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Tim in fibrillazione per il caso intercettazioni
Acque movimentate in Tim, e stavolta non per la vendita della rete che sta monopolizzando da mesi l’attenzione sull’ex monopolista dei telefoni. L’azienda ha convocato nei prossimi giorni una riunione del comitato rischi e del collegio sindacale con all’ordine del giorno la questione intercettazioni. Ciò fa seguito agli sviluppi della notizia, contenuta nel libro di Luigi Bisignani e Paolo Madron (direttore di questo giornale) I potenti al tempo di Giorgia, che prima di entrare a Palazzo Chigi la premier era stata avvisata che ci fossero 400 utenze di personaggi vicini al suo mondo, comprese quelle di alcuni giornalisti, captate dai Servizi segreti. La cosa aveva subito scatenato la reazione di alcuni politici, in primis Matteo Renzi, che avevano chiesto numi al sottosegretario delegato Alfredo Mantovano, e al Copasir, il comitato parlamentare cui è affidato il controllo dell’operato degli 007.
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In nome della sicurezza nazionale si rischia di violare la privacy di tutti
Ora, a poco più di un mese dall’uscita del volume, la vicenda si arricchisce di un nuovo importante capitolo e la ricostruzione fatta da Madron viene rilanciata da Bisignani in un articolo apparso sul Tempo domenica 2 luglio. In una audizione al Copasir avvenuta il 20 giugno, il responsabile della sicurezza e dei Public Affairs di Tim, Eugenio Santagata, ha confermato che tra le attività dell’ex monopolista dei telefoni rientra non solo quella di fare intercettazioni utili per la sicurezza nazionale, ma anche di estenderle qualora l’autorità lo ritenesse a comuni cittadini con quello che comunemente viene definito un sistema “a strascico”. Il che vuol dire che sotto il sacrosanto motivo della sicurezza nazionale si rischia di violare la privacy di tutti. E lascia intuire il pericolo che tra le maglie dell’autorizzazione delle autorità competenti ci sia spazio per attività discrezionali che travalicano i limiti dell’intervento.
Spettri da un passato lontano, come ai tempi di Tavaroli
Il fatto che l’ammissione sia venuta dal capo della sicurezza di Tim evoca subito gli spettri di un passato non lontano, quando a gestire il gruppo telefonico c’era Marco Tronchetti Provera, e il capo della security di allora Giuliano Tavaroli finì nell’occhio del ciclone proprio per aver fatto un uso improprio delle intercettazioni.
Che il Copasir abbia preso seriamente le rivelazioni contenute nel libro lo dimostra il fatto delle numerose audizioni sin qui tenute per cercare di fare luce, parallelamente a quanto sta facendo la procura di Roma che ha già da tempo avviato indagini. Di qui la necessità di sentire Santagata che il 20 giugno si è presentato al comitato al fianco di Enrico Bagnasco, amministratore delegato di Sparkle, la controllata di Tim che gestisce le reti di traffico più sensibili. Per la cronaca, a questa sono seguite altre due audizioni, il 27 e 28 giugno, a una delle quali ha partecipato anche il numero uno del gruppo Pietro Labriola. Insomma, in poco più di una settimana Santagata, ex ufficiale dell’esercito prima di avviare una brillante carriera nella security informatica, è comparso a Palazzo San Macuto ben tre volte.
Guerini non parla, l’azienda dice di aver agito regolarmente
Massimo riserbo da parte del presidente del Copasir Lorenzo Guerini, anche in considerazione del fatto che le audizioni sono sempre secretate. Mentre Tim in un comunicato fa sapere che «relativamente alle indiscrezioni di stampa che insinuano un uso illegittimo dello strumento delle intercettazioni da parte di Tim, l’azienda precisa che le prestazioni obbligatorie all’Autorità giudiziaria non sono state oggetto dell’audizione, come già chiarito dal Copasir, e che Tim agisce nel pieno rispetto delle norme e procedure in vigore. In merito a tali illazioni, l’Azienda comunica che sta procedendo in sede giudiziaria a tutela dell’operato dei suoi dipendenti e azionisti». Per la verità nessuno voleva insinuare nulla, se non raccontare che nell’audizione del 20 giugno Santagata ha ammesso che le intercettazioni autorizzate non possono escludere proprio per la modalità a strascico ascolti che autorizzati non sono.