Daily Archives: 22 Settembre 2023

Morte di Giorgio Napolitano: il cordoglio del Paese, dal Capo dello Stato a Papa Francesco

Sin dai primi istanti dalla diffusione della notizia della morte del presidente emerito Giorgio Napolitano, sono comparse le reazioni di cordoglio social e quelle istituzionali. Tra le prime, la dichiarazione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Nella vita di Giorgio Napolitano si specchia larga parte della storia della seconda metà del Novecento, con i suoi drammi, la sua complessità, i suoi traguardi, le sue speranze. Ha interpretato significative battaglie per lo sviluppo sociale, la pace e il progresso dell’Italia e dell’Europa. Ha interpretato con fedeltà alla Costituzione e acuta intelligenza il ruolo di garante dei valori della nostra comunità, con sentita attenzione alle istanze di rinnovamento presenti nella società. Votato alla causa dei lavoratori, inesauribile fu la sua azione per combattere la spirale delle morti sul lavoro».

Le parole di Papa Francesco

Anche il Papa ha ricordato l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con queste parole: «La sua morte ha suscitato in me sentimenti di commozione e al tempo stesso di riconoscenza per questo uomo di Stato che, nello svolgimento delle sue alte cariche istituzionali, ha manifestato grandi doti di intelletto e sincera passione per la vita politica italiana, nonchè vivo interesse per le sorti delle nazioni. Conservo grata memoria degli incontri personali avuti con lui» – ha ricordato il Papa in un telegramma alla moglie Clio Bittoni – «durante i quali ne ho apprezzato l’umanità e la lungimiranza nell’assumere con rettitudine scelte importanti, specialmente in momenti delicati per la vita del Paese, con il costante intento di promuovere l’unità e la concordia in spirito di solidarietà, animato dalla ricerca del bene comune».

Il cordoglio della premier

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con un breve comunicato ha espresso «Cordoglio, a nome del Governo italiano, per la scomparsa del Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano. Alla famiglia un pensiero e le più sentite condoglianze». A suo nome e della Difesa, il ministro Guido Crosetto: «Sono profondamente addolorato. La sua lunga carriera politica e il suo impegno per l’Italia hanno segnato la storia del nostro Paese».

Il ministro Matteo Piantedosi

«L’Italia perde una delle figure più autorevoli. Un uomo di profonda cultura, grande protagonista della vita politica, per lunghi anni al servizio delle Istituzioni e dei cittadini. La sua storia e quella dell’Italia sono state strettamente intrecciate e il suo lavoro ha certamente lasciato un segno indelebile» ha dichiarato il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi.

Genova, Giorgia Meloni prova il simulatore della Marina e rischia di cadere

L’imprevisto si è verificato mentre la premier Giorgia Meloni si trovava al salone nautico di Genova. Arrivata poco dopo le 16 di venerdì 22 settembre, è stata accolta dal presidente di Confindustria Nautica Saverio Cecchi insieme con il presidente della Regione Giovanni Toti, il sindaco Marco Bucci e il prefetto Renato Franceschelli. In programma, dopo le visite tra gli stand e i pontili dove sono ormeggiate le barche in esposizione, doveva esserci il sopralluogo al cantiere della nuova diga di Genova, annullato per le condizioni sfavorevoli del mare.

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Meloni: «Me so’ capottata» 

Dopo i saluti di rito con le autorità locali, la presidente del Consiglio ha proseguito la visita privata, non prima di rispondere a una signora che le ha mandato un bacio dicendole «Sei proprio brava, ti amo» saluto al quale la premier ha risposto con un altrettanto bacio e un sorriso. Fermandosi allo stand della Marina Militare, ha provato il simulatore virtuale di navigazione, indossando un visore di realtà virtuale. Al termine, per una manovra sbagliata, ha rischiato di cadere e ridendo ha detto «me so’ capottata».

Morto Giorgio Napolitano, il primo comunista al Quirinale

Si è spento all’età di 98 anni il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. L’ex capo dello Stato da tempo aveva problemi di salute, anche legati all’età. Nel 2018 era stato ricoverato e sottoposto a un intervento chirurgico per la dissezione dell’aorta. Nel maggio dello scorso anno un nuovo ricovero per un’operazione all’addome. Napolitano lascia la moglie Clio Maria Bittoni e i due figli Giovanni e Giulio.

Dalla militanza nel Partito comunista alla presidenza della Camera dei deputati

Nato a Napoli il 29 giugno 1925, a 20 anni ha aderito al Partito comunista italiano diventandone prima militante e poi dirigente ?no alla costituzione del Partito democratico della sinistra (di cui fu uno dei più entusiasti fondatori). Esponente della cosiddetta “ala migliorista”, aperta a rapporti con il Partito socialista ed estranea a utopie rivoluzionarie, ha saputo distinguersi per le sue posizioni moderate e per le sue capacità di mediazione che gli hanno consentito di essere il primo dirigente comunista italiano a ottenere un visto per gli Stati Uniti. Nel 1953 è stato eletto per la prima volta alla Camera dei deputati, di cui è diventato presidente nel 1992. Dal 1996 al 1998 è stato ministro dell’Interno nel governo Prodi – primo ex comunista a occupare la massima carica del Viminale – e nel 2005 è stato nominato senatore a vita dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per meriti in campo sociale.

Addio a Giorgio Napolitano, il primo comunista a diventare presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano con Sergio Mattarella nel 2018 (Getty Images).

I due mandati da presidente della Repubblica

Il 10 maggio 2006, a 81 anni, è stato eletto presidente della Repubblica al quarto scrutinio con 543 voti su 990, divenendo il primo esponente proveniente dal Partito Comunista a ricoprire la più alta carica dello Stato. Il 20 aprile 2013, a conclusione del suo primo mandato al Quirinale, è stato rieletto alla Presidenza (alla sesta votazione con 738 voti su 997), primo tra tutti i presidenti della Repubblica a essere chiamato per un secondo mandato – oltre che il più anziano al momento dell’elezione nella storia repubblicana. Il 14 gennaio 2015 ha rassegnato le dimissioni, preannunciate nel messaggio di ?ne 2014, per le difficoltà legate all’età. In quanto presidente emerito, è rientrato in Senato come senatore di diritto e a vita.

Addio a Giorgio Napolitano, il primo comunista a diventare presidente della Repubblica
Napolitano con Ciampi nel 2001 (Imagoeconomica).

Ha conferito l’incarico a cinque presidenti del Consiglio

In qualità di capo dello Stato ha conferito l’incarico a cinque presidenti del Consiglio dei ministri: Romano Prodi (2006-2008), Silvio Berlusconi (2008-2011), Mario Monti (2011-2013), Enrico Letta (2013-2014) e Matteo Renzi (2014-2016); cinque giudici della Corte costituzionale (Paolo Grossi nel 2009, Marta Cartabia nel 2011, Giuliano Amato nel 2013 e, infine, Daria de Pretis e Nicolò Zanon nel 2014); cinque senatori a vita (lo stesso Mario Monti il 9 novembre 2011, Renzo Piano, Carlo Rubbia, Elena Cattaneo e Claudio Abbado il 30 agosto 2013).

Arezzo, due forni vendono il pane dentro delle buste con le citazioni di Mussolini

«Amate il pane, cuore della casa, profumo della mensa. Onorate il pane, gloria dei campi, fragranza della terra, festa della vita. Rispettate il pane, sudore della fronte. Non sciupate il pane, ricchezza della patria». È questa parte della preghiera del duce che compare negli incartamenti del pane venduto da due forni di Arezzo, con lo stesso marchio, Panart, anche se ora appartengono a gestioni diverse. Il caso è scoppiato dopo che uno studioso aretino di storia è entrato nel forno, riconoscendo subito poesia e sigla mussoliniana.

Il gestore: «Erano già in negozio»

La preghiera del pane composta da Mussolini venne pubblicata per la prima volta sul Popolo d’Italia del 25 marzo 1928. Sulle buste dei prodotti in vendita nel panificio è indicata la M. stilizzata, sigla del Duce. Secondo il Corriere Fiorentino, che ha riportato la notizia, uno dei due nuovi gestori ha spiegato: «C’erano già in negozio in grossa quantità e noi le abbiamo mantenute. Alla fine valorizzare i prodotti locali resta una delle missioni che tutti noi portiamo avanti. Del resto non mi interessa».

 

Calcio: morto Giovanni Lodetti, con il Milan vinse tutto

Lutto nel mondo del calcio: è morto a 81 anni Giovanni Lodetti, storico centrocampista del Milan, con cui vinse due Scudetti, due coppe dei Campioni, una coppa Intercontinentale, una coppa delle Coppe e una coppa Italia. Con la Nazionale si laureò campione d’Europa nel 1968.

Originario di Caselle Lurani, in provincia di Lodi, dove era nato il 10 agosto 1942, è stato uno degli eroi del Milan di Gianni Rivera. Soprannominato il basleta, nella sua carriera è stato anche commentatore televisivo, in particolare nelle reti locali lombarde.

Il cordoglio del Milan

«Un amore infinito il suo per il Milan, per tutti i suoi compagni di squadra e amici rossoneri. Ha corso e lottato, ha vinto e vissuto con la maglia della sua vita, il Lodetti. Alla signora Rita e al figlio Massimo le condoglianze più sentite e sincere per la perdita dell’inimitabile Giuanin, il nostro indimenticabile Basletta».

 

 

 

Le purghe di Xi Jinping e cosa significano per la sua leadership

Negli ultimi mesi, la rimozione di alcuni funzionari cinesi di alto rango ha dato vita a intense speculazioni sul fatto che Xi Jinping stia mettendo in atto una purga. L’ultima persona caduta in disgrazia è il ministro della Difesa Li Shangfu, che non si vede in pubblico ormai da alcune settimane. Secondo l’intelligence degli Stati Uniti il generale Li, che supervisionava l’approvvigionamento di armi per l’Esercito popolare di liberazione, era indagato per l’acquisto di attrezzature militari. E per questo è stato sollevato dall’incarico. La notizia della sua “scomparsa” è arrivata a un paio di mesi dalla rimozione di Li Yuchao e Liu Guangbin, capo e vicecapo dell’unità dell’esercito cinese che gestisce l’arsenale nazionale di missili balistici terrestri. Insieme a loro sarebbe stato allontanato anche un giudice del tribunale militare. In tutti questo casi, una lapidaria spiegazione, sempre la stessa: motivi di salute. Mentre circolano nuove voci secondo cui sarebbero indagati anche alcuni quadri della commissione militare centrale del Partito comunista cinese, delle due l’una: o davvero c’è un’epidemia nelle forze armate della Repubblica Popolare, oppure Xi ha avviato un’epurazione delle sue.

Le purghe di Xi Jinping e cosa significano per la sua leadership: sono un segnale di instabilità o sono una conferma del suo potere?
Li Shangfu (Getty Images).

Dopo Mao Zedong, quanto a purghe nessuno come Xi Jinping 

Figlio di un veterano comunista esiliato nella contea di Yanchuan durante la Rivoluzione culturale lanciata da Mao Zedong, Xi è celebre per le sue campagne di repressione contro la corruzione. Che, sostengono i suoi detrattori, possono anche essere il pretesto per mettere in atto purghe prettamente politiche volte a eliminare rivali e dissidenti. Nessuno leader cinese, dai tempi del già citato Mao, è riuscito a eguagliare la portata della repressione di Xi.
«Colpire insieme tigri e mosche»: con questo slogan nel 2014 lanciò una campagna anti-corruzione volta a combattere sia gli ufficiali di alto grado (le tigri) che i funzionari di partito di più basso livello (le mosche). Migliaia le persone allontanate dagli incarichi da allora, a fronte di almeno 70 mila indagate. E la stima, ovviamente, è al ribasso.

Le purghe di Xi Jinping e cosa significano per la sua leadership: sono un segnale di instabilità o sono una conferma del suo potere?
Mao Zedong e Xi Jinping, leader della Cina di ieri e oggi (Getty Images).

La corruzione è da decenni una piaga del settore militare

A luglio, Xi ha lanciato un insolito appello invitando i cittadini a denunciare episodi di corruzione risalenti agli ultimi cinque anni. E ad aprile aveva avviato un ciclo di ispezioni, visitando di persona almeno cinque basi militari della Repubblica Popolare. L’esercito è in allerta. E fa bene: la corruzione è da decenni una piaga del settore militare, in particolare da quando negli Anni 70 il Dragone ha iniziato a liberalizzare la propria economia. Come ha evidenziato raggiunto dalla Bbc James Char, ricercatore presso la Nanyang Technological University di Singapore, ogni anno la Cina spende oltre 200 miliardi di euro in ambito militare e una parte del budget è destinata a transazioni di appalto, che per ragioni di sicurezza nazionale non possono essere completamente rivelate. E questa mancanza di trasparenza è ulteriormente aggravata dal sistema centralizzato monopartitico cinese. Insomma, girano tantissimi soldi e non sempre è chiaro dove finiscano.

Le epurazioni sono (anche) frutto della paranoia del presidente

Le varie rimozioni dagli incarichi potrebbero anche essere attribuite a una crescente paranoia da parte di Xi, in un momento in cui la Cina è di nuovo entrata in contrasto con gli Stati Uniti. A luglio è entrata in vigore una legge ampliata sul controspionaggio, che conferisce alle autorità maggiori poteri e portata nello svolgimento delle indagini. E, subito dopo, il ministero cinese per la Sicurezza dello Stato ha pubblicamente incoraggiato i cittadini a dare una mano nel combattere le attività di spionaggio. A metà settembre, dopo un attacco informatico al Politecnico Nordoccidentale di Xi’an, Pechino ha puntato il dito contro l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale degli Usa. Che si tratti di corruzione, spionaggio o altro, il modus operandi di Xi prevede un’azione rapida, pazienza se sbrigativa. E così, Li e Liu sono stati sostituiti con Wang Houbin, ex vicecomandante della marina, e il commissario politico Xu Xisheng, entrambi senza un’esperienza pregressa nel campo. E pensare che le forze missilistiche sono uno dei rami più importanti dell’esercito cinese non solo nell’ottica di una possibile invasione di Taiwan, ma più in generale perché le capacità di deterrenza nucleare della Repubblica popolare sono affidate proprio a questo corpo.

Le purghe di Xi Jinping e cosa significano per la sua leadership: sono un segnale di instabilità o sono una conferma del suo potere?
Qin Gang (Getty Images).

La relazione extraconiugale costata il ministero a Qin Gang

La rimozione del generale Li è arrivata a stretto giro da un altro allontanamento, con sfumature decisamente diverse: quello del ministro degli Esteri Qin Gang, che avrebbe pagato la relazione extraconiugale con la giornalista la famosa giornalista Fu Xiaotian dell’emittente Phoenix Tv, dalla quale sarebbe nato un bambino. Venuto al mondo negli Stati Uniti. «Avere una relazione extraconiugale non è disqualificante nelle alte sfere del Partito comunista, ma averne una con qualcuno che potrebbe essere sospettato di avere legami con l’intelligence straniera e generare un figlio con il passaporto del tuo principale rivale geopolitico, se non nemico, potrebbe esserlo», ha detto alla Bbc l’analista Bill Bishop.

Le purghe di Xi Jinping e cosa significano per la sua leadership: sono un segnale di instabilità o sono una conferma del suo potere?
Un discorso di Xi al Museo del Partito Comunista di Pechino (Getty Images).

Segnale di debolezza oppure della forza del presidente?

Che significato hanno le purghe di Xi? Sulla questione gli esperti sono divisi. Da una parte c’è chi sostiene che, in un momento di rallentamento dell’economia post-Covid, con annessa impennata della disoccupazione giovanile, siano un segnale dell’instabilità nella leadership di Xi. Il quale, nel sistema politico del Dragone, non solo è il presidente della Cina, ma anche capo dell’esercito. Le persone rimosse dai propri incarichi erano molto vicine a Xi: che si tratti di allontanamenti nati da indagini per corruzione o di epurazioni politiche, in ogni caso potrebbero essere visti come una mancanza di giudizio da parte del presidente cinese, che nel 2022 aveva consolidato il potere al congresso del Pcc. Dall’altro lato, c’è invece chi vede in queste operazioni l’ennesima dimostrazione di forza da parte di Xi, il quale potrebbe presto ritrovarsi circondato da yes man, impauriti dalla possibilità di perdere la poltrona. Se non di più. Altri ancora ritengono che difficilmente le sparizioni avranno un impatto a lungo termine sulla stabilità della sua leadership, in quanto nessuno dei quadri presi di mira finora faceva parte della sua vera cerchia ristretta. Ciò su cui la maggior parte degli osservatori concorda, però, è che questa serie di epurazioni evidenzia ancora una volta l’opacità del sistema cinese.

Il Papa sui migranti: «Li tengono nei lager libici e poi li buttano a mare»

È «una crudeltà, una terribile mancanza di umanità». Sono queste le parole con le quali il Papa ha commentato con i giornalisti, in volo verso Marsiglia, la situazione che sta portando ai numerosi sbarchi di migranti a Lampedusa e nelle altre zone di approdo. «Li tengono nei lager libici e poi li buttano a mare», ha aggiunto il Pontefice guardando la foto di una mamma migrante con il figlio.

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«Spero di avere il coraggio di dire tutto»

Il Pontefice ha raggiunto Marsiglia per partecipare agli Incontri del Mediterraneo. «Spero di avere il coraggio di dire tutto quello che voglio dire» ha poi aggiunto. Accolto dalla premier francese Élisabeth Borne, come prima tappa del viaggio prevista in agenda, si è recato presso la basilica di Notre Dame de la Garde per la preghiera mariana con il clero diocesano alle 17 di venerdì 22 settembre. Un’ora dopo, parteciperà al memoriale dei marinai e migranti morti in mare dove ci sarà un momento di preghiera. Alla fine della giornata il Papa si trasferirà nell’Arcivescovado.

Santanchè e non solo: il rimpasto per Meloni non è più un tabù

È passato un anno dalla vittoria elettorale e Giorgia Meloni se da un lato può vantarsi di essere riuscita nell’impresa di mantenere un alto gradimento nei sondaggi, barcamenandosi tra lotta e governo, lo stesso non può dire del rendimento della sua squadra. Per una perfezionista e «secchiona» come lei, usando un appellativo che in tanti tra le fila del suo partito le hanno cucito addosso, cominciano a diventare troppe le beghe nei ministeri. La parola rimpasto, insomma, anche se sono passati solo 11 mesi dall’insediamento a Palazzo Chigi, non è affatto un tabù. «Se si potesse evitare sarebbe meglio», ragiona una fonte di FdI con Lettera43, «ma il nostro non è un governo tecnico o del presidente. Proprio perché è un esecutivo politico, e a maggior ragione perché Fratelli d’Italia è il partito di maggioranza, dobbiamo fare il possibile perché le cose funzionino».

Il caso Santanchè continua ad agitare Meloni (e il Quirinale)

Non che questo significhi un tagliando a stretto giro, nessuno in Fdi e più in generale in maggioranza ci scommette. Il discorso cambia, però, guardando al post Europee. E poi «se il caso Santanché dovesse precipitare…», si sussurra. Già, perché la vicenda della ministra del Turismo continua a impensierire i piani alti di Chigi, soprattutto dopo gli ultimi sviluppi che riguardano la Ki Group per cui la Procura di Milano ha chiesto il fallimento. Una vicenda che sarebbe attenzionata dal Quirinale: pare, infatti, che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella voglia incontrare Meloni al riguardo. Se le cose si mettessero male «si opterebbe per un’operazione chirurgica» e cioè «quella di non riassegnare la delega al turismo. Con un interim si potrebbe tranquillamente tirare avanti. Almeno fino alle elezioni», è il ragionamento.

Santanchè e non solo: il rimpasto per Meloni non è più un tabù
Daniela Santanchè (Imagoeconomica).

Urso sulla graticola mentre Musumeci potrebbe essere candidato in Europa

Santanchè però non è l’unica a essere sulla graticola. Altri nomi traballano, persino tra le fila di FdI. È il caso del ministro delle Imprese e del made in Italy. Adolfo Urso, a rischio per diversi dossier. Il buongiorno, d’altronde, si era visto già sul capitolo del caro carburante. Allora ci fu un errore di comunicazione per cui il titolare del Mimit si vantò di un accordo con le sigle dei benzinai che ancora non aveva in tasca. Ma soprattutto perché la pubblicazione del costo medio alla pompa non ha ottenuto l’effetto sperato. Pure l’accordo sul carrello della spesa anti-inflazione sta suscitando diverse perplessità e in maggioranza qualcuno teme che «la montagna alla fine possa partorire un topolino». Va però registrato che tra gli italofratelli c’è chi spezza una lancia a favore del ministro e cita, ad esempio, il dossier sul caro voli: «Il fatto che l’Antitrust abbia acceso un faro su Ryanair è senza dubbio un punto a favore dell’ex presidente del Copasir». Senza contare che, tra l’altro, sarebbe difficile per Meloni gettare lo scompiglio proprio dentro il suo partito. Un discorso che vale anche per il ministro delle Politiche del mare Nello Musumeci che finora non ha brillato. Ma a maggior ragione diventa complicato rimuoverlo: è un po’ come ammettere di aver sbagliato. Altro discorso, invece, sarebbe riuscire nell’intento di mascherare le vere intenzioni dietro una “promozione”, ossia una candidatura alle Europee dell’ex governatore siciliano. «In questo caso però», dicono sempre da FdI, «non sarebbe il classico esempio di promoveatur ut amoveatur. Con il suo seguito di voti in Sicilia, infatti, Musumeci sarebbe una risorsa se Fratelli d’Italia punta davvero a sfondare il 30 per cento alle elezioni».

Santanchè e non solo: il rimpasto per Meloni non è più un tabù
Nello Musumeci (Imagoeconomica).

Schillaci al sicuro, Zangrillo può contare su Tajani

Se c’è una poltrona che non è considerata a rischio, invece, è quella del ministro della Salute Orazio Schillaci. Nonostante la bufera sollevata da un’inchiesta del Manifesto su immagini non idonee associate a diverse sue pubblicazioni scientifiche, diverse fonti di maggioranza lo escludono dalla black list. «Perché», è l’analisi, con il Covid che sta rialzando la testa, «c’è bisogno di un profilo più tecnico sulla sanità nell’esecutivo». Sotto osservazione è invece l’operato del ministro per la Pa, l’azzurro Paolo Zangrillo. La spada di Damocle che pende su Palazzo Vidoni è legata alla difficoltà di rigenerare la macchina dello Stato, anche in ottica Pnrr: il reclutamento, infatti, zoppica, i concorsi non danno gli effetti sperati e il ringiovanimento degli uffici pubblici rimane una chimera. Anche se alla fine «dovrebbe riuscire a sfuggire al restyling di governo. Non foss’altro perché è un fedelissimo di Tajani». Anche dopo le Europee, se i risultati azzurri non dovessero essere soddisfacenti, la premier avrà tutto l’interesse ad aiutare il suo ministro degli Esteri ad arginare le fibrillazioni interne.  Insomma, «nell’ottica meloniana è sempre meglio un fido Tajani che un infido Renzi», viste le intenzioni di Italia viva che punta a fagocitare gli azzurri.

Santanchè e non solo: il rimpasto per Meloni non è più un tabù
Paolo Zangrillo (Imagoeconomica).

Il capitolo Piantedosi e le mire di Salvini sul Viminale

Sempre sul filo del tatticismo, potrebbe salvarsi, infine, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, in quota Lega. Non perché di gaffe, dal decreto Cutro in poi, ne abbia inanellate poche. Da ultimo, lo scontro in corso con le Regioni sulla riforma dei Cpr, i Centri di permanenza e rimpatrio, è sintomatico delle difficoltà del Viminale. Paradossalmente, però, le recenti prese di distanza del Carroccio dall’operato dell’ex prefetto si stanno rivelando un’ancora di salvezza. Meloni e il suo cerchio ristretto conoscono bene le mire di Matteo Salvini su quel ministero, ma soprattutto ricordano perfettamente la difficile quadratura del cerchio all’epoca della formazione dell’esecutivo proprio per sottrarre l’Interno al leader leghista. Una valida ragione, insomma, per lasciare in sella il suo ex capo di gabinetto.

Caro affitti, a Milano tende in piazza: Sala incontra gli studenti e i rettori

Non solo all’università. Le tende ormai simbolo della protesta degli studenti contro il caro affitti sono tornate in piazza della Scala, davanti alla sede del Comune di Milano. La manifestazione è stata portata avanti da diversi universitari che hanno esposto alcuni striscioni e cartelli mentre l’amministrazione, guidata dal sindaco Giuseppe Sala, ha incontrato i rettori e alcuni rappresentanti degli studenti per parlare del tema.

Caro affitti, a Milano tende in piazza Sala incontra gli studenti e i rettori
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala durante un evento (Imagoeconomica).

La protesta: «Favorito chi specula»

Giovanni di Tende in piazza, uno dei manifestanti, ha dichiarato: «Attualmente il mercato immobiliare favorisce chi fa speculazione e quindi chi costruisce deve pagare di più gli oneri di urbanizzazione in modo da restituire qualcosa alla città». Diversi i cartelli esposti. Gli studenti scrivono: «Basta case senza persone» e «Residenza per tutti», ma anche «Siamo le tende e ci prendiamo un tetto». Dal prossimo 25 settembre la protesta dovrebbe ripartire anche a La Sapienza a Roma. Seguiranno le università di Bologna, Modena e Lecce. Infine gli altri atenei della penisola.

Caro affitti, a Milano tende in piazza Sala incontra gli studenti e i rettori
Tende in piazza è la protesta degli universitari in tutta Italia (ANSA).

Nel dossier dei sindacati anche studenti truffati e annunci falsi

Cgil, Udu e Sunia hanno riscontrato in un’indagine nazionale che «uno studente su tre non può pagare la stanza. Ma è stato evidenziato come ci siano anche altri problemi. Ad esempio il 46 per cento degli studenti ha segnalato di essere incappato in truffe o annunci falsi. Il 14 per cento, invece, di aver trovato appartamenti solo per ragazze. Problemi anche per gli stranieri e nelle condizioni di chi riesce ad accaparrarsi una stanza. Si parla di case spesso troppo piccole o definite «invivibili». In totale sono circa 820 mila gli universitari fuori sede in tutta Italia.

Migranti, fondi dalla Germania a ong in Italia. Palazzo Chigi esprime «stupore» e chiede chiarimenti

Cresce la tensione tra Germania e Italia sulla questione migranti. «È imminente» da parte del governo tedesco un finanziamento da centinaia di migliaia di euro per un progetto di assistenza a terra di migranti in Italia e un altro per una ong che opera salvataggi in mare. Lo ha detto all’Ansa, senza precisare di quali organizzazioni si tratti, un portavoce del ministero degli Esteri tedesco: «Abbiamo ricevuto diverse richieste. In due casi l’esame delle domande è già stato completato». La notizia non è stata accolta con favore da Palazzo Chigi, che ha espresso «grande stupore» in quanto «il finanziamento da parte della Germania di attività di ong sul territorio italiano sarebbe una grave anomalia».

Migranti, fondi dalla Germania a ong in Italia. Palazzo Chigi esprime «stupore» e chiede chiarimenti a Berlino.

Sant’Egidio ha confermato l’accordo con la Germania

Il 19 settembre l’ambasciatore tedesco a Roma, Hans-Dieter Lucas, aveva scritto su X che «Sant’Egidio svolge un lavoro eccellente qui in Italia e nel mondo», aggiungendo che la Germania continuerà a sostenerlo: «Sono lieto di aver firmato oggi un nuovo progetto sulla migrazione con Cesare Zucconi (il segretario generale della comunità, ndr). Perché l’Europa può risolvere il tema dei rifugiati solo insieme». E in effetti uno dei finanziamenti annunciati è proprio Sant’Egidio, che ha confermato l’accordo: «Nell’ambito di un rapporto che esiste da tanti anni con lo Stato tedesco è stato firmato un nuovo accordo che servirà a sostenere i nostri progetti di accoglienza e integrazione dei migranti già arrivati sul territorio italiano, non per il salvataggio in mare». La portata del finanziamento del progetto in ciascun caso, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri tedesco, è compresa tra 400 mila e 800 mila euro.

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Migranti, fondi dalla Germania a ong in Italia. Palazzo Chigi esprime «stupore» e chiede chiarimenti a Berlino.
Migranti in attesa di imbarcarsi a Lampedusa (Getty Images).

La nota di Palazzo Chigi: «Gravissima anomalia»

Il sostegno della Germania al trasferimento di immigrati irregolari in Italia, evidenzia una nota di Palazzo Chigi, «rappresenterebbe una gravissima anomalia nelle dinamiche che regolano i rapporti tra Stati a livello europeo e internazionali». Tale notizia è in ogni caso «l’occasione per ribadire la necessità di fare chiarezza sulle attività delle ong nel Mediterraneo e l’esigenza di stabilire che i migranti trasportati da organizzazioni finanziate da Stati esteri debbano essere accolti da questi ultimi». Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: «Noi non ne sappiamo nulla, non abbiamo progetti in corso, non ci risulta che ci siano discorsi di questo genere».

Berlino annuncia il congelamento del meccanismo di solidarietà

Contestualmente all’annuncio dei finanziamenti, il ministero degli Esteri tedesco ha aggiunto di voler bloccare la ricezione di immigrati se l’Italia non rispetterà il trattato di Dublino: «Finché non lo farà, nemmeno noi accoglieremo altri rifugiati» ha dichiarato la ministra tedesca dell’Interno, Nancy Faeser, annunciando così un congelamento del meccanismo di solidarietà.

Sardegna, i pastori scarseggiano: in arrivo un centinaio dal Kirghizistan

A rischio gli allevamenti della Sardegna e con essi la tradizione agroalimentare. La causa? Una carenza di pastori, professione chiave per garantire la stabilità del tessuto produttivo. Ecco perché, rende noto la Coldiretti, al fine di «salvare gli allevamenti, ma anche per ripopolare città e campagne a rischio desertificazione, sono in arrivo nell’Isola giovani pastori kirghisi competenti nei lavori agricoli insieme alle loro famiglie». Si tratta del risultato dell’accordo raggiunto dalla Coldiretti in Kirghizistan, la repubblica ex sovietica più a est che si trova a seimila chilometri dall’Isola.

L’accordo e il progetto pilota

L’accordo alla firma del Ministero del lavoro del Kirghizistan, riporta la nota della Coldiretti, prevede di avviare un progetto pilota, professionale e sociale, con l’arrivo di «un primo gruppo di un centinaio di kirghisi in Sardegna (di età tra i 18 e i 45 anni) con capacità professionali specifiche nel settore primario che seguiranno un percorso di formazione e integrazione nel tessuto economico e sociale della Regione con opportunità anche per le mogli nell’attività dell’assistenza familiare».

I distretti rurali interessati

L’iniziativa, prosegue la federazione, serve anche a «contrastare l’abbandono delle campagne e dei piccoli centri dove a pesare è anche il calo delle nascite e l’invecchiamento della popolazione». Un progetto di medio – lungo periodo  dunque, che porterà all’inserimento di migliaia stranieri, a seconda della domanda, con interventi in tre distretti rurali: Sassari, Barbagie e Sarrabus, con l’aiuto di mediatori culturali. Lo sviluppo del progetto di integrazione sociale dei lavoratori del Kirghizistan in Sardegna è stato possibile grazie alla collaborazione con l’ambasciatore del Kirghizistan in Italia, Taalay Bazarbaev. «L’immigrazione legale è un valore per un Paese come l’Italia dove» – ha sottolineato la Coldiretti – un prodotto agricolo su quattro viene raccolto da mani straniere con 358mila lavoratori regolari provenienti da ben 164 Paesi diversi che sono impegnati regolarmente nei campi e nelle stalle».

La reazione dei pastori sardi

«Perdonateci se non siamo mossi da entusiasmo» scrive il Movimento dei pastori sardi su Facebook «perdonateci se a tratti ci mancano le parole, anche solo per commentare, perdonateci se non urliamo al miracolo. Ci viene davvero difficile considerare la cosa come la panacea di tutti i mali legati all’allevamento ovino in Sardegna, ci pare, piuttosto, un accordo grottesco tra la Sardegna ed un posto del mondo dove il costo del lavoro oscilla tra i 100 e i 200 dollari al mese. Ci sembra anche un po’ rètro come idea: stiamo portando manodopera a basso costo? Commercializziamo il lavoro di uomini? Ci ispiriamo a patti antichi tra Stati padroni? E in che modo tutto questo salverà le nostre campagne? Dando il lavoro a poveri Cristi che si accontentano di trasferirsi qui, lontano dalla propria casa, inseriti in nuovi contesti “perché loro sono bravi in campagna”?». E ancora: «Magari, un giorno qualcuno ci dimostrerà che abbiamo torto, che questa è davvero la soluzione, ma per ora e per i prossimi tempi, rimaniamo scettici e – a dirla tutta – un po’ sconcertati».

 

Carolina Marconi ai fan: «Ho paura, c’è qualcosa al fegato»

La showgirl Carolina Marconi ha confessato ai fan di essere preoccupata dopo aver scoperto «qualcosa al fegato» con una tac di controllo. La venezuelana naturalizzata italiana, che ha partecipato a diversi programmi televisivi tra cui anche il Grande Fratello, ha avuto un tumore al seno in passato. Della sua malattia ha parlato nel libro Sempre con il sorriso. La storia della mia battaglia più difficile. Ora la paura è tornata e Carolina Marconi l’ha voluta condividere con i fan su Instagram.

Il messaggio: «Una doccia fredda»

Carolina Marconi ha esordito: «Buongiorno amici. Ho pensato tanto prima di pubblicare questo post ma faccio quello che sento. Dico sempre la verità anche perché mi avete fatto tanta compagnia nel momento più duro della mia vita. I risultati sono usciti. Mammografia-eco ok ma nella la tac c’è qualcosa al fegato. Non c’è mai pace». E ha continuato spiegando che «dovrò fare un’altra risonanza con il contrasto per vedere realmente di cosa si tratta. Ecco perché sono sparita, è stata una doccia fredda ed ero spaventata. Devo solo aspettare che mi chiamino per effettuare tutto».

Carolina Marconi: «Le mie gambe tremavano»

La showgirl ha proseguito scrivendo: «Ieri quando mi ha telefonato il mio oncologo per dirmi che dovevo fare questo controllo non vi dico le mie gambe come tremavano. Sentivo nuovamente il cuore accelerare e in quel momento tutto quello che stavo facendo improvvisamente nn aveva più senso. Ho avuto un vero e proprio blackout. Ancora due settimane cavolo con il punto interrogativo? Poi io sono un soggetto ansioso, ma come farò? Bisogna mettersi l’anima in pace. Aspettare, pensare positivo e non fasciarsi la testa prima di romperla».

Carolina Marconi ai fan «Ho paura, c'è qualcosa al fegato»
Carolina Marconi (Instagram).

«Inutile stare ferma nel letto a piangere»

Poi il messaggio finale: «È dura, durissima, perché è come una scala. Dopo tutti i gradini fatti sai da un lato che manca l’ultimo finalmente. Ma dall’altro puoi inciampare in un secondo. Le mie però non devono essere più forti. Ora penso solo a stare bene. Lavoro, dipingo, metto in ordine la casa, il giardino, cucino. Mente libera, inutile stare lì ferma nel letto a piangere».

Violenza sessuale in centro a L’Aquila: arrestato un 25enne

Un giovane di 25 anni è stato arrestato dai carabinieri di Pizzoli (L’Aquila) con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una ragazza di 18 anni. I fatti risalirebbero ad agosto 2023. Il giovane avrebbe molestato la ragazza nei pressi del centro storico de L’Aquila. Entrambi sono di origine straniera e, prima ancora dell’arresto, gli investigatori incaricati avevano disposto misure particolari a tutela della vittima. Al termine dell’interrogatorio è stata confermata la misura del carcere, emessa dal gip del tribunale de L’Aquila. Quindi è stato disposto il trasferimento dell’indagato all’istituto penitenziario della città.

A City Green Light 197 milioni per progetti sostenibili nei Comuni italiani

City Green Light, società attiva nel settore dell’illuminazione pubblica, dell’efficienza energetica e dei servizi per la smart city, ha ottenuto da un pool di istituti finanziari risorse di poco inferiori ai 200 milioni di euro per sostenere il proprio piano di crescita e gli investimenti nell’efficientamento energetico e nella digitalizzazione, anche attraverso nuovi business e con operazioni di M&A. Le risorse saranno principalmente destinate alla realizzazione di progetti d’investimento dedicati alla transizione energetica e alla digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche, promuovendo, così, soluzioni integrate di efficienza energetica in settori chiave tra cui l’illuminazione pubblica, la gestione degli edifici pubblici e le comunità energetiche.

Con la propria attività serve oltre 250 Comuni in tutta Italia

Nel dettaglio, gli istituti di credito coinvolti nell’operazione, assistita parzialmente dalla Garanzia Green di SACE per 96 milioni, sono Intesa Sanpaolo, che attraverso la Divisione IMI Corporate & Investment Banking ha agito in qualità di lender coordinator, Bookrunner, mandated lead arranger, Banca Agente e Sace Agent, Cassa Depositi e Prestiti, UniCredit, BNL BNP Paribas e Sparkasse – Cassa di Risparmio di Bolzano in qualità di bookrunners e mandated lead arrangers. Intesa Sanpaolo ha agito, inoltre, in qualità di green loan coordinator per la strutturazione delle linee green, per un importo di 192 milioni sul totale di 197 milioni di euro complessivi del finanziamento, finalizzate al sostegno dei progetti green che rientrano nel piano della Società. City Green Light, nata nel 2017, è partecipata dal Fondo Italiano per l’Efficienza Energetica, Marguerite Infrastructure Italy II, e da Banca Europea per gli Investimenti – BEI (mediante Ipin 2E). Con la propria attività serve oltre 250 Comuni in tutta Italia, vantando una forte esperienza nella gestione di oltre 900 mila punti luce, 100 gallerie stradali e 1.600 telecamere di sicurezza. Il finanziamento, della durata di circa sette anni, rientra negli obiettivi del Green New Deal, grazie all’impatto positivo in termini di mitigazione del cambiamento climatico.

A City Green Light 197 milioni per progetti sostenibili nei Comuni italiani
Città illuminata (SACE).

Colla (CGL): «Puntiamo a diventare leader nella fornitura di servizi smart ai Comuni»

Eugenio Colla, chief financial officer di City Green Light, si è così espresso in merito all’iniziativa: «In un contesto generale che come non mai impone priorità all’implementazione di azioni per favorire la transizione green, l’operazione di finanziamento appena conclusa ci permetterà di proseguire nell’esecuzione di un piano industriale trasformativo che ha quale obiettivo il completamento della nostra evoluzione da puro operatore del settore della pubblica illuminazione a leader nella fornitura alle amministrazioni pubbliche italiane di servizi smart e di efficienza energetica a 360 gradi».

Sorrentino (Intesa Sanpaolo): «Segnale di svolta verso la transizione energetica»

Gli ha fatto eco Michele Sorrentino, responsabile Italian Network della Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo: «Siamo molto soddisfatti di poter sostenere il virtuoso piano di sviluppo di City Green Light. Rendere le città più sostenibili e smart con un utilizzo più razionale dell’illuminazione pubblica è un importante segnale di svolta verso la transizione energetica, un tema a cui il Gruppo Intesa Sanpaolo è da sempre sensibile e che ci spinge a supportare le aziende che operano in questa direzione, anche in coerenza con gli obiettivi previsti dal Pnrr nella missione rivoluzione verde e transizione ecologica».

Morelli (SACE): «Operazione che rientra a pieno nel nostro piano industriale»

Queste infine le dichiarazioni di Cristina Morelli, managing director Business Corporate di SACE: «L’accelerazione dell’evoluzione sostenibile delle imprese è un pilastro del nostro piano industriale INSIEME2025. Questa operazione di sistema, realizzata grazie al nostro team trasversale di esperti, a sostegno di un’eccellenza nel settore dell’illuminazione pubblica rientra a pieno nel percorso che stiamo portando avanti a beneficio del benessere della collettività, in linea con la nostra mission».

Carol Maltesi, il padre della vittima: «Sconvolto e schifato»

«Il mio assistito e tutti i famigliari di Carol Maltesi non vogliono in alcun modo incontrare Davide Fontana». Sono le parole dell’avvocato di parte civile Manuela Scalia, che assiste Fabio Maltesi, il padre della ragazza uccisa dal quarantacinquenne a Rescaldina, nel Milanese, l’11 gennaio 2022. Il legale lo ha assicurato dopo che la Corte d’Assise del tribunale di Busto Arsizio presieduta da Giuseppe Fazio, ha accolto la richiesta del bancario, condannato a 30 anni in primo grado, di ammissione al programma di giustizia ripartiva.

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La reazione del padre

L’udienza si è tenuta lo scorso 15 settembre: nessuna delle parti civili era presente in aula. La Corte ha sciolto la riserva lo scorso 20 settembre. «Ho avvisato il mio assistito, che vive ad Amsterdam, della decisione della Corte» – ha aggiunto Scalia – «Si è detto sconvolto e schifato da una giustizia che ammette un assassino reo confesso, che ha ucciso, fatto a pezzi ed eviscerato una ragazza, di accedere ad un percorso simile».

Monza, 31enne denunciato per aver confessato un falso omicidio sulla scheda elettorale

Un 31enne è stato denunciato dalla Questura per autocalunnia dopo aver ammesso di essere l’autore di una confessione di omicidio anonima falsa. È successo a Villasanta, in provincia di Monza, il 25 settembre del 2022, durante le ultime elezioni per eleggere deputati e senatori. L’uomo ha scritto su una delle schede elettorali: «Per le forze dell’ordine. Ho ammazzato un uomo e sepolto cantiere area nord date lui sepoltura cristiana vi prego». Dopo mesi di indagini è arrivata la confessione.

Monza, 31enne denunciato per aver confessato un falso omicidio sulla scheda elettorale
Schede elettorali in preparazione prima del voto (Getty Images).

Oltre 200 persone chiamate per la perizia calligrafica

Dopo aver trovato il messaggio sulla scheda elettorale, i responsabili del seggio hanno allertato la polizia. Le indagini hanno coinvolto oltre mille votanti. Più di 200 le persone che sono state chiamate in questura per eseguire la perizia calligrafica, nel tentativo di risalire all’autore del messaggio. E per mesi ha lavorato anche la polizia scientifica di Milano, confrontando le impronte digitali sulla scheda con quelle inserite nei server. Nel frattempo sono partiti anche gli scavi nell’area indicata di via Fieramosca, a Villasanta, con il supporto di specialisti, esperti e delle unità cinofile. Tutto inutile: nessun cadavere è mai stato trovato perché l’omicidio non è mai avvenuto.

Monza, 31enne denunciato per aver confessato un falso omicidio sulla scheda elettorale
Schede elettorali (Getty Images).

La confessione del 31enne: «Non è stato ucciso nessuno»

A quasi un anno dall’inizio della storia, è arrivata la confessione del 31enne. L’uomo ha dichiarato: «Non riesco più a dormire la notte da quando ho visto il servizio in televisione. L’ho fatto in un momento di rabbia, nessuno è stato ucciso». Secondo gli agenti l’intenzioni sarebbe stata quella di sollevare un polverone mediatico, come conseguenza della delusione politica dell’autore del messaggio. Per le ricerche durate quasi un anno sono state spese diverse migliaia di euro.

Amazon, dal 2024 su Prime Video arrivano le pubblicità anche in Italia

Amazon ha annunciato l’introduzione delle pubblicità sulla piattaforma streaming Prime Video per film e serie tivù. Sulla scia di quanto fatto già in precedenza dai concorrenti Netflix e Disney+, anche il colosso dell’e-commerce ha deciso di inserire un piano di abbonamento che introduca alcuni spot nel corso della visione. «Una misura necessaria per continuare a investire in contenuti accattivanti e aumentare tale investimento per un lungo periodo di tempo», ha sottolineato la società. «A partire da inizio 2024, tutti i film e gli show di Prime Video introdurranno pubblicità limitate». L’adeguamento riguarderà da gennaio Usa, Regno Unito, Canada e Germania. Entro fine anno toccherà poi, oltre all’Italia, a Francia, Spagna, Messico e Australia. Amazon ha specificato che cercherà di limitare quanto più possibile le pubblicità in streaming rispetto alla tivù via cavo e alla concorrenza.

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Pubblicità su Amazon, per toglierle si spenderanno 36 dollari l’anno in più

Amazon ha confermato che sarà possibile sottoscrivere un abbonamento, con costi aggiuntivi, privo dei messaggi promozionali. Al momento sono disponibili soltanto i prezzi per gli Stati Uniti, dove un piano annuale ammonta a 139 dollari annuali oppure 15 dollari mensili. Per eliminare le pubblicità occorrerà pagare 2,99 dollari in più ogni mese, pari a 36 dollari annuali. Un surplus di circa il 25 per cento. I costi per gli altri Paesi, come ha spiegato la stessa società americana, saranno ufficializzati nel prossimo futuro. Tutti i clienti riceveranno un’email con le informazioni necessarie per confermare l’abbonamento o, se lo desiderano, cambiare il proprio piano tariffario. Come ha anticipato la Bbc, gli eventi sportivi prevedranno la presenza di spot a prescindere da quale opzione l’utente deciderà di scegliere. Non è ancora chiaro se si limiteranno ai momenti di pausa nel gioco oppure se presenti anche durante il match.

Il piano di Amazon senza pubblicità costerà, negli Usa, 36 dollari in più l'anno. In Italia arriverà entro fine 2024. Cosa bisogna sapere.
Amazon introdurrà le pubblicità su Prime Video nel 2024 (Getty Images).

In Italia attualmente è disponibile soltanto il piano di Netflix con pubblicità, al prezzo di 5,49 euro mensili. La piattaforma streaming prevede quattro o cinque minuti di spot ogni ora di visione. Gli inserti durano dai 15 ai 30 secondi e appaiono prima, durante e dopo il contenuto. Più bassa però la qualità dell’immagine, che non va oltre i 720p e dunque non supporta il Full HD a differenza del piano tariffario senza pubblicità. Assenti anche alcuni contenuti a causa di restrizioni dovute alle licenze. Arriverà invece l’1 novembre 2023 la versione con pubblicità di Disney+, che costerà 5,99 euro invece dei tradizionali 8,99. Tutti i clienti con un abbonamento attivo potranno mantenere la tariffa attuale, che sarà rinominata Premium, oppure scegliere di passare al Piano Standard.

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Il piano di Amazon senza pubblicità costerà, negli Usa, 36 dollari in più l'anno. In Italia arriverà entro fine 2024. Cosa bisogna sapere.
L’1 novembre in Italia il piano con pubblicità di Disney+ (Getty Images).

Migranti: 5 mila euro dai richiedenti asilo per evitare il Cpr

Il richiedente asilo che non vuole essere trattenuto in un Centro per il rimpatrio dovrà versare una garanzia finanziaria di quasi 5 mila euro, fino all’esito dell’esame del suo ricorso contro il rigetto della domanda. A prevederlo è un decreto del ministero dell’Interno pubblicato nella giornata di venerdì 22 settembre in Gazzetta Ufficiale e che fissa a 4.938 euro l’importo che deve garantire al migrante, per il periodo massimo di trattenimento pari a quattro settimane, «la disponibilità di un alloggio adeguato sul territorio nazionale; della somma occorrente al rimpatrio e di mezzi di sussistenza minimi».

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La disposizione si applica a chi è nelle condizioni di essere trattenuto durante lo svolgimento della procedura alla frontiera e proviene da un Paese sicuro. Si legge inoltre che allo straniero «è dato immediato avviso della facoltà, alternativa al trattenimento, di prestazione della garanzia finanziaria».

Usa, il senatore Robert Menendez incriminato per corruzione

Il senatore democratico Robert Menendez, presidente della commissione esteri del Senato statunitense, è stato incriminato per corruzione insieme alla moglie Nadine. I due avrebbero legami con tre uomini d’affari del New Jersey, lo Stato che lo stesso Menendez rappresenta. Lo hanno annunciato i pm federali.

Usa, il senatore Robert Menendez incriminato per corruzione
Il senatore democratico Robert Menendez del New Jersey (ANSA).

Menendez e la moglie avrebbero accettato tangenti

L’ufficio del procuratore a Manhattan ha accusato gli imputati di aver accettato migliaia di dollari in tangenti per aver usato il suo potere e la sua influenza come senatore per cercare di proteggere e arricchire gli uomini d’affari e avvantaggiare il governo egiziano. L’indagine prosegue da tempo e lo stesso Menendez nel novembre 2022 ha dichiarato che avrebbe aiutato gli investigatori, fiducioso che la vicenda si sarebbero «chiusa con successo».

Usa, il senatore Robert Menendez incriminato per corruzione
Menendez appena arrivato a Washington per un briefing sull’Ucraina (Getty Images).

Gli altri tre coinvolti

Gli altri imprenditori coinvolti, spiega il portale La voce di New York, sono l’immobiliarista Fred Daibes, l’imprenditore Wael Hana e Jose Uribe, uomo d’affari del New Jersey.

I Take That sono tornati: nuovo album e un tour colossale nel 2024

I Take That, tra le boy band inglesi più famose di tutti i tempi, hanno annunciato il loro ritorno con un grandioso tour negli stadi e nelle arene per il 2024, assieme al loro nono album in studio This Life, in uscita il 24 novembre. Per celebrare la notizia, il gruppo ha anche svelato il nuovo singolo Windows, già fuori. This Life On Tour vedrà il trio, composto da Gary Barlow, Mark Owen e Howard Donald, esibirsi per 29 date in 15 città tra Irlanda e Regno Unito. La band sarà accompagnata in questo tour dallo special guest Olly Murs.

Una band da record

I Take That sono famosi per le loro colossali produzioni live e detengono il record per il maggior numero di performance alla The O2 di Londra con 34 concerti. Il Progress tour del 2011 ha infranto i record di box office con più di 1 milione di biglietti venduti in meno di 24 ore, elemento che lo ha reso il più grande tour in Regno Unito, con Billboard che lo ha inserito al terzo posto nella classifica annuale Top 25 Tours. Nel 2019, la band ha celebrato i suoi 30 anni con le 38 date dell’Odyssey tour, che li ha visti esibirsi in 29 arene e 9 stadi per un totale di oltre 650,000 biglietti venduti.

«Siamo orgogliosi del nuovo album»

Il nuovo singolo Windows li vede riuniti per la prima traccia inedita in più di cinque anni. Si tratta di un brano che racconta la storia di chi emerge dall’oscurità alla luce e segna una nuova era per la band, carica di energia, creatività e un continuo desiderio di sfidare e sorprendere. «Tornare insieme in studio per questo brano è stata un’esperienza meravigliosa. La sensazione è quella di spiegare le ali, lasciando andare il vecchio per avventurarsi nel nuovo» hanno commentato i tre. «Siamo molto orgogliosi del nuovo album, c’è un senso di unione. Siamo entusiasti per questo nuovo capitolo!».

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