La Fed ha lasciato i tassi di interesse invariati ai massimi da 22 anni. Wall Street ha reagito negativamente all’annuncio della banca centrale americana, rallentando. Le piazze finanziarie europee non hanno invece risentito della decisione in quanto già chiuse. Milano ha guadagnato l’1,64 per cento, affermandosi come la migliore d’Europa. La Fed «è impegnata a far scendere l’inflazione al 2 per cento. Senza la stabilità dei prezzi l’economia non funziona per nessuno e non avremo un mercato del lavoro forte», ha detto il presidente, ribadendo che ogni decisione è assunta sulla base dei dati economici.
Federal Reserve officials voted to hold interest rates steady at a 22-year high but signaled they were prepared to raise rates one more time this year https://t.co/AA9GO9Jaiy
Alla fine del prossimo anno i tassi sono attesi al 5,1 per cento, oltre quindi il 4,6 per cento di giugno. Nel 2025 e nel 2026 sono previsti calare rispettivamente al 3,9 per cento e al 2,6 per cento. «Abbiamo deciso di mantenere il costo del denaro fra il 5,25 per cento e il 5,5 per cento», si legge nella nota diffusa al termine della due giorni di riunione. La banca centrale parla di una crescita degli Stati Uniti «solida» e raddoppia le sue stime per il pil 2023 al 2,1 per cento dall’1 per cento previsto in giugno.
Continua a salire il numero delle donnevittime di femminicidio. Nel pomeriggio di mercoledì 20 settembre, un uomo di 38 anni ha ucciso a coltellate la moglie, sua coetanea, in località Lago di Battipaglia (Salerno). È quanto emerso dalle primissime ricostruzioni effettuate dai carabinieri della compagnia locale anche se le attività sono ancora in corso. Il 38enne, italiano, è stato fermato.
Il femminicidio, come riporta l’Ansa, è avvenuto nell’abitazione della coppia, in via Flavio Gioia a Battipaglia. In casa, al momento dell’omicidio, non erano presenti i due figli. Non è ancora chiaro se qualche vicino abbia sentito qualcosa e chi abbia allertato le forze dell’ordine. Le attività da parte dei carabinieri della Compagnia di Battipaglia sono ancora in corso. La vittima sarebbe stata ferita alla gola, ma sarà l’autopsia a certificare le cause del decesso. I due figli minorenni sono stati affidati a dei familiari.
Una variazione in agenda annunicata con un messaggio. La premier Giorgia Meloni, come riportato da Il Corriere della Sera, alle 11.23 di mercoledì 20 settembre ha inviato una comunicazione nella chat dell’ufficio stampa di Palazzo Chigi. Nel testo, il cambio di programma con il quale ha informato i giornalisti italiani che «al dibattito in Consiglio di Sicurezza dedicato all’Ucraina interverrà il ministro Tajani». A chiarire l’assenza, lo stesso Antonio Tajani che ha rassicurato: «Giorgia Meloni è alle Nazioni Unite, dove volete che sia? Aveva dei bilaterali con presidenti dei Paesi africani, poiché il tema immigrazione è la nostra priorità».
Nella serata di martedì 19 settembre, la nota pizzeria Ribalta, nella centralissima Union Square, a Manhattan, ha avuto come ospite proprio la premier Giorgia Meloni, accompagnata dalla figlia Ginevra e dal suo staff. Pizza ma anche spaghettoni al pomodoro per la delegazione italiana, tra selfie e chiacchiere. Il proprietario del locale Rosario Procino: «È sempre importante essere presi in considerazione per quel che facciamo, per il contributo che diamo al made in Italy, ci dà molto orgoglio». La presidente del Consiglio e i suoi «hanno preso la pizza, lei lo spaghettone al pomodoro». Meloni assente dunque al ricevimento organizzato dalla Casa Bianca, come chiarito dai collaboratori: avendo già incontrato il presidente Biden faccia a faccia «non aveva bisogno di mettersi in fila per avere un’altra photo opportunity».
«La presidente Von der Leyen non ha firmato l’avvio della procedura» contro l’Austria per i limiti al transito dei mezzi pesanti al Brennero. «A questo punto confidiamo sulla giustizia della Corte europea. Non si può pontificare a spese dell’Italia, cercando accoglienza e integrazione a Lampedusa, blindando il confine del Brennero. Questo governo porrà fine a questa vergogna». Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, al question time alla Camera.
Fonti Mit, Salvini prepara un blitz al Brennero a ottobre
«A ottobre il vicepremier e ministro Matteo Salvini» – secondo fonti del Mit rese note dall’Ansa – «sarà al valico del Brennero. Sarà l’occasione per verificare la situazione, anche dopo l’annuncio di Vienna sul rafforzamento dei controlli alla frontiera. L’Italia – sostiene Salvini – non può essere penalizzata da altri partner europei: senza un ritorno a una condizione di leale collaborazione, è pronto a suggerire un inasprimento dei controlli per i veicoli austriaci».
Io Capitano di Matteo Garrone è il film che l’Italia ha designato per la corsa all’Oscar per il miglior film internazionale. L’opera che ha vinto alla Mostra di Venezia il Leone d’argento per la regia, ha avuto la meglio su altri 11 film indicati per la selezione su cui si è riunita, mercoledì 20 settembre presso l’Anica, la commissione.
“Io Capitano” di Matteo Garrone rappresenterà l’Italia agli Oscar 2024 nella categoria Miglior Film Internazionale.
L’annuncio delle shortlist è previsto per il 21 dicembre, le nomination verranno annunciate il 23 gennaio 2024, la cerimonia degli Oscar si terrà il 10 marzo 2024. pic.twitter.com/Dum5F4K2zG
Per la shortlist bisognerà attendere il 21 dicembre. Le nomination verranno annunciate il 23 gennaio prossimo. La cerimonia degli Oscar si terrà a Los Angeles il 10 marzo 2024.
Prosegue a New York l’Assemblea generale dell’Onu. In queste ore è in corso un Consiglio di sicurezza sul conflitto ucraino. Il presidente Volodymyr Zelensky, nel suo intervento, ha dichiarato che la presenza della Russia al Cds è «illegittima», e «il potere di veto in mano all’aggressore è quello che ha spinto l’Onu in questa situazione di stallo». Durante il summit, Zelensky ha sottolineato che «in caso di atrocità di massa il potere di veto dovrebbe essere sospeso e l’Assemblea Generale Onu dovrebbe avere il potere di superare il veto». Il leader ucraino ha rilanciato l’annunciato piano di Pace in 10 punti per mettere fine alla guerra, ribadendo come condizioni indispensabile il ritiro della Russia e il ripristino dei confini prima dell’invasione della Crimea nel 2014.
Ukrainian President Volodymyr Zelensky called for the removal Russia’s veto power on the U.N. Security Council, a reform that would cut to the bones of the institution.
Alla riunione di alto livello stanno partecipando, tra gli altri, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, il segretario di stato Usa Antony Blinken (e non Joe Biden, come era stato ventilato inizialmente) e la ministra degli Esteri francese Catherine Colonna. Lunga la lista degli interventi, approvata dalla presidenza di turno del Consiglio di sicurezza, l’Albania: sono oltre sessanta dalle ultime indiscrezioni, perché sono ammessi a parlare anche altri Paesi che ne fanno richiesta, oltre ai quindici membri del Consiglio di sicurezza.
Dear @EdiRamaal, today at the UNSC you showed the world how to correctly handle Russia, its lies, and its hypocrisy. I thank you for steering the Presidency in such a principled manner. pic.twitter.com/0wKca8xZon
— Volodymyr Zelenskyy / ????????? ?????????? (@ZelenskyyUa) September 20, 2023
«Documentate prove di crimini russi scioccanti»
«Sono state documentate prove di diffuse e scioccanti violazioni dei diritti umani, comprese violenze sessuali legate al conflitto, detenzioni arbitrarie, esecuzioni sommarie, per lo più da parte della Russia, e il trasferimento forzato di civili ucraini, compresi i bambini, nel territorio sotto il controllo russo o in Russia». Lo ha detto il segretario generale dell’Onu Antonio Guterresal Consiglio di Sicurezza sull’Ucraina. «Questi documenti sono vitali per chiedere conto della responsabilità, fondamentale per tutte le violazioni dei diritti umani» ha aggiunto.
RUSSIA'S WAR IN UKRAINE 'AGGRAVATING GEOPOLITICAL TENSIONS,' UN CHIEF SAYS (Reuters)
United Nations Secretary-General Antonio Guterres told the Security Council on Wednesday that Russia's war in Ukraine is aggravating geopolitical tensions and divisions. pic.twitter.com/7IwLQ319Kq
Alcuni uomini armati hanno aperto il fuoco contro un’auto del contingente di peacekeeper russi nel Nagorno Karabakh. Tutti i militari a bordo sono stati uccisi. Lo ha riferito il ministero della Difesa di Mosca citato dall’agenzia Interfax.
During the return of #Russian peacekeepers from an observation post in the #Nagorno_Karabakh region, a car with Russian #military personnel came under small arms fire.
Secondo quanto reso noto, il mezzo è finito sotto il fuoco di armi leggere mentre rientrava da un posto di osservazione nell’area del villaggio di Janatag. In seguito all’attacco, i militari che erano a bordo sono stati uccisi, ha aggiunto il ministero, senza precisarne il numero. Rappresentanti delle autorità investigative russe e azere stanno lavorando sul posto per chiarire quanto accaduto.
A car with Russian peacekeepers came under fire in breakaway region of Nagorno-Karabakh. All of them died. The incident took place near village of Canyataq (Janyatag) in Martakert district. Russian and Azeri sides are investigating what happened. https://t.co/AcukWmQBcB
Vicini, ma non troppo. Sia in vista delle Europee che degli altri appuntamenti elettorali importanti previsti nel 2024: su tutti, le Regionali in Piemonte. A livello nazionale il dossier migranti sta mostrando plasticamente come il Movimento 5 stelle continui a non volersi schiacciare sul Partito democratico. Il leader pentastellato Giuseppe Conte non manca naturalmente di attaccare il governo e Giorgia Meloni, ma ci tiene ad esaltare l’autonomia del proprio profilo politico: «Se ci sono punti di diverbio, di dissenso col Pd, io lo voglio dire. Noi siamo per esempio per la “terza via” sull’immigrazione. Il Pd è per l’accoglienza indiscriminata. Secondo noi non è possibile». D’altronde la competizione col proporzionale in vista delle Europee lascia prediligere la strategia del “marciare divisi e colpire divisi”, ma si sa che anche a livello territoriale il M5s coltiva in modo prudente la relazione con i dem.
In Piemonte il campo larghissimo al momento pare una chimera
In Piemonte fervono le manovre tra le opposizioni al governatore uscente di centrodestra Alberto Cirio. I democratici, dal marzo scorso guidati in regione da Mimmo Rossi, stanno provando a tenere unito tutto il fronte, ma il “campo larghissimo” al momento pare una chimera e sia i cinquestelle sia i centristi dell’ex Terzo polo restano alla finestra. Il documento presentato in vista delle Regionali vede l’adesione di Europa Verde, con l’ex M5s Giorgio Bertola, e della sinistra (Possibile, Sinistra italiana e Sinistra ecologista) che qui però marciano separati, a differenza di quanto accade in Parlamento. Ci sono pure Demos, i Radicali e +Europa, il Centro democratico, Volt e altre realtà civiche locali. Le minoranze che combattono Cirio dentro e fuori Palazzo Lascaris dettano gli obiettivi, ma i tempi restano fumosi in attesa di capire cosa faranno i convitati di pietra, M5s in testa: «Nei prossimi giorni costruiremo una carta dei valori, il punto di partenza per la costruzione di un programma condiviso così come condivideremo tempi e metodi per l’identificazione del candidato o della candidata presidente».
Il Pd in linea con lo sforzo di Schlein cerca di fare amalgama ma i centristi frenano
Il Pd regionale, insomma, cerca i trait d’union, punta a fare amalgama ed enfatizza le battaglie programmatiche che possono vedere un’ampia convergenza, in linea con lo sforzo della segretaria Elly Schlein a livello nazionale. «Cresce l’urgenza di mettere in campo un’alternativa credibile alle destre. Un’alternativa fondata sui diritti fondamentali che vanno garantiti a tutte e tutti, per evitare che, come sta accadendo in Piemonte, diventino privilegi solo per pochi, a partire dalla sanità», spiegano le forze di centrosinistra. Sul fronte centrista, comunque, le chance di intesa latitano: Renzi, a livello nazionale, pare veleggiare sempre più spedito verso il centrodestra, mentre il leader di Azione Carlo Calenda non sembra tenere il Piemonte in cima alle sue priorità. Peraltro, l’ex ministro ha un buonissimo rapporto con il presidente Cirio e ha piazzato l’ex forzista Enrico Costa, non esattamente un acerrimo nemico dell’attuale maggioranza, nel ruolo di commissario “azionista” in regione.
La pentastellata Appendino per ora sta alla finestra
Sul versante pentastellato, invece, la plenipotenziaria di Giuseppe Conte per il dossier è naturalmente l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, oggi parlamentare di spicco del cinquestelle, che al momento rimane sulle sue e non apre all’accordo. Quali i motivi di questa resistenza? Vecchi rancori con i dem non ancora smaltiti? Troppa distanza sui programmi? Divergenze sul nome del candidato o circa le procedure di scelta? Oppure pesa, appunto, il desiderio tattico di non appiattirsi troppo sull’alleato che in questa fase è, inevitabilmente, soprattutto un concorrente elettorale? Di certo, le forze di centrosinistra mordono il freno e in assenza di altre candidature per eventuali primarie, il designato dovrebbe essere Daniele Valle. Il 40enne democrat, che oggi è vicepresidente del Consiglio regionale, ha già gettato il cuore oltre l’ostacolo annunciando, nel giugno scorso, la sua candidatura contro Cirio. L’attuale governatore osserva dall’esterno e di sicuro si sfrega le mani per la solita discordia nel campo (largo?) di Agramante.
La sorte del processo per l’omicidio di Giulio Regeni, che vede imputati quattro 007 egiziani per il rapimento, la tortura e l’uccisione del giovane ricercatore friulano nel 2016 al Cairo, è da oggi nelle mani della Corte costituzionale. I giudici riuniti in camera di consiglio hanno cominciato l’esame della questione sollevata dal tribunale sulla costituzionalità dell’articolo 420 bis del codice di procedura penale, nella nuova formulazione frutto della riforma Cartabia.
L’articolo per il gup Roberto Ranazzi e per i pm della capitale, è illegittimo nella misura in cui non consente il processo in contumacia quando è provato che l’assenza degli imputati sia dovuta alla mancata assistenza giudiziaria o al rifiuto di cooperazione da parte dello Stato di appartenenza o di residenza. Le autorità egiziane, a partire dalla procura generale del Cairo, non hanno mai veramente collaborato con i magistrati italiani. Hanno invece fatto muro alle loro richieste, rifiutandosi di dare gli indirizzi degli imputati, necessari per poter procedere alla notifica degli atti processuali, anche quando i recapiti sono stati chiesti per via diplomatica.
La decisione nei prossimi giorni
Il comportamento è la causa dello stallo del processo, che ora si potrebbe celebrare solo se la Consulta accogliesse l’eccezione dei magistrati romani, modificando con il suo intervento la norma con cui l’Italia ha inteso adeguarsi alla giurisprudenza della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e della Cassazione. Terminata nel primo pomeriggio, la camera di consiglio dei giudici costituzionali è stata aggiornata ai prossimi giorni per la decisione.
Le strade possibili sono tre
Tre le strade possibili, come spiega il presidente emerito della Corte Giovanni Maria Flick: «La Corte può ritenere fondata l’eccezione e accoglierla in base a una valutazione degli alti principi costituzionali che gestiscono la figura del giusto processo oppure ha la possibilità di ritenerla infondata o manifestamente infondata e motiverà le ragioni per cui lo ha fatto sia nell’uno sia nell’altro caso. Oppure, ancora, può dichiarare l’eccezione inammissibile nella misura in cui non ritenga che possa essere suo compito eliminare situazioni che richiedono un intervento legislativo».
Spie russe reclutate negli Usa attraverso i canali della Chiesa ortodossa. È il sospetto – forse qualcosa in più – dell’Fbi che, come scrive il sito Agentura.ru, si sarebbe concentrato su Dmitry Petrovsky, un diplomatico del Patriarcato di Mosca ed ex membro del dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne (Decr). Nella primavera 2023 le parrocchie ortodosse degli Stati Uniti avevano ricevuto una allerta sull’attività sotto copertura di alcuni sacerdoti e parrocchiani. Tra cui proprio Petrovsky, 50enne sospettato di essere un reclutatore. Nell’avvertimento diffuso dal Bureau, con tanto di foto, veniva descritto come un uomo di bell’aspetto e con la barba. A una richiesta di chiarimenti, l’Fbi si è limitato a ricordare che «incontra e interagisce regolarmente con i rappresentanti della comunità [ortodossa] per favorire la cooperazione nella lotta alle attività criminali» e incoraggia «i cittadini che assistono ad attività sospette a denunciarle». Il Decr, dal canto suo, ha chiarito ad Agentura.ru che Petrovsky dal giugno 2023 non lavora più per il dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato e che il suo siluramento è stato causato da uno scandalo negli Usa.
Appassionato di arti marziali e conoscitore dell’Asia: chi è Dmitri Petrovsky
Ma chi è Petrovsky? Laureato all’Istituto di aviazione di Mosca, ha cominciato la carriera nel Decr del Patriarcato di Mosca nel 2001, diventando segretario nel 2018. Era però già noto presso la comunità ortodossa statunitense a partire dagli Anni 90, quando cominciò a viaggiare negli Usa. Conoscitore della Cina e della regione Indo-Pacifica, ha seguito la delegazione russa alle Olimpiadi di Pechino nel 2008 e a quelle invernali del 2022. Petrovsky è anche un appassionato di arti marziali, tanto da aver organizzato nel 2002 la tavola rotonda “Coscienza ortodossa e arti marziali” presso l’Accademia teologica di Mosca. Di certo la passione per il dojo non è l’unica stranezza di questo “ambasciatore” dell’ortodossia: il suo avatar Whatsapp per esempio è un gatto con una bandana, una mazza e con la scritta “Intelligence militare” sul collare. Non esattamente un modo per passare inosservato.
I dossier sui sacerdoti ortodossi russi e il memorandum di cooperazione tra Chiesa e Servizi
La sua posizione si è aggravata nel 2021 quando entrando negli Usa fu perquisito e nel suo computer vennero trovati file relativi ai Servizi russi, tra cui dossier su alcuni noti sacerdoti, con tanto di dettagli biografici delle famiglie. Secondo l’Fbi tutte informazioni utili per ricattare i malcapitati in fase di reclutamento. Non solo. Tra i documenti, venne trovato anche un memorandum di tutti i settori di cooperazione tra Chiesa ortodossa russa e i tre Servizi di Mosca: la Svr (competente sulle attività di sicurezza e di contrasto delle minacce provenienti da o verso l’estero), Gru (il servizio segreto militare) e Fsb (il controspionaggio). Il documento si presume risalga al 2009 che, coincidenza, è lo stesso anno in cui Kirill – noto per i suoi legami con il Kgb e poi con l’Fsb – venne eletto patriarca. Tra i diversi campi di collaborazione è menzionata la formazione sia di sacerdoti sia di agenti della Svr. «È possibile», si legge nel memorandum, «coinvolgere funzionari della Chiesa ortodossa russa in attività operative», ma solo con la “benedizione” diretta del patriarca. Non solo. Il memorandum conferma che anche il Gru è «pronto a sviluppare la cooperazione, ma molto gradualmente, in condizioni di stretta riservatezza e sulla base di attività reali sul campo». Per quanto riguarda l’interazione con l’Fsb, invece, i funzionari ecclesiastici ribadiscono che «nell’ambito del Decr c’è interesse nell’interazione con il Servizio di controspionaggio (in tutte le aree regionali), principalmente in termini di interazione tra esperti, lotta alle sette e pratica di azioni paritarie con strutture straniere».
Il doppio filo che lega la Chiesa ortodossa e Putin
Il memorandum di cooperazione tra Chiesa e Servizi russi non deve stupire più di tanto, vista la loro storica compenetrazione. La collaborazione era in essere già in epoca sovietica con il Kgb. Spie e sacerdoti del resto condividevano la convinzione paranoica che il Paese fosse assediato da nemici e sotto la costante minaccia dell’Occidente. Teorie del complotto che si ritrovano negli anatemi dello stesso Kirill all’indomani dell’invasione dell’Ucraina e nella ideologia putiniana della Grande Russia. E che da sempre sono ben chiare all’Ucraina che a dicembre 2022 ha avviato una serie di perquisizioni in chiese e monasteri del Paese proprio a caccia di spie e di agenti sotto copertura. Del resto il Patriarcato di Mosca ha legato il suo destino alla sopravvivenza del regime del nuovo zar, a cui è funzionale: fornendo una ragione per cui vale la pena morire, è più convincente della macchina di propaganda del Cremlino.
Le risorse dei fondi strutturali destinati alla Sicilia sono quelle più a rischio disimpegno del ciclo di programmazione 2014-2020 della Politica di Coesione. È quanto emerge dall’analisi dei dati disponibili sul portale della coesione della Commissione europea. Per la Sicilia mancano all’appello, tra Fesr e Fse, oltre 1,6 miliardi di euro. Per non perdere risorse europee il nostro Paese dovrebbe assorbire i fondi ancora non spesi né rendicontati entro il 31 dicembre 2023.
A giugno 2023, la Sicilia aveva speso e rendicontato solo il 61,7 per cento del Fondo di sviluppo regionale (Fesr) – circa 2,6 miliardi su 4,2 – e il 65,4 per cento del Fondo sociale europeo (Fse), che ammonta in totale a circa 820 milioni di euro. La Regione ha registrato progressi molto lenti, aumentando la spesa di appena qualche punto percentuale negli ultimi due anni e per questo potrebbe vedersi costretta a disimpegnare le risorse che non verranno allocate in tempo.
Il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Francesco Vaia è intervenuto al convegno Lavorare in salute e sicurezza, promosso da Fp Cgil. Inevitabile l’argomento Covid, in virtù dell’aumento dei casi che si sta registrando anche in Italia a causa dell’arrivo della variante Eris, una delle più aggressive degli ultimi mesi. E Vaia è stato chiaro su un aspetto chiave: «Oggi non possiamo reintrodurre l’isolamento».
Vaia: «Serve percorso interdisciplinare tra ministeri»
All’Ansa, Vaia ha spiegato: «Insieme insieme agli altri ministeri si deve stabilire che tipo di malattia Covid abbiamo davanti ora e serve un percorso interdisciplinare. C’è un problema medico legale che va risolto, al di là delle competenze del ministero della Salute. Dopo la fine dell’isolamento per decreto, e in seguito alla fine della emergenza pandemica determinata dall’Oms, abbiamo bisogno di definire anche da un punto di vista medico legale cos’è oggi il Covid. Lo parametriamo all’influenza e alle altre malattie infettive? Bene, ma su questo c’è bisogno di un dialogo interdisciplinare tra più ministeri».
Nell’ultimo bollettino il 44 per cento in più di casi
C’è attesa per il bollettino settimanale dopo i dati diffusi dall’Iss e dal ministero della Salute lo scorso 15 settembre. Nei sette giorni precedenti sono stati registrati 30.777 casi, in aumento del 44,4 per cento rispetto alle 21.309 nuove positività della settimana ancora prima. L’età media delle positività è stata di 57 anni e l’incidenza è salita da 36 a 52 casi ogni 100 mila abitanti. Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha dichiarato, lunedì 18 settembre, che «i nuovi vaccini anti-Covid dovrebbero essere disponibili già dalla prossima settimana». E ha aggiunto: «Le categorie per cui sono fortemente raccomandate sono i fragili, gli ultra sessantenni e gli operatori sanitari».
Re Carlo III d’Inghilterra ha dato inizio, nella giornata di mercoledì 20 settembre, alla visita di Stato di tre giorni in Francia, con l’obiettivo di celebrare il rilancio dell’amicizia franco-britannica dopo le tensioni legate alla Brexit. Nel marzo scorso, la visita oltremanica di Carlo e Camilla venne annullata all’ultimo, a causa delle manifestazioni e proteste a ripetizione contro la riforma delle pensioni di Emmanuel Macron. Sei mesi dopo, la situazione è più tranquilla, e Carlo intende celebrare assieme al presidente francese i quasi 120 ani di “entente cordiale” tra i due Paesi.
«La visita arriva in un momento di rilancio dei legami tra Regno Unito e Francia» – sottolinea l’Eliseo – «In occasione di un summit, lo scorso marzo, Macron e il premier Rishi Sunak hanno voltato la pagina di diversi anni polemiche sulla Brexit, la pesca o i migranti». Macron e la moglie Brigitte riceveranno la coppia reale poco prima delle 15:00 all’Arco di Trionfo per una cerimonia dinanzi alla fiamma del Milite Ignoto. Percorreranno poi la celebre avenue des Champs-Elysées a bordo di una Citröen DS7 decappottabile, scortata da 136 cavalli della Guardia Repubblicana per raggiungere l’Eliseo. In programma, tra l’altro, una cena di Stato nella prestigiosa Galerie des Glaces a Versailles.
Un riferimento alla regina Elisabetta II, che nella reggia del Re Sole venne invitata a colazione nel 1957 e poi tornò nel 1972. Il sovrano era sensibile all’idea di «camminare sui passi della madre», sottolineano all’Eliseo. Carlo è atteso domani al Marché aux Fleurs Reine Elizabeth II, un mercato dei fiori sull’ile de la Cité che piaceva tanto alla regina e che venne intitolato a suo nome nel 2014. Giovedì 21 settembre, è inoltre previsto un suo discorso dinanzi al Senato francese, una prima per un sovrano britannico, nonché una tavola rotonda sui cambiamenti climatici al Museum National d’Histoire Naturelle. La visita proseguirà venerdì a Bordeaux. Nel corso della tre giorni di visita verranno schierati fino a 12.000 agenti tra polizia e gendarmi.
Durante l’estate 2023, in occasione del suo ultimo tour negli stadi in giro per l’Italia, Tiziano Ferro si è fatto vedere nel backstage in compagnia dei suoi due figli, Margherita e Andrés, e anche dell’ormai ex marito Victor Allen, con il quale si pensava che tutto stesse andando per il meglio. Non era proprio così. Martedì 19 settembre, con un comunicato social, l’artista di Latina ha annunciato un divorzio in arrivo che avrà importanti conseguenze pratiche sulla sua carriera. Ferro, infatti, non potrà portare i suoi figli in Italia in occasione del tour promozionale del suo primo romanzo, La felicità al principio, che dovrà così rimandare. Ma perché?
Perché Tiziano Ferro non può portare i figli in Italia dopo il divorzio
«In questo momento non posso lasciarli e non posso portarli con me in Italia», ha scritto Ferro su Instagram parlando dei due figli, senza però spiegare più nel dettaglio cosa gli impedisse di tornare nel suo Paese d’origine con la prole al seguito. A fare chiarezza nel merito della questione è stata La Stampa, che ha spiegato come Tiziano Ferro stia affrontando uno scenario piuttosto comune che riguarda le coppie di nazionalità diverse quando si separano: a volte, infatti, può accadere che un giudice intervenga per impedire a uno dei due coniugi di lasciare il Paese, sovente con il sistema del ritiro del passaporto.
La nascita dei piccoli Margherita (la sorella più grande) e Andres è stata annunciata dall’artista e dal compagno Victor Allen con un post Instagram pubblicato il 28 febbraio del 2022: il cantante, ad ogni modo, non ha mai parlato apertamente di come è diventato padre, senza specificare se si sia trattato di un’adozione o se si sia rivolto ad una madre surrogata.
I figli di Tiziano Ferro non hanno il passaporto italiano
A complicare la situazione è il fatto che i due figli di Tiziano Ferro e Victor Allen, per decisione dell’artista, non hanno mai avuto un passaporto italiano. Parlando della questione in un’intervista a Rolling Stone, Ferro aveva spiegato: «Oggi, se voglio far entrare i miei figli in Italia, so che avrebbero diritto a metà del presidio genitoriale, anche se ci sono due persone che possono prendersi cura di loro. Se stanno male, solo io posso andare al pronto soccorso perché Victor non risulta sul passaporto, il che è una cosa aberrante. Al di là dell’essere d’accordo o meno, della morale, di un senso di colpa costruito a tavolino, ho sempre pensato che i miei diritti non tolgono nulla a quelli degli altri».
Tiziano Ferro ha poi aggiunto: «Quando poi questa cosa prende una faccia, che è quella dei tuoi bimbi, è allora che ti ferisce. Per questo non gli ho ancora fatto il passaporto italiano anche se ne hanno diritto. Forse lo farò più avanti, o lo faranno loro. Tanto a farli entrare col passaporto italiano avrebbero solo svantaggi, mentre da americani son tranquillo. So che se vengo in tour Victor può prendersi cura di loro… È una cosa che può sembrare stupida, e invece mi fa soffrire da morire».
L’account X di Donald Trump Jr., primogenito dell’ex presidente americano e della sua prima moglie Ivana, è stato hackerato. Mercoledì 20 settembre infatti sono apparsi diversi post, prontamente rimossi dal suo entourage, che avevano subito animato i social negli Usa. Uno di essi infatti riportava persino la notizia della morte del tycoon. «Con enorme dispiacere devo annunciare che mio padre, Donald Trump, è deceduto», si leggeva nel post, riportato da Deadline. «Mi candiderò io alle presidenziali2024». In pochi minuti ha ottenuto mille condivisioni e centinaia di migliaia di visualizzazioni. Altri contenuti invece riportavano messaggi sessualmente espliciti e insulti volgari, alcuni anche contro Joe Biden. Presente anche un post in cui si puntava il dito contro la Corea del Nord, pronta ormai ad «andare in fumo».
Non solo Donald Trump Jr., nel 2020 un altro attacco hacker su Twitter
Nessuna risposta dal portavoce della Trump Organization e dall’ufficio stampa di X. Sulla piattaforma ha però parlato Andrew Surabian, assistente di Donald Trump Jr. «Tutto ciò che leggete non è assolutamente vero», ha scritto in un post pubblicato poche ore dopo l’attacco informatico. «L’account di Don è stato violato». Il primogenito dell’ex inquilino della Casa Bianca non è il primo personaggio pubblico a subire un forte hackeraggio sull’ex Twitter. Nel 2020, ancor prima dell’acquisto di Elon Musk e del cambio di nome, la piattaforma subì un massiccio attacco che colpì i profili ufficiali di numerose figure, tra cui lo stesso patron di Tesla ma anche il presidente americano Joe Biden e i miliardari Jeff Bezos e Bill Gates. Il responsabile fu individuato in un adolescente di Tampa, condannato a tre anni in un istituto minorile.
L’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, condannato in primo grado nell’ambito del processo Xenia a 13 anni e due mesi di reclusione dal tribunale di Locri con diverse accuse, tra cui favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, è tornato a parlare. L’ex primo cittadino ha fatto consegnare dai propri legali ai giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria una lettera. Al suo interno, Lucano si è difeso: «Come tutti gli esseri umani posso aver commesso degli errori ma ho sempre agito con l’obiettivo e la volontà di aiutare i più deboli e di contribuire all’accoglienza e all’integrazione di bambini, donne e uomini che fuggivano dalla fame, dalla guerra, dalle torture».
Lucano ha «piena fiducia nei miei avvocati»
Nella lettera Lucano ha ripercorso la vicenda con una lunga premessa. Ha scritto: «Egregi Giudici, sono passati cinque anni da quando sono stato arrestato con l’accusa infamante di svolgere la mia attività di accoglienza e integrazione dei migranti per finalità di carriera politica e di lucro. Sono passati due anni da quando mi è stata inflitta la condanna in primo grado a una smisurata pena detentiva quale non tocca spesso ai peggiori criminali».
E ha proseguito: «È passato un anno da quando la Procura generale ha nuovamente richiesto la mia pesante condanna che descrive il sottoscritto come responsabile di gravi reati e addirittura di essere stato il capo di un’associazione a delinquere. Ebbene, nel confermare piena fiducia agli avvocati difensori che si occupano della mia sorte, condividendone le argomentazioni difensive, una sola cosa sento il bisogno di dichiarare a voi, rispettosamente, prima che vi riuniate in camera di consiglio».
L’ex sindaco: «La mia una missione di vita»
Poi Lucano ha scritto: «Ho vissuto anni di grande amarezza e di sfiducia nella giustizia, non solo e non tanto per la limitazione della libertà personale, quanto per l’ingiusta campagna di denigrazione che si è abbattuta sull’esperienza di ripopolamento del borgo vecchio di Riace aperto all’accoglienza dei migranti. Non appena è stato possibile, durante questi anni di iter processuale, ho continuato a dedicarmi a tempo pieno, da privato cittadino, alla riapertura e alla gestione del Villaggio globale di Riace che ha ospitato e continua ad ospitare bambini e persone con fragilità. Non si è interrotta, dunque, quella che considero la missione della mia vita, a prescindere da incarichi pubblici e finanziamenti statali. Altro che associazione a delinquere. Al termine di questo processo vi invito a visitare il Villaggio Globale di Riace, sarete i benvenuti».
La permanenza nel Cpr del migrante da espellere può essere prorogata fino a 18 mesi se, «nonostante sia stato compiuto ogni ragionevole sforzo, l’operazione di allontanamento sia durata più a lungo a causa della mancata cooperazione da parte dello straniero o dei ritardi nell’ottenimento della necessaria documentazione dai Paesi terzi». È quanto prevede il testo del decreto sud – pubblicato mercoledì 20 settembre in Gazzetta Ufficiale – che contiene due articoli con le novità introdotte sui Centri di permanenza per il rimpatrio.
I Cpr, prevede inoltre il dl, entrano a far parte delle «opere destinate alla difesa nazionale a fini determinati», al pari – ad esempio – di aeroporti, basi missilistiche, depositi munizioni, caserme, basi navali. Per realizzarli la Difesa (se ne occuperà il genio militare) potrà adottare le procedure «in caso di somma urgenza e di protezione civile», previste dal nuovo Codice degli appalti. Al ministero è assegnato un fondo di 20 milioni di euro per il Piano straordinario di individuazione delle aree.
Il parlamento iraniano ha approvato un disegno di legge che rafforza le sanzioni contro le donne che non indossano il velo obbligatorio nei luoghi pubblici. Lo riporta l’Irna: «I deputati hanno approvato l’attuazione del disegno di legge per un periodo di prova di tre anni». In Iran le leggi sull’hijab si inaspriscono. La nuova legge prevede sanzioni pecuniarie per chi «promuove la nudità» o «deride l’hijab» su media e social network, oltre a multe e divieti di lasciare il Paese per i proprietari di aziende le cui dipendenti non indossano il velo.
I migliori metodi per misurare i fenomeni meteorologici e i cambiamenti climatici saranno al centro delle giornate di studio che dal 22 al 30 settembre 2023 vedranno scienziati provenienti dai cinque continenti riuniti a Torino per sessioni scientifiche, meeting internazionali e progetti. L’occasione sarà la quarta conferenza Metrology for Meteorology and Climate ospitata all’Inrim (Istituto nazionale di ricerca metrologica) e alla Palazzina di Caccia di Stupinigi (Torino). Oltre agli eventi, con la presenza anche di studenti e autorità locali, gli esperti delle commissioni di meteorologia e climatologia delle Nazioni unite (Wmo, World Meteorogical Organization, e Gcos – Global Climate Observing System) pianificheranno le azioni future urgenti e le iniziative mondiali di riferimento. I temi spazieranno dalle misure meteorologiche classiche ai metodi innovativi per comprendere i fenomeni climatici, inclusi quelli oceanici, alpini, artici, in alta atmosfera e in grotta. I ricercatori, tra l’altro, verranno condotti al laboratorio sotterraneo delle grotte di Bossea (Cuneo), per la presentazione della rinnovata rete di sensori installati dall’Inrim con il Politecnico di Torino e il Cai.
Durante la conferenza verrà inaugurata la prima stazione climatologica di riferimento italiana
Il 28 settembre 2023 verrà inaugurata inoltre la prima Stazione climatologica di riferimento italiana, gestita dall’Inrim insieme alla Società meteorologica italiana e ospitata nel parco di Stupinigi. Il sistema andrà a contribuire al nascente network mondiale di stazioni climatologiche di massimo livello, interconnesse tra loro. L’Inrim si candida quindi come centro di eccellenza nella metrologia per il clima, offrendo laboratori unici e una rete di siti di misura sperimentali. Il sito avrà anche una marcata connotazione divulgativa, grazie a una nuova installazione didattica sul clima voluta dal Comune di Nichelino (Torino). La serie di eventi vedrà la presenza di un autore dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), vincitore del Nobel per la pace nel 2007, di membri delle segreterie scientifiche delle commissioni delle Nazioni unite per clima e meteo e, per l’Italia, del climatologo Luca Mercalli, con direttori e dirigenti ricercatori rappresentanti nazionali a Ginevra.
La crisi climatica sta spingendo non solo le persone ma anche gli elefanti a migrazioni forzate oltre i confini dell’Africa meridionale, per vagare lungo grandi distanze, scontrandosi con le popolazioni locali alla disperata ricerca di acqua e cibo, mentre è in aumento il tasso di mortalità per lo stress provocato dal caldo. Nelle ultime settimane, elefanti dello Zimbabwe hanno attraversato le frontiere del Paese per entrare nel vicino Botswana, segnalano funzionari dell’Hwange National park, citati da The Guardian, anche se non è chiaro quanti siano stati colpiti dal caldo e dalla siccità, trovando la morte e vanificando gli sforzi di conservazione delle specie minacciate.
Uno studio ripreso dal quotidiano britannico rileva che Angola, Botswana, Namibia, Zambia e Zimbabwe insieme ospitano la metà degli elefanti della savana africana del mondo. Fra i 228.000 elefanti stimati, il rapporto rileva un tasso di mortalità del 10,5 per cento. Lo studio ha coperto l’area transfrontaliera Kavango-Zambesi, una delle più grandi aree di conservazione della fauna selvatica del mondo di 520.000 km quadrati nei confini dei cinque stati. «Il rapporto sugli scheletri suggerisce un alto livello di mortalità che merita ulteriori indagini come potenziale segnale di allarme per la salute e la stabilità della popolazione di elefanti», segnala il rapporto.
Angola, Botswana, Namibia, Zambia and Zimbabwe together hold half of the world’s savanna (African bush) elephants. Of those 228,000 elephants, the survey reported a “carcass (mortality) ratio” of 10.5%.https://t.co/F2JwpvcfTo
Nello Zimbabwe, tuttavia, fino a poco tempo fa la popolazione di elefanti era in crescita al punto da minacciare la biodiversità e portare a scontri con la popolazione locale, poiché gli animali violano gli habitat umani in cerca di acqua. Secondo il portavoce del governo Nick Mangwana, quest’anno 60 cittadini dello Zimbabwe sono stati uccisi dagli elefanti. Per il portavoce della Zimbabwe Parks and Wildlife Management Authority (Zimparks) Tinashe Farawo, citato dal Guardian, anche i bufali e «tutti i tipi di animali presenti nel parco nazionale di Hwange se ne stanno andando in gran numero».