Sui social (e non solo lì) non si parla d’altro. Dopo la diffusione, da parte diStriscia la notizia, di due fuorionda che mostrano Andrea Giambrunoflirtare con la collega Viviana Guglielmi, pronunciare frasi sessiste e parlare di tresche e orge dietro le quinte del suo programma, emergono altri retroscena sul giornalista – che nel frattempo è stato sospeso dalla conduzione del suo Diario del giorno. Tra chi si è espresso sulla vicenda, che ha comportato un’inevitabile rottura con la compagna Giorgia Meloni, c’è anche Francesca Pascale, legata a Silvio Berlusconi per oltre 10 anni, prima di unirsi civilmente con la cantante Paola Turci, che si è spinta oltre il commento arrivando a insinuare una presunta omosessualità di Giambruno. In una storia su Instagram, rimossa poco dopo la pubblicazione, ha infatti scritto: «Queste pantomime Anni 90 mi ricordano le recite di quegli omosessuali spaventati da se stessi che portano l’amica del cuore al pranzo di famiglia per garantire il proprio vano machismo». Subito sotto, l’hashag #famiglietradizionali e l’emoticon della pesca…
Doveva essere uno dei perni centrali della Nuova Via della Seta, o meglio ancora un hub per collegare le steppe dell’Asia centrale alla dorsale balcanica dell’Europa via Turchia, mediante un crocevia di infrastrutture e rotte commerciali. L’Iran, almeno in teoria, costituisce ancora il cuore di uno dei sei corridoi economici della Belt and Road Initiative. Non a caso è ancora in fase di progettazione una ferrovia per unire la Capitale Teheran ad Ankara. Il problema principale, per Pechino, è che adesso il partner iraniano ha più di un piede dentro la crisi israeliana, e un suo coinvolgimento diretto potrebbe vanificare l’azione diplomatica di Pechino in Medio Oriente.
Nel 2022, le esportazioni cinesi verso l’Iran sono cresciute del 14 per cento toccando i 9,4 miliardi di dollari
Negli ultimi due decenni, la Cina è stata il principale partner commerciale dell’Iran (mentre quest’ultimo solo il 50esimo partner cinese). Nel 2022, le esportazioni verso la Repubblica islamica sono cresciute del 14 per cento rispetto al 2021, toccando i 9,4 miliardi di dollari, mentre le importazioni hanno sfiorato i 6,3 miliardi. Numeri importanti, ancor più considerando lo scambio delle materie prime. Pechino è affamata di petrolio mentre il governo iraniano, che può contare sulla quarta riserva di greggio e sulla seconda di gas al mondo, a causa delle sanzioni della comunità internazionale è interessato ad acquirenti coraggiosi. Proprio come la Cina che, nel corso degli ultimi tre anni, ha triplicato le importazioni di petrolio made in Teheran, passando da una media di circa 324 mila barili al giorno del 2020 ai 770 mila del 2022. Secondo i dati di Kpler, ad agosto Teheran ha esportato quotidianamente in Cina 1,5 milioni di barili, la quantità più alta dal 2013.
Le leve economiche di Pechino per trattare con Teheran
Numeri del genere evidenziano la dipendenza di Teheran dalla Cina e, di pari passo, lasciano intendere quanto sia enorme lo spazio di manovra a disposizione di Pechino per intervenire nella crisi israeliana. Sembra tuttavia che il gigante asiatico non abbia alcuna intenzione di entrare a gamba tesa in Medio Oriente. Al governo cinese, che ha espresso solidarietà per il popolo palestinese, non mancherebbero certo le leve per convincere Teheran ad abbassare i toni. Una su tutte, il ricchissimo accordo di cooperazione strategica della durata di 25 anni raggiunto tra le parti nel 2021 nell’ambito del quale i cinesi investiranno 400 miliardi di dollari in progetti infrastrutturali in Iran, nel tentativo di trasformare il Paese nel cuore pulsante della Bri. Una marea di soldi che rischia di finire anche a Hamas, oltre che a Hezbollah in Libano e agli Houthi nello Yemen. Tutti gruppi che hanno come obiettivo comune la neutralizzazione di Israele, nemico giurato dell’Iran.
La prova del nove di Xi
Un allargamento del conflitto in tutto il Medio Oriente rischia così di far evaporare i piani diplomatici ed economici di Xi Jinping nell’area. Non solo: Pechino ha avuto un ruolo determinante nel portare Egitto, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti nei Brics. Lo scorso marzo proprio grazie alla mediazione cinese si è giunti a uno storico avvicinamento tra Iran e Arabia Saudita, mentre a giugno Xi si è offerto di aiutare il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, a promuovere i colloqui di pace con Israele. Se l’Iran attaccasse Israele (o viceversa) Pechino sarebbe l’unico attore ad avere accesso diretto a Teheran e la capacità di influenzarne le mosse. Se a quel punto Xi decidesse di non agire – ipotesi da non escludere, dato che il presidente è alle prese con vari problemi interni – diventerebbe chiaro che la Repubblica popolare cinese sa come giocare in tempo di pace, ma non in tempo di guerra. E questo sarebbe un pesante danno d’immagine per la sua leadership.
Per i fan dei Blink-182, One more time è l’album più rassicurante che la band potesse produrre. Dopo scioglimenti, reunion e varie vicissitudini, compresi la battaglia contro il cancro vinta da Mark Hoppus e l’incidente aereo cui è miracolosamente sopravvissuto Travis Barker nel 2008, c’è stato l’agognato ritorno a casa di Tom De Longe, e ora di nuovo insieme con la formazione che ha rappresentato un mito per la Mtv Generation che sul finire degli Anni 90 impazzì per questo trio californiano e i loro video ironici che davano voce alla rabbia giovanile e rappresentavano un’alternativa al pop plastificato. I Blink-182 sono, insieme ai Green Day, gli Offsprings e i Rancid, i padri fondatori del pop punk, un mix di ritmi super veloci, a volte vicini all’hardcore, e ritornelli orecchiabili che in realtà è molto lontano dallo spirito anarchico e iconoclasta del punk originale che, infatti, non ha mai avuto il successo commerciale dei suoi nipotini.
L’ultimo album ha siglato il ritorno sul palco della band pop punk
Sono passati 24 anni da Enema of The State, l’album che ha proiettato i Blink-182 in testa alle classifiche di mezzo mondo. Ora che si ritrovano di nuovo insieme, hanno dichiarato esplicitamente che non c’è alcun motivo per modificare la rotta di sempre: ci sono solo diversi anni in più e gli inevitabili segni che si porta dietro chi è scampato alla morte. Ma sul piano musicale poco è cambiato dai dischi e dai brani dei tempi d’oro: ci può essere solo un po’ di consapevolezza musicale in più e la forza dell’esperienza, ma la musica rimane quella. Il motore della band resta Travis Barker, batterista tecnicamente dotatissimo, l’unico a concedersi delle divagazioni dal ruolo che la tradizione e le regole del genere assegnano ai vari strumenti. I Blink-182 con il loro recente tour mondiale e con l’album One More Time hanno solo un obiettivo: ritrovarsi con gli amici dopo una lunga separazione e fare le cose di una volta con una sicurezza: la musica di sicuro non è cambiata.
Aleksander Ceferin, presidente dell’Uefa, ha rivolto un pensiero alla Nazionale italiana di calcio. Dalla Fiera del Libro di Francoforte, come riporta LaPresse, il numero uno della federazione europea ha dichiarato: «L’Italiadeve qualificarsi a Euro 2024, altrimenti sarebbe un disastro». E Ceferin lo ha sottolineato diverse volte: «L’Italia è troppo importante». Poi, parlando delle prossime due gare degli Azzurri, ha fatto il suo pronostico: «Penso che vincerà con l’Ucraina». Spazio anche alle domande sul calcio scommesse: «I giocatori dovrebbero rappresentare un modello di comportamento. Alcuni lo sono, altri purtroppo no».
Abodi fiducioso: «Sono convinto, l’Italia ci sarà»
Anche il ministro dello Sport, Andrea Abodi, ha parlato di Euro 2024. Intervenuto a Un Giorno da Pecora su Radio 1 ha parlato della sconfitta con l’Inghilterra: «Intanto bisogna sempre saper riconoscere i meriti degli avversari. Poi dico che è iniziato un nuovo ciclo, va data un minimo di fiducia e sono convinto che andremo agli Europei. Qualche giocatore è mancato dal ritiro di Coverciano nei giorni prima, una scelta opportuna e di garanzia, ma ci sono ragioni che spiegano anche il secondo tempo della partita perché il primo lo abbiamo giocato bene». E poi ha parlato di impianti. Prima San Siro: «Ha un vincolo che mi auguro possa esser superato, serve un modo nuovo di mettere in relazione la storia, il presente e il futuro. Stiamo rischiando di mettere in contrapposizione la storia moderna con quella futura». Poi quella che la Roma vuole costruire a Pietralata: «Spero che la società riesca a farlo, che ci siano le condizioni perché ce n’è bisogno».
Dopo il discorso nel quale Joe Biden ha detto che Hamas e Russia «vogliono annientare le democrazie» che sono loro vicine, la Casa Bianca ha ufficializzato la richiesta di fondi emergenza per 105 miliardi di dollari al Congresso, destinati a Israele, all’Ucraina e al rafforzamento del confine con il Messico. Nello specifico, a Tel Aviv sarebbero destinati 10,6 miliardi, mentre 61,4 andrebbero nelle armi per Kyiv. Della cifra totale fanno parte poi 9 miliardi di assistenza umanitaria destinati a Israele, Gaza e Ucraina.
Per Biden aiutare gli alleati, anche se costoso, «pagherà per generazioni dividendi alla sicurezza americana»
«Questi conflitti possono sembrare lontani ma il risultato di queste battaglie per la democrazia contro il terrorismo e la tirannia sono vitali per la sicurezza degli americani», ha dichiarato il consigliere alla sicurezza nazionale Jake Sullivan, facendo eco alle parole pronunciate da Biden nel suo discorso alla nazione. Aiutare gli alleati, anche se costoso, «pagherà per generazioni dividendi alla sicurezza americana», ha spiegato il presidente Usa.
Guai a casa, e guai per al lavoro. Non un grande momento per Andrea Giambruno, che dopo essere stato mollato dalla compagna Giorgia Meloni, che incidentalmente è anche la presidente del Consiglio italiana, è stato pure sospeso da Mediaset e non condurrà più Diario del giorno, la striscia quotidiana di informazione in onda su Rete4. Un portavoce dell’azienda ha comunicato la decisione e spiegato all’Ansa che il Biscione sta valutando con attenzione i fatti. Già nella nella puntata di venerdì 20 ottobre Giambruno non era in onda in diretta dagli studi Mediaset del Palatino a Roma,.
Al posto del giornalista, al centro delle cronache per i fuorionda diffusi da Striscia la notizia, c’è Luigi Galluzzo, che ha lanciato la puntata annunciando gli aggiornamenti sulla crisi in Israele e sull’allarme terrorismo in Italia e Europa. Già nella giornata di giovedì 19 ottobre Giambruno non ha condotto la trasmissione per partecipare a un evento a Pavia. È successo però prima del secondo fuorionda trasmesso dal programma di Antonio Ricci.
Decisivi i due video trasmessi da Striscia la notizia. Il primo, diffuso mercoledì 18 ottobre, vede protagonista Giambruno, con le battute sul suo ciuffo, i complimenti alla collega Viviana Guglielmi e le gag sul vestito blu estoril. Nel secondo, 24 ore dopo, si sente il giornalista, fuori dal raggio visivo delle telecamere, parlare con una collega a cui dice: «Tu sei fidanzata? Sei “aperturista”? Come ti chiami? Ci siamo già conosciuti io e te? Dove ti ho già vista… Ero ubriaco?». Nel filmato arriva poi anche un’altra dichiarazione compromettente: «Sai che io e ***** abbiamo una tresca? Lo sa tutta Mediaset, ora lo sai anche tu». Infine la “proposta”: «Però stiamo cercando una terza partecipante. Facciamo threesome o un foursome. Vuoi entrare a far parte del nostro gruppo? Ti piacerebbe? Però devi darci qualcosa in cambio». Che ci sia dietro una manovra politica per togliere dall’imbarazzo la premier, magari con la sponda di Marina Berlusconi, è probabile. Quel che è certo è che Giambruno era già parecchio inviso dentro Mediaset, e che si sentiva un intoccabile per quel suo ruolo di first gentleman d’Italia. Ora in un colpo solo ha perso quello status e probabilmente il suo lavoro. Per lui un probabile futuro nell’ombra, per la felicità di più di qualcuno in azienda. Ma la vicenda rischia di non finire qui e potrebbe avere altri strascichi, anche politici.
“Posso toccarmi il pa**o mentre ti parlo?",.
"Lo sai che io e (nome omesso) abbiamo una tresca? Lo sa tutta Mediaset, adesso lo sai anche tu, però stiamo cercando una terza partecipante perché noi facciamo le threesome, anche le foursome".
Dopo la trasmissione, da parte di Striscia la notizia, dei due fuorionda che lo immortalano flirtare con la collega Viviana Guglielmi e parlare di tresche, threesome e foursome, Andrea Giambruno è stato sospeso dalla conduzione di Diario del giorno, la striscia di approfondimento in onda ogni giorno alle 15.30 su Rete 4. Al suo posto, nella puntata di venerdì 20 ottobre, i telespettatori hanno trovato Luigi Galluzzo, giornalista con un’esperienza ventennale nel Biscione.
Luigi Galluzzo sostituisce Andrea Giambruno a Diario del giorno
Nato in Sicilia ma residente a Roma, si è laureato in Lettere all’Università La Sapienza e ha iniziato la sua carriera lavorando per otto anni a Teleacras, emittente televisiva fondata ad Agrigento nel 1975. Qui Galluzzo è rimasto dal 1984 al 1992, prima di entrare a far parte del Gruppo Mediaset nel 1996. Negli anni ha condotto il telegiornale sia per Italia 1 (Studio Aperto) che per Rete 4 (Tg4), oltre ad aver ideato e presentato il programma Shampoo su Tgcom24. Giornalista parlamentare, ha svolto anche il ruolo di inviato. Nella sua carriera c’è spazio anche per la scrittura, come dimostra la pubblicazione di un romanzo e diverse opere teatrali. Tra le ultime fatiche L’estate di Sicari, uscito a ottobre 2023 edito da Laurana Editore.
Almeno 18 persone sono state arrestate dopo i ripetuti allarmi bomba che negli ultimi giorni hanno provocato ordini di evacuazione in tutta la Francia. A riferirlo è stato il ministro dell’Interno Gérald Darmanin, il quale ha aggiunto che gli arrestati sono soprattutto minorenni. Il ministro ha inoltre sottolineato che in Francia non è stata individuata alcuna minaccia specifica.
Gli allarmi bomba hanno interessato musei, scuole e aeroporti
Le minacce di attacchi terroristi sono arrivate in una settimana carica di tensioni in Francia, che ha dichiarato lo stato di massima allerta antiterrorismo in seguito all’uccisione dell’insegnante 57enne Dominique Bernard, avvenuto il 13 ottobre. Tra i luoghi maggiormente interessati dai finti allarmi bomba ci sono stati il Palazzo di Versailles, che è stato evacuato ben cinque volte questa settimana. Anche il Louvre di Parigi è stato costretto a evacuare migliaia di visitatori sabato 15 ottobre. Il mercoledì seguente le evacuazioni hanno toccato gli aeroporti regionali di Lille, Nantes, Nizza e Tolosa, mentre giovedì sono stati interessati dagli allarmi bomba altri 11 aeroporti. I 18 giovani arrestati hanno preso di mira anche le scuole. Sei scuole superiori nella sola zona di Tolosa sono state evacuate giovedì, e all’inizio di questa settimana agli alunni di una scuola di Tolosa è stato detto di infilarsi sotto i banchi quando un pacco sospetto è stato avvistato davanti all’edificio.
ALERTE INFO – Nouvelle alerte à la bombe au château de Versailles qui est en cours d’évacuation. (BFMTV)
Gli arrestati rischiano tre anni di carcere e una multa di 45 mila euro
I giovani arrestati, secondo quanto riferisce la Bbc, hanno diffuso gli allarmi bomba via social, per telefono o e-mail, tramite un sito web lanciato nel 2020 per inviare messaggi diretti agli agenti di polizia. Il ministro della Giustizia Éric Dupond-Moretti ha avvertito i «piccoli burloni» che in Francia una falsa minaccia di bomba è un reato che prevede fino a tre anni di carcere e una multa di 45 mila euro.
Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha firmato a Tunisi l’accordo con il suo omologo Nabil Ammar con cui 4 mila lavoratori qualificati del Paese maghrebino potranno lavorare in Italia regolarmente. Il sì è arrivato nella giornata del 20 ottobre 2023 e rappresenta un primo passo di distensione nei rapporti tra la Tunisia e l’Unione Europea.
Tajani: «Lavoriamo per rafforzare la migrazione regolare»
A spiegare l’accordo è stato lo stesso Tajani. Il ministro ha commentato: «Lavoriamo per rafforzare la migrazione regolare contro quella irregolare, quindi contro i trafficanti di esseri umani. Vogliamo dare lavoro a persone che vogliono essere impegnate, che sono formate e che non andranno in giro per l’Italia ma andranno direttamente a lavorare nell’agricoltura e nell’industria». Secondo i dati del Viminale, sarebbero almeno 14.837 i tunisini sbarcati irregolarmente in Italia dall’inizio del 2023. Ma si tratta di appena il 10 per cento dei 140.006 clandestini complessivamente arrivati in Italia. 92.844 sono partiti dalla Tunisia, ma si tratta per lo più di subsahariani. Tajani ha parlato anche del conflitto tra Israele e Hamas: «Il nostro appello a tutti è sempre di rispettare i diritti umani, di rispettare il diritto internazionale e tenere al di fuori di qualsiasi iniziativa militare la popolazione civile, da una parte e dall’altra».
Saied impaziente per i fondi del memorandum
Appena due settimane prima dell’accordo firmato tra Tajani e Ammar, il presidente della Tunisia, Kais Saied, ha rifiutato la prima tranche degli aiuti previsti dal Memorandum firmato a luglio con l’Ue. Il programma prevedeva un pacchetto di finanziamenti consistenti: 105 milioni per i flussi migratori, 150 per il bilancio pubblico e 900 milioni, vincolati a un prestito, per assistenza macrofinanziaria. Con il Paese a rischio default, Saied ha criticato il mancato arrivo dei fondi e ha rispedito a Bruxelles la prima tranche, di circa 127 milioni di euro. Il presidente ha dichiarato di «non volere l’elemosina».
Haydn Gwynne, attrice britannica nota per aver recitato nella sitcom The Windsorsnei panni di Camilla, è morta all’età di 66 anni. A settembre si era ritirata dalle scene, rivelando al mondo di avere il cancro. «Con grande tristezza, Haydn si è spenta la mattina del 20 ottobre circondata dall’affetto dei suoi cari», ha detto il suo agente in una dichiarazione alla Bbc. «Ringraziamo i medici per le preziose cure che le hanno riservato nelle ultime settimane». In carriera ha recitato in diverse produzioni per il piccolo schermo, tra cui la serie Romadove ha prestato il volto a Calpurnia, ultima moglie di Giulio Cesare. È apparsa anche nella quinta stagione di The Crownnei panni di Lady Susan Hussey, dama di compagnia della regina Elisabetta II. Star del teatro, ha recitato in spettacoli di William Shakespeare e Bertold Brecht.
Haydn Gwynne, l’infanzia a Roma e il debutto sul palcoscenico
Come ha ricordato il Daily Mail, Haydn Gwynne coltivò la sua passione per la recitazione sin da piccola, pur senza pensare di diventare un’attrice professionista. Dopo la laurea a Nottingham, trascorse cinque anni a Roma insegnando inglese prima di rientrare nel Regno Unito contro il volere dei suoi genitori per inseguire il suo sogno. Al quotidiano londinese aveva raccontato nel 2015 di aver prima fatto un viaggio a New York dove spesso si recò a teatro, rimanendone folgorata. «Ero preoccupata che i miei pensassero stessi sprecando la mia vita», aveva ricordato l’attrice. «Per fortuna, mi hanno subito supportata». In un’altra intervista, la star britannica ha spiegato che nella vita conta «fare la cosa che ti rende felice, soprattutto da giovani». Grazie al suo talento, ha condiviso il palcoscenico con grandi star di Hollywood, da Helen Mirren a Kevin Spacey.
Dal suo debutto negli Anni 80 con il drama The Work, Haydn Gwynne ha preso parte a decine di film e serie tivù britanniche. È apparsa infatti in Peak Practice e Merseybeat, prima di entrare nel cast di Roma. Il progetto che l’ha consacrata è stato però Drop the Dead Donkey, dove interpretò la giornalista Alex in una performance che le valse la sua prima e unica nomination ai Bafta. Recentemente ha vestito i panni della regina Camilla nelle tre stagioni di The Windsors, serie comica disponibile su Netflix che racconta la vita quotidiana della Royal Family e, soprattutto, di Re Carlo III e sua moglie. Ben più lunga la sua carriera sul palcoscenico dei teatri, dove esordì nel 1984 con lo spettacolo His Monkey Wife di Sandy Wilson. Fra i ruoli più celebri quello di Margareth Thatcher in The Audience e dell’insegnante di danza in BillyElliott.
I progetti in cantiere e il ricordo dei colleghi
Tre le sue nomination ai Laurence Oliver Awards, fra i riconoscimenti più importanti del teatro britannico. Nel 1994 fu lodata la sua performance nel musical City of Angels su libretto di Larry Gelbart. Nel 2015 la seconda candidatura con Donne sull’orlo di una crisi di nervi e, due anni dopo, la terza per L’opera da tre soldi basata sull’omonima opera di Bertold Brecht. Prima della diagnosi del cancro aveva numerosi progetti in cantiere. Sarebbe dovuta tornare per una nuova stagione di The Windsors e per uno spettacolo teatrale di Stephen Sondheim, Vecchi amici. Tanti gli omaggi dal mondo dello spettacolo inglese. L’amico e collega Jack Thorne, autore con J.K. Rowling della sceneggiatura di Harry Potter e la maledizione dell’erede, l’ha ricordata su X come «l’anima più gentile e adorabile nonché un’interprete meravigliosa». Per l’attore Samuel West invece la sua scomparsa segna «una perdita terribile».
Haydn was the kindest, loveliest soul and a wonderful performer. She gave everything to everything.https://t.co/9XdL6SQ9aY
Pietro Orlandi sarà ospite di una puntata di Muschio Selvaggio, il podcast di Fedez e Davide Marra. A dare l’annuncio lo stesso rapper che diversi mesi prima si era reso protagonista di una dichiarazione infelice sulla sorella di Pietro, Emanuela, scomparsa nel nulla il 22 giugno 1983 e da allora mai ritrovata. Fedez ha definito l’ospitata molto importante «soprattutto in vista del voto in Senato sulla commissione d’inchiesta sul caso Orlandi».
Deliveroo Italy e Uber Eats, che ora non è più sul mercato italiano, dovranno versare all’Inps i contributi per migliaia di rider. Lo ha deciso la Sezione lavoro del Tribunale di Milano. L’ammontare della cifra totale non è stato ancora calcolato ma potrebbe arrivare ad alcune decine di milioni di euro. Si tratta di due cause distinte intentate dalle società contro l’Inps. Per Deliveroo il periodo di riferimento va dal 2016 al 2020, mentre per Uber dal 2020 al 2021. I controlli dei carabinieri dell’ispettorato del lavoro sono stati effettuati nel febbraio 2021.
I lavoratori sono «collaboratori coordinati continuativi»
Decisiva un’indagine pilota della Procura di Milano sulle condizioni di lavoro e di sicurezza di circa 60 mila rider. Il giudice Nicola Di Leo ha seguito quanto già dichiarato sia dalla Procura sia dall’Ispettorato all’epoca dell’apertura dell’inchiesta. Quei rider hanno lavorato come collaboratori coordinati continuativi sulla bse dell’articolo 2 del Jobs Act. Da lì l’applicazione della «disciplina del lavoro subordinato» e la conseguente «obbligazione per contributi, interessi e sanzioni nei rapporti con l’Inps e per premi nei rapporti con l’Inail».
Il programma di armamenti nucleari della Cina «persegue con forza una strategia di autodifesa». È il commento della portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, esprimendo «ferma opposizione» verso le ultime stime di Washington secondo cui l’arsenale atomico di Pechino si stia sviluppando molto più velocemente di quanto previsto al punto da contare ora 500 testate e probabilmente più di 1.000 entro il 2030.
«Nessun Paese sarà minacciato dalle armi nucleari della Cina»
Mao, malgrado non abbia apertamente negato i numeri citati, ha precisato che «nessun Paese sarà minacciato dalle armi nucleari della Cina finché non userà o non minaccerà di utilizzare le sue testate contro la Cina». Poi ha aggiunto che il suo Paese «ha sempre mantenuto le forze nucleari al livello minimo richiesto per la sicurezza nazionale e non abbiamo intenzione di impegnarci in una corsa agli armamenti nucleari con alcun Paese».
Le critiche alla deterrenza estesa degli Stati Uniti
La portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning ha commentato anche le mosse Usa sugli investimenti massicci nel potenziamento delle proprie forze nucleari e sulla sua politica di fornire protezione nucleare agli alleati non nucleari, nota come deterrenzaestesa. «Queste azioni politiche aggravano il rischio di corsa agli armamenti nucleari e di un conflitto nucleare, e non faranno altro che peggiorare il contesto di sicurezza strategica globale», ha avvertito Mao. Gli Stati Uniti possiedono attualmente circa 3.700 testate nucleari, contro le circa 4.500 della Russia, nelle stime del think tank svedese Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) che ne conta 410 per la Cina.
L’arresto dei due uomini egiziani accusati di terrorismo e vicinanza all’Isis, avvenuto a Milano il 17 ottobre, «non è un caso isolato». Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi spiegando che «ci sono casi all’attenzione periodica e ciclica delle nostre forze di intelligence e delle forze di polizia. Ci sono diversi personaggi tenuti sotto la doverosa attenzione».
Su 28 mila obiettivi sensibili sono 286 quelli di massima sensibilità
Nonostante al momento i servizi di intelligence non abbiano identificato la possibilità di eventi imminenti legati a organizzazioni terroristiche, è comunque importante tenere alta l’attenzione perché «come abbiamo visto dagli ultimi episodi in Francia e Belgio la minaccia è anche di tipo indefinito, come i lupi solitari e i casi di emulazione». «Abbiamo un sistema di polizia e di intelligence che ha quasi sempre accertato i fenomeni sul nascere», ha aggiunto Piantedosi. Il ministro ha fornito poi alcuni dati: «Su un bacino di 28 mila obiettivi sensibili, sono 286 quelli classificati di massima sensibilità e che quindi hanno una formula di vigilanza fissa 24 ore su 24, talvolta con operatori dell’esercito. Abbiamo fatto una valutazione complessiva degli obiettivi ma non tutti presentano caratteristiche di vulnerabilità tali da richiedere un presidio».
Il Museo americano di storia naturale di New York ha deciso di rimuovere tutti i resti umani dalle teche. Lo ha annunciato il presidente Sean Decatur con una lettera pubblicata dalla Cnn: «Nessuno dei defunti, a parte chi ha scelto di donare le proprie spoglie alla scienza, ha mai accettato di finire esposto nella collezione di un museo», ha spiegato il capo dell’istituzione americana. «È sfruttamento». Scheletri e mummie, assieme a utensili e accessori realizzati con ossa, saranno dunque trasferiti in nuovi depositi che non saranno accessibili al pubblico. Spiccano strumenti musicali di epoca precolombiana, ma anche resti di mongoli dell’XI secolo e ossa dei nativi americani. «Nulla di tutto ciò è essenziale alla struttura del museo e delle sue mostre», ha sottolineato Decatur. «Dobbiamo riconsiderare la complessa eredità della raccolta di resti umani».
Molti defunti nel museo di New York sono morti dopo abusi o violenze
Nelle teche del Museo americano di storia naturale sono esposti circa 12 mila resti umani risalenti a varie epoche. Sono presenti, per esempio, arnesi e strumenti musicali degli aztechi realizzati in osso, ma anche un grembiule tibetano del XIX secolo e lo scheletro completo di un guerriero della Mongolia del 1000 d.C.. Stando a quanto affermato da Decatur, il 26 per cento delle spoglie appartengono ai nativi americani che vennero sterminati durante la colonizzazione europea. Non mancano poi le ossa di cinque africani che vennero ridotti in schiavitù per lavorare nei campi, recuperate durante la demolizione di un cimitero nei primi anni del Novecento. Si tratta però di «una piccolissima percentuale dell’intera collezione», ha detto la portavoce del museo di New York Kendra Snyder.
«Alcuni resti umani sono esposti accanto a oggetti, ma non c’è alcuna necessità narrativa affinché restino nelle teche», ha spiegato Decatur. «Parliamo di vittime di morte violenta o di esponenti di minoranze che hanno subito ogni genere di abuso, violenza o sfruttamento. L’atto di esibirne le spoglie è anch’esso uno sfruttamento della loro condizione». Il presidente del Museo americano di storia naturale di New York ha poi precisato che è giunto il momento di «riconsiderare la politica della raccolta di resti umani» durante gli scavi archeologici e la loro conservazione. «Anche nel caso si tratti di oggetti culturali, bisogna sempre rivalutare la reale necessità di una loro esposizione al pubblico», ha aggiunto, ricordando come fra il XIX e il XX secolo i ricercatori utilizzassero la ricerca per trovare conferme sulla supremazia bianca. «Rafforzano i modelli di disprezzo razziale», ha concluso Decatur. «Una raccolta scaturita da squilibri di potere».
Scuse anche dallo Smithsonian: «Opera ripugnante e disumanizzante»
Il caso del Museo di storia naturale newyorkese arriva a quasi due mesi di distanza da quello che ha visto protagonista lo Smithsonian di Washington. A fine agosto 2023, infatti, il segretario Lonnie G Bunch III si era scusato per come l’istituzione avesse accumulato nel XX secolo decine di migliaia di resti umani. Nelle teche del museo infatti ci sarebbero, tra gli altri, 255 cervelli provenienti da Filippine, Perù, Germania e Stati Uniti. Per la maggior parte furono oggetto di una ricerca che mirava a provare scientificamente la supremazia dei bianchi sulle altre popolazioni. «Fu un’opera ripugnante e disumanizzante», ha detto alla Cnn Bunch. «Mi scuso, a nome dello Smithsonian, per il dolore causato da chi credeva di lavorare in nome della scienza con un comportamento inaccettabile». Pertanto la “soffitta dell’America”, così chiamato per la presenza di 157 milioni di oggetti, ha iniziato la restituzione delle ossa.
Il Tribunale di Siracusa ha disposto l’archiviazione per l’amministratore delegato di AstraZeneca, Lorenzo Wittum. L’uomo era coinvolto nell’inchiesta per omicidio colposo legata alla scomparsa di un militare della Marina. Si tratta di Stefano Paternò ed era in servizio ad Augusta quando il 9 marzo del 2021 è stato trovato morto all’interno della propria abitazione. Poche ore prima, secondo la ricostruzione, Paternò ha ricevuto la prima dose di vaccino AstraZeneca contro il Covid.
Dopo la morte indagati in dieci
Dopo la morte del militare, la procura di Siracusa aveva iscritto nel registro degli indagati dieci persone. Poi, alla fine delle indagini, erano rimasti in tre: un medico, un infermiere e l’amministratore delegato della società. La stessa Procura si è poi espressa in favore dell’archiviazione. Precedentemente archiviata dal gip, invece, la posizione sia del medico sia dell’infermiere, dopo le conclusioni dei pm, Sabrina Gambino e Gaetano Bono.
Alessandro Basciano è pronto a raccontare la sua versione dei fatti rispetto alla tormentata fine della relazione con l’ex Sophie Codegoni, che l’ha accusato di averla tradita (e non solo). Il dj al centro di un polverone mediatico utilizzerà la medesima arma della madre della figlia Céline Blue, vale a dire un’intervista al vetriolo che concederà a Silvia Toffanin.
Alessandro Basciano a Verissimo per parlare della rottura con Sophie Codegoni
L’annuncio è arrivato tramite i profili social ufficiali della trasmissione, che hanno confermato Basciano come uno degli ospiti del salotto di Canale 5 di sabato 21 ottobre.
Basciano ha già ampiamente anticipato via social (e tramite i suoi portavoce) che ha ancora molto da dire sulla questione e che quando finalmente vuoterà il sacco «saranno ca**i amari per tutti quanti». Il diretto interessato infatti non ci sta a farsi dare del fedifrago e ha sempre negato categoricamente ogni coinvolgimento in qualsivoglia tradimento ai danni di Sophie Codegoni (lei ha raccontato, tra le altre cose, di essere stata tradita quando ancora era incinta della loro prima figlia). La resa dei conti, insomma, sembra essere alle porte, anche se Codegoni non pare in alcun modo voler darsi per vinta, nonostante le smentite di Basciano.
Sophie Codegoni torna a Verissimo
La conduttrice di Casa Chi, dopo l’intervista di un paio di settimane prima, sarà infatti nuovamente ospite del salotto di Silvia Toffanin a poche ore di distanza dall’ex, in occasione di un’altra attesissima puntata di Verissimo in onda domenica 22 ottobre. Sembra infatti che l’influencer e imprenditrice abbia ancora molte cose da raccontare rispetto a tutto quello che le è accaduto dal lato sentimentale.
Un nuovo decesso sul lavoro nel nostro Paese, questa volta in una fabbrica di Pontida, in provincia di Bergamo. Nella mattinata di venerdì 20 ottobre 2023 un operaio è morto presso l’azienda MF Acciai, un’acciaieria, dopo essere rimasto schiacciato da un macchinario.
Operaio morto schiacciato da un macchinario in un’acciaieria a Pontida
La tragedia si è consumata intorno alle 12. Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo, 55 anni, stava lavorando vicino a un nastro trasportatore all’interno dell’impianto quando è accaduto il dramma. Immediato l’intervento sul posto dei vigili del fuoco, dei carabinieri, dei tecnici dell’Agenzia di tutela della salute del territorio e dei sanitari del 118, che hanno raggiunto il luogo con due mezzi di soccorso. Qualunque tentativo di salvare la vita all’operaio si è però rivelato vano: troppo gravi le ferite riportate nell’incidente. Si aggrava così il bilancio di vittime sul lavoro in Italia, che si avvicina a quota 100 da inizio 2023.
Stando alle ultime indiscrezioni, sembra che per tutta la prossima settimana Diario del giorno, il programma di approfondimento di Rete 4, andrà in onda senza il suo conduttore Andrea Giambruno. I motivi appaiono piuttosto ovvi e sarebbero legati agli strascichi dei due compromettenti fuorionda trasmessi da Striscia la Notizia.
Andrea Giambruno non condurrà Diario del giorno per una settimana
A riferire l’indiscrezione è stata l’agenzia LaPresse. Alcune voci danno il giornalista già fuori da Mediaset, ma per il momento nessuna fonte del Biscione le ha confermate. Anche perché, nel caso, le procedure da seguire non sono immediate: prima di essere allontanato, il dipendente deve infatti ricevere una lettera di contestazione per aver violato il codice etico aziendale. L’unica cosa (quasi) certa rimane dunque la sua assenza dalla conduzione nella settimana dal 23 al 27 ottobre, dopo la pausa sospetta del 19 subito dopo la messa in onda del primo servizio che lo riprendeva mentre flirtava con la collega Viviana Guglielmi. Ma il peggio doveva ancora venire, con un secondo fuorionda recante uscite sessiste e riferimenti a tresche, threesome e foursome trasmesso la sera stessa: «Tu sei fidanzata? Sei “aperturista“? Come ti chiami? Ci siamo già conosciuti io e te? Dove ti ho già vista… Ero ubriaco?. Sai che io e ***** abbiamo una tresca? Lo sa tutta Mediaset, ora lo sai anche tu». Fino al finale con proposta indecente: «Però stiamo cercando una terza partecipante. Facciamo threesome. Vuoi entrare a far parte del nostro gruppo? Ti piacerebbe? Si scopa». Dichiarazioni inequivocabili che hanno portato l’ormai ex compagna Giorgia Meloni, la mattina seguente, a ufficializzare la loro separazione.
Mirko Vucinic, ex attaccante di Juventus, Roma e Lecce, è stato condannato a 2 anni di reclusione. Si è concluso così il processo a carico dell’ex calciatore, accusato di evasione fiscale. Il bomber montenegrino non avrebbe dichiarato guadagni per circa 13 milioni di euro, in periodi di imposta che vanno dal 2014 al 2017. Il pm Massimiliano Carducci aveva chiesto 4 anni di reclusione, ma la giudice monocratica del Tribunale salentino, Valeria Fedele, ha dimezzato la pena. Disposto anche il sequestro di ville, moto e appartamenti per il valore complessivo di poco meno di 6 milioni di euro. E a questo si aggiungerà il risarcimento del danno non patrimoniale per l’agenzia dell’Entrate.
Per i legali Vucinic era in Arabia Saudita
Per la difesa, guidata dall’avvocato Antonio Savoia, la presenza di Vucinic in quegli anni è stata occasionale. L’attaccante, infatti, era legato all’Al Jazira Club e il suo contratto regolava anche la contribuzione da versare al Fisco. Secondo la Procura, invece, l’ex calciatore ha passato gran parte del tempo in Italia per curare i propri interessi. Soprattutto perché nello stesso periodo ha combattuto con un grave infortunio al ginocchio che lo ha portato, poi, al ritiro dal mondo del calcio. Nel 2019 Vucinic è così finito sotto processo dopo un decreto di citazione diretta a giudizio e la conferma in Cassazione di un sequestro di beni eseguito dai finanzieri di Lecce.
La difesa pronta all’appello
La Corte di Cassazione aveva sostenuto che Vucinic «ha mantenuto in Italia il centro dei propri interessi, come evidenziato, tra l’altro, dal fatto che la famiglia non avesse mai trasferito la residenza da Lecce». E ancora: «Per verificare quale Paese debba ritenersi di effettiva residenza sono stati presi in considerazione alcuni criteri tra cui il possesso di un’abitazione permanente, il centro degli interessi vitali e il luogo in cui si soggiorna abitualmente». Ora la difesa proporrà l’appello non appena saranno depositate le motivazioni della sentenza.