I tifosi del Celtic appartenenti alla Green Brigade, gruppo fortemente politicizzato, da tempo sostenitore della causa palestinese, come già annunciato in precedenza, hanno ignorato gli appelli del club di non “politicizzare” la partita del 25 ottobre contro l’Atletico Madrid e hanno composto la bandiera palestinese sugli spalti.
Celtic fans were not allowed to bring Palestine flags tonight but they still find ways to support them. pic.twitter.com/vf8JO2vAbz
Al loro ingresso nello stadio, i componenti del gruppo sono entrati indossando colori diversi: chi il rosso, chi il nero, chi il bianco e chi il verde. Una volta raggiunti gli spalti, hanno composto la bandiera della Palestina per sottolineare una volta di più da che parte stanno anche in relazione ai fatti più recenti. Prima della partita lo stesso gruppo aveva annunciato che, fuori dal Celtic Park, avrebbe distribuito “migliaia di bandiere” della Palestina, nonostante la proibizione di portarle dentro lo stadio.
Le forze nucleari strategiche russe hanno realizzato un’esercitazione per un «massiccio attacco nucleare in risposta a un attacco nucleare nemico». A renderlo noto è stata la Tass, secondo la quale l’esercitazione delle forze di deterrenza strategica ha coinvolto il lancio di un missile balistico intercontinentale Yars, un missile balistico Sineva da un sottomarino nucleare nel Mare di Barents e il lancio di missili da crociera con bombardieri Tu-95.
Russia conducted training on a massive nuclear strike using a Yars missile.
In addition to the missile, the nuclear-powered missile submarine Tula and two long-range strategic missile carriers were involved in training strategic nuclear forces.
L’annuncio arriva poco dopo la notizia del 25 ottobre dell’ok definitivo del parlamento russo a ritirare la ratifica dal trattato globale che vieta i test sulle armi nucleari. Il presidente russo Vladimir Putin – riferisce sempre la Tass – ha supervisionato le esercitazioni militari che hanno previsto il lancio di missili balistici e da crociera. Nel corso delle esercitazioni è stato testato un missile balistico intercontinentale (Icbm) Yars dal cosmodromo di Plesetsk.
«Israele si sta preparando per l’invasione di terra a Gaza ma non è possibile dare altri dettagli al momento». Sono le parole del premier Benyamin Netanyahu pronunciate nel suo discorso alla nazione. «Ci sono circa 200 ostaggi nelle mani di Hamas» – ha aggiunto – «stiamo facendo tutto il possibile per riportarli a casa». E ancora: «Il 7 ottobre è stato un giorno nero. Chiariremo tutto quello che è successo. Tutti dovranno dare spiegazioni per quell’attacco, a cominciare da me. Ma solo dopo la guerra. Il mio compito ora è quello di guidare il Paese in guerra fino alla vittoria».
Il governo israeliano ha inoltre reso noto che oltre la metà dei 220 ostaggi che si stima siano nelle mani di Hamas hanno cittadinanza straniera e provengono da 25 Paesi differenti. Nello specifico, tra gli ostaggi ci sono 54 cittadini thailandesi, 15 argentini, 12 tedeschi, 12 americani, 6 francesi, 6 russi e 5 nepalesi. Si ritiene che molti abbiano la doppia nazionalità israeliana, ma alcuni, come i thailandesi e i cinque ostaggi nepalesi, quasi certamente no. In Israele, i lavoratori provenienti dalla Thailandia sono circa 30 mila e sono impiegati soprattutto nel settore dell’agricoltura. Sempre secondo quanto riferito dal governo israeliano, dopo l’attacco del 7 ottobre sono morte o risultano disperse 328 persone provenienti da 40 Paesi.
Macron: «Operazione di terra a Gaza sarebbe un errore»
Prima di decollare dal Cairo, dove ha incontrato il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, il premier francese Emmanuel Macron ha dichiarato: «Se si tratta di un intervento massiccio che mette in pericolo la vita delle popolazioni civili, allora penso che sia un errore perché non protegge Israele a lungo termine e perché non è compatibile con il rispetto per le popolazioni civili, il diritto internazionale umanitario e persino le regole di guerra».
In onda da mercoledì 25 ottobre alle 21.20 su Rai 2, la serie CorpoLibero, diretta Cosima Spender e Valerio Bonelli e basata sul romanzo omonimo di Ilaria Bernardini pubblicato da Mondadori. Per tre mercoledì la serie porrà i riflettori sulle Farfalle e su una settimana d’inverno, nella solitaria Italia di montagna, che cambierà per sempre il corso delle loro vite.
Corpo Libero, la trama della serie in onda stasera 25 ottobre 2023 su Rai 2
I tre appuntamenti esplorano il mondo delle ragazze, e donne, nella loro transizione all’età adulta, e il rapporto di incontro-scontro tra corpo (mai totalmente libero) e mente. Già dalla prima puntata emerge il lato oscuro di un sistema spietato che viene coperto sotto la spettacolarizzazione dello sport. E mentre quello che il pubblico vede sono salti leggeri e, quasi, innocenti, dietro le quinte si delineano insicurezze, spietata competizione, inganni e abusi psicologici. La serie pone l’accento sul corpo femminile e sulle sue trasformazioni, un ostacolo che le giovani ginnaste devono affrontare. La crescita, la transizione da ragazze a donne, rappresenta una sfida in ambito ginnico, perché il tempo è il vero ostacolo di ogni ginnasta. E mentre le atlete devono guardare i loro sogni svanire, l’allenatrice Rachele converte il suo desiderio di essere madre in un controllo possessivo delle bambine.
A portare alla ribalta tutti i retroscena più oscuri del mondo della ginnastica è l’interrogatorio di Martina, una giovane atleta della Vis Invicta e partecipante al torneo Winter Fox. Rispondendo alle domande della poliziotta che sta indagando sulla morte di una ragazza, Martina ripercorre la settimana appena trascorsa, dai rigidi allenamenti alle gare, rivelando come una passione possa diventare un incubo fatto di ansie e pressioni. Ferma da oltre 10 mesi per un infortunio, non avrebbe dovuto prendere parte alla gara. Ne sono a conoscenza tutti nella squadra. Da Carla, astro nascente su cui puntano l’allenatrice e il medico sportivo Alex, a Nadia, la sua ombra, fino a Anna e Benedetta. La tensione tra le ragazze è palpabile, in particolare per Martina, che lotta per provare di essere ancora la campionessa di un tempo. La serie mostra quindi il primo giorno di gara con Martina, costretta dalla coach in panchina, e Carla e Angelica Ladeci (della nazionale rumena) sotto i riflettori mentre si sfidano senza esclusione di colpi. Martina considera seriamente di rinunciare alla carriera e ai suoi sogni anche per la complicità crescente con Pietro, figlio della proprietaria dell’albergo. Tuttavia, l’incontro con Angelica mette in discussione tale decisione. Intanto, il torneo Winter Fox scivola nel caos, mentre la poliziotta Elena Pace, incaricata del caso di omicidio, cerca di scoprire cosa stia davvero mettendo a dura prova la stabilità fisica e mentale delle ragazze.
Corpo Libero, il cast della serie in onda stasera 25 ottobre 2023 su Rai 2
Il condirettore generale di Poste Italiane, Giuseppe Lasco, ha annunciato al TG Postele prossime tappe di sviluppo del Progetto Polis per i comuni con meno di 15 mila abitanti che coniuga risultati di business con il supporto al sistema Paese. L’iniziativa, nata per contrastare l’abbandono dei piccoli centri, prevede la diffusione, in quasi 7 mila di questi, di sportelli unici dove erogare i servizi della pubblica amministrazione (oltre che la creazione di una rete di coworking composta da 250 siti).
Lasco: «Da febbraio Cie e servizi dell’AdE negli uffici postali coinvolti nel progetto»
«Al momento stiamo già erogando servizi dell’Inps, certificati anagrafici e giudiziari. A partire da dicembre anche l’ufficio postale potrà erogare il passaporto, mentre da febbraio rilasceremo le carte di identità elettroniche e i servizi dell’Agenzia delle entrate». E in merito agli spazi di coworking: «Vogliamo dare a persone, aziende e professionisti l’opportunità di usarli. Non saranno solo nelle grandi città dove i player del settore sono già presenti, ma soprattutto nelle realtà medio-piccole, per contribuire allo sviluppo sociale ed economico di tutto il Paese».
Nasce Campus Italia, il progetto per creare spazi tecnologici e formativi
Il condirettore ha poi annunciato il lancio di Campus Italia, un progetto nato dall’alleanza tra Poste e le maggiori Università del Paese destinato a dar vita ai primi sei centri di sviluppo e formazione per i dipendenti del Gruppo. Lasco ha spiegato che l’azienda ha stretto «circa 50 accordi con i migliori atenei italiani e con i migliori enti di formazione» per creare spazi tecnologici e formativi avanzati dedicati alla formazione. I centri sorgeranno a Milano, Venezia, Bologna, Roma, Napoli e Palermo, così da poter valorizzare le persone di Poste Italiane su tutto il territorio nazionale. «Campus Italia sarà un progetto di eccellenza, grazie al quale i nostri dipendenti avranno l’opportunità di sviluppare nuove competenze e ottenere certificazioni. Abbiamo sempre ribadito che in questa azienda bisogna elevare al massimo i processi di meritocrazia e la valorizzazione delle persone è uno dei nostri pilastri strategici per continuare a crescere», ha concluso.
La procura di Milano, in vista della richiesta di rinvio a giudizio, ha chiuso le indagini nei confronti di tre giovani, tra i 23 e i 27 anni, due dei quali titolari di un locale in zona Navigli, che lo scorso marzo avrebbero violentato una giovane manager di 31 anni.
La ricostruzione
Secondo quanto ricostruito nell’inchiesta del pm Alessia Menegazzo, condotta dai carabinieri, la giovane stava trascorrendo la serata del 21 marzo in un locale. I tre indagati, i due titolari e un loro amico, a un certo punto, stando anche alle immagini acquisite nelle indagini, avrebbero approfittato delle condizioni alterate da alcol della giovane e l’avrebbero portata in una cantina non lontano dal locale. Lo stesso luogo dove avrebbero abusato di lei, riprendendo anche parte delle presunte violenze con un telefonino. Il video sarebbe stato poi diffuso.
I dolori della vittima al risveglio
La giovane, in base a quanto riportato nella sua denuncia, si sarebbe risvegliata nella sua abitazione senza ricordare nulla di quanto accaduto, accusando tuttavia forti dolori. Di qui, la visita alla clinica Mangiagalli, al centro antiviolenza. Nelle indagini non sono state eseguite misure cautelari a carico dei tre giovani, accusati di violenza sessuale di gruppo. Prevista nelle prossime settimane l’udienza preliminare. I tre sono anche accusati di aver usato una carta di credito sottratta alla giovane.
Eliminata l’attenuante per “lieve entità”, ma solo quando avviene passaggio di denaro. Il governo, durante la seduta delle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato, ha espresso parere favorevole a un emendamento di FdI, avente come primo firmatario Marco Lisei, al dl Caivano. Con l’approvazione dell’emendamento viene pertanto aggiunto un comma a quello della legge sugli stupefacenti.
Lisei: «Emendamento contro lo spaccio»
Lisei ha motivato l’emendamento che «mira a contrastare lo spaccio di strada, anche perché purtroppo» – ha spiegato – «oggi la giurisprudenza tende a considerare troppe cose di lieve entità. Se io ho tre piantine in balcone e ne consumo io il prodotto è un conto, ma se invece io lo vendo, è chiaramente un altro caso».
Pd: «Escobar uguale a studente che rivende una canna»
«Così si mettono sullo stesso piano Pablo Escobar e lo studente che si rivende una canna al compagno», ha affermato il capogruppo del Pd in commissione Giustizia, Alfredo Bazoli. «Salta il principio di proporzionalità, ed è palesemente incostituzionale. Oltretutto finiamo per riempire le carceri italiane di studenti un po’ incauti» ha aggiunto.
Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, è stato convocato dalla commissione di Vigilanza Rai insieme al direttore dell’Approfondimento, Paolo Corsini. Il giornalista dovrà spiegare il motivo per cui ha mandato in onda un’inchiesta su Silvio Berlusconi durante il voto per le suppletive di Monza. Una scelta che non è piaciuta alla maggioranza, soprattutto ai membri della commissione di Forza Italia. Così i parlamentari di centrodestra hanno votato per convocare Ranucci in commissione e trattare il caso Report singolarmente. E con questa scelta hanno aperto lo scontro con l’opposizione, perché hanno ignorato la proposta della presidente della commissione, Barbara Floridia, di inserire l’audizione in una serie di incontri complessivi sulle scelte editoriali della Rai.
Il Movimento 5 stelle attacca: «Atto intimidatorio»
Da Barbara Floridia e dal partito che rappresenta, il Movimento 5 stelle, è arrivato poi l’attacco al centrodestra. In una nota hanno scritto: «La convocazione di Ranucci imposta dalla maggioranza rappresenta un atto intimidatorio nei confronti della libera informazione e un precedente grave che apre la porta a una interpretazione distorta e strumentale delle funzioni della commissione. Chi si ritiene diffamato si rivolga eventualmente a un giudice, ma la Vigilanza non può essere utilizzata come un tribunale dell’inquisizione a fini politici o per interessi di partito. Ci preoccupa profondamente l’utilizzo che fa questa maggioranza di una istituzione di garanzia per attaccare in maniera sconsiderata la libertà di stampa e il servizio pubblico, ignorando completamente le grandi sfide che la Rai ha di fronte».
Avs: «Fatto gravissimo»
Anche Alleanza Verdi e Sinistra, con Angelo Bonelli e Peppe De Cristofaro, ha attaccato: «Quanto avvenuto oggi in ufficio di presidenza della commissione è gravissimo. La destra a maggioranza ha votato per convocare in commissione il conduttore della trasmissione Report, Ranucci, reo di aver fatto giornalismo d’inchiesta sull’eredità di Berlusconi. Una vera e propria intimidazione contro chi esercita la professione con la schiena dritta. Invece di pensare a come bloccare una delle poche trasmissioni d’inchiesta rimaste in Rai, la destra pensi all’emorragia di audience dovuta alle scelte sbagliate dell’amministratore delegato e del direttore generale dell’azienda di servizio pubblico. Problemi di ascolti che non ha Report. Tele Meloni non piace agli italiani».
L’Inter si prepara al debutto di un nuovo sponsor. Il 12 novembre 2023, in occasione del match casalingo contro il Frosinone valido per la dodicesima giornata del campionato di Serie A, a San Siro scenderà in campo anche Qatar Airways. Secondo quanto rivelato da Calcio e finanza, allo stadio Giuseppe Meazza è prevista, per la presentazione, una scenografia dedicata al nuovo sponsor, che frutterà oltre un milione di euro al club nerazzurro.
L’accordo con Paramout+ scade a fine stagione
In totale l’Inter dovrebbe incassare circa 1,5 milioni di euro per l’intera stagione. Ma l’accordo ha un altro aspetto da non sottovalutare. La società è riuscita a entrare in contatto con un nuovo partner, a pochi mesi dalla scadenza dell’accordo con l’attuale main sponsor, Paramount+. Il logo del servizio streaming e televisivo gestito dalla Paramount Global, campeggerà sulle maglie nerazzurre fino alla fine della stagione 2023/2024. Ad oggi, però, non c’è alcuna ipotesi di rinnovo e senza una soluzione l’Inter rischierebbe di perdere gli introiti garantiti da un possibile sponsor sulla maglia.
L’Inter vuole evitare i problemi avuti con Digitalbits, il cui logo ha accompagnato la squadra sulla maglia per mesi, prima dell’accordo con Paramout+. Il vecchio sponsor ha creato diversi disagi alla società, relativi soprattutto ai mancati pagamenti di alcuni premi per le posizioni finali della stagione 2021/2022 e al «canone base di 24 milioni di euro» per l’annata successiva. La denuncia era arrivata nel febbraio 2023, con tanto di rimozione del logo dalla maglia. E in quelle settimane la società guidata dal presidente Steven Zhang ha iniziato a cercare nuovi partner commerciali. L’Inter sarebbe anche stata a un passo dall’accordo con la Turkish Airlines, senza mai chiudere l’accordo. Ora, invece, è arrivata una nuova compagnia aerea.
UniCredit ha presentato Buddy R-Evolution, una nuova “filiale remota” che mette i clienti al centro offrendo loro una piattaforma digitale tecnologicamente avanzata grazie alla quale potranno scegliere come e quando accedere al mondo UniCredit ovunque essi siano. Il progetto partirà nel corso del primo trimestre del 2024 con un modello di servizio potenziato e complementare ai canali già esistenti in UniCredit: filiale fisica, call center, internet e mobile.
Si può interagire via chat con un operatore o prenotare un appuntamento
I clienti potranno scegliere se interagire via chat con un operatore, 24 ore su 24 sette giorni su sette, oppure optare per una interazione fisica, fissando un appuntamento con uno dei 750 agenti finanziari di UniCredit per una consulenza personalizzata, a casa o in altro luogo a propria scelta anche oltre il consueto orario di lavoro. Sarà possibile accedere anche a consulenze professionali in ambito immobiliare tramite la rete di UniCredit Subito Casa. Il Gruppo intende servire i propri clienti nel modo più adatto a loro offrendo scelta, discrezione e flessibilità. Si va oltre il semplice digital banking e Buddy è la scelta giusta per coloro che preferiscono che la filiale li segua ovunque. Questa iniziativa è uno dei tasselli del piano di trasformazione digitale di UniCredit Unlocked, che si basa su importanti investimenti in cloud, dati e tecnologia AI.
Per raggiungere la filiale è sufficiente cliccare la “B” alla base dell’app
Lanciata sul mercato italiano nel 2018 al servizio di clienti che desideravano una banca digitale e un servizio accessibile, rapido ed efficiente, Buddybank ha rappresentato un potente motore di acquisizione per UniCredit. Serve oggi 410 mila clienti con una concierge a loro dedicata a Milano che occupa circa 100 dipendenti (24/7) e i servizi sono molto apprezzati, come dimostrato dalle valutazioni dello store (Apple 4.5 e Android 4.2) e da un indice di soddisfazione della chat al termine delle conversazioni del 91 per cento. La filiale di Buddy è facilmente raggiungibile via chat. Basta entrare in app e con un tap sulla “B” alla base dell’applicazione, il cliente può attivare la conversazione direttamente con un operatore di UniCredit, del team di Concierge con un modello di messaggistica che gestisce in media 1.500 conversazioni via chat ogni giorno dell’anno e una Concierge per Lifestyle, sempre h24/7 in collaborazione con Quintessentially.
L’ad Orcel: «Clienti al centro del nostro operato»
Andrea Orcel, head of Italy e ceo del Gruppo UniCredit, ha dichiarato: «Come banca ci impegniamo a mettere i nostri clienti al centro di tutto ciò che facciamo. Questo significa che vogliamo servirli nel modo migliore. Abbiamo ascoltato le loro richieste: volevano una combinazione di assistenza digitale e impegno umano con i nostri team sul territorio. Volevano scelta e flessibilità. Volevano un modo migliore di fare banca. È questo che ha ispirato la creazione di Buddy R-Evolution, che risponde alle richieste dei clienti, offrendo loro un modo migliore di fare banca e permettendogli di gestire al meglio le loro finanze quotidiane. Il viaggio di Buddy R-Evolution è appena iniziato, e continueremo a migliorare ascoltando queste richieste. Questo lancio è una prova importante del nostro impegno a lavorare con i nostri clienti e a dare loro ciò che desiderano. Mettere i nostri clienti veramente al centro del nostro modo di fare business e l’impegno a realizzare una trasformazione digitale sono i pilastri fondamentali di UniCredit Unlocked. Buddy R-Evolution è una dimostrazione tangibile di come riusciamo a realizzare entrambe le cose».
Per far fronte alla situazione rifiuti sull’Everest, la compagnia di ingegneria ambientale e tecnologica, The NeveRest Project, con sede a Barcellona, ha presentato un progetto per la realizzazione del primo Campo base sostenibile dell’Everest. Realizzato insieme al NepalTourism Board, comprende una serie di soluzioni innovative, che hanno l’obiettivo di risolvere le problematiche ambientali dovute all’elevato numero di visitatori presso la montagna più alta del mondo.
¡Sostenibilidad en el Everest! The NeverRest Project junto con el Nepal Tourism Board lanzan el primer Campo Base Sostenible. Innovaciones en gestión de residuos, recursos energéticos e hídricos y mucho más para cuidar la montaña. https://t.co/WLUd905B1N
Il piano, presentato lo scorso 7 ottobre nell’ambito della seconda conferenza internazionale sullo Sviluppo Sostenibile della Montagna, nella città nepalese di Pokhara, prevede la realizzazione di un Campo Base attraverso un’analisi dell’uso dello spazio, delle tende portatili solari che riducono l’uso di gas e kerosene, un sistema per filtrare l’urina e una riduzione del 42 per cento delle quantità riversate ogni anno nel ghiacciaio Khumbu. Il progetto prevede anche un sistema di toilette in grado di incenerire le feci ad alte temperature, lasciando come scarto una piccola quantità di ceneri.
Glaciares artificiales y tiendas solares: así será el nuevo Campo Base Sostenible del Everest https://t.co/QkAChCj33v
Altro elemento che non è stato tralasciato, è quello del consumo di acqua. Attualmente, il consumo del Campo base dell’Everest è di 12.000 litri al giorno che vengono prelevati dal ghiacciaio del Khumbu. Per evitare di danneggiarlo ulteriormente, Il NeveRest Project ha proposto la realizzazione di una sorta di ghiacciaio artificiale, The Ice Spring, che può fornire tutta l’acqua potabile che occorre da una fonte sostenibile. Come riportato da Montagna.tv, sono tuttavia ancora numerosi gli interrogativi sulla effettiva fattibilità del progetto e soprattutto sulla sua copertura finanziaria.
Occhi neri, zigomi pronunciati e capelli scuri. È l’aspetto di Juanita, una ragazza di 14 o 15 anni che visse in Perù 500 anni fa. Un team di archeologi sudamericani ed europei ha infatti delineato il suo volto utilizzando l’analisi del Dna e una tecnica di ricostruzione facciale in tre dimensioni. Hanno infine realizzato un busto in silicone, presentato in una cerimonia ufficiale al Museo dei santuari andini presso l’Università di Santa Maria ad Arequipa, vicino al confine con il Cile. Nota anche come Fanciulla di ghiaccio, la sua mummia venne ritrovata nel 1995 sulle Ande dall’archeologo americano Johan Reinhard, che ha partecipato agli studi. «Mai avrei pensato di vedere il suo aspetto», ha detto entusiasta all’Associated Press. «Ora, dopo 28 anni, è più viva che mai».
Perù, la mummia Juanita sacrificata agli dei in un rituale
Secondo gli antropologi, Juanita visse nel XV secolo d.C. e trovò la morte in un’età compresa fra 14 e 15 anni. Era alta un metro e 40 e pesava appena 35 chilogrammi, dimostrandosi in piena salute. La ragazza venne sacrificata in un rituale per propiziare il volere degli dei probabilmente, secondo una ricerca della John Hopkins University, tramite un colpo violento dietro la nuca. È probabile che i sacerdoti l’abbiano drogata e messa in ginocchio su un altare votivo situato in altura, dove la venerarono per generazioni in quanto intermediaria tra il pantheon e il popolo. Gli archeologi infatti hanno ritrovato la mummia a 6400 metri di altitudine durante una spedizione sul vulcano Alpato guidata dal dottor Reinhard e dall’alpinista locale Miguel Zarate. Indossava una tunica cerimoniale e un copricapo, mentre attorno vi erano ciotole e idoli votivi in ceramica.
— Universidad Católica de Santa María (@UCSM_oficial) October 24, 2023
«Per prima cosa abbiamo realizzato una replica digitale del cranio», ha spiegato la dottoressa Dagmara Socha, bioarcheologa del Centro per gli studi andini all’Università di Varsavia. Si è poi passati ad analizzare e scansionare la mummia per determinarne il patrimonio genetico e le caratteristiche etnologiche, così da delineare con maggiore precisione l’età e la carnagione. Un lavoro di circa 400 ore, cui ha contribuito Oscar Nillson, uno specialista svedese in ricostruzione facciale, che ha consentito di modellare al meglio l’aspetto della ragazza, tanto da restituire per la prima volta i lineamenti del viso. «Questi risultati ci consentono di comprendere meglio la sua vita e la cultura Inca», ha ricordato Reinhard. «Un tale sacrificio, per esempio, era motivo di onore e orgoglio non solo per il defunto, consentendogli la beatitudine ultraterrena, ma anche per la sua famiglia». Reinhard ha scoperto almeno 14 corpi sulle Ande, tra cui quelli di tre bambini.
Che mondo sarebbe senza pasta? Il 25 ottobre è la Giornata mondiale della pasta (World Pasta Day). Curata dall’International Pasta Organization (Ipo), la sua 19esima edizione si tiene quest’anno nella città di San Paolo del Brasile. Per la settimana dal 23 al 28 ottobre sono previste iniziative in tutto il mondo, tra cui in Italia “Pastifici aperti”, che vede i pastai aderenti all’Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane (Aidepi) aprire gli stabilimenti produttivi al pubblico. Il testimonial italiano di questa edizione è il cuoco Antonino Cannavacciuolo. Sono state donate da parte dei pastai italiani 13 tonnellate di pasta alle mense Caritas, cioè circa 160 mila porzioni. Nel resto del mondo, con l’iniziativa The power of pasta, sono previste donazioni di 3 milioni di piatti di pasta in favore di associazioni che si impegnano per contrastare la fame nel mondo.
Simbolo di questa edizione: gli spaghetti al pomodoro
L’obiettivo di questa giornata è diffondere la cultura dei valori nutrizionali e della trasversalità di uno degli alimenti più noti e consumati al mondo, cultura promossa sia dai pastai, sia da centinaia di esperti di vari settori scientifici, così come da giornalisti, chef e istituzioni in tutto il mondo. Quest’anno sotto i riflettori ci sono gli spaghetti al pomodoro, votati come simbolo internazionale della Giornata grazie alle loro proprietà nutritive e alla loro diffusione, che supera culture locali e tradizioni regionali. Gli eventi possono essere seguiti facilmente sui social tramite gli hashtag #Spaghetti e #WorldPastaDay.
Una scossa di terremoto, di magnitudo 4.3, si è verificata nei pressi di Calto, in provincia di Rovigo, a una profondità di 20 chilometri e 137 chilometri a sud ovest da Brugnera, a Pordenone. Il sisma, la cui notizia è stata diffusa dalla Protezione civile Fvg di Palmanova, in provincia di Udine, è stato registrato dal Centro di Ricerche Sismologiche Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale-Ogs di Trieste. L’epicentro è stato a Ceneselli, un comune di 1.559 abitanti a ovest del capoluogo. Sui social molti utenti hanno commentato e c’è chi dice di aver avverti la scossa fino a Bologna. Segnalazioni anche da Ferrara, Modena e Reggio Emilia.
Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha scritto su Facebook: «Una scossa di terremoto di magnitudo 4.3 si è avvertita in molte località del Veneto oggi alle 15:45. L’epicentro sarebbe in Polesine, nella zona di Rovigo. La Protezione civile del Veneto sta contattando i comuni per una prima ricognizione di eventuali danni. Voi l’avete sentita la scossa?».
«Il mio nome è John Shaft, non muovetevi», era la frase storica del detective John Shaft in una famosa scena del film poliziesco Shaft il detective (1971). Il personaggio era interpretato da Richard Roundtree, considerato la prima vera icona nera della storia del cinema americano, morto a Los Angeles a 81 anni per un cancro al pancreas. A dare la notizia, il suo manager Patrick McMinn. Prima del pancreas, l’attore aveva già dovuto combattere con un altro tumore, al seno, sconfitto nel 1993. Dopo un’assenza di diversi anni, era tornato sullo schermo in diversi episodi di Desperate Housewives, interpretando un detective senza scrupoli.
The passing of Richard Roundtree is a real blow. Loved being around him, learning, working, laughing & feeling Blessed to have an idol live up to who I expected him to be!! Thanks for making us feel REAL GOOD about ourselves! Rest In Power pic.twitter.com/yQq6SXyn9K
Grazie al ruolo di Shaft nei film Shaft il detective (1971), Shaft colpisce ancora (1972), Shaft e i mercanti di schiavi (1973), nella serie televisiva Shaft (1973-1974) e in seguito in Shaft (2000), Shaft (2019), Roundtree divenne anche simbolo della blaxploitation, genere che prende il nome dalla fusione di due black (nero) ed exploitation (sfruttamento), nato negli Stati Uniti, nei primi anni Settanta, quando molti film furono realizzati a basso costo avendo come pubblico di riferimento gli afroamericani. Il primo film della serie sull’investigatore privato John Shaft, diretto da Gordon Parks, vinse anche un Oscar per la colonna sonora di Isaac Hayes.
Un militare italiano è morto in Kosovo in un incidente stradale mentre si dirigeva verso la capitale Pristina. La vittima, di origine sarda, si chiamava Claudio Cadeddu e aveva 47 anni. Si trovava lì per la missione della sua unità operativa all’interno della Kosovo Force (Kfor). Si è scontrato con il suo veicolo militare contro un’automobile con a bordo un civile, che viaggiava contromano. A bordo con lui si trovava una collega, che è rimasta incolume riportando solo ferite lievi, e che è stata trasportata all’ospedale della base militare italiana. Entrambi lavoravano nel centro militare veterinario di Grosseto. Con i militari c’erano anche i loro due cani, che sono stati portati precauzionalmente nel campo dell’unità veterinaria della Kfor.
Le condoglianze sui social da parte dei vertici militari
Sui social sono state pubblicate le condoglianze da parte del capo di Stato maggiore dell’esercito, Pietro Serino, così come gli auguri di pronta guarigione della collega. Anche il comandante della Kfor, il generale turco Özkan Ulutas, ha espresso il suo cordoglio: «Esprimo le mie più sincere condoglianze. I miei pensieri vanno alla famiglia e agli amici del soldato morto in queste tragiche circostanze. Auguriamo e speriamo in una rapida guarigione dell’altro militare ferito». Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha commentato: «Con enorme sofferenza, a nome della Difesa e mio personale, esprimo la mia vicinanza e vorrei stringere in un ideale abbraccio la moglie, la figlia ed i familiari di Claudio Cadeddu, servitore dell’Italia nell’Esercito Italiano, vittima di un tragico incidente stradale in Kosovo. Addio Claudio». La polizia militare internazionale sta attualmente indagando sulle cause dell’incidente in collaborazione con le autorità locali e internazionali. Cadeddu lascia moglie e una figlia.
"Con enorme sofferenza,anche a nome della Difesa esprimo vicinanza e stringo in un ideale abbraccio la moglie,la figlia e i familiari di Claudio Cadeddu,servitore dell’Italia nell’@Esercito, vittima di un tragico incidente stradale in Kosovo.Addio Claudio".Così Min @GuidoCrosettopic.twitter.com/UO1Ooi6u2Z
Fornire uno strumento concreto per far crescere il ruolo delle donne nell’economia, favorendo percorsi professionali e supportandole nell’orientamento del proprio percorso professionale e dando loro la possibilità di formarsi in maniera continua e coerente con il mercato. È questo l’obiettivo di Women Plus, l’app lanciata da TIM e presentata nell’ambito della 4 Weeks 4 Inclusion, la maratona sull’inclusione ideata e promossa dal Gruppo. La soluzione, realizzata da Women at Business, è disponibile da mercoledì 25 ottobre 2023 sui principali store digitali (iOS e Android).
Posizioni aperte, mentoring e formazione in un’unica app
Partendo dall’esperienza di Mulheres Positivas, progetto che TIM ha sostenuto in Brasile con l’imprenditrice Fabi Saad, Women Plus lavorerà su diversi aspetti, permettendo alle donne di trovare in un unico sistema le posizioni aperte, grazie anche a strumenti di matching fra le loro competenze e i lavori disponibili, ma anche mentoring, formazione e talk ispirazionali. Secondo i dati Istat, in Italia le donne occupate sono solo il 55,2 per cento e tra i giovani che non studiano e sono senza lavoro (NEET – Not in Education, Employment or Training) rappresentano il 56 per cento. Sul fronte della formazione, invece, appena il 16 per cento delle ragazze sceglie corsi universitari nelle materie STEM. L’applicazione ha avuto anche il patrocinio della Commissione Europea.
Dalli: «Contribuisce a rimuovere gli ostacoli all’emancipazione economica femminile»
La commissaria europea all’Uguaglianza, Helena Dalli, ha dichiarato: «L’app Women Plus di TIM destinata alle donne in cerca di occupazione è un ottimo esempio di come un’impresa possa contribuire a rimuovere gli ostacoli all’emancipazione economica delle donne. Questa iniziativa rientra in un approccio globale in linea con la nostra strategia per la parità di genere, azioni sulla parità e leadership femminile alla promozione di un’equa ripartizione dei ruoli familiari, all’incoraggiamento della formazione delle donne nelle discipline stem».
Labriola: «Parità di genere al centro del nostro piano»
Gli ha fatto eco l’amministratore delegato di TIM Pietro Labriola: «La nostra missione in TIM è connettere le persone, abbattendo barriere e distanze, lavorando alla crescita di tutta la collettività. Women Plus rappresenta un altro tassello di questo impegno. La parità di genere è uno dei temi più importanti su cui stiamo lavorando, con azioni concrete inserite nel nostro piano: lo abbiamo messo al centro delle nostre attività, perché vogliamo superare gli stereotipi e gli schemi che guardano al passato, per contribuire a un mondo in cui tutti abbiano le stesse opportunità».
Basili: «Opportunità e strumento concreto per cambiamento culturale»
Questo infine il commento di Laura Basili, founder di Women at Business: «Women at Business è stata fin dalla sua nascita un progetto tech, basato sulla valorizzazione delle competenze delle donne per risolvere un problema sociale, quello dell’occupazione femminile in Italia. L’app Women Plus rappresenta per noi, per le donne e gli uomini di questo paese una grandissima opportunità e al contempo uno strumento concreto per generare il cambiamento culturale necessario al raggiungimento di una società più inclusiva, equa e sostenibile».
Ben 41 Stati americani hanno fatto causa a Meta. L’accusa rivolta al gigante dei social media guidato da Mark Zuckerberg è di creare dipendenza nei minorenni, con meccanismi utilizzati sulle piattaforme Facebook e Instagram. Il procedimento legale è partito dopo un’indagine avviata nel 2021 sulle conseguenze dei social sulla salute dei minori. Nel rapporto federale di 233, si parla di tattiche pericolose e manipolative, con «schemi per sfruttare gli utenti più giovani con l’obiettivo di aumentare i profitti». Facebook e Instagram ingannerebbero i minorenni sulle misure di sicurezza per raccogliere i loro dati personali, in violazione della legge sulla privacy.
Rob Bonta: «Inchiesta bipartisan»
L’inchiesta è stata portata avanti da una collaborazione bipartisan tra stati repubblicani e democratici. Un fattore da non sottovalutare, specificato anche dall’attorney generale del Colorado, il democratico Phil Weiser. Quest’ultimo ha dichiarato: «In un momento che la nostra nazione non vede un livello di collaborazione bipartisan di cui abbiamo bisogno, ora la potete vedere in questo gruppo di procuratori generali». E lo stesso ha fatto Rob Bonta, attorney general della California: «La nostra inchiesta bipartisan è arrivata ad un’importante conclusione: Meta sta mettendo in pericolo i nostri bambini e adolescenti, rendendoli dipendenti per aumentare i propri profitti».
Liza Crenshaw: «Meta delusa dalla scelta dei procuratori generali»
La risposta di Meta è stata affidata alle parole della portavoce Liza Crenshaw. Ha spiegato che la società è «delusa dal fatto che invece di lavorare in modo produttivo con le società del settore per creare degli standard chiari, appropriati all’età per le molte app usate dai teenager, i procuratori generali abbiano scelto» le vie legali. Intanto alcuni Stati, come l’Arkansas e lo Utah, hanno varato nuove norme molto più stringenti che in passato. Ad esempio è stato vietato ai minori di 13 anni di avere accesso ai social media, mentre ragazze e ragazzi con meno di 18 anni potranno iscriversi e accedere soltanto con l’assenso dei genitori.
In una storia pubblicata su Instagram, l’influencer italo-palestinese Karem Rohana ha raccontato di essere stato aggredito a Roma nella serata del 24 ottobre, dopo essere rientrato da Israele. «Mi hanno appena massacrato con calci e pugni in faccia e nella schiena. Due Smart mi hanno seguito dall’aeroporto e quando sono sceso dalla macchina di un’amica mi hanno assalito». Seguito da 128 mila persone, tramite l’account Karem from Haifa l’influencer è molto attivo nella difesa dei diritti della popolazione palestinese e nella campagna contro l’occupazione militare di Israele in Cisgiordania.
L’agguato è avvenuto sulla via Ostiense: era appena tornato da Israele
«Volevano proprio ammazzarmi secondo me», ha detto Rohana. L’agguato è avvenuto all’altezza del civico 117 di via Ostiense. Bloccato a Gerusalemme per diversi giorni, dove era arrivato prima del 7 ottobre, l’attivista ha raccontato dei bombardamenti e delle violenze compiute da parte di Israele: durante la sua permanenza in Medio Oriente, il suo profilo Instagram è stato bloccato sette volte. Prima della partenza da Tel Aviv aveva pubblicato alcune storie in cui chiedeva agli amici un passaggio dall’aeroporto di Fiumicino. E proprio questa informazione potrebbe essere stata sfruttata dagli aggressori per individuare la sua posizione.
La giornalista Benedetta Sabene, che era con lui: «È un crimine d’odio gravissimo»
A riaccompagnare a casa Karem era stata alla fine Benedetta Sabene, redattrice del programma di Michele Santoro Servizio Pubblico: «È un crimine d’odio gravissimo, è un indice dei tempi che stiamo vivendo. Delle persone si sentono libere e tranquille di pedinare e aggredire un ragazzo solo perché è palestinese. Vi invito a dare solidarietà a Karem e a proteggerci tra di noi».
L’arresto, la condanna per reati minori, la detenzione, ma anche la separazione. Chi entra in carcere deve lasciare sempre qualcosa o qualcuno, è scontato. L’uomo al centro di questa storia, raccontata da Repubblica, con l’ingresso nella Casa circondariale di Lecce, ha lasciato il suo unico compagno di vita: il cane Zair, che lo accompagnava durante le sue passeggiate. L’unico perché per il tempo della detenzione, a oggi circa dodici mesi, nessuno è andato a trovare l’uomo, nessun parente, nessun amico o conoscente.
Rieducare per recuperare
La Casa circondariale di Lecce, come riporta il quotidiano, ha avviato da tempo un importante lavoro di rieducazione sociale, con l’obiettivo di dare alla pena anche un altro significato, quello del recupero e dell’accoglienza. Ecco perché la solitudine dell’uomo non è passata inosservata. Non avendo mai ricevuto visite, la dottoressa Monica Rizzo ha disposto un incontro tra l’uomo e il suo fedele amico Zair, grazie al supporto e alla sensibilità della direttrice, Maria Teresa Susca.
L’incontro
Naturalmente, tutto si è svolto tra le mura del carcere, più precisamente, in un roseto creato e accudito da un altro detenuto. «Maggiormente vicini ci si pone al condannato» hanno fatto sapere dall’istituto detentivo «più efficacemente si può attivare un processo di valorizzazione della sua individualità, in un’ottica di responsabilizzazione e di rieducazione».