Daily Archives: 26 Ottobre 2023

L’amazzone Margherita Mayer morta in un incidente al Jumping Tour di Sassari

Addio all’amazzone Margherita Mayer, morta in un incidente al Jumping Tour a Tanca Regia, in provincia di Sassari. A comunicarlo il Comitato organizzatore dell’evento e il presidente di giuria: «È con profonda tristezza che comunichiamo che durante la warm up in corso nel pomeriggio, per un tragico incidente è morta l’amazzone Mayer. L’organizzazione, le amazzoni e i cavalieri, tutto il personale impegnato nell’evento e i presenti alla tragica circostanza si stringono con affetto al dolore del marito e dei familiari». Inutile ogni tentativo di rianimazione da parte dei sanitari, giunti sul posto con l’elisoccorso. La donna non ha più ripreso conoscenza.

Una tribù del Kenya ha chiesto a re Carlo III la restituzione di un teschio

I veterani della comunità della tribù Nandi del Kenya, nell’imminenza della visita di re Carlo III, hanno reiterato la loro richiesta al Regno Unito di restituire il teschio del loro capo spirituale e militare Koitalel Aarap Samoei, che li aveva guidati dal 1890 fino al suo assassinio nel 1905, per mano dell’esercito coloniale di Sua Maestà nel 1905. Lo riferisce il quotidiano Daily Nation, spiegando come la comunità Nandi sia convinta che il cranio di Samoei, insieme con altri manufatti rubati, si trovi nella collezione di un museo britannico.

Una tribù del Kenya ha chiesto a re Carlo III la restituzione del teschio di Koitalel Aarap Samoei, ucciso nel 1905.
Carlo III (Getty Images).

Carlo III arriverà in Kenya per una visita ufficiale il 31 ottobre

Già all’inizio del 2023 i Nandi, oltre alla restituzione di resti e cimeli, aveva chiesto a Londra un risarcimento per le atrocità commesse contro la comunità durante il dominio coloniale, tra cui l’omicidio, la detenzione e lo sfollamento forzato. I Nandi, principalmente pastori, vivono dispersi in piccoli gruppi di capanne isolate. Originariamente stanziati a oriente del Lago Vittoria, nel corso della colonizzazione del Kenya, nei primi anni del XX secolo furono concentrati in una sorta di riserva nella porzione sud-occidentale del loro antico territorio. Carlo III arriverà in Kenya per una visita ufficiale il 31 ottobre.

Le ripercussioni del caso Giambruno nel governo e in Mediaset

Ora sulla faccenda dovrà depositarsi un po’ di polvere. Lasciare che passi del tempo, per ragionare a mente più fredda, meno sull’onda delle emozioni e del risentimento. Ma la vicenda Giambruno è destinata a lasciare un segno sul futuro dei rapporti nella maggioranza di governo. Nonostante le rassicurazioni prima di Pier Silvio Berlusconi e poi, pubblicamente, di Marina, Giorgia Meloni non si fiderà più del tutto di Forza Italia e, di rimbalzo, del mondo Mediaset. Di questo, nonostante la formalità delle dichiarazioni ufficiali, sono convinti molti parlamentari meloniani e forzisti.

I sospetti di Meloni su Mediaset e sull’autonomia di Ricci

Il problema è che Giorgia Meloni è un animale tutto politico: è solo la politica a muovere il mondo, non altro. Per lei, romana, cresciuta tra le sezioni di partito e i palazzi del potere, risulta inconcepibile che un’operazione come quella di Striscia la notizia sia frutto unicamente dell’intuizione di Antonio Ricci e non ci sia dietro non diciamo una “manina”, ma almeno una “sponda” dei Berlusconi o del partito. Impossibile che Ricci si sia mosso da solo e nessuno, a Cologno Monzese o ad Arcore, non fosse informato. Ma soprattutto la premier imputa al partito e ai figli del Cav, una volta andata in onda la prima puntata, di non aver mosso un dito per fermare la seconda, quella più “tosta”, determinante in quello che poi è successo col famoso post di rottura. Anche perché, si sussurra dentro FdI, se si fosse trattato solo di una questione di cuore, Giorgia se lo sarebbe anche tenuto, Andrea Giambruno. Il problema, però, è (ed era già) tutto politico. La decisione di interrompere la relazione col padre di sua figlia è stata presa unicamente per mettere al riparo la sua premiership e il suo governo dalle polemiche presenti e, soprattutto, future.

Le conseguenze del caso Giambruno sul governo e Mediaset
Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

Adesso la premier deve guardarsi non solo da Salvini ma pure da Forza Italia e soprattutto dai ronzulliani

Ora, però, Meloni del partito berlusconiano non si fida più. Quel rapporto che si era andato via via consolidando con la famiglia dopo la morte del patriarca s’è dissolto nello spazio di due puntate di Striscia. E sarà impossibile recuperarlo. «Non c’è stato alcun input di colpire Mediaset o Forza Italia da parte della premier. Sottolineare che però non ci saranno trattamenti di favore per nessuno significa che, se prima poteva esserci un occhio di riguardo per il Biscione, ora quell’attenzione verrà meno. Giorgia dei forzisti non si fiderà più. D’ora in poi sarà ancora più guardinga, con due occhi davanti e due dietro…», osserva con Lettera43 un autorevole esponente del partito meloniano sotto anonimato. Che non è proprio una bella vita, perché in realtà Meloni un nemico in casa ce l’aveva già e risponde al nome di Matteo Salvini che, un giorno sì e l’altro pure, tenta di rubarle la scena creandole non pochi grattacapi. Così, se prima Meloni doveva tenere la guardia alta solo con la Lega, ora sarà costretta a farlo pure coi berluscones. Dove, tra l’altro, la fazione che non l’ha mai amata capitanata da Licia Ronzulli (che non ha dimenticato quando la “sora Giorgia” pose il veto al suo ingresso nell’esecutivo) ha rialzato la testa e chiede un partito più combattivo, sul “modello Lega”, non più sdraiato su Palazzo Chigi. Vedremo come e dove questo nuovo sentimento anti-forzista della Presidente del consiglio si manifesterà nei prossimi mesi.

Le conseguenze del caso Giambruno sul governo e Mediaset
Mauro Crippa, capo dell’Informazione Mediaset (Imagoeconomica).

A Cologno Crippa finisce sotto accusa per la promozione di Giambruno alla conduzione

Poi c’è Mediaset. Qui se il caso Giambruno è stato risolto facendolo sparire dal video, in una “caliente” riunione tra azienda e vertice dell’informazione si è discusso del perché a un personaggio simile sia stata affidata la conduzione di un programma. E sotto accusa è finito il potente capo dell’Informazione, Mauro Crippa. Che però, in questo caso, a quanto pare si sarebbe limitato a eseguire ordini provenienti dall’alto. Una volta siglata la pax tra Marina e Giorgia nel gennaio scorso, infatti, era nell’ordine delle cose che l’azienda avrebbe dovuto accontentare il first gentleman, suo dipendente. E il suo unico desiderio era condurre un programma. Così è stato. Ma il caso Giambruno è stata l’occasione anche per fare un minimo di auto coscienza su questo inizio di stagione. Perché se la Rai è in crisi nera di ascolti, Mediaset non può certo brindare a champagne. Se Paolo Del Debbio, Mario Giordano e Gianluigi Nuzzi tengono piuttosto bene, Pomeriggio 5 con Myrta Merlino, Stasera Italia di Nicola Porro e la versione week end con Augusto Minzolini sono un disastro. E pure Bianca Berlinguer non ha portato i risultati sperati: partita col botto, s’è assestata sui numeri risicati che faceva in Rai, ben al di sotto di Giovanni Floris. Insomma, qualche problemino a Cologno c’era già. Poi è arrivata pure la ciliegina Giambruno, che ha fatto pure perdere una vagonata di milioni al titolo in Borsa (per l’esattezza 151 in 48 ore).

Scuola, Valditara firma i decreti: 30 mila nuovi docenti e concorsi annuali

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha firmato i provvedimenti con cui sono state stabilite le regole per i prossimi concorsi rivolti ai docenti. La ratifica è arrivata dopo il parere positivo della Commissione europea, che ha ricevuto dal Mim i documenti e li ha approvati senza alcuna osservazione. I primi due bandi, per infanzia, primaria e scuola secondaria, saranno per circa 30 mila posti. I successivi concorsi, invece, serviranno a raggiungere il target Pnrr di 70 mila unità.

Valditara: «Vogliamo valorizzare il ruolo dei docenti»

Soddisfatto il ministro Valditara, che ha dichiarato: «Con questi decreti prosegue l’impegno del ministero nel valorizzare il ruolo dei docenti e potenziare la formazione dei nostri studenti. Vogliamo fornire loro tutti gli strumenti per proseguire con profitto gli studi universitari e accedere con facilità al mercato del lavoro». I decreti riguardano gli insegnanti di ogni disciplina, compreso il sostegno. I concorsi saranno indetti a cadenza annuale su base regionale per garantire di anno in anno la copertura dei posti che si renderanno disponibili.

Pnrr, dal 6 novembre lo sportello per l’edilizia scolastica

Il ministro ha parlato anche dei tanti interventi di edilizia nelle scuole legati proprio ai fondi Pnrr. A margine del Salone della Giustizia a Roma, Valditara ha annunciato: «Il 6 novembre sarà attivo lo sportello per tutti gli interventi di edilizia Pnrr, cioè asili e non solo, a disposizione degli enti locali che potranno contattare in presenza e online il Ministero per essere assistiti e aiutati nello sviluppo della progettualità delle opere».

Slovacchia, Fico annuncia: «Zero sostegno all’Ucraina e niente sanzioni per la Russia»

Il nuovo premier della Slovacchia Robert Fico ha annunciato che il suo Paese non fornirà alcun aiuto militare all’Ucraina. Dopo aver vinto le elezioni e aver trovato l’accordo per formare il governo, il leader populista ha attuato uno dei punti principali della sua campagna elettorale. Ha dichiarato che Bratislava «darà zero sostegno militare all’Ucraina. È la migliore soluzione. L’Unione europea dovrebbe trasformarsi da fornitore di armi a fautore di pace». Fico governerà insieme all’ultradestra Sns e con il partito di Peter Pellegrini, l’Hlas. Il giuramento è stato il 25 ottobre scorso.

Fico: «Non approverò alcuna sanzione contro la Russia»

Fico era atteso per il 26 ottobre a Bruxelles, dove si è presentato davanti ai componenti del Consiglio europeo. Proprio in vista dell’incontro ha lanciato un messaggio all’Unione Europea. Il premier slovacco, infatti, ha dichiarato: «Non approverò alcuna sanzione contro la Russia prima di averne calcolato l’impatto sulla Slovacchia. Se qualche sanzione rischiasse di danneggiarci, come avvenuto con la maggior parte delle sanzioni, non vedo alcuna ragione per sostenerla».

Slovacchia, Fico annuncia «Zero sostegno all'Ucraina e niente sanzioni per la Russia»
L’arrivo di Fico a Bruxelles (Getty Images).

L’S&D ha sospeso Smer e Hlas

Intanto i socialisti europei, l’S&D, hanno sospeso sia il partito di Fico, lo Smer, sia il Hlas. Tre i parlamentari europei colpiti dal provvedimento: Monika Benova, Robert Hajsel e Katarina Roth Nevedalova. La sospensione è nata dopo «i commenti recenti e le posizioni assunte da Smer e Hlas sulla guerra della Russia contro l’Ucraina, sull’immigrazione, sullo stato di diritto e la comunità Lgbtbiq». Questi «hanno suscitato serie preoccupazioni e non possono avere alcuno spazio nella famiglia progressista».

Scritta su un muro a Venezia, Ca’ Foscari accusata di appoggiare Israele

Alcune scritte a vernice spray nera, che accusano l’università Ca’ Foscari di un presunto «appoggio a Israele» nel conflitto in Medioriente sono comparse nella mattinata di mercoledì 25 ottobre sul muro di un edificio davanti alla sede centrale dell’ateneo, nel sestiere di Dorsoduro. Gli slogan recitano «Ca’ Foscari difende lo stato genocida di Israele» e «Viva la resistenza palestinese».

Le scritte potrebbero essere la risposta all’evento di riflessione organizzato dal comitato Guerra e pace

La circostanza potrebbe non essere casuale. Il comitato Guerra e Pace, formato da una quindicina di docenti di vari dipartimenti dell’università veneziana, aveva infatti organizzato per il pomeriggio di mercoledì un evento con letture e riflessioni sul conflitto in corso, invitando diverse associazioni e realtà cittadine – dal Collettivo universitario Liberi Saperi Critici, al Fronte della gioventù comunista, ma anche Cgil e Anpi. Nessun appoggio quindi a una delle due parti in guerra, ma un incontro per favorire un momento di riflessione (partendo da spunti letterari più che politici), sul conflitto e sulla necessità di raggiungere un accordo di pace. Sul fatto sta svolgendo accertamenti la Digos.

Delegazioni di Hamas e Iran sono a Mosca per dei colloqui

Per la prima volta dal 7 ottobre rappresentanti di Hamas e dell’Iran sono arrivati a Mosca per dei colloqui. Lo ha annunciato Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo. Incontri di questo tipo non sono una novità, tuttavia Mosca non aveva annunciato piani di dialogo con il gruppo terroristico palestinese, che ha lanciato un attacco contro Israele a inizio mese, provocando un incessante bombardamento della Striscia di Gaza da parte dell’esercito di Tel Aviv.

Delegazioni di Hamas e Iran sono a Mosca per dei colloqui. Anche il leader palestinese Abu Mazen presto in Russia.
Ali Bagheri Kani (Getty Images).

Presenti il numero due di Hamas e il viceministro degli Esteri iraniano

Tra le autorità di Gaza e Teheran giunte in Russia, secondo quanto dichiarato da Zakharova, ci sarebbe anche Musa Abu Marzouk, vicepresidente politico di Hamas. Presente sicuramente il viceministro degli Esteri iraniano Ali Bagheri Kani, che incontrerà il suo omologo russo Mikhail Galuzin.

Delegazioni di Hamas e Iran sono a Mosca per dei colloqui. Anche il leader palestinese Abu Mazen presto in Russia.
Ottobre 2022, Abu Mazen e Putin a colloquio ad Astana (Getty Images).

Anche Abu Mazen si recherà presto a Mosca per dei colloqui

Parlando alla Società Imperiale Ortodossa Palestinese, nella giornata del 26 ottobre Mikhail Boganov, vice ministro degli Esteri e rappresentante speciale del presidente russo per il Medio Oriente e l’Africa, ha dichiarato che Abu Mazen si recherà presto a Mosca per colloqui con Vladimir Putin. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov aveva già anticipato la notizia, sottolineato che il viaggio del leader palestinese era stato programmato prima dello scoppio della crisi. La Russia, aveva sottolineato Peskov, intende mantenere i suoi «legami storici» con i palestinesi ma anche le buone relazioni con Israele, visto anche che molti suoi cittadini vivono nello Stato ebraico. Putin ha già avuto un colloquio telefonico con il premier israeliano Benyamin Netanyahu, come reso noto dal suo consigliere per la politica estera, Yuri Ushakov.

In Italia le pensioni delle donne sono più basse del 27 per cento rispetto agli uomini

L’Inps ha reso pubblici i dati relativi allo stato del sistema pensionistico italiano per l’anno 2022. Numeri che delineano un aumento delle prestazioni pensionistiche e degli importi degli assegni rispetto al 2021, a fronte di una disparità di genere nell’ammontare dei redditi pensionistici che rimane pressoché invariata rispetto ai due anni precedenti.

La spesa pensionistica dello Stato ammonta a 322 miliardi di euro

Secondo quanto ha rilevato l’Inps, alla fine del 2022 il sistema pensionistico italiano contava 22 milioni e 77 mila prestazioni, per un ammontare complessivo annuo di 322 miliardi di euro, che corrisponde a un importo medio per prestazione di 14.150 euro. Rispetto al 2021, il numero di prestazioni è aumentato dello 0,06 per cento, mentre l’importo complessivo è cresciuto del 2,9 per cento. L’aumento delle prestazioni pensionistiche, che oggi sono 16 milioni per un importo medio del reddito da pensione di 19.976 euro, è dovuto principalmente alla crescita delle pensioni di invalidità e di reversibilità, mentre sono stabili le pensioni di vecchiaia.

Ancora forti disuguaglianze di genere in ambito economico

Il report dell’Inps sottolinea anche il pessimo stato della parità di genere economica in Italia. Le donne pensionate sono 8 milioni e 337 mila, contro 7 milioni e 794 mila di uomini. E sebbene le donne rappresentino la maggioranza dei pensionati, il 52 per cento, percepiscono solo il 44 per cento dei redditi da pensione. Il reddito medio da pensione delle donne è 16.991 euro, inferiore del 27 per cento rispetto a quello degli uomini, di 23.1673 euro. Una disparità generata da diversi fattori, quali una minore presenza delle donne nel mercato del lavoro rispetto agli uomini, alla quale si aggiungono una retribuzione inferiore a parità di mansione, nonché lo svolgimento di un maggior numero di professioni poco pagate. Inoltre, le donne tendono ad avere carriere più discontinue, a causa di un sistema culturale e politiche di welfare che fanno sì che il carico famigliare ricada maggiormente su di loro. Secondo i dati Istat, nel 2022 la differenza nella retribuzione media oraria tra donne e uomini in Italia è stata del 5,0 per cento, che corrisponde a un guadagno medio inferiore di 5,0 euro all’ora rispetto agli uomini.

Il 58 per cento delle pensioni erogate sono inferiori a 1.000 euro

Passando agli importi degli assegni pensionistici, il 58 per cento delle pensioni erogate nel 2022 ha un importo mensile inferiore ai 1.000 euro, mentre la quota di pensionati con un reddito da pensione al di sotto di questa soglia scende al 31,9 per cento, per la possibilità di cumulo di più trattamenti pensionistici. L’Inps ha spiegato che la percentuale dei redditi sotto ai mille euro è più alta per le donne (39,4 per cento) rispetto agli uomini (23,9 per cento). Si tratta di 5,15 milioni di pensionati nel complesso che ricevono l’11 per cento della spesa totale. I pensionati con i redditi più alti (almeno 5 mila euro al mese lordi) sono 365.957 (il 2,3 per cento del totale) e concentrano il 9,4 per cento della spesa.

Beatles, il 2 novembre esce l’inedito Now and Then cantato da Lennon

I Beatles stanno per tornare con un inedito a oltre 50 anni dall’ultimo album. Il 2 novembre, alle ore 15, uscirà infatti Now and Then, brano che John Lennon scrisse negli Anni 70 nel suo appartamento del Dakota Building di New York, palazzo al cui ingresso venne ucciso nel 1980. Lo hanno annunciato i due membri ancora in vita del gruppo, Paul McCartney e Ringo Starr, assieme agli eredi di George Harrison e dello stesso Lennon. «È la voce di John, pura e cristallina», ha spiegato McCartney in una nota riportata dal Guardian. «È davvero emozionante e la suoniamo tutti, è una vera registrazione dei Beatles». I quattro ragazzi di Liverpool hanno infatti contribuito a realizzare, seppur in epoche diverse, le varie parti del brano che sarà incluso anche nella raccolta The Beatles 1967-1970. Un lavoro lungo 40 anni e che ha sfruttato un piccolo aiuto dell’intelligenza artificiale.

Now and Then, la storia dell’ultimo brano dei Beatles e il ruolo dell’IA

Il brano, che presenta la voce di John Lennon, risale come detto alla fine degli Anni 70, diversi anni dopo lo scioglimento del gruppo. Yoko Ono, che aveva conservato la demo della canzone, la consegnò nel 1994 a Paul McCartney in una cassetta musicale. Al suo interno anche le tracce Free as Bird e Real Love, uscite nel progetto Beatles Anthology cui lavorarono, oltre a McCartney, anche Ringo Starr e George Harrison. Pur colpiti dal brano Now and Then, dopo alcune prove e incisioni dovettero rinunciare a lavorarci in quanto la tecnologia di allora non consentì loro di separare la voce di Lennon dal suono del pianoforte in due tracce distinte. Un fattore che, grazie all’intelligenza artificiale, nel nuovo millennio non rappresenta più un ostacolo.

Il 2 novembre esce Now and Then, l'ultima canzone dei Beatles. Alla voce John Lennon, che la scrisse negli Anni 70.
John Lennon e Yoko Ono nel 1969 (Getty Images).

McCartney e Starr hanno infatti ripreso in mano la traccia sfruttando lo stesso software che ha permesso al regista Peter Jackson di realizzare il documentario Get Back nel 2022. Il nuovo programma ha consentito di isolare la voce di Lennon, che girava già illegalmente sul web, in modo da lavorare distintamente su ogni strumento. Ringo ha completato il brano rimettendosi alla batteria, mentre Paul oltre al basso ha suonato anche chitarra e pianoforte. Il tutto corredato da un’orchestra e alcuni coristi provenienti dalle sessioni di Here, There And Everywhere, Eleanor Rigby e Because. Alla produzione Giles Martin, figlio di George che per il suo ruolo negli album dei Fab Four si guadagnò il titolo di “Quinto Beatle”. «È davvero emozionante essere ancora al lavoro su musica dei Beatles nel 2023», ha proseguito McCartney.  «È bellissimo essere in procinto di pubblicare qualcosa che il pubblico non ha mai sentito».

Le parole della band e il documentario in anterima

«È stato come avere John nuovamente lì, accanto a noi», ha raccontato Ringo Starr nel comunicato. «È la cosa più vicina a riaverlo nella nostra stanza cui siamo mai arrivati, davvero emozionante». Oltre ai due Beatles ancora in vita, hanno partecipato al progetto anche gli eredi di George e John. «Mio marito, nel 1995, disse di aver abbandonato Now and Then per difficoltà tecniche insormontabili», ha detto Olivia Harrison. «Se fosse qui oggi, so per certo che si sarebbe unito a Paul e Ringo mettendoci tutto il cuore per completarla». Soddisfatto anche Sean Ono Lennon, figlio di John e Yoko. «È l’ultima canzone che mio papà, Paul, George e Ringo hanno avuto modo di fare insieme», ha ribadito. «È una capsula del tempo ed è come se tutto fosse predestinato ad essere così». Prima del brano, l’1 novembre, uscirà un breve estratto assieme a un documentario di 13 minuti che ne racconterà la creazione.

Il 2 novembre esce Now and Then, l'ultima canzone dei Beatles. Alla voce John Lennon, che la scrisse negli Anni 70.
I Beatles in una foto del 1967 (Getty Images).

Alessandro Basciano torna a Verissimo domenica 29 ottobre

Prosegue la telenovela che da giorni vede come protagonisti gli ex fidanzati Alessandro Basciano e Sophie Codegoni. Il dj, che all’interno della casa del GF Vip aveva conosciuto la futura madre della figlia Céline Blue, sta infatti per tornare in televisione per raccontare (ancora una volta) la sua versione dei fatti riguardo al suo recente crac sentimentale.

Alessandro Basciano torna a Verissimo domenica 29 ottobre

L’appuntamento con una nuova intervista di Alessandro Basciano nel salotto di Verissimo di Silvia Toffanin è fissato per domenica 29 ottobre, come sempre su Canale 5 a partire dalle ore 16.30. Già sabato 21 ottobre, appena sette giorni prima, il vip aveva avuto la possibilità di replicare alle durissime parole dell’ex, che l’aveva accusato non solo di averla tradita quando lei era ancora in dolce attesa ma anche di avere avuto nei suoi confronti atteggiamenti del tutto inaccettabili, financo violenti. C’è in effetti un altro aspetto particolarmente delicato legato a questa vicenda, vale a dire uno schiaffo che lui avrebbe dato in faccia a Sophie, che semprea Verissimo aveva dichiarato: «Mi ha tirato uno schiaffone in faccia perché mi ha accompagnato un suo amico a piastrarmi i capelli, dicendomi che non dovevo andare in camera con un altro uomo che per lui era un fratello. Non voglio più stare con lui, ho sopportato abbastanza. Quando dice che sono concentrata su me stessa è vero, perché troppo tempo sono stata concentrata solo su di lui». Proprio queste parole avrebbero spinto Basciano a chiedere il diritto di replica, trattandosi evidentemente di accuse molto pesanti.

La versione del manager

A inserirsi nella questione è stato anche l’amico e manager di Alessandro Basciano, Banji Costantino, che nel corso di una diretta di Sdl Tv ha precisato come nella tanto chiacchierata serata passata a Ibiza ci fosse effettivamente stata una colluttazione ma non tra Sophie e Basciano, bensì tra lui stesso e il dj. Costantino ha dichiarato: «Poi c’è stato un malinteso. Ale pensava che sarei tornato da lui per chiudere il set. Lui pensava che sarei tornato giù a prenderlo e a portarlo in camera. Così non è stato e c’è stata questa incomprensione. Lui poi è arrivato ed era molto agitato. Poi tutto è sfociato in una colluttazione verbale e se è sfociato tutto in una colluttazione anche fisica direi che è stata con me e non con lei. Se c’è stata una colluttazione importante è stata tra me e lui».

Il 25 e il 30 novembre le prime del film di Beyoncé

Il film concerto sul tour Renaissance di Beyoncé debutterà il 25 novembre a Los Angeles e il 30 a Londra, prima di approdare il primo dicembre nelle sale. Le prevendite internazionali, Europa compresa, cominceranno dal 9 novembre sul sito BeyonceFilm.com. Per Stati Uniti, Messico e Canada, invece, i biglietti sono già sul mercato. Il film, che raccoglierà il testimone da quello di Taylor Swift, è un documentario sul tour che Queen B sta portando in giro per il mondo a sostegno dell’album Renaissance che ha fatto della cantante l’artista più premiata nella storia dei Grammy. Due diversi codici di abbigliamento sono stati indicati negli inviti alle prime: “Opulenza formale” per quella di Londra e “Cozy Opulence” per quella di Los Angeles, con una strizzata d’occhio alla canzone Cozy contenuta nell’album.

Intesa Sanpaolo destinerà 1,5 miliardi di euro per il sociale entro il 2027

Carlo Messina, consigliere delegato e ceo di Intesa Sanpaolo, ha annunciato a Brescia nel corso dell’incontro Nessuno escluso. Crescere insieme in un Paese più equo. L’impegno di Intesa Sanpaolo che la Banca destinerà 1,5 miliardi di euro a iniziative e progetti finalizzati alla riduzione delle disuguaglianze entro il 2027 per contribuire al bene della collettività, considerando gli importi destinati alle iniziative e quelli relativi ai costi delle strutture a supporto delle iniziative stesse. Al fine di rafforzare questa strategia d’intervento a favore del Paese, dei territori e delle comunità, la Banca si dota di una nuova unità organizzativa dedicata con sede a Brescia, con funzioni di indirizzo e di governo delle attività sociali svolte dal Gruppo, denominata Intesa Sanpaolo per il Sociale.

Aumento in busta paga entro fine 2023 per i lavoratori del Gruppo

La giornata è stata organizzata da Intesa Sanpaolo per delineare il fenomeno delle disuguaglianze in Italia in relazione al programma di contrasto alle povertà realizzato dalla Banca, il più grande di un soggetto privato in Italia. Nel corso dell’incontro, esponenti delle istituzioni nazionali ed europee, di organizzazioni non profit e imprenditori sono intervenuti su temi quali la riduzione delle disuguaglianze, l’occupazione giovanile e formazione, le questioni demografiche e il contributo del terzo settore alla crescita del Paese. Nel contesto attuale, caratterizzato da un forte aumento del costo della vita, Carlo Messina ha inoltre annunciato la decisione di Intesa Sanpaolo di erogare entro la fine del 2023 un’anticipazione degli incrementi retributivi a valere sul quarto trimestre dell’anno, procedendo anche al ripristino della base piena di calcolo del TFR in attesa degli esiti della contrattazione nazionale di settore. Si tratta di un giusto e concreto riconoscimento per i colleghi e le colleghe che contribuiscono in maniera decisiva al successo, alla solidità e ai risultati che hanno permesso al Gruppo di diventare uno dei leader bancari europei.

Messina: «Impegno verso azionisti e clienti per contrastare le disuguaglianze»

Queste le parole che Carlo Messina ha pronunciato nel corso del suo intervento: «I dati che costantemente raccogliamo, segno della nostra attenzione alla vita del Paese, ci confermano come un’ampia fascia della popolazione italiana sia esclusa dalla possibilità di godere dei livelli di benessere individuale propri di un’economia avanzata. Con l’annuncio di destinare un miliardo e mezzo di euro al sociale entro il 2027, prendiamo un ulteriore forte impegno verso gli azionisti, i clienti, la società nel suo complesso per contrastare questa situazione. Per noi è importante andare oltre le dichiarazioni di principio e tradurre i nostri valori in un impegno quotidiano e credibile frutto di una precisa strategia, di politiche aziendali, di azioni e di consuetudini attente alle esigenze dei territori e delle comunità. Per questo creiamo una nuova unità organizzativa, Intesa Sanpaolo per il Sociale, dedicata in esclusiva a questa attività, con sede a Brescia, che seguirò personalmente. Confido che altri protagonisti del mondo economico e imprenditoriale possano sviluppare interventi di analoga natura perché una società equa e coesa garantisce una migliore tenuta del Paese per affrontare le sfide del futuro, alcune gravi, a cui è chiamato. Nell’ambito di questa giornata abbiamo voluto ricordare concretamente l’impegno delle nostre persone, vere artefici dei risultati della Banca. L’anticipo dell’incremento retributivo sarà erogato entro la fine del 2023, per intervenire rapidamente in considerazione della situazione economica, e procederemo anche con il ripristino della base piena di calcolo del TFR, confidando che la trattativa per il contratto di lavoro venga chiusa rapidamente e in modo soddisfacente per tutte le parti».

La lettera di Papa Francesco a Messina: «Mi congratulo per l’iniziativa»

Per l’occasione, Papa Francesco ha fatto pervenire un suo messaggio letto in sala da Suor Alessandra Smerilli:

Intesa Sanpaolo destinerà 1,5 miliardi di euro per il sociale entro il 2027
Lettera di Papa Francesco a Carlo Messina

Sgarbi non presiederà la giuria di Miss Italia

Vittorio Sgarbi non presiederà la giuria di Miss Italia. La decisione è stata annunciata alla patron del concorso di bellezza, Patrizia Mirigliani. Il sottosegretario alla Cultura, attualmente al centro delle polemiche per le consulenze retribuite durante il suo incari al ministero, non parteciperà quindi alla manifestazione. Miss Italia si terrà dal 7 all’11 novembre a Salsomaggiore Terme. Sgarbi avrebbe avuto un ingaggio da 10 mila euro.

LEGGI ANCHESgarbi è la foglia di fico sull’ipocrisia di politica e tivù

Mirigliani: «Non sarà con noi»

Durante una conferenza stampa alla Camera in cui ha promosso il concorso, Patrizia Mirigliani ha spiegato: «Sgarbi era stato contattato diverso tempo fa. Ci sono state delle interlocuzioni fra noi, ma non hanno avuto un seguito recente e a oggi ritengo che non sarà con noi. Era stato scelto in giuria per la sua capacità di saper raccontare la bellezza, ma la sua presidenza non è confermata». A rincarare la dose è stato anche il deputato di Fratelli d’Italia, Fabio Petrella, che ha dichiarato: «Per lui Miss Italia finisce qui».

Sgarbi non presiederà la giuria di Miss Italia
Patrizia Mirigliani e Fabio Petrella (Imagoeconomica).

L’avvocato di Sgarbi aveva ironizzato sull’incompatibilità

Proprio sulla sua partecipazione a Miss Italia in qualità di presidente della giuria, è intervenuto nei giorni scorsi anche l’avvocato di Sgarbi. Il legale ha ironizzato, dichiarando: «Meraviglioso è pensare che vi sia incompatibilità tra la funzione di sottosegretario e quella di presidente della giuria di Miss Italia. È inopportuno per ragioni di prostata?».

Si è suicidato uno dei primi soccorritori di Chernobyl

Si è tolto la vita a Mosca il 75enne Viktor Smagin, che il 21 aprile 1986 era stato uno dei primi soccorritori dopo l’esplosione del reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl. Smagin, come ha scritto in una lettera lasciata alla famiglia, non sopportava più «gli effetti dell’avvelenamento da radiazioni». Dopo aver subito sette operazioni a causa delle radiazioni subite, aveva scoperto un tumore maligno.

Si è suicidato Viktor Smagin, supervisore del reattore 4 e uno dei primi soccorritori di Chernobyl. Aveva 75 anni.
Una sala comandi dell’impianto di Chernobyl (Getty Images).

Supervisore del reattore 4, non appena si verificò l’esplosione corse sul luogo dell’incidente

«Miei cari Larisa, Dima e Sveta, adesso è il momento di salutarci. Grazie mille per gli anni che abbiamo vissuto insieme. Siamo stati tanto felici. Mi dispiace», ha scritto Smagin nella lettera ai famigliari. Supervisore del reattore 4, il 21 aprile 1986 avrebbe dovuto prendere servizio alle 8 del mattino, ma non appena si verificò l’esplosione (alle ore 1:23), si recò subito sul luogo dell’incidente per tentare di salvare i suoi colleghi. «All’interno degli edifici combattevamo il fuoco. Il posto più pericoloso era la sala turbine, perché un incendio lì è la cosa peggiore che possa accadere, dopo l’esplosione di un reattore. Non c’era panico, ognuno stava semplicemente facendo il proprio lavoro», aveva scritto in un memoir. «Molti di coloro che hanno salvato la centrale hanno ricevuto dosi letali di radiazioni e successivamente sono morti in ospedale»

Si è suicidato Viktor Smagin, supervisore del reattore 4 e uno dei primi soccorritori di Chernobyl. Aveva 75 anni.
La centrale nucleare di Chernobyl due anni dopo l’incidente (Getty Images).

Appena dopo l’esplosione Pripyat fu evacuata, ma i dipendenti rimasero ancora per qualche giorno

Il giorno dopo l’esplosione, la popolazione di Pripyat fu evacuata, ma l’impianto non poteva essere lasciato incustodito. E dunque il personale restò ancora per qualche giorno: «Fuggirono al massimo in sei o sette. E questo nonostante tutti sapessero perfettamente a cosa andavano incontro». Smagin aveva raccontato che, oltre alle malattie, aveva subito anche una serie di divieti: di lavorare in aree con radiazioni ionizzanti, di lavorare di notte, di viaggi d’affari e molte altre altre restrizioni. Qualche tempo dopo il disastro di Chernobyl aveva ottenuto un lavoro d’ufficio in un ministero russo.

La Corea del Sud conferma la legge contro la sodomia nell’esercito

La Corea del Sud ha confermato la legge contro la sodomia nell’esercito nonostante diverse petizioni avessero chiesto di abrogarla. La Corte costituzionale, con cinque voti favorevoli e quattro contrari, ha deciso di mantenere in vigore il criticatissimo articolo 92 del codice penale militare che proibisce ogni rapporto omosessuale tra i soldati, anche durante il congedo. Qualsiasi «atto indecente», come denota la legislazione sudcoreana, viene punito con una pena detentiva di massimo due anni a seconda del gesto. Immediata la reazione degli attivisti Lgbtq+, che hanno parlato di una «decisione assurda e illogica nonché di una forte battuta d’arresto verso la strada dell’uguaglianza».

Corea del Sud, le parole della Corte: «Occorre mantenere l’ordine»

Uno dei giudici favorevoli al mantenimento della legge ha parlato di una mossa necessaria soprattutto per la presenza di molti uomini tra le fila dell’esercito. «Le opportunità di rapporti omosessuali sono frequenti», ha detto in una nota riportata dal Guardian. «Pertanto, il divieto è fondamentale per mantenere l’ordine e la prontezza al combattimento, nonché per cautelare i soldati dalle aggressioni di natura sessuale». L’ira di numerosi attivisti Lgbtq+ non si è però fatta attendere. Fra i più critici c’è Lim Tae-hoon, leader del Centro per i diritti umani dei militari in Corea del Sud che fornisce assistenza a coloro che in passato hanno infranto la legge. «La Corte ha preso una decisione regressiva e guidata dal pregiudizio», ha spiegato al quotidiano britannico. «Mentre il mondo ha fatto progressi negli ultimi 20 anni, loro sono rimasti immobili».

In Corea del Sud, la Corte costituzionale ha mantenuto la legge che punisce i rapporti omosessuali nell'esercito con due anni di carcere.
Alcuni soldati della Corea del Sud durante un’esercitazione (Getty Images).

Polemico anche Boram Jang, ricercatore di Amnesty International per l’Asia orientale. «Siamo di fronte a una battuta d’arresto angosciante nella lotta all’uguaglianza nel Paese», ha spiegato l’attivista. «Sottolinea inoltre una mancanza di azione da parte del governo per tutelare i diritti di tutti, un’inoperosità che non deve avere posto nella società sudcoreana». La legge militare contro la sodomia nell’esercito risale agli Anni 80, quando scoppiò il panico per la diffusione dell’Aids. Nonostante numerose petizioni abbiano chiesto di dichiararla incostituzionale, dopo oltre 40 anni è ancora in vigore. Nel 2017 venne avviata un’indagine per identificare «sospetti militari gay» che portò all’incriminazione di una dozzina di soldati. Quattro anni dopo una coppia venne punita per aver consumato un rapporto omosessuale consensuale definito però come «un’azione che ha rasentato lo stupro». La lotta per l’uguaglianza tuttavia, come hanno riportato gli attivisti, «è ben lungi dall’essere finita».

Seria A, De Siervo: «Dazn potrà trasmettere cinque partite in chiaro a stagione»

A pochi giorni dall’assegnazione dei diritti tv della Serie A a Dazn e Sky per il quinquennio 2024-2029, ecco che spunta un’importante novità. L’amministratore delegato della Lega, Luigi De Siervo, ha annunciato che alcune gare saranno trasmesse in chiaro. In un’intervista al Sole 24 ore, infatti, ha spiegato: «Dazn per la prima volta nella storia della Serie A, per promuovere l’inizio della stagione e incentivare i nuovi abbonati avrà la possibilità di trasmettere, free-to-air e sempre sul proprio sito o app, un massimo di cinque gare a stagione». E inoltre il canale radio-televisivo della Serie A sarà trasmesso anche su Dazn.

Seria A, De Siervo «Dazn potrà trasmettere cinque partite in chiaro a stagione»
Luigi De Siervo (Imagoeconomica).

Il precedente: Real-Barcellona su TikTok

L’idea è quella di mostrare il prodotto ai possibili acquirenti per invogliarli ad acquistare il pacchetto. In questo caso si parla di partite e di tifosi. E non si tratta di una prima volta. Dazn, infatti, ha già sperimentato questa funzione in spagna. Nel febbraio 2023, il big match della Liga spagnola tra Real Madrid e Barcellona è stato trasmesso sul profilo TikTok della piattaforma, proprio per testare questa nuova funzionalità. Si tratterà, nel caso italiano, soltanto di cinque gare a stagione.

Seria A, De Siervo «Dazn potrà trasmettere cinque partite in chiaro a stagione»
Il logo di Dazn (Imagoeconomica).

I diritti tv costati 900 milioni più bonus

Intanto Dazn si gode anche il rinnovo dell’accordo con la Lega Serie A. La società sborserà nelle tasche dei club 900 milioni di euro, a cui vanno aggiunti eventuali bonus generati dal superamento di determinate soglie di ascolti o abbonati. De Siervo ha parlato anche di questo: «Noi abbiamo dovuto lavorare in un contesto praticamente senza competizione perché i soggetti interessati avevano ambizioni molto diverse. Siamo stati vicini ad assegnare una partita in chiaro e dobbiamo ringraziare Mediaset per aver creduto nel progetto. Ma non c’erano le condizioni perché il soggetto forte, Dazn, imprescindibile in tutte le configurazioni di mercato, non ha mai realmente valutato alcuna alternativa al modello attuale».

De Girolamo a difesa di Giambruno sulle molestie, il video che fa discutere

Nel corso della terza puntata di Avanti Popolo, Nunzia De Girolamo si è prodotta prima in un lungo monologo-elogio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, «che avrebbe potuto risolvere le cose nel segreto di casa sua», e poi nella strenua difesa dell’ormai ex compagno della premier, Andrea Giambruno, sostenendo che nel corso dei fuorionda di Diario del giorno, mostrati da Striscia la Notizia, non c’è stata alcuna molestia da parte del (anche in questo caso ex) conduttore.

Avanti Popolo, De Girolamo difende Giambruno sulle molestie: il video che fa discutere. A inizio puntata aveva elogiato Meloni.
Nunzia De Girolamo (Imagoeconomica).

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Su Giambruno: «Ha sbagliato, però parlare di molestie mi pare eccessivo»

Nel corso del talk show a tema politico di Rai 3, De Girolamo è stata protagonista di uno scambio di vedute con una ragazza del pubblico che, sul caso Giambruno-Meloni, ha parlato di «tragedia» per le «le donne che sono state molestate sul luogo di lavoro». Interrompendola, la conduttrice ha chiesto alla giovane di quale molestia stesse parlando. «Quando un uomo ti guarda e ti dice: “posso toccarmi il pacco?” oppure “vieni che facciamo i threesome” si chiama molestia verbale», la risposta. Schierandosi dalla parte di Giambruno, De Girolamo ha ribattuto: «Non mi pare ci sia stata una giornalista che abbia detto di essere stata molestata». A quel punto la ragazza ha sbottato: «Ma le immagini le hai viste?». E la conduttrice, cercando di gettare acqua sul fuoco, ha chiuso: «Lascia stare le immagini. Un fuorionda di gioco, ha sbagliato sicuramente atteggiamento e tutto quello che volete però parlare di molestie mi pare eccessivo».

L’elogio della premier: «Avrebbe potuto far finta di niente e andare avanti»

«In questi giorni una notizia privata è diventa una notizia pubblica, un affare di Stato. Il nostro presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato pubblicamente la fine della sua relazione con Andrea Giambruno, giornalista e conduttore televisivo». Così De Girolamo aveva aperto la terza puntata di Avanti Popolo, dando il via a un monologo di circa tre minuti a sostegno della premier, dal tono molto serio. «Avrebbe potuto stare zitta, avrebbe potuto invocare riservatezza e privacy. Avrebbe potuto far finta di niente e andare avanti, avrebbe soprattutto potuto risolvere le cose nel segreto di casa sua», ha proseguito. E poi: «Invece no, ha scritto sui social e ha dimostrato che quando si entra nella casa degli italiani tutti i giorni, occupandosi dei loro problemi, ansia e preoccupazioni, si può fare una cosa sola: metterci la faccia».

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Il flop di Avanti Popolo: il talk show sarebbe già a rischio chiusura

Molti hanno visto nel lungo elogio un tentativo, da parte di De Girolamo, di salvare il suo talk show, che si sta rivelando un flop. Avanti Popolo aveva esordito con 574 mila spettatori per il 3,6 per cento di share. Nella seconda puntata, nonostante l’ospitata di Fabrizio Corona, che si diceva pronto a fare nuove rivelazioni sul caso scommesse, il programma si è fermato al 4,3 per cento. La terza puntata è andata ancora peggio: appena il 2,6 per cento di share. Circolano voci su una possibile chiusura anticipata del talk show, forse in occasione della pausa natalizia.

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Senigallia, un clochard vince 37 mila euro al Superenalotto ma non può riscuoterli

Gianluigi, detto Cassano, è un clochard di Senigallia finito, suo malgrado, sulle pagine dei giornali di tutta Italia. A raccontare la sua storia per primo è stato il Corriere Adriatico, che ha spiegato come l’uomo martedì sera abbia azzeccato quattro numeri più il superstar, giocando al Superenalotto in una ricevitoria. La vincita è stata di 37 mila euro, che al netto delle tasse diventerebbe di circa 30 mila. La spesa per giocare è stata, invece, di un euro e mezzo. Solo che il senzatetto non potrà ritirare la somma in questione perché non possiede la tessera sanitaria.

Il clochard: «Il vecchio codice fiscale non va bene»

Ai giornalisti del quotidiano locale Gianluigi ha raccontato: «Per ritirarli serve la tessera sanitaria ma non ce l’ho. Ho solo un vecchio codice fiscale che non va bene, serve quello che c’è nella tessera sanitaria». E ha aggiunto: Gianluigi ha poi aggiunto: «Non ho più bisogno di nessuno, questi soldi me li gestirò da solo. Voglio continuare a rimanere invisibile».

Senigallia, un clochard vince 37 mila euro al Superenalotto ma non può riscuoterli
Una ricevitoria (Imagoeconomica).

La Caritas proverà ad aiutarlo: «È un brava persona»

Al suo fianco, nel tentativo di aiutarlo a risolvere questo problema burocratico, è scesa la Caritas. Il direttore della fondazione di Senigallia, Giovanni Bomprezzi, ha commentato: «È un brava persona, siamo contenti per lui e speriamo che ne faccia buon uso per condurre una vita migliore». Nello scorso agosto il clochard è stato il primo ad avvertire le autorità e i soccorsi dopo il crollo di un cornicione, aiutando i passanti.

A Verona il divorzio breve è già realtà: coppia sposata si lascia «istantaneamente»

Separazione e divorzio nello stesso giorno. È successo a Verona a una coppia di sposi che è riuscita a chiudere definitivamente il proprio matrimonio a livello legale nel giro di una manciata di ore.

Il divorzio breve è realtà a Verona

La coppia protagonista di questa vicenda ha così potuto approfittare dell’opportunità concessa loro dalla riforma Cartabia. Una sentenza apripista pronunciata il 20 giugno 2023 dal tribunale di Verona ha infatti trasformato in realtà uno dei punti più importante del nuovo diritto di famiglia facendo decadere l’obbligo di attesa di almeno sei mesi prima di presentare la richiesta di divorzio. Le richieste delle singole parti verranno gestite nello stesso contesto, di fatto accorciando (e di molto) i tempi previsti in precedenza. La procedura lampo garantirà, di conseguenza, anche degli importanti risparmi a livello economico: con questa novità non sarà infatti più necessario pagare due volte l’avvocato, né il contributo unificato, vale la dire la tassa da versare ogni volta che si apre una nuova causa.

Una misura (anche) a protezione dei figli

La nuova norma comporta anche altri benefici da non sottovalutare. Oltre a rendere in generale la vita più semplice a chi si lascia, risparmia ai figli della ex coppia il dolore di un doppio confronto. Si riduce evidentemente anche tutta la burocrazia legata al processo, permettendo di limitare al minimo il ricorso a documenti e scartoffie. Ad ogni modo, bisognerà pur sempre aspettare i termini legali tra la pronuncia di separazione e quella di divorzio: sono sei mesi nel caso di una separazione consensuale e 12 nel caso di divorzio giudiziale.

Agenas, la classifica dei migliori ospedali d’Italia

L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), in collaborazione con il Programma Nazionale Esiti (Pne), ha sviluppato su mandato del ministero della Sanità una classifica dei migliori ospedali italiani. In cima alla lista troviamo ancora una volta una struttura di Rozzano, il Clinico Humanitas, e l‘Azienda ospedaliero universitaria delle Marche.

La classifica dei migliori ospedali d’Italia: alta qualità clinica per almeno sei aree cliniche

Per il secondo anno consecutivo salgono dunque sul podio la struttura lombarda (privata) e quella marchigiana (pubblica): entrambe hanno guadagnato una valutazione di qualità alta o molto positiva in almeno sei aree cliniche su un totale di otto (sono respiratorio, cardiocircolatorio, chirurgia generale, chirurgia oncologia, nefrologia, osteomuscolare, sistema nervoso, gravidanza e parto). Come specificato dal Pne, delle 331 strutture italiane prese in considerazione nel rapporto, solo l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano tra gli istituti privati vanta una valutazione di qualità alta o molto alta per tutte le aree cliniche prese in considerazione (sette su otto). Se si considerano le strutture pubbliche, invece, quella che ha riportato una valutazione migliore è proprio l’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche, con qualità alta o molto alta evidenziata in sei aree. Ottimi anche i risultati ottenuti nell’ambito cardiovascolare dal Careggi di Firenze e nell’ambito oncologico dall’ospedale di Mestre, dall’Azienda Ospedaliera di Padova, dallo stabilimento Umberto I G.M. Lancisi di Ancona e dal Policlinico universitario Gemelli di Roma. Uno degli elementi più importanti evidenziati dall’analisi, inoltre, è il fatto che nella stragrande maggioranza degli ospedali italiani convivono aree di qualità alta e molto alta con altre aree di livello basso o molto basso. Per quanto il Pne sottolinei come sia cresciuto il numero di ospedali italiani classificati ad alta qualità, persistono delle «diseguaglianze nell’assistenza sanitaria» rispetto alle aree di intervento. Secondo i dati di Agenas, la proporzione di strutture sanitarie con un livello di qualità alto o molto alto per almeno il 50 per cento dell’attività svolta è aumentata dal 23 al 26 per cento nel 2022.

Otto ospedali da attenzionare

Sono per il resto otto gli ospedali italiani, sparsi tra Nord e Sud, caratterizzati da una qualità delle cure basse e che « vanno attenzionati», secondo quanto dichiarato dal direttore generale dell’Agenas Domenico Mantoan, che ha aggiunto: «Quest’anno, per la prima volta, invieremo la relazione sui dati presentati oggi al tavolo di monitoraggio Lea, perché ci si deve porre il tema di una serie di ospedali del nostro Paese dove la qualità delle cure è molto bassa».

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