Le elezioni più incerte per l’Argentina degli ultimi decenni arrivano nel peggior momento per la terza economia dell’America Latina, alle prese con un’inflazione tra le più alte al mondo (138 per cento su base annua), un tasso di povertà del 40 per cento e un debito fuori controllo. Gli argentini tornano alle urne per eleggere il nuovo presidente nonché parte del Congresso nazionale (metà dei deputati e un terzo dei senatori). Vista la rinuncia di Alberto Fernandez a ricandidarsi, a contendersi la presidenza sono l’economista ultraliberista Javier Milei, l’attuale ministro dell’Economia Sergio Massa – centrosinistra – e l’ex ministra di destra Patricia Bullrich.
Milei ha promesso di «eliminare i parassiti della casta»
Le Primarias, Abiertas, Simultáneas y Obligatorias (Peso) del 13 agosto, con le quali ciascun partito/coalizione ha scelto il candidato alle presidenziali del 22 ottobre, hanno visto prevalere a sorpresa Milei, capace di ottenere il 30 per cento dei voti. Economista eletto al Congresso nel 2021 dopo aver acquisito notorietà come personaggio radiofonico e televisivo antisistema, Milei ha promesso di «eliminare i parassiti della casta» e di tagliare drasticamente la spesa pubblica. Apprezzato soprattutto dai giovani (in Argentina si può votare a 16 anni), è su posizioni iperliberiste in economia – si autodefinisce anarco-capitalista – e conservatrici nel sociale: è ad esempio antiabortista e contrario all’educazione sessuale nelle scuole. Fondatore di La Libertad Avanza, coalizione che lo sostiene in queste elezioni, ha cinque mastini, tutti con nomi di noti economisti. E, seconda curiosità, compie gli anni (53) proprio il 22 ottobre.
A contendergli la presidenza ci sono Massa e Bullrich
A sfidare il grande favorito per la presidenza ci sono l’alfiere del peronismo, fedelissimo di Cristina Kirchner e attuale ministro dell’Economia Massa, candidato della coalizione Unión por la Patria, sorta sulle ceneri del Fronte de Todos, e l’esponente dell’opposizione Bullrich. Il primo è dal 2022 a capo del “superdicastero” dell’Economia, della Produzione e dell’Agricoltura, appositamente istituito con l’obiettivo (fallito) di dare una svolta alla politica economica del governo di Fernandez. La seconda, candidata di Juntos por el Cambio, è a capo della corrente di destra del partito Propuesta Republicana dell’ex presidente Mauricio Macrì: promette il pugno di ferro contro i «professionisti dello sciopero» e la criminalità dilagante nel Paese.
In base ai sondaggi, Milei è in testa con il 35 per cento delle intenzioni di voto, contro il 30 per cento di Massa e il 26 per cento di Bullrich. Staccatissimi altri due candidati minori, Myriam Bregman (sinistra radicale) e Juan Schiaretti (centro), sotto al 4 per cento. Se nessuno supererà il 50 per cento dei voti, i primi due si sfideranno al ballottaggio il 19 novembre. Al secondo turno, sempre secondo i sondaggi, Milei avrebbe nettamente la meglio su Massa, mentre sarebbe più ridotto il margine nella sfida con Bullrich, che al ballottaggio vincerebbe sull’attuale ministro dell’Economia. Insomma, lo scenario che vede Massa presidente è altamente improbabile.
La crisi dell’Argentina e gli scenari in caso di vittoria di Milei
L’Argentina sta vivendo una profonda crisi economica. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale prevedono una diminuzione del 2,5 per cento del Pil entro la fine del 2023 e un gravoso aumento dell’inflazione, che potrebbe superare il 170 per cento. Inarrestabile la svalutazione della valuta nazionale, che in due anni è passata da 99 pesos a 365 pesos per un dollaro. Circa 12 milioni di argentini vivono in condizioni di povertà – circa un quarto della popolazione – e la siccità che ha colpito il Paese è destinata a fare ancora più danni, con una flessione delle esportazioni totali (dalla soia al mais, fino al grano) stimata del 25 per cento. In caso di vittoria dell’antisistema Milei le sue idee potrebbero ridisegnare l’assetto politico ed economico del Paese, visto il programma di politica estera che contiene alcuni elementi in totale rottura con le priorità diplomatiche argentine. Milei, ad esempio, auspica un regime di libero scambio con il resto del mondo da realizzare tramite il ritiro l’Argentina dal Mercosur, prossimo all’accordo di libero scambio con l’Unione europea. E poi c’è la questione del Brics. L’Argentina è uno dei Paesi che ha annunciato di voler entrare formalmente nell’alleanza geopolitica composta (al 2023) da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Milei (al pari di Bullrich) ha infatti promesso che se diventerà presidente cancellerà l’adesione del Paese e con essa l’idea di de-dollarizzazione.