La pluricampionessa di pattinaggio artistico a rotelle, Rebecca Tarlazzi, ha annunciato il suo ritiro dalle scene a soli 24 anni. Lo ha fatto poche ore dopo aver conquistato, nel weekend a cavallo tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, il suo sedicesimo titolo mondiale tra junior e senior. Ai Mondiali di Ibagué-Tolima, in Colombia, l’atleta ha trionfato nonostante il terzo posto nello short, con cui ha rischiato di compromettere la gara. Poi è arrivato l’annuncio: «Con questa medaglia saluto il pattinaggio». Tarlazzi ha anche sottolineato che «non è un addio: proseguirò la mia carriera come allenatrice».
Tarlazzi: «Troppa pressione, ho avuto anche attacchi di panico»
La pattinatrice è stata intervistata dal Quotidiano Nazionale al rientro in Italia. Ed è durante l’intervista che ha spiegato il perché della sua scelta di ritirarsi: «Bisogna lasciare spazio alle giovani generazioni e non bisogna mai tirare troppo la corda». Poi ha proseguito: «Ho sofferto di attacchi di panico e ne soffro ancora. Anche se li gestisco meglio. Essere sempre al centro dell’attenzione non è semplice. In gara c’è la pressione di confermarsi ai vertici. Ci si aspetta molto, mi aspetto molto da me. E allora si complica tutto». Tarlazzi ha assicurato che gli attacchi di panico non hanno influito sulla sua scelta. Ma ha anche ammesso di aver sentito «odio sportivo» nei propri confronti non appena raggiunti i vertici della sua disciplina.
La carriera di Tarlazzi
Nata il 9 gennaio 1999, Rebecca Tarlazzi ha vinto i primi titoli internazionali a 13 anni. Nel 2012, infatti, si è assicurata gli europei ad Arnas e i mondiali a Auckland in coppia nella categoria Junior. Tra i giovani ha poi vinto altri due mondiali in coppia (2013 e 2014) e altrettanti in singolo (2017 e 2018), oltre agli europei 2015 e 2016 nella categoria Jeunesse. Tra i senior, con Luca Lucaroni, ha poi vinto i mondiali 2015, 2016, 2017, 2018 e 2019. Nel 2019 è scattata anche la doppietta, grazie all’oro conquistato in singolo. E lo stesso risultato è stato bissato con gli ori a Buenos Aires nel 2022. Tra i successi, si annoverano anche l’oro in singolo alla World Cup di Gottinghen 2022 e l’oro in coppia artistico ai World Game 2017 di Wroclaw.
Il re di Spagna Felipe VI ha affidato al leader socialista Pedro Sánchez l’incarico di formare un nuovo governo. A riferirlo è la presidente del Congresso Francina Armengol, dopo essere stata ricevuta dal monarca. «Punto a creare un governo di legislatura» – ha detto Sanchez al termine del colloquio con il re – «presenterò un progetto di stabilità, di progresso, per i giovani, i lavoratori, gli anziani e le donne di questo Paese. Crediamo in un progresso sociale di lavoro stabile e salari degni, insieme alla tutela del pianeta».
«Accetto questo incarico» – ha aggiunto – «con grande onore e con grande senso di responsabilità: gli spagnoli con il loro voti hanno chiesto di formare un governo e c’erano due ipotesi: una del Pp con Abascal e una progressista. Il mandato fallito di Feijòo ha dimostrato che serve un governo progressista. Domani stesso» – ha assicurato con riferimento a mercoledì 4 ottobre – «comincio i contatti, con Sumar, per creare la maggioranza. Poi, dopo Granada con gli altri».
Poco prima che Felipe VI affidasse l’incarico a Sánchez, erano state queste le parole del leader del Pp Alberto Nunez Feijòo: «Al re ho detto che avrò assoluto rispetto di ogni sua decisione, qualunque essa sia: mi riferisco alla possibilità che incarichi di nuovo Sánchez. Quanto a me, nel mio tentativo, ho mantenuto la mia dignità la fedeltà al programma. Ma ora chi viene candidato deve dire quanti appoggi ha e a quanto mi risulti Sanchez non ha la maggioranza, anzi ha meno voti di un mese fa».
«Ho la sensazione che il cinema italiano si stia riprendendo in modo straordinario per qualità e ambizione, c’è una nuova generazione di autori straordinari, ahimè, li invidio e li odio». Lo ha detto con un sorriso Pupi Avati nel panel di cui è stato protagonista con Michela Andreozzi e Walter Veltroni, Quali Storie Per Il Cinema Italiano?, che ha aperto la seconda giornata di Sky 20 anni, evento organizzato dalla piattaforma digitale satellitare in occasione del proprio ventennale. L’iniziativa, dal 2 ottobre 2023 al 4 ottobre 2023 al museo nazionale romano nelle terme di Diocleziano di Roma, comprende panel dedicati all’attualità, al cinema, alle serie tv, all’intrattenimento, allo sport e all’impegno sociale con ospiti nazionali e internazionali.
«Dimensione qualitative a autoriale forte»
«Dopo alcuni decenni di commediole molto ripiegate su stesse con una panchina molto corta», ha aggiunto il cineasta, «penso il cinema italiano sia tornato ad avere una dimensione qualitativa e autoriale molto forte». «Nel dopoguerra», ha osservato Walter Veltroni, «il cinema italiano ha fatto leggenda con il neorealismo, poi si passò alla commedia all’italiana e una parte della critica pensò fosse un tradimento mentre era una prosecuzione del neorealismo con altri mezzi. Entrambi volevano portare il maggior numero possibile di significati al maggior pubblico possibile. Il cinema non si fa per gli addetti ai lavori o una parrocchietta ma per il pubblico anche con l’ambizione di portarlo a fare un passo più avanti». Rispetto ai temi che si trattano, «c’è anche un giovane cinema italiano che sa raccontare molto bene la precarietà dell’esistenza».
Avati annuncia di voler fare un film in bianco e nero
Per Avati, che ha annunciato di voler fare un film in bianco e nero, non si dovrebbe pensare «a piacere solo a quell’amichetteria che determina ciò che si vede. C’è ad esempio una specie di diffidenza verso il genere, io invece li rivendico». Fare film di genere «mantenendo la propria identità vuole dire fare un prodotto interessante che arriva a un pubblico più vasto». Michela Andreozzi ha sottolineato che «il cinema bisogna prenderlo come una responsabilità, non è uno strumento per cambiare la società ma abbiamo la responsabilità di quello che facciamo rispetto alla società».
In occasione della Giornata nazionale dell’1 ottobre, la Cina ha pubblicato online un cartone animato che promuove l’annessione di Taiwan, definita come «riunificazione del Paese». Realizzato dall’Epl, il Comando orientale dell’Esercito popolare di liberazione responsabile delle continue esercitazioni militari attorno all’isola, è solo l’ultimo esempio della propaganda di Pechino, che da tempo utilizza i cortometraggi e i filmati animati per promuovere la sua politica nel Paese. Protagonisti del video, dal titolo I sogni si avverano sul fiume Fuchun, sono due elfi che cercano di riunire le due metà di un dipinto del XIV secolo, attualmente custodite a Taipei e Hangzhou, simbolo della divisione fra le due nazioni. Il filmato, come hanno spiegato i suoi autori sul social Douyin, si ispira al fenomeno virale in Cina di Fuga dal British Museum, serie di corti incentrati sullo scandalo che ha colpito l’istituzione londinese dopo il furto di 2 mila oggetti.
#PLA Eastern Combat Zone Command released an animated short film on China's National Day, expressing hope for cross-strait reunification – Global Times
The short film, "Dreams Come True on the Fuchun River," uses personification techniques and features elves – "Master Wuyun" and… pic.twitter.com/kZR1bECyp4
— China Analytical Prediction (@chinaprediction) October 2, 2023
Elfi e opere d’arte, così la Cina promuove l’annessione di Taiwan
I due elfi protagonisti del video provengono rispettivamente l’uno da Taipei e l’altro dalla provincia cinese di Zhejiang. Rappresentano le due metà di Dwelling in the Fuchun Mountains, dipinto realizzato nel XIV da Huang Gongwang, pittore della dinastia Song. Fortemente danneggiato da un incendio del 1650, venne diviso in due metà custodite oggi l’una nel Museo del Palazzo nazionale di Taipei e l’altra nel Museo Provinciale di Zhejiang nella città di Hangzhou. All’inizio del filmato, l’elfo di Taiwan decide di visitare il suo amico cinese, sperando di ricambiare il favore di 12 anni prima. Il riferimento è al 2011, quando la Cina prestò a Taipei la sua metà dell’opera per una mostra collettiva dedicata al pittore medievale.
Durante il suo viaggio, incrocia gli aerei e le navi militari di Pechino, meravigliandosi della loro grandezza e potenza. «Che bello», gli si sente esclamare. Giunto ad Hangzhou, incontra finalmente il secondo elfo della storia e assieme a lui decide di guardare alcuni incontri dei Giochi asiatici, previsti fino all’8 ottobre 2023 proprio nella città dello Zhejiang. I due arrivano giusto in tempo per vedere l’annuncio della delegazione di Taiwan, presentata al pubblico come «Taipei cinese» nella cerimonia di apertura. Al termine dell’evento, l’animazione si conclude con i due elfi che ricongiungono le metà del dipinto, simboleggiando così una «riunificazione della nazione».
L’ispirazione per il video dalla serie virale Fuga dal British Museum
Come riporta la Cnn, l’Epl ha spiegato di essersi ispirato per il filmato alla serie di corti Fuga dal British Museum, pubblicata in occasione dello scandalo che ha colpito il museo di Londra per il furto di circa 2 mila oggetti. Ideata da due influencer locali, in tre brevi episodi racconta la storia di una teiera di giada, custodita in una teca nel Regno Unito. Improvvisamente prende vita e diventa una ragazza, che tenta in ogni modo di fuggire dalla sua prigione dorata e tornare in Cina con l’aiuto di un giornalista che vive nella capitale britannica. Su Douyin – l’app gemella di TikTok –ha totalizzato oltre 10 milioni di visualizzazioni e interazioni, riscontrando grande successo anche su YouTube. «Ha toccato le corde del cuore di molte persone», ha scritto il quotidiano cinese Global Times. «Riflette i profondi sentimenti patriottici nei confronti di un’istituzione che espone alcuni manufatti saccheggiati con mezzi sporchi e peccaminosi».
La confessione di Fabbri: «Per me è stato indispensabile collocarmi fuori dall’accademia»
Già perché dopo una crociata durata settimane per dimostrare che Dario Fabbri non era laureato alla fine l’ha avuta vinta. Ad autodenunciarsi, dopo un lungo silenzio, è stato il diretto interessato. Proprio il 3 ottobre, accidentalmente lo stesso giorno in cui va in onda un servizio delle Ienesulla Luiss (ateneo nel quale si secondo le bio online si è formato), l’esperto di geopolitica, protagonista delle maratone di Mentana sull’Ucraina, ex collaboratore di Limes e direttore della rivista Domino (edita sempre da Mentana) ha svuotato il sacco e si è confessato in una intervista al sito Dissipatio. «Ho studiato scienze politiche alla Luiss (vecchio ordinamento), ma ho abbandonato all’ultimo anno per concentrarmi soltanto sulla geopolitica, sulla struttura degli eventi anziché sulla sovrastruttura, e sulla storia degli altri popoli, dimensione essenziale di ogni ragionamento, che non trovai nel percorso universitario», spiega Fabbri. «Nei primi Anni 2000 tale approccio incrociato era più o meno ignoto e ho preferito approfondirlo autonomamente, da orgoglioso autodidatta, sebbene apprezzai alcuni corsi, come quello tenuto da Carlo Jean, con Germano Dottori, di cui fui allievo. Era necessario muovermi da solo per sviluppare un pensiero laterale». In soldoni: niente laurea e 1 a 0 per Puglisi. «Per me è stato indispensabile collocarmi fuori dall’accademia», spiega ancora Fabbri, «per sviluppare un pensiero diverso, estraneo alle relazioni internazionali e alla politologia. Ognuno segue il suo percorso, mi pare evidente».
I “pochi” interessati alla questione, domani possono seguire @redazioneiene per avere risposte esaurienti al termine di un approfondito fact-checking
Il curriculum: dal The International Herald Tribune a Limes
A 23 anni ha cominciato a firmare analisi geopolitiche per The International Herald Tribune nella versione dedicata all’Italia (Italy Daily), curata dal Corriere della Sera. Poi cominciò a collaborare con Limes e con Caracciolo occupandosi di Usa e Medio Oriente. Nello stesso periodo iniziò a farsi conoscere sul canale YouTube. Nel 2017, continua Fabbri, è stato capo dell’analisi geopolitica di Macrogeo, «think tank geopolitico e finanziario, fondato da Caracciolo e Nouriel Roubini. Successivamente è nata la scuola di Limes, di cui sono stato vicedirettore, prima di condurre altrove il mio approccio, nel frattempo ribattezzato geopolitica umana». Poi il boom televisivo con le Maratone Mentana, la direzione di Domino e la collaborazione con Noos, il nuovo programma di Alberto Angela. La confessione tardiva però per molti commentatori è stata peggio del buco. Invece di ignorare la discutibile «magnifica ossessione» di Puglisi, come l’ha definita Enrico Mentana nella sua risposta al prof, Fabbri avrebbe potuto in totale trasparenza ammettere di non essere dottore né laureato alla Luiss, chiedendo al contempo la correzione delle sue biografie in Rete. Nonostante la laurea sia ancora nell’immaginario italiano più di un pezzo di carta, non è certo garanzia di preparazione. Come dimostrano i casi di Mentana, Piero Angela ed Enzo Biagi, solo per restare nel giornalismo.
In sette giorni, Giorgia Meloni guadagna lo 0,4 per cento nelle intenzioni di voto degli italiani ma resta, ancora una volta, sotto al 30 per cento. Ad attestarlo è la rilevazione di Swg per TgLa7, che mostra come Fratelli d’Italia stia risalendo lentamente. Il partito della premier è sempre al primo posto, ora al 29,1 per cento. Una settimana fa era al 28,7 per cento con un divario dal Pd, sempre secondo, di 8,9 punti percentuali. I dem di Elly Schlein scivolano dello 0,3 per cento al 19,5 e adesso la forbice si è allargata nuovamente. Il distacco tra i due partiti è di 9,6 punti.
E se il Pd cala, non è da meno il Movimento 5 stelle. Il partito di Giuseppe Conte resta terzo nelle intenzioni di voto degli italiani, ma perde lo 0,2 per cento in una settimana e adesso è a quota 16,7. Torna sotto al 10 per cento (ora è al 9,8), la Lega di Matteo Salvini, che dopo l’exploit della scorsa settimana ha perso lo 0,3 per cento. Forza Italia, invece, resta stabile al 6,5. Il partito ora guidato da Antonio Tajani si pensava potesse godere di una leggera risalita dovuta alle celebrazioni a Paestum del compleanno postumo di Silvio Berlusconi, ma così non è stato.
Crescono Azione e Avs, ma cala Italia Viva
A salire, invece, sono Azione e Alleanza Verdi Sinistra. Il partito guidato da Carlo Calenda ha guadagnato lo 0,1, salendo al 3,9 per cento. Resta dietro Avs, ora a 3,4 ma con un guadagno in una settimana dello 0,2 per cento. Scivola ancora, invece, Italia Viva di Matteo Renzi. In sette giorni perde un ulteriore 0,3 per cento di gradimento e ora è a quota 2,4. Adesso IV è dietro a +Europa, stabile al 2,6, e deve guardarsi le spalle dalla risalita di L’Italia con Paragone. Quest’ultimo ha guadagnato lo 0,2 per cento e ora è a quota 1,8.
Finirà con l’arrivo del 2024 il regime fiscale speciale per residenti stranieri “non abituali” che il Portogallo garantisce a pensionati o professionisti in ambiti professionali ritenuti di particolare importanza, che scelgono il Paese come loro area di residenza. Ad annunciarlo è stato lo stesso primo ministro lusitano, il socialista António Costa, in un’intervista rilasciata al canale televisivo Cnn Portugal.
Chi già gode delle agevolazioni lo farà per tutta la durata prevista per legge
La legge attualmente prevede un’imposta del 20 per cento per professionisti qualificati e nomadi digitali, e del 10 per cento per i pensionati, che tra l’altro fino al 2020 godevano di un’esenzione totale dal pagamento di imposte, regime fiscale di cui avevano beneficiato molti cittadini stranieri, non solo europei, e anche gli stessi emigranti portoghesi che ricevevano una pensione dall’estero. Chi già gode di queste agevolazioni, ha specificato Costa, potrà continuare a farlo per tutta la durata prevista per legge, ovvero 10 anni.
Il regime agevolato per stranieri è considerato una delle cause del caro-affitti
La capacità di attrazione di stranieri benestanti fin dal 2009, anno in cui la prima versione della misura era entrata in vigore, è considerata una delle cause dell’aumento dei prezzi degli immobili nelle grandi città, che oggi in Portogallo sta provocando grande malcontento. Non a caso Costa, nella stessa intervista, ha annunciato anche un nuovo blocco dell’aumento degli affitti. Per il 2023 il limite era stato fissato al 2 per cento, mentre per il 2024, ha detto il premier, non dovrebbe essere necessario ripetere lo stesso provvedimento. Il governo, ha aggiunto, ne sta comunque discutendo con le associazioni di inquilini e proprietari.
Scandalo in Spagna per le rivelazioni di un presunto coinvolgimento del Real Madrid in un’operazione di corruzione degli arbitri della Liga. L’accusa è stata lanciata da José Manuel Villarejo, ex commissario di polizia e discusso personaggio più volte coinvolto in numerosi scandali politici e finanziari che ne hanno determinato anche l’arresto.
EN DIRECTE – FLORENTINO PÉREZ, ESQUITXAT
José Manuel Villarejo incrimina el Reial Madrid en la COMPRA D'ÀRBITRES
Secondo Villarejo, intervistato dalla radio locale catalana Rac1, il club madrileno e il suo presidente, Florentino Perez, negli scorsi anni avrebbero pagato delle tangenti. Accusa che l’uomo ha rivolto anche al Barcellona. «Ma in questo paese don Florentino non può essere toccato», ha detto l’accusatore.
Immediata la replica di Florentino Pérez che ha annunciato un’azione legale. «Il presidente del Real Madrid ha disposto la presentazione immediata della corrispondente azione giudiziaria contro l’ex commissario Villarejo per le false accuse mosse all’emittente catalana Rac1», ha sottolineato il Real Madrid in un comunicato».
Dagli striscioni si è passati alle urla e ai cori, poi ai lanci di uova e infine agli scontri con la polizia. A Torino è andata in scena la protesta degli studenti contro la premier Giorgia Meloni, arrivata in città per il Festival delle Regioni. La contestazione è partita da Palazzo Nuovo, dove i circa 300 manifestanti si sono radunati in attesa della presidente del Consiglio. Da lì si sono spostati verso Teatro Carignano, dove alle 12 era previsto l’intervento di Meloni. In via Principe Amedeo di Savoia, però, la tensione si è trasformata in scontri, con la prima carica della polizia sul corteo. Poi altre due cariche degli agenti, con tanto di manganellate, in Piazza Castello e sotto la Mole.
Due feriti tra i manifestanti, quattro tra i poliziotti
Si contano i feriti. Almeno due tra i manifestanti, che invece parlano di cinque. Quattro i feriti tra gli agenti di polizia. La Digos ha inoltre individuato circa 60 persone, che ora potrebbero essere accusate di diversi reati. Si parla di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, lancio di oggetti pericolosi e manifestazione non autorizzata.
Gli studenti: «Casa, studio, reddito»
Tra i 300 manifestanti, c’erano anche i giovani del collettivo studentesco Cambiare Rotta e alcune bandiere No Tav. Hanno esposto un grande striscione con scritto: «Meloni a Torino non sei benvenuta». E all’arrivo della premier hanno urlato diversi cori. Il principale è stato: «Casa, studio, reddito». Sui cartelli hanno anche scritto: «Soldi alla scuola non alla guerra». Come riportato da Repubblica, alcuni rappresentati hanno dichiarato: «Abbiamo un messaggio per Meloni, non è benvenuta in questa città come non è benvenuta una passerella per questi politicanti che stanno lasciando la gente affamata nelle strade spacciandosi per chi vuole risolvere i problemi sociali ma tagliano fondi a tutti i servizi sociali».
Grimaldi: «Intollerabile gestire il dissenso con la forza»
Sui social, intanto, i video degli scontri e degli studenti colpiti dalle manganellate si moltiplicano. Il vice capogruppo alla Camera di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, ha attaccato: «Ancora cariche e manganelli sui manifestanti in piazza Castello che contestavano legittimamente la presenza della Presidente Meloni e le politiche del Governo. L’incolumità di Meloni non era a rischio, è intollerabile che ogni dissenso sia gestito con la forza da un esecutivo che capisce solo la logica della punizione, della repressione e dell’inasprimento delle pene. Invece di spaccare la testa agli studenti bisognerebbe ricordarsi che le regole democratiche dicono altro».
A #Torino la polizia sta manganellando il corteo degli #studenti che contestano la Presidente del Consiglio #Meloni.
«Dal 2012 al 2022 le carte sono cresciute da 74 a 107 milioni, i pos sono raddoppiati e i prelievi fisici in filiale sono scesi dal 20 per cento al 9 per cento delle transazioni». È quanto afferma Marco Colombo, managing director finance Italy di Crif, commentando lo sviluppo del mercato dei pagamenti digitali in Italia. Secondo Colombo le società fintech, che forniscono servizi finanziari attraverso la tecnologia, «hanno contribuito a questa payment revolution. Altro ambito importante è stato il profondo rafforzamento dell’industria finanziaria, che si è trasformata e consolidata: è calato il numero di player bancari, finanziari e assicurativi, sono scesi i crediti deteriorati dal 13 per cento al 3 per cento degli impieghi bancari e sono aumentati sia il Cet 1 che il Solvency Ratio del Settore Danni. Questa evoluzione ha permesso ai player finanziari di assumere posizioni resilienti di fronte a shock esogeni come la pandemia e la guerra».
Gli obiettivi del Crif Tomorrow Speaks
Sui cambiamenti del settore finanziario nell’attuale scenario di innovazione digitale e delle tendenze future si concentrerà l’evento annuale di Crif Tomorrow Speaks il 12 a Milano e in streaming e ancora il 13 in streaming. Giunto alla tredicesima edizione, l’appuntamento prevede un programma di due giorni, nei quali più 50 top manager di banche, compagnie di assicurazioni, associazioni di categoria, istituzioni ed esponenti del mondo accademico si confronteranno sul passato e sul futuro dell’innovazione nel settore in Italia, dialogando su temi di strategia, business, tecnologia, ESG e sostenibilità, cambiamento e innovazione digitale. Il 12 ottobre si approfondiranno, con tavole rotonde e interviste, le tendenze dell’innovazione finanziaria in Italia sia nel comparto delle imprese corporate che nel credito alle famiglie: dove si concentreranno gli investimenti, quali saranno i maggiori cambiamenti e quali saranno le priorità strategiche del mercato e le nuove frontiere dei servizi finanziari. Il giorno successivo l’evento proseguirà in modalità totalmente digitale, con la presentazione di alcuni casi di applicazione concreta dell’innovazione al settore finanziario.
Parolacce vietate e preghierina a tavola. No, non è la nuova edizione di Ti spedisco in convento di Real Time, ma il Grande Fratello di Canale 5. Il reality Endemol, smacchiato dal trash su diktat di Pier Silvio Berlusconi, fa giri immensi per risultare peggio di qualsiasi altra edizione in cui sono volati baci (o qualcosa di più) negli armadi, bestemmie, bullismi di vario tipo e tutto il resto del copione a cui ci siamo abituati negli anni. E chi meglio di Alfonso Signorini a far da cerimoniere? Via la parola Vip dal titolo, ammesso che così possa essere definita la maggior parte dei partecipanti delle ultime edizioni. Semaforo verde a qualche volto noto e poi a una marea di sconosciuti con storie strappacuore. Fuori anche gli opinionisti sboccati o poco lucidi, dentro Cesara Buonamici, preparata ma un po’ fuori contesto. E l’incantesimo è fatto. Peccato che, a livello di Auditel, sia durato solo una puntata. La prima. Che ha raccolto il 23,01 per cento, pari a 2 milioni 994 mila telespettatori (il miglior debutto a livello di share dal 2017). Telespettatori che però si sono ben guardati dal replicare l’esperienza. Quattro giorni dopo, la seconda puntata ha registrato un calo di quasi un milione di teste e sette punti percentuali. Tanto che il Biscione ha dovuto cambiare giorno di messa in onda passando dal venerdì al giovedì, oltre al consueto lunedì.
Imma Tataranni calpesta il Grande Fratello trash-free
Non che sia cambiato granché: il Grande Fratello nelle settimane successive ha dovuto abbassare la testa davanti alle bollite repliche del commissario Montalbano e inchinarsi davanti a Imma Tataranni – Sostituto procuratore (che il 25 settembre ha praticamente doppiato il reality a livello di spettatori, con quasi il 10 per cento in più di share). Prendendosi piccolissime rivincite solo su Ulisse – Il piacere della scoperta di Alberto Angela – sai che soddisfazione! – contro il quale ha portato a casa prima un sostanziale pareggio e poi una sconfitta a livello di telespettatori, vincendo però, in entrambi i casi, la gara delle percentuali soltanto grazie all’escamotage della consueta chiusura procrastinata fino a “notte fonda” (più tiri tardi, più alzi lo share): avessero aspettato ancora un pochino, avrebbero potuto dare la linea direttamente a… Mattino Cinque.
Il pubblico si è stufato e preferisce la fiction di Rai1
Un trend negativo che non si è interrotto nemmeno il 2 ottobre, nonostante la scritta in sovraimpressione (dal d’ursiano retrogusto) «Rosy sta per vivere una grande emozione» che accompagnava la narrazione dell’ennesimo rapporto difficile di una concorrente coi genitori, con (scontata e lacrimosa) sorpresa finale. Nel primo lunedì del mese la trasmissione di Signorini si è dovuta accontentare di 2 milioni 292 mila spettatori, pari al 17,9 per cento di share. Svetta, nonostante il calo, Rai1 con la seconda puntata di Imma Tataranni – Sostituto procuratore che ha appassionato 4 milioni 111 mila persone, il 25,2 per cento di share.
Su Rai2 non ingrana Fake show che annaspa al 3,7 per cento con 572 mila persone davanti alla tivù. Il programma di Max Giusti è stato praticamente doppiato da Attacco al potere 2 che ha tenuto su Italia1 1 milione 294 mila telespettatori (7,2 per cento di share). Rai3 e Presa diretta hanno raccolto davanti al video 1 milione 183 mila persone (6,4 per cento). Decisamente sotto al milione Rete4 che con Quarta Repubblica ha conquistato il 5,6 per cento e 761 mila spettatori. Altre cifre per La7 e il suo Amore senza confini – Beyond Borders che si accontenta di 389 mila teste e il 2,3 per cento.
Grande Fratello e L’isola dei famosi sono format ormai usurati
Insomma, mai una gioia per il direttore editoriale di Chi che tra i progetti a cui si è dedicato nel 2023 vanta la collaborazione nella fondazione e sviluppo di Taag!, nuova agenzia di talent management attiva nel mondo dell’intrattenimento lanciata da Mondadori Media, di cui il giornalista e conduttore è diventato il volto di punta all’interno di una scuderia composta da nomi come Francesca Barra, Giorgia Rossi, Emanuele Filiberto di Savoia, Giulia Salemi, Pierpaolo Pretelli, Sara Croce e Giorgia Venturini. Certo Signorini non può puntare il dito solo contro le richieste bacchettone dell’azienda, perché anche nell’edizione Vip della stagione 2022-2023 i trionfi non sono stati poi così tanti, e spesso solo per demerito della concorrenza.
Bisogna rispolverare brand cult come La talpa o Music Farm?
Il problema sta anche nell’usura del format e in una crisi più generalizzata del reality. Crisi che tocca anche L’isola dei famosi, nonostante la conduzione indubbiamente più giovanile e vivace di Ilary Blasi (che al momento, per sua stessa ammissione, è senza programmi e contratto) e cast leggermente meno bolliti. L’ultima edizione si è assestata sui valori di quella precedente con una media di 2 milioni e mezzo di telespettatori pari al 19,51 per cento di share, poco meno rispetto al Gf Vip andato in onda durante la stessa stagione conquistando il 20,58 per cento e 2 milioni 649 mila spettatori. Forse è arrivato il momento di accontentare le richieste dei social e rispolverare brand cult come La talpa (di cui Mediaset negli ultimi anni ha spesso annunciato il ritorno, per poi deludere gli appassionati) o Music Farm (di cui si vociferava un passaggio a TV8 con la conduzione di Nicola Savino).
In che rapporti sono, davvero, la giornalista Veronica Gentili e il celebe collega Marco Travaglio? Una foto rubata scattata dai paparazzi lasciava pensare che i due fossero una coppia. Ma è davvero così? A fare chiarezza è stata la giornalista con un’intervista esclusiva rilasciata al Corriere della Sera.
Veronica Gentili e Marco Travaglio sono «solo amici»
La risposta alla domanda che in tanti si stavano ponendo è, alla fine, negativa. Tra Travaglio e Gentili non c’è alcun sentimento, se non una semplice amicizia. La diretta interessata ha dunque smentito qualche illazione riguardo agli scatti incriminati precisando: «Ne abbiamo riso. Marco è un caro amico che frequento abitualmente con amici in comune. La prima volta in cui uscirono foto che ipotizzavano una liaison tra me e lui risalgono a un sacco di anni fa. Ormai dovremmo essere prossimi alle nozze d’oro…». Si sarebbe trattato, a questo punto, di un bacio giocoso scambiato tra due persone che si conoscono da tempo e che sono in confidenza. Gentili, come d’altra parte confermato pochi giorni dopo l’uscita delle foto, è in realtà fidanzata con Massimo Galimberti, di professione docente universitario e consulente editoriale.
Veronica Gentili sbarca a Le Iene: «La proposta mi ha lasciato esterrefatta»
Nella medesima intervista la giornalista ha anche avuto occasione di parlare del suo nuovo, imminente progetto televisivo, ovvero la conduzione de Le Iene, dove è subentrata a Belen Rodriguez (a partire da martedì 3 ottobre). «Capiremo presto se è stata un’intuizione geniale o una svista colossale», ha scherzato la conduttrice che, parlando della proposta ricevuta da Mediaset, ha poi aggiunto: «Sono rimasta esterrefatta, stupita e perplessa, è stata una proposta inaspettata. Però si tratta di una grande opportunità di crescita in termini di visibilità e di un grosso cambiamento rispetto a quello che stavo facendo».
«Troppa gente in giro e così si rischia solo di farlo spaventare mentre invece ci vuole tranquillità e il modo giusto per avvicinarlo. Quindi abbiamo deciso di toglierla», ha spiegato all’Ansa Barbara Exignotis, la moglie di Frassica. L’attore aveva annunciato la sparizione dell’animale su Instagram, promettendo la cospicua ricompensa. Si era così mobilitato il mondo dei social. In tanti sono poi arrivati a Spoleto in questi giorni per cercare Hiro, con anche droni e un cane molecolare. Il gatto, razza sacro della Birmania, dal lungo e folto pelo bianco, è però sfuggito a ogni tentativo di individuarlo. «La città è invasa di croccantini» ha detto Exignotis, «ma di gatti in giro non se ne vedono più. Vuol dire che la confusione li sta spaventando tutti. Così è inutile. Anche perché poi se anche Hiro dovesse uscire da dove è nascosto non si farebbe prendere».
La donna non ha comunque dubbi che il gatto sia ancora vivo. «È vivissimo», ha assicurato, «e sono certa che è con gli altri gatti. Il cane molecolare di un volontario ha ricostruito i suoi ultimi spostamenti. Speriamo che torni a casa al più presto».
Non ce l’ha fatta Leandro Matalone, il 32enne che nel pomeriggio di lunedì 2 ottobre 2023 era rimasto coinvolto in incidente stradale a San Bonifacio, in provincia di Verona. Troppo gravi le ferite riportate nello schianto contro un’altra auto.
Lo scontro forse per un tentato sorpasso
I fatti si sono verificati intorno alle 17.00. Stando alle ricostruzioni effettuate dalla Polizia Locale di San Bonifacio ,rapidamente intervenuta sul posto, Leandro stava viaggiando in direzione di Vicenza a bordo della sua moto, proprio come l’Opel Meriva che lo precedeva. Intorno al civico 21 di via San Vito il motociclista avrebbe forse tentato un sorpasso, finendo con violenza contro la parte posteriore sinistra dell’auto impegnata in una svolta a sinistra. In un primo momento il motociclista è volato sul tetto dell’auto, per poi crollare violentemente a terra. Giunti sul posto, i sanitari dell’eliambulanza di Verona Emergenza hanno tentato di rianimare il giovane che, una volta stabilizzato, è stato trasportato in codice rosso all’ospedale di Borgo Trento. Sono invece rimasti illesi i passeggeri a bordo della monovolume al momento dell’incidente (una coppia con il figlio piccolo sul sedile posteriore). La speranza, purtroppo, si è presto spenta per i familiari e gli affetti di Matalone, che è morto circa due ore dopo lo schianto presso il Polo Confortini.
Chi era Leandro Matalone
Secondo quanto riportato da L’Arena, la vittima dell’incidente era originaria di Polistena, un piccolo paesino in provincia di Reggio Calabria, e abitava insieme ad alcuni familiari nell’Est veronese. Sembra inoltre che Matalone fosse un grande appassionato ed esperto di motori e che lavorasse come meccanico in un’officina di San Bonifacio. Proprio di recente aveva comprato casa a Monteforte, dove si era stabilito con la famiglia.
Stasera 3 ottobre 2023 alle ore 21.00 andrà in onda il film Il grinta sul canale Iris. Il regista è Henry Hathaway mentre la sceneggiatura è stata scritta da Marguerite Roberts. Nel cast ci sono John Wayne, Glen Campbell, Kim Darby, Jeremy Slate, Robert Duvall e Dennis Hopper.
Il grinta, trama e cast del film in onda stasera 3 ottobre 2023 su Iris
La trama racconta la storia di Mattie Ross (Kim Darby), una bambina che vuole vendicarsi dell’uomo che ha derubato e ucciso suo padre. Per questa ragione, la piccola decide di assoldare un anziano sceriffo chiamato Rooster Cogburn (John Wayne). L’uomo viene conosciuto da tutti come “Il grinta”, perché ha modi molto rudi e diretti ma è infallibile con la pistola, nonostante la sua iconica benda sull’occhio.
I due si mettono quindi in viaggio per catturare e uccidere Tom Chaney (Jeff Corey), il fuorilegge che ha ucciso il padre di Mattie, attraversando un’impervia zona montagnosa dove molto probabilmente si nasconde l’uomo insieme alla sua banda. Ai due si unisce presto La Boeuf (Glen Campbell), un agente governativo sulle tracce di Chaney. Avrà inizio un viaggio molto particolare, ma il gruppo si unirà durante le diverse difficoltà affrontate e riuscirà ad avere una strana armonia.
Il grinta, cinque curiosità del film
Il grinta, la promessa non mantenuta di John Wayne
Inizialmente, John Wayne aveva promesso il ruolo di Mattie Ross a sua figlia Aissa Wayne. Tuttavia, il regista Henry Hathaway non era d’accordo con questa scelta e si rifiutò di scegliere la figlia dell’attore, con quest’ultimo che non riuscì a mantenere la promessa fatta.
Il grinta, doveva esserci anche Elvis Presley nel cast
A un certo punto la produzione voleva affidare a Elvis Presley il ruolo di La Boeuf, ma il suo manager, l’istrionico Colonnello Tom Parker, voleva che il cantante ricevesse un cospicuo compenso. Per questa ragione, la produzione decise di scartare Presley, affidando il ruolo a Glen Campbell.
Il grinta, il discorso di John Wayne ai Premi Oscar
Nel 1970 John Wayne vinse il Premio Oscar per la Miglior interpretazione grazie al suo ruolo nel film. Quando accettò il premio disse: «Se avessi saputo che avrei vinto avrei indossato quella benda sull’occhio 35 anni prima», riferendosi al tratto distintivo del suo personaggio in scena.
Il grinta, Wayne non era d’accordo con il successo del film
Incredibilmente, nonostante il successo di critica e pubblico, John Wayne non condivideva i risultati raggiunti dalla pellicola. In diverse interviste affermò di aver recitato in pellicole migliori come Ombre Rosse. Inoltre, sembra che durante la cerimonia del 1970 dei Premi Oscar disse a Richard Burton che avrebbe dovuto vincere lui il premio al suo posto.
Il grinta, l’indifferenza tra due attori sul set
I due attori protagonisti, John Wayne e Kim Darby, non andavano molto d’accordo sul set. Sembra che Wayne non apprezzasse Darby ed espresse disappunto dopo che venne a sapere che fu scelta per il ruolo di Mattie Ross. Per questa ragione, una volta che le telecamere erano spente, i due a malapena si salutavano.
L’infettivologo Massimo Galli, ex primario del Sacco in pensione e volto noto nelle fasi più drammatiche della pandemia Covid, è stato rinviato a giudizio per falso e una imputazione alternativa tra turbativa d’asta e abuso d’ufficio assieme al suo ex collaboratore Agostino Riva per uno dei filoni dell’inchiesta milanese su presunti concorsi pilotati per posti da professore e ricercatore alla Facoltà di medicina della Statale di Milano. Lo ha deciso il gup Livio Cristofano che ha accolto anche patteggiamenti per altri due imputati. Il processo inizierà il 13 dicembre 2023 davanti alla X penale.
L’infettivologo rivendica la correttezza del suo operato
Galli, assistito dai legali Giacomo Gualtieri e Roberto Rigoni Stern, ha rilasciato dichiarazioni davanti al giudice per rivendicare, in sostanza, la correttezza del suo operato e anche la sua storia professionale. Riva, suo stretto collaboratore, risultò il candidato vincente nel 2020 di un concorso per il ruolo di professore di seconda fascia in Malattie cutanee, infettive e dell’apparato digerente. Secondo l’accusa, Galli sarebbe intervenuto, come emerso dagli atti, come componente della commissione giudicatrice sul verbale di valutazione dei candidati. In questa veste avrebbe attestato che il prospetto, con i punteggi attribuiti, fosse il risultato del lavoro collegiale nel corso di una riunione da remoto del febbraio 2020 mentre, secondo gli accertamenti, sarebbe stato concordato solo dopo. Per l’accusa, sarebbe stato lo stesso Riva a indicare i punteggi. Chi si era visto penalizzato, ossia Massimo Puoti del Niguarda, aveva comunque manifestato, dopo la notizia dell’indagine, la massima stima nei confronti di Galli.
All’asta il costume che Leonardo DiCaprio indossò sul set di Titanic. La londinese Propstore ha ufficializzato la vendita degli abiti che contraddistinguono il personaggio di Jack Dawson durante tutta la durata del film. Dal 9 al 12 novembre 2023 sarà possibile acquistare in live streaming la camicia bianca, il gilet blu scuro e i pantaloni beige di velluto che la star di Hollywood ha utilizzato per la maggior parte delle sue scene sul set al fianco di Kate Winslet. Per accaparrarseli però bisognerà spendere una cifra tra 115 mila e 230 mila dollari (110-220 mila euro). I capi presentano etichette personalizzate con il nome di DiCaprio e la data di utilizzo, l’agosto 1996 in cui vennero eseguite le riprese. Il costume di Jack Dawson, come ha riportato Tmz, sarà solo uno dei 1800 cimeli del cinema in vendita, tra cui abiti dai set di Pirati dei Caraibi e Il Gladiatore.
Non solo Titanic, all’asta anche abiti di Jack Sparrow e Forrest Gump
Il pezzo più pregiato dell’asta di Propstore è una testa illuminata di C-3PO, il robot dorato della saga Star Wars. Proveniente dal set di Una nuova speranza, primo capitolo diretto nel 1977 da George Lucas, vanta una lampadina sulla fronte ancora funzionante. Il prezzo di vendita stimato è di circa 1,15 milioni di dollari (circa 1,09 milioni di euro). All’asta, che potrebbe fruttare anche oltre 13 milioni in totale, ci saranno poi quasi 2 mila cimeli tra cui oggetti di scena, sceneggiature originali e capi di abbigliamento. In vendita, per esempio, anche l’armatura di Commodo indossata da Joaquin Phoenix ne Il Gladiatoredi Ridley Scott per lo scontro finale contro il protagonista nell’arena. Il prezzo è stimato fra 35 e 70 mila euro circa. Potrebbe arrivare a 250 mila invece la frusta di Indiana Jones che Harrison Ford utilizzò nel film Il tempio maledetto.
Accanto al costume di Titanic e Il Gladiatore, Propstore venderà anche l’abito, con tanto di cappello da capitano, che Johnny Depp indossò sul set di Pirati dei Carabi: Oltre i confini del mare, quarto capitolo della saga di avventura con protagonista Jack Sparrow. Il prezzo stimato è di circa 60 mila euro, ma potrebbe superare i 100 mila. Costo identico per lo scudo di Captain America dal set del film Marvel Studios Il primo vendicatore, che segnò il debutto di Chris Evans nei panni del supereroe dei fumetti. Infine, impossibile non menzionare il copione autografo di Shining, con le annotazioni originali del regista Stanley Kubrick. Fra i pezzi più gettonati della collezione, Propstore stima di venderlo a un prezzo di circa 70 mila euro.
Quali saranno gli coppiemaestri–concorrenti della prossima edizione di Ballando con le stelle, in programma su Rai Uno dal 21 ottobre 2023? La trasmissione ha finalmente svelato tutti i dettagli a riguardo.
Le coppie di Ballando con le stelle 2023
Lunedì 2 ottobre 2023 Milly Carlucci ha ufficialmente chiuso il cerchio sulla nuova edizione del programma svelando con un video social l’ultimo tassello mancante del puzzle, ovvero gli abbinamenti tra maestro professionista e concorrente. Chi ballerà con chi, dunque, da qui fino alla finale dello show? Queste le coppie ufficializzate dalla conduttrice:
Carlotta Mantovan e Moreno Porcu
Giovanni Terzi e Giada Lini
Lino Banfi e Alessandra Tripli
Lorenzo Tano e Lucrezia Lando
Paola Perego e Angelo Madonia
Ricky Tognazzi e Tove Villfor
Rosanna Lambertucci e Simone Casula
Sara Croce e Luca Favilla
Simona Ventura e Samuel Peron
Teo Mammucari e Anastasia Kuzmina
Wanda Nara e Pasquale La Rocca
Maestri e allievi passeranno così le prossime settimane fianco a fianco nella speranza di riuscire a trovare quella giusta complicità che li aiuterà a proseguire nel loro percorso e, chissà, anche a portarsi a casa la tanto ambita coppa.
Annunciati anche tutti i membri della giuria
Squadra che vince non si cambia per quanto riguarda la giuria di questa attesa edizione 2023. Per l’occasione Milly Carlucci e il suo team di autori hanno scelto di affidarsi a un tavolo composto ancora una volta da Carolyn Smith, Ivan Zazzaroni, Guillermo Mariotto, Fabio Canino e, ciliegina sulla torta, Selvaggia Lucarelli. La partecipazione di quest’ultima in modo particolare non era poi così scontata: per mesi si sono rincorse voci di un suo possibile abbandono, forse per volere della stessa produzione (la giornalista in persona aveva parlato in tempi non sospetti della sensazione che la sua sedia stesse «schricciolando»).
Stasera 3 ottobre 2023 andrà in onda su Rai Movie il film Valerian e la città dei mille pianeti alle ore 21.10. Il regista è Luc Besson che si è occupato anche di scrivere la sceneggiatura. Nel cast ci sono Dane DeHaan, Cara Delevingne, Clive Owen, Rihanna, Ethan Hawke e John Goodman.
Valerian e la città dei mille pianeti, trama e cast del film in onda stasera 3 ottobre 2023 su Rai Movie
La trama racconta la storia di due agenti speciali, Valerian (Dane DeHaan) e Laureline (Cara Delevingne), che viaggiano per l’universo e svolgono varie missioni. Entrambi sono giovani ma hanno già molta esperienza sul campo e riescono a portare a termine anche operazioni estremamente complicate. Le cose per loro cambiano quando devono effettuare una missione nella città di Alpha, una metropoli in continua espansione ma diversa dalle solite. Qui razze umane e aliene vivono insieme pacificamente e la tecnologia si è sviluppata in modo eccezionale.
Tuttavia, dopo secoli di pace, prosperità e progresso scientifico, qualcuno sta architettando un piano malvagio. Un nemico trama nell’ombra per poter mettere le mani sulla tecnologia e usarla per conquistare altri pianeti. Lo scopo dei due agenti è quello di fermare queste trame malefiche e scoprire chi si cela dietro al misterioso complotto. Le cose si complicano quando il comandante delle forze umane Arun Filitt (Clive Owen) dà agli agenti un tempo di 10 ore per portare a termine la missione. Valerian e Laureline faranno di tutto pur di fermare la minaccia anche se il primo, da inguaribile dongiovanni spaziale, cercherà di sedurre la collega.
Valerian e la città dei mille pianeti, cinque curiosità sul film
Valerian e la città dei mille pianeti, il libro scritto da Luc Besson
In questo film appaiono circa 200 specie aliene. Il regista Luc Besson scrisse un libro di 600 pagine descrivendo minuziosamente ognuna di queste specie e gli attori del cast dovettero leggerlo tutto per prepararsi al meglio al ruolo.
Valerian e la città dei mille pianeti, il sacrificio di Besson per la produzione
Pur di portare a termine questo progetto, Luc Besson, regista, sceneggiatore e produttore della pellicola, decise di ridurre il suo ingaggio. Questo perché voleva a tutti i costi realizzare questo film, un lungometraggio che sognava da una vita.
Valerian e la città dei mille pianeti, una canzone speciale per i primi trailer
I primi due trailer del film contengono al loro interno la canzone Because dei Beatles. Si tratta di un primato, visto che Besson è stato il primo a ottenere il permesso di usare una canzone dei Beatles per promuovere un’opera cinematografica. Il permesso venne concesso da sir Paul McCartney in persona.
Valerian e la città dei mille pianeti, il soggetto basato su un fumetto
Questa pellicola sci-fi in realtà è basata su un fumetto francese che si chiama Valerian e Laureline. Tale opera venne scritta dall’autore Pierre Christin e disegnata da Jean-Claude Mezieres.
Valerian e la città dei mille pianeti, il cameo di Rutger Hauer
L’attore Rutger Hauer ricevette un grosso compenso per prendere parte al film, anche se il suo tempo in scena è di pochi minuti. Questo perché il regista Luc Besson voleva omaggiare nella sua opera il film Blade Runnerdi Ridley Scott.
Il Parlamento dell’Armenia ha ratificato lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale. La decisione è stata presa dopo un breve dibattito sulla proposta che ha suscitato le ire di Mosca, tradizionale alleato di Erevan, con cui le relazioni sono diventate molto tese dopo l’offensiva azera nel Nagorno-Karabakh, avvenuta con il “benestare” della Russia. I parlamentari armeni hanno votato a favore della ratifica con 60 voti favorevoli e 22 contrari. La Federazione Russa non vedeva di buon occhio l’adesione, dato che in primavera proprio la Cpi ha emesso un mandato di arresto internazionale contro il presidente Vladimir Putin, ritenuto colpevole della deportazione di bambini ucraini.
Per Erevan la ratifica dà «ulteriori garanzie all’Armenia» contro l’Azerbaigian
Eghiche Kirakosian, funzionario armeno responsabile per gli affari di giustizia internazionale, aveva dichiarato che l’adesione alla Cpi avrebbe creato «ulteriori garanzie per l’Armenia» contro l’Azerbaigian, che ha ottenuto una fulminea vittoria militare, ponendo fine al separatismo armeno del Nagorno-Karabakh. La ratifica di questo status fa sì che una potenziale invasione del Paese «ricada sotto la giurisdizione della Corte penale internazionale», il che avrà un «effetto deterrente», aveva sottolineato Kirakosian.
Il Cremlino: «Speriamo che la decisione non abbia un impatto negativo sulle nostre relazioni bilaterali»
La prospettiva aveva suscita l’ira della Russia, che aveva giudicato «estremamente ostile» anche solo il fatto che Erevan prendesse in considerazione l’adesione. «Speriamo ovviamente che queste decisioni non abbiano un impatto negativo sulle nostre relazioni bilaterali», aveva dichiarato il portavoce del presidente russo Dmitri Peskov. Le relazioni tra Armenia e Russia attraversano un momento di turbolenza, con Erevan che accusa Mosca di averla abbandonata di fronte all’Azerbaigian, molto più ricco e meglio armato, cosa che il Cremlino nega. La Russia si è ritirata dalla Cpi nel 2016.