del Psg, Luis Enrique (Getty).
L’agenzia di stampa russa RIA Novosti ha diffuso le foto della casa a San Pietroburgo di Yevgeny Prigozhin acquisite durante le perquisizioni. Al suo interno sono state trovate parrucche per travestimenti, armi, passaporti, ingenti somme di denaro dentro delle cassette e, nel cortile della residenza, un elicottero. Nel programma 60 Minutes sul canale televisivo Rossiya 1, sono stati mostrati i filmati degli interni.
Casa Yevgeny Prigozhin, capo della Wagner (Canale telegram agenzia di stampa RIA Novosti).
Prigozhin e l’arrivo a San Pietroburgo
L’addetto stampa del presidente della federazione russa Dmitry Peskov aveva dichiarato che Prigozhin sarebbe partito per la Bielorussia e il procedimento penale sarebbe stato archiviato. Nelle scorse ore invece il presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko, in un incontro con giornalisti di media stranieri e bielorussi, secondo quanto riferito dall’agenzia Belta, ha affermato che il capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, non si trova in Bielorussia, ma «è a San Pietroburgo».
Casa Yevgeny Prigozhin, capo della Wagner (Canale telegram agenzia di stampa RIA Novosti).
L’ascesa di Prigozhin e la ribellione
Prigozhin, nato nel 1961 a San Pietroburgo, trascorse qualche anno in carcere per rapina, riacquistando la libertà nel 1990. Dopo aver cominciato a lavorare come venditore di hot dog, passò in breve tempo alla gestione di una serie di ristoranti di lusso a San Pietroburgo, dove incontrò Putin. A seguito dell’elezione a presidente della Russia, Putin scelse Prigozhin per organizzare le cene di gala con gli invitati dal presidente a Mosca. L’incarico gli valse la fama di «cuoco di Putin» e «chef del Cremlino». Nel 2014 fondò il gruppo paramilitare Wagner, operante in diverse zone di conflitto nel mondo, al fianco dell’esercito russo poco dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Il capo dell’esercito privato della Wagner, Yevgeny Prigozhin, il mese scorso ha organizzato una ribellione contro la leadership militare del Cremlino.
La ministra del Turismo Daniela Santanchè è indagata dallo scorso 5 ottobre per bancarotta e falso in bilancio nell’ambito dell’inchiesta milanese con al centro il gruppo editoriale Visibilia. Con lei risultano indagate altre cinque persone, che negli anni hanno avuto diversi ruoli in società. Ci sono Fiorella Garnero e di Dimitri Kuntz D’Asburgo, rispettivamente sorella e compagno della ministra Santanchè, che hanno svolto i ruoli di consigliera e di presidente di Visibilia Editore. Con loro anche due ex consiglieri del cda, Massimo Cipriani e Davide Mantegazza, e l’ex presidente del collegio sindacale Massimo Gabelli. La secretazione del nome della ministra è del giorno successivo all’iscrizione, il 6 ottobre, ed è scaduta tre mesi più tardi, il 6 gennaio.
Santanchè: «Non ho ricevuto nessun avviso di garanzia»
Intercettata dai giornalisti all’uscita dall’evento sul Pnrr organizzato dall’Anci a Roma, Daniela Santanchè ha dichiarato: «Non ho ricevuto ad ora, alle ore 15, nessun avviso di garanzia». Un concetto che ricalca quanto affermato anche nel pomeriggio del 5 luglio durante l’audizione al Senato. Intervenuta per l’informativa sul caso della presunta mala gestione delle società Visibilia e Ki Group, la ministra si è difesa: «Contro di me è in atto una strumentalizzazione politica. Sono qui per il rispetto che deve a questo luogo e ai cittadini che rappresentiamo. Affermo sul mio onore che non sono stata raggiunta da alcun avviso di garanzia e che anzi per escluderlo ho chiesto ai miei avvocati di verificare che non ci fossero dubbi».
Daniela Santanchè durante l’informativa al Senato (Imagoeconomica).
Santanchè non ha mai nominato formalmente un legale
A portare avanti l’inchiesta sono il procuratore aggiunto Laura Pedio e i pm Roberto Fontana, ora al Csm, e Maria Gravina. L’iscrizione in procura è rimasta secretata per tre mesi dal 6 ottobre, fino al 6 gennaio. Santanchè poteva venire a conoscenza del procedimento penale con una richiesta di accesso al registro delle notizie di reato al Palazzo di giustizia di Milano presentata dai legali. Ma la ministra non ha mai presentato la nomina formale di un difensore, così come gli altri indagati. L’unico è stato il compagno Dimitri Kuntz D’Asburgo. Questo ha portato a una procedura complicata, che avrebbe impedito agli indagati di avere formale conoscenza dell’apertura del fascicolo a proprio carico.
La Cina non è vicina, ma nemmeno in un altro pianeta. Così si potrebbe riassumere la posizione del governo Meloni su Pechino che rappresenta una delle maggiori continuità con l’era di Mario Draghi a Palazzo Chigi. L’esecutivo di centrodestra si appresta a formalizzare il via libera all’uscita dalla Via della Seta, visto che certamente non intende presentarsi come il primo amico del Dragone in Europa e manifesta la sua vicinanza a Washington. Ma non vuole fare il passo più lungo della gamba. E se sulla Russia Giorgia Meloni ha assunto una posizione filo-atlantica paragonabile a quella di Paesi come il Regno Unito, nei confronti della Cina non segue l’alleato Rishi Sunak o la Casa Bianca sulle reiterate condanne alle violazioni dei diritti umani di Pechino, sulla causa di Taiwan e sulle nette sanzioni su tecnologie strategiche e microchip con cui l’Anglosfera vuole castrare l’ascesa economica cinese.
Meloni con Von der Leyen, Sunak, Scholz e, sulla sinistra, Biden (Getty).
I politici in sfilata a Villa Taverna e la missione della Marina
Certo, l’atlantismo promosso e spesso sbandierato dell’esecutivo è stato manifestato nella celebrazione del 27 giugno di Villa Taverna. La festa dell’ambasciata Usa per il 4 luglio ha visto presenziare i fedelissimi di Washington, Giancarlo Giorgetti e Antonio Tajani, mentre la premier telefonava a Joe Biden per preparare il suo sbarco alla Casa Bianca, che spera di concretizzare dopo l’estate. E anche il manager più attenzionato da Pechino, Marco Tronchetti Provera, poco dopo l’attivazione del golden power anti-cinese su Pirelli è arrivato alla Canossa a stelle e strisce. Il giorno stesso a Yokosuka levava l’ancora per la fine della sua crociera giapponese il pattugliatore della Marina italiana “Francesco Morosini”, inviato dal governo a mostrar bandiera nel Mar Cinese Meridionale, fino in Giappone. Due eventi che i ben informati non hanno mancato di collegare.
Giancarlo Giorgetti con Shawn Crowley, l’Incaricato d’Affari ad interim presso l’ambasciata degli Stati Uniti d’America in Italia (Imagoeconomica).
Berlusconi è stato durissimo con Pechino fino all’ultimo
La grande manifestazione di Villa Taverna ha fatto registrare la presenza massiccia dei membri dell’esecutivo. La missione della Marina in Giappone, invece, è stata per ora meno imponente della prevista idea di inviare la portaerei Cavour. Il governo dunque sostiene con attenzione gli Usa, ma è settoriale nello sposare il contenimento anti-cinese. E c’è un chiaro calcolo politico e strategico delle forze di maggioranza su questo tema. Non è un caso che a oggi il partito che più spesso parla della Cina come una minaccia strategica, in seno alla maggioranza, sia Forza Italia. Il cui fondatore Silvio Berlusconi è stato, nelle ultime settimane di vita, durissimo verso Pechino nel suo intervento da remoto alla convention azzurra su questo tema. Per struttura, storia e inserimento istituzionale, oltre che per base elettorale, Forza Italia sa che il contenimento anti-cinese è nel suo interesse politico. E in passato lo stesso Tajani ha speso per Pechino parole dure.
La portaerei Cavour (Imagoeconomica).
La Lega è autrice del memorandum del governo Conte I
Diverso è il caso di Lega e Fratelli d’Italia, dove gli umori sono differenti. Tanto che i primi a parlarne il meno possibile sono la capa del governo e il suo vice, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che dopo la vittoria elettorale hanno limitato le esternazioni pubbliche su Pechino. In casa Carroccio, infatti, il timore è che un’abiura netta del rapporto con Pechino spiazzi la Lega. Che è autrice di fatto del memorandum del governo Conte I, siglato dall’allora esecutivo gialloverde e avente come regista il sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico Michele Geraci, economista molto noto nella Repubblica Popolare e nominato in quota Lega. Salvini in passato ha avuto uscite, anche molto polemiche, verso Pechino. Ma una “China Policy” leghista per ora non si vede. Esistono sentimenti chiari da tempo, come la preferenza di Giorgetti per Washington, così come esistono convenienze di fatto, vedi gli investimenti di Pechino nelle regioni chiave del governo leghista, tipo Lombardia e Veneto.
Michele Geraci (Imagoeconomica).
Fontana e Centinaio guardano anche agli affari
In passato anche il presidente della Lombardia Attilio Fontana ha visitato le sedi di aziende come Zte, chiave per la strategia di Pechino sulle telecomunicazioni, mentre più di recente al party di insediamento del neo-ambasciatore cinese a Roma Jia Guide il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio rappresentava il Carroccio muovendosi con disinvoltura tra i convitati, ben accolto. Del resto, pur avendo visitato di recente Taiwan assieme alla senatrice Elena Murelli, Centinaio non ha negato di essere “amico” anche della Cina. La componente anti-cinese del partito, oltre a Giorgetti, ha nel vicepresidente della Commissione Esteri della Camera Paolo Formentini, molto critico in passato delle repressioni in Xinjiang e a Hong Kong, uno dei suoi maggiori portavoce.
Gian Marco Centinaio (Imagoeconomica).
In Fratelli d’Italia si consolida il “partito del Pil”
In casa Fratelli d’Italia la posizione della presidente del Consiglio Meloni è di compromesso: avanza un passo sul contenimento anti-cinese, per esempio con il golden power su Pirelli, ma poi ne fa due indietro, ribadendo, come fatto alla Camera, che «si può avere un ottimo rapporto con Pechino senza una partnership strategica». Fumo negli occhi per la componente più radicalmente anti-Dragone del suo partito, rappresentata dai senatori Lucio Malan e Giulio Terzi di Sant’Agata. Ma questa posizione serve a Meloni a consolidarsi nel “partito del Pil” che non tifa per la rottura con la Cina, per mantenere la presa su un elettorato di destra sociale che male ha digerito l’atlantismo spinto del suo governo, e pure per evitare strappi in Europa. Minare il rapporto con la Cina può fornire un assist strumentale a Francia e Germania per spiazzare Roma nel mercato cinese. Per questo Meloni si guarda bene dal pubblicizzare il distacco.
Lucio Malan, al centro (Imagoeconomica).
Qual è il vero interesse nazionale dell’Italia verso la Cina?
Insomma si perpetra, anche con Meloni, la difficoltà per l’Italia di avere un rapporto strutturato e completo con la Cina. Dopo la fatua rincorsa al memorandum, è iniziato un gioco di avanzate e dietrofront spesso condizionato da forze esterne. Che tra “ossessione” della sicurezza nazionale e difficoltà a dare priorità precise al rapporto con la Cina su temi come investimenti, ambiente, tutela dei diritti umani e cooperazione in aree di interesse comune tipo l’Africa, ha reso marginale il peso di Roma a Pechino, senza neanche trasformarla in un asset per la strategia Usa. Qual è l’interesse nazionale dell’Italia verso la Cina? Non lo si sapeva con Conte, non lo si è capito con Draghi, non si abbozza nemmeno con Meloni. Grande è la confusione sotto il cielo, ma – parafrasando Mao Zedong – la situazione non è eccellente.
Lo scontro verbale tra Luchè e Salmo va avanti dal 2019 e sta continuando a colpi di rime animando anche quest’estate 2023. E, se il rapper di Napoli pubblica Estate Dimmerda 2, la risposta di Salmo non si fa attendere ed arriva Dove volano le papere, un chiaro riferimento all’ultimo disco di Luca Imprudente (vero nome di Luchè) Dove volano le aquile.
Per dissing, nel gergo rap, si intende attaccare qualcuno o qualcosa attraverso il testo di una canzone, proprio come stanno facendo i due colleghi. Martedì 4 luglio 2023 Luchè ha pubblicato Estate dimmerda 2, una risposta al collega Salmo che lo aveva citato nel freestyle 64 Bars per Red Bull:«L’inferno lo conosco bene, ci tornerei per farci un mese, una vita di promesse spese, drin… squilla il telefono inglese». Una citazione che racchiude quanto successo tra i due nel 2019 quando Salmo pubblicò un post per festeggiare il successo di Machete Mixtape 4: «A cinque settimane dall’uscita Machete 4 è ancora il disco più venduto in Italia. Facile raggiungere la prima posizione, difficile è restarci. Funziona così! So che può dare fastidio e chiedo scusa per la sboronata ma questi sono i migliori due album usciti tra il 2018 e il 2019. A questo post non tardò una replica di Luchè, che sostenne che gli album non erano affatto i migliori dell’anno e che, anzi, l’artista sardo aveva copiato una delle sue canzoni. Salmo allora lo etichettò come «rapperino invidioso» e Luchè a sua volta dichiarò di aver salvato su un telefonino inglese dei messaggi di complimenti da parte di Salmo per il suo talento e per l’album Malammore.
I rapporti non si sono mai appianati
Fra i due non corre buon sangue e le cose non sono migliorate nel corso del tempo, tanto da portare all’ultimo dissing. Luchè ha attaccato così con Estate dimmerda2: «Ridere di chi? Di me?. Dite agli Arcade che l’ultimo qui a ridere è Luchè. Come ho iniziato questa storia adesso la finisco. La metto su YouTube non cerco hype per il disco. Tu cerchi hype per il peggio 64 Bars life». Il rapper e produttore musicale napoletano ha continuato insinuando che Salmo, per riempire lo stadio al suo concerto, abbia regalato dei biglietti: «10.000 biglietti regalati per San Siro. Che imbarazzo quel tuffo nella piscina di Sanremo…Tu sei tra quelli che fa i soldi e diventa fascista». Il brano si chiude con il messaggio vocale di Salmo che ammette di aver fatto i complimenti al collega: «Certo, è vero, fra’, è verissimo il messaggio che t’ho mandato. Perché quel disco era figo. Una volta l’ho ascoltato, bro, una volta. Perché io rap italiano non ne ascolto, immagina se posso ascoltare Luchè».
Il gip di Roma ha disposto l’imputazionecoatta per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, indagato per rivelazione di segreto d’ufficio nel caso Cospito. Il giudice non ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dalla procura di Roma, che ora dovrà formulare una richiesta di rinvio a giudizio. I procuratori, in una nota, avevano affermato che riconoscevano «l’esistenza oggettiva della violazione del segreto amministrativo, fondata sull’assenza dell’elemento soggettivo del reato, determinata da errore su legge extrapenale». Il rinvio a giudizio sarà deciso in una nuova udienza.
Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia (Imagoeconomica).
Delmastro: «Sono fiducioso»
Il sottosegretario Delmastro ha commentato la decisione del giudice con una nota: «Prendo atto della scelta del Gip di Roma che, contrariamente alla procura, ha ritenuto necessario un approfondimento della vicenda giuridica che mi riguarda. Avrò modo, davanti al giudice per l’udienza preliminare di insistere per il non luogo a procedere per insussistenza dell’elemento oggettivo, oltre che di quello soggettivo. Sono fiducioso che la vicenda si concluderà positivamente, convinto che alcun segreto sia stato violato, sia sotto il profilo oggettivo che sotto il profilo soggettivo».
L’inchiesta partita dopo le parole di Donzelli
Tutto è iniziato il 31 gennaio. Durante la discussione alla Camera sull’istituzione della commissione Antimafia, il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli ha fatto riferimento alla visita di alcuni parlamentari del Partito democratico all’anarchico Cospito, in regime di 41 bis, sulla base di documenti teoricamente secretati. In quell’occasione ha dichiarato: «Il 12 gennaio 2023, mentre parlava con i mafiosi, Cospito incontrava anche i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando che andavano a incoraggiarlo nella battaglia. Allora voglio sapere, presidente, se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia». Da lì l’esposto presentato dal deputato dei Verdi Angelo Bonelli e l’apertura delle indagini sulle «intercettazioni ambientali del Dap tra esponenti della ‘ndrangheta e della camorrista con Alfredo Cospito» rese pubbliche in aula da Donzelli.
La proposta di legge per l’istituzione della commissione parlamentare di inchiesta sul Covid e le misure adottate dal governo, guidato all’epoca da Giuseppe Conte, ha ottenuto il parere favorevole della Camera, con 172 voti a favore e 4 astenuti. Mentre la maggioranza esprimeva il proprio voto urlando «verità, verità», Pd, M5S e Avs non hanno partecipato al voto. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato.
Roberto Speranza, ex ministro della salute nei governi Conte II e Draghi (foto Imagoeconomica).
Conte sulla commissione di inchiesta Covid: «E’ una farsa»
Il presidente del M5S Giuseppe Conte intervenendo in aula alla Camera nella discussione sulla commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid ha parlato di «una farsa» e di «un atto di vigliaccheria» identificandola come «un plotone di esecuzione politica» contro di lui e Speranza.
Speranza: «Rivendico quello che ho fatto»
L’ex ministro della salute ha criticato il comportamento nei confronti delle regioni «escluse dal perimentro» nonostante abbiano quelle che ha definito come «competenze primarie» anche nella «gestione dell’emergenza pandemica». Il «vostro obiettivo» ha aggiunto «è chiaro ed è diabolico: colpire i vostri avversari politici, e non capite che così fate solo male al Paese, svilendo il ruolo delle commissioni d’inchiesta». Certo del proprio operato ha concluso: «Rivendico quello che ho fatto. […] Non eravamo noi a buttare benzina sul fuoco per chi soffriva per le chiusure con manifestazioni di protesta, o non eravamo noi a fare l’occhiolino ai no vax per qualche voto».
Christian Floris è stato aggredito verbalmente da due ragazze, nella notte tra il 5 e il 6 luglio, dopo aver assistito insieme a un paio di amiche al concerto di Marco Mengoni. A raccontarlo è lo stesso speaker radiofonico, volto noto anche della tv e nel mondo dello spettacolo, oggi direttore artistico del Festival della Cultura di Alassio. Il 40enne ha raccontato sul proprio profilo Instagram di aver subito graffi e spintoni, oltre a un’aggressione verbale sfociata in insulti a sfondo omofobo.
Christian Floris racconta nelle stories l’accaduto (Instagram).
Floris: «Mi hanno chiamato mezzo uomo»
Il 40enne torinese racconta di essersi recato in un locale dopo il concerto e di essere «corso subito in bagno perché avevo bisogno urgentemente di fare la pipì». Floris prosegue: «Dentro c’erano due ragazze. Sentivo le loro voci. Si stavano facendo delle fotografie, stavano scherzando. “Mettiti così, meglio colà”. A un certo punto ho sentito che squillava il telefono». Lo speaker specifica di non averle rimproverate, ma di avere soltanto bussato «chiedendo loro se si potevano sbrigare. Una di loro al telefono dice: “Aspetta voglio proprio vedere chi è che rompe i coglioni”. Sono uscite e mi hanno aggredito». Sono partiti graffi e spintoni, poi gli insulti: «Continuavano a urlarmi contro: sei un frocio, sei un mezzo uomo».
Lo speaker è stato aggredito già nel 2008
La vicenda, però, prosegue con l’intervento di altri tre ragazzi: «A un certo punto ho preso il telefono dicendo che le stavo riprendendo, che ero un uomo di 40 anni e che non mi mettevo a litigare con loro. Si sono alzati gli altri del tavolo, tre maschi. Le persone che stavano agli altri tavoli del bar sono intervenute per difendermi. Nel frattempo hanno continuato a insultare me, la mia amica con epiteti che potete immaginare e anche sua madre dandole della vecchia che se ne doveva stare a casa davanti alla tv». Floris nel 2008 è stato aggredito a Roma, picchiato selvaggiamente durante una collaborazione con il Gay Village. «Quello che mi ha amareggiato di più», conclude, «è il fatto che tutto questo sia successo con un gruppo di giovani. Ho sempre difeso e sostenuto i giovani con trasporto e mi ferisce che un comportamento simile, nel 2023 arrivi da loro. Tornavo da un concerto splendido con contenuti che vorrei che quelle ragazze avessero ascoltato per imparare cosa significa amore in tutte le sue forme».
L’Olanda ha iniziato la restituzione a Indonesia e Sri Lanka, sue ex colonie, di 484 reperti saccheggiati. L’ufficialità è giunta dopo che nel 2020 un comitato consultivo, nominato appositamente dal governo, aveva esortato alla riconsegna incondizionata dei manufatti ai suoi legittimi proprietari. «È un momento storico», ha sottolineato al GuardianGunay Uslu, segretaria di stato olandese per la cultura e i media. «Questi oggetti non sarebbero mai dovuti arrivare in Olanda». Spicca il cosiddetto tesoro di Lombok formato da pietre preziose e gioielli in oro e argento prelevati dalle truppe olandesi da un palazzo di Bali. Non mancano però alcune frizioni, soprattutto riguardo a un antico fossile di Homo Erectus.
Un osso dell’uomo di Giava, conteso da Olanda e Indonesia (Twitter).
Spade, armi da fuoco e statue: i tesori d’Oriente custoditi in Olanda
Fra le centinaia di oggetti che si apprestano a tornare in Indonesia meritano una menzione speciale quattro statue di pietra. Risalenti al regno indù di Singhasari, sono fra i più antichi reperti della collezione in quanto costruiti nel XIII secolo. Presenti anche un pugnale keris, caratterizzato da una lama a biscia, proveniente dal regno di Klungkung sull’isola di Giava, e 132 oggetti di arte moderna di Bali, noti come la collezione Pita Maha. Finora custoditi al Museo nazionale di Etnologia di Leida, il 10 luglio arriveranno in Indonesia per essere esposti già in estate. Fra i manufatti che torneranno nello Sri Lanka invece spicca una pistola in bronzo riccamente decorata, nota come il cannone di Kandy e attualmente conservata al Rijksmuseum di Amsterdam. L’Olanda restituirà anche spade cerimoniali in oro e argento, coltelli cingalesi e altri pugnali.
Il cannone di Kandy, fra gli oggetti che torneranno nello Sri Lanka (Getty Images).
Per il momento però non tornerà in Indonesia l’uomo di Giava, uno degli scheletri umani più antichi e preziosi per la ricerca scientifica. L’Olanda infatti avanza ancora le sue pretese perché, seppur rinvenuto in Indonesia, fu scoperto dal paleoantropologo di Eijsden Eugène Dubois fra il 1891 e il 1892. Inoltre, secondo il museo di Leida dove si trovano ancora le ossa, i reperti preistorici non sono da considerarsi patrimonio nazionale. Giacarta invece ne ha chiesto la restituzione in quanto, durante i lavori di scavo, morirono diversi operai locali ridotti in schiavitù. «Alcune cose richiedono più tempo di altre», ha spiegato un portavoce del governo olandese, lasciando una porta aperta per il futuro.
Il governo dello Stato di Rio de Janeiro ha intitolato la legge contro il razzismo nel calcio a Vinicius Jr. L’attaccante del Real Madrid e stella del Brasile aveva infatti subito pesanti insulti a maggio 2023 in Spagna durante un match di Liga dei Blancos contro il Valencia. Approvata già a giugno e ispirata dal talento della Seleçao, prevede l’interruzione o la sospensione del gioco in caso di condotta antisportiva e razzista da parte del pubblico. «Spero che la mia famiglia sia orgogliosa», ha dichiarato il 22enne delle Merengues. «Sono ancora molto giovane, non mi aspettavo di ricevere questo onore». Soddisfatto il segretario allo sport di Rio Rafael Picciani: «Oltre ai successi sportivi, Vinicius Jr. è ormai un simbolo della lotta al razzismo in tutto il mondo». In programma l’istituzione di una giornata nazionale per combattere la discriminazione negli stadi.
L’arbitro prova a calmare Vinicius Jr durante la partita contro il Valencia (Getty Images).
Gli insulti a Vinicius Jr che hanno portato alla legge contro il razzismo
L’episodio di razzismo cui il governo di Rio de Janeiro ha fatto riferimento risale al 21 maggio 2023. Allo stadio Mestalla, nel match tra Valencia e Real Madrid, i tifosi di casa si scagliarono per tutta la durata della gara contro Vinicius Jr., rivolgendogli a più ripetizioni insulti a sfondo razziale. Al 72′ minuto, il fuoriclasse brasiliano interruppe il gioco prima di andare sotto la curva in risposta alle offese e minacciare di uscire dal campo. Nonostante le parole di conforto dell’arbitro e del suo allenatore Carlo Ancelotti, non riuscì però a calmarsi e al sesto minuto di recupero rimase coinvolto in una maxi rissa prima di essere espulso.
Subito dopo la partita, la società del Valencia condannò con un comunicato ufficiale ogni azione razzista da parte di alcuni tifosi, ribadendo la sua posizione contro la violenza fisica e verbale negli stadi. La Federcalcio spagnola impose la chiusura della curva per cinque giornate, salvo poi scendere a tre dopo il ricorso della società. Due giorni dopo il match, il 23 maggio, Rio de Janeiro spense per circa un’ora il Cristo Redentore per solidarietà nei confronti di Vinicius Jr. «Un grande gesto che mi ha commosso», scrisse sui social il fenomeno del Brasile. Su richiesta del presidente della Fifa Gianni Infantino, il calciatore del Real guiderà uno speciale comitato antirazzismo composto da giocatori che, sulla base della loro esperienza, suggeriranno punizioni severe per i colpevoli.
Ludovica Valli ha annunciato di essere in ospedale dopo aver accusato un malore che l’ha tenuta sveglia tutta la notte e le ha causato uno svenimento con conseguente ferita al mento. L’influencer ha raccontato i dettagli su Istagram dopo aver inizialmente condiviso uno scatto dal nosocomio.
Ludovica Valli in ospedale per un malore
«Mi sono svegliata con una brutta sorpresa», aveva scritto ieri, 5 luglio 2023, aggiungendo di essere svenuta ed essersi procurata una lesione in volto. Senza aggiungere ulteriori dettagli e facendo preoccupare i fan, a distanza di qualche ora ha chiarito cos’è successo: «Eccomi qua. Faccia a parte e mento aperto, sto meglio. Scusate se non sono riuscita prima a dirvi nulla, ma veramente non ce la facevo. Ora, sto meglio, molto meglio. Sono in ripresa, ma non so dirvi cosa è successo. Ieri notte sono stata male, ho rimesso, ho avuto la febbre a 40 ma non so perché. Alla fine avevo mangiato il solito, non ho mangiato nulla di strano per cui potessi pensare “ah mi ha fatto male questo”. La mattina mi alzo, vado in cucina, ma non ci arrivo, perché mi appoggio al tavolo e vedo che non ce la faccio. Volevo tornare in camera, ma mi sono trovata con Giamma che mi chiamava, steso di fianco. Io mi tocco ed ero piena di sangue, pensavo che fosse successo qualcosa ai bimbi, ma non che ero io a terra priva di sensi».
«Dovrò fare altri accertamenti»
Quindi la corsa in ospedale: «Ho fatto due esami del sangue, la tac alla testa per la botta che ho preso. Si direbbe tutto bene, in ogni caso mi hanno consigliato una volta rientrata in Italia di fare determinati accertamenti (ndr. Ludovica era in vacanza all’estero con la famiglia)». L’incidente le ha lasciato ben sei punti sotto al mento e un grande spavento: «Ero sola in ospedale, ma ce l’ho fatta. Piangevo più per il pensiero dei bimbi che erano senza di me che per altro. Vabbè è tutto passato».
Dopo aver annunciato la data del 13 luglio 2024 a San Siro, Taylor Swift ha previsto un altro concerto, sempre allo stadio di Milano, il 14 luglio 2024. Anche in questo caso, per poter acquistare il biglietto occorrerà seguire una particolare procedura.
Come acquistare il biglietto per il concerto di Taylor Swift il 14 luglio 2024 a Milano
La vendita dei ticket per entrambi gli appuntamenti sarà possibile dalle 12 di giovedì 13 luglio 2023, un anno prima del concerto più atteso del 2024. Accede all’acquisto dei biglietti chi a giugno scorso si è pre-registrato sul sito di Ticketone. Dall’azienda che vende i biglietti hanno precisato: «La ricezione del link e del codice ti permettono solo di accedere alla vendita ma non garantiscono l’acquisto dei biglietti. La disponibilità dei biglietti è limitata e la vendita avverrà in base all’ordine di arrivo, fino a esaurimento delle disponibilità» Per accedere alla vendita quindi, bisogna andare sul sito di Ticketone, entrare con il proprio account, aggiornandolo e autenticandolo con tutti i dati personali richiesti. Il giorno prima della vendita dei ticket ogni utente riceverà una mail che al suo interno ha un link da cui è possibile accedere alla vendita dei biglietti con il codice di accesso univoco. Non si potranno acquistare più di quattro biglietti per utente. Uguale la procedura per la data successiva, con i biglietti che saranno disponibili da venerdì 14 luglio 2023.
Esterno del concerto di Taylor Swift a Nashville nel 2023 (Getty Images).
L’Eras Tour
Il tour di Taylor Swift parte da Tokyo a febbraio, passando per Melbourne e Sidney in Australia, Singapore, Parigi, Stoccolma, Lisbona, Madrid, Lione, Edimburgo, Liverpool, Cardiff, Londra, Dublino, Amsterdam e Zurigo prima di arrivare a Milano. A chiudere il cerchio saranno Gelsenkirchen, Amburgo, Monaco di Baviera, Varsavia, Vienna e ancora Londra. L’artista porterà sul palcoscenico tutti i suoi più grandi successi, dopo 13 anni dall’ultima volta che si è esibita a Milano al Mediolanum Forum di Assago. Ad aprire il concerto del 13 e del 14 luglio 2024 sarà la band dei Paramore.
Il compositore e musicista Giovanni Allevi prosegue la battaglia contro il mieloma. La malattia è stata diagnosticata nel giugno del 2022 e lui stesso lo ha annunciato sui social, annullando il tour: «Devo curarmi. La mia angoscia più grande è dare dolore alla mia famiglia». Poi una serie di post durante tutto l’arco dei mesi successivi con cui ha raccontato l’evolversi della malattia, dando anche consigli a chi sta male e ai «pazienti guerrieri», che come lui lottano ogni giorno. L’ultimo in ordine temporale è il post su Instagram del 6 luglio, in cui racconta che «per superare il dolore» utilizza la «meditazione».
Giovanni Allevi allo stand di Save the Children all’Expo del 2015 (Imagoeconomica).
Allevi: «Riconoscenza nei confronti del Creato»
Su Instagram Giovanni Allevi ha pubblicato una foto in cui è sdraiato a letto con gli occhi chiusi e in compagnia del suo gatto. Scrive: «Per superare il dolore, dedico del tempo ogni giorno alla meditazione. Inizio con pensieri di riconoscenza nei confronti del Creato. Poi mi concentro sul respiro, finché il mio Ego si dissolve ed io divento Nulla. Grazie al gattino, divinità adorata dagli antichi Egizi, mantengo il contatto col Dio Tutto della Natura, indiviso, eterno, sempre beato, che permea col suo Logos ogni cosa». Il musicista ha spesso sottolineato il potere del pensiero positivo, inserito anche tra gli hashtag.
Ad aprile il compositore aveva dichiarato: «Ho passato un anno durissimo ma voglio gioire con voi della bella notizia che secondo gli ultimi esami di oggi sto andando alla grande!». Un messaggio di speranza con cui ha dato notizie ai fan, che lo aspettano presto nei teatri per nuovi concerti. In quell’occasione ha anche scritto: «Vorrei poter abbracciare tutti i pazienti “guerrieri” che stanno lottando come me e che mi hanno sempre incoraggiato col loro esempio, e sostenere coloro che iniziano adesso il percorso terapeutico: la ricerca sta facendo passi da gigante! Grazie a tutti voi e alla mia famiglia per il grandissimo sostegno. Sono fiducioso che ci vedremo presto, con tanta musica nuova e una diversa visione del mondo!!! Un bacio da Giovanni, indebolito e “scombinato” ma felicissimo».
Giovanni Allevi sul red carpet del sedicesimo Roma Film Fest nel 2021 (Getty).
Stasera 6 luglio 2023 andrà in onda, alle ore 21.25 sul Rete 4, il film intitolato Un’ottima Annata – A Good Year. Si tratta di una pellicola che ha esordito nei cinema di tutto il mondo nel 2006 e appartiene ai generi cinematografici commedia e drammatico. Il regista è il maestro Ridley Scott mentre la sceneggiatura è stata scritta da Marc Klein. All’interno del cast ci sono star di rilevanza internazionale come Russell Crowe, Albert Finney, Freddie Highmore e Marion Cotillard.
Una scena del film (Twitter).
Un’ottima Annata – A Good Year, trama e cast del film in onda stasera 6 luglio 2023 su Rete 4
La trama segue le vicende di Max Skinner (Russell Crowe), un efficiente banchiere di Londra che cura diversi affari nel suo lavoro. Max sembra avere fiuto per gli affari e riesce a ottenere un discreto successo nel suo campo. Questo perché il suo carattere è votato alla vittoria ed è cinico, insensibile e solitario. Nel corso del tempo ha vissuto soltanto per il suo lavoro, trascurando tutti gli altri aspetti della sua vita sociale e scontrandosi con molteplici nemici sul suo percorso. Tuttavia, il banchiere non sembra essere scontento di questa vita, anzi si gode i momenti di lavoro e sfida proseguendo nella sua routine senza intoppi. Il destino ha però in serbo altri piani per lui: la sua vita viene sconvolta quando un suo vecchio zio di nome Henry (Albert Finney) gli lascia in eredità un casale con un vigneto.
Max decide quindi di recarsi in Provenza per vendere questo terreno e incassare una grossa somma, dimenticando gli impegni lavorativi per qualche tempo. Una volta qui, si staccherà a poco a poco dalla sua ruotine e, acausa di diversi imprevisti, rimarrà nel territorio francese più tempo del previsto, valutando giorno dopo giorno l’idea di non vendere il terreno. In questa terra, Max ricorderà anche i dolci momenti trascorsi durante la sua infanzia con l’amato zio Henry e scoprirà emozioni che non provava da tempo. A ciò si aggiungeranno anche i sentimenti verso l’affascinante proprietaria del bistrot del paese, Fanny Chenal (Marion Cotillard). Questo soggiorno prolungato in Francia cambierà per sempre la vita di Max, che si trasformerà da cinico lavoratore dedito al guadagno a uomo amorevole, ricco di sentimenti e passioni.
Un’ottima Annata – A Good Year, 5 curiosità sul film
Un’ottima Annata – A Good Year, la sceneggiatura della pellicola non è originale
Il film non ha una sceneggiatura originale. La pellicola è infatti la trasposizione cinematografica del romanzo omonimo scritto dall’autore inglese Peter Mayle. Lo sceneggiatore Marc Klein ha quindi avuto un soggetto scritto da un autore molto famoso nel Regno Unito da adattare per il grande schermo.
Un’ottima Annata – A Good Year, l’omaggio a un film famoso di Russell Crowe
Nel film c’è un chiaro riferimento e omaggio al film Il Gladiatore. A un certo punto della pellicola, il protagonista Max Skinner, interpretato da Russell Crowe, prende della terra con le mani e poi sfrega queste ultime in modo molto particolare. Massimo Decimo Meridio, protagonista de Il Gladiatore, interpretato da Russell Crowe, esegue la stessa scena nell’iconico film. Curiosamente, le due opere condividono lo stesso regista, vale a dire Ridley Scott.
Il regista Ridley Scott (Getty Images).
Un’ottima Annata – A Good Year, gli incassi discreti del lungometraggio
Un’ottima Annata – A Good Year ha ottenuto incassi discreti. Infatti, il budget per la sua realizzazione è stato di 35 milioni di dollari mentre gli incassi a livello globale sono stati di circa 42 milioni di dollari. I risultati al box office in Italia sono stati buoni: nelle prime 11 settimane di programmazione il film ha incassato 5.5 milioni di euro.
Un’ottima Annata – A Good Year, la location per le riprese
Le riprese del film sono state svolte in gran parte in Provenza, regione della Francia. Il regista dell’opera, Ridley Scott, conosce molto bene quella zona, visto che ha un’immensa villa nella regione francese. Non a caso, il set cinematografico si trovava a poca distanza dalla sua dimora. Inoltre, dopo la proiezione del film nel cinema, il turismo nella zona è aumentato perché in tanti volevano ammirare i luoghi mostrati nel lungometraggio.
Un’ottima Annata – A Good Year, la scelta dell’attore protagonista
Inizialmente la produzione aveva scelto come attore protagonista Aaron Eckhart. Tuttavia, costui rifiutò perché voleva dedicarsi ad altri progetti. Fu allora che venne scelto Russell Crowe.
Dopo le parole di Salvatore Parolisi alla trasmissione Chi l’ha visto?, arriva la risposta del fratello di Melania Rea, Michele. L’uomo non ci sta e sulle pagine di Adnkronos ha deciso di replicare all’ex militare, recentemente uscito dal carcere di Bollate per un permesso premio. Quest’ultimo è condannato a 20 anni per l’uccisione della donna con 35 coltellate nell’aprile del 2011, ma si è professato ancora una volta innocente: «L’ho tradita più volte, ma non l’ho uccisa». Michele Rea risponde: «Rabbia. Questo ho provato, da fratello di Melania ma anche da uomo, vedendo l’intervista a Salvatore Parolisi. Rabbia per quello che è stato e per quello che è, sebbene il personaggio non mi faccia ormai più né caldo né freddo, e non meriti niente».
Salvatore Parolisi (Twitter).
Rea: «Voglio solo giustizia»
«Io voglio solo giustizia, la continuo a cercare e farò di tutto per averla», prosegue poi il fratello di Melania. «L’intervista si commenta da sola. Il personaggio, purtroppo, lo conosciamo. Diciamo che a oggi ha comunque quell’aria spavalda e di rifiuto contro il personaggio femminile. Dicono che il carcere riabiliti, soprattutto nelle relazioni interpersonali, io credo che lui sia peggiorato in questi anni e lo ha dimostrato proprio ieri. Non mi sembra il caso che dopo 12 anni un assassino del genere possa uscire, rifarsi una vita e avere contatti con altre persone, con la società». Michele Rea insiste: «Dodici anni. La vita di una persona, di una mamma, di una ragazza uccisa in quel modo vale così poco? Tanto si è fatto in questi anni per il femminicidio, ma tanto si deve ancora fare. Se il processo si fosse fatto oggi, Parolisi sarebbe stato condannato all’ergastolo. Spero si faccia qualcosa, che questi permessi, dopo quanto accaduto ieri, vengano revocati».
L’avvocato: «Parolisi continua a mentire»
A parlare è stato anche Mauro Gionni, il legale della famiglia di Melania Rea. L’avvocato spiega: «Quando ho visto l’intervista ho pensato, e lo farò, di comunicarlo al magistrato di sorveglianza perché trovo singolare che lui, essendo un detenuto in permesso premio, possa rilasciare interviste. Parolisi, nonostante abbia fatto 12 anni di carcere, continua a mentire come aveva fatto prima di essere arrestato. Temo che la detenzione questo aspetto non lo abbia migliorato. La prima cosa che appare errata giuridicamente che non è che se uno prende 20 anni è innocente: uno prende 20 anni perché colpevole oltre ogni ragionevole dubbio. Non ha preso l’ergastolo solo perché all’epoca le norme erano diverse». Il legale punta l’indice sul rito abbreviato e sulla mancata aggravante del rapporto di coniugio, introdotta dopo il 2018. E conclude: «Non era solo una questione di numero di coltellate che possono non incidere se l’arma è piccola e i fendenti servono per uccidere».