Daily Archives: 10 Settembre 2023

Come Linkedin è diventato il covo dei signor nessuno che ti insegnano la vita

«Specchio social delle mie brame, chi è il professionista più figo del reame ?». A Linkedin ci riferiamo, anche se la domanda si pone per tutti i social media, in modi diversi ma con identica propensione narcisistica e risposta dopaminica. Parlare di sé dà molto piacere e in Rete è possibile farlo senza freni, perché manca l’interlocutore dal vivo. Dati empirici e ricerche scientifiche dicono che se nella relazione faccia a faccia uno può parlare di sé per il 20/30 per cento del tempo, nelle conversazioni sul web si può arrivare sino al 70/80 per cento. Insomma che sia un commento, una foto, una condivisione quasi tutto tende sempre a gravitare attorno al postatore. «Io sono io e voi non siete un cazzo!»: fatte le debite differenze socio-tecnologiche, ci troviamo sempre nei paraggi de Il marchese del Grillo.

Influencer molto popolari solo all’interno delle loro community

Autostima sostenuta e desiderio di affermazione personale sono da sempre una molla sociale potente. Costitutiva della società dei media. Tuttavia la novità assoluta è che dove c’erano pochi e riconosciuti opinion leader ora c’è un esercito di influencer, sconosciuti al grande pubblico ma molto popolari all’interno delle community di appartenenza. Si tratta di personaggi che hanno decine e anche centinaia di migliaia di follower e che capitalizzano altrettante visualizzazioni, ma che fuori dalla loro “bolla” in pochi conoscono. Sorta di “monadi”, per evocare il filosofo Leibniz, che comunicano e si relazionano solo al loro interno. Web star della porta accanto, opinionisti della domenica e influecer autoproclamati protagonisti di un saggio su Twitter (X) e Linkedin, che uscirà all’inizio del 2024.

Come Linkedin e? diventato il covo dei signor nessuno che ti insegnano la vita
Anche su Linkedin vanno forte i guru dell’auto-celebrazione (Getty).

Su Twitter e Linkedin una forte caratterizzazione auto-narrativa

Di Twitter abbiamo già detto, ora bisogna parlare di Linkedin, ricordando che l’accoppiamento è motivato, pur nella diversità di genere e di utenti, dalla forte caratterizzazione auto-narrativa che hanno i due social. Dove si narra e ci si narra e le due funzioni si intrecciano in ossequio a un imperativo al quale oggi sembra non esserci possibilità di scampo: lo storytelling. Collegato, ovviamente, al personal branding, pratica eletta per mentori d’impresa, brand ambassador e soprattutto imprenditori che dal niente hanno costruito imperi mercantili.

De Meo «car enthusiast» e Alessandri come Steve Jobs

Giorgio Armani per esempio, che iniziò a lavorare come vetrinista alla Rinascente, continua a essere una storia molto gettonata, ma attualmente è Sam Walton, fondatore di Walmart, che “spacca”. Se però si vogliono sfogliare le “vite dei santi” (d’impresa), ossia i Ceo italiani che hanno centinaia di migliaia di follower, si può consultare l’annuale report della società di consulenza Delirio Pubblico (che già dal nome dice tanto) e magari andarsi a leggere cosa postano i “pesci pilota”. Il numero 1, il ceo del Gruppo Renault Luca de Meo (149.802 follower) si definisce un «car enthusiast». Nerio Alessandri, il fondatore di Technogym, secondo in graduatoria (121.869 follwer) consiglia un post di un semi-sconosciuto founder & Ceo, che ha postato un video nel quale Alessandri medesimo ricorda di avere inziato la sua impresa in un garage. Anche lui come Steve Jobs.

Come Linkedin è diventato il covo dei signor nessuno che ti insegnano la vita
Nerio Alessandri, fondatore di Technogym (Getty).

Spopola l’opinionismo d’impresa e lo storytelling brandizzato

Nata come rete professionale, in funzione soprattutto del recruitment e di incontro fra domanda e offerta di lavoro nel terziario avanzato, Linkedin ha in questi ultimi anni cambiato pelle. Certo continuando a essere una vetrina mondiale del lavoro: se è vero come dichiara la stessa Linkedin che «ogni secondo vengono presentate 117 domande di lavoro e ogni minuto vengono assunte 8 persone». Ma avendo accentuato notevolmente la componente narrativa, l’opinionismo d’impresa, lo storytelling brandizzato. Insomma pure Linkedin partecipa – per dirla in parole povere, ma espresse autorevolmente nel marzo 2023 dal Guardian – a quel generale processo di enshittification (immerdamento) che sta investendo internet.

I “signor nessuno” che dispensano consigli agli imprenditori

Come nel caso di Twitter, con le due co-autrici, Gloria Roselli e Ottavia Firmani, anche per Linkedin abbiamo suddiviso il nostro campione-campionario di tipi umani e professionali in categorie: 20 con un identico numero di profili. Dal conosciutissimo, ma sconosciuto fuori da Linkedin, Davide Caiazzo che si dichiara «il profilo più ascoltato su Linkedin in Italia con +120 milioni di visualizzazioni», al semi-sconosciuto Sèbastien Poulin che «aiuta gli imprenditori a ridurre le emissioni di carbonio» e fa «23 mila visualizzazioni al giorno», abbiamo in modo quasi esclusivo – per ribadire il concetto – puntato gli occhi su quegli account che si sono costruiti una cospicua community, risultando però fuori da Linkedin dei “signor nessuno”.

Gli sfida-te-stesso, i consulenti di vita, gli hashtag abuser…

Le 20 categorie individuate sono già dai titoli indicative della “commedia umana” che va quotidianamente in scena su Linkedin: i cercatori, i seguitissimi, i casi di successo, i multiforme, gli sfida-te-stesso, i memoriali, gli innovatori, i greenlover, i tutor, gli esperti HR, i creativi, i consulenti di vita, i Ceo presso sé stessi, i networker sfrenati, gli hashtag abuser, i passivi, i polemici, gli incompleti, gli statisticamente inclinati, gli ambasciatori del marchio aziendale.

Come Linkedin è diventato il covo dei signor nessuno che ti insegnano la vita
Gli uffici di Linkedin (Getty).

Tutti quei “vorrei, ma non posso, essere come Salvatore Aranzulla”

Ma per non spoilerare il saggio, che ha un profilo critico però comprensivo e non denigratorio, vorremmo concludere segnalando le tre categorie forse più divertenti: i ceo di aziende che hanno pochi dipendenti e in numerosi casi solo uno, cioè il fondatore; i consulenti di vita che dispensano ricette stile Riza Psicosomatica o celebrano l’armonia cosmica auspicata dal Dalai Lama, ma puntando in realtà a vendere servizi assicurativi o medico-sanitari; gli hastag abuser che sono dei fuori di Seo, se mi concedete la battutaccia. Dei “vorrei, ma non posso, essere come Salvatore Aranzulla“, l’uomo che tutto sa del mondo digitale e che su di esso ha costruito un successo professionale unico. Meritatissimo.

Linkedin, targata Microsoft, tra l’altro è una azienda seria…

Naturalmente ci si deve guardare da critiche e giudizi sommari, così come da giudizi malevoli o facili sarcasmi, perché Linkedin, targata Microsoft, è una azienda che ha fatturato nel 2022 13,8 miliardi di dollari, con un aumento del 16 per cento rispetto al 2021. E dunque ogni facile ironia sarebbe malposta. Certo è però che se è possibile, per dirla con il saggio di David Bonaventura, Avere successo con LinkedIn (anche se sei un cazzaro), 2021, la condizione imprescindibile perché possa avvenire è di essere un cazzaro di talento. Un cinico divertito e divertente, con ego esuberante ed elevata autostima, che non teme di apparire ridicolo. Perché consapevole che «l’uomo d’affari di successo a volte fa soldi grazie all’abilità e all’esperienza, ma di solito li fa per sbaglio» (Gilbert Keith Chesterton).

Basket, Germania-Serbia 83-77: tedeschi campioni del mondo

La Germania ha battuto 83-77 la Serbia nella finale dei Mondiali di basket, conquistando il suo primo titolo di campione del mondo. I tedeschi, dati per sfavoriti alla vigilia del match, hanno avuto la la meglio anche grazie alla strepitosa prestazione di Dennis Schröder: il play dei Toronto Raptors ha messo a referto 28 punti, con percentuali altissime. Decisivo il parziale di 10-22 del terzo quarto.

Basket, Germania-Serbia 83-77: tedeschi campioni del mondo. Strepitosa prestazione di Schröder: 28 punti con percentuali altissime.
Un canestro di Dennis Schroder (Getty Images).

Tra i tedeschi sugli scudi anche Wagner: per lui 19 punti a referto

La gara è stata a lungo in equilibrio, poi nel terzo quarto la Germania ha approfittato di qualche passaggio a vuoto degli avversari per imporre la doppia cifra di distacco per la prima volta nella partita. E da quel momento i serbi non sono stati in grado di recuperare. Per i tedeschi allenati da Gordon Herbert sono stati 28 come detto i punti messi a segno da Schröder.

Sugli scudi anche Franz Wagner (Orlando Magic) con 19 punti all’attivo. Importante poi la prestazione di Johannes Voigtmann (Olimpia Milano), autore di 12 punti e capace di conquistare otto rimbalzi. Alla squadra di Svetislav Pesic non sono bastati invece i 21 punti di Aleksa Avramovic (Partizan Belgrado) e i 17 di Bogdan Bogdanovic (Atlanta Hawks).

Basket, Germania-Serbia 83-77: tedeschi campioni del mondo. Strepitosa prestazione di Schröder: 28 punti con percentuali altissime.
La grinta del tedesco Andreas Obst (Ansa).

Ancora una delusione per gli Usa, sconfitti dal Canada nella finalina

La Germania non era mai andata oltre il terzo posto ai Mondiali di basket, ottenuto nel 2002. Curiosità: Nei 37 tornei precedenti tra Europei, Mondiali e Olimpiadi, i tedeschi avevano sempre perso minimo due partite, mentre stavolta hanno fatto en plein: otto successi su otto. Mastica amaro la Serbia, che sognava l’oro: gli slavi avevano già vinto l’argento nel 2014. Ancora una delusione per gli Stati Uniti che perdono (127-118) anche la finalina per il bronzo contro il Canada.

Marocco, il terremoto ha distrutto la moschea di Tinmal sull’Atlante

La moschea di Tinmal, uno dei capolavori dell’arte sacra marocchina del 12esimo secolo, è ormai un cumulo di macerie dopo il sisma che ha devastato il Paese africano. Testimonianza dello splendore almohade, nel pieno delle montagne dell’Atlante, era tappa obbligata per i cultori di arte in viaggio tra Marrakech e Taroudant. Costruita nel 1147 e più volte restaurata, ha attirato l’interesse dell’Unesco, senza però essere mai stata inserita nella lista dei patrimoni dell’umanità.

LEGGI ANCHE: Terremoto in Marocco, tra le vittime un 14enne che viveva nel Messinese

Tinmal è il luogo natale della dinastia degli Almohadi

Tinmal fu un’antica città berbera dell’XI secolo situata nell’Alto Atlante: considerata il luogo natale della dinastia degli Almohadi, fu la loro prima capitale e la roccaforte del leader spirituale Muhammad ibn T?mart. Da qui partirono le vittoriose campagne militari della dinastia che la portò a sconfiggere gli Almoravidi, per arrivare a sottomettere tutto il Maghreb e al-Andalus (la Spagna islamica). La Grande Moschea di Tinmal è una delle poche in Marocco che anche i non musulmani possono (o forse ormai potevano) visitare. Impressionante il confronto tra le immagini di prima e dopo il terremoto che venerdì 8 settembre ha scosso il Marocco.

Unesco: «Danni molto più importanti di quanto ci aspettassimo»

«Dopo un disastro come questo qui, la cosa più importante è preservare vite umane. Ma bisogna programmare subito anche la seconda fase, che prevede la ricostruzione delle scuole e dei beni culturali colpiti dal sisma», ha scritto in un comunicato Eric Falt, direttore regionale dell’Ufficio Unesco per il Maghreb. Facendo una prima valutazione dei danni, l’Unesco ha espresso il desiderio di comprendere meglio l’impatto del disastro su Marrakech. «Possiamo già dire che sono molto più importanti di quanto ci aspettassimo. Abbiamo notato crepe significative sul minareto della Koutoubia, la struttura più emblematica, ma anche la distruzione quasi completa del minareto della moschea Kharbouch sulla piazza Jama El Fnaa», ha dichiarato Falt. Anche le mura della città sono state danneggiate in più punti. Il quartiere ovviamente più colpito però è il Mellah (ex quartiere ebraico)».

Ucraina, due operatori volontari morti durante un attacco russo

Due operatori umanitari sono rimasti uccisi in Ucraina nel corso di un attacco russo a Chasiv Yar, paese vicino a Bakhmut nella provincia ucraina di Donetsk. A perdere la vita sono stati la spagnola 32enne Emma Igual, cofondatrice della organizzazione non governativa Road to Relief, e il canadese Anthony Ihnat.

Road to Relief è specializzata nell’evacuazione dei civili 

«Stava lavorando presso una ong che si occupa della situazione umanitaria in Ucraina e abbiamo avuto conferma verbale della sua morte», ha dichiarato il ministro degli Esteri, José Manuel Albares ai giornalisti presenti al vertice del G20 in India, riferendosi a Igual. Il veicolo su cui viaggiavano lei e altri tre volontari, fa sapere Road to Relief, «è stata colpita direttamente, si è ribaltata e ha preso fuoco». La 32enne spagnola aveva cofondato la ong, specializzata nell’assistenza e nell’evacuazione dei civili nelle zone di combattimento, a marzo del 2022, poco dopo l’inizio della guerra in Ucraina.

Feriti gli altri due cooperanti che erano a bordo del mezzo

Secondo quanto dichiarato da Road to Relief, Emma Igual e la sua squadra si stavano dirigendo verso il villaggio di Ivanivske, prima linea nei combattimenti, per aiutare i residenti. Nel tragitto l’auto è stata però colpita dai russi. Oltre alla cooperante spagnola ha perso la vita Ihnat, che era alla guida del mezzo. Feriti gli altri due volontari il medico tedesco Ruben Mawick e il medico svedese Johan Matias Thyr. «Abbiamo perso due meravigliosi amici. Belle persone che hanno vissuto in tempi difficili», ha dichiarato Road to Relief.

Terremoto in Marocco, tra le vittime un 14enne che viveva nel Messinese

Nel terremoto che ha devastato il Marocco ha perso la vita anche un 14enne che viveva a Furnari, nel Messinese. Mohamed Charad abitava nella cittadina siciliana insieme ai familiari: originari del Marocco, erano tornati in patria per un periodo di vacanza a casa dei nonni, che vivono ancora lì. La madre del ragazzo è rimasta ferita, incolumi il padre e i fratellini.

L’annuncio del primo cittadino di Furnari: «Vicini alla famiglia di Mohamed»

A rendere nota la tragedia è stato Felice Germanò, sindaco di Furnari: «Stamattina la nostra comunità ha appreso una tragica notizia, che non avrebbe mai voluto sentire. Con immenso dolore, vogliamo dire alla famiglia del piccolo Mohamed che le siamo vicini per la sua tristissima e prematura scomparsa, e preghiamo con tutte le nostre forze affinché la sua mamma possa al più presto rimettersi ed uscire dall’ospedale», si legge sulla pagina Facebook del Comune.

In lutto la comunità di Furnari, dove la famiglia Charad è molto conosciuta

In lutto la comunità di Furnari, dove la famiglia di Mohamed – che era solita rientrare in estate in Marocco – è molto conosciuta. Dolore anche tra docenti, collaboratori e alunni del plesso scolastico frequentato dalla giovane vittima, che tra pochi giorni avrebbe iniziato a frequentare la terza classe della scuola secondaria di primo grado.

Lula: «Nessun arresto per Putin se verrà al G20 di Rio»

Il presidente russo Vladimir Putin, su cui pende un mandato di cattura della Corte penale internazionale per la guerra contro l’Ucraina, non sarà arrestato qualora decidesse di partecipare al vertice del G20 di Rio de Janeiro del 2024, sotto la guida del Brasile. Lo ha dichiarato ai media indiani il presidente Luiz Inacio Lula da Silva, anticipando di avere l’intenzione di spedire l’invito a Mosca per il prossimo G20.

Lula: «Nessun arresto per Putin se verrà al G20 di Rio». Per Lavrov il vertice di Nuova Delhi è stato «un successo».
Lula e Narendra Modi (Ansa).

Il Brasile è tra i firmatari dell’accordo che diede vita alla Corte penale internazionale

Un annuncio destinato a far discutere, visto che il Brasile figura tra i firmatari dell’accordo che diede vita alla Corte penale internazionale, tribunale che a marzo 2023 ha emesso il mandato di cattura nei confronti dello zar per la deportazione illegale di bambini ucraini, considerato un crimine di guerra. Lula ha ricevuto il testimone (anzi il martelletto di legno delle riunioni) dal premier indiano Narendra Modi: nel 2024, tra l’altro, la presidenza del gruppo dei principali Paesi industrializzati e in via di sviluppo spetta proprio al Brasile.

Lula: «Nessun arresto per Putin se verrà al G20 di Rio». Per Lavrov il vertice di Nuova Delhi è stato «un successo».
Sergei Lavrov (Ansa).

Per il ministro degli Esteri russo Lavrov il il G20 di Nuova Delhi è stato «un successo»

Il ministro degli Esteri della Russia Sergei Lavrov ha definito «un successo» il G20 di Nuova Delhi, concluso con una dichiarazione condivisa da tutti i leader in cui non c’è una critica diretta all’aggressione di Mosca all’Ucraina: «Siamo riusciti a sventare il tentativo dell’Occidente di ‘ucrainizzare’ l’agenda del vertice», ha detto Lavrov alla chiusura dei lavori del summit. «Abbiamo lavorato per una dichiarazione che avesse un riferimento specifico all’Ucraina, non era un risultato scontato se si tiene in conto che le ministeriali sono tutte finite senza una dichiarazione finale. È una dichiarazione di compromesso, ma la considero comunque importante in questo contesto», ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Tre libri per respirare ancora l’estate

«Di giorno sulla spiaggia era un’altra cosa. Si parla con strana cautela quando si è seminudi: le parole non suonano più nello stesso modo, a volte si tace e sembra che il silenzio schiuda da sé parole ambigue», scriveva Cesare Pavese in La spiaggia. Per i nostalgici, che vorrebbero tornarci, e per gli irriducibili, che su Instagram si nascondono dietro il sempreverde hashtag #neverendingsummer consigliamo tre titoli per rimanere dentro all’estate, almeno con la testa.

L’uomo con lo scandaglio di Patrik Svensson (Iperborea)

Parla di ambientalismo, di leggende marine e altre meraviglie L’uomo con lo scandaglio, del giornalista e scrittore svedese Patrik Svensson, un libro, a metà tra un saggio e un reportage, che apre la nuova collana I Corvi, curata dai tipi di Iperborea. Svensson raccontando storie di naviganti polinesiani che hanno attraversato l’Oceano Pacifico, passando per l’irrinunciabile mito di Moby Dick e arrivando a narrare l’ultimo tragico viaggio di Magellano ci porta nel blu profondo degli abissi ricordandoci che l’ignoto è ancora tutto da scoprire. «L’avventurarsi in mare aperto ha coinciso spesso, metaforicamente, con la partenza per l’ignoto: chi naviga verso l’orizzonte va incontro verso qualcosa di nuovo e sconosciuto». Il mare, come scriveva Melville in Moby Dick, «non ammette ricordi» ed è lì, secondo Svensson, che l’uomo si rifugia quando «vuole perdersi negli spazi immensi senza coste e riparo». Un libro meraviglioso da leggere per perdersi nella immensa bellezza della natura, la sola a quanto pare in grado di allietare la nostra continua e indomabile irrequietezza.

Tre libri per respirare ancora l'estate
L’uomo con lo scandaglio di Patrik Svensson (Iperborea).

La vita a piedi nudi di Alan Pauls (Sur)

«Vivremo sulla spiaggia e non avremo il minimo bisogno di cose costose come la tecnologia elettrica», si vantano gli hippy verso la fine degli Anni 60 sulla rivista Life. Erano saltati su scassatissimi furgoni Volkswagen ed erano partiti alla volta di destinazioni marittime esotiche e incontaminate. Erano fuggiti a Hvar, Santorini, Ibiza, Cancún o il Belize pronti ad abbandonare del tutto la civiltà, tornare alle origini e rifiutare le assurde costrizioni che la vita cittadina imponeva. La vita a piedi nudi dello scrittore e critico letterario Alan Pauls parla, attraverso racconti dell’infanzia, fotografie dello scaffale di famiglia e ricordi di gioventù, esattamente di questo atteggiamento nei confronti della vita. «So che noi che andiamo al mare – a Villa Gesell come a Cabo Polonio, a Punta del Este come a Mar del Plata, a Florianópolis come a Mar del Sur, a Cozumel come a Goa – cerchiamo sempre di più o meno la stessa cosa: le tracce di ciò che era il mondo prima che la mano dell’uomo decidesse di riscriverlo». Un libro che indaga il rapporto tra l’uomo e la sabbia soffermandosi sull’estetica, profumata di acqua salata, anche di diversi film, di Rohmer, di Roger Vadim, di James Bond.

Tre libri per respirare ancora l'estate
La vita a piedi nudi di Alan Pauls (Sur).

Côte d’Azur di Mary S. Lovell (Neri Pozza)

Lo scrittore inglese Somerset Maugham, che a Cap Ferrat aveva una fantastica villa, una volta definì la Costa Azzurra «un posto soleggiato per gente losca». La scrittrice Mary S. Lovell in Côte d’Azur, attraverso la storia di una villa, l’opulento Château de l’Horizon, vicino a Cannes, ne racconta la sterminata mitologia. Sottotitolato “1920-1960, gli anni d’oro della riviera francese”, Côte d’Azur raccoglie le storie mondane dei personaggi incredibili che all’epoca l’hanno frequentata. Ci sono artisti, milionari americani, attori di Hollywood, principi arabi e figli di politici. Feste maestose, storie d’amore finite male e incontri sono al centro della narrazione che è in grado di divertire anche il lettore più critico. All’apparenza ciò che sembra la semplice storia di un palazzo in realtà diventa la storia non solo di un parco giochi per ricchi ma anche di tutto ciò che è effimero: il denaro, la bellezza, la fama. Il ritratto di un’alta società che non c’è più e che ci regala l’affresco di un’epoca irripetibile attraverso le gesta di un manipolo di uomini che hanno fatto la storia del Novecento. Su tutti Winston Churchill che in Costa Azzurra era di casa o Gianni Agnelli, qui raccontato nel clou delle sue avventure giovanili.

Tre libri per respirare ancora l'estate
Côte d’Azur di Mary S. Lovell (Neri Pozza).

Lega, Marine Le Pen sarà ospite a Pontida

Marine Le Pen sarà «ospite d’eccezione» sul palco di Pontida domenica 17 settembre, in occasione del tradizionale raduno del Carroccio. Lo ha annunciato Matteo Salvini, leader della Lega: «Arriverà direttamente da Parigi in aereo», ha detto il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. La notizia era stata anticipata da più parti. Ora, però, c’è anche la conferma ufficiale.

Lega, Marine Le Pen sarà ospite a Pontida al tradizionale raduno del Carroccio. Lo ha annunciato Matteo Salvini.
Matteo Salvini e Marine Le Pen (Imagoeconomica).

Salvini: «Vogliamo lasciare l’Europa ai socialisti e a Macron?»

«Qui dobbiamo decidere se lasciare l’Europa alla sinistra che ti impone l’auto elettrica e la casa green, come e cosa mangiare a tavola ma non muove un solo dito per difendere i nostri confini. Vogliamo lasciare l’Europa ai socialisti e a Macron?», ha detto Salvini al Giornale. «La destra europea è divisa in tre grandi famiglie, ma anche il centrodestra italiano mette insieme tre o quattro formazioni. Abbiamo le nostre differenze, ma ci rispettiamo e combattiamo per raggiungere alcuni grandi obiettivi comuni». E poi: «Con la Le Pen mi sento spesso, abbiamo una visione comune su molti punti, io credo che possa darci un valore aggiunto».

Le Pen: «Evocheremo la gioia di combattere insieme per la libertà»

«Cari amici italiani, è con grandissimo piacere che sarò al vostro fianco a Pontida il 17 settembre, invitata dal mio grande amico Matteo Salvini. Evocheremo naturalmente il futuro, la gioia di combattere insieme per la libertà, per la democrazia dei nostri popoli delle nazioni. Ma non aggiungo altro, ci vediamo il 17», ha detto Le Pen in un video pubblicato da Lega e Salvini su Instagram.

Bonetti lascia Italia Viva, ora un ticket con Calenda

Elena Bonetti, oggi deputata e ministra per le Pari opportunità e la Famiglia nei governi Conte II e Draghi, lascia Italia Viva. Lo ha annunciato in un’intervista al Corriere della Sera e poi in un lungo post su Facebook, in cui ha spiegato di voler «pensare al rilancio» dopo che il «cammino del Terzo polo si è interrotto». Bonetti non entrerà in Azione, «ma in ticket con Carlo Calenda, per la nascita di un nuovo soggetto aggregativo più ampio».

Bonetti: «Italia Viva è la mia storia e la rivendico con tutte le sue ragioni»

Il rilancio, ha detto Bonetti, non consiste nel «delimitare uno spazio in cui raccogliere adesioni per le elezioni», ovvero il Centro di Renzi, ma nell’attivare «un processo per far incontrare idee e tradizioni diverse». Da qui la decisione di lasciare Italia Viva. «È la mia storia e la rivendico con tutte le sue ragioni. Ma voglio portarle avanti per una strada diversa da quella che ha scelto Renzi. Io penso al centro non come a uno spazio da occupare ma come a un processo di partecipazione da liberare per essere forza che superi il bipolarismo. È l’obiettivo con cui ci siamo presentati alle elezioni del 25 settembre». E poi: «Ho scritto a Matteo e ai colleghi di Italia viva. D’altra parte in questi mesi non ho fatto mistero, né con loro né pubblicamente, delle diverse posizioni che avevo sia sulle singole sfide che sul progetto d’insieme».

Bonetti lascia Italia Viva, ora un ticket con Calenda. La deputata ed ex ministra dice addio al partito di Renzi, ma non entrerà in Azione.
Elena Bonetti e Matteo Renzi (Imagoeconomica).

Sulla candidatura alle Europee: «Davvero prematuro parlare di questo»

Bonetti, che ha ricordato di aver già lavorato con Calenda alla federazione tra Italia Viva e Azione, ha poi aggiunto: «Ritrovo in questo anche Mara Carfagna e Mariastella Gelmini con cui abbiamo condiviso nel Governo Draghi un metodo nuovo per la politica che vogliamo riproporre come cifra, orientamento, stile e linguaggio nel nostro agire». E in merito a una sua candidatura alle Europee: «Davvero prematuro parlare di questo», ha detto al Corriere. «Io ho un mandato chiaro nel gruppo parlamentare che mi auguro resti unito».

Non solo il bacio: tutte le ombre su Rubiales, tra affari sospetti e patti con l’Arabia

Un uomo solo al comando di se stesso. Quando la vicenda di Luis Manuel Rubiales Béjar passerà dalla dimensione della cronaca a quella della storia, potrebbe diventare un caso di studio sulle traiettorie di (auto)distruzione di una leadership, ma anche sul pervicace attaccamento al potere anche quando di potere, come si direbbe in Toscana, “un ce n’è rimasto punto”. Rimane soltanto lui, il presidente della Real Federación de Fútbol (Rfef), sospeso per 90 giorni dalla Fifa e rimpiazzato nelle funzioni da un sostituto ad interim, ma ancora formalmente non estromesso.

Violazione ritenuta dal tribunale «grave» ma non «molto grave»

A mantenerlo ancora connesso con la carica di capo del calcio spagnolo è la machiavellica decisione del Tribunal Administrativo del Deporte, che dovendo decidere sul caso del bacio “inflitto” da Rubiales alla calciatrice Jenni Hermoso ha etichettato il gesto come violazione «grave» ma non «molto grave». E questa differenza quantitativa ha portato alla mancata destituzione immediata del presidente sfiduciato dall’universo mondo. Certo, chiunque altro avrebbe preso atto che non fosse il caso di proseguire e sarebbe uscito dalla stanza presidenziale sulle proprie gambe. Ma è ormai chiaro che non è questo il caso di Rubiales. Lui starà lì fino a che non arriveranno i caschi blu dell’Onu a rimuoverlo fisicamente. Del resto, già in precedenza aveva dato mostra di gestire in modo cinico il potere da presidente federale. Dunque non c’era da aspettarsi alcunché di diverso.

Il capo del calcio spagnolo, scaricato da tutti, non si dimette. Ma la vicenda con la giocatrice Hermoso è solo l'ultimo episodio di una carriera poco limpida. La guerra col sindacato dei calciatori, i rapporti economici con Piqué e gli accordi torbidi con Riad per spostare la Supercoppa in terra saudita. Storia di una (auto)distruzione.
Un mural dell’artista italiano TvBoy sul bacio di Rubiales a Barcellona (Getty).

Besame mucho: le barricate e le accuse al «falso femminismo»

Non avrebbe dovuto stupirsi nemmeno il coro dei media spagnoli, che alla vigilia dell’assemblea straordinaria Rfef convocata in gran fretta per lunedì 25 agosto davano per scontato si dovesse assistere alle dimissioni di Rubiales. C’era persino chi guardava avanti e descriveva il percorso procedurale che avrebbe dovuto portare all’elezione del nuovo capo del calcio spagnolo. Sicché sono cascati tutti quanti dal pero quando il presidente resistente ha urlato loro in faccia, per ben cinque volte, «No voy a demitir!». Partendo poi con una filippica contro «il falso femminismo» e arrivando a dichiarare che il bacio dato a Jenni Hermoso, sul palco della premiazione per la vittoria del Mondiale di calcio femminile in Australia e Nuova Zelanda, fosse «consensuale». Una fuga dalla realtà che è stato anche un preannuncio d’irriducibile resistenza. Da quel momento in poi la vicenda, già clamorosa, si è trasformata in un circo planetario. Rubiales non ha davvero più nessuno che sia disposto a difenderlo, a parte la mamma che ha organizzato un circo collaterale barricandosi in una chiesa di provincia e inscenando uno sciopero della fame per protesta contro il «trattamento disumano» riservato al figliolo.

La sua ascesa grazie allo scandalo corruzione su Ángel Maria Villar

Finisce così – perché prima o poi dovrà pur terminare – una carriera dirigenziale che era partita sotto i migliori auspici. Rubiales è arrivato infatti alla presidenza della federcalcio spagnola, nel 2018, da presidente dell’Associación de Fútbolistas de España (Afe), realizzando l’auspicio che da più parti e in ogni Paese viene portato avanti: vedere i calciatori al potere, con la speranza che inaugurino uno stile completamente diverso di governo del sistema. Tanto più che il nuovo presidente arrivava a prendere il posto dell’ex dinosauro Ángel Maria Villar, disarcionato da uno scandalo per corruzione. Ma presto le grandi attese sono state mortificate.

Il capo del calcio spagnolo, scaricato da tutti, non si dimette. Ma la vicenda con la giocatrice Hermoso è solo l'ultimo episodio di una carriera poco limpida. La guerra col sindacato dei calciatori, i rapporti economici con Piqué e gli accordi torbidi con Riad per spostare la Supercoppa in terra saudita. Storia di una (auto)distruzione.
Luis Rubiales contro un giovane Dani Alves ai tempi in cui il presidente della Federcalcio era un giocatore (Getty).

La guerra col sostituto all’Associación de Fútbolistas de España

Il primo fronte sul quale si è osservato lo stile cinico di Rubiales nella gestione del potere è stato proprio quello della sua ex associazione, l’Afe. Che per sostituirlo ha eletto David Aganzo Méndez, ex calciatore di Real Madrid, Espanyol e Valladolid. Una scelta per niente gradita al nuovo presidente federale, che evidentemente pretendeva di trattare l’Afe come se fosse ancora una sua pertinenza data in comodato d’uso. La guerra fra i due è stata immediata e abbondante di colpi bassi. Fra questi c’è stato un presunto caso di spionaggio che sarebbe stato commissionato da Rubiales nei confronti di Aganzo, come denunciato dal portale investigativo spagnolo El Confidencial.

Il capo del calcio spagnolo, scaricato da tutti, non si dimette. Ma la vicenda con la giocatrice Hermoso è solo l'ultimo episodio di una carriera poco limpida. La guerra col sindacato dei calciatori, i rapporti economici con Piqué e gli accordi torbidi con Riad per spostare la Supercoppa in terra saudita. Storia di una (auto)distruzione.
Il presidente della Federcalcio spagnola Luis Rubiales (Getty).

L’esportazione del calcio spagnolo, tra Miami e Arabia

Un altro nemico giurato di Rubiales è il presidente della Liga, l’avvocato Javier Tebas Medrano, franchista mai pentito che gestisce l’organizzazione con polso da caudillo. Non si ricorda una sola parola di consenso fra i due, che hanno passato gli ultimi cinque anni a tirarsi bordate, affamati entrambi di potere come sono. Fra i temi di conflitto vi è stato quello dell’esportazione del calcio spagnolo. Tebas pretendeva di far giocare a Miami una gara della Liga (Girona-Barcellona) a gennaio 2019 e fra i più duri oppositori di quel progetto vi fu proprio Rubiales. Che però poi ha concordato col governo di Riad l’esportazione della Supercoppa (manifestazione di pertinenza federale) in Arabia Saudita, accettando pure il mutamento di format dalla finale secca alla final four. E quanto alle polemiche generate sia dal cambio di formula sia dal legame con un regime che ha un atteggiamento molto sui generis in materia di diritti umani, Rubiales non ha fatto una piega. Decisione presa, discussione chiusa.

Non solo il bacio: tutte le ombre su Rubiales, tra affari sospetti e patti con l'Arabia
Protesta femminista contro Rubiales (Getty).

I rapporti economici promiscui con Piqué e quei bonus sauditi…

Invero la questione della Supercoppa in Arabia Saudita ha provocato a Rubiales ben altri imbarazzi. E a denunciarli è stato ancora un lavoro d’inchiesta di El Confidencial, testata che nei confronti del presidente resistente ha tenuto un atteggiamento sempre molto duro. Dal portale di giornalismo investigativo, nella primavera del 2022 è stata inaugurata una serie di articoli che ha raccontato retroscena affaristici intorno alla celebrazione della Supercoppa di Spagna in terra saudita. In particolare, l’attenzione si è concentrata sui rapporti fra Rubiales e l’ex difensore del Barcellona e della nazionale spagnola, Gerard Piqué. Quest’ultimo, quando ancora era in carriera, è diventato dirigente sportivo e uomo d’affari. Ha rilevato il FC Andorra (che nel frattempo è approdato nella Serie B spagnola) e ha fondato la società Kosmos Global Capital, che ha inventato il nuovo format della Coppa Davis di tennis. Dai documenti pubblicati emerge che alla Kosmos veniva promessa una commissione da 24 milioni di euro per avere intermediato un accordo fra la Rfef e i sauditi. Emergeva anche che per Rubiales fossero previsti dei bonus sul salario da presidente, dipendenti dai risultati economici ottenuti con lo spostamento della Supercoppa in terra saudita. Dopo che questi dettagli sono stati resi pubblici, Rubiales ha rinunciato a percepire i bonus.

Il capo del calcio spagnolo, scaricato da tutti, non si dimette. Ma la vicenda con la giocatrice Hermoso è solo l'ultimo episodio di una carriera poco limpida. La guerra col sindacato dei calciatori, i rapporti economici con Piqué e gli accordi torbidi con Riad per spostare la Supercoppa in terra saudita. Storia di una (auto)distruzione.
Gerard Piqué (Getty).

Il viaggio di piacere a New York con la morosa a spese della Rfef

Ma le rivelazioni del Confidencial sono andate oltre e hanno chiamato in causa anche l’uso a scopi personali dei fondi federali. Un esempio su tutti: un viaggio di piacere a New York che Rubiales, spacciandolo per missione istituzionale, ha compiuto con una sua compagna dell’epoca, l’artista messicana Roberta Lobeira. Il presidente federale ha negato tutte le accuse e si è aggrappato a un aspetto formale. È successo infatti che El Confidencial abbia pubblicato molti messaggi e vocali Whatsapp partiti dal telefono di Rubiales. E poiché si trattava di materiali non captati da autorità investigativa, ecco che è emersa forte l’ipotesi di un’operazione di spionaggio privato (cioè lo stesso metodo che Rubiales è stato accusato di avere usato contro Aganzo). Una guerra sporchissima della quale, legittimamente, il presidente della Rfef si è lamentato. Rimane il fatto che, al di là della forma utilizzata per raccoglierli, i contenuti fossero estremamente imbarazzanti. In quell’occasione come in altre Rubiales ha deciso di andare avanti. Figurarsi se potesse prendere in considerazione l’ipotesi di dimettersi a causa di un bacio. Piuttosto si farebbe murare vivo in casa sua come il conte Ugolino nella stanza presidenziale.

Cagliari, quattro giovani morti in un incidente stradale

Quattro giovani, due ragazzi e due ragazze di età compresa tra i 18 e i 20 anni, sono morti in un grave incidente stradale che si è verificato a Cagliari poco dopo le 5 del mattino. Trasportati in codice rosso in ospedale altri due coetanei, che viaggiavano con loro.

I sei giovani erano tutti a bordo della stessa auto

I sei ragazzi viaggiavano tutti a bordo di una Ford Fiesta che, per cause ancora da accertare, ha urtato un cordolo spartitraffico su viale Marconi all’altezza del cavalcavia dell’Asse Mediano, in direzione Quartu Sant’Elena, per poi ribaltarsi. Sul posto sono arrivati rapidamente le ambulanze del 118, i vigili del fuoco e la polizia municipale di Cagliari. Ma purtroppo per quattro delle persone coinvolte nell’incidente non c’è stato nulla da fare. I due feriti sono stati trasportati in ospedale in gravi condizioni.

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