È morto Evitar Moshe Kipnis, uno dei tre italo-israeliani di cui non si avevano più notizie dall’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre. Con lui era scomparsa anche la moglie Liliach Le Havron dal kibbutz di Beeri, dove sono stati trovati 108 cadaveri. Evitar Moshe Kipnis è stato identificato tra le vittime in base all’esame del Dna. Non ci sono conferme sulla sorte della moglie.
Con grande tristezza confermo il decesso di Eviatar Moshe Kipnis, cittadino italo-israeliano disperso dopo l'attacco terroristico di Hamas in Israele. Sono vicino alla famiglia, in particolare ai suoi due figli che ho conosciuto durante la mia missione a Tel Aviv.
«Con grande tristezza confermo il decesso di Eviatar Moshe Kipnis, cittadino italo-israeliano disperso dopo l’attacco terroristico di Hamas in Israele. Sono vicino alla famiglia, in particolare ai suoi due figli che ho conosciuto durante la mia missione a Tel Aviv» ha dichiarato il ministro Antonio Tajani.
Secondo quanto riportato dal ministero della Sanità della Striscia di Gaza sono almeno 500 le vittime dell’attaccoaereo israeliano sull’ospedale battista Al-Ahli Arabi a Gaza. Il governo di Hamas ha descritto l’attacco come «un crimine di guerra». La struttura, si legge in una nota, ospitava «centinaia di malati, feriti e persone costrette a lasciare le loro case» a causa di altri attacchi israeliani.
Israeli airstrike has killed more than 500 civilians in Al-Ahly Baptist Hospital in Gaza. Netanyahu is putting Hitler to shame! pic.twitter.com/j8OHjlLMJn
Gli avvocati che difendono Olindo Romano e Rosa Bazzi hanno depositato alla Corte d’assise di Brescia l’istanza di revisione di condanna. I coniugi sono stati condannati in via definitiva per la strage di Erba. L’11 dicembre 2006, nel comune in provincia di Como, vennero uccisi a colpi di coltello e spranga Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. I legali Fabio Schembri e Luisa Bordeaux hanno dichiarato di avere nuovi elementi che potrebbero portare al proscioglimento della coppia, in carcere dal 2007. Già ad aprile, dopo un’inchieste de Le Iene, erano stati depositati gli atti per riaprire il caso.
Schembri: «Allegate sette consulenze, audio e video»
Schembri, l’autore dell’istanza insieme ai colleghi Nico D’Ascola, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux, ha spiegato le differenze con la richiesta di revisione della sentenza d’ergastolo presentata dal pg di Milano Cuno Tarfusser. L’avvocato ha sottolineato che «c’è molto di più rispetto ai temi portati dal magistrato. Abbiamo allegato sette consulenze, audio e video e affrontato tempi più vasti». La richiesta presentata a Brescia è di oltre 150 pagine.
I nuovi elementi secondo gli avvocati
Per i legali, la morte di Valeria Cherubini sarebbe avvenuta con modalità «incompatibili» rispetto alla tesi di colpevolezza dei coniugi. E inoltre, si pone l’accento sulla testimonianza di Mario Frigerio, marito di Cherubini. L’uomo, unico sopravvissuto e poi morto negli anni successivi, è stato il principale testimone dell’accusa. Una versione della testimonianza, secondo gli avvocati, contrasterebbe con quanto dichiarato da Frigerio dopo gli omicidi. E infine un altro aspetto su cui puntano i legali è la testimonianza di Abdi Kais, residente nell’abitazione di Erba, mai ascoltato dagli inquirenti e arrestato per spaccio successivamente.
L’attacco di Hamas contro Israele e la reazione durissima di Tel Aviv avranno ripercussioni sul terrorismo jihadista internazionale? Domanda più che lecita all’indomani dell’attentato di Bruxelles dove, la sera del 16 ottobre, Abdesalem Lassoued, un 45enne tunisino già segnalato in passato per sospetta radicalizzazione, ha ucciso a colpi di kalashnikov due cittadini svedesi al grido di «Allah Akbar», rivendicando sui social la sua appartenenza allo Stato islamico. Lupo solitario o meno, ora l’Europa ha alzato al massimo i livelli di allerta ripiombando nel novembre 2015, anno delle stragi di Parigi.
Hamas potrebbe allargare la sua rete in Cisgiordania
Una cosa per ora è certa: con l’operazione Diluvio di Al-Aqsa Hamas potrebbe guadagnare qualche alleato in più in Cisgiordania e nei territori limitrofi. A sostenerlo è Raffaello Pantucci, analista esperto di terrorismo del Royal United Services Institute, think tank britannico sulla sicurezza. «Hamas», spiega Pantucci a Lettera43, «ha avuto un grande successo e il disastro che seguirà a Gaza probabilmente porterà nuovi sodalizi nel movimento islamista». D’altra parte Hamas è già stata aiutata nella sua ultima azione dal Jihad Islamico palestinese (PIJ), e adesso è possibile l’apertura di un nuovo fronte del conflitto in Cisgiordania, con la collaborazione di altre fazioni. Secondo quanto ha riferito nei giorni scorsi il canale Mayadeen, le Brigate al-Quds, il braccio armato del PIJ, si sono rivolte ai combattenti della Cisgiordania, invitando le brigate Jenin e Lion’s Den, così come tutti i palestinesi, a imbracciare le armi contro i coloni israeliani. Un asse che si allargherebbe in Libano con Hezbollah e forse ad altri miliziani in Siria e in Iraq.
Il sostegno, per ora a parole, di Al Shabaab e le minacce dell’Iran
Su scala internazionale il gruppo jihadista somalo Al Shabaab è stato l’unico fuori dai Territori palestinesi a essersi espresso apertamente a sostegno di Hamas. Con una dichiarazione diffusa da Al Kataib, rete mediatica del gruppo, ha elogiato l’attacco contro Israele, che ha «risanato il cuore dei credenti». Non è la prima volta che Al Shabaab dice la sua sulla questione mediorientale ma sebbene anche l’unità antiterrorismo del vicino Kenya abbia emesso un’allerta in cui invita alla prudenza per possibili attentati, secondo Pantucci il gruppo somalo «ha fatto una sparata nel buio» e non agirà per la causa palestinese. Anche i leader talebani di Kabul hanno dato il loro tacito sostegno ad Hamas incolpando Israele, senza dimenticare la minaccia lanciata da Teheran: «Nessuno può garantire il controllo della situazione» se Israele invadesse la Striscia, ha detto il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian, dopo aver incontrato a Doha il leader di Hamas Ismail Haniyeh. Dallo stesso ministero è poi arrivata l’accusa agli Stati Uniti di essere «responsabili per i crimini del regime sionista, dal momento che hanno sostenuto il regime con tutto il loro potere contro la nazione palestinese».
L’incognita Daesh e al-Qaeda
Discorso a parte va fatto per il sedicente Stato islamico. Daesh, infatti, dopo aver tentato di insinuarsi tra i palestinesi insoddisfatti di Fatah e Hamas, è finito schiacciato da quest’ultima, spiega ancora Pantucci. «È stato attraente per qualcuno nel passato, ma non credo ora possa acquisire forza localmente o aiutare Hamas», soprattutto dopo la sua sconfitta sul campo in Siria e in Iraq. Tantomeno è probabile lo faccia al-Qaeda, dormiente da tempo e diventata ormai «l’ombra di se stessa». Ci sono poi da considerare le rivalità intra-jihadiste. Anche se tutti gruppi islamici sono uniti a parole dalle stesse battaglie, dalla Palestina al Kashmir, hanno spesso interessi e poste in gioco molto diversi. Inoltre Hamas, secondo Pantucci, è a ben guardare «un gruppo che non ha mai avuto necessità di appoggi dai maggiori gruppi islamisti. Porta avanti una sua lotta grazie a un popolo arrabbiato che produce migliaia di radicalizzati». Questo lo rende un movimento sufficientemente potente. «Non ha bisogno del sostegno di gruppi stranieri perché gode già dell’aiuto di potenze esterne che lo finanziano», come l’Iran. Al momento la forza di Hamas è dimostrata proprio dai paragoni che in Occidente hanno fatto con l’Isis sia per l’organizzazione che per l’efferatezza delle sue azioni.
Lo spettro del terrorismo e il rischio dei lupi solitari
Altro discorso è la possibile ripresa degli attentati in Occidente. «In termini internazionali francamente non vedo un cambio di passo», commenta l’esperto, ricordando però alcuni recenti attacchi a «opera di cosiddetti lupi solitari», dall’Egitto alla Francia, fino al Belgio. Ad Alessandria, il giorno dopo il massacro di civili da parte di Hamas, un agente di polizia ha sparato su un gruppo di turisti israeliani uccidendone due, mentre in un liceo di Arras, nel nord della Francia, un professore è stato ucciso a coltellate da Mohammed Mogouchkov, 20enne di origine cecena. Fino a Bruxelles dove l’attentatore è stato ‘neutralizzazione’ la mattina del 17 ottobre dopo una caccia all’uomo durata tutta la notte. Episodi gravi che ancora non sappiamo quanto siano legati alle rivendicazioni palestinesi, ma che potrebbero essere stati innescati dalla crisi in Medio Oriente. Non lo esclude più la procura federale di Bruxelles: Lassoued aveva infatti condiviso sui social messaggi di sostegno al popolo palestinese. Lo stesso aveva fatto, oltre a giurare fedeltà allo Stato Islamico, l’assalitore di Arras. Solo venerdì Hamas aveva indetto un “giorno della rabbia” invitando al martirio chi avesse a cuore la causa, ma l’appello è rimasto per ora largamente inascoltato, anche perché, precisa Pantucci, «preparare un grande attentato richiede tempo e mezzi». Ma è «molto probabile che i due attacchi in Europa siano connessi a quanto succede a Gaza e Israele. Non necessariamente nel senso che qualcuno abbia diretto le operazioni o dato un ordine da remoto, ma che siano scaturiti per emulazione». Non si tratterebbe quindi propriamente di cellule dormienti di Daesh, ma di individui radicalizzati già intenzionati a colpire che potrebbero aver solo accelerato i tempi, «trovando una ragione in quanto accade in Medio Oriente», spiega l’esperto.
Come gestire la radicalizzazione
La gestione della radicalizzazione e dell’integrazione degli immigrati in Europa è un tema che tornerà sotto i riflettori. Pare tra l’altro che Abdesalem Lassoued fosse arrivato in Europa nel 2011 sbarcando a Lampedusa. Per Pantucci, anche se a livello europeo si sta già facendo molto, «i servizi di sicurezza francesi, per esempio, dovranno ripensare a come monitorare i sospetti di terrorismo, visto che l’attentatore di Arras era già considerato un rischio, ed è un lavoro difficile». Il problema della radicalizzazione è però quasi impossibile da risolvere completamente, sostiene l’analista, e per questo bisogna gestirlo oltre che dal punto di vista della sicurezza anche da quello sociale, cercando di includere chi arriva e chi già vive da generazioni in Europa, ma si sente escluso. «La società deve assicurarsi di dare a tutti un senso di partecipazione, permettendo di esprimere anche la rabbia contro il sistema politico in un modo che non richieda la violenza».
Da mercoledì 18 ottobre 2023 sarà in distribuzione la serie speciale di biglietti Anm – l’azienda del trasporto pubblico napoletana – realizzata in collaborazione con il Comune per supportare la diffusione del numero antiviolenza e stalking 1522. I titoli saranno disponibili, in tutte le rivendite, nelle tipologie corsa singola e giornaliero con una tiratura di 2 milioni di biglietti. «Questa campagna di sensibilizzazione che abbiamo progettato con Anm porterà ad una maggiore sensibilizzazione nei confronti del problema della violenza sulle donne e soprattutto alla possibilità, per tutti coloro che abbiano necessità di denunciare, di chiedere aiuto al numero gratuito 1522», ha spiegato la presidente della Consulta delle elette Annamaria Maisto.
La campagna di sensibilizzazione vuole anche ricordare le vittime di femminicidio
L’assessore alle Pari opportunità Emanuela Ferrante ha spiegato l’iniziativa con queste parole: «Un modo per ricordare le 96 donne vittime di femminicidio dall’inizio del 2023 e tutte coloro che subiscono violenze quotidiane. Un modo per scuotere le coscienze e per ricordare che occorre un lento, ma profondo e radicale e necessario cambiamento culturale, affinché violenza non ci sia più». Mentre l’assessore ai trasporti Edoardo Cosenza, ha spiegato: «Anm è anche un veicolo di messaggi sociali. Importantissima la campagna antiviolenza di genere, a cui si è prontamente aderito con il biglietto dedicato, che sarà sotto gli occhi di tanti passeggeri. Nella sola Linea 1 della metropolitana ci sono oltre 100 mila passaggi al giorno».
Contro la «macelleria sociale» nei confronti di lavoratori, precari, disoccupati e pensionati, già duramente colpiti negli ultimi tre anni dagli effetti della pandemia, e per politiche anti-inflazione che blocchino i rincari di beni di prima necessità, bollette, affitti e mutui. Queste, in sintesi, le motivazioni dello sciopero generale indetto, per venerdì 20 ottobre 2023, da Cub, Sgb, Si Cobas, Usi-Cit e AdL Varese. Lo slogan è «Adesso basta». Fra le richieste: no alla guerra e alle spese militari, sì all’aumento generalizzato dei salari pari all’inflazione e delle spese sociali, no all’abolizione del reddito di cittadinanza e sì al lavoro stabile e sicuro o a un salario garantito a tutti i disoccupati.
Cub: «Il dl Lavoro ha incentivato la precarietà»
In un simile contesto, per i sindacati le politiche del governo Meloni rappresentano una vera e propria dichiarazione di guerra contro i ceti sociali meno garantiti: sostegno incondizionato alla guerra, ricette securitarie (carcere ai minori e ai loro genitori), repressione degli scioperi e del conflitto sociale, abolizione del reddito di cittadinanza supportata da una campagna di odio contro i disoccupati. «L’approvazione del dl Lavoro», ha rimarcato Walter Montagnoli della segreteria nazionale Cub, «ha incentivato la precarietà attraverso l’estensione dell’utilizzo dei voucher e la facilitazione dell’uso reiterato dei contratti a termine. Nel mentre decine e decine di contratti collettivi sono scaduti, nel sostanziale silenzio-assenso delle opposizioni parlamentari e dei vertici di Cgil-Cisl-Uil e Ugl».
Sciopero di Trenitalia, Trenord e Italo
Durante la giornata si rischia lo stop dei treni sulle linee nazionali e regionali, degli altri mezzi di trasporto pubblico locale, la chiusura delle scuole e l’interruzione di altri servizi, compresi quelli della sanità. Per quanto riguarda il settore ferroviario, l’agitazione inizia in realtà alle 21 di giovedì 19 ottobre e finisce alla stessa ora del giorno dopo. È chiamato ad astenersi dal lavoro il personale del Gruppo FS Italiane, di Trenord e di Italo. Lo sciopero coinvolge diversi servizi, dall’Alta Velocità alla Lunga Percorrenza fino al Regionale.
Manifestazioni a Milano, Roma e Torino
Presidi e manifestazioni si terranno, tra l’altro, a Torino, palazzo della Regione, dalle 10 alle 12.30; Roma, aeroporto di Fiumicino Terminal 3 alle 10; Firenze, ospedale di Careggi dalle 9.30; Catania, assessorato alle Politiche sociali e Welfare dalle 10.30; Genova, prefettura dalle 9.30; Carugate (Milano) Ikea dalle 10; Monza all’ospedale San Gerardo dalle 10; Collegno (Torino) Ikea alle 6.30; Savona, prefettura 10-11.30; Gricignano di Aversa (Caserta), Base Nato Contrada Boscariello dalle 10.
Giampiero Mughini rischia già la squalifica, a poche ore dal suo ingresso nella casa del Grande Fratello. Il giornalista ha varcato la soglia del set durante la puntata del 16 ottobre e già in serata ha violato diverse regole. Ad esempio, ha spifferato a Giuseppe Garibaldi i risultati della Juventus nel campionato in corso ed è stato richiamato diverse volte in confessionale dalla regia. Nella mattinata del 17 ottobre, però, è arrivato il secondo scivolone. Parlando di razzismo con alcuni inquilini, ha definito «cretino» Matteo Salvini, prima di essere censurato.
Mughini: «Quel cretino di Salvini…»
Tutto è nato durante una discussione a tema razzismo. Giampiero Mughini stava parlando in cucina con Mirko Brunetti, Vittorio Menozzi e Samira Lui. Rivolgendosi proprio a quest’ultima, modella ed ex professoressa de L’Eredità, ha chiesto: «Ma una ragazza con la pelle scura ha qualche problema in Italia?». Lei ha risposto: «No, io no. Mai». E il giornalista ha proseguito: «Non credo. Io penso che in Italia non ci sia questo atteggiamento. Quel cretino di Salvini ha detto Paola Ego…». La regia ha poi tagliato la scena in diretta. Secondo quanto raccontano alcuni utenti su X, Mughini sarebbe poi stato chiamato, ancora una volta, in confessionale.
Mughini: -“Ma una ragazza con la pelle scura ha qualche problema qui in Italia? Non credo, io penso che in Italia non ci sia questo atteggiamento ma quel cretino di Salvini ha detto…”
Il riferimento di Mughini sembra essere agli attacchi del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti alla pallavolista della Nazionale italiana, arrivati nel periodo di Sanremo. L’8 febbraio 2023, Salvini ha dichiarato: «Paola Egonu è una grande sportiva, una grande pallavolista, ma spero non venga a fare una tirata al Festival sull’Italia Paese razzista». La risposta dell’atleta è arrivata il giorno dopo, in conferenza stampa, quando ha risposto che «l’Italia è razzista, ma stiamo migliorando». Poi la puntata di Sanremo e il suo monologo. Egonu ha affermato: «Sono quella che alla domanda sul razzismo risponde: prendete i bicchieri colorati e riempiteli, le persone prenderanno sempre quello trasparente perché è il colore più limpido. Ma se prenderete un altro bicchiere colorato scoprirete che il contenuto è sempre buono e limpido. Va oltre le apparenze».
Sosta inaspettata per eurodeputati e assistenti diretti che, mentre si stavano dirigendo in treno a Strasburgo per partecipare alla plenaria dell’Eurocamera, si sono ritrovati a Disneyland. Il tradizionale treno organizzato dalle ferrovie francesi per accompagnare i politici Ue alla sessione ha infatti deviato il percorso e si è fermato per diversi minuti alla stazione del celebre parco divertimenti. Secondo alcuni passeggeri a bordo, il personale avrebbe comunicato che il convoglio è stato costretto alla sosta a causa di un errore nel percorso verso la città alsaziana.
Li’ironia degli eurodeputati sui social
L’imprevisto è subito rimbalzato sui social, con diversi eurodeputati che hanno postato le loro foto dalla stazione. La liberale Samira Rafaela ha condiviso un selfie in carrozza con la scritta «team Disneyland», mentre il verde tedesco Daniel Freund ha sottolineato che «non siamo il parlamento di Topolino» ricordando la celebre critica all’Eurocamera della premier britannica Margaret Thatcher.
E ancora Pelle Geertsen, assistente dell’europarlamentare danese Nikolaj Villumsen, si è chiesto se «una nuova Disneyland possa essere adeguata per sostituire gli edifici di Strasburgo, se mai riuscissimo a ottenere un’unica sede del Parlamento». Per poi suggerire agli sceneggiatori dei creatori di Topolino, Paperino e compagnia di usare l’accaduto per nuovo film. Al netto dell’ironia, il disguido ha provocato a tutti i presenti in carrozza 45 minuti di ritardo.
Mohammed Mogouchkov, il 20enne di origine cecena che venerdì 13 ottobre ha ucciso a coltellate un professore del liceo Gambetta ad Arras (Pas-de-Calais) e ferito altre tre persone, e Abdesalem Lassoued, il tunisino di 45 anni che lunedì sera ha ucciso a colpi di kalashnikov due cittadini svedesi a Bruxelles a Saincteletteplein, avevano entrambi dichiarato la propria fedeltà allo Stato Islamico. E avrebbero agito per vendicare il popolo palestinese.
Lassoued e il sostegno alla causa palestinese
La procura federale belga infatti non esclude più un nesso tra il duplice omicidio e la crisi mediorientale. Abdesalem Lassoued, ucciso in una sparatoria con le forze dell’ordine martedì mattina, aveva infatti condiviso sui suoi profili social alcuni messaggi di sostegno alla causa palestinese. È dunque possibile che la guerra tra Israele e Hamas lo abbia spinto ad agire. Nel video di rivendicazione il 45enne si era dichiarato combattente dello Stato islamico dicendo di essere pronto a sacrificarsi per il Corano. Un riferimento probabilmente alle manifestazioni in Svezia dello scorso luglio in cui erano state bruciate pagine del libro sacro dell’Islam. Su un profilo Facebook accessibile fino alle 21.25 del 17 ottobre e poi chiuso, l’uomo aveva fatto riferimento al conflitto tra Israele e Hamas e al bambino ucciso negli Stati Uniti perché palestinese.
Mogouchkov, la fedeltà allo Stato islamico e l’odio per la Francia
In Francia la procura ha confermato il fermo per Mogouchkov e il fratello di 16 anni sospettato di aver contribuito al piano omicida, e chiesto di interrogare il cugino dei due, minore di 16 anni, perché potrebbe essere stato informato del progetto senza fare nulla per impedirlo. Anche Mogouchkov in un video girato prima dell’attacco aveva dichiarato fedeltà a Daesh oltre a sottolineare il suo «odio per la Francia, per i francesi, per la democrazia e per l’istruzione ricevuta nel Paese». Infine, Mogushkov aveva espresso solidarietà ai musulmani in Iraq, Asia, Palestina, ma senza collegare direttamente il suo atto alla recente guerra in Israele. Entrato in Francia nel 2008 e di nazionalità russa, anche Mogouchkov – come Lassoued – si era visto respingere le richieste di riesame dell’asilo, l’ultima delle quali il 16 agosto 2022. Ma, secondo il ministero dell’Interno, non poteva essere espulso perché entrato in Francia prima dei 13 anni, misura che la nuova legge sull’immigrazione prevede di cancellare. Monitorato dalla Direzione generale della Sicurezza interna (DGSI), Mohammed Mogouchkov era stato controllato giovedì 12 ottobre, senza che gli fosse imputato alcun reato. Nulla lasciava presagire un attacco. Uno dei suoi fratelli, Movsar Mogouchkov, è stato processato lo scorso aprile dalla Corte d’assise di Parigi per un attentato pianificato e sventato nel 2019. È anche comparso davanti al tribunale penale, a giugno, per “apologia di terrorismo”, ed è attualmente in carcere.
Anitta e Damiano David insieme per un giorno. O meglio, per un videoclip. La popstar ha infatti scelto il frontman dei Maneskin come protagonista per il filmato che accompagnerà l’uscita di Mil Veces, nuovo singolo in arrivo il 19 ottobre su tutte le piattaforme. A svelarlo è stata la stessa cantante brasiliana con un post sui profili Instagram e TikTok. «Ora sapete perché avrei registrato questo video altre mille volte», ha scritto nella didascalia, accompagnando un teaser del brano. «La mia ragazza per un giorno», ha invece commentato Damiano David. I due hanno così spento anche i rumors su una possibile frequentazione che avevano inondato i social network dopo le prime immagini dei due artisti assieme sul set. Il videoclip del brano Mil Veces, traducibile come «Un migliaio di volte», si presenta a tinte hot, con Damiano e Anitta nei panni di una coppia innamorata.
Anitta, chi è l’artista brasiliana che ha scelto Damiano dei Maneskin nel video
Classe 1993, Anitta è ormai una delle popstar latine più affermate sulla scena musicale mondiale. Originaria di Rio de Janeiro, la 30enne ha esordito nel 2010 firmando il suo primo contratto discografico. Con il brano Show das poderosas, tre anni dopo ha ottenuto la fama e si è distinta come rivelazione nel suo Paese. Presto ha conquistato gli Mtv Music Awards e i palcoscenici più importanti, inanellando una serie di successi, tra cui l’Mtv Ema del 2015, prima artista brasiliana di sempre. Nella sua discografia conta varie collaborazioni con artisti reggaeton, tra cui le star JBalvin e Maluma. Nel 2020 ha conquistato anche l’Italia grazie ai featuring con Fred de Palma. Le loro Paloma e Un altro ballo, pubblicata l’anno successivo, hanno fatto ballare le spiagge e le discoteche durante le stagioni estive. A maggio 2023 ha aperto la finale di Champions League fra il Manchester City e l’Inter a Istanbul.
Nicolò Fagioli non sarà squalificato per tre anni ma per sette mesi. L’annuncio sul patteggiamento, da parte della Procura federale, dovrebbe arrivare già nelle ore successiva ai vari colloqui intercorsi tra i giudici e il calciatore della Juventus. Quest’ultimo avrebbe così uno sconto di pena importante, grazie all’autodenuncia e alla collaborazione nel caso scommesse che sta sconvolgendo il calcio italiano ed europeo. Decisivo anche l’aver messo a nudo la sua ludopatia. Come sottolinea Gazzetta dello sport, ai colloqui in Procura ha partecipato anche Paolo Jarre, lo psichiatra che segue Fagioli da due mesi.
Fagioli salterebbe l’intera stagione
Il patteggiamento e la collaborazione hanno permesso a Fagioli di abbattere metà della pena, sfruttando quanto previsto dal codice Figc. E poi è stato chiesto uno sconto ulteriore, grazie al comma 2 dell’articolo 126 del Codice. Il testo specifica che resta «la possibilità di applicare le ulteriori diminuzioni derivanti dall’applicazione di circostanze attenuanti». Adesso la Procura informerà il procuratore generale dello Sport del Coni, Ugo Taucer, che avrà tempo dieci giorni per formulare eventuali «rilievi». Poi toccherà al presidente della Figc Gabriele Gravina confrontarsi con il Consiglio federale. Bisognerà aspettare 15 giorni e sarà deciso se la sanzione è da considerare congrua. Se così sarà, la proposta di accordo diventerà definitiva e Nicolò Fagioli rientrerà dopo sette mesi. Salterà tutta la stagione 2023/2024 e potrà tornare arruolabile dalla prossima.
Proprio il presidente della Figc ha parlato in mattinata della vicenda, nel corso di un evento all’ambasciata italiana a Londra in vista di Inghilterra-Italia. Gravina ha dichiarato: «Mi attribuiscono le responsabilità su quelli che successo. Ma non mi sento minimamente coinvolto. Umanamente si. Per me i ragazzi sono dei figli. Questi ragazzi non sono carne da macello. Non si possono lanciare elenchi così. La ludopatia è una piaga sociale. Non del calcio. Non solo del calcio. Un milione e mezzo sono malati di ludopatia. Chi ha sbagliato deve essere punito, ma chi chiederà aiuto, e c’è chi lo ha già fatto, noi lo aiuteremo. Non li abbandoneremo mai questi ragazzi».
Lunedì 16 ottobre Patrick Zaki ha presentato la sua autobiografia Sogni e illusioni di libertà. La mia storia a Milano sul palco del teatro Franco Parenti. Con lui erano presenti il direttore de La RepubblicaMaurizio Molinari e Alba Bonetti di Amnesty International. Lo studente dell’università di Bologna, a lungo nelle carceri egiziane, nel corso della presentazione ha affrontato i temi legati al conflitto tra Israele e Palestina che da sabato 7 ottobre 2023 è tornato prepotentemente nel dibattito quotidiano. Negli scorsi giorni l’incontro aveva rischiato di essere cancellato dopo che in un post sui social Zaki aveva attaccato il presidente israeliano Benjamin Netanyahu definendolo un serial killer. Gesto che non era piaciuto ad Andreè Ruth Shammah, direttrice del teatro di origine ebraica.
Zaki: «Contro la violenza, i palestinesi non hanno copertura mediatica»
Lo studente dell’Università di Bologna ha spiegato che lui è «contro la violenza per tutti, ma penso che i palestinesi non abbiano la stessa copertura mediatica». Una conversazione andata in scena mentre in Belgio si inseguivano le notizie dei due tifosi svedesi rimasti vittima dell’attentato fuori dallo stadio Re Baldovino su cui il giovane si è così espresso: «Oltre ai morti di Bruxelles bisogna ricordare anche l’uccisione negli Stati Uniti di un bambino mussulmano. Dobbiamo dire ad alta voce che non vogliamo più violenza e perdita di vite che non hanno nulla a che fare con tutto questo». E ancora: «Ritengo siano importanti tutti i civili a livello globale, le Nazioni unite e le varie istituzioni devono fare delle azioni per scoprire cosa è successo».
Zaki: «I palestinesi non sono Hamas»
Parlando del conflitto in Medioriente, ha voluto chiarire: «Non mi piace chi dice che tutti i palestinesi sono con Hamas, non bisogna mettere i palestinesi tutti sullo stesso livello. Sarò sempre dalla parte dei diritti dei palestinesi ad avere una vita sicura e contro la violenza». Poi lo studente ha concluso: «È ovvio che sono contro ogni crimine. Tutte le persone, di qualsiasi parte, hanno diritto a vivere una vita sicura. Sono contro ogni tipo di violenza. Dal primo giorno, tutti hanno preso le parti di Israele. Anche la Palestina dovrebbe avere una voce in capitolo, ma io sono contro la violenza nei confronti dei civili».
Greta Thunberg è stata arrestata dalla Polizia britannica a Londra durante una protesta di ambientalisti contro l’Energy Intelligence Forum, che riunisce per tre giorni all’hotel InterContinental Park Lane i vertici dei colossi petroliferi mondiali come TotalEnergies e Shell. Alcune centinaia di manifestanti hanno bloccato gli ingressi dell’albergo di lusso vicino ad Hyde Park e gli agenti di Scotland Yard sono intervenuti compiendo diversi arresti.
La Thunberg ha attaccato i rappresentanti politici e i lobbisti del settore dei combustibili fossili
Parlando coi giornalisti a margine della protesta, la giovane attivista svedese ha attaccato l’incontro a porte chiuse e gli accordi siglati tra i rappresentanti politici e i lobbisti del «distruttivo settore dei combustibili fossili». La manifestazione è stata organizzata dalla ong ecologista Fossil Free London che, in un comunicato, ha puntato il dito contro i profitti record registrati lo scorso anno dalle aziende dell’oil & gas «reinvestiti direttamente nell’espansione dei combustibili fossili, e non nell’energia verde» come era stato promesso. Gli attivisti hanno anche criticato la presidenza della COP28, la conferenza annuale delle Nazioni Unite sul clima in programma dal 30 novembre al 12 dicembre a Dubai affidata al sultano AhmedAl Jaber, a capo del colosso statale petrolifero degli Emirati Arabi Uniti.
Secondo l’ultima rilevazione Swg per il Tg La7, in sette giorni tutti i partiti maggiori hanno subito in calo nelle intenzioni di voto degli italiani. Per Fratelli d’Italia, sempre saldamente in prima posizione, la quota del 30 per cento si fa sempre più lontana. Il partito della premier Giorgia Meloni, nel giorno in cui ha presentato la manovra approvata in Cdm, ha subito un calo dello 0,3 per cento, scivolando a quota 27,4. Resta ampio il divario dal Pd. I dem guidati da Elly Schlein non vanno oltre il 19,6 per cento, scendendo rispetto a una settimana prima dello 0,2. Il distacco resta di poco meno di 8 punti.
Il Movimento 5 stelle ha perso quasi mezzo punto
Tra i partiti maggiori, chi ha perso di più è stato il Movimento 5 stelle. Giuseppe Conte ha visto scivolare il suo partito dello 0,4 per cento, fino al 16,1: tra le opposizioni, è il calo più grande. La Lega e Forza Italia, invece, restano praticamente stabili. Il Carroccio guidato da Matteo Salvini ha ceduto soltanto lo 0,1 per cento ed è rimasto sopra la soglia del 10 per cento, al 10,2. Stabile, invece, il partito di Antonio Tajani, che resta al 6,4 per cento, come sette giorni fa.
Esulta Calenda: Azione supera il 4 per cento
A guadagnare sono, invece, i partiti minori. Soprattutto Azione di Carlo Calenda. Con un aumento dello 0,3 per cento, il partito dell’ex ministro raggiunge quota 4 per cento. E con una crescita identica, +0,3, anche Alleanza Verdi e Sinistra può esultare: adesso è al 3,6 per cento. Resta dietro Italia Viva, che nonostante la rielezione di Matteo Renzi resta fermo al 2,5 per cento. Stessa percentuale di +Europa, che rispetto a una settimana fa ha guadagnato lo 0,1. Sale ancora L’Italia con Paragone, ora all’1,8 con una crescita dello 0,1. Guadagna lo 0,2, infine, Noi Moderati, che tocca l’1 per cento.
L’India non ha ancora preso una decisione in merito alle unioni omosessuali. La Corte suprema ha infatti rimandato il compito di legalizzare i matrimoni Lgbtq+ al Parlamento, come indicato già dal governo di Narendra Modi, da sempre fermo oppositore. In attesa della sentenza che avrebbe potuto segnare un nuovo capitolo della storia nazionale, nella giornata di martedì 17 ottobre migliaia di persone si erano radunate al di fuori del tribunale di Nuova Delhi per ascoltare il verdetto. «Spetta al Parlamento e alle legislature statali determinare la legge sul matrimonio», ha affermato il presidente Dhananjaya Yeshwan Chandrachud. «È compito dello Stato studiare l’impatto di una simile scelta». La Corte ha però affermato che il Paese dovrebbe riconoscere le relazioni omosessuali e proteggerle da ogni forma di discriminazione.
India, il presidente della Corte: «L’amore ci rende umani»
Durante la lettura della sentenza, durata circa due ore, il presidente della Corte suprema Chandrachud ha spiegato di aver analizzato 21 richieste di legalizzazione tra persone dello stesso sesso. Come ha riportato anche il Guardian, soltanto due giudici su cinque hanno espresso parere favorevole, tra cui lo stesso capo della Corte. «La scelta del compagno di vita è parte integrante del proprio percorso di vita», ha sottolineato durante il suo intervento. «L’omosessualità non è una stranezza, ma la nostra capacità di amare chiunque ci rende esseri umani». Ha per questo aggiunto che l’India ha il dovere di accettare le relazioni Lgbtq+ e le persone queer alla pari di tutti i cittadini, proteggendoli dall’odio e dalla violenza. I giudici hanno incaricato il governo di istituire un comitato, su consiglio del procuratore generale Tushar Mehta, per considerare le «concessioni alle coppie Lgbtq+ su diritti e privilegi finora riservati agli eterosessuali».
La notizia è stata immediatamente accolta con disappunto da tutte le persone che si erano radunate per ascoltare il verdetto. Fuori dal tribunale, infatti, migliaia di attivisti speravano di poter festeggiare l’India come il secondo Paese asiatico, dopo Taiwan, a legalizzare i matrimoni fra persone dello stesso sesso. «Non siamo soddisfatti», ha dichiarato ad AfpSiddhant Kumar. «Ora dobbiamo rimanere forti e uniti in modo da continuare la nostra lotta». Altri cittadini però, secondo la Cnn, hanno visto un lieve progresso nelle parole del giudice Chandrachud. «Intendeva rendere felici entrambe le parti», ha spiegato il 20enne Pranav Grover. «Cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno». Seppur deluso, gli ha fatto eco un ragazzo di nome Faraz che ha parlato sicuramente di una «buona cosa, non di certo una sconfitta».
Le forze ucraine, nella notte tra lunedì 16 e martedì 17 ottobre, hanno distrutto nove elicotteri russi, un sistema di difesa aerea, un deposito di munizioni e varie attrezzature negli aeroporti occupati di Lugansk, nell’omonima regione, e Berdyansk, nella regione di Zaporizhzha. A confermarlo le stesse forze di Kyiv per le operazioni speciali, come riportato dai media ucraini.
BREAKING: Allegedly ATACMS used by Ukraine to strike airports around Berdyansk and Luhansk.
The Ukrainian Armed Forces say that at night they destroyed nine Russian helicopters of various modifications at airfields in Berdyansk and Lugansk.
«Secondo le forze speciali» – scrive Ukrainska Pravda – «decine di soldati russi sono stati uccisi o sono rimasti feriti» nell’operazione, denominata Dragonfly. Anche le piste degli aeroporti, sottolinea Rbc-Ucraina, sono state danneggiate.
Explosion in Voznesensk and attacks on airfields near Lugansk and Berdyansk: the main events of the night of October 17 —#war#UkraineWarhttps://t.co/Cu3X8dQVkp
La presunta fonte di Fabrizio Corona ha rivelato al Cerbero Podcast di essersi inventato il nome del terzino della Roma Nicola Zalewski, inserito tra quelli dei calciatori al centro del caso legato alle scommesse nel calcio. L’uomo ha dichiarato: «Non conosco Zalewski e non ho le prove che scommetta. Corona mi aveva offerto un compenso di 20 mila euro». Un’offerta accetta a fronte di una «una situazione economica finanziaria difficile». Tutto sarebbe nato da un commento sulla pagina Dillinger News. La presunta fonte ha dichiarato «di possedere delle informazioni. In realtà non avevo niente. Poco dopo vengo contattato dalla redazione».
La chiamata di Corona: «Mi ha proposto tre nomi»
Il racconto dell’uomo poi è ancora più dettagliato. Corona lo avrebbe chiamato dopo qualche ora: «Ha cominciato a parlare di alcune situazioni di cui era a conoscenza e mi dice tre nomi della Roma. Tra questi c’era Zalewski. Mi disse che se avessi confermato questo nome mi avrebbe dato una ricompensa di 20 mila euro. Così mi propone un’intervista a volto coperto dove sarei stato irriconoscibile». E ancora: «Mi propone una cena. Ma prima avrei dovuto dare delle informazioni telefoniche». Ed è qui che è arrivata la conferma.
«Ha registrato la chiamata senza il mio consenso»
Ma la presunta fonte ha proseguito nel racconto: «Senza il mio consenso registra la chiamata e diffonde l’audio». Poi non c’è stato alcun altro contatto tra i due. L’uomo si è anche pentito e ha spiegato di aver «scritto un messaggio su Instagram a Zalewski per chiedergli scusa. Sono sicuro della sua innocenza». La versione è stata smentita dallo stesso Fabrizio Corona. L’ex re dei paparazzi ha spiegato sui social che porterà «le prove in televisione».
Nel 2022 sono stati rilasciati in Italia 449.118 permessi di soggiorno, con un aumento dell’85,9 per cento rispetto all’anno precedente. Una cifra che non si registrava da oltre 10 anni. Sono i dati dell’Istat nel report Cittadini non comunitari in Italia, anni 2022-2023.
L’incremento più ampio è legato ai permessi rilasciati ai cittadini di Pakistan e Bangladesh
I cittadini non comunitari con regolare permesso sono oltre 3 milioni e 700 mila. A contribuire all’incremento registrato nel 2022 è stata la guerra in Ucraina: sono infatti 148 mila i nuovi permessi per protezione temporanea rilasciati ai cittadini ucraini. «Si è trattato di una situazione straordinaria che ha segnato gli scenari migratori in tutta Europa, con l’arrivo di flussi costituiti in prevalenza da donne e bambini», scrive l’Istat. L’incremento più ampio, del 53,6 per cento, è legato ai permessi di asilo politico o protezione internazionale rilasciati ai cittadini del Pakistan, Egitto, Ucraina e Bangladesh. Quest’ultimo, per esempio, è tra i primi paesi al mondo a essere colpito dagli eventi estremi del cambiamento climatico. I cittadini ucraini, superando quelli cinesi, si collocano al terzo posto per numero di presenze dopo quella marocchina e quella albanese. Nel 2022 sono invece 54.780 i minori sotto protezione temporanea, che rappresentano il 36,8 per cento del totale.
Crescono anche i permessi per lavoro e quelli per studio
Nel report dell’Istat si è registrato un segnale di apertura dell’Italia per quanto riguarda gli ingressi per motivi di lavoro. Tra il 2021 e il 2022 i nuovi permessi per lavoro sono aumentati del 32,2 per cento, rappresentando il 15 per cento del totale dei permessi rilasciati: un numero che non si registrava dal 2013. Anche gli ingressi per motivi di studio, che oggi rappresentano il 5,6 per cento sul totale, hanno superato i livelli del 2013 registrando un aumento del 42,6 per cento e un picco di 25 mila permessi rilasciati. Nel 54,7 per cento dei casi il permesso di soggiorno per studio è ottenuto dalle donne. I principali Paesi di cittadinanza dei giovani che hanno deciso di studiare in Italia nel 2022 sono Cina (4.075), Iran (3.125), Turchia (1.863), India (1.791), Stati Uniti (1.252) e la Federazione Russa (1.157).
I BTS sono pronti ad approdare su Amazon Prime Video. Il 9 novembre sarà disponibile a livello globale Yet to Come, il film-concerto registrato nell’ottobre 2022 all’Asiad Main Stadium di Busan, in occasione della candidatura della città per Expo 2030. Il docufilm uscirà in contemporanea per 240 Paesi e comprende 19 canzoni della band sudcoreana leader del K-pop. «Siamo entusiasti di collaborare con Hybe (l’etichetta dei BTS, ndr.)», ha spiegato a Deadline David Simonsen, direttore di Prime Video per il Sudest asiatico. «Tutti noi non vediamo l’ora di deliziare i consumatori con questo live, consapevoli della popolarità dei contenuti sudcoreani in ogni angolo del pianeta».
BTS, scaletta e incassi al cinema del docufilm Yet to Come
Il 15 ottobre 2022 RM, Jin, Suga, J-hope, Jimin, V e Jungkook cantarono di fronte a 50 mila persone. Il live andò anche in onda sulla piattaforma Weverse con sottotitoli in inglese e cinese, per consentire a tutti gli appassionati del K-Pop di seguire il concerto in diretta. In scaletta 19 brani, presenti nell’album antologico Proof uscito nel giugno dello stesso anno. I fan hanno potuto accompagnare i sette artisti sulle note delle hit Dynamitee Butter, ma anche Idol, Run e Mic Drop. E ancora, i BTS hanno cantato Save Me, Butterfly e Fire, oltre ai successi For Youth e Boy with Luv. Il brano Yet to Come (The Most Beautiful Moment) da cui è stato tratto il nome del concerto ha invece chiuso la scaletta.
Sbarcato nelle sale di tutto il mondo l’1 febbraio 2023, il film-concerto dei BTS ha totalizzato 29 milioni di dollari al botteghino internazionale. Ottimi anche i risultati in Italia, dove ha incassato 800 mila euro nel corso dei cinque giorni di programmazione. Numeri che però impallidiscono di fronte al successo incredibile che sta ottenendo Eras Tour, il docufilm di Taylor Swift che ha esordito con 128 milioni nel mondo dal 13 al 15 ottobre, di cui 746 mila nel Belpaese. Impegnati con il servizio militare obbligatorio in Corea del Sud, i BTS non pubblicheranno nulla assieme fino ad almeno il 2025. Nel settembre 2023 hanno tuttavia firmato un nuovo contratto con Big Hit Music, etichetta gestita sempre da Hybe, che produrrà il nuovo disco della band K-Pop.
L’allenatore che portò al primo trionfo Slam Roger Federer, ha subito l’amputazione del piede sinistro in seguito a un’infezione. A dare la notizia sui social è stato lo stesso Peter Lundgren, 58 anni, che nel mese di settembre, come riportano i media svizzeri, si era fratturato la caviglia. Da quel momento in poi, complice il diabete di tipo 2 di cui soffre, sono iniziate le difficoltà che hanno portato prima all’infezione e, successivamente, all’amputazione.
Presto la riabilitazione
Lundgren, ex tennista professionista arrivato fino al n. 25 della classifica mondiale, è in condizioni stabili e inizierà presto la riabilitazione. Solo nel mese di marzo, l’allenatore si stava dedicando come coach al 21enne Dominic Stricker. L’allenatore, oltre a Federer, nella sua carriera ha seguito campioni come Marat Safin, Stan Wawrinka, Grigor Dimitrov, Marcos Baghdatis.