Prigozhin, cosa c’è nel futuro del capo della Wagner

Che fine ha fatto Yevgeny Prigozhin? Archiviata la tentata marcia su Mosca il capo del gruppo Wagner si trova in Bielorussia, ‘ospite’ di quell’Alexander Lukashenko che, mediando con Vladimir Putin, gli avrebbe salvato la vita. «Oggi abbiamo bisogno del vostro sostegno più che mai. Grazie per questo. Voglio che capiate che la nostra marcia per la giustizia era diretta a combattere i traditori e mobilitare la nostra società. E penso che abbiamo ottenuto molto di questo», avrebbe detto il capo della Wagner in un messaggio audio diffuso dal canale Telegram Grey Zone, vicino al gruppo mercenario. «In un prossimo futuro sono sicuro che vedrete le nostre prossime vittorie al fronte. Grazie ragazzi!». In esilio e isolato, Prigozhin sarebbe tornato a parlare, da Minsk o chissà dove: secondo molti è un morto che cammina. Di sicuro, la Wagner ha annunciato la sospensione della campagna di reclutamento dei mercenari, motivata con l’abbandono del fronte ucraino e il trasferimento in Bielorussia. E si fanno sempre più fitte le nubi sul futuro della holding Concord, la vera cassaforte di Prigozhin.

Yevgeny Prigozhin, cosa c’è nel futuro del capo del Gruppo Wagner. Vladimir Putin lo vuole morto oppure no?
Il logo della Wagner rimosso dalle vetrate della sede di San Pietroburgo (Getty Images).

Secondo uno dei volti principali della propaganda russa, troppi soldi gli hanno dato alla testa

«Pensava di poter sfidare personalmente il ministero della Difesa, lo Stato e il presidente. Troppi soldi hanno mandato Prigozhin fuori di testa», ha detto nel programma televisivo Vesti Nedeli (in onda su Rossija 1) il conduttore Dmitry Kiselev, uno dei volti della macchina di propaganda russa, aggiungendo che le operazioni della Wagner in Siria e in Africa avevano dato al suo fondatore un senso di impunità, successivamente rafforzato dai successi in Ucraina orientale. Senza fornire alcuna prova, Kisilev ha affermato che la compagnia ha ricevuto più di 858 miliardi di rubli (9,5 miliardi di euro) in contratti statali, aggiungendo che Concorde, ossia la cassaforte di Prigozhin, ha fornito servizi per un valore di 845 miliardi di rubli. Parole che seguono a stretto giro quelle di Putin, il quale ha ammesso per la prima volta che le autorità russe hanno «completamente finanziato» il gruppo paramilitare. Nel dettaglio, tra maggio 2022 e maggio 2023, ha continuato il presidente russo, la Wagner ha ricevuto più di 86 miliardi di rubli dallo Stato. In barba alla legge che vieterebbe l’esistenza di gruppi mercenari privati nel Paese.

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Il Gruppo Wagner ha sospeso i reclutamenti a causa della «non partecipazione temporanea» alla guerra

Bersagliato dalle sanzioni di Washington e Bruxelles, Prigozhin ha operato per anni nell’ombra, negando ogni nesso con la Wagner. Attivi in diversi Paesi, i suoi mercenari ufficialmente non esistevano. Poi, con l’invasione dell’Ucraina le cose sono cambiate: i paramilitari hanno cominciato a combattere alla luce del sole e lo stesso Prigozhin ha inaugurato un quartier generale del gruppo a San Pietroburgo. A un certo punto, il ‘cuoco di Putin’ ha iniziato a reclutare nelle carceri e a marzo 2023 la Duma ha addirittura votato una legge che ha introdotto pene detentive per chiunque osasse criticare simili «gruppi di volontari». Sembra passato un secolo: ora tramite Telegram la milizia ha comunicato di aver sospeso per un mese i reclutamenti, vista la «non partecipazione temporanea» alla guerra in Ucraina e il ricollocamento in Bielorussia. In più è appena scaduto il termine ultimo concesso dall’esercito, in base agli accordi Putin-Prigozhin mediati da Lukashenko, per permettere ai wagneriti di venire inquadrati nell’esercito regolare.

Yevgeny Prigozhin, cosa c’è nel futuro del capo del Gruppo Wagner. Vladimir Putin lo vuole morto oppure no?
Vladimir Putin (Getty Images).

Dai media al catering, l’impero di Prigozhin sta perdendo diversi pezzi

Se il gruppo Wagner ha sospeso i reclutamenti, Prigozhin ha sciolto la sua holding dei media Patriot, a cui facevano capo le testate Ria Fan, Neva News, Politics Today ed Economy Today, così come la famigerata ‘fabbrica dei troll’ Internet Research Agency, che per 10 anni è stata impegnata in operazioni di propaganda online per conto di aziende russe e per il Cremlino. E poi c’è la Concord che, specializzata in ristorazione e catering, fino all’ammutinamento aveva l’esclusiva nella fornitura di pasti e vivande per l’esercito: i suoi dipendenti sarebbero stati licenziati a seguito della risoluzione del contratto tra la società e il ministero della Difesa.

Yevgeny Prigozhin, cosa c’è nel futuro del capo del Gruppo Wagner. Vladimir Putin lo vuole morto oppure no?
Il simbolo del Gruppo Wagner su un muro di Belgrado (Getty Images).

Vladimir Putin non lo vuole morto altrimenti diventerebbe un martire

Pochi analisti sono convinti che Prigozhin possa rimanere a lungo alla corte di Lukashenko. Molti si aspettano che Putin prima o poi cercherà di neutralizzarlo o quanto meno punirlo. Senza eliminarlo fisicamente, però: non che non sia nello stile dello zar, ma al momento sarebbe una mossa azzardata. Questo perché Prigozhin è ancora estremamente popolare  (i suoi uomini sono stati salutati con entusiasmo a Rostov): ucciderlo significherebbe farne un «martire», come ha sottolineato il think tank statunitense Institute for the Study of War. Uccidere no, ma punire sì. Dopo aver ammesso di aver finanziato la Wagner, Putin ha aggiunto: «Spero che nessuno abbia rubato niente o, meglio, che sia stato rubato poco. Indagheremo a fondo sulla questione». Un chiaro tentativo di intaccare l’immagine pubblica dell’ex sodale, facendolo passare come un approfittatore e un ingrato. Questo per quanto riguarda il consenso tra i russi. E poi c’è la sostanza: se Prigozhin si fosse intascato soldi pubblici, lo Stato potrebbe aprire nei suoi confronti una o più indagini penali. Putin non lo vuole necessariamente morto, ma in miseria e magari in carcere sì.

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