Daily Archives: 19 Settembre 2023

È morto il filosofo Gianni Vattimo, aveva 87 anni

È morto nella serata di martedì 19 settembre a Torino Gianni Vattimo, padre del «pensiero debole». Aveva 87 anni. Il filofoso era stato ricoverato, dopo Ferragosto, in gravi condizioni all’ospedale di Rivoli. A dare la notizia con un post su Facebook, era stato Simone Caminada, 38 anni, assistente e compagno del filosofo fotografato sul social nel letto ospedaliero.

Vattimo è stato un filosofo di fama mondiale, esponente della filosofia ermeneutica. Tra i massimi studiosi di Heidegger, Nietzsche e Gadamer, è stato direttore della Rivista di estetica, socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino. Oltre alla carriera accademica, Vattimo ha anche intrapreso quella politica come europarlamentare. Ha contribuito alla divulgazione della filosofia conducendo programmi televisivi per la Rai e collaborando come editorialista per i quotidiani La Stampa e La Repubblica e per il settimanale L’Espresso.

Nato a Torino il 4 gennaio 1936, era figlio di un carabiniere calabrese di stanza a Torino, morto di polmonite quando il piccolo Gianni aveva solo un anno e mezzo. Cresciuto in condizioni disagiate, aveva sempre rivendicato le sue origini proletarie. A diciotto anni era divenuto delegato diocesano degli studenti dell’Azione cattolica, dalla quale però era stato presto espulso per le sue posizioni critiche verso l’autorità ecclesiastica. Laureatosi nel 1959 con una tesi su Aristotele, nel 1964 aveva intrapreso l’insegnamento come incaricato di Estetica, a soli 28 anni. L’anno prima era uscito il suo libro Essere, storia e linguaggio in Heidegger (Marietti, 1963). Per le sue opere ha ricevuto lauree honoris causa dalle università di La Plata, Palermo, Madrid e dalla Universidad Nacional Mayor de San Marcos di Lima. È stato più volte docente alle Vacances de l’Esprit (1995, 1997 e 2004).

Champions League: Milan-Newcastle 0-0

Nel match che ha aperto la prima giornata del Gruppo F di Champions League 2023-2024, Milan e Newcastle pareggiano 0-0. La squadra dei rossoneri crea tantissime occasioni per Chukwueze, Giroud, Hernandez, Leao e Pobega nella stessa azione, ma non riesce a segnare contro un modesto Newcastle, che praticamente non tira mai in porta.

Zelensky all’Onu: «La Russia sta usando cibo e energia come armi»

Un lungo applauso dell’aula del Palazzo di vetro ha accolto l’intervento del presidente ucraino Volodymr Zelensky, che ha parlato per la prima volta all’assemblea generale dell’Onu. «La Russia non ha il diritto di avere le armi nucleari», ha affermato, ammonendo che il rischio riguarda tutto il mondo. «Non si può credere al diavolo, chiedete a Evgenij Prigozhin». Per questo, ha aggiunto il presidente ucraino, «dobbiamo agire uniti per sconfiggere l’aggressore».

LEGGI ANCHE: Cosa c’è dietro l’incontro tra Biden e Zelensky

L’annuncio di un piano di Pace

«Intendo presentare i dettagli mercoledì al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite della formula che più di 140 Stati e organizzazioni internazionali hanno sostenuto in tutto o in parte», ha affermato il leader ucraino. «La formula di pace ucraina sta diventando globale. È in grado di offrire soluzioni e misure che risolveranno tutte le forme di armamento che la Russia ha utilizzato contro l’Ucraina e altri Paesi».

Il presidente ucraino ha poi accusato Mosca di «genocidio» per la deportazione dei bambini ucraini. Durante il suo intervento, ha inoltre affermato che «la Russia sta usando la carenza del grano, i prezzi del cibo e l’energia come armi».

LEGGI ANCHE: Zelensky: «Putin è come Hitler, dobbiamo fermarlo»

Alessia Pifferi, la mamma della piccola Diana morta di stenti, al giudice: «Le chiedo di non sgridarmi»

Una richiesta, prima dell’ammissione. «Le chiedo gentilmente di non sgridarmi. Sì, l’ho lasciata sola. Pochissime volte, non ricordo quante. Andavo via e di solito l’indomani tornavo subito a casa. Le lasciavo due biberon di latte, due bottigliette di acqua e una di teuccio. Ero preoccupata, avevo paura di molte cose, che riuscisse a bere il latte. Pensavo bastasse». Sono le parole di Alessia Pifferi pronuniciate davanti alla corte d’Assise di Milano, nel processo in cui è imputata per l’omicidio volontario aggravato della figlia Diana di soli 18 mesi, morta di stenti dopo essere stata abbandonata da sola a casa per sei giorni.

«La accudivo come fa una mamma»

La 37enne, rispondendo alle domande del pm Francesco De Tommasi, ha spiegato di averla dunque lasciata sola altre volte prima di quella fatale. «Quando rientravo di solito era tranquilla che giocava con i suoi giochini nel lettino. La lavavo, la cambiavo e le davo la pappa». Come ha spiegato la donna, in quelle occasioni andava in provincia di Bergamo dal compagno, con il quale aveva da tempo una relazione tira e molla. Alla domanda su come si comportasse solitamente con Diana, Alessia Pifferi ha risposto: «La accudivo come una mamma accudisce normalmente un figlio. Le davo da mangiare, la lavavo e la cambiavo. Cose normali. Se stava male contattavo l’ospedale. La crescevo».

«La mia bambina mi manca tantissimo»

«Ho trovato mia figlia nel lettino. Era mattina, ma non ricordo l’ora. L’ho accarezzata e ho capito che non si muoveva perché non giocava come le altre volte. Non era fredda, ho tentato di rianimarla, le ho fatto il massaggio cardiaco, la portai in bagno per bagnarle piedini, manine, viso e testina per cercare di farla riprendere», ha raccontato Pifferi. «Andai dalla mia vicina di casa, ma non c’era nessuno nel cortile e allora andai di fronte a casa mia. Le dissi che avevo bisogno di aiuto. Vide subito la bambina, andai in panico, tremai, mi misi a piangere. Chiamai il 118 e D’Ambrosio, ma lui non venne», ha riportato la donna riferendosi all’uomo che frequentava all’epoca. In risposta alle domande del suo difensore Alessia Pontenani, ha poi affermato: «Mi manca mia figlia, mi sento spenta, mi sento buia. Ero orgogliosa di mia figlia, non è mai stata un peso per me. Se tornassi indietro non lo rifarei di sicuro».

 

Fiorella Mannoia sta male: rimandato Una Nessuna Centomila – In Arena

Una Nessuna Centomila – in Arena, programmato per il 26 settembre all’Arena di Verona, viene rimandato al 2024, a causa di motivi di salute che impediscono alla direttrice artistica Fiorella Mannoia di prendervi parte. La nuova data verrà comunicata al più presto. «Sono mortificata nel comunicarvi che sono bloccata a letto a causa di un’ernia al disco che mi hanno appena diagnosticato e che mi ha colpito qualche giorno fa, come probabilmente avete visto durante i Tim Music Awards. Certamente per diversi giorni, mi sarà impossibile muovermi, fare le prove ed esibirmi sul palco. I miei colleghi amici e gli organizzatori tutti, con un grandissimo gesto di affetto e solidarietà, hanno deciso di rimandare questa serata per farla essere una festa di tutti. Spero di darvi presto buone notizie. Grazie a tutti, sono commossa dalla solidarietà che mi state dimostrando».

Confermata la raccolta fondi: le date

Resta confermata la campagna per raccogliere fondi a sostegno dei centri antiviolenza italiani e sensibilizzare contro il fenomeno della violenza di genere: da domenica 24 a sabato 30 settembre sarà attiva la campagna al numero solidale 45586. Si potrà donare 2 euro via sms da cellulare personale Windtre, Tim, Vodafone, PosteMobile, Iliad, Coop Voce e Tiscali; 5 o 10 euro tramite chiamata da rete fissa Tim, Vodafone, Windtre, Fastweb, Geny e Tiscali; 5 euro con chiamata da rete fissa TWT, Postemobile e Convergenze. La raccolta è promossa dalla fondazione Una Nessuna Centomila Ets per la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne, in collaborazione con Differenza Donna Aps, storica realtà che gestisce il numero verde nazionale antiviolenza e stalking 1522. I biglietti acquistati restano validi per la nuova data. Sarà possibile chiedere eventuale rimborso su Ticketone e gli altri circuiti di vendita utilizzati in fase di acquisto.

Istruzione, stop alle lezioni Anpi nelle scuole. Valditara: «La Resistenza non è un loro monopolio»

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha risposto alla denuncia dell’Anpi – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia – sul mancato rinnovo dell’accordo per insegnare sui banchi di scuola la Resistenza, con la presenza di partigiani e storici. L’intesa scadrà infatti giovedì 21 settembre e non è stato ancora previsto il rinnovo, come reso noto dal presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, sul sito dell’associazione.

LEGGI ANCHE: Scuola, il governo dà l’ok alla riforma degli istituti tecnici e del voto in condotta

Valditara: «La Resistenza non è monopolio dell’Anpi»

«Si rilassino i professionisti della polemica politica. I valori dell’antifascismo sono anche i miei e la Resistenza è un valore prezioso. Il ministero è impegnato a costruire una convenzione che coinvolga tutte le associazioni partigiane, perché la Resistenza non è monopolio dell’Anpi e i valori resistenziali devono essere patrimonio di tutti. Per essere ancora più espliciti la Resistenza non l’hanno fatta solo i comunisti, ma anche i cattolici, i liberali, gli azionisti e perfino i monarchici», ha affermato Valditara. Il ministro ha così ribadito: «Dunque, ci sarà una convenzione per far conoscere l’importanza della Resistenza nelle scuole, ma con tutte le associazioni partigiane e non con una soltanto».

La replica del presidente nazionale Anpi

«Fulminato sulla via di Damasco (e della nostra lettera al presidente della Repubblica e alla presidente del Consiglio), dopo quasi un anno di silenzio il ministro Valditara scopre l’importanza del protocollo dichiarandosi impegnato a costruire una convenzione con tutte le associazioni partigiane. Ne siamo lieti, perché siamo i primi a sostenere il valore di tali associazioni, con cui da tempo abbiamo dato vita a un forum unitario», ha affermato il presidente nazionale Anpi Gianfranco Pagliarulo commentando le parole del ministro. «Sarà opportuno» – ha poi proseguito – «a questo fine, da parte sua, raccogliere i frutti dell’esperienza di quasi dieci anni di lavoro comune dell’Anpi col ministero, grazie al protocollo sottoscritto fin dal 2014. Sappia però che non solo siamo già informati sul fatto che la Resistenza è stata opera di tante forze politiche, ma che l’Anpi stessa, che conta 141.500 iscritti, è un’associazione pluralista che accoglie nelle sue fila persone con diversi orientamenti politici, purché antifascisti».

 

 

Migranti: due mesi per il piano sui nuovi Cpr, poi via ai lavori

Nel giro di due mesi potrebbe arrivare il via libera al piano sui nuovi Centri di permanenza per i rimpatri, con l’elenco delle strutture scelte. «Almeno una per regione», ha sempre detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. La ricognizione dei luoghi possibili candidati è in atto.

LEGGI ANCHE: Migranti, il governatore Fedriga: «Nei Cpr tutti hanno precedenti penali»

La scelta dei siti

I siti saranno considerati di interesse nazionale per la sicurezza e verranno scelti tra caserme dismesse, ma non solo: si cercano edifici in località scarsamente popolate, facilmente recintabili e sorvegliabili. Una volta fatta la scelta, il Genio militare si muoverà per il rapido allestimento. Il presidio dei centri non coinvolgerà invece le forze armate, ma soltanto quelle di polizia.

LEGGI ANCHE: Migranti: le nuove misure varate dal Cdm

Le possibili regioni in lista

Come riportato da Il Corriere della Sera, occorrerà individuare almeno 10 nuovi siti; attualmente infatti i Cpr in funzione in Italia sono a: Bari, Brindisi, Caltanissetta, Roma, Torino (ora chiuso), Potenza, Trapani, Gradisca d’Isonzo (Gorizia), Macomer (Nuoro) e Milano. Hanno una capienza che va dai 50 ai 200 posti. Le regioni che mancano all’appello sono quindi Valle d’Aosta, Liguria, Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige, Umbria, Toscana, Marche, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria.

Tiziano Ferro e quei fatti privati a orologeria che diventano affari commerciali

«Come sempre, che sia gioia o dolore, consegno a voi la mia storia». Comincia così un lungo post che Tiziano Ferro ha consegnato ai social per annunciare il suo doloroso – sì, stavolta è dolore e non gioia – divorzio dal marito Victor. «Perché non saprei fare diversamente», aggiunge subito dopo, «perché di voi mi fido». Prosegue poi dicendo quanto questo accadimento, così personale ma comunque reso in maniera molto naturale pubblico, sconvolga la sua vita, e soprattutto quella dei loro due bambini. Per i seguire i quali Tiziano ci fa sapere che dovrà rinunciare a tutti gli eventi concordati con Mondadori per promuovere il suo primo romanzo, in uscita il 3 ottobre.

Insomma prima la salvaguardia psicologica dei piccoli, che non potranno seguirlo in Italia, ma che al momento passano gran parte del loro tempo in casa con lui. Non pago, il nostro ci fa anche sapere che non ha eroicamente esitato a mettere a repentaglio la sua salute nel portare avanti il tour negli stadi, a suo tempo annullato nel 2020, causa Covid, ma stavolta di mezzo ci sono i figli, è altra partita. Ecco. Parliamone.

In arrivo per Mondadori il suo primo romanzo, La felicità al principio

Mettiamo in fila i fatti, quelli annunciati ora, in parte già saputi, ma adesso concatenati dalla consequenzialità. Il 3 ottobre esce per Mondadori il primo romanzo di Tiziano Ferro, titolo La felicità al principio. Ci sarebbero dovuti essere degli incontri pubblici a supporto del lancio, sapevamo. Ma non ci saranno, perché Tiziano si sta divorziando da Victor, suo marito, mettendo in oggettiva difficoltà i piccoli Margherita e Andres.

Tiziano Ferro e quei fatti privati a orologeria che diventano affari commerciali
Tiziano Ferro (Getty).

Empatia col pubblico proprio quando c’è un’uscita commerciale

Partiamo dai dati in oggetto. Il libro sta per uscire, ok. Se ne parlerà tantissimo perché causa divorzio imminente il tour di presentazioni salta. Nella sfiga, una bella botta di fortuna: un fatto intimo, in grado di creare una incredibile empatia col pubblico, proprio nel momento in cui c’è una uscita commerciale, il primo romanzo. Anche l’annuncio del matrimonio con Victor Allen era arrivato a ridosso di un’altra uscita, il brano Buona (cattiva) sorte: che uomo fortunato che è Tiziano Ferro. A dirla tutta anche il coming out, notizia che già in effetti circolava da tempo negli ambienti discografici, era arrivato con il lancio della sua autobiografia, Trent’anni e una chiacchierata con papà, una dichiarazione a orologeria, quindi, che ben si accompagna alle tante altre uscite del nostro. Ogni album, singolo, tour, libro, serie tivù è sempre stata accompagnata da un fatto tragico: la voglia di paternità, col lancio del suo album Il mestiere della vita, dicembre 2016, l’omofobia subita, il famoso discorso sulle parole inaccettabili fatto a Che tempo che fa a pochi giorni dall’uscita di Accetto miracoli, novembre 2019.

Bulimia, alcolismo, omofobia, persino la morte del cane…

Poi la bulimia, già per il lancio di 111, alla notte dei tempi, ricordando i tanti i chili che pesava da piccolo. Quindi l’alcolismo, per lanciare la docu-serie su Prime video Ferro, nel 2020, e pure la morte del cane, addirittura, il giorno dopo l’annuncio a capodanno 2022 del tour negli Stadi. Infine il bullismo, l’intervista fatta a Verissimo per il lancio dell’album Il mondo è nostro, sempre nel 2022, a novembre, e via discorrendo.

Potrebbe parlarne in ogni momento, tale è la sua fama

Una lunga sequela di disgrazie – i famosi dolori cui lo stesso Ferro fa riferimento nel suo post – con qualche rarissima gioia, sempre tirate fuori con una precisione chirurgica, una a ogni lancio, e tante ne abbiamo lasciate da parte, perché minori. E dire che un personaggio famoso come lui avrebbe potuto serenamente parlare di tutti quei problemi – l’omofobia, la violenza verbale, le dipendenze – in qualsiasi momento, tanta e tale è la sua fama nel mondo. Sì, nel mondo, anche perché una volta il passo falso fu globale, quando tanti anni fa disse a Fabio Fazio, che lo pungolava a fare un raffronto tra donne italiane e messicane (lui ai tempi viveva in Messico e il coming out non era ancora arrivato), che gli piacevano assai di più le donne italiane, perché le messicane avevano i baffi, aggiunse. Perdendo in un colpo il mercato latino-americano: vedi tu a non saper tenere a freno la lingua.

Spiace sapere del divorzio, ci mancherebbe altro, spiace anche constatare ancora una volta che Tiziano Ferro usa le sue vicende private per vendere qualcosa, stavolta un libro. Neanche la sua vita fosse, come dicono i contadini del maiale, talmente appetibile che non si butta via niente.

Venezia, le crociere torneranno alla stazione Marittima: «Ma saranno più piccole»

A Venezia torneranno le navi da crociera, ma non passando dal bacino di San Marco e dal canale della Giudecca. A dichiararlo è stato Fulvio Lino Di Blasio, presidente dell’Autorità portuale di Venezia, che ha spiegato annunciato: «Primo transito per il Vittorio Emanuele III e arrivo alla stazione marittima nella primavera del 2027». Le imbarcazioni saranno più piccole e percorreranno il canale Malamocco-Marghera, per poi virare lungo il canale Vittorio Emanuele III. Sarà un ritorno per le navi da crociera, messe al bando nell’aprile 2021 per salvare Venezia dalla blacklist dell’Unesco. Un salvataggio certificato proprio pochi giorni fa dal World Heritage Committee.

Venezia, le crociere torneranno alla stazione Marittima «Ma saranno più piccole»
Una nave da crociera fa il suo ingresso a Venezia (Getty Images).

21 milioni di euro per l’escavo del Vittorio Emanuele III

Il decreto approvato dal governo Draghi ha impedito alle crociere oltre le 25 mila tonnellate di passare davanti a San Marco e a Palazzo Ducale, dirottandole negli approdi di Porto Marghera e Chioggia. Ma è prevista anche una nuova stazione per i passeggeri, da realizzare nella zona industriale entro il 2026, oltre all’idea di un porto in mare. Dal 2027, però, le navi potrebbero tornare alla Marittima, molto più vicine al centro storico veneziano. Come spiega Repubblica, per far sì che ciò accada sarà necessario l’escavo del Vittorio Emanuele III. L’intervento permetterà al canale di toccare prima i -8 e poi i -9 metri di profondità. Costerà 21 milioni di euro e le toccate di navi alla Marittima potranno essere fino a 160 in totale.

Di Blasio: «Equilibrio tra sviluppo economico e tutela ambientale»

Il presidente dell’autorità Portuale Di Blasio ha spiegato: «Il nostro obiettivo è di ridare centralità alla Stazione marittima dimostrando che c’è un equilibrio tra sviluppo economico e tutela ambientale. Il canale Vittorio Emanuele III non verrà allargato e scavato di più rispetto al passato. E c’è un grande interesse delle compagnie per portare navi di media dimensione a Venezia. Le grandi navi sono ben altre». Gli ambientalisti e diversi comitati hanno però promesso battaglia. E un ostacolo al progetto potrebbe essere la stessa Unesco, che nel documento con cui ha suggellato il salvataggio di Venezia dalla blacklist ha chiesto di essere informata prima di qualsiasi decisione irreversibile.

Venezia, le crociere torneranno alla stazione Marittima «Ma saranno più piccole»
Crociera a Venezia (Getty Images).

Il comitato Ambiente Venezia: «Tracciato pericoloso»

Tra gli esperti che si oppongono all’idea c’è anche Andreina Zitelli, rappresentante del comitato Ambiente Venezia: «Vogliamo assoggettare lo scavo della laguna al riposizionamento economico delle compagnie? Lo trovo assurdo. Il compito del commissario, così come previsto dal Decreto Draghi, è di trovare soluzioni transitorie in attesa di un progetto per portare le navi fuori della laguna, mentre questa sarebbe una soluzione definitiva dentro la laguna. Senza contare che alcuni studi, già in passato, avevano segnalato la pericolosità di questo tracciato che prevede il passaggio per il Malamocco-Marghera e il Vittorio Emanuele III».

Pensioni, ipotesi Ape Donna nella prossima manovra

L’Ape sociale agevolata per le donne, con la possibilità di ricevere l’indennità di accompagnamento verso la pensione a partire dai 61/62 anni, invece dei 63 previsti attualmente, potrebbe essere tra le ipotesi di modifica del sistema previdenziale, da attuarsi con la legge di Bilancio. Secondo quanto riportato dall’Ansa, si valuta l’introduzione di un ulteriore vantaggio nella contribuzione per accedere alla misura in favore delle donne con una situazione di disagio: licenziate, con invalidità almeno al 74 per cento, care giver o impegnate in lavori gravosi, andando ad aggiungersi allo sconto già in vigore di un anno per ogni figlio, possibile fino a un massimo di due anni.

I requisiti per accedere 

Per accedere alla misura bisogna aver maturato 30 anni di contributi nel caso di persone licenziate, con invalidità pari almeno al 74 per cento e care givers che scendono a 28 per le donne con due figli. Nel caso di lavoratori impegnati in lavori gravosi (per almeno sei anni negli ultimi sette o sette anni negli ultimi 10 di lavoro) gli anni di contributi necessari sono 36 e scendono a 34 per le lavoratrici con due figli. L’indennità erogata dall’Inps per 12 mesi l’anno (non 13 come la pensione) è pari all’importo della rata mensile della pensione calcolata al momento dell’accesso alla misura.

Il limite di 1.500 euro

Il sussidio che viene erogato fino all’accesso alla pensione di vecchiaia, riporta l’Agenzia, non può comunque superare i 1.500 euro lordi al mese non rivalutabili. La misura potrebbe essere alternativa a Opzione donna o essere introdotta in aggiunta a questa. Al momento la platea sarebbe sostanzialmente la stessa (licenziate, care givers ecc) ma nel caso di Ape Donna non si sarebbe costrette ad optare per il metodo di calcolo completamente contributivo. Si andrebbe in pensione più tardi (adesso con Opzione donna avendo due figli si può uscire con 58 anni oltre a un anno di finestra mobile se dipendenti) e si avrebbe un’indennità che può raggiungere al massimo i 1.500 euro lordi. Sarebbe richiesto un numero di anni di contributi nettamente inferiore (tra 28 e 30 invece di 35) ma non si andrebbe in pensione, si avrebbe solo una misura di accompagnamento alla pensione.

 

Kathrin Freund: età, origini, carriera e figli della moglie di Alex Schwazer

Kathrin Freund, moglie di Alex Schwazer, è originaria di Vipiteno, una piccola città dove è cresciuta insieme alla sua famiglia. Svolge la professione di estetista gestendo insieme a sua sorella Silke un rinomato centro di bellezza nel suo paese natale. Sebbene il suo mestiere non sia direttamente legato allo sport come quello del marito, Kathrin ha dimostrato di essere una persona di grande forza e determinazione nel sostenere il marciatore.

La storia d’amore tra Kathrin e Alex

La storia d’amore tra Kathrin e Alex Schwazer ha radici profonde. I due si sono conosciuti nel 2016, quattro anni dopo la fine della lunga relazione tra il campione e la campionessa di pattinaggio artistico Carolina Kostner. Nel 2019 hanno deciso di consolidare il loro legame sposandosi il 7 settembre. Prima di ciò, la coppia aveva già dato il benvenuto alla loro prima figlia Ida, nata nel 2017, mentre il loro secondo figlio, Noah, è nato nel 2020. Ciò che rende ancora più affascinante la storia di Kathrin e Alex è il loro sostegno reciproco nei momenti difficili della vita del campione. Quando Alex è stato coinvolto in polemiche legate al doping e ha subito squalifiche che hanno messo in dubbio la sua carriera, Kathrin è stata al suo fianco, incoraggiandolo a non arrendersi.

La sua costante presenza e il suo incondizionato sostegno hanno contribuito a rafforzare il loro legame. Nonostante sia la moglie di uno dei più celebri campioni dello sport italiano, Kathrin ha sempre preferito rimanere lontana dai riflettori mediatici. La sua modestia e riservatezza l’hanno portata a concentrarsi sulla sua famiglia  e sul suo lavoro, dimostrando una dedizione sincera verso coloro che la amano.

Ucraina, Biden all’Onu: «Contro l’aggressione della Russia per evitarne di future»

«La Russia crede che il mondo si stancherà e permetterà di brutalizzare l’Ucraina senza conseguenze. Ma vi chiedo questo: se abbandoniamo i principi fondamentali della Carta Onu per placare un aggressore, qualche Stato membro può sentirsi sicuro di essere protetto? Se permettiamo che l’Ucraina sia spartita, l’indipendenza di qualche nazione sarà garantita? La risposta è no. Dobbiamo opporci oggi a questa palese aggressione per scoraggiare altri potenziali aggressori domani».  Così il presidente Usa Joe Biden nel suo intervento all’assemblea generale dell’Onu, secondo le anticipazioni fornite dalla Casa Bianca.

LEGGI ANCHE: Cosa c’è dietro l’incontro tra Biden e Zelensky

«Gli Stati Uniti vogliono un mondo più sicuro»

Durante l’Assemblea generale dell’Onu,  Biden sottolineerà inoltre che «Gli Stati Uniti vogliono un mondo più sicuro, più prospero ed equo per tutti, perché sappiamo che il nostro futuro è legato al vostro. E nessuna nazione può affrontare le sfide attuali da sola». In riferimento al clima ripercorrerà gli eventi più gravi, dalle alluvioni agli incendi boschivi, affermando: «Prese insieme queste istantanee ci raccontano l’urgenza di quello che ci aspetta se non riduciamo la nostra dipendenza dai carburanti fossili e iniziamo a proteggere il nostro mondo», ricordando che «sin dal primo giorno» la sua amministrazione ha «trattato la crisi come una minaccia esistenziale non solo per noi ma per l’umanità».

LEGGI ANCHE: Biden, McConnell e il dibattito sull’inadeguata gerontocrazia americana

Giorgetti avverte: «Con l’aumento dei tassi avremo 14-15 miliardi in meno»

Il ministro dell’Economica Giancarlo Giorgetti è sicuro: «Se i tassi fossero rimasti quelli dell’anno scorso o di due anni fa io avrei avuto 14-15 miliardi in più da mettere ad esempio sulla riduzione fiscale. Non ci sono più». Lo ha dichiarato a margine dell’evento dal titolo Le buone leggi. Semplificare per far ripartire l’Italia. E ha aggiunto: «Per chi è indebitato l’aumento dei tassi di interesse non è un fatto positivo. Noi abbiamo un debito tale per cui lo spread rispetto all’anno scorso dei tassi d’interesse fa sì che una Manovra di bilancio sia stata portata via dalla rendita finanziaria».

Giorgetti attacca la Bce: «Siamo messi tutti male»

Il ministro ha proseguito attaccando la Bce, dopo i rialzi dei tassi di un quarto di punto, al 4,5 per cento, di pochi giorni fa. Giorgetti ha spiegato che in Europa «siamo tutti messi male, è evidente che la politica monetaria restrittiva aveva obiettivo di rallentare la crescita dell’economia e devo dire che lo ha brillantemente raggiunto». E ha sottolineato che riportare l’inflazione al 2 per cento « di là da venire ma che l’economia stia rallentando, molto in Germania e abbastanza purtroppo anche da noi e negli altri paesi, è un dato anch’esso evidente».

Giorgetti avverte «Con l'aumento dei tassi avremo 14-15 miliardi in meno»
Il ministro Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica).

Sul patto di stabilità: «Sarà raggiunto a ottobre o dopo Natale»

«A me», ha proseguito, «fa paura la valutazione dei mercati che comprano il nostro debito pubblico e dico ai ministri che rispetto il loro operato ma tutte le mattine ho il problema di vendere il nostro debito pubblico e devo essere accattivante per convincere la gente ad avere fiducia». Poi le parole sul patto di stabilità: «Penso che un accordo si raggiungerà, se non a ottobre dopo Natale. Bisogna capire l’epoca in cui stiamo vivendo e non è più quella del Covid. Però una guerra nel cuore dell’Europa c’è ancora e poi l’energia, l’immigrazione, il grano sono usate come armi per battaglie geopolitiche. Forse chi fa politica, queste situazioni le deve valutare».

L’Ue: «Presto la terza rata del Pnrr»

Intanto una portavoce della Commissione Ue ha annunciato: «Accogliamo con favore l’approvazione odierna da parte del Consiglio delle modifiche mirate alla quarta richiesta di pagamento dell’Italia. Attendiamo ora di ricevere la quarta richiesta di pagamento dell’Italia. La Commissione adotterà presto la decisione finale sull’esborso della terza rata del Pnrr attraverso una procedura di comitatologia. Finora l’Italia ha rispettato il calendario del piano».

Claudio Baglioni: «A Lampedusa serviva intervenire 25-30 anni fa»

«Se a Lampedusa avessimo messo mani e pensieri 25-30 anni fa, forse non saremmo arrivati a questo». Per dieci anni, tra il 2003 e il 2012 con il festival O’ Scià, Claudio Baglioni si è impegnato in prima persona sull’isola siciliana per sensibilizzare sul problema dei migranti esploso nuovamente in tutta la sua gravità in queste ultime settimane. «È una storia lunga 30 anni, ma non possiamo cambiare la geografia. Ora sono cavoli per tutti. Bisogna solo attrezzarsi a poter trovare una soluzione, senza che questi argomenti diventino ancora una volta materia per scopi elettorali, perché altrimenti non se ne viene fuori».

LEGGI ANCHE: Lampedusa, Von der Leyen: «Sfida europea che richiede risposta europea»

«Una questione che tocca tutti»

Il cantautore, dopo la prova generale del suo nuovo live a TUTTOCUORE, che il 21 settembre debutta allo Stadio Centrale del Foro Italico a Roma, ha poi aggiunto: «Questa è una questione che tocca tutti, ma nessuno ha mai messo in atto una soluzione vera». O’ Scià fu un appuntamento che ottenne riconoscimento e plauso anche fuori dai confini nazionali, ma dalle parole di Baglioni traspare un po’ di amarezza. «Con quella rassegna abbiamo cercato di dire a un’opinione pubblica che era lontana che quelle cose accadevano già venti anni fa. Ma alla fine mi sono sentito sconfitto: i contributi bisognava faticarseli ogni anno e quella è stata un po’ una delusione».

LEGGI ANCHE: Lampedusa, Macron: «L’Europa deve essere al fianco dell’Italia»

«Vincono solo i potenti»

«Pensavamo di aver costruito qualcosa di diverso e di importante» – ha concluso – «che andava oltre il torneo di bocce con il quale eravamo in gara per gli stessi fondi, ma non è cambiato niente. E nel mondo non c’è solo Lampedusa perché le persone si muovono in cerca di situazioni migliori per la loro vita. Non possiamo condannare chi lo fa e non possiamo nemmeno condannare chi non ne può più. Come la guerra: vincono solo i potenti, il popolo coglione deve solo cercare di scansare la palla di cannone».

Perché l’uccisione di un leader sikh canadese ha inasprito i rapporti tra Ottawa e Nuova Delhi

Aumenta la tensione diplomatica tra India e Canada. Martedì 19 settembre il governo di Nuova Delhi ha espulso un funzionario canadese – stando alla stampa locale Olivier Sylvestere, capo dei Servizi canadesi in India – come ritorsione per il ritiro delle credenziali diplomatiche al capo dei Servizi di sicurezza indiani di stanza all’ambasciata di Ottawa. Il ministero degli Esteri indiano ha motivato la decisione dicendosi preoccupato «per le interferenze canadesi negli affari interni e nel coinvolgimento del Paese in attività anti-indiane».

Le accuse di Trudeau all’India

Lunedì 18 settembre, il Canada aveva espulso l’alto funzionario indiano in seguito alle accuse del primo ministro Justin Trudeau sul coinvolgimento di Nuova Delhi nell’assassinio di Hardeep Singh Nijjar, leader sikh canadese ucciso a colpi di pistola l’8 giugno scorso all’uscita da un centro culturale a Surrey nella Columbia Britannica.  «Qualsiasi coinvolgimento di un governo straniero nell’uccisione di un cittadino canadese sul suolo canadese è una violazione inaccettabile della nostra sovranità», ha dichiarato il primo ministro parlando alla Camera dei Comuni. «Continuo a chiedere con grande fermezza che il governo indiano collabori con il Canada per far luce su questa situazione». Nijjar, già minacciato in passato, era un sostenitore dell’indipendenza del Khalistan, stato sovrano a maggioranza sikh che dovrebbe coincidere con la regione del Punjab, tra India e Pakistan. Accuse che Nuova Delhi ha rispedito al mittente definendole «assurde e prive di fondamento». «Queste accuse senza prove», ha scritto il governo indiano in una nota, «servono solo a distogliere l’attenzione dai terroristi ed estremisti del Khalistan che hanno trovato rifugio in Canada. L’inerzia da parte del governo del Canada su questo problema è un motivo di grave preoccupazione».

Perché l'uccisione di un leader sikh canadese ha inasprito i rapporti tra Ottawa e Nuova Delhi
Il primo ministro canadese Justin Trudeau (Getty Images).

Il primo ministro canadese potrebbe incontrare Modi all’Assemblea Onu

La ministra degli Esteri canadese Melanie Joly ha successivamente tentato di gettare acqua sul fuoco dopo il j’accuse di Trudeau. Non ha indicato esplicitamente l’India come responsabile dell’assassinio limitandosi a dichiarare che se le accuse si dimostrassero fondate sarebbe inaccettabile. Questo incidente peserà comunque sulle relazioni commerciali tra i due Paesi che hanno sospeso i negoziati per un accordo commerciale. Secondo dati dell’istituto statistico canadese, l’interscambio nel 2022 ammontava a circa 9,5 miliardi di euro. La prossima occasione che i due capi di governo avranno per incontrarsi e cercare di riportare il discorso sui binari del negoziato, è l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in corso a New York, anche se fonti diplomatiche danno per improbabile un incontro formale.

Il movimento per il Khalistan e la repressione dei sikh

Il movimento per il Khalistan è al bando in India e il nome di Nijjar compare in una lista di terroristi del ministero dell’Interno. Trudeau aveva già sollevato la questione con il primo ministro indiano Narendra Modi al recente Summit G20 a Nuova Delhi e Modi a sua volta si era lamentato della tolleranza che il Canada dimostra nei confronti dei separatisti sikh. Del resto nel 1984 l’allora primo ministro Indira Gandhi fu uccisa da due sue guardie del corpo sikh che intendevano vendicare la brutale repressione del movimento rivoluzionario.

Milan, contro il Newcastle in Champions con una maglia speciale

Manca sempre meno all’esordio del Milan in Champions League. I rossoneri debutteranno il 19 settembre alle ore 18.45 contro il Newcastle dell’ex Sandro Tonali, in una sfida che promette già spettacolo. Speciale anche la maglia che la società milanista ha deciso di utilizzare per la nuova edizione della Coppa dei Campioni. La nuova divisa infatti omaggerà, con il font di numeri e lettere dei nomi, quella della stagione 2002-03 in cui i rossoneri vinsero la Champions ai calci di rigore contro la Juventus nella finale di Manchester. Come comunicato dalla società, il design forato richiamerà alla memoria le maglie di 20 anni fa, ma si presenterà con un look rivisitato in chiave moderna. Differente rispetto al campionato anche il colore, bianco invece del tradizionale nero per la Serie A, che invece resterà per la seconda maglia in total white.

Sarà un omaggio alla vittoria della Coppa dei Campioni nel 2003. Il Milan la indosserà anche contro Borussia Dortmund e Psg.
La prima e la seconda maglia del Milan per la Champions (X).

LEGGI ANCHE: Milan-Newcastle, accoltellato un tifoso inglese ai Navigli

Il Milan utilizzerà la nuova maglia in tutte le partite di Champions League

Il Milan sarà il primo club italiano ad adottare un font speciale per la Champions League dal 2020-21, anno in cui la Lega Serie A ha introdotto un carattere standard per tutte le squadre. Da quel momento, infatti, le società del nostro campionato iniziarono a utilizzare lo stesso formato anche per le competizioni europee, equiparando così lo stile delle divise. Oltre alla prima maglia con i tradizionali colori rosso e nero, il nuovo font sarà applicato anche sulla seconda e sulla terza maglia, quest’anno di colore fucsia per sensibilizzare i tifosi e il mondo del calcio sul tema dell’inclusione.

Sarà un omaggio alla vittoria della Coppa dei Campioni nel 2003. Il Milan la indosserà anche contro Borussia Dortmund e Psg.
I gadget del Milan per la partita contro il Newcastle (Getty Images).

Per la Champions League 2023-24, il Milan è stato sorteggiato in un gruppo di ferro. Nel Girone F, oltre al Newcastle, ci sono infatti il Borussia Dortmund e soprattutto il Paris Saint-Germain che, seppur orfano di Neymar Jr. e Leo Messi, può ancora contare sul talento di Kylian Mbappé. Dopo l’esordio con i Magpies, i rossoneri torneranno in campo il 4 ottobre in casa dei tedeschi, mentre voleranno al Parco dei Principi di Parigi per affrontare gli uomini di Luis Enrique il 25 ottobre. Le sfide di ritorno inizieranno a San Siro il 7 novembre proprio contro i transalpini, in una partita che molto probabilmente potrà risultare decisiva per il cammino europeo. Rossoneri al Meazza anche il 28 novembre contro i gialloneri di Dortmund e infine al St. James’ Park di Newcastle il 13 dicembre.

LEGGI ANCHE: Sorteggi di Champions League: i gruppi di Milan, Inter, Napoli e Lazio

Doping, Palomino è innocente: assolto anche dal Tas di Losanna

Si chiude la vicenda legata alle accuse di doping contro José Luis Palomino, difensore argentino dell’Atalanta. Anche il Tas di Losanna ha assolto il centrale difensivo, chiudendo definitivamente la questione. Palomino è stato trovato positivo al Clostebol durante un controllo a sorpresa nel ritiro del club bergamasco, nel luglio del 2022. A distanza di oltre un anno, il calciatore è stato dichiarato innocente.

Doping, Palomino è innocente assolto anche dal Tas di Losanna
Un’esultanza di Palomino dopo un gol (Getty Images).

Palomino assolto per la seconda volta

Già il Tribunale nazionale antidoping lo aveva assolto nei mesi scorsi, a novembre, dopo una squalifica durata quattro mesi. È stata accolta la richiesta dell’avvocato difensore di Palomino, nella cui tesi si parlava di positività frutto di una «assunzione involontaria». A causarla è stata una pomata, come sostenuto anche dal calciatore sin dal primo momento. Adesso è arrivata la seconda sentenza, stavolta definitiva, con il Tas a pronunciarsi in favore dell’atleta. Respinto il ricorso presentato da Nado Italia, l’agenzia antidoping italiana. Il difensore argentino ha saltato non soltanto 13 gare della passata stagione con la maglia dell’Atalanta, ma anche l’eventuale Mondiale in Qatar con la nazionale albiceleste.

Doping, Palomino è innocente assolto anche dal Tas di Losanna
L’abbraccio tra Lookman e Palomino (Getty Images).

La sentenza del Tas su Palomino alla vigilia delle controanalisi di Pogba

La notizia, che fa felice sia l’atleta sia i tifosi dell’Atalanta, arriva alla vigilia delle controanalisi a cui si sottoporrà il francese Paul Pogba, previste per la mattina del 20 settembre. Il calciatore francese è il primo atleta sospeso per doping dopo il caso Palomino, ma le due vicende sono diverse ed è difficile che Pogba possa restare fuori appena quattro mesi. Il centrocampista rischia fino a quattro anni di squalifica. La sua positività sarebbe frutto dell’utilizzo di un integratore acquistato negli Stati Uniti, proibito invece in Italia. Negli ultimi giorni si è parlato anche dell’ipotesi di un patteggiamento che permetterebbe a Pogba di non restare lontano dai campi per oltre un anno.

Frosinone, non paga il mantenimento alla moglie: arrestato dopo 23 anni

Nessun errore o inesattezza, il linguaggio della Giustizia non lascia adito a dubbi: «Violazione degli obblighi di assistenza familiare». In pratica, la mancata corresponsione all’ex coniuge dell’assegno di mantenimento per i figli minori. Con questa accusa i carabinieri di Paliano, nella giornata di martedì 19 settembre, hanno arrestato un 63enne della provincia di Frosinone.

Pena di cinque mesi di reclusione

L’uomo è stato giudicato colpevole, ben 23 anni fa, di non aver mantenuto i figli. A emettere l’ordine di carcerazione è stata la procura della Repubblica presso il tribunale di Roma. I carabinieri hanno rintracciato l’uomo e «hanno dato esecuzione al provvedimento». Lo hanno dunque portato a casa e messo agli arresti domiciliari. Dovrà espiare una pena definitiva di cinque mesi di reclusione.

Migranti, il governatore Fedriga: «Nei Cpr tutti hanno precedenti penali»

«Rispetto alla considerazione di alcuni che nei Cpr c’è chi perde il lavoro o il permesso di soggiorno, dico che è una menzogna: nei Cpr ci sono tutte persone che hanno precedenti penali, è l’esperienza del Cpr di Gradisca di Isonzo. Persone imputate di reati come violenza privata e spaccio vogliamo lasciarle libere di andare dove vogliono anziché rimpatriarli?». Così il governatore del Friuli Venezia Giulia e presidente della conferenza Regioni, Massimiliano Fedriga, a margine di un convegno sulla semplificazione normativa.

LEGGI ANCHE: Migranti: le nuove misure varate dal Cdm

«Inaccettabile che la rotta balcanica resti aperta»

«Sulla rotta balcanica» – ha poi aggiunto – «c’è una situazione in cui persone entrano illegalmente attraverso due paesi europei cioè Croazia e Slovenia, prima di arrivare in Italia. Penso sia inaccettabile. Per questo più volte ho chiesto un intervento europeo, sono persone che possono chiedere la protezione in altri Paesi e non capisco perché quella rotta debba rimanere aperta e noi dobbiamo subire un’immigrazione illegale così». E ha concluso: «Perciò credo che fare accordi con tutti i Paesi della rotta balcanica possa essere la soluzione».

LEGGI ANCHE: Migranti, Darmanin: «La Francia non accoglierà chi è sbarcato a Lampedusa»

Milan-Newcastle, accoltellato un tifoso inglese ai Navigli

A poche ore da Milan-Newcastle, match valido per la prima giornata di Champions League e debutto stagionale in Europa per i rossoneri, un tifoso della formazione ospite è stato accoltellato. Si tratta di un 58enne che nella notte tra il 18 e il 19 settembre, a meno di 24 ore dal calcio d’inizio, sarebbe stato aggredito da un gruppo di sette o otto persone. L’ultras del Newcastle è stato fermato all’angolo tra via Segantini e via Gola, sui Navigli, secondo quanto raccontato da Milano Today. Lì è scattata l’aggressione, con l’uomo gravemente ferito alla schiena e al braccio.

Il 58enne non è in pericolo di vita. La Digos indaga

Immediatamente soccorso dal personale del 118, l’inglese è stato trasportato al pronto soccorso del Policlinico in codice rosso. A preoccupare è stata soprattutto la ferita alla schiena, molto profonda. Il quadro clinico è migliorato nella notte e nel corso della mattina seguente e il tifoso potrebbe essere dimesso già prima dell’inizio del match. Ancora ignote, invece, le cause dell’aggressione. A indagare sono gli uomini della Digos. Un compito non semplice, soprattutto perché gli uomini, secondo la versione del tifoso, hanno indossato dei cappucci per tutto il tempo.

Milan-Newcastle, accoltellato un tifoso inglese ai Navigli
Un’esultanza dei calciatori del Newcastle (Getty Images).

I tifosi del Newcastle fingono di nuotare sul selciato

A Milano sono sbarcati già lunedì mattina poco meno di 5 mila tifosi inglesi. Il settore ospiti dello stadio Giuseppe Meazza garantisce 4.300 posti ed è sold out. Ma ci sarebbero almeno altri 400 ultras senza biglietto. Nel pomeriggio di ieri, decine di uomini sono stati immortalati dai passanti alle prese il temporale che ha sorpreso Milano. Alcuni di loro hanno tolto la maglietta e c’è anche chi si è lanciato sul selciato, simulando una nuotata. I video hanno fatto il giro dei social.

LEGGI ANCHETonali al Newcastle, la fine delle bandiere e il nuovo status del calcio italiano

Powered by WordPress and MasterTemplate