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Salario minimo, emendamento del centrodestra contro la soglia a 9 euro
Nuovo scontro tra la maggioranza e i partiti di opposizione sul salario minimo. Il 30 giugno scorso sono stati Pd, Movimento 5 stelle, Azione, Sinistra italiana, Europa Verde e +Europa a firmare e depositare la proposta di legge con cui si chiede di fissare a 9 euro orari la paga minima per subordinati, autonomi e parasubordinati. Nella mattinata di venerdì 14 luglio, giorno in cui è scaduto il termine per presentare gli emendamenti, il centrodestra ne ha presentato uno per sopprimere gli otto articoli del documento in cui si parla del salario minimo, nonostante sia stato adottato come testo base per la discussione in commissione Lavoro alla Camera.
Il centrodestra: «Tema dei salari in agenda»
Martedì 18 luglio saranno esaminati gli emendamenti, compreso quello abrogativo che visti i numeri dovrebbe essere approvato. Il test arriverà ugualmente in Aula il 28 luglio. Dal centrodestra, alcune fonti spiegano i motivi dello stop: «Ci siamo visti costretti a procedere in questo senso e continuare nel lavoro avviato, da maggioranza e governo, su provvedimenti che hanno già dato i loro frutti – come il taglio del cuneo e il dl lavoro – e quelli che tra qualche giorno arriveranno in parlamento come il prossimo disegno di legge lavoro. Il tema dei salari è nell’agenda politica del centrodestra e stiamo lavorando per dare risposte adeguate e non solo strumentali ed inattuabili». E poi l’accusa alle opposizioni, che preferiscono «fare di un tema così importante un totem di propaganda in vista dell’estate, ponendo un muro sulla proposta da noi avanzata di una discussione a 360 gradi sulla contrattazione, il welfare aziendale e lavoro povero da avviare a settembre».
Le opposizioni protestano: «Schiaffo a tre milioni di lavoratori»
Pronta la risposta dei partiti d’opposizione. Per la segretaria dem Elly Schlein «chi sopprime la possibilità di far uscire lavoratori e lavoratrici dallo sfruttamento e dalla povertà si qualifica da solo: stiamo parlando di 3 milioni e mezzo di persone con un salario minimo orario inferiore ai 9 euro». E, ancora: «Dietro quelle retribuzioni da fame ci sono contratti pirata, falsi appalti, false imprese, false cooperative, abuso di contratti precari. Tagliano di miliardi il contrasto alla povertà e danno un euro al giorno con una card una tantum, ma si rifiutano di aggredire il problema della povertà nei luoghi in cui ha origine. Perché sono interessati più alla propaganda e alla presa in giro che alla soluzione dei problemi». Arturo Scotto, capogruppo del Pd alla commissione Lavoro, spiega a Repubblica: «La destra si rifiuta di discutere nel merito di una proposta unitaria dell’opposizione. Presenta un emendamento soppressivo, dimostrando un cinismo politico mai visto, salva i suoi potenti, e dice no di no a tre milioni di lavoratori poveri. Daremo battaglia in commissione e poi in aula il 28 luglio». Gli fanno eco Francesco Boccia, che parla di una «destra italiana è contro la dignità del lavoro e contro i poveri» e Antonio Misiani. Quest’ultimo attacca: «La destra ha gettato la maschera. Nessuna contro proposta, nessuna ricerca di un punto di incontro con le opposizioni. Un no puro e semplice. Pregiudiziale. Ideologico. Uno schiaffo in faccia a tre milioni di lavoratrici e lavoratori sottopagati e sfruttati».
Conte: «Meloni e la maggioranza sono convinti di avere avuto con le elezioni il mandato politico di insultare gli italiani»
Il leader M5s, Giuseppe Conte, risponde: «Carovita? Lavoro sottopagato? Buste paga indegne? Ecco la risposta del governo: un emendamento confezionato in fretta e furia per sopprimere la nostra proposta sul salario minimo legale che darebbe a milioni di cittadini il diritto a una paga dignitosa». Per l’ex premier «Meloni e la maggioranza sono convinti di avere avuto con le elezioni il mandato politico di insultare gli italiani».