Daily Archives: 2 Settembre 2023

L’amore è eterno finché dura stasera su Rete 4: trama, cast e curiosità

Stasera 2 settembre 2023 andrà in onda sul canale Rai 2 alle ore 21.25 il film L’amore è eterno finché dura. Si tratta di una commedia diretta da Carlo Verdone che ha scritto anche la sceneggiatura in collaborazione con Francesca Marciano e Pasquale Plastino. Nel cast, oltre al già citato Verdone, ci sono Laura Morante, Stefania Rocca, Antonio Catania e Rodolfo Corsato.

L'amore è eterno finché dura stasera su Rete 4, ecco trama, cast e curiosità sulla commedia di Carlo Verdone.
La locandina del film (Twitter).

L’amore è eterno finché dura, trama e cast del film in onda stasera 2 settembre 2023 su Rai 2

La trama racconta la storia di Gilberto Mercuri (Carlo Verdone), un ottico di circa 50 anni che è sposato da 20 anni con l’analista Tiziana (Laura Morante). La coppia ha anche una figlia, Marta (Lucia Ceracchi), che sta vivendo la sua fase adolescenziale. Tutto sembra essere tranquillo per la famiglia, ma una sera a casa di Gilberto si presentano i carabinieri che lo invitano il giorno dopo a recarsi in caserma per fornire dettagli su un’indagine.

Questo evento dà una scossa al rapporto tra Gilberto e la moglie e tale relazione si incrina quando i due scoprono in cosa consiste l’indagine dei carabinieri: le forze dell’ordine stanno indagando su Stella (Gabriella Pession), una ragazza che Gilberto ha conosciuto a uno speed date e che ora risulta scomparsa. Tiziana scopre quindi in questo modo i tradimenti del marito e lo caccia di casa. Gilberto si rifugia dal socio Andrea (Rodolfo Corsato) ma poi scopre che anche la moglie lo tradisce con il suo insegnante di tennis Guido (Antonio Catania). A quel punto, salvare il matrimonio sembra impossibile per lui ma le cose potrebbero cambiare da un momento all’altro.

L’amore è eterno finché dura, 5 curiosità sul film 

L’amore è eterno finché dura, i premi e le nomination della pellicola 

Nel 2004 la pellicola venne candidata a due David di Donatello nelle categorie Miglior attore protagonista a Carlo Verdone e Miglior fotografia. Tuttavia, il film non ne vinse nemmeno uno ma ha ottenuto un Nastro d’Argento nella categoria Miglior attrice protagonista a Laura Morante.

L’amore è eterno finché dura, le dichiarazioni del compositore

La colonna sonora del film è stata composta da Fabio Liberatori, un compositore che in passato ha collaborato più volte con Carlo Verdone. Per questo lungometraggio l’esperto ha affermato di aver avuto maggiore libertà per sperimentare con i suoni e creare melodie diverse rispetto alle opere precedenti di Verdone.

L’amore è eterno finché dura, un omaggio a un grande artista

A un certo punto, in una scena, si vede il frammento di un concerto dell’artista Joe Cocker. In altre scene, poi, si notano alcuni dischi vinili di band che Verdone ama come Wheels of Fire dei Cream.

L’amore è eterno finché dura, le tante modifiche della sceneggiatura

Carlo Verdone, noto per la sua pignoleria, ha rivelato che ha realizzato ben 13 versioni della sceneggiatura per questo film. Inoltre, nonostante le continue modifiche, alcune battute e determinati dialoghi sono stati improvvisati durante le riprese.

L'amore è eterno finché dura stasera su Rete 4, ecco trama, cast e curiosità sulla commedia di Carlo Verdone.
Laura Morante in una scena del film (Twitter).

L’amore è eterno finché dura, Laura Morante voleva rifiutare il suo ruolo

Inizialmente, Laura Morante aveva incontrato Carlo Verdone in una vineria ma il primo approccio era stato traumatico per entrambi. Verdone si sentiva osservato e la Morante non aveva capito bene il suo personaggio, considerandolo fin troppo cinico. Per questa ragione, l’attrice voleva rifiutare il ruolo che le era stato proposto. Tuttavia, dopo aver letto la sceneggiatura le cose cambiarono e il clima tra i due si distese.

Cento giorni a Palermo stasera su Rai 3: trama, cast e curiosità

Stasera 2 settembre 2023 andrà in onda su Rai 3 il film Cento giorni a Palermo. Il regista è Giuseppe Ferrara mentre la sceneggiatura è stata scritta da Giorgio Arlorio, Piero Anchisi, Giuseppe Tornatore, Riccardo Iacone, William Laurent, Giuseppe Marrazzo e dallo stesso Giuseppe Ferrara. Nel cast ci sono Lino Ventura, Giuliana De Sio, Stefano Satta Flores, Adalberto Maria Merli e Lino Troisi.

Stasera andrà in onda il film Cento giorni a Palermo sul canale Rai 3, ecco tutte le informazioni su questa pellicola.
Una scena della pellicola (Twitter).

Cento giorni a Palermo, trama e cast del film in onda stasera 2 settembre 2023 su Rai 3

La trama racconta la storia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (Lino Ventura) che viene nominato prefetto della città di Palermo. Il generale ha un obiettivo ben preciso, ridurre e contrastare le azioni della mafia che domina il territorio e il capoluogo siciliano. Dalla Chiesa cerca quindi in ogni modo di fermare le stragi che stanno avvenendo una dopo l’altra nella città, come quella del sindacalista Pio La Torre (Lino Troisi). Dalla Chiesa è un veterano della Seconda Guerra mondiale, è molto attaccato all’ideale dello Stato e vuole far rispettare la legge in questa parte del territorio italiano.

Non a caso, i suoi piani sembrano funzionare in un primo momento e il generale sembra essere realmente la persona adatta per eliminare l’influenza della mafia sul territorio. Ma Cosa Nostra è un avversario difficile da sconfiggere, e Dalla Chiesa si renderà presto conto che potrà affidarsi soltanto a pochi collaboratori come il Capitano Fontana (Stefano Satta Flores) e la moglie Emanuela Setti Carraro (Giuliana De Sio).

Cento giorni a Palermo, 5 curiosità sul film 

Cento giorni a Palermo, un doppio ruolo per un attore del cast

L’attore Adalberto Maria Merli in questo film interpreta un doppio ruolo. Ha infatti una parte nel cast e si è occupato anche di doppiare il Lino Ventura. La voce che si sente del protagonista, dunque, non è di Ventura ma di Maria Merli.

Cento giorni a Palermo, il film ispirato a fatti realmente accaduti

La pellicola si ispira a fatti realmente accaduti nel 1982, quando il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa venne nominato prefetto di Palermo. Il suo obiettivo era quello di contrastare la mafia ma il 3 settembre venne ucciso in una sparatoria, in quella che viene ricordata come la strage di via Carini. In quell’occasione morirono anche la moglie del generale Emanuela Setti Carraro e il poliziotto Domenico Russo.

Stasera andrà in onda il film Cento giorni a Palermo sul canale Rai 3, ecco tutte le informazioni su questa pellicola.
I protagonisti del film (Twitter).

Cento giorni a Palermo, l’ultimo ruolo per un attore famoso

Questo è stato l’ultimo ruolo per l’attore Stefano Satta Flores. Un anno dopo la fine delle riprese, infatti, l’attore morì a causa di una grave forma di leucemia.

Cento giorni a Palermo, le candidature per il film

Il film ha ottenuto diverse candidature per i principali premi italiani. Ebbe infatti una nomination ai David di Donatello nella categoria Miglior attore non protagonista a Stefano Satta Flores e una nomination ai Nastri d’Argento per la Miglior attrice protagonista a Giuliana De Sio. Tuttavia, non vinse alcun premio.

Cento giorni a Palermo, il penultimo film per Lino Ventura

Questo è stato il penultimo film per Lino Ventura. Dopo quest’opera l’attore ha recitato soltanto nel lungometraggio Il 7° Bersaglio. In questa pellicola Ventura appare anche nei panni di un mafioso, facendo una breve comparsa.

Neonata trovata morta in culla con scottature ed ecchimosi: indagini in corso

È giallo sul caso di una neonata di circa un mese e mezzo trovata morta dai genitori nella culla. I fatti sono avvenuti in un’abitazione di Santa Maria a Vico, nel Casertano, nella mattina di sabato 2 settembre 2023.  I carabinieri, intervenuti sul posto in seguito alla richiesta dei sanitari del 118, hanno constatato che sul corpicino della neonata erano presenti scottature ed ecchimosi varie.

Disposta l’autopsia

Il magistrato della Procura di Santa Maria Capua Vetere ha aperto un fascicolo e disposto l’autopsia, che dovrebbe tenersi nella giornata di lunedì 4 settembre all’ospedale di Caserta. I militari della Compagnia di Maddaloni hanno inoltre ascoltato i genitori della piccola, la cui versione dei fatti sarà oggetto di verifiche. Proprio per capire cosa è accaduto, hanno anche sequestrato i cellulari dei due familiari.

Ginnastica dinamica militare italiana: cos’è, chi l’ha creata e le accuse di fascismo

Da alcune settimane la Ginnastica dinamica militare italiana, una forma di allenamento a corpo libero di radice marziale, è tornata a essere protagonista di spot sui canali Mediaset. Simile al crossfit, si tratta di un allenamento certificato e con un vero e proprio copyright che è in capo alla Gdm Italia Srl, società di Brescia in cui nel 2013 ha preso il via la storia di questa disciplina che molto dice del milieu socio-culturale in cui è nata.

Una ginnastica ispirata alla preparazione militare

Il fondatore è Matteo Sainaghi, fisioterapista, che nel 2014 ha depositato il marchio della società e, a quanto si apprende dalle informazioni disponibili sulla Gdmi, ha studiato a lungo i protocolli di allenamento degli atleti degli Anni 70, con il supporto del dottor Mario Tagliaferro, specializzato in ortopedia e medicina dello sport, per creare un sistema di allenamento ispirato alla concezione della ginnastica come preparazione militare. Il sito della società non ne fa certo mistero, affermando di pescare a piene mani dallo «spirito e corpo delle dinamiche di appartenenza militare in quanto le esercitazioni proposte vengono date in forma di comando, un metodo atto a forzare con la dovuta aggressivita? le barriere resistenti psico-culturali che sono alla base dei processi di adattamento alla sedentarieta? e alla disapplicazione fisico sportiva». I punti di riferimento sono gli olimpionici Piero Mennea e Sara Simeoni che Sainaghi riconosce come i “genitori” della moderna Ginnastica dinamica militare italiana con i loro metodi di allenamento intensivi.

Contro la sedentarietà di oggi e contro il comfort delle palestre

Ampi spazi, allenamenti in gruppi numerosi, esercizi a corpo libero ad alta intensità, comandi urlati come ordini militari, inno nazionale alla fine di ogni sessione: il militarismo è insito nei programmi di allenamento della Gdmi. Il punto di partenza di questa disciplina è chiaro: la società moderna sta creando incentivi alla sedentarizzazione che vanno combattuti con un metodo di allenamento dichiaratamente ostile a ogni tipo di comfort. Associato, tra le altre cose, anche alle palestre contemporanee. Sainaghi lo scriveva nel 2019 in una riflessione: «Negli ultimi 50 anni, abbiamo visto come la fisicità abbia perso di pertinenza nelle attività umane, e come la tecnologia sia vicariante ormai in molte attività che un tempo erano sostenute a braccia. Questo ha fatto nascere in compensazione strutture per l’esercizio fisico come le palestre, e centri fitness o sport che via via si sono arricchiti attrezzature e marchingegni nella speranza di far esercitare gambe e braccia di un uomo che non le utilizza più come un tempo». L’unione tra fisicità in declino e attenzione all’intelletto porterebbe, secondo questa teoria, a situazioni estreme: «Arrivare a dire che tra 1000 anni avremo testa grossa e arti inconsistenti non è infondato».

Trecentosessanta centri in Italia e 37 mila iscritti: i numeri della Gdmi

Un tipo di allenamento, questo, che secondo i suoi promotori starebbe riscontrando un crescente successo: la rete della Gdmi, come si legge sul sito, conta 360 centri diffusi in tutta Italia e 37 mila iscritti. La società-capo è attiva dal 2014 e secondo il registro delle imprese di Brescia fatturava prima della pandemia 868 mila euro stando al bilancio 2019. Complice il Covid-19, le entrate sono scese nel biennio successivo: 463 mila euro nel 2020 e 591 mila nel 2021. Sarà interessante avere a disposizione i dati sul 2022 che non appaiono ancora, mentre l’associazione sui suoi canali social rivendica nuove aperture di centri e una rinnovata diffusione della disciplina.

Le polemiche in Toscana per il coinvolgimento delle scuole

È evidente il richiamo di questo metodo di allenamento a una concezione “retrò” della ginnastica. Un istruttore di Gdmi, negli anni scorsi, sosteneva che «risvegliare il guerriero»  dentro ogni iscritto era l’obiettivo primario della disciplina. In passato, lo sbarco della Gdmi in alcune città aveva creato polemiche perché associata inevitabilmente alla concezione della formazione ginnica fascista. E non a caso le tensioni maggiori si sono verificate quando corsi di Gdmi, riconosciuti dal Coni, sono entrati nelle scuole. «Si diffondono sempre di più le presentazioni nelle scuole per l’orientamento ai percorsi post-scolastici da parte di Forze Armate, al pari delle Università statali e (purtroppo) private», hanno scritto a fine maggio i Cobas in un comunicato contro la promozione della “cultura di guerra” in Italia, in cui veniva citata proprio «la diffusione e promozione della cosiddetta Ginnastica Dinamica Militare, svolta nelle palestre scolastiche di alcune regioni». Tre i casi segnalati in Toscana. A fine aprile la scuola secondaria di primo grado Pier Cironi di Prato aveva ospitato un corso interno di Gdmi contestato duramente da due associazioni locali, il Comitato 25 Aprile e Priorità alla Scuola di Prato. A Pisa, la lista civica Una città in comune, area centrosinistra, aveva contestato un evento di Gdmi all’Istituto comprensivo Fucini del settembre precedente. Lo stesso è accaduto a Livorno, per una volta d’accordo con Pisa. E a ottobre a Firenze, dove un evento di Gdmi ha coinvolto gli impianti di Sassetti-Peruzzi, Vittorino Da Feltre e Palarcobaleno, suscitando addirittura un’interrogazione delle civiche di sinistra al sindaco Dario Nardella per la presunta ideologizzazione dell’addestramento ginnico-militare. Sainaghi dal canto suo ha sempre negato la politicizzazione della disciplina e la vicinanza alla “cultura fascista”. Ma che la destra sia – indubbiamente – più sensibile a una tale visione dello sport e a una mentalità aggressiva e militaresca lo testimoniano diverse iniziative ibride tra vita giovanile e cultura militare nate in passato. Il cui caso più noto è la “mini-naja” introdotta, senza grandi successi concreti, da Ignazio La Russa negli anni in cui rivestiva la carica di ministro della Difesa (2008-2011).

Il successo della disciplina nelle Marche, laboratorio della destra meloniana

Se la Gdmi è stata ostacolata in Toscana, nelle vicine Marche – laboratorio dell’Italia meloniana – ha invece trovato terreno fertile. Ad Ascoli Piceno, città che non solo è capitale culturale della Gdmi, in quanto ha dato i natali a Carlo Vittori, storico allenatore di Mennea, ma è anche epicentro della destra nella regione, è presente un’attiva e dinamica sezione. E sempre nelle Marche governate dal 2020 da Francesco Acquaroli, esponente di Fratelli d’Italia, nel 2022 dopo l’incontro nazionale di Gdmi tenutosi a Grottammare, nel Piceno, la direzione Ginnastica Dinamica Militare Italiana ha siglato un patto con la Regione per contribuire, attraverso le sue scuole e le sue palestre, alla diffusione della sana promozione dell’attività fisica. A siglare il patto, in nome della maggioranza, il consigliere di Fdi e ex deputato Carlo Ciccoli. Sebbene la Gdmi non abbia una dichiarata collocazione politica, l’area che finora l’ha incentivata con accordi espliciti è chiara. E non potrebbe esserci tempo migliore dell’era Meloni per espandere la popolarità di questa disciplina a 10 anni dalla sua ideazione.

Bebe Vio vince in Coppa del mondo a Busan: quarto oro su quattro gare

Bebe Vio è tornata. La campionessa azzurra ha vinto la tappa di Coppa del mondo di scherma paralimpica a Busan, in Corea del sud. È il quarto oro consecutivo (su altrettante prove) da quando ha ripreso a gareggiare a marzo 2023, in cui è arrivato il successo a Pisa, seguito da quelli di Nimes a maggio e Varsavia a luglio.

L’atleta punta ai Mondiali di Terni

Nella finale a squadre ai Giochi di Tokyo, l’azzurra si era sublussata il gomito e da allora è stata ferma per quasi due anni. Un’assenza dalle gare che l’aveva fatta crollare nel ranking mondiale. Con questi quattro ori è tornata tra le prime cinque del mondo. Il prossimo appuntamento è con i Mondiali in programma a Terni dal 3 all’8 ottobre 2023. A Busan sono arrivate anche le medaglie di Andrea Mogos, argento nel fioretto categoria A, Edoardo Giordan argento nella sciabola categoria A e Matteo Dei Rossi bronzo sciabola categoria A.

Bebe Vio vince in Coppa del Mondo a Busan: quarto oro su quattro gare
Bebe Vio (Imagoeconomica).

«Sono super felice per questa vittoria, ma lo sono ancora di più per le tante medaglie che abbiamo vinto oggi», ha commentato Bebe Vio all’Ansa. «E tra un mese esatto ci saranno i Mondiali a Terni, non vedo l’ora».

Favino: «Attori stranieri che interpretano italiani? È appropriazione culturale»

Pierfrancesco Favino non ci sta e alla Mostra del Cinema di Venezia sbotta chiedendo a ciascuno di fare la propria parte, «fare sistema». La sua battaglia riguarda il modo in cui il cinema straniero guarda all’Italia in tema di stereotipi (storia vecchissima di pizza e mandolino) ma anche di interpretazioni. I ruoli di personaggi italiani nei film dovrebbero essere affidati ad attori italiani, ha sostenuto, mentre sempre più spesso accade che siano gli americani a ricoprirli. Tra i casi più recenti ha citato House of Gucci di Ridley Scott, dove i panni della famiglia fiorentina sono vestiti da interpreti statunitensi, e Ferrari di Michael Mann, presentato proprio alla kermesse veneziana. In entrambe le pellicole tra i protagonisti c’è Adam Driver, rispettivamente nei panni di Maurizio Gucci ed Enzo Ferrari.

Favino: «Attori stranieri che interpretano italiani? È appropriazione culturale»
Adam Driver (Getty).

L’accusa: «Attori stranieri lontani dai protagonisti reali delle storie italiane»

«I Gucci avevano l’accento del New Jersey, non lo sapevate?», ha affermato ironico Favino a margine dell’incontro per Adagio di Stefano Sollima. «C’è un tema di appropriazione culturale, non si capisce perché non io ma attori di questo livello – ha detto rivolto ai colleghi nel film Toni Servillo, Adriano Giannini, Valerio Mastandrea – non sono coinvolti in questo genere di film che invece affidano ad attori stranieri lontani dai protagonisti reali delle storie, a cominciare dall’accento esotico». E ancora: «Se un cubano non può fare un messicano, perché un americano può fare un italiano? Solo da noi. Ferrari in altre epoche lo avrebbe fatto Gassman, oggi invece lo fa Driver e nessuno dice nulla. Mi sembra un atteggiamento di disprezzo nei confronti del sistema italiano, se le leggi comuni sono queste allora partecipiamo anche noi».

 

 

Atletica, Marcell Jacobs settimo nei 100 metri in Cina: vince Coleman

Il campione olimpico Marcell Jacobs ha corso in 10.05 nei 100 metri al meeting della Wanda Diamond League a Xiamen, in Cina, pareggiando il primato stagionale ottenuto in semifinale ai Mondiali di Budapest. Al traguardo l’azzurro ha chiuso settimo nella gara vinta dall’ex iridato statunitense Christian Coleman, che ha eguagliato la migliore prestazione mondiale dell’anno con 9.83 davanti al 9.85 del sorprendente giamaicano Kishane Thompson. Terzo Fred Kerley in 9.96. Quarto e quinto gli statunitensi Brandon Carnes (10.01) e Marcin Bracy-Williams (10.02), sesto il vecchio leone giamaicano Yohan Blake (10.04). Ottavo il cinese Xie Zhenye (10.12), nono il giamaicano Rohan Watson (10.18), mentre Ackeem Blake si è infortunato uscendo dai blocchi.

Ustica, Meloni: «Oltre alle sue deduzioni, Amato metta a disposizione eventuali elementi»

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha commentato le dichiarazioni rilasciate dall’ex premier Giuliano Amato a La Repubblica in merito alla strage di Ustica. In particolare, il politico ha sostenuto che il Dc9 precipitato nel Tirreno meridionale venne colpito da un missile sganciato dalla Francia che voleva colpire l’aereo in cui viaggiava il leader libico Gheddafi – il quale riuscì a salvarsi perché avvertito da Bettino Craxi. Parole che l’inquilina di Palazzo Chigi ha definito «importanti e meritevoli di attenzione».

Meloni: «Amato fornisca elementi per tornare, eventualmente, sulle conclusioni della magistratura»

Tramite una nota pubblicata sui suoi canali social, Meloni si è spinta oltre chiedendo ad Amato «se, oltre alle deduzioni, sia in possesso di elementi che permettano di tornare sulle conclusioni della magistratura e del Parlamento». E di metterli eventualmente a disposizione, perché il governo possa compiere tutti i passi eventuali e conseguenti. «Nessun atto riguardante la tragedia del 27 giugno 1980 è coperto da segreto di Stato», ha aggiunto.

Anche Giovanni Donzelli, vice presidente del Copasir e responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia, ha detto la sua sulle dichiarazioni dell’ex premier: «Ha fatto affermazioni importanti. Noi da sempre chiediamo la desecretazione di tutte le pagine non chiare di quegli anni. Ci chiediamo perché oggi dica queste cose, lo spiegherà per bene e spiegherà anche perché in passato ha detto l’opposto». Più cauto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha giudicato quella di Amato «un’intervista fatta da un privato cittadino» e secondo cui occorre attenersi alle sentenze pronunciate dalla magistratura.

No comment dall’Eliseo

Intanto dalla Francia, a cui lo stesso ex presidente ha chiesto di porgere delle scuse all’Italia, tutto tace. «Non abbiamo commenti da fare», ha risposto il servizio stampa dell’Eliseo alla richiesta di un commento all’intervista.

India, dalla Luna al Pil è il momento del gigante asiatico

È stato atteso per anni, profezia dopo profezia. All’alba degli Anni 2000 si parlava di “miracolo indiano” come pressoché imminente. Ci si aspettava che nel breve periodo il gigante asiatico risorgesse dalle ceneri del suo passato per imporsi come superpotenza globale. La realtà ha però visto la Cina spiccare il volo e l’India restare impantanata nelle sabbie mobili dei suoi gravi problemi strutturali, all’apparenza irrisolvibili. Adesso, con un po’ di ritardo sulla tabella di marcia, il momento dell’Elefante potrebbe finalmente essere arrivato. E il rinnovato successo coincide simbolicamente con la “passeggiata” sulla Luna realizzata dal rover Pragyan della missione Chandrayaan-3.

India, dalla Luna al Pil è il momento del gigante asiatico
Festeggiamenti per il successo dell’allunaggio di Chandrayaan-3 (Getty Images).

Dalla Luna all’atletica: i segnali della corsa indiana

L’India, quasi contro ogni pronostico, si è infatti iscritta al ristrettissimo club d’élite dei Paesi fin qui riusciti a raggiungere una simile impresa, assieme a Stati Uniti, Russia e Cina. Solo che lo ha fatto spendendo appena 74 milioni di dollari – un decimo della missione della Nasa Maven del 2013 – e diventando la prima potenza in assoluto ad allunare vicino al polo sud del nostro satellite. Ma l’impresa spaziale è solo la punta dell’iceberg. Ci sono tanti altri segnali di una potenziale stagione di successo in arrivo. In campo economico, i Ceo di decine di big tech e grandi aziende – da Alphabet Google a Ibm – hanno nazionalità indiana o sono comunque nati in India. Nello scacchiere geopolitico, Delhi sta inoltre assumendo un ruolo chiave, risultando sia un perno centrale della strategia statunitense nel contenimento alla Cina sia un membro di spicco del cosiddetto Sud del mondo. In altre parole, e dimostrando di saper maneggiare elevate dosi di pragmatismo, l’India fa parte del Quad così come dei Brics, a dimostrazione di come, prima o poi, le principali questioni mondiali potrebbero passare anche da Delhi. Persino nello sport si festeggia dalle parti di Rashtrapati Bhavan, sede della presidenza indiana. Ai campionati mondiali di atletica leggera di Budapest, Neeraj Chopra ha trionfato diventando il primo campione mondiale di giavellotto dell’India con un lancio di 88,17 metri.

India, dalla Luna al Pil è il momento del gigante asiatico
Neeraj Chopra oro nel giavellotto ai Mondiali di Budapest (Getty Images).

La carica di Ceo di origini indiane alla guida dei colossi tech (e non solo)

In Asia è fin troppo comune ascoltare i “ruggiti delle Tigri”, Paesi in ascesa grazie a un rapido percorso di sviluppo. Da Taiwan alla Corea del Sud, fino al Giappone, tante nazioni hanno raggiunto il successo partendo da situazioni drammatiche. E ora potrebbe essere arrivato il momento dell’India. Delhi dovrà però prima gettare solide fondamenta sulle quali edificare il proprio miracolo. Il premier indiano Narendra Modi sarà chiamato, ad esempio, a trattenere i cervelli del Paese, tentati dalle sirene statunitensi della Silicon Valley, e, se possibile, a richiamare in patria chi ha accumulato esperienza all’estero. Per la cronaca, l’elenco di questi ultimi è impressionante. Pichai Sundararajan è Ceo di Alphabet Google, Satya Nadella di Microsoft, Neal Mohan di YouTube, Shantanu Narayen di Adobe, Arvind Krishna di Ibm, Vasant “Vas” Narasimhan di Novartis, Anjali Sud di Vimeo. Persino Starbucks è gestita da mani indiane, il Ceo è Laxman Narasimhan, così come Chanel guidata da Miss Leena Nair. Per non parlare di OnlyFans con Amrapali Gan. E la lista potrebbe continuare ancora. Se fin qui l’India ha offerto tante menti brillanti ad aziende e multinazionali straniere, e ben poco ha raccolto per il proprio sviluppo, questo lo si deve ad almeno tre fattori. Il primo chiama in causa l’inefficiente burocrazia, unita a un sistema politico lento e farraginoso. In secondo luogo va considerato che l’intero Paese è caratterizzato da enormi squilibri macro e micro economici, con un abisso evidente tra le grandi città e le aree rurali, in termini infrastrutturali ma anche di istruzione. Si arriva così al terzo punto critico: le spaccature religiose e culturali che in più frangenti hanno dato vita a violenze deprecabili da parte della maggioranza nazionalista indù contro le minoranze musulmane e cristiane.

India, dalla Luna al Pil è il momento del gigante asiatico
Pichai Sundarajan, Ceo di Google e Alphabet (Getty Images).

Una crescita che sembra non conoscere freni

La Banca Mondiale – guidata tra l’altro dall’indiano naturalizzato statunitense Ajay Banga, ex presidente Exor ha recentemente evidenziato come l’India con un Pil nel 2022 cresciuto del 7 per cento sia «meglio posizionata per navigare con venti globali contrari rispetto ad altre grandi economie emergenti». Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale quella indiana sarà l’economia in più rapida crescita al mondo nel 2023. Il suo Pil dovrebbe espandersi del 6,1 per cento, ben al di sopra della media dei mercati emergenti al 4 per cento, e cinque volte la media del mondo industrializzato ferma all’1,2 per cento. E nel 2024 toccare un +6,4 per cento. Per dare un’idea se la Cina nel 2023 conferma una crescita del Pil del 5,2 per cento, già nel 2024 si contrarrà intorno al 4,5. Last but not least, la popolazione indiana (che si sta avvicinando a 1,428 miliardi e presto supererà quella cinese) è formata per circa il 40 per cento da under 25. Si tratta di una risorsa preziosa in un mondo che invecchia. Modi si trova dunque a operare in un terreno favorevole. Non dovrà compiere errori e, allo stesso tempo, sarà chiamato a rendere l’India attraente. Agli occhi del mondo e degli investitori stranieri.

In mezz’ora di Monica Maggioni parte col botto: ospite Mario Draghi

Se verrà confermata la sua presenza, l’inizio sarà col botto. Salvo ripensamenti, è infatti Mario Draghi il primo ospite di In mezz’ora, che dopo l’addio di Lucia Annunziata (prossima candidata del Partito democratico alle Europee) nella nuova stagione sarà presentato da Monica Maggioni, inviata di guerra, ex presidente della Rai e direttrice del tg della rete ammiraglia proprio nel periodo in cui l’ex governatore della Banca centrale europea stava a Palazzo Chigi.

In mezz’ora di Monica Maggioni parte col botto: ospite Mario Draghi
Monica Maggioni, nuova conduttrice di In mezz’ora (Imagoeconomica).

Un bel colpo, indubbiamente, anche perché, salvo qualche sporadico intervento in simposi istituzionali e universitari, l’ex premier sin qui è rimasto rigorosamente sottotraccia. Anche per evitare le voci che ci fosse un “partito” di Draghi all’opera per favorire il suo ritorno sulla scena politica. Il nuovo In mezz’ora, uno degli appuntamenti di punta dell’informazione della terza rete, verrà presentato martedì 5 settembre a viale Mazzini. La prima – e questo punto attesissima – puntata va in onda domenica 10 settembre alle 14.35.

Spalletti, le prime parole da ct della Nazionale: «Vivo un sogno. Clausola col Napoli? Avvocati al lavoro»

Luciano Spalletti, che ha ufficialmente iniziato venerdì 1 settembre 2023 la sua avventura da ct della Nazionale con le prime convocazioni, ha tenuto una conferenza stampa di presentazione accanto al presidente federale Gabriele Gravina. Dopo aver osservato un minuto di silenzio in memoria dell’incidente di Brandizzo consumatosi pochi giorni prima – in cui hanno perso la vita cinque operai -, non ha nascosto «l’emozione indescrivibile» e la «grandissima responsabilità» che accompagnano l’accettazione del nuovo ruolo.

«Col Napoli ho preso la decisione giusta»

«Grazie alla Federazione e al presidente Gravina per avermi dato questo incarico», ha esordito davanti ai giornalisti. «Spero di far rinascere quel sogno di poter portare con orgoglio la bandiera italiana a festeggiare a tutte le migliaia di bambini che guardano la Nazionale». A chi gli ha chiesto quanto ci ha messo ad accettare il compito, ha risposto di essere stato «felicissimo già dalla prima chiamata ricevuta». Poi il capitolo addio al Napoli e clausola di non concorrenzialità di De Laurentiis: «La città, i tifosi e la squadra sono stati qualcosa di travolgente, più di quanto uno possa aspettarsi. Ho un ricordo bellissimo, ma per quanto riguarda la clausola niente mi farà retrocedere dal pensiero di aver preso la decisione corretta. Ci sono delle cose da mettere a posto, stanno lavorando gli avvocati e spero si arrivi il più velocemente possibile alla migliore soluzione per entrambe le parti».

Sulle convocazioni: «Non voglio avere un numero esagerato di giocatori»

Spalletti ha continuato spiegando come vuole impostare la nuova esperienza con la Nazionale: «Cerco la felicità, è questo ciò di cui abbiamo tutti bisogno. Non riesco di solito a essere felice da solo, o per qualcosa che riguarda me stesso. La mia felicità riflette verso gli altri, se la gente intorno a me non è felice non riesco neanch’io. Napoli e i napoletani sono stati la mia felicità. Questa cosa è da chiarire subito coi calciatori, perché loro devono essere felici di vestire questa maglia e solo così possono dare il meglio in campo». Infine il criterio delle convocazioni: «Dobbiamo giocare due partite fondamentali e quindi ci serve spessore internazionale ed esperienza. Non voglio avere un numero esagerato di giocatori perché poi dispiacerà dover mandare qualcuno in tribuna. In questo momento è fondamentale guardare il minutaggio, perché è diverso adesso rispetto a dicembre. Verratti e Jorginho non li ho chiamati perché non avendo mai giocato è impensabile convocarli. Non conta il nome, ma il comportamento e quello che accade».

Lago d’Iseo, cade dalla barca per una manovra azzardata: 20enne dispersa

I sommozzatori dei vigili del fuoco stanno ancora cercando una turista tedesca di 20 anni caduta da una barca e dispersa da venerdì 1 settembre 2023 nel lago d’Iseo. La ricostruzione dell’accaduto si concentra sull’ipotesi di un incidente. In un primo momento era stato ipotizzato che la ragazza si fosse tuffata volontariamente per fare un bagno, ma nelle ore successive è emerso che una delle altre ragazze che erano sull’imbarcazione avrebbe preso i comandi accelerando all’improvviso e causando la caduta della 20enne in acqua. I carabinieri hanno denunciato la giovane – 23 anni, anche lei di nazionalità tedesca – che ha effettuato la manovra. Il pm di turno Giovanni Tedeschi sta valutando le ipotesi di reato. La ragazza si trovava con alcuni coetanei tedeschi sulla barca e tutti, secondo quanto è stato riferito, avevano bevuto, tranne il figlio del proprietario a cui era stata affidata l’imbarcazione. La ventenne pare si sia posizionata a prua, dove c’è pochissimo spazio per sostare. Dopo la caduta in acqua, non è più riemersa e gli amici hanno lanciato l’allarme. L’episodio è avvenuto nelle acque all’altezza di Pisogne.

 

Giulia Tramontano, nei messaggi i tentativi di Impagnatiello di avvelenarla

A distanza di oltre tre mesi emergono nuovi dettagli sull’omicidio di Giulia Tramontano, la ragazza di 29 anni incinta al settimo mese uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello il 27 maggio 2023. Dopo che l‘autopsia ha rilevato tracce di veleno per topi nel sangue della vittima e nei capelli del feto che portava in grembo, si fa sempre più strada l’ipotesi che il killer stesse cercando di avvelenare Giulia da almeno dicembre. Un mese dopo aver scoperto di essere incinta, a fine 2022, la ragazza si lamentò infatti con la madre del sapore dell’acqua: «Quella che abbiamo preso puzza terribilmente di ammoniaca». Proprio nello stesso periodo l’uomo avrebbe fatto delle ricerche in internet sugli effetti e i dosaggi del topicida per uccidere una persona.

L’uomo aveva acquistato una bottiglia di cloroformio con un account falso

Secondo quanto riportato da Repubblica, la sera del 16 febbraio Alessandro avrebbe ordinato col cellulare una bottiglia da un litro di cloroformio stabilizzato con amilene. Per non destare sospetti, non mise il suo nome ma quello falso di Andrea Valdi (utilizzando un’e-mail creata apposta), lasciando però come indirizzo quello del suo appartamento di Senago (Milano) e saldando i 23 euro (più spese) con il suo account Paypal. Impagnatiello ritirò poi il pacco alla Gls di Paderno Dugnano, anche perché il corriere non aveva trovato alcun Andrea all’indirizzo segnato. Secondo gli inquirenti, il killer pensava a quella sostanza almeno dal 5 febbraio, da quando cioè Giulia gli aveva comunicato che non avrebbe abortito nonostante avesse scoperto il tradimento.

Emerso un incremento delle somministrazioni di veleno nel mese e mezzo prima dell’omicidio

Sempre Repubblica riporta che quel cloroformio, sequestrato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, sarebbe stato utilizzato almeno una volta. Ed era probabilmente in circolo nel corpo di Giulia quando il 20 maggio lei scrisse a un’amica di aver dormito male e sentirsi come drogata. Sette giorni dopo, Impagnatiello l’avrebbe uccisa con 37 coltellate. Dalle analisi sarebbe anche emerso un «incremento» delle somministrazioni delle dosi di veleno per topi «nell’ultimo mese e mezzo» prima dell’omicidio.

 

Traffico intenso per il controesodo ma senza criticità

Traffico intenso ma al momento senza particolari disagi sugli oltre 32 mila chilometri di rete stradale e autostradale gestiti da Anas, società del Polo Infrastrutture del Gruppo Fs. Il fine settimana di controesodo, contrassegnato dal bollino rosso, è caratterizzato dagli spostamenti di breve, media e lunga percorrenza, con circolazione sostenuta dalle località di mare, di montagna e dai valichi di confine in direzione in direzione dei centri urbani.

Sospesi gli oltre 800 cantieri

In Basilicata permane la chiusura, in via precauzionale, della strada statale 18 Tirrena Inferiore a Maratea (Potenza) dove, nel tardo pomeriggio di venerdì 1 settembre 2023 il sistema di monitoraggio geotecnico di versante ha segnalato alcune anomalie. «Il personale Anas è al lavoro per consentire la riapertura del tratto per le 11:00 di sabato 2 settembre», ha riferito la società. Si ricorda inoltre che, per agevolare la circolazione nell’intero periodo delle partenze e dei rientri, anche nel primo weekend di settembre restano sospesi gli oltre 800 cantieri. Infine, nella giornata di domenica 3 settembre, al fine di agevolare i flussi di traffico sarà in vigore il divieto di transito ai mezzi pesanti dalle ore 7:00 alle ore 22:00.

Incendio a Roma, capannone in fiamme al Trullo: alta colonna di fumo sul quadrante Ovest

Paura a Roma, nel quartiere Trullo, dove nella mattinata di sabato 2 settembre 2023 è scoppiato un incendio. Le fiamme sarebbero partite dalla palestra New Era Academy situata in vicolo Monte della Capre per poi estendersi ad altre attività, tra cui diversi capannoni, e hanno sprigionato un’alta colonna di fumo visibile dal quadrante Ovest della città. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, tre squadre provenienti da Eur, Prati e La Rustica (per un totale di 12 uomini), con un’autobotte proveniente da Pomezia. Con loro anche i carabinieri della compagnia Eur e del nucleo radiomobile, ai quali spetterà indagare su quanto accaduto.

Chiuse le vie a ridosso della struttura

Questo quanto reso noto dai pompieri in una nota: «Il personale dei vigili del fuoco giunto sul posto con molte difficoltà sta cercando di contenere l’incendio ormai generalizzato, al fine di impedire che possa propagarsi alle abitazioni e locali adiacenti. Tutte le vie a ridosso della struttura sono state chiuse per permettere l’arrivo sul posto di tutti gli automezzi di soccorso. Sul posto le forze dell’ordine il 118 e le autobotti della Protezione Civile».

«Abbiamo sentito diverse esplosioni mentre le fiamme si alzavano», ha raccontato a RomaToday un residente. «Pensavamo si trattasse di un palazzo», ha aggiunto un altro testimone. Tante le immagini e i video condivisi sui gruppi Facebook di quartiere, dove numerosi cittadini hanno manifestato spavento e paura per la nuvola di fumo che si è sollevata in breve tempo.

Prezzi della benzina, ad agosto 2.424 controlli della Gdf: 1.439 violazioni

Nel mese di agosto, ma soprattutto nel periodo ferragostano e del controesodo estivo, la Guardia di finanza ha intensificato i controlli in materia di prezzi dei carburanti al consumo eseguendo 2.424 interventi e riscontrando irregolarità in 659 casi. I controlli sono stati effettuati in 171 distributori operanti sulle autostrade e 2.253 impianti attivi sulla restante rete stradale.

Le violazioni per mancata esposizione dei prezzi e inosservanza degli obblighi di comunicazione all’Osservaprezzi carburanti

Le attività di controllo della Gdf hanno portato alla contestazione di 1.439 violazioni, di cui 570 per mancata esposizione dei prezzi e/o difformità di quelli praticati rispetto a quelli indicati e 869 per inosservanza degli obblighi di comunicazione all’Osservaprezzi carburanti istituito presso il Ministero delle imprese e del made in Italy. Oltre al rispetto delle nuove regole sulla indicazione dei prezzi, le attività ispettive sono state anche indirizzate a verificare il corretto assolvimento degli obblighi fiscali, il regolare funzionamento dei sistemi di erogazione e la qualità del prodotto venduto, nonché ad acquisire elementi utili per accertare eventuali ipotesi di condotte lesive della libera concorrenza.

Incidente di Brandizzo, il tecnico indagato: «Ho schiantato la vita di cinque persone»

Non si dà pace Antonio Massa, l’addetto Rfi al cantiere in cui lavoravano le cinque vittime dell’incidente di Brandizzo ora indagato dalla magistratura insieme al capocantiere della Sigifer Andrea Girardin Gibin. Per entrambi l’accusa è di disastro ferroviario e omicidio plurimo con dolo eventuale. «Ho schiantato cinque vite, penso solo a quei ragazzi», ha detto ai suoi Massa che quella notte avrebbe anticipato verbalmente il permesso di aprire il cantiere agli operai dell’azienda piemontese.

Massa pensava che il treno fosse già passato

«Pensavo che il treno fosse già passato», ha spiegato agli inquirenti secondo quanto riportato da La Stampa. «Ma lei l’ha visto passare?», gli ha chiesto il magistrato. «No, non l’ho visto direttamente». Il motivo per cui si era convinto che il convoglio avesse già attraversato Brandizzo è negli orari: 20 fatali minuti di ritardo. Per la procuratrice capo di Ivrea Gabriella Viglione, «dalle prime indagini sono emerse gravi violazioni della procedura di sicurezza al momento dell’incidente». Di qui la decisione di scandagliare la posizione del tecnico di Rete Ferroviaria Italiana, per capire se avrebbe dovuto aspettare l’ok del dirigente di Chivasso delle Ferrovie per far partire i lavori sui binari. I due erano al telefono proprio mentre è avvenuto il disastro e la chiamata è stata interrotta dall’improvviso fragore dettato dallo schianto.

«Molto provato, è in condizioni terribili»

A raccontare il dramma che sta vivendo Massa ci hanno pensato colleghi e conoscenti. L’avvocato Andrea De Carlo, che assiste Trenitalia, ha così dichiarato: «Mi ha chiamato la sera stessa del disastro, era in condizioni terribili. Molto, molto provato. Oltre allo choc per aver assistito a una scena raccapricciante deve fare i conti anche con il peso psicologico di quella che magari avverte come responsabilità, tutta da vedere naturalmente». Chi lavora con lui non ci ha pensato due volte ad esprimergli solidarietà e vicinanza: «Anche ammettendo che avesse coscienza per gli altri operai, se fosse stato consapevole di ciò che sarebbe potuto accadere sarebbe rimasto anche lui sulla banchina col rischio di morire?». E ancora: «Ha 20 anni di esperienza sui binari, è uno scrupoloso, non può aver commesso un errore simile. Forse gli hanno dato una comunicazione sbagliata».

SACE apre le porte del Forum di Cernobbio alle PMI italiane

In occasione della 49esima edizione del Forum di Cernobbio, SACE apre per la prima volta le porte di Villa d’Este alle PMI, grazie alla partnership con The European House – Ambrosetti, con un hub interamente dedicato alle piccole e medie imprese e al loro ruolo strategico per il tessuto economico italiano. Durante il Forum, Alessandra Ricci, amministratore delegato di SACE, Alessandro Terzulli, chief economist di SACE, e Lorenzo Tavazzi, partner e responsabile dell’area Scenari e Intelligence e dello sviluppo internazionale di The European House – Ambrosetti, hanno presentato la ricerca Piccole, medie e più competitive: le PMI italiane alla prova dell’export tra transizione sostenibile e digitale realizzata dall’Ufficio Studi di SACE in collaborazione con The European House – Ambrosetti, con un focus sulle prospettive di sviluppo delle PMI di fronte alle sfide dei mercati internazionali. Lo studio rappresenta un approfondimento che valorizza le piccole e medie imprese e si inserisce perfettamente nel tema del Forum 2023: lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive.

L’importanza delle PMI nel tessuto produttivo italiano e i dati sull’export

Le PMI rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana e giocano un ruolo importantissimo sia in chiave economica sia in chiave sociale: le oltre 200 mila piccole e medie imprese italiane producono un giro di affari di oltre mille miliardi di euro, generano quasi il 40 per cento del valore aggiunto nazionale e impiegano 5,4 milioni di persone, pari a un terzo di tutti gli occupati. Le PMI sono fortemente interconnesse e sviluppano con il loro ecosistema forme di innovazione e collaborazione aperte per poter accedere a risorse strategiche (come conoscenza, tecnologia, finanza o competenze) per la loro crescita. Un network che fa della resilienza e della sostenibilità la chiave del proprio sviluppo. Il dinamismo del tessuto produttivo delle PMI, testimoniato dal forte incremento di produttività del lavoro registrato nel decennio 2010-2019 e che ha raggiunto livelli superiori a quella di Germania e Spagna, si è riflesso anche in un miglioramento della competitività sui mercati internazionali. Le PMI italiane, nel 2021 (ultimo dato disponibile), hanno esportato 219 miliardi di euro, pari a circa la metà dell’export complessivo, con una crescita media annua del 2,7 per cento tra il 2017 e il 2021, segnando un pieno recupero post-pandemico.

SACE apre le porte del Forum di Cernobbio alle PMI italiane
Esportazioni italiane in valore assoluto 2019 – 2026 (SACE).

Attualmente realizzano all’estero circa un terzo del proprio fatturato (ben 8 punti percentuali sopra alle tedesche) e contribuiscono al 48 per cento dell’export nazionale, rispetto al 20 per cento delle tedesche e delle francesi e al 34 per cento delle spagnole. Un trend che si rafforza anche in prospettiva: secondo le previsioni elaborate dall’Ufficio Studi di SACE, le esportazioni delle PMI italiane sono attese crescere nel 2023 del 6,2 per cento, del 4 per cento nel 2024 e del 3,2 per cento, in media, nel biennio successivo (2025-2026), quando supereranno i 300 miliardi di euro. Con riferimento ai mercati di destinazione, a guidare la crescita dell’export delle PMI italiane nel 2023 sarà l’Oriente: Medio Oriente, Asia orientale e centrale sono le aree per cui si prevedono i maggiori incrementi (rispettivamente +10,1 per cento, +9,2 per cento, +8,4 per cento), a fronte di tassi inferiori per l’Europa (+5,5 per cento) e per l’America settentrionale (+6,6 per cento) che rimangono comunque in valore assoluto le principali geografie di sbocco. Nel 2024 un maggiore dinamismo si rileverà in Africa subsahariana (+5,6 per cento), America centro-meridionale (+5,4 per cento) e America settentrionale (+5,1 per cento).

SACE apre le porte del Forum di Cernobbio alle PMI italiane
Previsioni delle esportazioni delle PMI italiane per area geografica nel 2023 e 2024 (SACE).

La doppia transizione sostenibile e digitale come boost per la crescita

Transizione sostenibile e rivoluzione digitale sono i due fenomeni che stanno caratterizzando in modo sempre più nitido e marcato l’attività di impresa. Nel 2022, oltre il 60 per cento delle medie imprese manifatturiere (e quasi il 40 per cento delle piccole) ha infatti intrapreso azioni di sostenibilità, mostrando un’attenzione crescente per questi temi. La cosiddetta Duplice Transizione (Twin Transition) aumenta la propensione all’export delle PMI: il numero delle imprese che investe in green e digitale e che esporta è di 20 punti percentuali superiore a quello delle imprese che esportano non facendo alcuna transizione. Abbracciare la Duplice Transizione green e digitale porta le PMI a essere più resilienti, lungimiranti e consapevoli, ma soprattutto più produttive e competitive non solo in ambito nazionale ma anche internazionale.

SACE apre le porte del Forum di Cernobbio alle PMI italiane
PMI italiane che esporteranno nel biennio 2023-2024 per tipologia di investimenti (SACE).

Per incentivare questo processo, è necessario che le PMI siano supportate in tutti gli aspetti da loro riscontrati come più critici, come ad esempio le barriere culturali nel caso della rivoluzione digitale oppure quelle economiche nell’ambito della transizione green. Allo stesso tempo, è necessario porre l’accento su una formazione ad hoc e su un supporto in termini di comprensione e adesione alla regolamentazione e gestione amministrativa anche in ottica di accesso ai mercati esteri, soprattutto quelli più lontani e meno presidiati. È da sottolineare che, in una logica di maggiore efficienza e sfruttando l’approccio di filiera, puntare sul sostegno alle medie e grandi imprese comporterebbe benefici anche a quelle di dimensioni più ridotte, generando un loro rafforzamento operativo e potenziando nel complesso la loro competitività sul piano domestico e sui mercati esteri.

Alessandra Ricci: «SACE è già al fianco di 40 mila PMI»

L’amministratore delegato di SACE Alessandra Ricci ha così dichiarato in merito al coinvolgimento delle imprese a Cernobbio: «Partecipiamo al Forum insieme alle PMI italiane offrendo loro la possibilità di seguire virtualmente la tre giorni di lavori, incontri e dibattiti, e soprattutto portando all’attenzione di questo autorevole contesto l’importanza e le prospettive per le piccole e medie realtà alle prese con le sfide e le opportunità della transizione sostenibile e digitale. Noi di SACE, in linea con la missione e gli obiettivi del nostro Piano Industriale INSIEME 2025, siamo già al fianco di 40 mila PMI italiane nei loro progetti di investimento e crescita sostenibile in Italia e nel mondo e contiamo di raggiungerne 65 mila nell’arco di Piano».

Alessandro Terzulli: «Lo studio mira a valorizzare le oltre 200 mila piccole e medie imprese italiane»

Gli ha fatto eco Alessandro Terzulli, chief economist di SACE: «La ricerca Piccole, medie e più competitive: le PMI italiane alla prova dell’export tra transizione sostenibile e digitale dimostra l’impegno di SACE per le PMI – e l’intero sistema produttivo – per una maggiore conoscenza e consapevolezza degli strumenti necessari alle imprese per una crescita in chiave sostenibile ed innovativa. L’obiettivo dello studio è sottolineare, in considerazione della loro importanza, le caratteristiche che contraddistinguono le oltre 200 mila PMI italiane, al fine di valorizzarne le qualità e aiutarle a cogliere le opportunità di sviluppo nel panorama nazionale e internazionale, anche alla luce della duplice sfida della transizione sostenibile e digitale».

L’estate degli scontrini e quel pranzo a Milano: il racconto della settimana

Solitamente uso come segnalibri i biglietti da visita dei posti in cui vado quando mi capita di viaggiare. Quasi sempre locali o ristoranti in giro per il mondo, che so, il Mimosa di Parigi in Place de la Concorde, Vino Vero a Venezia in Fondamenta della Misericordia, un beach bar di Antiparos, un’osteria italiana nel Village a New York. Chissà perché però qui dentro oggi ho trovato uno scontrino, 97 euro a pranzo alla Latteria di via San Marco, in un giorno di fine settembre del 2019.

La memoria brucia quando si è costretti a ricordare qualcosa che sappiamo non accadrà mai più. Fu l’ultima volta che ti vidi, quel pranzo di fine settembre alla Latteria di via San Marco e a dirla tutta non mi capitò più di mangiare un piatto di spaghetti limone e peperoncino così buono. L’estate era appena finita

Uno di fronte all’altra ci dividevamo una bottiglia di bianco, indecisi su cosa ordinare da mangiare, mentre le nostre abbronzature iniziavano a sbiadire. Tu eri appena tornata da Filicudi, o forse da Koufunissi, e io indossavo una camicia blu di lino di Tommy Hilfigher aperta sul petto, come una vecchia rockstar. Per tutta la durata del pranzo non mi ero mai tolto gli occhiali da sole. «L’amore è una perdita di tempo», mi avevi detto, e io, per non guardarti negli occhi, continuavo a tormentare la copertina pastello Adelphi di quel libro di Chatwin che avevo appena comprato in una piccola libreria dietro Corso Magenta. Ogni tanto alzavo lo sguardo e vedevo il tuo viso etereo, di una bellezza lucida, con gli zigomi di vetro, le lentiggini e i capelli biondo cenere. Poi presi coraggio e ti dissi: «Ti ricordi quando mi dicesti che non volevi il mio numero di telefono perché sarebbe stato troppo pericoloso?». «Sì», mi rispondesti, «ma fu inutile, perché poi tanto ti scrissi su Instagram».

«L’amore è una perdita di tempo», mi avevi detto. E io, per non guardarti negli occhi, continuavo a tormentare la copertina pastello Adelphi di quel libro di Chatwin che avevo appena comprato in una piccola libreria dietro Corso Magenta

La memoria brucia quando si è costretti a ricordare qualcosa che sappiamo non accadrà mai più. Fu l’ultima volta che ti vidi, quel pranzo di fine settembre alla Latteria di via San Marco e a dirla tutta non mi capitò più di mangiare un piatto di spaghetti limone e peperoncino così buono. L’estate era appena finita.

I punti stampa di Giorgia Meloni e la cronica allergia alle domande

Lo strano senso di Giorgia Meloni per la stampa ha avuto l’ennesima replica. Anche a Caivano, dove ha promesso di bonificare mostrando i soliti riferimenti culturali, la presidente del Consiglio ha messo in scena una conferenza stampa senza stampa. Lo chiamano “punto stampa”, nuova omeopatia del confronto con i giornalisti in cui il potente di turno (in questo caso Meloni) ci concede il privilegio di assistere a un suo comizio in modalità più formale. Così qualsiasi legittima curiosità di un cronista diventa per forza il giorno successivo in edicola un retroscena.

Una premier che parla solo all’estero, tra Vilnius e Biden

È una Giorgia Meloni a due tempi nel suo rapporto con i giornalisti, fuori e dentro i confini nazionali. All’estero la presidente del Consiglio ci ha concesso di vederla guardare negli occhi i giornalisti dopo il vertice Nato di Vilnius e dopo avere incontrato Joe Biden. Potrebbe sorgere il dubbio che questa sua generosità in terra straniera dipenda dall’ingessatura dei giornalisti con una leader straniera e dai protocolli che difficilmente potrebbero chiederle dei deliri del compagno Andrea Giambruno o dei molteplici De Angelis che infestano i ruoli pubblici. Se ci pensate sarebbe una bella domanda da porle. Nell’impossibilità di farlo rimaniamo semplicemente dei malpensanti o peggio delle malelingue.

I punti stampa di Giorgia Meloni e la cronica allergia alle domande
Giorgia Meloni e Joe Biden (Imagoeconomica).

Il disastro comunicativo di Cutro e il karaoke con Salvini

In Italia la presidente del Consiglio ha tenuto due conferenze stampa in coppia con il suo collega tedesco, il cancelliere Olaf Scholz, l’8 giugno e il 26 luglio. Nient’altro per tutta l’estate, a meno che non si voglia considerare un “confronto con la stampa” l’intervista con Bruno Vespa il 9 giugno. Un’allergia al cuore del giornalismo (ossia le domande) che risale all’ultima conferenza della presidente del Consiglio (una conferenza stampa, mica un punto stampa) che risale addirittura al 9 marzo, quando i ministri andarono in trasferta a Cutro con i corpi ancora caldi delle vittime del naufragio. Non fu – è vero – un grande successo. Meloni si lasciò scappare evidenti segni di nervosismo, ci mise il solito pizzico di vittimismo («State dicendo che il governo è colpevole del disastro?», chiese ai giornalisti. La risposta di molti fu «sì») e giustificò il mancato omaggio alle vittime e ai parenti raccontando di una giornata densa di impegni. Il giorno dopo tutta Italia la vide cantare spensierata al karaoke per la festa di compleanno “a sorpresa” del ministro Matteo Salvini.

I punti stampa di Giorgia Meloni e la cronica allergia alle domande
La conferenza stampa del governo a Cutro (Getty).

Non andò benissimo, in effetti, no e forse sarà per questo che da quel giorno Meloni ha preferito lasciare il commento delle sedute del Consiglio dei ministri a qualche suo collega di governo. Tanto, pensandoci bene, c’è sempre il modo di trovare un quotidiano disposto a impaginare una sua intervista in cui la presidente del Consiglio può dire di «avere deciso da sola», come accaduto pochi giorni fa con Il Sole 24 Ore.

Mandare avanti Mantovani e Donzelli per non rispondere in prima persona

Il 28 agosto era stato il sottosegretario all presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano a dover affrontare i giornalisti per provare a convincerli che l’aumento del 103 per cento degli sbarchi sulle coste italiane possa essere visto come un importante risultato raggiunto dal governo. Allo stesso modo Meloni non ha ritenuto di dover dare spiegazioni ai giornalisti dopo l’alluvione in Emilia-Romagna e dopo le proteste dei sindacati il Primo maggio. La strategia di Giorgia Meloni è quella di mandare avanti i suoi colleghi per le comunicazione istituzionale oppure imboccare i suoi compagni di partito per dire quello che sarebbe sconveniente dire in abiti di governo (Giovanni Donzelli in primis). Così l’immagine della presidente del Consiglio è una sensazione rarefatta che arriva dall’estero oppure è quella plasticamente confezionata che appare nei suoi saltuari videomessaggi scritti, prodotti e confezionati a Palazzo Chigi e spediti già cotti alle redazioni dei giornali per sbobinarli in un articolo. E pensare che Giorgia Meloni tra le altre cose è anche  giornalista.

Powered by WordPress and MasterTemplate