Daily Archives: 3 Luglio 2023

Editing genetico, la folle idea di He Jiankui contro l’Alzheimer

He Jiankui ci riprova. Dopo aver scontato tre anni di carcere per pratiche illegali, il genetista cinese classe 1984 torna con una nuova e controversa proposta. Nel 2018 utilizzò l’editing genetico per modificare il Dna di embrioni umani prima che fossero impiantati in un grembo materno nella speranza di creare l’immunità all’Hiv. Ora ritiene di poter dare vita a una protezione contro l’Alzheimer grazie a ovuli fecondati ed embrioni di topo. Questa volta però intende chiedere il permesso al governo e l’approvazione etica prima di procedere con la sperimentazione. Immediata la reazione della comunità scientifica che, come riporta la Cnn, ha definito il progetto una trovata pubblicitaria folle che non può in alcun modo ottenere il via libera. Si teme anche perdita di credibilità per l’intero settore.

Editing genetico, perché He Jiankui è stato condannato a tre anni di carcere

Il nome di He Jiankui è ben noto a chi segue la ricerca sull’editing genetico. Nato a Loudi, nella contea di Xihua, ha studiato fisica in patria prima di specializzarsi negli Usa in sequenziamento del genoma. Tornato in Cina, nel 2012 proseguì la sua ricerca sul Dna con il sistema Crispr-Cas9, tecnica che prevede l’impiego di una proteina in grado di tagliare il genoma di un soggetto ed effettuare speciali modifiche, eliminando o sostituendo alcune sequenze. Nel 2018, durante una conferenza a Hong Kong annunciò di aver effettuato un test su due embrioni con l’obiettivo di renderli immuni all’Hiv ed evitare che lo potessero ereditare da genitore sieropositivo. Non contento, successivamente li impiantò in un grembo materno, portando alla nascita di due gemelline.

Lo scienziato He Jiankui vuole usare editing genetico contro l'Alzheimer. Nel 2018 fu condannato per pratiche e test sull'uomo illegali.
Lo scienziato cinese He Jiankui nel 2018 all’annuncio della ricerca (Getty Images).

In molti si dissero scioccati per un test potenzialmente rischioso in circostanze prive di urgenza medica. Il sistema Crispr-Cas9 può causare infatti mutazioni indesiderate, danni genetici imprevedibili sul soggetto e persino sulla sua discendenza. Poco dopo si diffuse la notizia di un terzo bambino nato a seguito di un medesimo test. Le scuse non bastarono a evitargli l’arresto e la condanna nel 2019 a tre anni di reclusione per pratiche illegali e pericolose. Nel 2022 è tornato in libertà e, in un’intervista al Guardian, ha solo detto di «aver agito troppo frettolosamente» nel portare avanti la procedura.

La reazione degli scienziati alla nuova proposta: «Follia pubblicitaria»

Seppur licenziato dall’Università di Shenzhen, He intende sfruttare la legge cinese a suo vantaggio. «Quando un soggetto ha scontato la pena, ricomincia con pieni diritti», ha ricordato. «Quello che facciamo oggi conta più del nostro passato». In attesa di capire se la Cina approverà o meno il nuovo progetto di editing genetico, numerosi scienziati hanno espresso parere negativo. «È, senza usare mezzi termini, una follia», ha spiegato alla Cnn Peter Droge, docente di biochimica alla Nanyang Technological University di Singapore. «Fondamentalmente vuole modificare la specie umana, è incredibile che si faccia di nuovo avanti». Gli ha fatto eco Joy Zhang, ricercatrice nell’Università del Kent, che ha parlato di «trovata pubblicitaria cui prestare molta attenzione». Il rischio, secondo la dottoressa, è di fuorviare la conoscenza dei cittadini e far perdere loro fiducia nella scienza e nella ricerca.

Borsa, AstraZeneca in calo dopo i deludenti test su un farmaco per il cancro al polmone

AstraZeneca scivola alla Borsa di Londra, dopo avere comunicato l’esito dei test su una terapia sperimentale contro il tumore al polmone, considerata deludente dagli analisti. Le azioni della società farmaceutica anglo-svedese sono scese fino al 6 per cento lunedì 3 luglio, attestandosi poi al -4,5 per cento (107 sterline a titolo), dopo che che la pubblicazione dei primi risultati del suo studio di fase 3 per il Datopotamab Deruxtecan, farmaco per la cura del cancro al polmone. I dati suggeriscono che i benefici sono meno evidenti di quanto sperato. Inoltre, diverse persone in trattamento sono morte, cosa che ha alimentato preoccupazioni per la sicurezza del farmaco.

Borsa, AstraZeneca in calo dopo i deludenti test sul farmaco Datopotamab Deruxtecan per il cancro al polmone.
I laboratori di AstraZeneca a Södertälje, Svezia (Getty Images).

AstraZeneca sta sviluppando il Datopotamab Deruxtecan insieme con Daiichi Sankyo

Lo studio ha dimostrato, spiega AstraZeneca, che il farmaco sviluppato insieme con la casa farmaceutica Daiichi Sankyo potrebbe arrestare la progressione del cancro di un paziente più a lungo rispetto a quello attualmente considerato lo standard per la chemioterapia, ovvero il Docetaxel. Tuttavia, gli investitori si aspettavano una dichiarazione più chiara sul successo dello studio in termini di sopravvivenza libera da progressione, così come di aspettativa di vita complessiva. Lo studio continuerà a valutare il duplice endpoint primario della sopravvivenza globale, ha sottolineato AstraZeneca.

Borsa, AstraZeneca in calo dopo i deludenti test sul farmaco Datopotamab Deruxtecan per il cancro al polmone.
AstraZeneca, titolo in calo alla Borsa di Londra (Getty Images).

Per Jefferies un lancio riuscito del farmaco potrebbe generare 19 miliardi di dollari di entrate 

Susan Galbraith, vicepresidente esecutivo della ricerca e sviluppo oncologico di AstraZeneca, ha affermato che i risultati dello studio hanno fornito «prove convincenti» del futuro ruolo potenziale che il farmaco potrebbe svolgere nel trattamento dei pazienti con cancro ai polmoni. Secondo Jefferies, società di servizi finanziari con sede a New York, un lancio riuscito del farmaco potrebbe generare 19 miliardi di dollari di entrate per l’azienda. Per gli analisti di Barclays, in assenza di ulteriori dati, lo studio potrebbe alimentare i timori sul potenziale della terapia quale prima scelta per la cura della malattia dopo la diagnosi.

Omicidio Primavalle, Michelle Causo «non è morta subito, tremava»

Michelle Causo, uccisa a Primavalle mercoledì 28 giugno, «non è morta subito». A dichiararlo è stato il suo assassino, il rapper 17enne di cui è stato convalidato il fermo nella giornata di sabato 1 luglio, durante l’interrogatorio di fronte ai pm. Ed emergono nuovi dettagli sull’omicidio, mentre si cerca di capire quale sia il reale movente e prosegue l’analisi del cellulare del giovane. Il 17enne, secondo quanto ricostruito da Il Messaggero, ha ammesso che Michelle «non è morta subito, tremava tutta. Aveva le convulsioni». E quando il gip ha chiesto il motivo per cui non ha chiamato i soccorsi, ha risposto: «Sapevo che mi avrebbero arrestato, ormai era tardi. Ho aspettato che morisse per poi disfarmi del corpo».

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Contestate le aggravanti di occultamento e vilipendio del cadavere

Intanto è arrivato anche il responso dell’autopsia. Secondo i medici legali Michelle ha tentato di difendersi, prima di morire, uccisa con sei coltellate tra collo, addome e schiena. Com’è noto, il giovane ha poi infilato il corpo di Michelle in un sacco nero, lasciandolo in un carrello della spesa vicino a un cassonetto. Proprio per aver trattato il corpo come un rifiuto, il gip contesta al 17enne le aggravanti di occultamento e di vilipendio del cadavere. Il ragazzo è attualmente detenuto nel carcere di Casal del Marmo. Durante l’interrogatorio ha ribadito più volte: «Ho fatto una ca…ta».

Michelle Causo non è morta subito. Il 17enne ha ammesso che «tremava, ho aspettato non respirasse più»
I carabinieri dei Ris (Getty)

Il 17enne: «Ho visto il coltello e l’ho usato»

Tra le frasi principali dette ai pm ci sono quelle relative allo scambio di battute precedenti all’aggressione. Secondo quanto dichiarato dal 17enne, Michelle l’avrebbe minacciato: «Dammi 20 euro per il fumo, altrimenti dico a tua madre che ti fai le canne». Lui stesso ha poi spiegato: «Le dovevo pagare qualche canna, non avevo i soldi e lei si è infuriata. Ho visto il coltello e l’ho usato. Ma io non volevo ucciderla». Smentita la presunta relazione con la vittima: «Eravamo solo amici. Era un’amica della mia ex».

Michelle Causo non è morta subito. Il 17enne ha ammesso che «tremava, ho aspettato non respirasse più»
Un agente dei Ris (Getty)

Prigozhin, cosa c’è nel futuro del capo della Wagner

Che fine ha fatto Yevgeny Prigozhin? Archiviata la tentata marcia su Mosca il capo del gruppo Wagner si trova in Bielorussia, ‘ospite’ di quell’Alexander Lukashenko che, mediando con Vladimir Putin, gli avrebbe salvato la vita. «Oggi abbiamo bisogno del vostro sostegno più che mai. Grazie per questo. Voglio che capiate che la nostra marcia per la giustizia era diretta a combattere i traditori e mobilitare la nostra società. E penso che abbiamo ottenuto molto di questo», avrebbe detto il capo della Wagner in un messaggio audio diffuso dal canale Telegram Grey Zone, vicino al gruppo mercenario. «In un prossimo futuro sono sicuro che vedrete le nostre prossime vittorie al fronte. Grazie ragazzi!». In esilio e isolato, Prigozhin sarebbe tornato a parlare, da Minsk o chissà dove: secondo molti è un morto che cammina. Di sicuro, la Wagner ha annunciato la sospensione della campagna di reclutamento dei mercenari, motivata con l’abbandono del fronte ucraino e il trasferimento in Bielorussia. E si fanno sempre più fitte le nubi sul futuro della holding Concord, la vera cassaforte di Prigozhin.

Yevgeny Prigozhin, cosa c’è nel futuro del capo del Gruppo Wagner. Vladimir Putin lo vuole morto oppure no?
Il logo della Wagner rimosso dalle vetrate della sede di San Pietroburgo (Getty Images).

Secondo uno dei volti principali della propaganda russa, troppi soldi gli hanno dato alla testa

«Pensava di poter sfidare personalmente il ministero della Difesa, lo Stato e il presidente. Troppi soldi hanno mandato Prigozhin fuori di testa», ha detto nel programma televisivo Vesti Nedeli (in onda su Rossija 1) il conduttore Dmitry Kiselev, uno dei volti della macchina di propaganda russa, aggiungendo che le operazioni della Wagner in Siria e in Africa avevano dato al suo fondatore un senso di impunità, successivamente rafforzato dai successi in Ucraina orientale. Senza fornire alcuna prova, Kisilev ha affermato che la compagnia ha ricevuto più di 858 miliardi di rubli (9,5 miliardi di euro) in contratti statali, aggiungendo che Concorde, ossia la cassaforte di Prigozhin, ha fornito servizi per un valore di 845 miliardi di rubli. Parole che seguono a stretto giro quelle di Putin, il quale ha ammesso per la prima volta che le autorità russe hanno «completamente finanziato» il gruppo paramilitare. Nel dettaglio, tra maggio 2022 e maggio 2023, ha continuato il presidente russo, la Wagner ha ricevuto più di 86 miliardi di rubli dallo Stato. In barba alla legge che vieterebbe l’esistenza di gruppi mercenari privati nel Paese.

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Il Gruppo Wagner ha sospeso i reclutamenti a causa della «non partecipazione temporanea» alla guerra

Bersagliato dalle sanzioni di Washington e Bruxelles, Prigozhin ha operato per anni nell’ombra, negando ogni nesso con la Wagner. Attivi in diversi Paesi, i suoi mercenari ufficialmente non esistevano. Poi, con l’invasione dell’Ucraina le cose sono cambiate: i paramilitari hanno cominciato a combattere alla luce del sole e lo stesso Prigozhin ha inaugurato un quartier generale del gruppo a San Pietroburgo. A un certo punto, il ‘cuoco di Putin’ ha iniziato a reclutare nelle carceri e a marzo 2023 la Duma ha addirittura votato una legge che ha introdotto pene detentive per chiunque osasse criticare simili «gruppi di volontari». Sembra passato un secolo: ora tramite Telegram la milizia ha comunicato di aver sospeso per un mese i reclutamenti, vista la «non partecipazione temporanea» alla guerra in Ucraina e il ricollocamento in Bielorussia. In più è appena scaduto il termine ultimo concesso dall’esercito, in base agli accordi Putin-Prigozhin mediati da Lukashenko, per permettere ai wagneriti di venire inquadrati nell’esercito regolare.

Yevgeny Prigozhin, cosa c’è nel futuro del capo del Gruppo Wagner. Vladimir Putin lo vuole morto oppure no?
Vladimir Putin (Getty Images).

Dai media al catering, l’impero di Prigozhin sta perdendo diversi pezzi

Se il gruppo Wagner ha sospeso i reclutamenti, Prigozhin ha sciolto la sua holding dei media Patriot, a cui facevano capo le testate Ria Fan, Neva News, Politics Today ed Economy Today, così come la famigerata ‘fabbrica dei troll’ Internet Research Agency, che per 10 anni è stata impegnata in operazioni di propaganda online per conto di aziende russe e per il Cremlino. E poi c’è la Concord che, specializzata in ristorazione e catering, fino all’ammutinamento aveva l’esclusiva nella fornitura di pasti e vivande per l’esercito: i suoi dipendenti sarebbero stati licenziati a seguito della risoluzione del contratto tra la società e il ministero della Difesa.

Yevgeny Prigozhin, cosa c’è nel futuro del capo del Gruppo Wagner. Vladimir Putin lo vuole morto oppure no?
Il simbolo del Gruppo Wagner su un muro di Belgrado (Getty Images).

Vladimir Putin non lo vuole morto altrimenti diventerebbe un martire

Pochi analisti sono convinti che Prigozhin possa rimanere a lungo alla corte di Lukashenko. Molti si aspettano che Putin prima o poi cercherà di neutralizzarlo o quanto meno punirlo. Senza eliminarlo fisicamente, però: non che non sia nello stile dello zar, ma al momento sarebbe una mossa azzardata. Questo perché Prigozhin è ancora estremamente popolare  (i suoi uomini sono stati salutati con entusiasmo a Rostov): ucciderlo significherebbe farne un «martire», come ha sottolineato il think tank statunitense Institute for the Study of War. Uccidere no, ma punire sì. Dopo aver ammesso di aver finanziato la Wagner, Putin ha aggiunto: «Spero che nessuno abbia rubato niente o, meglio, che sia stato rubato poco. Indagheremo a fondo sulla questione». Un chiaro tentativo di intaccare l’immagine pubblica dell’ex sodale, facendolo passare come un approfittatore e un ingrato. Questo per quanto riguarda il consenso tra i russi. E poi c’è la sostanza: se Prigozhin si fosse intascato soldi pubblici, lo Stato potrebbe aprire nei suoi confronti una o più indagini penali. Putin non lo vuole necessariamente morto, ma in miseria e magari in carcere sì.

Riccardo Zanotti: età, fidanzata e biografia del cantante dei Pinguini Tattici Nucleari

Riccardo Zanotti è il frontman della band bergamasca I Pinguini Tattici Nucleari, di cui è anche autore e compositore. È nato ad Alzano Lombardo, un paesino in provincia di Bergamo, e dopo la maturità scientifica si è trasferito a Londra per seguire gli studi all’Università di Westminster dove ha frequentato il corso di laurea in Commercial Music. Nel 2010 ha fondato il gruppo musicale insieme ad alcuni amici e compagni di scuola: Elio Biffi (tastiere), Nicola Buttafuoco (chitarra), Matteo Locati (batteria), Simone Pagani (basso) e Lorenzo Pasini (chitarra).

Riccardo Zanotti (Instagram).

Riccardo Zanotti: biografia e carriera

Il nome della band, come hanno raccontato i membri, si deve alla birra Tactical Nuclear Penguin prodotta dal birrificio britannico BrewDog. Dopo i primi anni di gavetta e tre album alle spalle, nel 2019 sono arrivati i primi successi con Fuori dall’hype, il loro quarto album pubblicato dalla Sony Music entrato direttamente al 12esimo posto della classifica degli album più venduti superando i 70 milioni di streaming. Da questo momento per la band è arrivato un successo dietro l’altro: i singoli Irene (contenuto in Gioventù Brucata) e Verdura hanno conquistato il Disco d’Oro mentre nel 202o il gruppo si è piazzato al terzo posto nella 70sima edizione del Festival di Sanremo con il brano Ringo Starr, che si è aggiudicato il doppio disco di platino. Nello stesso anno Riccardo ha pubblicato per Mondadori il suo primo romanzo, Ahia!. Il cantante è stato anche autore e compositore per altri artisti: nel 2021 è stato coautore dei brani Se mi pieghi non mi spezzi di Cmqmartina e di Bollywood di Loredana Bertè. Nel 2022 ha collaborato alla scrittura del testo di Peace & Love di Francesco Gabbani e nel 2023 è stato tra gli autori del testo e della musica del brano Terzo cuore di Leo Gassmann presentato alla 73esima edizione del Festival di Sanremo.

Eugenia Borgonovo e Riccardo Zanotti (Instagram).

La sua vita privata

Per quanto riguarda la vita privata, Riccardo Zanotti è fidanzato con Eugenia Borgonovo, junior A&R della Sugar Music e figlia di Giovanna Ricuperati (presidente di Confindustria Bergamo) e Giampiero Borgonovo. Zanotti è appassionato di calcio ed è anche un grande tifoso dell’Inter.

 

Ultima generazione, blitz al Battistero di Firenze

Un’altra azione nonviolenta è stata compiuta da parte degli attivitisti di Ultima Generazione che, alle 11.15 di lunedì 3 luglio, si sono fermati davanti al Battistero di Firenze e hanno iniziato a imbrattare i loro corpi con della salsa di pomodoro. Tra le ragioni della protesta vi sono i ritardi nella lotta al cambiamento climatico e la recente condanna dei due attivisti del movimento che si incollarono alla statua di Lacoonte all’interno dei musei vaticani.

Cinque attivisti di Ultima generazione hanno cosparso i loro corpi con della salsa di pomodoro, davanti al Battistero di Firenze.
Protesta Ultima generazione davanti al Battistero di Firenze (foto Twitter).

Il Battistero non è stato danneggiato

I cinque hanno srotolato uno striscione e all’arrivo della polizia municipale uno di loro, che si era rifiutato di alzarsi, è stato prelevato dagli agenti. I tecnici che hanno effettuato i primi rilievi davanti alla porta del Battistero situata di fronte all’ingresso della cattedrale di Santa Maria del Fiore, dove è avvenuto il blitz di Ultima generazione, hanno confermato che è stato imbrattato solo il selciato davanti al Battistero, ma non l’edificio e che non sarà sporta nessuna denuncia. La società incaricata ha avviato le procedure di pulitura con acqua saponata e la salsa di pomodoro è stata rimossa. I giovani sono stati accompagnati negli uffici della polizia municipale.

Il post di Ultima generazione dopo il blitz 

Nella pagina Facebook di Ultima generazione, è comparso un post in cui è stato pubblicato il video dell’azione dei militanti davanti alla porta del Battistero a Firenze, accompagnato dalla spiegazione del gesto: «Fate chiasso, fatevi sentire! ha detto il Papa. C’è un collasso climatico in corso e chi manifesta viene sempre di più represso. Tu starai a guardare oppure scenderai in azione? Guido ed Ester hanno iniziato a compiere azioni nonviolente di disobbedienza civile nonviolenta per esigere lo stop dei sussidi pubblici ai combustibili fossili. In loro solidarietà, oggi a Firenze anche Corso, Riccardo, Giordano, Christian e Charlie hanno scelto la vita, hanno deciso di fare tutto il possibile per portare attenzione sul collasso climatico».

 

Francesca Pascale, la dedica a Paola Turci per l’anniversario di matrimonio: «Donna meravigliosa»

Francesca Pascale e Paola Turci hanno festeggiato, in data 2 luglio 2023, il loro primo anniversario di matrimonio. Entrambe hanno pubblicato sui social dei post per ricordare il giorno che, un anno fa, ha suggellato la loro unione.

La dedica di Francesca Pascale alla moglie Paola Turci

La Pascale ha condiviso su Instagram una carrellata di foto con i momenti più significativi dell’anno trascorso insieme alla moglie. La prima che si vede nel post è un palcoscenico, per ricordare il momento in cui le due si sono conosciute: a Torino mentre la cantante stava tenendo un concerto. In una recente intervista, la Turci aveva infatti raccontato così il loro primo incontro: «Vengo a sapere che sarebbe venuta al mio concerto a Torino. Ero un po’ agitata, l’ho vista mentre entravo in scena. Io la vedo e salta la luce. Così ho fatto un concertino senza audio, poi dopo cinque minuti hanno ripristinato l’elettricità. Lei è rimasta colpita di questa cosa che ho cantato senza luce». Tra gli scatti che seguono nel carosello postato dalla Pascale ce n’è anche uno che ritrae entrambe con un sorriso contagioso e gli occhi innamorati, per concludere con una foto relativa proprio al giorno delle nozze del 2022.

Anche Paola Turci, come la compagna, ha voluto dire grazie pubblicando una foto del giorno del matrimonio e scrivendo: «Sì ancora e per sempre 2.07.22 #wesaidyes».

Le nozze il 2 luglio 2022

Le due si sono sposate a Montalcino, in provincia di Siena, circondate da amici e persone care che hanno supportato questo amore sin dal primo istante. La coppia e gli invitati si sono poi intrattenuti al Castello di Velona, in Val d’Orcia, per il ricevimento. Per l’occasione, entrambe avevano sfoggiato dei look incredibili e con eleganza, classe e stile hanno pronunciato il fatidico sì. Dopo le nozze hanno trascorso la luna di miele negli States.

Tim in fibrillazione per il caso intercettazioni

Acque movimentate in Tim, e stavolta non per la vendita della rete che sta monopolizzando da mesi l’attenzione sull’ex monopolista dei telefoni. L’azienda ha convocato nei prossimi giorni una riunione del comitato rischi e del collegio sindacale con all’ordine del giorno la questione intercettazioni. Ciò fa seguito agli sviluppi della notizia, contenuta nel libro di Luigi Bisignani e Paolo Madron (direttore di questo giornale) I potenti al tempo di Giorgia, che prima di entrare a Palazzo Chigi la premier era stata avvisata che ci fossero 400 utenze di personaggi vicini al suo mondo, comprese quelle di alcuni giornalisti, captate dai Servizi segreti. La cosa aveva subito scatenato la reazione di alcuni politici, in primis Matteo Renzi, che avevano chiesto numi al sottosegretario delegato Alfredo Mantovano, e al Copasir, il comitato parlamentare cui è affidato il controllo dell’operato degli 007.

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Tim in fibrillazione per il caso intercettazioni
Il libro di Paolo Madron e Luigi Bisignani I potenti al tempo di Giorgia.

In nome della sicurezza nazionale si rischia di violare la privacy di tutti

Ora, a poco più di un mese dall’uscita del volume, la vicenda si arricchisce di un nuovo importante capitolo e la ricostruzione fatta da Madron viene rilanciata da Bisignani in un articolo apparso sul Tempo domenica 2 luglio. In una audizione al Copasir avvenuta il 20 giugno, il responsabile della sicurezza e dei Public Affairs di Tim, Eugenio Santagata, ha confermato che tra le attività dell’ex monopolista dei telefoni rientra non solo quella di fare intercettazioni utili per la sicurezza nazionale, ma anche di estenderle qualora l’autorità lo ritenesse a comuni cittadini con quello che comunemente viene definito un sistema “a strascico”. Il che vuol dire che sotto il sacrosanto motivo della sicurezza nazionale si rischia di violare la privacy di tutti. E lascia intuire il pericolo che tra le maglie dell’autorizzazione delle autorità competenti ci sia spazio per attività discrezionali che travalicano i limiti dell’intervento.

Tim in fibrillazione per il caso intercettazioni
Il responsabile della sicurezza e dei Public Affairs di Tim, Eugenio Santagata (Imagoeconomica).

Spettri da un passato lontano, come ai tempi di Tavaroli

Il fatto che l’ammissione sia venuta dal capo della sicurezza di Tim evoca subito gli spettri di un passato non lontano, quando a gestire il gruppo telefonico c’era Marco Tronchetti Provera, e il capo della security di allora Giuliano Tavaroli finì nell’occhio del ciclone proprio per aver fatto un uso improprio delle intercettazioni.

Tim in fibrillazione per il caso intercettazioni
Marco Tronchetti Provera e Giuliano Tavaroli (Imagoeconomica).

Che il Copasir abbia preso seriamente le rivelazioni contenute nel libro lo dimostra il fatto delle numerose audizioni sin qui tenute per cercare di fare luce, parallelamente a quanto sta facendo la procura di Roma che ha già da tempo avviato indagini. Di qui la necessità di sentire Santagata che il 20 giugno si è presentato al comitato al fianco di Enrico Bagnasco, amministratore delegato di Sparkle, la controllata di Tim che gestisce le reti di traffico più sensibili. Per la cronaca, a questa sono seguite altre due audizioni, il 27 e 28 giugno, a una delle quali ha partecipato anche il numero uno del gruppo Pietro Labriola. Insomma, in poco più di una settimana Santagata, ex ufficiale dell’esercito prima di avviare una brillante carriera nella security informatica, è comparso a Palazzo San Macuto ben tre volte.

Tim in fibrillazione per il caso intercettazioni
Enrico Bagnasco, amministratore delegato di Sparkle (Imagoeconomica).

Guerini non parla, l’azienda dice di aver agito regolarmente

Massimo riserbo da parte del presidente del Copasir Lorenzo Guerini, anche in considerazione del fatto che le audizioni sono sempre secretate. Mentre Tim in un comunicato fa sapere che «relativamente alle indiscrezioni di stampa che insinuano un uso illegittimo dello strumento delle intercettazioni da parte di Tim, l’azienda precisa che le prestazioni obbligatorie all’Autorità giudiziaria non sono state oggetto dell’audizione, come già chiarito dal Copasir, e che Tim agisce nel pieno rispetto delle norme e procedure in vigore. In merito a tali illazioni, l’Azienda comunica che sta procedendo in sede giudiziaria a tutela dell’operato dei suoi dipendenti e azionisti». Per la verità nessuno voleva insinuare nulla, se non raccontare che nell’audizione del 20 giugno Santagata ha ammesso che le intercettazioni autorizzate non possono escludere proprio per la modalità a strascico ascolti che autorizzati non sono.

Tim in fibrillazione per il caso intercettazioni
Pietro Labriola, amministratore delegato di Tim (Imagoeconomica).

Zaporizhzhia, ipotesi esplosione nucleare controllata: cosa significa e i rischi

La centrale di Zaporizhzhia, il più grande impianto atomico d’Europa che con i suoi sei reattori soddisfaceva, prima della guerra, metà del fabbisogno elettrico dell’intera Ucraina, è tornata al centro della guerra. Secondo Kyiv, Mosca sarebbe infatti tecnicamente pronta a provocare un’esplosione nucleare controllata nell’impianto. «Gli occupanti russi stanno usando la centrale nucleare per ricattare il mondo intero», ha detto Dmytro Orlov, il sindaco di Enerhodar, la cittadina occupata dai russi in cui si trova la centrale.

Secondo i servizi segreti russi, un centinaio di specialisti ha lasciato l’impianto

Secondo quanto hanno reso noto i servizi di intelligence ucraini, i russi hanno ridotto la loro presenza nella centrale occupata. Orlov ha dichiarato che alcuni dipendenti (costretti a collaborare con i russi) e personale dell’agenzia russa Rosatom, per un totale di 100 specialisti, hanno già lasciato Enerhodar. Sono 6 mila invece i lavoratori dell’impianto che, pur trovandosi in città, non sono autorizzati a lavorare nell’impianto a meno che non firmino un contratto con Rosatom, ha aggiunto il sindaco.

Esplosione nucleare controllata a Zaporizhzhia, che cosa significa e quali sono i rischi. Le cose da sapere.
Mezzi dell’esercito russo all’esterno della centrale (Getty Images).

L’allarme del sindaco di Enerhodar: in caso di esplosione non ci sono rifugi

Orlov ha lanciato l’allarme: in caso di un’esplosione nella centrale, a Enerhodar non ci sarebbero rifugi per la popolazione. Sulla stessa linea Volodymyr Zelensky che aveva parlato di «seria minaccia»: «Lo comunichiamo molto chiaramente», aveva detto il presidente ucraino. «Stiamo discutendo di tutto questo con i nostri partner in modo che tutti capiscano perché la Russia lo sta facendo e faccia pressione politicamente sulla Federazione in modo che non pensi nemmeno a una cosa del genere».

Il governo ucraino: «Abbiamo preso in considerazione lo scenario peggiore»

Energoatom, l’azienda statale ucraina per l’energia atomica, ha fatto sapere che sull’altra sponda del fiume Dnipro si stanno svolgendo esercitazioni su larga scala per preparare il Paese a un possibile incidente nucleare. «Abbiamo preso in considerazione lo scenario peggiore, che implicherebbe lo sgombero di un’area dal raggio di 50 chilometri», ha dichiarato il viceministro all’Energia, Yurii Vlasenko. La centrale nucleare di Zaporizhzhia è stata colpita più volte, soprattutto nella fase iniziale della guerra, ma il reattore ancora in funzione non ha mai riportato danni.

Perché l’espressione ‘esplosione nucleare controllata’ è in ogni caso fuorviante

La stessa espressione ‘esplosione nucleare controllata’ è fuorviante. Innanzitutto, qualunque reazione nucleare all’interno di un reattore civile è per definizione controllata. Inoltre, pur prendendo ogni precauzione non ci sarebbe modo di limitare le eventuali perdite di radioattività sotto forma di nube. Anzi, visto che le condizioni meteorologiche sono prevedibili solo parzialmente, la stessa Russia potrebbe essere raggiunta dalle radiazioni.

Esplosione nucleare controllata a Zaporizhzhia, che cosa significa e quali sono i rischi. Le cose da sapere.
I tecnici dell’Aiea a Zaporizhzhia (Getty Images).

Zaporizhzhia, la Nato ha in vigore dei piani per reagire a un incidente nucleare

Per far fronte a un simile scenario, la Nato «ha in vigore dei piani» benché «non specifici su Zaporizhzhia», ha detto il vicecapo di stato maggiore operativo del Comando supremo delle potenze alleate in Europa Matthew Van Wagenen. «All’inizio del conflitto abbiamo avuto una buona azione di intelligence circa l’ammassamento delle truppe russe e sono fiducioso che saremmo in grado di anticipare le azioni di Mosca a Zaporizhzhia reagendo in tempo utile», ha detto il presidente del Comitato militare della Nato, l’ammiraglio Rob Bauer.

L’Aiea ha effettuato controlli e non ha rilevato la presenza di esplosivi

Da parte sua l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha riferito di aver effettuato controlli sull’impianto, ma di non aver rilevato la presenza di esplosivi. È altamente improbabile che i russi provochino un’esplosione localizzata a Zaporizhzhia: il rischio sarebbe una nuova Chernobyl. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev su Telegram ha parlato di «apocalisse nucleare non solo possibile, ma anche probabile», riferendosi però all’uso di armi atomiche e non all’esplosione di un impianto.

Joey Den Besten, pilota Superbike, è morto in un incidente in pista in Finlandia

Tragedia all’International Road Racing Championship, dove nelle scorse ore ha perso la vita il giovane pilota di superbike Joey Den Besten, rimasto vittima di un tremendo incidente.

Joey Den Besten International morto al Road Racing Championship: cos’è accaduto

La morte del pilota olandese, 30 anni appena, è stata confermata ieri mattina (domenica 2 luglio) con un post social di Imatra Road Races nel quale sono presenti anche le condoglianze alla famiglia della vittima e ai suoi amici e colleghi motociclisti.

Il pilota (che era in sella alla sua Kawasaki) avrebbe a quanto pare perso il controllo della sua moto a causa dell’acqua presente sul tracciato ed è uscito di strada, finendo in maniera molto violenta contro un palo della luce. A niente sono serviti i soccorsi, rapidamente arrivati sul posto: le ferite che ha riportato nell’impatto, infatti, sono state troppo gravi.

La gara, tra l’altro, era stata anche posticipata proprio alla luce di un violento scroscio di pioggia che aveva costretto i tecnici a cambiare rapidamente le gomme dei mezzi dei piloti per evitare possibili incidenti simili.

Chi era Joey Den Besten

Besten era considerato un numero uno dell’Irrc. Nel suo palmarès il pilota poteva vantare tra le altre cose due vittorie nella classe Supersport, rispettivamente ottenute nel 2014 e nel 2017. Nel 2015 e nel 2016, inoltre, lo sportivo si era portato a casa anche altrettanti secondi posti dietro al pilota ceco Marek Cerveny. Più di recente Den Besten aveva fatto il suo passaggio in classe Superbike, ottenendo un buon terzo posto nel 2021. Come dichiarato dall’Ircc dopo la morte il pilota olandese era «una figura familiare e popolare nel paddock».

Nato il 13 settembre del 1992, Den Besten era molto amato in madrepatria e nel settore anche per la sua attività da influencer ed era forse il pilota olandese più conosciuto in assoluto per quanto riguarda il road racing.

Robert De Niro, è morto il nipote Leandro: aveva 19 anni

È morto a soli 19 anni Leandro, il nipote della star americana Robert De Niro. Ad annunciare la triste notizia è stata la figlia dell’attore, Drena, tramite un post su Instagram.

Nipote di Robert De Niro morto a 19 anni: l’annuncio della madre

«Non so come vivere senza di te… vorrei che l’amore potesse salvarti», si legge sul profilo social della produttrice che non ha ancora reso note le cause della morte del giovane. Nello straziante post, si è così rivolta al figlio: «Mio bellissimo dolce angelo, ti ho amato oltre ogni parola sin dal momento in cui ti ho sentito nella mia pancia. Sei stato la mia gioia, il mio cuore e tutto ciò che è stato puro e reale nella mia vita. Vorrei essere con te adesso. Non so vivere senza di te, ma cercherò di andare avanti e diffondere l’amore e la luce che mi hai fatto provare per essere stata la tua mamma. Eri così profondamente amato e apprezzato e avrei voluto solo che l’amore potesse salvarti».

Drena, che ha 51 anni, non è la figlia biologica di Robert De Niro. L’attore l’ha infatti adottata quando lei aveva nove anni nel 1976, mentre era sposato con Diahanne Abbott. Al momento nessuna dichiarazione pubblica è arrivata da parte di Robert De Niro.

Chi era Leandro De Niro Rodriguez

Leandro era un attore emergente e insieme alla madre, che è produttrice e attrice, era apparso nel film A star is born interpretando il figlio di George ‘Noodles’ Stone, Leo. Ha avuto una parte anche nel film The Collection nel 2005 e in Cabaret Maxime nel 2018. Leandro è nato nel 2004 dopo una relazione della madre con l’artista Carlos Mare. La tragica notizia è arrivata poco più di un mese dopo che il ragazzo aveva festeggiato la festa della mamma con la stessa Drena. Come si vede in un post su Instagram del 14 maggio, il duo madre-figlio aveva trascorso la festa guardando la commedia del 1974 Alice Doesn’t Live Here Anymore.

Barbie, film vietato in Vietnam per una disputa territoriale con la Cina

Il Vietnam ha vietato la distribuzione domestica del film Barbie a causa di una scena in cui viene mostrata una mappa con la “linea a nove trattini” a forma di U, utilizzata sulle carte cinesi per sostenere le rivendicazioni di Pechino su vaste aree del Mar Cinese Meridionale, comprese quella che il Vietnam considera la sua piattaforma continentale. Lo ha reso noto Vi Kien Thanh, capo del dipartimento del cinema, ente governativo responsabile della licenza e della censura di film stranieri. Barbie, con Margot Robbie e Ryan Gosling, avrebbe dovuto debuttare nelle sale vietnamite il 21 luglio.

Barbie, il film con Margot Robbie è stato vietato in Vietnam per una disputa territoriale con la Cina. Cosa è successo.
Margot Robbie (Getty Images).

La rivendicazione della Repubblica Popolare Cinese in base a una mappa del 1947

La Cina rivendica oltre l’80 per cento del Mar Cinese Meridionale, questo in base a una mappa del 1947 – pubblicata dal governo della Repubblica di Cina – in cui appare appunto una linea a nove trattini, che scende fino a un punto a circa 1.800 chilometri a sud dell’isola di Hainan, già punto più meridionale del Paese. La linea racchiude una serie di arcipelaghi, atolli e secche come le Isole Paracelso, le Isole Spratly, l’isola Pratas, il banco Macclesfield, la Secca di Scarborough, così come le zone di terra sottratte al mare dalla Cina nell’ambito della cosiddetta ‘Grande Muraglia di sabbia’.

Vietnam, Filippine, Brunei, Malesia e Taiwan rivendicano parti della stessa area marittima

Pechino ha costruito basi militari su isole artificiali nell’area, dove spesso effettua anche pattugliamenti navali nel tentativo di far valere le sue rivendicazioni territoriali. Ma Vietnam, Filippine, Brunei, Malesia e Taiwan rivendicano parti della stessa area marittima. Nel 2016, una corte arbitrale costituita sotto i termini della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare ha sentenziato che la rivendicazione cinese dei diritti storici sulle aree marittime poste all’interno della linea dei nove tratti non aveva alcun effetto legale. Pechino non ha però riconosciuto la sentenza.

Barbie, il film con Margot Robbie è stato vietato in Vietnam per una disputa territoriale con la Cina. Cosa è successo.
Ryan Gosling (Getty Images).

Sono già quattro i film che sono stati vietati in Vietnam per lo questo motivo

Barbie non è l’unica pellicola a essere stata bandito in Vietnam per aver mostrato la linea a nove trattini. Nel 2019, il governo di Hanoi aveva ritirato il film d’animazione Abominable, mente nel 2022 era stata la volta di Uncharted. Per lo stesso motivo, Netflix nel 2021 è stata costretta a rimuovere dal suo catalogo vietnamita il film di spionaggio australiano Pine Gap.

Trovato nel fiume Po il cranio di un homo sapiens del Paleolitico

Un’importante scoperta scientifica è stata fatta nelle scorse ore sul fiume Po: gli esperti sono infatti riusciti a recuperare sul letto del fiume più lungo d’Italia il cranio di un essere umano primitivo.

Cranio di homo sapiens del Paleolitico trovato nel fiume Po

L’incredibile scoperta è avvenuta nella giornata di oggi, lunedì 3 luglio, in un punto in cui il fiume Po incrocia l’Adda, in una zona di confine fra la provincia di Cremona e quella di Piacenza. A reperire il reperto archeologico è stato stato il professore di Paleontologia dell’Università di Parma (nonché sindaco del comune cremonese di San Daniele Po) Davide Persico. Stando a quanto riporta TGcom, sembra che l’esperto paleontologo sia riuscito a recuperare due ossa parietali e l’osso occipitale della testa del nostro antenato, un homo sapiens del Paleolitico. Incredibile ma vero, Persico ha confermato che si sarebbe ritrovato il reperto tra le mani per un puro caso del destino. A proposito, l’esperto ha commentato: «Eravamo impegnati in un’escursione per l’osservazione del fiume e la scoperta è stata del tutto casuale».

Non è data conoscere, per ora, la datazione del reperto

Trattandosi di una scoperta effettuata davvero pochissime ore fa, non si sa a quanto tempo fa il reperto risalga con precisione. Parlando della datazione del cranio recuperato nel Po, Davide Persico ha aggiunto: «Ho segnalato immediatamente il ritrovamento alla sovrintendenza archeologica e faremo studi approfonditi. La datazione è ancora incerta perché devono essere effettuati tutti gli studi necessari, ma è sicuramente arcaico e ritengo possa risalire al paleolitico. La conferma ufficiale e definitiva su questi ultimi dettagli sarà fornità all’esperto solo nei prossimi giorni: venerdì prossimo (il 7 luglio) il reperto sarà portato a Ravenna per tutte le indagini genetiche del caso, comprese quelle con il Carbonio 14 che permetteranno di identificare con maggior precisione quante migliaia di anni fa visse l’essere umano in questione.

Bianca Berlinguer e le incognite su un futuro lontano dalla Rai

Quale sarà il futuro di Cartabianca e di Bianca Berlinguer? Difficile la permanenza in Rai della conduttrice, a maggior ragione dopo le parole dell’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio: «La trasmissione Cartabianca, al momento, non è presente in palinsesto. Rispettosamente siamo in attesa di conoscere da Bianca Berlinguer la sua decisione sul proseguimento nella conduzione del talk politico». Poi l’ad ha aggiunto: «Per noi Bianca Berlinguer rappresenta una colonna della nostra azienda e speriamo che la sua decisione, sofferta, possa vedere Cartabianca alla ripresa della stagione televisiva su Rai3».

Bianca Berlinguer e le incognite su un futuro lontano dalla Rai
L’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio (Imagoeconomica).

Discovery, La7 o Mediaset? Le ipotesi sul futuro

La giornalista sarebbe pronta ad abbandonare Viale Mazzini per trasferirsi a Mediaset. Secondo le indiscrezioni, l’annuncio dovrebbe arrivare al momento della presentazione dei palinsesti. Ma, per ora, tutto tace. E, d’altra parte, non mancano rumor che ipotizzano la permanenza in Rai di Berlinguer. Sul fronte Discovery, invece, non sembrano esserci trattative. Come anche per La7, che non pare interessata.

La stangata di Aldo Grasso: «Un talk modesto»

Mentre le voci si accavallano, è arrivata però la stroncatura da parte di Aldo Grasso, che ha definito «modesto» il programma della giornalista. «Quello che mi è difficile capire è l’affaire Berlinguer. Gli ascolti di Cartabianca non sono mai stati esaltanti e il programma è quello che è: mezz’ora di chiacchiera da osteria per sciogliere la conduttrice (molto rigida, incapace di improvvisare), la grave responsabilità di avere ospiti come Alessandro Orsini, una certa simpatia per le battaglie dei Cinquestelle, una spiccata supponenza e poco altro», ha scritto il critico televisivo sul Corriere, azzardando poi un paragone col divorzio tra Barbara D’Urso e Mediaset: «Forse a Mediaset interessa il brand che la conduttrice si porta dietro o forse il progetto è di sostituire D’Urso con Berlinguer. Qualcuno potrebbe sostenere la tesi che, in fondo, le due si equivalgono, in quanto a conduzione. Non lo so, so solo che da giorni mi interrogo sul perché una rete dovrebbe fare i ponti d’oro a un talk modesto come Cartabianca».

Sarah Felberbaum: età, marito, figli e carriera dell’attrice

Sarah Felberbaum è un’attrice, modella e conduttrice tv nata a Londra il 20 marzo 1980. Di madre inglese e padre americano, è cresciuta in Italia dal 1981.

Sarah Felberbaum: biografia e carriera

Ha iniziato a 15 anni la sua carriera di modella partecipando a campagne pubblicitarie con Sergio Castellitto e Francesco Mandelli, ma è diventata famosa comparendo nei videoclip degli Zero Assoluto e Nek Magari meno (2002) e Contromano (2005). Alcuni anni prima, nel 200o, aveva già esordito come conduttrice di Top of the Pops su Rai 2 e due anni più tardi a Unomattina Estate. Nel 2005 ha partecipato alla fiction Caterina e le sue figlie di Fabio Jephcott continuando a recitare anche nella seconda stagione. Due anni più tardi è stata nel cast della famosa fiction La figlia di Elisa – Ritorno a Rivombrosa e nello stesso anno ha anche esordito al cinema con il film Cardiofitness.

Sarah Felberbaum tra cinema, tv e vita privata con Daniele De Rossi
Sarah Felberbaum e Daniele De Rossi (Facebook).

L’attrice è tornata a vestire i panni di una delle figlie di Caterina e le sue figlie nel 2010 e nello stesso anno è stata una delle protagoniste del film Maschi contro femmine di Fausto Brizzi, per poi apparire anche nel sequel Femmine contro maschi. Nel 2011 è stata interprete femminile nel film di Andrea Molaioli Il gioiellino e la sua interpretazione le è valsa la sua prima candidatura ai prestigiosi David di Donatello come miglior attrice protagonista. L’anno seguente, nel 2012, ha girato la fiction Rai Il giovane Montalbano e nello stesso anno è stata nel cast della serie tv Una grande famiglia. In seguito si è dedicata al cinema con film come Il principe abusivo, l’esordio alla regia di Alessandro Siani, Una piccola impresa meridionale di Rocco Papaleo e Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto nel 2021.

Sarah Felberbaum: la vita privata

Il 23 dicembre 2015 l’attrice ha sposato alle Maldive il calciatore Daniele De Rossi, con cui era fidanzata dal 2011. La coppia ha avuto due figli, Olivia Rose, nata il 14 febbraio 2014, e Noah, nato il 3 settembre 2016. La coppia si è conosciuta in un ristorante a Roma dove lei si trovava con alcune amiche. Nel locale c’era anche De Rossi e, quando alcuni fan si sono avvicinati a lui, lei ne rimase affascinata. A fare il primo passo è però stato lui, che si è presentato.

Bergamo, speleologa infortunata e intrappolata in una grotta a 150 metri di profondità

Sono ore di grande tensione per i familiari e gli affetti di Ottavia Piana, una speleologa che da domenica scorsa è bloccata all’interno di una caverna in provincia di Bergamo dove si era calata per una nuova esplorazione.

Speleologa bloccata nella grotta Bueno Fonteno: ha un’importante ferita al ginocchio

Domenica scorsa l’esperta 31enne si era fatta strada all’interno dell’enorme cavità scavata nelle montagne della Bergamasca per una nuova esplorazione, alla ricerca di nuovi tunnel (al momento se ne conoscono una ventina di chilometri, ma potrebbero essere molti di più). In base alla ricostruzione dei fatti, sembra che ad un certo punto avesse iniziato una salita in parete nel corso della quale ha però avuto un brutto incidente: pare a causa di un ancoraggio che si è sganciato, Piana ha fatto una caduta di diversi metri, provocandosi una ferita importante ad un ginocchio. La speleologa si trova dunque in queste ore bloccata ad una profondità di circa 140/150 metri, in un tratto della grotta che sembra sia piuttosto complesso a livello di morfologia.

Apprensione ad Adro, paese di origine dell’esperta. I soccorsi sono all’opera per salvarla

Ottavia Piana non è certo una novellina, ma ha diversi anni di esperienza alle spalle nella speleologia, materia di cui è anche istruttrice. C’è dunque comprensibile sconcerto e preoccupazione per le sue condizioni ad Adro, il paesino in provincia di Brescia dove è originaria. In ogni caso, la macchina dei soccorsi per Piana (che è affiliata al Cai e al progetto Sebino, oltre ad essere in generale appassionata di montagna) si è già messa in moto. Si sta muovendo proprio in queste ore così delicate la nona Delegazione speleologica del Cnsas Lombardo. All’opera per le operazioni di soccorso anche le delegazioni speleologiche del Veneto e del Trentino, oltre ad alcuni tecnici provenienti da Veneto e Emilia Romagna.

Silvio Berlusconi, la famiglia vuole creare un museo nella villa di Arcore

La famiglia di Silvio Berlusconi starebbe maturando l’idea di creare un museo dedicato al Cav all’interno di Villa San Martino ad Arcore, sua principale residenza per anni. Una sorta di parco a tema per tenere viva la memoria di uno dei protagonisti della storia del nostro Paese attraverso libri, discorsi, video e oggetti che hanno caratterizzato la sua vita.

L’idea di costruire un museo dedicato a Berlusconi nella sua villa di Arcore

I familiari dell’ex premier, scomparso il 12 giugno 2023 all’età di 86 anni, avrebbero già parlato con Forza Italia del progetto che vedrebbe la dimora divenire un luogo-simbolo visitabile, nel tempo, come un normale museo. L’idea sarebbe quella di renderlo inizialmente accessibile su appuntamento e, solo in seguito e con ingressi contingentati, di aprirlo anche al pubblico. Difficile da quantificare e qualificare il materiale che potrebbe essere esposto, che va dagli oltre 20 mila dipinti della Quadreria fino alla copia originale del contratto con gli italiani che Berlusconi siglò nel 2001. Tra le ipotesi anche quella di ricostruire il set in cui fu girato il video della discesa in campo nel 1994, con la telecamera originale che immortalò il celebre slogan «l’Italia è il Paese che amo», e proiettare in loop il lungometraggio di due ore intitolato Il fiume della libertà che fu confezionato per il ventennale di Forza Italia da Roberto Gasparotti e Francesco Giro.

Il materiale, dalla libreria del Cav ai poster elettorali

Nelle sale potrebbero poi essere visibili le librerie con i classici che B tanto amava, dalle antiche edizioni dell’Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam fino alla collezione completa degli scritti di Churchill e alle biografie di statisti come Thatcher e Mandela. E ancora, il visitatore potrebbe avere la possibilità di sfogliare i volumi con i discorsi parlamentari, gli interventi internazionali e le orazioni nelle convention di partito. Il tutto intramezzato da video, spot, foto e collezioni di poster elettorali con, in sottofondo, la voce di Berlusconi registrata nei suoi discorsi più celebri, come quelli durante le visite di Stato in America e in Europa ma anche la famosa orazione per il 25 aprile ad Onna dopo il sisma abruzzese.

 

 

 

 

Le reazioni dopo il caso Giuli-Sgarbi al Maxxi: «Basta a turpiloquio e sessismo»

All’indomani del casus belli che ha messo il Maxxi nell’occhio del ciclone, arrivano le prime reazioni. Dopo che il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, intervistato da Morgan durante un seminario al Museo nazionale delle arti del XXI secolo il 22 giugno, si è lasciato andare a battute definite sessiste e fuori luogo, non sono mancati critiche e commenti: dalla “pezza a colori” del presidente Maxxi, Alessandro Giuli, alle parole del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, fino alla scrittrice Cristina Comencini che, come reazione alle parole di Sgarbi, ha deciso di non presentare più il suo libro al Maxxi.

Giuli costretto a fare mea culpa al Tg1

Il museo delle arti del XXI secolo a Roma è diventato scenario di una querelle, che ha interessato in prima persona il presidente del Maxxi Alessandro Giuli. Intervistato dal Tg1 sulle uscite di Sgabri, non ha avuto alcuna esitazione nel chiedere scusa: «Non ho alcuna difficoltà a dirmi rammaricato e a chiedere scusa anche alle dipendenti e ai dipendenti del Maxxi con i quali fin dall’inizio ho condiviso questo disagio. Quindi sono scuse che il Maxxi fa a se stesso innanzitutto e a tutte le persone che si sono legittimamente sentite offese da una serata che nei presupposti doveva andare su un altro binario». E ancora: «Tutto nasceva con presupposti diversi, doveva essere un libera e mite conversazione tra un artista e un sottosegretario. Durante la circostanza, la discussione ha preso una piega diversa di fronte alla quale io, per quanto possibile, ho cercato di contenere gli esiti di quel possibile disagio che poi ne è nato».

Sangiuliano prende le distanze dal «turpiloquio»

Anche il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha preso le distanze da Sgarbi, giudicando volgari e sessiste le parole pronunciate nel museo di arte contemporanea. «Ho scritto una lettera al presidente del Maxxi Giuli per avere chiarimenti, anche se lo conosco e penso che anche lui sia categoricamente distante da forme di sessismo e volgarità». E, di fatto, Giuli ha sottoscritto le parole del ministro: «In questo momento io mi sento di sottoscrivere completamente e convintamente le osservazioni del ministro Sangiuliano. E cioè: il turpiloquio e il sessismo non possono avere diritto di cittadinanza nel discorso pubblico e in particolare nei luoghi della cultura. Quindi, a posteriori, non c’è spazio per alcuna considerazione che ricalchi lo schema che abbiamo visto nell’inaugurazione dell’Estate al Maxxi».

Comencini: «Non presenterò il mio libro al Maxxi»

La regista e scrittrice Cristina Comencini avrebbe dovuto presentare il 4 luglio il suo libro «Flashback» al Maxxi. Tuttavia, come ha dichiarato a Repubblica, ha ammesso che non lo farà: «Non me la sento più dopo aver sentito un sottosegretario alla Cultura parlare in quel modo delle donne. La prima cosa che ho pensato è che stavano parlando dentro un museo progettato dall’architetta di origini irachene Zaha Hadid. Banalizzavano in quel modo le donne proprio dentro un luogo creato da un genio femminile: non ci poteva essere scarto maggiore». E ancora: «I protagonisti di quel video erano lì in una veste istituzionale, non erano tre amici al bar: quel sottosegretario e quel direttore rappresentano quindi anche me. E le donne rappresentano il 50 per cento dell’umanità, non è che ci sono più opzioni per parlarne, l’unica lingua, in quel luogo, non può che essere quella del rispetto». La scrittrice ha poi espresso la sua solidarietà alle dipendenti del Maxxi che si sono ribellate. E ha aggiunto: «È stata commessa un’offesa non solo alle donne, ma anche alla cultura e alle istituzioni italiane. È triplice».

Le reazioni al caso Giuli Sgarbi al Maxxi
Cristina Comencini (Imagoeconomica).

La frecciata di Amadeus: «Gli idioti vogliono sempre parlare»

Anche Amadeus ha detto la sua. Sul suo profilo Instagram il conduttore Rai ha scritto, senza giri di parole: «In silenzio anche un idiota può sembrare una persona intelligente. Sfortunatamente gli idioti vogliono sempre parlare». Sgarbi e Morgan, infatti, durante il loro colloquio hanno anche commentato il ruolo di Amadeus nella conduzione di Sanremo: «È possibile che di Sanremo debba occuparsene Amadeus? Potrà fare il presentatore, ma non deve scegliere le canzoni, che roba è?», ha detto il sottosegretario. E Morgan: «Credo sia antidemocratico far firmare per cinque anni a uno la direzione di Sanremo… non dico perché lui non se ne intende di musica, perché questo è un dato di fatto e sarebbe una cosa da non fargli firmare nemmeno per un anno… ma cinque!».

Francia, pompiere di 24 anni morto mentre tentava di spegnere un incendio

Le proteste in Francia hanno causato un altro morto, il secondo di questi giorni di scontri: la vittima era un pompiere di 24 anni, morto dopo aver tentato di estinguere un incendio scoppiato nel sobborgo parigino di Saint-Denis.

Proteste in Francia, muore un pompiere di 24 anni

Si chiamava Dorian Damelincourt il giovane vigile del fuoco che ha perso la vita nella notte fra domenica 2 e lunedì 3 luglio mentre era impegnato a spegnere le fiamme appiccate nel parcheggio a Saint-Denis.

A dare l’annuncio della scomparsa del caporale dei pompieri del centro di soccorso di La Corneuve è stato il ministro dell’interno Gérald Darmanin, che sul suo profilo Twitter ha scritto: «Stanotte, lottando contro un incendio che ha interessato diversi veicoli in un parcheggio sotterraneo a Saint-Denis (Seine-Saint-Denis) un giovane caporale a capo della Brigata dei pompieri di Parigi di 24 anni è deceduto nonostante fosse stato rapidamente soccorso dalla sua squadra».

In base alla ricostruzione di Le Parisien, i soccorsi erano stati chiamati dagli abitanti della zona verso le 7 del mattino a causa delle fiamme che si erano propagate in un edificio di quattro piani situato all’87 di rue du Landy, a Saint-Denis. Le ragioni dietro l’incendio, secondo la prefettura locale, sono ancora sconosciute ma si pensa che il rogo possa essere stato appiccato dai manifestanti che dal 28 giugno protestano contro l’uccisione del giovane Nahel a Nanterre.

Francia, città messe a ferro e fuoco

Sono ore davvero complicatissime per la Francia, dove da giorni imperversano feroci proteste contro la violenza delle forze dell’ordine che hanno ucciso a sangue freddo un ragazzino di soli 17 anni. I tumulti hanno a oggi costretto le autorità ad arrestare almeno 2 mila persone: c’è inoltre stata finora anche un’altra vittima, un manifestante ventenne che due giorni fa ha perso la vita cadendo dal tetto di un negozio a Petit-Quevilly.

Twitter, i limiti di Musk ai post e la trasformazione in un social elitario

«Limite di frequenza superato. Aspetta qualche minuto e prova di nuovo». È il messaggio che diversi utenti di Twitter hanno improvvisamente iniziato a ritrovare sul proprio feed di notizie. Dalle 19 del primo luglio, Elon Musk ha infatti annunciato nuove azioni sulla sua piattaforma per contrastare il data scraping, cioè la raccolta di dati automatica sulle pagine web, e una non meglio specificata «manipolazione del sistema». La società ha deciso di imporre dei limiti temporanei alla visualizzazione dei tweet da parte degli utenti, diversificando il taglio fra quelli con spunta blu, e dunque paganti, e tutti gli altri. Cambiando però, a distanza di poche ore, le carte in tavola. Impossibile inoltre vedere i contenuti se non in possesso di un account. In attesa di capire quanto durerà, il blocco alimenta sempre più le voci di instabilità e malfunzionamenti della piattaforma. Senza dimenticare un interrogativo di fondo che preoccupa gli utenti: Twitter sta diventando progressivamente un social elitario, dove presto solo chi paga potrà utilizzarlo?

Elon Musk ha cambiato tre volte i limiti su Twitter in poche ore

Il primo tweet di Elon Musk è giunto quando già milioni di utenti non riuscivano a caricare nuovi tweet e pubblicarne di nuovi senza motivo apparente. Inizialmente, Twitter aveva deciso di concedere 6 mila post giornalieri agli account verificati tramite il sistema di abbonamento, 600 a quelli non verificati e soltanto 300 per le nuove iscrizioni. Nemmeno due ore dopo, con un nuovo post, il magnate ha alzato tutti i limiti rispettivamente a 8 mila, 800 e 400. Salvo poi ripensarci per la terza volta, allentando la presa e aprendo alla visualizzazione di 10 mila, mille e 500 contenuti ogni 24 ore. Poi, improvvisamente, il nulla. Musk ha infatti iniziato a commentare meme, condividere battute e prendere in giro i suoi stessi utenti. «In un altro esercizio di ironia, questo post ha superato il record di visualizzazioni», ha scritto in riferimento al primo tweet sulle limitazioni.

Seppur annunciati come temporanei, la stretta alla visualizzazione dei post su Twitter è ancora attiva a tempo indeterminato. Né Elon Musk, che ha preferito concentrare la sua attività social sulle auto di Tesla, né i portavoce della piattaforma hanno fornito dettagli sulla durata dell’operazione che, secondo i media statunitensi, avrebbe tutt’altro scopo. Obiettivo principale sarebbe infatti spingere quanti più user possibili alla versione a pagamento, aumentando gli introiti e migliorando le condizioni economiche dell’azienda. Il New York Times ha infatti riportato, fra aprile e maggio 2023, un calo del 59 per cento nei ricavi provenienti dalla pubblicità rispetto allo stesso periodo nel 2022. Immediate le proteste sia fra gli utenti paganti sia fra quelli privo di spunta blu, che hanno pubblicato lo screenshot del messaggio di blocco con insulti e critiche.

Dal sondaggio online alle accuse a San Francisco, le polemiche recenti

Sin dall’acquisto di Twitter, Elon Musk ha sempre fatto discutere per la sua controversa gestione. I tanti attacchi lo avevano spinto, a dicembre 2022, a lanciare un sondaggio sul social per capire se dovesse dimettersi dalla carica di Ceo. Bocciato dal 57,5 per cento dei votanti, ha quindi deciso di fare un passo indietro, lasciando dal 5 giugno la posizione a Linda Yaccarino. Sempre a dicembre, Musk aveva deciso di bloccare temporaneamente gli account dei giornalisti che tracciavano la rotta dei jet privati, tra cui naturalmente il suo. «Mettere a rischio la sicurezza mia e della mia famiglia non è accettabile», si era giustificato su Twitter, senza però riuscire a evitare la reazione dei media. Persino l’Unione europea era intervenuta, minacciando importanti reazioni in caso di ulteriore inasprimento delle misure contro i reporter.

Elon Musk annuncia una stretta alla visualizzazione dei post su Twitter contro il data scraping. Mascherando problemi economici e strutturali.
Il logo di Twitter all’esterno del quartier generale di San Francisco (Getty Images).

Sotto accusa anche la gestione del personale. Stando agli ultimi dati, Elon Musk avrebbe licenziato oltre 6 mila dipendenti in sei mesi, per una media approssimativa di 40 al giorno. Un’operazione che il magnate aveva definito alla Bbc «dolorosa ma necessaria». L’ultima polemica infine riguarda le sue dichiarazioni su San Francisco, città che tra l’altro ospita il quartier generale di Twitter. «È pericolosa e spettrale», ha scritto il magnate, parlando di un eccellente set per la serie post-apocalittica The Walking Dead. «È facile twittare, ma non lo è il duro lavoro per affrontare i problemi», ha risposto Dean Preston, componente del Board of Supervisors cittadino, al Wall Street Journal.

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