Daily Archives: 17 Settembre 2023

18 settembre, sciopero del trasporto locale in varie città

Una serie di scioperi interesserà il 18 settembre il trasporto locale in diverse città. La protesta, che vede quasi ovunque la proclamazione da parte dei sindacati di base e autonomi Orsa e Cub prevede invece una protesta più ampia, relativa a tutti i settori pubblici, organizzata dalle Cgil, Cisl e Uil nella città metropolitana di Bologna.

Le città interessate dagli scioperi

In particolare la protesta – secondo quanto riporta il prospetto degli scioperi sul sito del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti – riguarderà dalle 8.30 alle 12.30 i trasporti Cotral della regione Lazio, dalle 17 alle 21 Brescia, per quattro ore Genova, dalle 11 alle 15 il personale della Trentino Trasporti di Trento e Lecce dalle 9.30 alle 12.30. La protesta di 24 ore, con varie modalità, è invece prevista a Torino, in Basilicata, a Piacenza, Modena e Reggio Emilia, a Venezia, a Brescia e a Bologna. In questa città lo sciopero di Cgil, Cisl e Uil fermerà il trasporto locale dalle 12 alle 14, quello aereo dalle 10 alle 14, quello ferroviario dalle 10 alle 12 e riguarderà la società Autostrade per l’Italia e l’Anas dalle 10 alle 12.

F1: Sainz vince a Singapore, primo successo per la Ferrari nel 2023

Carlos Sainz ha vinto il GP di Singapore, condotto in testa per tutti i 62 giri. Per la Ferrari è il primo successo nel campionato mondiale di Formula 1 2023. Sul podio anche la McLaren di Lando Norris e la Mercedes di Lewis Hamilton. Il Cavallino non saliva sul gradino più alto del podio dal Gran Premio d’Austria del 10 luglio 2022: in quell’occasione a vincere era stato Charles Leclerc.

Seconda vittoria al volante della Ferrari per Sainz

Per Sainz è la seconda vittoria al volante della Ferrari. «È una sensazione incredibile, ringrazio la scuderia, è stato fatto un grande sforzo per tornare a vincere dopo un inizio difficile: abbiamo fatto fatto tutto alla perfezione», ha detto il pilota spagnolo, aggiungendo di essere «al settimo cielo» dopo il successo a Singapore che riporta la Rossa sul gradino più alto del podio dopo un lungo digiuno. «Dovevamo cercare di gestire il degrado delle gomme, tutto ha funzionato alla perfezione, ce l’abbiamo fatta ad arrivare in fondo. Ho pensato a tenere il passo, abbiamo gestito e portato la macchina al traguardo».

F1: Sainz vince a Singapore, primo successo per la Ferrari nel 2023. Sul podio anche la McLaren di Norris e la Mercedes di Hamilton.
Carlos Sainz (Getty Images).

Il leader del mondiale Verstappen ha chiuso quinto

La gara ha avuto un colpo di scena all’ultimo giro, quando George Russell – terzo e all’attacco di Norris – è finito contro le barriere, lasciando via libera al terzo posto di Hamilton e al quarto di Leclerc. Il leader del mondiale Max Verstappen ha chiuso in quinta posizione, dopo essere partito undicesimo in griglia.

Cadavere sui binari della stazione Termini, treni sospesi e ritardi

Il cadavere di una persona, un cittadino ghanese di 64 anni, è stato rinvenuto sui binari della stazione di Roma Termini. Sul posto la polizia ferroviaria, che sta svolgendo le indagini per ricostruire quanto accaduto. Dalle prime ipotesi, potrebbe essere stato investito da un treno.

Ritardi e deviazioni: circolazione sospesa per accertamenti

La circolazione nel nodo romano è sospesa per accertamenti da parte dell’autorità giudiziaria. I ritardi, arrivati a 120 minuti, secondo il più recente aggiornamento delle 13.40 sarebbero scesi a 90 minuti. Sono state effettuate deviazioni di percorso per alcuni convogli dell’Alta Velocità.

Matteo Bocelli, chi è il cantante figlio di Andrea

Matteo Bocelli è nato a Forte dei Marmi l’8 ottobre 1997 ed è un cantante e modello. Bocelli junior oltre a percorrere le orme del padre è anche polistrumentista. Nel 2022 ha pubblicato il suo primo singolo in italiano, Dimmi, scritto da Mahmood e e Sylvia Tofany.

Matteo Bocelli: biografia e carriera

Matteo è il secondogenito di Andrea Bocelli, nato dal primo matrimonio con Enrica Cenzatti (dalla quale Bocelli padre ha divorziato nel 2002). Ha un fratello, Amos, nato nel 1995. Matteo ha studiato al Conservatorio Luigi Boccherini di Lucca, dove ha imparato fin da piccolo a suonare vari strumenti musicali. Bocelli junior ha debuttato come cantante in America, al Celebrity Fight Night nel 2016 e al David Foster and Friends nel 2017, a Washington. All’età di 21 anni, Matteo Bocelli ha firmato un contratto con la Capital Records, la casa discografica di Norah Jones e Katy Perry. Ad ora ha già realizzato i singoli Fall On Me, Solo e Close, cantando per la prima volta un brano in italiano a marzo 2022, quello scritto da Mahmood e e Sylvia Tofany.

Nel 2022 insieme al padre, Bocelli junior e la piccola sorella di 10 anni Virginia, hanno inciso un album natalizio A Family Christmas e hanno iniziato un tour mondiale per promuoverlo. Nel 2019 Matteo ha partecipato insieme al padre, come ospite, al Festival di Sanremo, cantando il suo brano Fall On Me. Oltre alla carriera da cantante Bocelli junior fa il modello, nota la sua campagna per Guess con Jennifer Lopez.

Matteo Bocelli, tra carriera e vita privata
Andrea e Matteo Bocelli ai David Di Donatello del 2019 (Getty Images).

Matteo Bocelli: la vita privata

Il cantante dal punto di vista sentimentale sembra essere molto riservato e risulta ancora single.

Pontida, Salvini: «Le Pen rappresenta l’Europa che vogliamo»

Come ogni anno dal 1990 si è svolto il raduno della Lega sul “sacro suolo” di Pontida, a pochi passi dall’abbazia dove, secondo la tradizione, nel 1167 si tenne lo storico giuramento che portò alla nascita della Lega Lombarda. Il programma della giornata ha previsto da parte di Matteo Salvini omaggi alla memoria di Roberto Maroni («Un grande leghista») e Silvio Berlusconi («Un amico»), così come l’intervento di Marine Le Pen e, ovviamente, quello finale del leader del Carroccio. Il tutto tra slogan come «Blocco navale subito» e «Lampedusa all’Africa».

Salvini: «Siamo determinati e destinati a vincere»

«Io oggi qua e Giorgia a Lampedusa, siamo la sintesi di uno stesso obiettivo e destino comune. Non riusciranno a dividerci, abbiamo culture e senso di militanza diverso ma il centrodestra unito vince», ha detto Salvini arringando la folla di Pontida. «Siamo determinati e destinati a vincere in Italia e in Europa», ha aggiunto, garantendo che il governo durerà cinque anni e ribadendo poi che «la tassa sugli extraprofitti miliardari delle banche per la Lega è una priorità».

Nel suo intervento, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha poi difeso – senza citarlo – il generale Roberto Vannacci: «Le censure dei libri non hanno mai portato a niente di nuovo, viva la libertà di pensiero sempre e ovunque». Poi su Le Pen: «Rappresenta l’Europa che vogliamo».

Le Pen: «Felice di essere a Pontida»

«Sono felice di essere a Pontida, luogo simbolo della resistenza alle influenze esterne. Credo che il parallelo con quello che vedremo in Europa non sia esagerato», ha detto Le Pen in avvio del suo intervento. «Noi difendiamo i nostri porti, come così brillantemente ha fatto Matteo con così tanto coraggio e combattività quando aveva il potere di farlo», ha aggiunto la leader del Rassemblement National. «Allora l’Europa intera guardava all’Italia con ammirazione e noi come alleati eravamo orgogliosi di Salvini e della Lega. Aspettiamo che quel momento ritorni». Sempre sul tema caldo dell’emergenza migranti, Le Pen ha poi detto: «Guai a quei leader che non si rendono conto dei segnali di allarme che rappresentano i massicci arrivi a Lampedusa. Guai a quei popoli i cui leader non prendono immediati provvedimenti per far fronte a questa sfida gigantesca, e a quelli che per giustificarsi dicono che non c’è alternativa».

L’attacco di Zaia a Von der Leyen

Affrontando lo stesso tema, aveva strappato applausi il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: «Qualcuno pensa che la Lega si faccia indicare la via. Sbaglia. La Lega indica la via. Anche rispetto alle politiche sull’immigrazione. L’Europa non può considerare Lampedusa come confine italiano. Ursula von der Leyen vada pure a Lampedusa, ma si ricordi che deve anche tornare a casa a risolvere il problema».

Il sindaco di Ventimiglia: «Ci stanno invadendo»

«L’Europa unita è morta a Ventimiglia e allora forza Lega e forza centrodestra, perché il tempo della diplomazia è finito. Ci stanno invadendo ma dobbiamo reagire con forza prima che sia troppo tardi. Dobbiamo passare dall’accoglienza diffusa ai rimpatri di massa». Così Flavio Di Muro, sindaco leghista di Ventimiglia, al confine con la Francia.

Come il Vietnam è diventato il nuovo re dei videogiochi

Dal 15esimo al quarto posto della classifica globale dei principali Paesi per la produzione di app e giochi online. È questo lo strabiliante balzo in avanti realizzato dal Vietnam, che in appena quattro anni, dal 2019 al 2023, si è trasformato nel nuovo re del gaming a livello globale. Lo dimostrano i dati, come quelli raccolti nel report delle società di analisi DataAI e AppMagic. Nel 2022, per esempio, l’industria del mobile gaming vietnamita è cresciuta di 2,5 volte rispetto alla media mondiale, mentre i ricavi sono aumentati di oltre il 20 per cento in netta contrapposizione a una riduzione internazionale del 2 per cento. Non stiamo parlando di un affare per bambini, visti i numeri in ballo nell’intero Pianeta, con il mercato del Sud-Est asiatico in prima fila – un mercato in rapida crescita che vale 5 miliardi di dollari e conta 270 milioni di giocatori – e Hanoi a fare la parte del leone.

Il Paese può contare su 171 app, prodotte da 93 società nazionali

Il Vietnam, infatti, può attualmente contare su 171 applicazioni, prodotte da 93 società nazionali, che si sono piazzate, almeno una volta, nella top 10 delle app più scaricate su Play Store, il noto servizio di distribuzione digitale targato Google. E ancora: diversi sviluppatori vietnamiti, tra cui Falcon Global, Abi Global, Zego Global e Rocket Studio, risultano comparire tra le prime 50 aziende nella produzione di e-game. Il governo vietnamita, guidato dal Partito comunista del Vietnam, sa di avere di fronte una prateria e intende occuparla nel miglior modo possibile. Si stima che nel 2023 il mercato globale del mobile gaming supererà i 300 miliardi di dollari, con un tasso di crescita annuo che dovrebbe oltrepassare il 7 per cento negli anni successivi.

Due decenni di crescita annua del Pil oscillante tra il 7 e l’8 per cento

Alla fine di luglio Google ha tenuto un evento chiamato Google Think Apps 2023 – Creation the Future a Ho Chi Minh City. Si è trattato del più grande evento tenuto da Google nel Sud-Est asiatico negli ultimi 10 anni, a dimostrazione di come l’azienda consideri strategico il settore delle app, in particolare del mobile gaming, e di come, soprattutto, ipotizzi che a trainare questo sviluppo possa essere il Vietnam. Da quando, nel 1986, il governo vietnamita ha attuato una serie di riforme economiche e politiche (Doi Moi), il Paese si è gradualmente aperto al libero mercato integrandosi nell’economia mondiale. A partire dal 2000, Hanoi ha riallacciato le relazioni diplomatiche con gran parte dei Paesi – non più solo partner ideologici – conseguendo un rapido boom socio-economico trainato, per quasi due decenni, da una crescita annua del Pil oscillante tra il 7 e l’8 per cento. La pandemia ha in parte raffreddato la corsa della piccola tigre asiatica, ma ora che il peggio sembrerebbe essere passato il percorso può essere ripreso e implementato. Da un lato approfittando della crisi della Cina e dall’altro sfruttando la gallina dalle uova d’oro dell’industria delle app d’intrattenimento.

Come il Vietnam è diventato il nuovo re dei videogiochi
Vietnamiti alle prese coi giochi online (Getty).

Il settore del gaming inteso come una risorsa di esportazione

Due anni fa, in occasione del 13esimo Congresso nazionale del Partito, le autorità del Vietnam hanno ribadito l’importanza della trasformazione digitale del Paese, considerando il governo, l’economia e la società digitale i tre pilastri principali dello sviluppo nazionale. Secondo il ministero dell’Informazione e della Comunicazione, nel 2022 l’industria della tecnologia digitale vietnamita ha generato entrate stimate in 148 miliardi di dollari, segnando un aumento di oltre il 10 per cento rispetto al 2021. Il settore del mobile gaming potrebbe rappresentare il nuovo carburante della nazione, ben felice di sfornare applicazioni e giochi sempre più apprezzati tanto in patria quanto all’estero. Sebbene il Vietnam sia uno dei cinque Paesi al mondo governati da un Partito comunista, Hanoi ha iniziato a vedere il settore del gaming come una risorsa di esportazione e parte cruciale del suo settore tecnologico emergente.

Il clamoroso successo di Magic Tiles 3 nel 2022

L’industria locale dei giochi online è guidata da un dinamico gruppo di sviluppatori e startup, tra cui Amanotes e Falcon Squad OneSoft. In generale, il Vietnam ha attirato per la prima volta l’attenzione nel 2013, dopo che lo sviluppatore Dong Nguyen creò Flappy Bird, app presto diventata virale a ogni latitudine. Era così popolare, ha sottolineato Bloomberg, che Dong, sconcertato dall’improvvisa attenzione ricevuta, la tolse dai riflettori, ma non prima di essere arrivato a guadagnare fino a 50 mila dollari al giorno dalle pubblicità pop-up presenti sull’applicazione. L’avvento di Flappy Bird ha dato una scossa agli altri sviluppatori vietnamiti, che hanno constatato quanto successo potevano raggiungere questi semplici giochi per dispositivi mobili. Adesso studi e sviluppatori affollano il Paese e competono nella creazione del prossimo successo planetario (nel 2022 Magic Tiles 3, prodotto da Amanotes, si è classificato tra i 20 giochi per cellulari più scaricati a livello globale ed è sulla buona strada). Il Vietnam è così emerso dal nulla, diventando un hub capace di attirare i migliori sviluppatori e di consolidare la sua reputazione di potenza nel settore dello sviluppo di app e giochi per smartphone.

Perché l’inefficacia dell’incarcerazione di massa è un problema che non vediamo

La galera come pugno duro contro i criminali, spesso sventolata anche in Italia dai politici che giocano a fare i giustizieri dalla voce grossa. Ma quanto funziona davvero il carcere contro la criminalità? Qualche numero innanzitutto è utile a delineare il fenomeno. Gli Stati Uniti, per esempio, rappresentano soltanto il 5 per cento della popolazione mondiale, eppure detengono quasi il 25 per cento dei prigionieri del mondo, con circa 2,3 milioni di detenuti. Al 31 gennaio 2022 negli Stati membri del Consiglio d’Europa erano 981.575 le persone dietro le sbarre. In generale, i Paesi dell’Europa orientale e della regione del Caucaso mostrano tassi di popolazione carceraria notevolmente elevati rispetto alle loro controparti dell’Europa occidentale e settentrionale. I Paesi scandinavi sono spesso citati come esempi di politiche carcerarie efficaci, in particolare la Finlandia viene indicata come un modello per ridurre la popolazione carceraria. Ma quando è iniziato il fenomeno dell’incarcerazione di massa e perché? Ha risolto o migliorato in qualche modo i problemi legati alla violenza? È qualcosa che porta alla penitenza e alla redenzione? E quali sono realmente gli effetti positivi sulla società? Sono interrogativi che si è posta Victoria Law, attivista e giornalista americana, autrice del libro Prisons make us safer and 20 other myths about mass incarceration.

Perché l'inefficacia dell'incarcerazione di massa è un problema che non vediamo
Un penitenziario italiano (Getty).

L’inizio della reclusione come punizione: la prigione di Walnut Street a Filadelphia nel 1773

Si può facilmente constatare, osservando la storia delle carceri negli Usa, quanto il sistema di incarcerazione di massa non abbia dei problemi o sia corrotto, piuttosto che funzioni esattamente per come è stato progettato: spazzare via i guai della società e tutti coloro che sono giudicati problematici, nasconderli dietro a cancelli e mura dove saranno visibili a pochi. La reclusione come punizione è iniziata con l’apertura della prigione di Walnut Street a Filadelphia nel 1773. Nel 1790 aggiunse un nuovo blocco di celle, la Penitentiary House. Ecco allora, sottolinea Law, l’inizio di un nuovo modello: l’incarcerazione come penitenza.  Il penitenziario fu progettato per ispirare o costringere la penitenza in coloro che avevano infranto la legge, prevalentemente mediante l’isolamento completo. Ancora oggi, le prigioni e le carceri in America, e non solo, ricorrono regolarmente alla pratica dell’isolamento prolungato per punire più severamente le persone detenute.

L’isolamento completo e gli effetti deleteri sulla salute psichica

L’isolamento può avere effetti estremamente dannosi per la salute psichica, somatica e per il benessere sociale delle persone lo subiscono. L’indicatore più significativo è il tasso notevolmente più elevato di suicidi tra i detenuti in isolamento rispetto a quello riscontrato nella popolazione carceraria generale. Una misura deve o dovrebbe essere sempre giustificabile, proporzionata, legittima, necessaria, non discriminatoria. Sebbene l’opinione pubblica e alcune politiche siano un po’ cambiate, l’incarcerazione di massa rimane tuttora un metodo di controllo sociale su base razziale che, nell’analisi di Law, trascina nel vortice coloro che sono già stati emarginati a causa di disuguaglianze sociale, chiudendoli dietro sbarre e mura. Un modo per nascondere i problemi piuttosto che affrontarli. Al punto che le prigioni sembrano essere diventate dei buchi neri in cui vengono depositati i detriti del capitalismo contemporaneo.

Perché l'inefficacia dell'incarcerazione di massa è un problema che non vediamo
Un campo di detenzione (Getty).

Giustizia riparativa: un processo che coinvolge tutta la comunità

Che fare in alternativa? Ovviamente in qualche modo bisogna intervenire quando avviene una forma di violenza, ma le prigioni hanno ripetutamente dimostrato di essere un metodo inefficace. Victoria Law ipotizza l’utilizzo più intensivo della giustizia riparativa. Un processo che coinvolge chi ha subito il danno e chi lo ha commesso, ma anche tutti coloro che sono stati interessati indirettamente, come familiari, vicini e membri della comunità. Bisognerebbe infatti chiedersi, secondo l’autrice, se l’incarcerazione tenga davvero al sicuro da danni e violenze o se, invece, questo non sia solo un mito che distoglie l’attenzione e la politica dalle risorse che realmente mantengono la società al sicuro: alloggio, istruzione, lavoro ben retribuito e appagante, assistenza medica e psichiatrica, prevenzione della violenza, coesione della comunità e meno criminalizzazione.

Perché l'inefficacia dell'incarcerazione di massa è un problema che non vediamo
Una prigione francese (Getty).

Nel 2018 a New York la polizia ha effettuato 808 arresti per stupro e oltre 5 mila arresti che aver viaggiato sui mezzi senza biglietto. In che modo questo contribuisce alla sicurezza pubblica? Oltre la metà dei crimini violenti negli Usa non viene denunciata. Di questi, meno della metà si traduce in un arresto e meno della metà di questi arresti si conclude con una condanna.  In che modo questo rende giustizia alle vittime?

Giustizia trasformativa: oltre alla responsabilità personale contano i cambiamenti sociali

La seconda strada percorribile per Law è la giustizia trasformativa, laddove questa tenta di integrare sia la responsabilità personale sia i cambiamenti sociali. A differenza della giustizia riparativa qui l’obiettivo non è solo quello di affrontare i bisogni e gli obblighi richiesti per iniziare il processo di guarigione, ma anche quello di trasformare le condizioni che hanno generato o permesso il danno. In che modo mettere qualcuno in carcere per anni, se non per decenni, lo spinge ad assumersi le proprie responsabilità? La società è convinta che la gente che entra in carcere ne esca migliore. Spesso però avviene l’esatto opposto.

Perché l'inefficacia dell'incarcerazione di massa è un problema che non vediamo
La carcerazione di massa è una pratica inefficace (Getty).

La migliore forma di riabilitazione in carcere è l’istruzione

Cosa significa dunque riabilitare una persona facendola tornare quella di prima, se essere quella persona vuol dire vivere in uno stato di povertà (educativa oltre che economica), razzismo, disoccupazione, precarietà di alloggio e violenza? Può davvero una persona essere riabilitata se non è mai stata “abilitata” o resa adatta o in grado di vivere in società? Diversi studi hanno dimostrato che la migliore forma di riabilitazione in carcere è l’istruzione. Attraverso l’accesso al diritto allo studio, la persona privata della libertà – al pari di chiunque altro – ha la possibilità di colmare le sue lacune conoscitive, ma l’istruzione incide anche sullo sviluppo della personalità umana e, in questo senso, deve essere indirizzata al suo pieno sviluppo, anche per il rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, come ricorda la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite. Meno “buttate la chiave”, più libri.

Lasciano la figlia di otto mesi in auto per andare a una festa, genitori denunciati

Una bimba di otto mesi è stata lasciata sola all’interno di un’auto parcheggiata dai genitori, impegnati nei festeggiamenti per il matrimonio di un loro amico in un ristorante a Cusago in provincia di Milano. È successo nella serata del 16 settembre. Sul posto, in via Fratelli Cervi, sono intervenuti i carabinieri di Cornaredo.

La piccola, in buona salute, è stata riaffidata ai genitori 

I militari sono riusciti a risalire rapidamente ai genitori, entrambi milanesi di 41 e 31 anni: madre e padre si sono giustificati affermando che controllavano la piccola da remoto attraverso un cellulare in videochiamata posizionato accanto alla figlioletta e di aver lasciato i finestrini chiusi per evitare che prendesse freddo e si ammalasse. La bimba, in buona salute, è stata riaffidata ai genitori che sono stati denunciati per abbandono di minore.

Lampedusa, Von der Leyen: «Sfida europea che richiede risposta europea»

La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, raccogliendo l’invito di Giorgia Meloni, ha visitato Lampedusa insieme alla commissaria per gli Affari Interni Ue, Ilva Johansson. Arrivate su un aereo di Stato, le tre si sono trattenute sull’isola per un paio di ore, facendo tappa dall’hotspot di contrada Imbriacola, dove dopo i trasferimenti rimangono duemila persone, e al molo Favaloro, prima di tornare in aeroporto per un rapido punto stampa.

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Voci su una tendopoli, l’isola è una polveriera

Sull’isola gli animi sono particolarmente agitati, da quando si è sparsa la voce sulla costruzione di una tendopoli destinata a ospitare i migranti. La Croce Rossa ha smentito, ma l’isola resta una polveriera. «Stiamo facendo il possibile. Spero vi abbiano detto che abbiamo fatto uno stanziamento di 50 milioni per l’isola, anche questo può fare la differenza. Come al solito ci metto la faccia sulle cose», ha detto Meloni parlando con alcuni cittadini, che hanno bloccato il corteo delle macchine dirette verso l’hotspot: negli scorsi giorni la presidente del Consiglio ha annunciato misure speciali per fronteggiare l’immigrazione clandestina.

Emergenza migranti a Lampedusa, Giorgia Meloni: «La visita di Ursula Von der Leyen è un gesto di responsabilità dell'Europa».
A Lampedusa proseguono gli sbarchi (Getty Images).

Le tappe della visita: l’hotspot e il molo Favaloro

Dopo una breve tappa all’hotspot (una decina di minuti), dove Von der Leyen ha potuto toccare con mano l’emergenza che l’isola sta vivendo in questi giorni, c’è stata la visita al molo Favaloro. Qui la presidente della Commissione Ue e Meloni si sono soffermate a osservare il cimitero di barchini semidistrutti con i quali i migranti continuano ad arrivare a Lampedusa. «È una vera e propria bomba ecologica. Meloni mi ha assicurato che nell’arco di quattro o cinque giorni verranno tutti tolti. I pescatori adesso non riescono neanche ad uscire», ha detto il vicesindaco di Lampedusa, Attilio Lucia. Intanto proseguono gli sbarchi. Altri 144 richiedenti asilo, 69 dei quali arrivati direttamente a Cala Croce, sono approdati a partire dalla mezzanotte sull’isola, dove ieri ci sono stati 23 approdi con oltre mille profughi.

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Emergenza migranti a Lampedusa, Giorgia Meloni: «La visita di Ursula Von der Leyen è un gesto di responsabilità dell'Europa».
Migranti nell’hotspot di Lampedusa (Getty Images).

Meloni: «Qui è in gioco il futuro dell’Europa»

Prima di tornare in aeroporto, Von der Leyen e Meloni hanno inoltre incontrato una delegazione di volontari della Croce Rossa, ringraziandoli per quanto stanno facendo e ricevendo in regalo due magliette. Nel corso della conferenza stampa per fare il punto sull’emergenza migranti, la presidente del Consiglio ha detto che «i numeri di questo fenomeno travolgeranno prima gli Stati di frontiera e poi tutti gli altri». Il problema, ha detto, «coinvolge tutti e da tutti va affrontato. Qui è in gioco il futuro dell’Europa». La ricetta della premier contro l’immigrazione clandestina prevede «contrasto delle partenze, lotta più incisiva contro i trafficanti di esseri umani, quote di immigrazione legale concordate soprattutto coi Paesi che collaborano al contrasto dell’immigrazione illegale, strumenti più efficaci di rimpatrio messi in campo dall’Ue e non dai singoli Stati».

Von der Leyen: «Saremo noi a decidere chi arriva nell’Ue»

«Per me è molto importante essere qui oggi, Quella dell’immigrazione illegale è una sfida europea che richiede una risposta europea», ha detto Von der Leyen. «Saremo noi a decidere chi arriva in Europa e non i trafficanti». Secondo Meloni «è necessario anche un coinvolgimento delle Nazioni Unite» per affrontare al meglio l’emergenza. Entrambe la prossima settimana saranno all’Assemblea generale dell’Onu.

Milano, 28enne muore investito da un pirata della strada all’uscita da un locale

Era uscito da poco dalla discoteca Alcatraz con alcuni amici e stava attraversando la strada fuori dalle strisce pedonali in viale Jenner, quando attorno alle 4 è stato investito da un’auto, guidata da una persona che anziché soccorrerlo ha proseguito la sua corsa. È morto così un 28enne, alla prime luci dell’alba a Milano.

L’auto era diretta verso piazzale Maciachini

Il ragazzo, italiano nato in Bulgaria, è stato soccorso dal 118 e portato in gravissime condizioni all’ospedale Niguarda, dove è deceduto poco dopo. La persona al volante dell’auto che lo ha investito, come detto, non si è fermata a soccorrerlo. La vettura proveniva da via Livigno ed era diretta verso piazzale Maciachini. La polizia locale, che svolge le indagini, sta esaminando i filmati delle telecamere della zona.

Laura Pausini e la difficile sfida a un mercato fatto di Tedua e Geolier

A fine ottobre esce il nuovo attesissimo album di Laura Pausini, Anime parallele. A distanza di cinque anni dall’ultima raccolta di inediti, la cantante di Solarolo torna sul mercato con un lavoro che l’ha vista affiancata da un nuovo collaboratore, Jacopo Pesce, nella figura di direttore artistico. Fin qui le notizie. O almeno, le notizie per come come Laura Pausini ce le ha raccontate, direttamente sui suoi social. Ovvio, lei non ha usato la parola “attesissimo”, questo l’hanno fatto una marea di siti musicali, di quelli che non praticano la critica ma inseguono facili clic, né ha tirato in ballo la figura di Jacopo Pesce, in precedenza a capo della Island, ora a lavorare in accoppiata con Max Brigane con un manipolo di artisti di prima scelta, Pausini ed Elodie in primis.

La dittatura dello streaming e i suoi paradossi

Il punto è però tutto lì, a cinque anni di distanza dall’uscita di Fatti sentire, il mondo, musicale e non, nel quale atterrerà Anime parallele è completamente cambiato. Un cambiamento epocale. Basti pensare che nel mentre c’è stata una pandemia e una quasi guerra mondiale, che in musica ha però semplicemente sancito la nascita di una sorta di dittatura che ha in Spotify la figura cicciottella di Kim Jong-un, e che vede tutti adeguarsi al volere supremo dell’algoritmo, pena l’essere metaforicamente sbranati dai cani. Così succede che nel 2021 l’album più venduto sia stato Taxi Driver di Rkomi, e che ciò nonostante Rkomi sia dovuto andare in gara al Festival di Sanremo e a fare il giudice di X Factor per rendersi riconoscibile presso un pubblico generalista, cioè non quello dei 12enni che ascoltano compulsivamente canzoni col cellulare. L’anno seguente la medesima sorte è toccata a Lazza con Sirio, anche lui al Festival, secondo con Cenere. Quest’anno, a occhio e croce, se la giocheranno Tedua e Geolier, di cui chiunque abbia visto i primi peli spuntare, fate voi dove, a seconda si parli di maschi o femmine, ignora non solo la faccia, ma anche il titolo di una singola canzone. Il tutto mentre i vecchi campioni che fanno gli stadi, da Vasco a Max Pezzali, da Cremonini a Ultimo (ok, lui non è vecchio, ma è un caso a sé stante). Una dicotomia tra chi funziona tantissimo in streaming, pensate che a oggi chi in Italia ha ricevuto più certificazioni di tutti i tempi, leggi alla voce Dischi d’oro e di Platino (certificazioni un tempo raggiungibili vendendo fisicamente centinaia di migliaia di dischi e oggi facendo migliaia di stream): non Vasco Rossi, né Claudio Baglioni, Renato Zero, Tiziano Ferro o Cesare Cremonini, tanto per rinverdire un po’ l’elenco, ma Sfera Ebbasta, con buona pace di chi poi gira il mondo portando alta la bandiera italiana come Eros Ramazzotti e la stessa Laura Pausini, magari in compagnia di Bocelli. I Maneskin, che da questo pezzo restano fuori perché sono un fenomeno legato proprio allo streaming, giocano in un campionato a parte.

Laura Pausini e la sfida con un mercato rivoluzionato
Geolier (da Fb).

Le strategie per restare a galla: i featuring e le produzioni sforna hit

Ora, cosa succede a chi è stato a lungo in vetta alle classifiche, magari non solo quelle italiane, e che ha girato il mondo riempiendo palasport e stadi, prendendo premi anche importanti, insomma, a chi è stato sin da subito indicato come una popstar assoluta nel momento in cui deve tornare sul mercato sapendo di andare a vedersela con gente come Geolier o Tedua, sapendo di prenderle di santa ragione? Succede che chi è stata una popstar chiarissima di colpo comincia a vedersela brutta, magari anche a pensare di non far più uscire musica nuova, contando sulle vecchie hit per andare a far concerti in giro, quelli sì a vantaggio di chi un repertorio vero già ce l’ha e anche un pubblico in grado di spendere soldi veri, non quelli di cartone che si usano per gli ascolti in streaming. Così, andiamo al dunque, ecco che si inseguono delle modalità che oggi sembrano ormai canonizzate: featuring con nomi di grido, perché mettendo insieme pubblici diversi si aumentano i numeri, produzioni che in qualche modo stanno plasmando il suono di un po’ tutte le hit, si pensi al successo di gente come Michele Canova, il produttore principe del cosiddetto electropop italico, o di Dardust, dietro tante hit degli ultimi anni.

L’album di un tempo ormai è roba per vecchi

Non sappiamo cosa ci sarà dietro le annunciate 16 canzoni di Anime parallele, sorta di concept album dedicato alle persone. Non lo sappiamo perché è presto per avere questi dettagli, lo sarebbe stato anche in anni passati, figuriamoci nell’era del “qui e ora”, del “fuori adesso”, del “fuori ovunque”. Sappiamo però che 16 canzoni sono un azzardo, perché Daniel Ek, che di Spotify è non solo amministratore delegato ma anche inventore, da sempre canta le lodi dell’uscita di un singolo al mese. L’album è ormai roba per vecchi babbioni, a meno che non li si pensi come i giovani, mica è un caso che poi le classifiche di singoli si intasino proprio dei brani che compongono le tracklist degli album dei vari Tedua e Geolier di turno, pensate come singoli a raffica per aumentare i numeri. E sappiamo che inseguire le mode del momento – ecco Madame che scrive Scatola o Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari che scrive Un buon inizio, ma immaginiamo che nella tracklist troveranno spazio altri nomi d’oggi come Michelangelo, producer e autore di Blanco, magari Mahmood, oltre al già citato Dardust – se poi le canzoni le si canta sempre alla medesima maniera, sorte condivisa anche con Emma che è più giovane ma segue la medesima inclinazione, non potrà certo portare scossoni allo Zeitgest. Geolier e Tedua staranno sempre lì sopra, in dominio perenne (ben lo sanno le varie Annalisa, i vari The Kolors, i vari Fedez, che hanno sì piazzato i loro singoli per l’estate, ma sono sempre accerchiati da brani di cui la massa non ha conoscenza né memoria).

Laura Pausini e la difficile sfida a un mercato fatto di Tedua e Geolier
Annalisa (dal profilo Instagram).

Laura Pausini si goda il passato glorioso e un pubblico pagante

Si goda i vecchi successi Laura Pausini, e se li godano i suoi tanti fan, senza starsi a crucciare troppo se un Paky qualsiasi la manderà in soffitta. È in buona compagnia coi suoi coetanei, gente che ha dato tanto alla discografia e alla musica italiana, ma cui la discografia ha prontamente voltato le spalle (quasi tutti gli ultra 50enni stanno vedendo i loro contratti discografici non rinnovati, destinati quindi a far per conto proprio o non fare proprio). Laura può far sfoggio di un passato glorioso e magari un pubblico numeroso quando sale su un palco. Spotify non è roba per vecchi, direbbe un redivivo Cormac McCarthy, e in fondo la discografia di oggi non è troppo diversa da quel panorama cupo e apocalittico da lui descritto nei suoi immensi capolavori letterari.

Alberghi a idrogeno, la sfida di una catena di hotel giapponese

La consapevolezza di dover accelerare la transizione energetica sta spingendo gli operatori privati e pubblici delle principali economie a sperimentare soluzioni innovative. In Giappone, al fine di diminuire e azzerare le emissioni di gas serra e quindi l’impatto ambientale, un albergo di Kawasaki, città di 1 milione e mezzo di abitanti alle porte di Tokyo, ha introdotto la produzione di energia elettrica da idrogeno.

Le emissioni relative all’industria alberghiera giapponese sono tra il 5 e il 10 per cento del totale

Il Giappone nel 2022 ha prodotto 1,17 miliardi di tonnellate di CO2 secondo dati del ministero dell’Industria. Di queste, circa 200 milioni di tonnellate, pari al 17,7 per cento, sono prodotte da edifici a uso commerciale che comprendono più di 550 mila ristoranti e 52 mila alberghi. Pur non essendo disponibili dati specifici relativi all’industria alberghiera, Japan NRG, una società di consulenza e ricerca specializzata in energia e politiche energetiche, stima che le emissioni del settore oscillino tra il 5 ed il 10 per cento del totale.

Alberghi a idrogeno, la sfida di una catena di hotel giapponese
L’albergo della catena Tokyiu Hotels.

Il Tokyu Hotels di Kawasaki genera il 30 per cento del proprio fabbisogno usando idrogeno

Già nel 2018 il gruppo alberghiero Tokyu Hotels diede il via a un progetto sperimentale per produrre energia elettrica utilizzando idrogeno. L’albergo, uno dei primi in Giappone a essere carbon neutral e a produrre tutta l’energia che consuma da fonti rinnovabili, genera il 30 per cento del proprio fabbisogno energetico usando idrogeno ricavato da rifiuti plastici mentre il rimanente 70 per cento è prodotto usando scarti alimentari. Nella primavera del 2022 la catena ha concluso la parte sperimentale del progetto, in parte finanziato dal ministero dell’Ambiente, e dalla seconda metà del 2023 ha ripreso la produzione di energia con un impianto di ultima generazione che, come confermato a Lettera43 dall’ufficio stampa della struttura, «dovrebbe entrare a regime definitivo fra un mese o due», quindi entro la fine dell’anno. La Tokyu Hotels ha scommesso sulla maggiore sensibilità ambientale dei propri clienti e sul fatto che gli ospiti siano attratti dall’idea di pernottare in un albergo a impatto zero senza dover pagare imposte. Non solo. L’albergo ha anche realizzato al suo interno una serra idroponica dove viene coltivata insalata utilizzando lampade LED alimentate da energia prodotta con gli scarti alimentari del ristorante. Scelta che come “beneficio collaterale” ha la possibilità di avere prodotti freschi a metro zero. Ora la catena guarda avanti e intende produrre idrogeno su base commerciale, espandendo il progetto anche ad altre strutture.

La difficoltà di reperire il combustibile

L’ampliamento del progetto, pur rappresentando un importante passo avanti nella riduzione delle emissioni di CO2, ha fatto venire alla luce diverse criticità legate principalmente all’approvvigionamento della materia prima. Al netto del progetto dell’hotel che prevede l’autoproduzione, Kawasaki si trova in una zona industrializzata dove c’è ampia disponibilità di idrogeno prodotto per uso industriale, mentre in altre aree come i grandi centri urbani o località turistiche l’approvvigionamento può essere limitato o costoso a causa della distanza dai centri di produzione e distribuzione. In prospettiva, dunque, molto dipenderà dunque anche dalle politiche energetiche del governo e dalla collaborazione delle amministrazioni locali che dovranno pensare a incentivi dati gli alti costi di produzione del combustibile. Per quanto la domanda di un solo albergo sia una goccia nell’oceano dell’economia legata all’idrogeno, nota Japan NRG, l’esperimento della Tokyu Hotels a Kawasaki rappresenta un caso di studio reale importante al fine di cogliere le potenzialità dell’idea e di valutare le sfide relative all’adozione di nuove forme di energia nella vita quotidiana. Senza questi test, aggiunge Japan NRG, sarebbe difficile espandere l’adozione dell’idrogeno indipendentemente dalle politiche governative. Il fatto, comunque, che la Tokyu Hotels abbia deciso di continuare ed addirittura espandere il progetto lascia ben sperare che non si tratti solo di una trovata pubblicitaria ma di un passo concreto nella direzione di una più larga adozione delle energie alternative.

Brasile, bimotore cade in Amazzonia: 14 morti

Quattordici persone sono morte in un incidente aereo avvenuto a Barcelos, cittadina turistica dell’Amazzonia brasiliana. Nello schianto dell’Emb-110, un bimotore turboelica prodotto dalla brasiliana Embraer, hanno perso la vita 12 passeggeri e due membri dell’equipaggio: non ci sono sopravvissuti.

Il velivolo era partito dalla capitale statale Manaus

Il bimotore era partito dalla capitale statale Manaus verso Barcelos, città a circa 400 chilometri e 90 minuti di distanza che, situata sul Rio Negro (un affluente del Rio delle Amazzoni) è delimitata da numerosi parchi nazionali: tutti i passeggeri erano brasiliani e si stavano recando nella regione per praticare pesca sportiva. «Sono profondamente addolorato per la morte dei 12 passeggeri e dei due membri dell’equipaggio, vittime dell’incidente aereo avvenuto questo sabato a Barcelos. I nostri team stanno lavorando fin dall’inizio per fornire il supporto necessario. Alla famiglia e agli amici, la mia solidarietà e le mie preghiere», ha scritto su X il governatore dello Stato di Amazonas, Wilson Lima.

Il velivolo si è schiantato in fase di atterraggio

Secondo le prime ricostruzioni, il velivolo si è schiantato in fase di atterraggio. Come ha spiegato il segretario alla sicurezza dello Stato di Amazonas, Vinicius Almeida, a causa della scarsa visibilità dovuta alle forti piogge il pilota del piccolo aereo ha inavvertitamente iniziato ad atterrare a metà pista. Terminato lo spazio per frenare, il bimotore ha però continuato la sua corsa fino a schiantarsi.

Brasile, bimotore cade in Amazzonia: 14 morti. Il volo, partito da Manaus, era diretto a Barcelos. Non ci sono sopravvissuti.
La conferenza stampa delle autorità dello Stato di Amazonas (Getty Images).

Europei di volley, Italia battuta in finale dalla Polonia

L’Italia di Fefè De Giorgi non è riuscita a conquistare il suo ottavo oro agli Europei: al PalaEur di Roma gli Azzurri del volley sono stati infatti battuti dalla Polonia, che si è presa la rivincita della sconfitta interna agli ultimi Mondiali, tornando sul tetto d’Europa 14 anni dopo l’ultima volta.

Europei di volley, Italia battuta in finale dalla Polonia. Sfuma il sogno degli Azzurri, sconfitti 3-0 al PalaEur di Roma.
La Polonia celebra il titolo europeo (Getty Images).

Troppi gli errori azzurri, spesso gratuiti

Tra gli spettatori di un PalaEur gremito c’era anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, appassionato di pallavolo. Ma gli Azzurri, in serata no, hanno subito fin dall’inizio il gioco degli avversari, senza riuscire mai a costruire attacchi con fluidità. Il primo set è finito 20-25 per la Polonia, il secondo 21-25 e il terzo, il migliore giocato dall’Italia, si è chiuso col punteggio di 23-25. Mattatori del match Wilfredo Leon e Lukasz Kacmarek, con 10 punti a testa. Ottima anche la prestazione di Aleksander Sliwka, autore di sette punti. Per l’Italia vani gli 11 punti di Daniele Lavia. Troppi gli errori azzurri, spesso gratuiti: e così la Polonia, con una finale invece quasi perfetta, si è aggiudicata così il secondo titolo europeo della sua storia dopo il successo del 2009.

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