Giulia Tramontano, nei messaggi i tentativi di Impagnatiello di avvelenarla

A distanza di oltre tre mesi emergono nuovi dettagli sull’omicidio di Giulia Tramontano, la ragazza di 29 anni incinta al settimo mese uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello il 27 maggio 2023. Dopo che l‘autopsia ha rilevato tracce di veleno per topi nel sangue della vittima e nei capelli del feto che portava in grembo, si fa sempre più strada l’ipotesi che il killer stesse cercando di avvelenare Giulia da almeno dicembre. Un mese dopo aver scoperto di essere incinta, a fine 2022, la ragazza si lamentò infatti con la madre del sapore dell’acqua: «Quella che abbiamo preso puzza terribilmente di ammoniaca». Proprio nello stesso periodo l’uomo avrebbe fatto delle ricerche in internet sugli effetti e i dosaggi del topicida per uccidere una persona.

L’uomo aveva acquistato una bottiglia di cloroformio con un account falso

Secondo quanto riportato da Repubblica, la sera del 16 febbraio Alessandro avrebbe ordinato col cellulare una bottiglia da un litro di cloroformio stabilizzato con amilene. Per non destare sospetti, non mise il suo nome ma quello falso di Andrea Valdi (utilizzando un’e-mail creata apposta), lasciando però come indirizzo quello del suo appartamento di Senago (Milano) e saldando i 23 euro (più spese) con il suo account Paypal. Impagnatiello ritirò poi il pacco alla Gls di Paderno Dugnano, anche perché il corriere non aveva trovato alcun Andrea all’indirizzo segnato. Secondo gli inquirenti, il killer pensava a quella sostanza almeno dal 5 febbraio, da quando cioè Giulia gli aveva comunicato che non avrebbe abortito nonostante avesse scoperto il tradimento.

Emerso un incremento delle somministrazioni di veleno nel mese e mezzo prima dell’omicidio

Sempre Repubblica riporta che quel cloroformio, sequestrato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, sarebbe stato utilizzato almeno una volta. Ed era probabilmente in circolo nel corpo di Giulia quando il 20 maggio lei scrisse a un’amica di aver dormito male e sentirsi come drogata. Sette giorni dopo, Impagnatiello l’avrebbe uccisa con 37 coltellate. Dalle analisi sarebbe anche emerso un «incremento» delle somministrazioni delle dosi di veleno per topi «nell’ultimo mese e mezzo» prima dell’omicidio.

 

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