I punti stampa di Giorgia Meloni e la cronica allergia alle domande

Lo strano senso di Giorgia Meloni per la stampa ha avuto l’ennesima replica. Anche a Caivano, dove ha promesso di bonificare mostrando i soliti riferimenti culturali, la presidente del Consiglio ha messo in scena una conferenza stampa senza stampa. Lo chiamano “punto stampa”, nuova omeopatia del confronto con i giornalisti in cui il potente di turno (in questo caso Meloni) ci concede il privilegio di assistere a un suo comizio in modalità più formale. Così qualsiasi legittima curiosità di un cronista diventa per forza il giorno successivo in edicola un retroscena.

Una premier che parla solo all’estero, tra Vilnius e Biden

È una Giorgia Meloni a due tempi nel suo rapporto con i giornalisti, fuori e dentro i confini nazionali. All’estero la presidente del Consiglio ci ha concesso di vederla guardare negli occhi i giornalisti dopo il vertice Nato di Vilnius e dopo avere incontrato Joe Biden. Potrebbe sorgere il dubbio che questa sua generosità in terra straniera dipenda dall’ingessatura dei giornalisti con una leader straniera e dai protocolli che difficilmente potrebbero chiederle dei deliri del compagno Andrea Giambruno o dei molteplici De Angelis che infestano i ruoli pubblici. Se ci pensate sarebbe una bella domanda da porle. Nell’impossibilità di farlo rimaniamo semplicemente dei malpensanti o peggio delle malelingue.

I punti stampa di Giorgia Meloni e la cronica allergia alle domande
Giorgia Meloni e Joe Biden (Imagoeconomica).

Il disastro comunicativo di Cutro e il karaoke con Salvini

In Italia la presidente del Consiglio ha tenuto due conferenze stampa in coppia con il suo collega tedesco, il cancelliere Olaf Scholz, l’8 giugno e il 26 luglio. Nient’altro per tutta l’estate, a meno che non si voglia considerare un “confronto con la stampa” l’intervista con Bruno Vespa il 9 giugno. Un’allergia al cuore del giornalismo (ossia le domande) che risale all’ultima conferenza della presidente del Consiglio (una conferenza stampa, mica un punto stampa) che risale addirittura al 9 marzo, quando i ministri andarono in trasferta a Cutro con i corpi ancora caldi delle vittime del naufragio. Non fu – è vero – un grande successo. Meloni si lasciò scappare evidenti segni di nervosismo, ci mise il solito pizzico di vittimismo («State dicendo che il governo è colpevole del disastro?», chiese ai giornalisti. La risposta di molti fu «sì») e giustificò il mancato omaggio alle vittime e ai parenti raccontando di una giornata densa di impegni. Il giorno dopo tutta Italia la vide cantare spensierata al karaoke per la festa di compleanno “a sorpresa” del ministro Matteo Salvini.

I punti stampa di Giorgia Meloni e la cronica allergia alle domande
La conferenza stampa del governo a Cutro (Getty).

Non andò benissimo, in effetti, no e forse sarà per questo che da quel giorno Meloni ha preferito lasciare il commento delle sedute del Consiglio dei ministri a qualche suo collega di governo. Tanto, pensandoci bene, c’è sempre il modo di trovare un quotidiano disposto a impaginare una sua intervista in cui la presidente del Consiglio può dire di «avere deciso da sola», come accaduto pochi giorni fa con Il Sole 24 Ore.

Mandare avanti Mantovani e Donzelli per non rispondere in prima persona

Il 28 agosto era stato il sottosegretario all presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano a dover affrontare i giornalisti per provare a convincerli che l’aumento del 103 per cento degli sbarchi sulle coste italiane possa essere visto come un importante risultato raggiunto dal governo. Allo stesso modo Meloni non ha ritenuto di dover dare spiegazioni ai giornalisti dopo l’alluvione in Emilia-Romagna e dopo le proteste dei sindacati il Primo maggio. La strategia di Giorgia Meloni è quella di mandare avanti i suoi colleghi per le comunicazione istituzionale oppure imboccare i suoi compagni di partito per dire quello che sarebbe sconveniente dire in abiti di governo (Giovanni Donzelli in primis). Così l’immagine della presidente del Consiglio è una sensazione rarefatta che arriva dall’estero oppure è quella plasticamente confezionata che appare nei suoi saltuari videomessaggi scritti, prodotti e confezionati a Palazzo Chigi e spediti già cotti alle redazioni dei giornali per sbobinarli in un articolo. E pensare che Giorgia Meloni tra le altre cose è anche  giornalista.

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